Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

mercoledì 2 luglio 2014

Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?

Mercoledì della XIII settimana del Tempo Ordinario





L'ANNUNCIO
In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?».
A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque. 
I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.
 (Dal Vangelo secondo Matteo 8, 28-34)
 

Quanta furia nel mondo, e nella nostra vita! Ovunque si reclama giustizia, tra sposi, tra fratelli, tra conducenti d'auto per un posto al parcheggio, anche nella Chiesa, tra vescovi e sacerdoti, tra fedeli e pastori. Sempre tesi, pronti alla polemica, e che "nessuno si avventuri a passare per la strada" dove abitiamo... E' il nostro territorio, vigono le nostre regole, e che nessuno si azzardi a contestarle... Ecco, la nostra vita è come quelle strade private serrate dalle sbarre, sigillate perché nessuno venga a disturbare. Poco importa se quelle sbarre obbligano i vicini e gli abitanti della città ad allungare il percorso per tornare a casa, quel pezzo di terra è un prolungamento di noi stessi, è gravido di violenza e furia, difenderlo significa proteggere le nostre idee, i nostri criteri, la nostra giustizia; quelle sbarre sono i giudizi, le calunnie, la maldicenza, la concupiscenza che fa di ogni nostro prossimo un oggetto da usare ben lontano dal cuore. Proviamo a pensare quante strade abbiamo chiuso in faccia ai fratelli: la strada della comprensione e della pazienza; la strada della vita dinanzi ai bambini che Dio ha pensato far nascere attraverso di noi; la strada del perdono a chi ci vive accanto e ha sbagliato; la strada della generosità di fronte a chi ha bisogno. Strade, autostrade lunghe migliaia di chilometri, dove nessuno può passare, progettate e costruite dal demonio, astuto ingegnere dell'egoismo e della superbia, il nemico di Cristo e di ogni uomo. Strade che finiscono per diventare come le vecchie e desuete piste per le automobiline con cui giocavamo da piccoli: un ovale per girarci intorno, sempre uguale, una, due, mille volte, con un altro a telecomandarci la vita. Non ti sei accorto che sono anni che pensi le stesse cose di tua moglie? Mesi che dici le stesse identiche parole a tuo marito? Un altro ti sta obbligando a rifare gli stessi peccati, tanto che ci hai fatto il callo, e non ti sembrano più neanche peccati. Per questo il Signore "passa" all'altra riva in mezzo alla tempesta: deve "passare" su una strada dove nessuno si è mai avventurato, quella che conduce all'abisso del nostro dove s'è rintanato il demonio. Deve "scendere" come uno speleologo nelle profondità dove ha deposto la menzogna, e da dove teleguida la nostra vita. Deve ingaggiare un duello in territorio nemico, e quando il demonio si accorge che Gesù è entrato nella sua proprietà, la reazione è violentissima. All'arrivo di Gesù, infatti, come attirati da Lui, i due indemoniati gli si fanno incontro, ed è subito una reazione di sfida, di mormorazione, di rifiuto. Come accade a noi quando ci raggiunge la predicazione, l'annuncio della Verità che smaschera le barriere che abbiamo eretto tra noi e gli altri, per nasconderci nella nostra "strada privata". "Che hai a che fare con noi...", ovvero: Che vuoi Signore, sei venuto a rovinare i nostri piani, la vita pagana nella quale abbiamo immerso la nostra anima? Ma Gesù è Dio e sa riconoscere, nella caricatura che siamo diventati, nell'involucro sporco, immondo e degenerato, il suo stesso volto, il grido disperato che il seme di vita eterna seminato in noi cerca di farsi strada. Gesù riconosce nelle parole blasfeme e terribili del demonio, l'angoscia e la paura di chi ne è posseduto. Anche dentro i nostri rifiuti, nelle cadute, nelle chiusure più ostinate, Gesù sa intercettare l'inganno e il camuffamento del demonio: è lui che rigetta Cristo, noi siamo solo degli schiavi caduti nelle sue trappole, nelle pompe illusorie che ci hanno sedotti. Certo lo abbiamo fatto liberamente, vi è stato almeno un momento in cui, nel fondo del nostro cuore, abbiamo scelto di dare ascolto alla voce del demonio. Ma Gesù sa che portiamo una natura ferita: per questo, nonostante secoli di ostinazione, è sceso dal Cielo a cercare la pecora perduta, in territorio pagano, nel paese dei Gadareni, nell'accampamento nemico. E ascolta la voce del demonio ormai sconfitto dalla sua sola presenza, lì, su quella strada che nessuno, sino ad allora, aveva osato percorrere. Gesù è passato all'altra riva, si è avventurato laddove nessuno ha mai potuto nulla; Gesù è l'unico che viene a cercarci laddove siamo, dove gli altri ci hanno rifiutato e non hanno più forza e desiderio di venirci a prendere. Gesù scende nei quartieri malfamati delle metropoli, quelli dove governa la mafia e la malavita, dove neanche la polizia vi entra più, i bassifondi della nostra anima piagata. Gesù entra nell'anarchia mortale che governa la vita dell'uomo. E spazza via la menzogna annidata nel cuore, il motore malefico che ci ha resi egoisti e soli. Gesù arriva e fa giustizia del nostro avversario che, ormai sconfitto, grida «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Il demonio torna ad essere quello che realmente è, una mandria di porci, che si rotolano nel loro vomito, che hanno perduto il senso del peccato e la gioia dell'amore. E' l'assassino che alla fine, per l'opera di Cristo, rivolge contro di se il suo stesso proposito malvagio. Così il demonio precipita nel mare, come l'esercito del faraone, come ogni inganno illuminato dall'amore di Dio. Gesù passa il mare della morte, supera con il sonno della sua morte la furia della tempesta, ci raggiunge laddove l'inganno ci ha precipitato, e ci riporta in vita, come accade nel battesimo. Qualunque sia oggi la schiavitù che ci opprime, qualunque disordine e chiusura ci attanagli l'esistenza Lui è qui, ora, a distruggere l'autore di tanto sfacelo, e a sollevare la sbarra che impedisce al nostro prossimo di avvicinarci, e a spalancare le strade che ci conducono a donarci ad ogni uomo. Lui è la Via al Padre, il cammino di misericordia che ci fa fratelli liberi e misericordiosi, dove tutti possono, attraverso la nostra vita salvata, ritornare a Dio: "Come vedi, già nella traversata degli Ebrei, in cui l'Egiziano è perito e l'Ebreo s'è salvato, è presente la figura del santo  Battesimo. Che altro ci insegna infatti questo sacramento, se non che la colpa e annegata, l'errore abolito, mentre la pietà e l'innocenza vengono salvate? (S. Ambrogio, de Myst. 12). 






 αποφθεγμα Apoftegma


L'uomo non è solo sanabile, è sanato di fatto. 
Dio ha introdotto la guarigione. 
È entrato in persona nella storia. 
Alla permanente fonte del male 
ha opposto una fonte di puro bene. 
Cristo crocifisso e risorto, nuovo Adamo, 
oppone al fiume sporco del male un fiume di luce. 
E questo fiume è presente nelle storia: 
vediamo i santi, i grandi santi 
ma anche gli umili santi, i semplici fedeli. 
Vediamo che il fiume di luce 
che viene da Cristo è presente, è forte.


Benedetto XVI, Udienza generale del 3 dicembre 2008 

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