Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

lunedì 29 febbraio 2016

Il debito è condonato

Il Vangelo del giorno.

Martedì della III settimana del Tempo di Quaresima







αποφθεγμα Apoftegma

Ma Dio non si arrende: 
Dio trova un nuovo modo per arrivare ad un amore libero,
irrevocabile, al frutto di tale amore...
Non siamo noi che dobbiamo produrre il grande frutto;
il cristianesimo non è un moralismo,
non siamo noi che dobbiamo fare quanto Dio si aspetta dal mondo,
ma dobbiamo innanzitutto entrare in questo mistero ontologico:
Dio si dà Egli stesso.
Il suo essere, il suo amare, precede il nostro agire
e, nel contesto del suo Corpo,
nel contesto dello stare in Lui,
identificati con Lui,
nobilitati con il suo Sangue,
possiamo anche noi agire con Cristo.

Benedetto XVI, Incontro con i seminaristi di Roma, 12 febbraio 2011




QUI IL FILE MP3 AUDIO DA SCARICARE 






L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Matteo 18,21-35.

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A questo proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».





Il debito è condonato



Pensaci bene: ti senti in debito con qualcuno? Anche questo è vivere intensamente la Quaresima. Con tuo marito o tua moglie, con tuo figlio, con tua suocera, con il collega, ti sei sempre comportato con amore, pazienza misericordia? Hai un peso sulla coscienza che cerchi di dimenticare, un peccato nascosto che tenti di seppellire? Un giudizio, un rancore, un tradimento. Non aver paura di lasciare che venga alla luce, anzi tiralo fuori tu, magari sono vent'anni che ti comprime il cuore e ti impedisce la libertà e la pace. Fallo oggi, confessalo, perché il nostro debito è condonato. Forse, come il servo malvagio siamo così presi da noi stessi che riteniamo di aver ottenuto solo una dilazione e tutti i nostri sforzi sono nervosamente diretti a raccattare in qualsiasi modo quel che dobbiamo rifondere. Abbiamo implorato clemenza e un po' di pazienza per restituire, e sorprendentemente il Signore ci ha condonato il debito, nulla più da restituire. Cancellato. E' questa l'esperienza che cambia radicalmente la vita. E' il cristianesimo. Un condannato a morte al quale gli si sono spalancate le porte della cella ed è ormai libero. Chi non ha questa esperienza vive il proprio cristianesimo senza gioia, e quindi una vita senza frutto, sciapa e immersa nella mormorazione, tutta regole, e sforzi per compierle. Leggi, e sacrifici per rispettarle. La vita come una corsa ad ostacoli, senza amore, esigendo da se stessi e dagli altri, tutti strapazzati perché non scappino dai nostri rigidi schemi, ogni "prossimo" imprigionato perché paghi ciò che crediamo ci debbano dare, così che anche noi possiamo pagare il dovuto a Dio. Sì, viviamo nello stravolgimento della relazione con Lui, non abbiamo conosciuto la gratuità del suo amore e crediamo che, per stare in pace, dobbiamo dargli quello che non abbiamo esigendolo dagli altri. Guarda le relazioni nella tua famiglia, e capirai. Accettiamolo, siamo nemici della Croce di Cristo perché scandalizzati del suo amore così umanamente "ingiusto" da giustificare ciò che noi non giustificheremmo. Ma il documento della nostra condanna è stato distrutto proprio sulla Croce del Signore. Il Suo amore ci ha graziati, senza merito. Oggi, e ogni giorno. Allora convertiamoci e lasciamoci amare sino ad accogliere il perdono per lo stesso peccato settanta volte sette, cioè infinite volte; e così saremo trasformati in misericordia che accoglie e perdona sempre, rompendo volta per volta la spirale di odio che avvelena il mondo, a casa come ovunque, per schiudere il Cielo su questa generazione. 



QUI IL COMMENTO COMPLETO E GLI APPROFONDIMENTI






"Chi è contro la verità è contro se stesso"

www.gloria.tv

I vizi capitali: presenti in ogni uomo.

 Il coraggio di guardare il cielo
Lo stato della natura umana, dopo la colpa d’origine, è decaduto dalla sua originaria perfezione, lasciando l’uomo spogliato dei doni soprannaturali e preternaturali e indebolito e debilitato in quelli naturali. Non pochi Padri della Chiesa, in questo senso, hanno interpretato la celebre parabola del buon samaritano in chiave cristologica e antropologica: il buon samaritano è Cristo che viene a raccogliere, redimere, salvare e rimettere in sesto l’uomo decaduto dallo stato di perfezione (Gerusalemme) a quello di corruzione (Gerico), a causa delle percosse subite dai nemici dell’umana Salvezza (i demoni). Questa situazione, come accennavano al termine del precedente articolo, è humus fertile e fecondo per il fiorire delle male piante dei vizi, da cui nascono i frutti avvelenati che sono i singoli atti peccaminosi. È molto importante comprendere la differenza che c’è tra vizio e atto, prima di addentrarsi nell’analisi dei vizi capitali.
Un vizio, infatti, è una tendenza stabile e abituale, un’abitudine cattiva che dispone l’uomo al compimento degli atti peccaminosi di una certa specie, a seconda del tipo di vizio. Aristotele, e dietro di lui il grande san Tommaso d’Aquino, chiamava il vizio “habitus” (da cui l’italiano “abitudine”) proprio per designare il suo essere una disposizione abituale cattiva da cui sgorgano atti cattivi.
La “concupiscenza”, generata dalla colpa d’origine e trasmessa ad ogni uomo, permane integra anche dopo il sacramento del Battesimo come generica inclinazione al male, come attrattiva verso i piaceri bassi e illeciti, come tendenziale disgusto e tedio verso il bene e la virtù. I vizi non sono altro che le singole diramazioni e specificazioni di questa concupiscenza di fondo, chiamata tecnicamente anche “fomite” del peccato, contro cui dovremo lottare finché alito di vita sarà in noi. Similmente le virtù sono “abiti buoni” e sono generate dalla “grazia santificante”, che è il generalissimo “abito buono” infuso soprannaturalmente in noi da Dio attraverso il sacramento del Battesimo, disposizione che si perde con un solo peccato mortale e che, in tal caso, può essere recuperata attraverso il sacramento della Penitenza.
La concupiscenza e tutti i vizi aumentano in qualità e quantità attraverso la ripetizione degli atti cattivi e l’allontanamento dalla preghiera e dai Sacramenti, mentre la grazia santificante e le virtù aumentano attraverso l’uso fruttuoso dei Sacramenti, la vita di preghiera e la ripetizione continuata di opere buone. Il libero arbitrio, che l’uomo conserva pienamente integro e sovrano, anche se costretto a sentire la penosa attrattiva verso il basso, si troverà sempre in mezzo a questa tensione tra il bene e il male e nell’alternativa tra l’assecondare la concupiscenza e i vizi da essa alimentati o contrastarla accogliendo e aumentando la vita di grazia nello sforzo ascetico gioioso e costante di diminuire la stretta dei vizi e crescere nelle virtù. Sapendo che mentre il vizio appare più facile e dà godimenti immediati, lasciando poi una scia di morte e insoddisfazione, la virtù appare difficile e aspra, non dà godimenti immediati ma tanta gioia soprannaturale, che si può gustare solo attraverso il sacrificio e la rinuncia.
A conclusione di questo lungo ma credo doveroso excursus introduttorio, dovrebbe essere chiara una dura ma purtroppo evidente verità: che ogni uomo, ogni mortale che viene in questo mondo, essendo necessariamente segnato e ferito dalla concupiscenza, ha in sé, almeno in potenza (ma quasi sempre anche in atto), le radici di tutti e sette i vizi capitali, nessuno escluso. Affrontare il loro studio è dunque conoscersi meglio, conoscere meglio i propri nemici interni, onde imparare a non scaricare troppo frettolosamente – come non di rado accade – colpe e responsabilità sugli altri oppure sul demonio, che pur essendo un grandissimo peccatore, qualche volta viene imputato di colpe non sue... Il demonio è l’origine e la causa di tutti i mali, certamente, è dietro ogni vizio e tendenza cattiva, ma ciò non deve farci dimenticare la realtà vera e profonda del libero arbitrio che, aiutato da un’intelligenza illuminata da una buona formazione, può incidere profondamente sulla propria realtà personale e, con l’aiuto straordinario e potentissimo della grazia, riconquistare le posizioni perdute. La storia di innumerevoli schiere di santi, martiri, vergini e confessori ce lo testimonia e ce lo conferma; e, come disse sant’Ignazio di Loyola agli albori della sua conversione, «se loro sì, perché io no?»...

Il coraggio di guardare il cielo

FONTE: Istruzione Cattolica

S. Agostino:

"Chi è contro la verità è contro se stesso"

Tratto dal Film su S. Agostino con protagonista A. Preziosi

Amare e accogliere il Mistero

Il Vangelo del giorno.



Lunedì della III settimana del Tempo di Quaresima




αποφθεγμα Apoftegma

Togli via da me, o Signore, questo cuore di pietra.
Strappami questo cuore raggrumato.
Distruggi questo cuore non circonciso.
Dammi un cuore nuovo, un cuore di carne, un cuore puro!
Tu purificatore dei cuori e amante dei cuori puri,
prendi possesso del mio cuore, prendivi dimora.
Abbraccialo e accontentalo.
Sii tu più alto di ogni mia sommità,
più interiore della mia stessa intimità.
Tu, esemplare di ogni bellezza e modello di ogni santità,
scolpiscilo con il martello della tua misericordia,
Dio del mio cuore e mia eredità,
o Dio, mia eterna felicità.

Baldovino, Vescovo di Canterbury












L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Luca 4,24-30.

Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria.
Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.




Amare e accogliere il Mistero


Gesù spinto sul monte. Koninklijke Bibliotheek
Quel sabato nella sinagoga di Nazaret, era esplosa una bomba: Gesù, il figlio di Giuseppe il carpentiere, l'aveva lanciata nel mezzo dell'assemblea di cui aveva fatto parte tante volte; quell’uomo che tutti conoscevano aveva appena annunciato che la profezia ascoltata si era compiuta proprio in Lui, proprio in quell'oggi. Che mistero l'operare di Dio, lasciare trent'anni suo Figlio inviato per salvare l'umanità nel semplice e umile nascondimento di Nazaret, a vivere una vita normalissima, mescolata a quella dei suoi compatrioti. Un solo segno all'alba della dell'incarnazione, un annuncio segreto e serbato nel cuore della Vergine Maria. E sospetti, giudizi e dolore per quella giovane Madre. Poi più nulla, giorni uguali a quelli di ogni altro abitante di Nazaret, sino a quel sabato. Dio, infatti, ha voluto avvolgere di mistero l'identità del Figlio per svelare il mistero del cuore dell'uomo. La carne e il sangue, da soli, non possono vedere Dio. Per vederlo occorre un cuore puro. I "figli dello stesso padre" (patria deriva da padre) non lo hanno potuto comprendere, perché per il loro occhio impuro conoscere significava afferrare e possedere attraverso carne e pensiero. Accoglierlo avrebbe significato riconoscersi peccatori, bisognosi di purificazione e perdono. La vedova di Zarepta e Naaman il Siro, invece, pur essendo pagani ed estranei al Popolo di Israele, hanno visto Dio, perché l'indigenza e il bisogno ne avevano purificato il cuorePuò vedere Dio solo l'occhio purificato dal crogiuolo della sofferenza

La vera Patria di Gesù, infatti, non è la Nazaret geografica, e i "suoi" non sono quelli che vi sono nati: la Patria di Gesù è la Croce e i suoi compatrioti sono i peccatori. Per loro si è fatto peccato, con loro ha condiviso il destino di morte per trasformarlo in destino di perdono e di vita. E' questo il mistero celato in Gesù di Nazaret, il Messia sofferente. Anche noi all'apparire del mistero che avvolge la nostra vita e le persone che ci sono vicine, temiamo e ci difendiamo chiudendoci a riccio, rifiutando ciò che sfugge ai nostri criteri collaudati. Amare il mistero celato negli eventi e nell'altro è la condizione perché essi entrino a far parte di noi stessi, ci stupiscano e coinvolgano nel prodigio di cui sono profezia. L'amore per il mistero è la condizione per la castità, dei sentimenti come della carne, porta dischiusa alla purezza del cuore capace di vedere trasfigurata la realtà. Si può vivere anni accanto a una persona, alla moglie, al marito, ai figli, e non aver amato neanche per un giorno il mistero che li avvolge. Ci illudiamo di conoscere, mentre ci sforziamo di possedere nella speranza di non perdere quanto vorremmo che ci saziasse. E così ci ritroviamo a spingere l'altro sul "ciglio del monte per buttarlo nel precipizio", nell'estremo tentativo di far tacere quel mistero che bussa, tenace, alla porta del nostro cuore. L'esito di ogni possesso infatti, è l'omicidio dell'altro: moglie, marito, chiunque interpelli il nostro cuore, ci svela indigenti e inadeguati, peccatori. Il mistero racchiuso nel prossimo è una chiamata all'amore, e ne siamo sprovvisti. Abbiamo bisogno di un cuore contrito e umiliato, un cuore puro capace di vedere Dio nell'amore incarnato in suo Figlio. Paradossalmente, un cuore puro è un cuore che riconosce d'essere malatoE lì, nella realtà, riconoscere in Gesù il fratello, il compatriota che ha condiviso la nostra patria di morte. Per il nostro cuore "vedovo e lebbroso" è preparato quest'oggi nel quale Gesù ci annuncia di nuovo la Buona Notizia che il Profeta viene a compiere nella sua Patria. Vedere il Messia e l'amore di Dio nella storia e nelle persone significa dunque incamminarsi con Lui sul sentiero della Croce, sulla quale consegnargli i nostri peccati, scoprendo in essa la Patria d'amore dove, amati, impariamo ad amare.



Gesù rifiutato a Nazaret. Alexandre Bida


QUI IL COMMENTO COMPLETO E GLI APPROFONDIMENTI



Quelo che santifica non è la sofferenza ma la pazienza.

By leggoerifletto: 

Don Bosco e i protestanti

«Scendevano a turno a Valdocco a disputare con me»

Le Letture Cattoliche furono accolte con consensi vastissi­mi. 
Il numero dei lettori fu straordinario. Ma questo suscitò l'ira dei protestanti. Provarono a combatterle con i loro giornali, con le loro Letture Evangeliche, ma non trovarono lettori. 
Allora passarono ad ogni sorta di attacco contro il povero don Bosco. Scendevano a turno a Valdocco, a disputare con me, persuasi che nessuno potesse resistere ai loro argomenti. I preti cattoli­ci, secondo loro, erano tutti gonzi, e con due parole si poteva­no mettere nel sacco.
Venivano a volte da soli, a volte in due, altre volte a gruppi. 
Io li ascoltavo sempre, e siccome non sapevano rispondere alle mie domande imbarazzanti, raccomandavo che si facessero ri­spondere dai loro ministri, e poi mi riferissero le risposte.
Vennero Amedeo Bert, Meille, l'evangelicó Pugno, poi tanti altri. Cercavano di persuadermi a non parlare, a interrompere la stampa dei nostri libretti. Ma non ottennero nulla. Questo accese la loro ira. 
Credo opportuno riferire alcuni fatti.

«Lasci stare le Letture Cattoliche»
Una domenica sera del mese di maggio mi furono annun­ciati due signori che venivano per parlarmi. Entrarono e si com­plimentarono a lungo con me. Poi uno cominciò a dire:
- Lei, signor Teologo, ha dalla natura un grande dono: quel­lo di farsi capire e leggere dal popolo. Perciò dovrebbe sfrutta­re questo dono prezioso in cose utili per l'umanità, mettendosi al servizio della scienza, delle arti, del commercio.
- Il mio tempo è tutto assorbito dalle Letture Cattoliche, a cui voglio dedicare ogni mia forza.
- Sarebbe molto meglio che scrivesse qualche buon libro per la gioventù: un volume di storia antica, un trattato di geo­grafia, o di fisica, o di geometria.
- E perché, secondo voi, non dovrei dedicarmi alle Letture Cattoliche?
- Perché sono argomenti fritti e rifritti.
- Questi argomenti sono già stati trattati in opere di cultu­ra, è vero. Ma nessuno li ha affrontati in maniera popolare. Ed è proprio questo lo scopo delle Letture Cattoliche.
- Questo lavoro, però, non le porta nessun vantaggio ma­teriale. Se si mette invece a scrivere i libri che le abbiamo sug­gerito, avrà un notevole guadagno da impiegare nel meraviglioso istituto che la Provvidenza le ha affidato. Possiamo addirittu­ra anticiparle una buona somma (mi porsero quattro biglietti da mille lire). E le assicuriamo che non sarà la nostra ultima offerta: le porteremo somme maggiori.
- Perché volete darmi tanto denaro?
- Per incoraggiarla a scrivere le opere che abbiamo sugge­rito, e per collaborare al suo splendido Oratorio.
- Scusatemi, signori, se non accetto il vostro denaro. Io non scriverò nessun altro libro. Continuerò a lavorare alle Let­ture Cattoliche.
- Ma è un lavoro inutile.
- Se è un lavoro inutile, perché preoccuparsi tanto? Per­ché spendere denaro per farmi smettere?
«Se esce di casa, è sicuro di rientrare?»
- Pensi bene a quello che fa. Rifiutando lei danneggia la sua opera, si espone a conseguenze e a pericoli...
- Signori, capisco molto bene quel che volete dirmi. Ma vi dico chiaro e tondo che quando sto dalla parte della verità non ho paura di nessuno. Facendomi prete, mi sono consacra­to al bene della Chiesa e della povera gente. E intendo conti­nuare a lavorare per questo, anche scrivendo e stampando le Letture Cattoliche.
- Lei fa male - dissero con voce minacciosa alzandosi in piedi. - Lei fa male, lei ci insulta. Se esce di casa, è sicuro di rientrare?
- Voi non conoscete i preti cattolici, signori. Finché vivo­no, lavorano per compiere il loro dovere. Se per far questo do­vessero morire, per loro sarebbe la più grande fortuna, la mas­sima gloria.
In quel momento li vidi così irritati che temevo mi picchias­sero. Mi alzai, misi una sedia tra me e loro, e aggiunsi:
- Se volessi usare la forza, non avrei nessuna paura di voi. Ma la forza dei preti è la pazienza e il perdono. Andatevene. Aprii la porta della camera:
- Buzzetti, dissi, conduci questi signori fino al cancello. Non conoscono bene la strada.
Rimasero confusi. Borbottarono:
- Ci rivedremo in un momento più opportuno.
Se ne uscirono con la faccia e gli occhi rossi di sdegno. Questo fatto fu pubblicato da alcuni giornali, e fu riferito in lungo e in largo dall'Armonia.

- San Giovanni  Bosco - 
da: "Memorie dell’Oratorio"




Ricordatevi, che ogni cristiano è tenuto di mostrarsi edificante verso il prossimo, e che nessuna predica è più edificante del buon esempio.

- Don Bosco - 




"O Dio, che in san Giovanni Bosco
hai dato alla tua Chiesa
un padre e un maestro dei giovani,
suscita anche in noi la stessa fiamma di carità
a servizio della tua gloria per la salvezza dei fratelli." 
Amen!




Buona giornata a tutti. :-)

domenica 28 febbraio 2016

Joseph Ratzinger viene ordinato vescovo, nominato ...




LINK DIRETTO SU YOUTUBE

Joseph Ratzinger viene ordinato vescovo,nominato cardinale e dona l'anello alla Vergine di Altötting

In questo bellissimo video vediamo alcuni momenti dell'ordinazione episcopale di Joseph Ratzinger (28 maggio 1977), della nomina a cardinale da parte di Paolo VI nel Concistoro del 27 giugno 1977. Infine le commoventi immagini di Benedetto XVI che dona il proprio anello vescovile alla Vergine di Altötting nel corso del suo Viaggio Apostolico in Baviera (11 settembre 2006)



/ilblogdiraffaella.blogspot.it

http://combonianum.org/2016/02/28/lent-with-gregory-of-narek-19/


LENT with Gregory of Narek 

“Speaking with God from the Depths of the Heart”,
Written by St. Gregory of Narek, Armenian poet and monk, 
Doctor of the Universal Church.

Gregorio di Narek1A thousand years ago St. Gregory of Narek (951-1005) set out, with much trepidation, on a sublime mission to translate the pure sighs of the “broken and contrite” heart into an offering of words pleasing to God. Beginning each prayer with the incantation “speaking with God from the depths of the heart,” he referred to himself as “a living book (Prayer 39b)” and to his book as a compendium of prayers for all times and nations – “a testament. its letters like my body, its message like my soul (Prayer 54e).” Thus, the man equated himself with the book, and ever since, the book has been equate with this saintly man. So the book like the man came to be known affectionately as Narek.
Enjoying the sun

Prayer 34

Truly, you hear, kind God,
You listen, king.
You lent an ear, life and light.
You paid attention, heavenly one.
You respected us, almighty.
You noted, knower of secrets.
You saw, keeper.
You empathized, Lord beyond telling.
You humbled yourself, exalted one.
You became meek, awesome one.
You were revealed, Lord beyond words.
You were defined, boundless one.
You were measured, unexaminable one.
You focused light, radiant one.
You became human, incorporeal one.
You became tangible, immeasurable one.
You took shape, you who are beyond quality.
You truly fulfilled the yearnings of those
who pray to you.
With the voice of the blissful,1
you were even for me, miserable soul that I am,
a kind intercessor, a living mediator,2
an immortal offering, an endless sacrifice,
a gift of purity, a priceless burnt offering,
an inexhaustible cup.
Merciful Lord, who loves mankind,
may you always show
the favor of your life-giving will and your
long-suffering patience toward me, a sinner.
To you glory forever.
Amen.
1. 1Jn 2,1
2. He 7,25

III Domenica del Tempo di Quaresima. Anno C

Il Vangelo del giorno.

III Domenica del Tempo di Quaresima. Anno C




Non maledirmi come il fico (cfr.Mt 21,19), 


Anche se sono uguale all'albero sterile, 
Per timore che il fogliame della fede 
Venga essiccato con il frutto delle mie opere. 

Ma fissami nel bene, 
Come il tralcio sulla santa Vite, 
Di cui si prende cura il tuo Padre celeste (Gv 15,2) 
E che, con la crescita, fa fruttificare lo Spirito. 

E l'albero che io sono, sterile di frutti gustosi, 
Ma fecondo di frutti amari, 
Non sradicarlo dalla tua vigna, 
Ma cambialo, scavando nel letame.



San Nerses Snorhali
    







papa... Joseph Ratzinger

By leggoerifletto:

Omaggio a papa Benedetto XVI, 28 febbraio 2016




...La vita umana è anzitutto ricerca del senso, ricerca di una parola che possa indicarmi una via e donarmi un orientamento. 
Concepita a partire dal suo senso, la vita è ricerca di "comunione", capace di dare all'uomo il sostegno di cui ha bisogno, perché l'uomo è stato creato per il Noi. Si tratta di ricerca di amore, che partecipa, che insegna a fidarsi e che è affidabile fino alla forma estrema di donazione reciproca...
Il fatto che il vero Signore, il Creatore, davvero non si ritenga troppo grande per piegarsi su di noi, solo questo - che egli ci conosca, sia capace e voglia prendersi cura di noi - è il messaggio della salvezza; è questo fatto che spazza via l'isolamento, la nebbia delle domande, l'oscura solitudine, e permette alla luce di irrompere. Ma poiché questo Signore del mondo, che è la sua verità e che è amore, lo è fino al punto di morire per gli uomini, proprio per questo il messaggio che viene da lui è la vera "buona notizia", che è buona proprio perché ci strappa dalla nostra tranquillità piccolo borghese, dalle nostre voglie e dall'autocompiacenza che proviamo nel restare chiusi nelle nostre idee, per accompagnarci fin dentro la grandezza, inizialmente dolorosa, della verità e dell'amore autentico...


- card. Joseph Ratzinger - 
da "Il Dio vicino - L'eucarestia cuore della vita cristiana" 


"La guarigione completa e radicale è la "salvezza". 
In verità, la lebbra che realmente deturpa l'uomo e la società è il peccato; sono l'orgoglio e l'egoismo che generano nell'animo umano indifferenza, odio e violenza. 
Questa lebbra dello spirito, che sfigura il volto dell'umanità, nessuno può guarirla se non Dio, che è Amore. Aprendo il cuore a Dio, la persona che si converte viene sanata interiormente dal male".

- papa Benedetto XVI - 
Angelus, 14 ottobre 2007





L’importanza del gesti esteriori nella vita cristiana: inginocchiarsi, alzarsi, sedersi
«Dato che il Signore, come risorto, si dà nel corpo, noi dobbiamo rispondere con l'anima e con il corpo. Tutte le possibilità spirituali del nostro corpo entrano necessariamente a far parte della forma dell'eucarestia: cantare, parlare, tacere, sedersi, stare in piedi, inginocchiarsi. In passato abbiamo forse troppo trascurato il cantare e il parlare e siamo rimasti gli uni accanto agli altri esclusivamente in silenzio. Oggi, al contrario, corriamo il rischio di dimenticare proprio il silenzio. Ma solo queste tre cose - cantare, parlare, tacere - costituiscono la risposta in cui la pienezza della nostra vita si apre per il Signore. La stessa cosa vale per i tre atteggiamenti fondamentali del corpo: sedersi, stare in piedi, inginocchiarsi. Ancora una volta, in passato abbiamo forse troppo dimenticato lo stare in piedi e, in parte, anche il sedersi, come espressione di un ascolto disteso e siamo rimasti esclusivamente in ginocchio; oggi ci troviamo, anche in questo caso, nel pericolo opposto. Eppure anche qui è necessario che trovino espressione tutti e tre questi atteggiamenti. Della liturgia fa parte anche lo star seduti ad ascoltare con attenzione la parola di Dio. Di essa fa parte lo stare in piedi come espressione di disponibilità...Stare in piedi è, inoltre, espressione della vittoria di Gesù Cristo...Infine, è essenziale anche l'inginocchiarsi come gesto fisico dell'adorazione, in cui noi restiamo diritti, disponibili, pronti, ma allo stesso tempo ci inchiniamo di fronte alla grandezza di Dio vivente»

- card. Joseph Ratzinger -
da "Il Dio vicino - L'eucarestia cuore della vita cristiana" 


...dobbiamo di nuovo rinascere. Abbiamo bisogno di essere accettati e di farci accettare. Dobbiamo trasformare la nostra dipendenza in amore e diventare così liberi. Dobbiamo di nuovo rinascere e deporre l'orgoglio, diventare bambini, riconoscere e accettare nel Bambino Gesù il frutto della vita...
Il vero albero della vita non è lontano da noi, da qualche parte in un mondo perduto. 

E' eretto in mezzo a noi, al centro, non solo come immagine e segno, bensì realmente. 
Gesù, che è il frutto dell'albero della vita e la stessa vita, è diventato così piccolo che le nostre mani lo possono racchiudere. 
Egli si fa dipendente da noi per renderci liberi, per sollevarci dal nostro male caduco.
Non deludiamo la sua fiducia. Mettiamoci nelle sue mani come Lui si è messo nelle nostre...

- card. Joseph Ratzinger - 
da "La benedizione del Natale" 



...Il Verbo si è fatto carne. accanto a questa verità giovannea, deve stare anche l'altra, quella mariana, questa volta proclamata da Luca: Dio si è incarnato. Si tratta non soltanto di un evento incommensurabilmente grande e lontano, ma anche qualcosa di molto vicino e umano: Dio è diventato un bimbo, che ha avuto bisogno d'una madre...
Il Bambino bussa alla porta del nostro mondo. Il Bambino bussa. 

Questa ricerca di rifugio e protezione si spinge in profondità. Non c'è solo un ambiente esteriore ostile all'infanzia, bensì già prima è intervenuta un'opzione per la quale al Bambino vengono chiuse per principio le porte di questo mondo, che asserisce di non avere più alcun posto per lui.
Il Bambino bussa. Se lo accettassimo, dovremmo rivedere interamente il nostro personale rapporto con la vita. Qui è in gioco qualcosa di molto profondo, cioè come concepiamo, in ultima analisi, l'essere uomini: come uno sconfinato egoismo o come una libertà fiduciosa, che si sa chiamata alla comunione e alla libertà della condivisione?...

- card. Joseph Ratzinger  - 
da "Munchener Katholische Kirchenzeitung" - 14 gennaio 1979 -



...La sollecitudine per la bellezza della casa di Dio e la sollecitudine per i poveri di Dio sono inseparabili tra loro. L'uomo non ha bisogno soltanto di ciò che è utile, ma anche di ciò che è bello; non solo di una propria casa, ma anche della vicinanza di Dio e dei segni che l'attestano. Là dove Dio viene onorato, anche il nostro cuore è rischiarato...
La bellezza, della quale è stato circondato il bimbo di Betlemme, è destinata a tutti gli uomini ed è necessaria a noi tanto quanto il pane. 

Chi sottrae qualcosa di bello al Bambino, per convertirla in qualcosa di utile, costui non arreca vantaggio, ma provoca danno; spegne quella luce, via la quale anche qualsiasi calcolo o stima diventano futili e freddi. 
Certo, se vogliamo unirci al pellegrinaggio dei secoli che vuole offrire le cose più belle di questo mondo al Re appena nato, non dobbiamo però anche dimenticare che egli vive ancora in stalle, nelle prigioni e nelle favelas, e che noi non lo onoriamo davvero, se ci rifiutiamo di andarlo a cercare in quei luoghi. Ma questa consapevolezza non deve obbligarci a finire tra le braccia di una "dittatura dell'utile", che disprezzi la gioia e dogmatizzi una serietà opprimente...

- card. Joseph Ratzinger  - 
da "Gottes Angesichts suchen" 


Ciao Santo Padre, sempre nei nostri cuori!!!

Buona giornata a tutti. :-)

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