Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 11 gennaio 2015

Il primo fondamento della nostra fiducia nella storia è la fede nella Provvidenza di Dio e nel suo amore.

Il Papa venuto da lontano.... 
                      Dono di Dio per tutti gli uomini                                    



                                             ******                            

Fiducia nella storia - San Giovanni Paolo II, papa

Il primo fondamento
della nostra fiducia nella storia
è la fede nella Provvidenza di Dio e nel suo amore.
La sua mano onnipotente e misericordiosa
sostiene, invisibile,
lo svolgersi del tempo dal primo giorno della sua creazione.
Anche quando il male si diffonde
e sembra prevalere, non è lecito disperare.
Se la storia ci appare nel suo aspetto sinistro
come luogo di sofferenza,
di disgrazie, di sconfitte e di morte,
ricordiamoci che la Scrittura ci assicura ripetutamente
che verrà il giorno in cui Dio asciugherà le lacrime su ogni volto.

San Giovanni Paolo II, papa




E – vi preghiamo – quello che succede ogni giorno non trovatelo naturale. Di nulla sia detto: "è naturale" in questi tempi di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanità, così che nulla valga come cosa immutabile. 

- Bertolt Brecht -
da L'eccezione e la regola, 1930





Facci comprendere, Signore,
il valore dell'uomo,
secondo solo a Te;
e come mettersi dalla sua parte
è mettersi dalla parte tua
che hai voluto "sposarlo"
e farti, nel Cristo,
suo consorte e fratello.

- Adriana Zarri - 




(....)

«Io non ho nessuna paura dell' Islam. 
Ho paura di altre cose. 
Ho paura della straordinaria imprevidenza dei responsabili della nostra vita pubblica. 
Ho paura dell' inconsistenza dei nostri opinionisti. 
Ho paura dell' insipienza di molti cattolici, specie i più acculturati e loquaci. In questi giorni, leggendo certi interventi, più volte sono stato tentato di ripetere una frase di Dietrich Bonhoeffer (il teologo protestante tedesco impiccato dai nazisti, ndr): "Contro la stupidità sono senza difesa". Ma non l' ho fatto perché non è vero che non c' è rimedio alla stupidità. Chi crede sa che Cristo ha già vinto il mondo». 

Biffi è apparso piuttosto amareggiato per certe interpretazioni del suo discorso. Sempre parlando fuori testo, ha ricordato che proprio lui ha dato una chiesa agli immigrati islamici senza tetto affinché la utilizzassero come dormitorio. Più volte ha insistito nel dire che il suo discorso sui diritti-doveri dei musulmani è rivolto allo Stato laico, non alla coscienza dei cristiani: «Il mio compito è evangelizzare i musulmani. 
Il compito dello Stato laico è invece tenere presenti tutte le difficoltà di inserimento dei musulmani nella vita civile». E i fedeli dell' Islam «nella stragrande maggioranza vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra umanità», dunque «ben decisi a restare sostanzialmente diversi in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro». I musulmani «hanno un diritto di famiglia incompatibile con il nostro, una concezione della donna lontanissima dalla nostra, soprattutto hanno una visione rigorosamente integralista della vita pubblica»: sorprendente, dice Biffi, che gli opinionisti laici non si accorgano di questi pericoli. 

Ma più che le reazioni dei laici, ad amareggiare Biffi sono stati gli interventi di molti cattolici che, a suo parere, sono generosamente pronti all' aiuto materiale agli immigrati ma sono anche tentati, in nome «del semplice dialogo ad ogni costo», di rinunciare all' evangelizzazione. 
Un gravissimo errore, dice Biffi, perché «il Signore non ci ha detto: "Predicate il Vangelo a ogni creatura, tranne i musulmani, gli ebrei e il Dalai Lama"». Per Biffi, insomma, il vero pericolo per la Chiesa non non viene dagli immigrati di altre fedi, ma da quei cristiani che rinunciano alla propria identità, «preparando la loro estinzione». 

- Card. Giacomo Biffi -
Da: Intervento dell'arcivescovo di Bologna, card. Biffi, al seminario di studi «Vangelo, lavoro e migrazioni» organizzato dalla Fondazione Migrantes, dalla Caritas italiana e dalla Cei , 30 settembre 2000  e 1 ottobre 2000 D.C.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7280





Padre misericordioso, 
accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti
e tutti i giusti che, in pace con te,
hanno lasciato questo mondo;
concedi anche a noi di ritrovarci insieme
a godere della tua gloria
quando, asciugata ogni lacrima,
i nostri occhi vedranno il tuo volto
e noi saremo simili a te,
e canteremo per sempre la tua lode,
in Cristo, nostro Signore,
per mezzo del quale tu, o Dio,
doni al mondo ogni bene. 
Amen.



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