Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

mercoledì 5 novembre 2014

L'AMORE PIU' GRANDE...Ostensione della Sindone 2015

Sala stampa della Santa Sede
Alle ore 12.30 di oggi ha luogo, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, una conferenza stampa per presentare l’ostensione della Sindone 2015 (19 aprile - 24 giugno), le iniziative in vista della celebrazione dei 200 anni della nascita di San Giovanni Bosco e la visita di Papa Francesco a Torino, annunciata questa mattina nel corso dell’Udienza Generale. Intervengono: S.E. Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, Custode Pontificio della Sindone; l’On. Piero Fassino, Sindaco di Torino; la Sig.ra Elide Tisi, Vice Sindaco di Torino; il Dott. Marco Bonatti, Direttore della Comunicazione del Comitato Ostensione 2015. Pubblichiamo di seguito l’intervento di S.E. Mons. Cesare Nosiglia: (...)

L’uomo della Sindone noi crediamo sia Gesù.



 Parla l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia   


La visita di Papa Francesco il prossimo 21 giugno a Torino sarà il culmine delle iniziative legati all’ostensione della Sindone (19 aprile-24 giugno 2015) e alla celebrazione del duecentesimo anniversario della nascita di san Giovanni Bosco. Evento ecclesiale e pastorale (per il 2015 non sono previste iniziate legate alla ricerca scientifica), l’ostensione del sacro telo ripropone sempre un interrogativo sulle ragioni della scienza e quelle della fede. Aleteia ne ha parlato con l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia.
Cosa rappresenta la Sindone per la fede della Chiesa?
Nosiglia: Questo telo è una catechesi vivente, una Biblia pauperumcome si diceva un tempo. La “Bibbia dei poveri” non è fatta da parole, ma da immagini e pitture. I Vangeli ci presentano il corpo martoriato di Gesù e noi ritroviamo questi segni nella Sindone: i colpi della flagellazione, la corona di spine, il volto. Si dice “l’uomo della Sindone”, ma per noi è il corpo del Signore, la fede ce lo fa vedere e comprendere. La ricerca scientifica non ci ha dato una parola ultima, definitiva, su questo straordinario oggetto. Probabilmente non c’è. La fede va oltre e ci porta a contemplare il mistero della morte e resurrezione del Signore nel sacro telo.
Cosa attira i visitatori della Sindone? Nell’ultima occasione, nel 2010, sono stati oltre due milioni…
Nosiglia: Tutta la gente che si reca, anche brevemente, a contemplare i segni di questo corpo rimane colpita. Io sono convinto che, come ha detto papa Francesco, ciò accade perché è Lui che ci guarda, non siamo solo noi che, anche solo per curiosità, guardiamo. Ti accorgi che sei tu il guardato, il chiamato. C’è un messaggio che ti arriva nel cuore e nella coscienza e ti dà gioia e speranza. Perché dalla morte del Signore è nata la vita. Per questo abbiamo scelto come motto: “L’amore più grande”, quello che dà la vita e anche tu sei capace, oltre che di riceverlo, di darlo.
Cosa vi aspettate dalla visita di papa Francesco?
Nosiglia: Ci aspettiamo che il papa venga a confermarci nella fede. Abbiamo bisogno di punti di riferimento in un mondo che si è sempre è più allontanato dalla fede e dalla tradizione cristiana. Invece in Gesù c’è la possibilità di riscoprire anche il senso della nostra piena umanità. La vita umana in Cristo, come ha detto il Concilio Vaticano II, trova il massimo compimento, per cui si vive l’amore, la famiglia, il lavoro, l’ambito sociale in modo più ricco di gioia e di significato per sé e per gli altri. Nell’Evangelii Gaudium papa Francesco ha detto con forza tutte queste cose e l’esortazione apostolica, che è anche un po’ il programma del pontificato, sarà proprio il testo sul quale ci preparemo alla sua visita. Inoltre ci sarà un forte impegno verso i poveri e gli ammalati, contro la “cultura dello scarto” di cui ci parla sempre il pontefice, insieme ad una rinnovata attenzione per i giovani che sono il nostro futuro.
Lei è appena tornato da Gaza dove ha visitato la comunità cristiana insieme a una delegazione della Conferenza episcopale italiana: quale impressione ne ha tratto? Ci sarà un collegamento tra l’Ostensione di Torino e la Terra Santa?
Nosiglia: Abbiamo visto delle distruzioni gravi, interi quartieri distrutti. La reazione degli israeliani è stata davvero pesante, ma c’è la volontà di ricostruire a partire soprattutto dai più giovani. Occorre riuscire a superare le contrapposizioni e trovare la via della pace per delle comunità che hanno avuto delle esperienze positive di convivenza in passato, come ci hanno raccontato. I moderati di entrambe le parti, israeliana e palestinese, dovrebbero essere sostenuti dalla comunità internazionale. Abbiamo sentito dalla gente un grande desiderio di pace, sono stanchi di guerra e di odio. Vorremmo che almeno una piccola delegazione potesse venire in occasione della venuta del papa ma è molto difficile uscire da Gaza: speriamo di farcela.



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A Torino per la Sindone: una città laica, cattolica, multietnica. Parla il sindaco di Torino, on. Piero Fassino



L’ostensione della Sindone a Torino dal 19 aprile al 24 giugno 2015, insieme alla celebrazione dei 200 anni dalla nascita di san Giovanni Bosco, sarà un grande evento che coinvolgerà non solo la comunità ecclesiale, ma anche il territorio e le istituzioni, che sono parte attiva del Comitato organizzatore. Al culmine delle celebrazioni è prevista la visita di papa Francesco, il 21 giugno. Aleteia ne ha parlato con ilsindaco di Torino, on. Piero Fassino.
Qual è il significato di questa nuova ostensione della Sindone per la città di Torino?
Fassino: Torino è una città di forti tradizioni cristiane e cattoliche. E’ la città dei santi sociali - di don Bosco del quale celebreremo il 200° anniversario, di Domenico Savio, di Piergiorgio Frassati, di don Orione, di don Cafasso,-, di quel solidarismo cattolico che a cavallo della fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento accompagnò il processo di industrializzazione di Torino e dell’Italia. Questa vena percorre in profondità il vissuto della città, nel quale si è realizzato uno straordinario incontro tra il pensiero laico – Torino è anche la città di Bobbio, Foa, Gramsci, Gobetti – e la tradizione religiosa. L’Ostensione della Sindone sottolinea ulteriormente questo profilo perché è uno straordinario simbolo della cristianità. Poter offrire a milioni di pellegrini la possibilità di vedere la Sindone e venerarla ci è sembrato giusto soprattutto nel 2015. Milioni di persone verranno in Italia per la grande manifestazione dell’Expò che si svolge a pochi chilometri dalla nostra città, tra cui molti da Paesi cattolici come la Polonia, l’America latina, l’Austria, il Portogallo, la Spagna. La visita – che ci onora - di papa Francesco il 21 giugno darà ancora più risalto all’evento vissuto dalla nostra città.
Che città troverà Papa Francesco?
Fassino: Una città molto diversa da quella che lui ha conosciuto in gioventù… Torino è la città italiana che in questi anni ha conosciuto una delle maggiori trasformazioni. Per un secolo intero è stata il motore industriale del Paese ed è ancora una città industriale, manifatturiera, produttiva, ma che oggi gode di un profilo più largo in cui si mescolano innovazione, tecnologia, ricerca. La nostra è una grande città universitaria e di cultura: è diventata, perfino, investendo sulla cultura, una città turistica. Il papa troverà, quindi,  una Torino molto diversa e molto nuova, metafora di come dentro la crisi e dentro la globalizzazione, una città può essere capace di evolvere e cambiare la propria identità, creando così nuove opportunità per chi vi abita e chi vi lavora.
E quali periferie – tema caro a papa Francesco – troverà? Torino è anche una città di forte concentrazione dell’immigrazione. 
Fassino: Torino è una città ormai multietnica: il 17% della popolazione è immigrata. Se si va negli asili nido o nelle scuole elementari si trova che il 30% dei bambini sono nati a Torino, ma da genitori stranieri. Nella nostra città, tuttavia, c’è stata un’evoluzione positiva più avanzata e più rapida che in altri luoghi dei processi di integrazione, probabilmente perché abbiamo affrontato per decenni il tema dell’immigrazione interna e di milioni di persone che venivano da tutte le regioni italiane. Tutto questo ci ha abituato a una cultura dell’integrazione che oggi viene a frutto nel momento di integrare cittadini stranieri. Siamo anche una città che si sta misurando con sfide delicate. Torino è l’unica città italiana che sta realizzando un progetto di smantellamento dei campi rom per offrire situazioni abitative permanenti, compiendo prima di tutto un’operazione di civiltà nei confronti di queste persone che possono abitare in condizioni molto diverse dalla desolazione di un campo. Certo Torino, pur nella trasformazione, soffre la crisi economica di questi anni e tutto ciò si misura anche nelle periferie. La visita del papa sarà un modo per rinnovare l’impegno della città, delle sue istituzioni, a contrastare la crisi e a fare in modo che a tutti sia offerta un’opportunità e che nessuno sia lasciato solo nella vita di ogni giorno.
Chiara Santomiero

sources: ALETEIA


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