Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

sabato 28 febbraio 2015

Amare i nemici.

LA LITURGIA DELLA DOMENICA:

QUI IL COMMENTO ALLA LETTURE DELLA II DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA. ANNO B (1 MARZO 2015)

Cristo trasfigurato appare sempre nella stoltezza dell'annuncio

Takamatsu,  (Zenit.orgDon Antonello Iapicca 

QUI "I SEGNI DEI TEMPI"

OGNI GIORNO LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO E GLI ARTICOLI SELEZIONATI PER DISCERNERE GLI EVENTI CON OCCHI DI FEDE

Sabato della I settimana del Tempo di Quaresima


L'ANNUNCIO
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 
Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 
Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.
 (Dal Vangelo secondo Matteo 5, 43-48) 




Amare i nemici



Perfezionismo? No assolutamente. La perfezione cristiana è il "compimento": perfetto è colui che è compiuto. Sulla Croce "Tutto è compiuto". Solo consegnando se stesso sino all'ultimo respiro, il Signore ha potuto pronunciare queste parole, anticipate e profetizzate nel gesto con il quale si è chinato a lavare i piedi ai suoi discepoli, amati sino alla fine, letteralmente, sino al compimento. La perfezione sgorga da un cuore squarciato per amore, ai piedi dei nemici, servo dei malvagi, in fondo alla fila, alle spalle del peggiore della storia, del più sanguinario, del più abietto. Ultimo per rovesciare l'ordine della carne e della giustizia umana: dietrofront!, e gli ultimi, i peccatori, siano i primi, dietro il primo che ha vinto la morte e il peccato ed è entrato trionfante nel Paradiso. Mentre il mondo - e noi in esso - condanna e giustizia ogni nemico, e gli si muove guerra, sino all'annientamento. Ci sono momenti nei quali cominciamo a litigare, e l'ira comincia a scorrere con il sangue, e frigge la testa, e si secca la bocca, e tremiamo, e niente, non ci si ferma. L'altro deve essere polverizzato, le sue idee triturate. Ecco, quando ci capita questo, davanti abbiamo un nemico. Può essere l'amore della tua vita come il vicino di pianerottolo. Ma il Signore ci dice di amarlo il nemico, e la sua Parola è verità, l'unica ragionevole e realistica. E perché mai sarebbe ragionevole amare e lasciarmi uccidere dal nemico? Ma siamo matti? Se non "resisto" mio figlio ne farà sempre di peggio. Ah si? Guardati bene e vedi se il tuo cuore non è macchiato dal risentimento e dal giudizio. Altro che educazione... E' il tuo io di padre che deve sopraffare l'io del figlio, perché è giusto così. Eh no, la natura nuova di Cristo capovolge tutto e ci svela quale sia la via autentica dell'amore, l'unica ragionevole. Sì, è ragionevole amare il nemico, ed è il segno di un cuore "perfetto" perché Dio ci ha salvati così. Perché non c'era niente altro da fare che "salutarci" alla maniera di un ebreo, annunciandoci la Pace e il perdono come Cristo risorto, mentre lo sfuggivamo intenti ai nostri peccati. Anzi, per farci tornare a casa, nella vita vera, ci ha cercato per dirci "Pace!" mentre gli muovevamo guerra e il suo amore ci era totalmente indifferente, intenti a saziarci di passioni e concupiscenze. Se non ci avesse amato così non ci avrebbe strappato al demonio. Per amare non servono a nulla leggi, anche se le "abbiamo udite" e, tutte, ci dicono "amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico". Se Gesù avesse applicato questa legge con noi, dove saremmo?  Invece non solo ci ha amato così come siamo, dandoci il sole anche quando facevamo malvagità, e pioggia alle nostre piantagioni di odio. Non ci ha fulminati, togliendoci la vita; ci ha amato, come nessuno, continuando a darci il respiro, e l'ossigeno, perché lì, nella melma di peccato, sarebbe sceso ad abbracciarci e a perdonarci. Come fece con il ladrone sulla Croce: s'era fatto inchiodare allo stesso supplizio per salvarlo. Questo amore è il sigillo della conversione. Questa natura è per noi in questa Quaresima: "Quando l’intero essere dell’uomo si è, per così dire, mescolato all’amore di Dio, allora lo splendore della sua anima si riflette anche nell’aspetto esteriore" (Giovanni Climaco). Lasciamoci mescolare all'amore di Dio in questo tempo! E come? Nella Chiesa, nell'ascolto della Parola, nutrendoci dei sacramenti, nella comunione con i fratelli, corpo vivo di Cristo, e poi digiunando, pregando e facendo elemosina. Soprattutto restando sulla Croce di ogni giorno con Cristo. Siamo "perfetti", cristiani compiuti e realizzati nell'amore, solo nascosti tra le sue ferite d'amore. Trafitti dalla sua misericordia diventiamo noi stessi le sue ferite aperte sul mondo, segno di salvezza, vita e perdono per ogni uomo. Le nostre piaghe quotidiane unite alle sue piaghe sono la perfezione che salva il mondo. Disprezzati, rifiutati, insultati, derisi, licenziati, trattati ingiustamente sul lavoro, e poi da mogli e mariti, suocere, figli, nipoti, nuore e generi. Così, ogni nemico diviene fratello di Cristo e di ciascuno di noi. Offrire il sangue è consegnare la consanguineità anche all'estraneo, al nemico. E' una trasfusione di vita, natura e dignità. E' il miracolo dell'amore: il nemico combattuto diventa mio fratello, parte della mia famiglia, della mia casa. Vuoi recuperare il rapporto con tua moglie che non ti parla da due settimane? Vuoi tornare ad essere una cosa sola con lei? "Mescolati" con Cristo e poi offrile il tuo sangue, perdonala, parlale con misericordia, accompagnala al supermercato, rinuncia a te stesso, fai un gesto di umiltà, lava il bagno, inginocchiati davanti a lei e chiedile di scusarti. Vuoi che tua figlia ricominci a parlare e si apra con te? Non giudicarla, scendi dove lei si trova, ascoltala anche se dice tonterie infantili, aprile il cuore perché sappia che tu la ami così come è. In questa Quaresima possiamo dunque preparaci alla Pasqua lasciando che Cristo ci mescoli a sé e trasformi la nostra vita nell'amore perfetto che si fa Pasqua per accogliere di nuovo tutti i nemici dispersi.
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venerdì 27 febbraio 2015

Giustificati per giustificare.

Venerdì della I settimana del Tempo di Quaresima






L'ANNUNCIO
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!”.
 (Dal Vangelo secondo Matteo 5, 20-26)
 







Il mondo intero aveva "qualcosa contro di Lui". Ogni uomo, avvelenato dagli inganni del demonio, ce l'aveva con Dio. Chi per il dolore, la malattia, il mobbing, il razzismo, i campi di concentramento, le torture, la guerra, la droga, le violenze, i disastri naturali, le incomprensioni, gli affetti che tradiscono, le pugnalate alle spalle da parte di chi credevamo un amico, un fratello, la solitudine aspra: il male spazza via dal cuore e dalla mente dell'uomo il volto di Dio e tutto precipita in un abisso senza senso. Mentre la vita si trasforma in un'enorme ingiustizia: vivere per morire, vivere per soffrire. No. Non è possibile. Dio, se c'è, è un mostro, il peggiore. Viva Barabba allora, viva chi si fa avanti con slogan e sofismi promettendoci di strapparci all'ineludibile sorte del topo. A morte l'ingiusto che ha generato l'ingiustizia. E morte è stata, per il Giusto, l'ingiustizia più grande. Ma proprio in essa Dio ha compiuto il miracolo più grande e sorprendente, distruggendo l'ingiustizia con la giustificazione che salva. Ad ogni uomo preda dell'ingiusto serpente, schiavo del peccato e della morte, è stato svelato l'inganno: il male non è l'ultima parola. Gesù è risuscitato! E ci ha cercato, ha fatto di tutto per "mettersi d'accordo con noi", poveri e sperduti come i discepoli di Emmaus, suoi avversari a causa delle nostre umane speranze infrante, dei nostri desideri carnali inesauditi, della stessa Legge che limita la libertà, brandite dal demonio per sedurci e metterci contro Dio; Lui si è fatto accanto per rifondere il "denaro" che non avevamo, quella vita che doveva "pagare sino all'ultimo spicciolo" per tutto il male e tutta l'ingiustizia; Lui ha consegnato se stesso sino alla fine, all'ultimo respiro per comprare la morte e renderla innocua, e poi distruggerla per sempre. In questa esperienza il cuore arde nel petto di gioia indicibile, come i discepoli a mensa con Gesù, quando riconoscono la sua Giustizia piena di misericordia mentre spezza il suo corpo per amore. Il cuore arde perché trasformato nella gioia di sentirsi amati, perdonati, giustificati. Gesù ha chiesto perdono per noi che non sapevamo quello che facevamo, proprio lì, "prima di offrire il suo sacrificio" sull'altare della croce. Questa è la Giustizia superiore a quella degli scribi e farisei, l'amore che fa amico il nemico. L'amore che perdona e giustifica la moglie prima di offrirsi a lei sull'altare del suo risentimento, della sua nevrosi, della sua paura; l'amore che giustifica il marito nella sua violenza, che non pretende di cambiarlo, che non esige più attenzioni, ma che si offre in olocausto per lui; l'amore che fa giusto un figlio ingiusto, guadagnandolo con la misericordia, che spesso passa per la verità e la severità non confondiamo... La Giustizia creativa, perché la Croce di Cristo ha trascinato la Giustizia di Dio al di là del suo stesso limite, sino a giustificare l'ingiustificabile. Il Vangelo di oggi ci rivela la nostra vocazione, ci attrae nella "dinamica creativa" di questa Giustizia nuova, celeste, che inventa forme nuove d'amore, tante quante sono le persone che Dio ha legato alla nostra vita. Ecco allora un'aria nuova al condominio, al lavoro, in famiglia e dovunque, l'aria di misericordia che traspare dai figli di Abramo tratti dalla sua stessa fede, i figli della Pasqua di Cristo introdotti nella libertà di donarsi arditamente senza misuraI figli del Regno dei Cieli che fa giustizia di ogni ingiustizia, innanzi tutto quella che ha dipinto Dio come un mostro ingiusto nell'amore che supera ogni male, che ribatte colpo su colpo ai fendenti del demonio: che trasfigura anche il cancro di un bambino, uno stupro, un terremoto, un incidente stradale perché apre una finestra sul destino preparato per ogni uomo, più forte di ogni ingiustizia. Il Regno dei Cieli che giustifica Dio agli occhi degli uomini, che accende la fede in mezzo all'assurdo delle tragedie, che induce a sperare contro ogni speranza, che distrugge nella serietà dell'amore la banalità di tanto male. Il Regno dei Cieli qui sulla terra, vivo nei suoi figli che rivelano il Padre mostrandosi a Lui somiglianti nella Giustizia misericordiosa che rende strumento di salvezza il dolore più grande. Che sia per tutti noi una quaresima di misericordia, per ogni nostro prossimo, come "un'appiglio di bene" (Benedetto XVI) da offrire al Signore per salvare questa generazione.

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giovedì 26 febbraio 2015

"Chiedere, cercare, bussare".

Giovedì della I settimana del Tempo di Quaresima





L'ANNUNCIO
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe?
Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti”.
 (Dal Vangelo secondo Matteo 7,7-12)
 





"Chiedere, cercare, bussare"


"Chiedere, cercare, bussare", sono i battiti del cuore in preghiera che vive seriamente la Quaresima; in essa ci prepariamo alla Pasqua, a rinunciare a Satana e rinnovare le promesse battesimali per camminare in una vita nuova, mossa dall'amore che mette l'altro davanti a sé, i bisogni di chi ci è accanto prima dei nostri desideri, dei programmi, dei criteri. Siamo dunque chiamati a convertirci, per donarci gratuitamente a chi viene da noi a "chiedere, bussare e cercare". In ufficio ad esempio, quando il collega in crisi matrimoniale si avvicina per chiederti di sostituirlo perché vorrebbe portare fuori per qualche giorno sua moglie; potrai aprire la porta del tuo cuore? Forse hai già i tuoi programmi, e mandarli all'aria proprio no. E poi, sono tre mesi che hai prenotato il calcetto con gli amici, no? Ma se ti trovassi tu nella situazione del collega? Non a caso Gesù, proprio parlando della preghiera, ci invita a "fare agli altri tutto quello che vorremmo che gli altri facessero a noi". Ma chi vive così? Chi ha lo Spirito Santo che genera una natura nuova, e davanti a ogni evento entra con Gesù nel Getsemani per abbandonare l'uomo vecchio con la propria volontà e rivestire il nuovo che compie la volontà del Padre. Per questo la preghiera è l’attitudine fondamentale del cristiano. Non "bussa, cerca, chiede" per sé, ma fissa sempre l'orizzonte infinito di necessità, dolore e speranze che l'altro dischiude dinanzi. L'uomo delle carne, invece, non prega, esige. Schiacciato su se stesso non sa "cercare", tutto deve essere subito a portata di mano. Non può "bussare" perché per lui la vita è una porta girevole, deve poter entrare e uscire da fatti e relazioni seguendo le concupiscenze. Di "chiedere" neanche parlarne, tutto gli è dovuto. Per questo così spesso le preghiere restano inascoltate; nascono dall'inganno del demonio che ci spinge a "diventare come dio", al centro dell’universo. Ma la Quaresima ci viene incontro invitandoci a rientrare in noi stessi, come il figlio prodigo. Chi riconosce i propri peccati sa pregare, intingendo le parole nell'umiltà. Riconosciamolo, abbiamo rotto i rapporti con nostro Padre, siamo usciti di casa sbattendo la porta e non abbiamo le chiavi. Siamo fuori, nudi, soli e affamati, non ci resta che "bussare". Stiamo buttando la vita, per non morire dobbiamo "cercarla". Non siamo più degni di essere figli, possiamo solo "chiedere" umilmente di essere accolti di nuovo a casa, sperando il perdono come un bambino aspetta quello di suo padre. Un bambino sa come bussare per farsi aprire; usa ogni stratagemma perché conosce la "fragilità" amorevole del cuore dei genitori. E quando un bimbo chiede, un padre, pur essendo "cattivo", cioè "schiavo" dei limiti della carne, gli dà prontamente “cose buone”. Un padre non sbaglia dono, scambiando “pani per pietre o pesci per serpenti”, pur essendo, in Israele, simili ad una prima occhiata. "Molto di più il Padre che è nei cieli" e ama oltre il peccato, si farà "trovare" e "aprirà" il suo cuore per "darci" lo Spirito Santo, l'unica "cosa buona" per la nostra vita. E' alla finestra e ci sta aspettando per correrci incontro, abbracciarci e baciarci; nella Chiesa ha preparato il banchetto, sacramenti e Parola per riversarlo in noi, basta solo che glielo “domandiamo”. E lo Spirito Santo è l'amore di Gesù Cristo, l'unico "altro" capace di "fare a noi quello che desideriamo", amarci senza limiti, giudizi, esigenze, così come siamo. Allora, saziati dal suo amore e uniti a Lui nello Spirito Santo, potremo compiere "la Legge e i Profeti", diventando per tutti un "altro" capace di "aprire" e "dare" l'amore che "cercano".
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MESSAGGIO DEL 25 FEB 2015 - MEDJUGORJE





Messaggio dato alla veggente Marija dalla Regina della Pace 
"Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito tutti: pregate di più e parlate di meno. Nella preghiera cercate la volontà di Dio e vivetela secondo i comandamenti ai quali Dio vi invita. Io sono con voi e prego con voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”




Message, 25. February 2015
“Dear children! In this time of grace I call all of you: pray more and speak less. In prayer seek the will of God and live it according to the commandments to which God calls you. I am with you and am praying with you. Thank you for having responded to my call.” 

Mensaje, 25. febrero 2015
“Queridos hijos! En este tiempo de gracia, los invito a todos: oren más y hablen menos. En la oración busquen la voluntad de Dios y vívanla según los Mandamientos a los que Dios los invita. Yo estoy con ustedes y oro con ustedes. Gracias por haber respondido a mi llamado.” 

Message, 25. février 2015
« Chers enfants, en ce temps de grâce, je vous invite tous : priez plus et parlez moins. En prière, cherchez la volonté de Dieu et vivez-la, selon les commandements auxquels Dieu vous appelle. Je suis avec vous et je prie avec vous. Merci d’avoir répondu à mon appel.»
Questo messaggio dato alla veggente Marija dalla Regina della Pace mi
ricorda...
Messaggio del 29 agosto 1983: 
«Sono molti quelli che, arrivati qui, hanno cominciato a pregare e a digiunare come è stato loro indicato, ma poi, tornati a casa, si sono stancati molto rapidamente, perdendo così anche le grazie già acquisite». 
fonte >>  medjugorje.altervista.org

Padre Jozo 

mercoledì 25 febbraio 2015

Il calice di Gesù.

Mercoledì della II settimana del Tempo di Quaresima







L'ANNUNCIO
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro: “Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà”.
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: “Che cosa vuoi?”. Gli rispose: “Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”. Rispose Gesù: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?”.
Gli dicono: “Lo possiamo”. Ed egli soggiunse: “Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio”.
Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: “I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”.
 (Dal Vangelo secondo Matteo 20,17-28)
 

Il calice di Gesù


Ogni giorno, come una risacca, riemerge in noi il medesimo desiderio, la solita concupiscenza: "alla destra e alla sinistra" del potere, per dirigere la vita e sfuggire alla morte. Come Giacomo e Giovanni siamo figli della carne: nostra madre, come ogni madre, aspira ai primi posti, illudendosi di sfuggire così al dolore e al fallimento. Concepiti nel peccato "non sappiamo cosa chiedere" a Dio e alla vita, sempre in cerca di fatti ed emozioni nuove, di qualcosa che ci colmi che neanche conosciamo. Facciamo i capricci e basta, come i bambini. E, ciechi sulla nostra debolezza, ci "sdegniamo" delle pretese altrui. Ma la vita ogni giorno ci porta "a Gerusalemme", e la Quaresima ce lo ricorda. La storia ci presenta un "calice" attraverso le difficoltà, i problemi e i fallimenti. Per esempio, questo calice è tuo marito; forse non lo hai mai guardato così, o forse sì, ma non ne hai mai bevuto sino in fondo. Hai sorseggiato un pochino, e subito la sua violenza, la superficialità e l'indifferenza, la debolezza cronica che lo rende incapace di prendere decisioni, ti ha dato alla testa; e il demonio ha avuto buon gioco per dirti di non accostarti più a lui, che nel vino è mescolato il veleno, un'altro sorso e moriresti. Quanti giorni sono che non gli parli? Quante mormorazioni mentre gli stiri le camice? Per questo la Quaresima viene in tuo aiuto, così come a ciascuno di noi, tutti disposti superbamente a bere di qualunque calice, per poi sputarne immediatamente il vino appena sorseggiato. In questo tempo la Chiesa ci invita di nuovo a prendere il calice che Cristo ci porge. E' il suo, perché tuo marito, come tua moglie, tuo figlio e ogni altra persona, tutti sono stati riscattati e comprati al caro prezzo del sangue di Cristo. Non potremo sperimentare la Pasqua senza accostarci al calice del Signore, senza berne sino in fondo per gustare il suo amore. E' vero, c'è del veleno, il demonio non ha mentito; c'è il peccato, e la morte che ne consegue. Ma ha nascosto l'altra parte della realtà, la verità più importante. Proprio il vino che vi è dentro è il sangue di Cristo, spremuto e pigiato nel tino della sua Croce. E' più forte del peccato e della morte, ha assorbito e reso innocuo il veleno. Bere oggi al calice di Cristo significa, infatti, partecipare della Nuova Alleanza, attingere alla Coppa che chiude, come un sigillo, il Seder della notte di Pasqua, per uscire con Lui nella notte dove si è infilato Giuda per offrirsi proprio a lui. In quel giardino Gesù ci ha mostrato la libertà; nessuno più libero di Lui, libero di donarsi spontaneamente a chi lo tradiva perché certo dell'amore del Padre. Convertirci significa quindi bere al calice di Cristo per gustare, misteriosamente, proprio al culmine del dolore, la libertà che si fa pienezza e anticipo della terra promessa. Non temere allora per qualche brivido, per il dolore che ti ha procurato tuo marito. Esci con Cristo da te stessa e consegnati a Giuda, allo sposo che mentre ti baciava ti ha tradito. Proprio lì sperimenterai la Pasqua del tuo matrimonio, la resurrezione dell'amore autentico che si incarna nel "servizio" gratuito e disinteressato. E' di questo che ha bisogno ogni matrimonio, come ogni altra relazione, con i figli, con gli amici, con i nemici. Solo entrando nella storia concreta di ogni giorno si può sperimentare la libertà conquistata da Cristo quando ha superato la barriera della morte. E lì, all'ultimo posto, dietro a tutti - alla moglie, al marito, ai fratelli, al figlio, al collega - l'orizzonte si allarga e diveniamo "i primi", ovvero le "primizie" di coloro che hanno vinto la morte. L'ultimo posto, infatti, è l'unico che compie il naturale desiderio di essere i primi: primi come Gesù, il Primogenito, guardando tutto dal basso verso l'alto, capovolgendo criteri e gerarchie, nella follia di un conteggio che fa saltare la matematica dell'orgoglio. E' il paradosso divino al quale siamo chiamati: il Padre "celeste" guarda tutto dall'alto abbracciando il senso pieno di ogni esistenza, dal concepimento alla morte, dove ogni particolare è incastonato nel suo progetto totale, proprio perché, nel suo Figlio, ha deposto lo sguardo sull'ultimo posto della terra, il più distante dal Cielo. In esso, infatti, si comincia a contare dall'ultimo posto, quello del suo Re e Signore: così "tra di voi" nella Chiesa, nelle famiglie cristiane, ovunque vi sia un fratello del Primo tra i risorti dalla morte. Coraggio allora, il Signore "ci chiama a sé" e ci annuncia che "berremo al suo calice". Non importa se non sappiamo "il posto" che ci sarà assegnato nel Regno dei Cieli: lì la carne non saprà distinguere un posto da un altro, perché "Cristo sarà tutto in tutti". Sulla terra, l'ultimo posto che ha preso il Signore, ci ammaestra e prepara a quello che occuperemo in Cielo: dove siamo con Cristo è già il Paradiso; piccoli con il più piccolo per essere i più grandi con il più grande nell'amore.
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martedì 24 febbraio 2015

Da forze buone...

Qualunque cosa rechi questo giorno

Al cominciar del giorno,

Dio, ti chiamo.

Aiutami a pregare e

a raccogliere i miei pensieri su di te;

da solo non sono capace.

C'è buio in me,

in Te invece c'è luce;

sono solo,

ma tu non m'abbandoni;

non ho coraggio,

ma Tu mi sei d'aiuto;

sono inquieto,

ma in Te c'è la pace;

c'è amarezza in me,

in Te pazienza;

non capisco le tue vie,

ma tu sai qual è la mia strada.

Padre del cielo,

siano lode e grazie a Te

per la quiete della notte,

siano lode e grazie a Te

per il nuovo giorno.

Signore,

qualunque cosa rechi questo giorno,

il tuo nome sia lodato!

Amen. 

  Dietrich Bonhoeffer

 Briciole
Dio non esaudisce i nostri desideri, 
ma realizza le sue promesse.

 
Dio ama ciò che è perdutoDio non si vergogna della bassezza dell'uomo, vi entra dentro (...) Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l'insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono "perduto", lì egli dice "salvato"; dove gli uomini dicono "no", lì egli dice "sì". Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. Dove gli uomini dicono "spregevole", lì Dio esclama "beato". Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio, dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima. Lì egli vuole irrompere nella nostra vita, lì ci fa sentire il suo approssimarsi, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza e della sua grazia.
FONTE: ww1.1b1s.org/it

Da leggoerifletto.blogspot.it

Chi sono, io? - Dietrich Bonhoeffer

Chi sono, io? Mi dicon spessoche esco dalla mia cellacalmo e lieto e saldocome il padrone del suo castello.Chi sono, io? Mi dicon spessoche parlo alle mie guardielibero e amichevole e chiarocome fossi io a comandare.Chi sono, io? Mi dicon ancheche sopporto i giorni della sventuraimpavido e sorridente e fierocome chi è avvezzo alla vittoria.Io, in realtà, son ciò che gli altri dicono di me?O sono solo ciò che so io di me stesso?Inquieto, nostalgico, malato come un uccello in gabbiabramoso d'un respiro vivo come mi strozzassero alla golaaffamato di colori, di fiori, di voci d'uccelliassetato di parole buone, di presenza umanatremante di collera davanti all'arbitrio e alla più meschina umiliazioneroso per l'attesa di grandi coseimpotente e preoccupato per l'amico ad infinita distanzastanco e vuoto per pregare, per pensare, per creareesausto e pronto a prendere congedo da tutto?Chi sono, io? Questo o quello?Oggi uno, domani un altro?Sono tutt'e due insieme? Davanti agli uomini un simulatoree davanti a me stesso uno spregevole, querulo rottame?O ciò che in me c'è ancora rassomiglia all'esercito sconfittoche si ritira in disordine prima della vittoria del già vinto?Chi sono, io? - domandare solitario che m'irride.Chiunque io sia, tu mi conosci, tuo sono io, o Dio!

- Dietrich Bonhoeffer -
da "Chi sono, io?"




Se si esercita fin dall’inizio la disciplina della lingua, ognuno potrà fare una scoperta incomparabile. Riuscirà cioè a smettere di tener d’occhio continuamente l’altro, di giudicarlo, di condannarlo, di inquadrarlo nel posto che a lui sembra gli spetti, di esercitare violenza su di lui. Ora riesce a riconoscere il fratello nella sua piena libertà, così come Dio glielo ha posto davanti. La visione si amplia, e con sua sorpresa è in grado di riconoscere nei suoi fratelli, per la prima volta, la ricchezza e la gloria della creazione divina.

- Dietrich Bonhoeffer - 

Da ”Vita comune”



Se il mio peccato mi sembra in qualche modo inferiore a quello degli altri, meno ri­provevole, non riconosco affatto il mio esser peccatore. Il mio pecca­to deve per forza essere il più grande, il più grave, il più riprovevole di tutti.Per i peccati degli altri ci pensa l’amore fraterno a trovare sempre qualche scusante, mentre per il mio non ce ne sono. Per questo è il più grave. A questo livello di umiltà deve giungere chi voglia servire i fratelli nella comunione.Come potrei infatti non es­sere ipocrita nel servire umilmente anche colui che in tutta serietà mi risulta peccatore più di me? Non è inevitabile che mi metta al di sopra di lui? Mi è consentito avere ancora speranza per lui? Sa­rebbe un servizio ipocrita.«Non credere di aver fatto progressi nella tua santificazione, se non hai un profondo sentimento della tua infe­riorità rispetto agli altri».

di Dietrich Bonhoeffer 
da: "Vita comune"



"Le mie battaglie le combatto contro di me, contro i miei propri demoni: ma combattere in mezzo a migliaia di persone impaurite, contro fanatici furiosi e gelidi che vogliono la nostra fine, no, questo non è proprio il mio genere. Non ho paura, non so, mi sento così tranquilla. Mi sento in grado di sopportare il pezzo di storia che stiamo vivendo, senza soccombere. Mi sembra che si esageri nel temere per il nostro corpo. Lo spirito viene dimenticato, s'accartoccia e avvizzisce in qualche angolino. Viviamo in un modo sbagliato, senza dignità. Io non odio nessuno, non sono amareggiata: una volta che l'amore per tutti gli uomini comincia a svilupparsi in noi, diventa infinito"

- Etty Hillesum -



Signore, Padre di tutti gli uomini,
accogli il grido dei piccoli, degli inermi,
delle vittime della guerra
e mostra la Tua predilezione per loro
fermando ogni violenza fratricida,
ogni progetto di distruzione e di iniquità.
Cristo nostra pace, convertici a Te,
alla Tua Croce,
al Tuo perdono universale,
al Tuo amore senza riserve per ogni creatura.
Fratello di ogni uomo,
fa sentire nel cuore di chi uccide e opprime
la Tua inquietudine di giustizia e d'amore.
Spirito Santo, Spirito della vita,
illumina la mente e scalda il cuore
di coloro che hanno in mano
la vita dei loro simili,
perché le ragioni della pace e della giustizia
trionfino sulle forze della morte
e gli uomini ed i popoli riconciliati
possano incontrarsi, parlarsi e riscoprirsi fratelli.
Amen.

Da forze buone...
Oggi fa' ardere calde e chiare le candele che hai trasportato tu alla nostra oscurità;conducici, se si può, di nuovo insieme.E' ciò che noi sappiamo: arde di notte la luce tua.Quando su di noi discende il silenzio profondo oh, lascia che udiamo quel timbro pieno del mondo, che invisibile si estende intorno a noi di tutti i figli tuoi canto alto di lode. "Da forze buone, miracolosamente accolti, qualunque cosa accada, attendiamo confidenti.Dio è con noi alla sera e al mattino e, stanne certa, in ogni nuovo giorno." 
Pastore luterano.+ Dietrich Bonhoeffer.