Santa Maria,

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martedì 24 marzo 2015

ROMERO OSCAR ARNULFO (1917-1980) martiri_testimoni_e_profeti

Un Vescovo contro i prepotenti.

Vescovo di S. Salvador (Centro America) durante il suo episcopato viene fortemente scosso e convertito ad un impegno a favore degli ultimi dall’assassinio del Padre gesuita Rutilio Grande. Ciò comporta un radicale mutamento della sua pastorale nella quale fa una forte opzione per gli ultimi denunciando dall’altare e dalla radio della diocesi i delitti commessi dal potere politico. Dall’altare, pochi giorni prima di essere assassinato, pronuncia un forte appello a disobbedire all’ordine ingiusto di uccidere. Don Romero invita i soldati, anch’essi figli del popolo, a non uccidere altri figli del popolo. Il 24 Marzo, mentre celebra la Messa, viene colpito a morte da un mandante del potere politico.
Ultima Omelia 
Il 24 marzo 1980, Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, cadeva assassinato sull'altare sotto i colpi degli squadroni della morte, sicari di un'estrema destra forte e spietata. 
Lo ricordiamo con la sua stessa voce, riportando alcuni brani delle sue omelie tratti da 'Mosaico di Pace' e 'Adista'. 
"Quando assassinarono il mio braccio destro, il padre Rutilio Grande (1977), i campesinos rimasero orfani del loro 'padre' e del loro più strenuo difensore. Fu durante la veglia di preghiera davanti alle spoglie dell'eroico gesuita, immolatosi per i poveri, che io capii che ora toccava a me prenderne il posto, ben sapendo che così anch'io mi sarei giocata la vita".
"Non possiamo separare la Parola di Dio dalla realtà storica in cui si pronuncia, altrimenti la Bibbia sarebbe un libro devoto, come un libro della nostra biblioteca; ma è parola di Dio perchè anima, illumina,contrasta, ripudia, elogia quanto accade oggi in questa società".
"Il profeta denuncia anche i peccati interni della Chiesa. Perché non farlo se vescovi, papa, sacerdoti, nunzii, religiosi, membri dei collegi cattolici sono esseri umani, e noi esseri umani siamo peccatori e abbiamo bisogno di qualcuno che ci serva da profeta per chiamarci alla conversione? 
Sarebbe molto triste una Chiesa che condanna solamente, una Chiesa che vede il peccato solo negli altri e non vede la trave che è nel suo occhio; non è l'autentica Chiesa di Cristo".
"La civiltà dell'amore non è sentimentalismo, è la giutizia e la verità. Una civiltà dell'amore che non esigesse la giustizia per gli uomini non sarebbe vera civilizzazione, non segnerebbe la vera convivenza tra gli uomini. Per questo è una caricatura dell'amore quando si vuole accomodare con l'elemosina ciò che si deve per giustizia, accomodare con apparenze di beneficenza quando si sta mancando sul piano della giustizia sociale. Il vero amore comincia con l'esigere, nelle realzioni di coloro che si amano, il giusto".
"Quando parliamo della Chiesa dei poveri non stiamo pensando a una dialettica marxista, come se l'altra fosse la Chiesa dei ricchi. Ciò che stiamo dicendo è che Cristo, ispirato dallo Spirito di Dio, disse: 'Mi ha inviato il Signore per evangelizzare i poveri', per dirci che per eascoltarlo è necessario farci poveri".
"Fratelli (soldati), siete del nostro stesso popolo! Ammazzate i vostri fratelli campesinos! Davanti all'ordine di uccidere dato da un uomo, deve prevalere la legge di Dio:Non uccidere!. Nessun soldato è tenuto a obbedire a un ordine che è contro la legge di Dio.E' tempo che recuperiate la vostra coscienza e che obbediate alla vostra coscienza... In nome di Dio, di questo popolo sofferente, i cui lamenti salgono al cielo ogni giorno più tumultuosi, vi supplico, vi chiedo, vi ordino, in nome di Dio: cessi la repressione". 
(Il giorno dopo questa omelia, Romero fu ucciso mentre celebrava la messa nella cappella dell'hospedalito di San Salvador). 
Centro di Documentazione Rigoberta Menchù.gf
www.jesus1.it/ testimoni_e_profeti.

Chi è Mons Oscar ROMERO - il vescovo il martire...


MONSEÑOR ROMERO, 35 AÑOS DESPUÉS.FUE EL PASTOR DE UN PUEBLO OPRIMIDO Y HUMILLADO, 
HOY ES RECONOCIDO COMO SANTO DE LA IGLESIA.

Monseñor Romero, 35 años después
24 MARZO 1980,

35 ANNI FA IL MARTIRIO DI OSCAR ROMERO.

Conversando con mons. Oscar Romero ai piedi dell’obelisco di San Pietro, un anno prima di essere ucciso mentre celebrava l’Eucaristia.

24 marzo, Giornata dei missionari martiri.


35 anni esatti dall'uccisione

 di Mons Oscar Arnulfo Romero.

Beato Oscar Arnulfo Romero Galdámez -



             Chi è Oscar Arnulfo Romero               

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   >>> LA STORIA SIAMO NOI rai.it        

Mons Oscar Arnulfo Romero, vita e preghiere

Il 24 marzo 1980, mentre stava celebrando la messa nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza, l’Arcivescovo di San Salvador Oscar Romero fu ucciso da un sicario, su mandato di Roberto D'Aubuisson, leader del partito nazionalista conservatore Arena (Alianza Republicana Nacionalista). 

Ancora una volta, nell'omelia, aveva ribadito la sua denuncia contro il governo di El Salvador, che aggiornava quotidianamente le mappe dei campi minati mandando avanti bambini che restavano squarciati dalle esplosioni. L'assassino sparò un solo colpo, che recise la vena giugulare mentre Romero elevava l'ostia nella consacrazione.

Oscar Arnulfo Romero nacque a Ciudad Barrios di El Salvador il 15 marzo 1917, da una famiglia modesta. Suo padre era telegrafista, sua madre una semplice donna del popolo. All’età di 12 anni venne avviato come apprendista presso un falegname. Ma nel 1930, a 13 anni, entrò nel seminario minore di San Miguel e poi, nel 1937, nel seminario maggiore di San José de la Montana a San Salvador, retto dai gesuiti. 

Sempre nel 1937, all’età di 20 anni, fece il suo ingresso all’Università Gregoriana di Roma dove si licenziò in teologia nel 1943. 

A Roma, in piena guerra mondiale, venne ordinato sacerdote un anno prima del conseguimento della licenza. 
Rientrato nella sua terra natale, si dedicò con passione all’attività pastorale come parroco. 
Divenne presto direttore della rivista ecclesiale “Chaparrastique” e, subito dopo, direttore del seminario interdiocesano di San Salvador. 
In seguito ebbe numerosi incarichi prestigiosi sino al 22 febbraio 1977, quando venne nominato vescovo dell’archidiocesi di San Salvador, proprio nel periodo in cui nel paese si scatenava la repressione sociale e politica. 
La nomina di Mons. Romero ad arcivescovo di San Salvador fu una gioia per il governo ed i gruppi di potere, che vedevano in questo religioso di 59 anni un possibile freno alle attività d’impegno con i più poveri che stava sviluppando l’arcidiocesi. Ma l’illusione durò poco. Un fatto successo poche settimane più tardi si rivelò decisivo nella scalata della violenza sofferta nel Salvador e chiarì la futura linea d’azione di Romero: il 12 marzo 1977 venne assassinato il padre gesuita Rutilio Grande, che collaborava alla creazione di gruppi contadini di auto-aiuto e buon amico di Mons. Romero. 
Il neo eletto arcivescovo insistette col presidente Molina perché investigasse le circostanze della morte e, di fronte alla passività del governo e al silenzio della stampa a causa della censura, minacciò persino la chiusura delle scuole e l’assenza della Chiesa Cattolica negli atti ufficiali. 
Passò poco tempo che le notizie della sua inaspettata attività in favore della giustizia sociale cominciarono a giungere lontano. 
La posizione di Oscar Romero iniziò ad essere riconosciuta e valorizzata a livello internazionale: il 14 febbraio 1978 fu nominato Doctor Honoris Causa dall’Università di Georgetown; nel 1979 fu candidato al premio Nobel per la pace e nel febbraio 1980 fu nominato Doctor Honoris Causa dall’Università di Lovagno, in Belgio. 
Nel corso di questo viaggio in Europa ebbe un incontro con papa  Giovanni Paolo II e gli comunicò le sue preoccupazioni di fronte alla terribile situazione che stava attraversando il suo paese. 
Nel 1980 il Salvador visse un periodo particolarmente violento. Si calcola che, tra gennaio e marzo di questo anno, furono assassinati più di 900 civili da parte delle forze di sicurezza, delle unità armate o da gruppi paramilitari sotto controllo militare. Tutti sapevano che il governo agiva in stretta relazione con il gruppo terrorista Orden e gli squadroni della morte. 
Appena rientrato dal suo viaggio in Europa l’arcivescovo Romero inviò una lettera al presidente degli Stati Uniti nella quale si opponeva agli aiuti che gli Stati Uniti stavano offrendo al governo salvadoregno, aiuti che fino a quel momento avevano favorito soltanto lo stato di repressione in cui viveva il popolo. 
La risposta del presidente statunitense, si tradusse in una petizione al Vaticano perché richiamasse all’ordine l’arcivescovo. Ciò nonostante, in altri paesi continuava il riconoscimento del lavoro di Mons. Romero: nello stesso periodo ricevette il premio della Pace dell’Azione Ecumenica Svedese. Alla fine di febbraio Mons. Romero venne a conoscenza delle minacce di morte contro la sua persona; ricevette anche un avviso del pericolo da parte del Nunzio Apostolico in Costa Rica Mons. Lajos Kada e agli inizi di marzo venne danneggiata una cabina di trasmissione della radio panamericana che trasmetteva le sue omelie domenicali. 
Nei giorni 22 e 23 marzo le religiose che gestivano l’ospedale della Divina Provvidenza, dove viveva l’arcivescovo, ricevettero chiamate telefoniche anonime che minacciavano il prelato di morte. 
Il 24 di marzo Oscar Arnulfo Romero venne assassinato da un tiratore scelto mentre celebrava la messa nella cappella di questo ospedale. 
La Chiesa anglicana, la Chiesa luterana e la Chiesa vetero-cattolica commemorano Mons. Oscar Romero come martire il giorno 24 marzo.
La Chiesa cattolica aprì nel 1997 la causa di beatificazione.  Il lungo oblio è stato interrotto da Papa Francesco che il  22 aprile 2013, “ha sbloccato la causa di beatificazione”.
Da morto Oscar Romero fa più rumore che da vivo. 
Per la sua gente e nel mondo, egli è martire, per aver voluto illuminare la politica e la vita sociale, dando un messaggio di speranza nella realizzazione di un mondo migliore. Non è morto invano. La sua voce è rimasta nel cuore del suo popolo, dove nessuno potrà mai spegnerla.





















"Sento che il popolo è il mio profeta"

- Mons. Oscar Romero - 



Uomini per il Regno di Dio 



Fuori dalla chiesa ogni persona che lotta per la giustizia, ogni persona che cerca rivendicazioni giuste in un ambiente ingiusto, sta anche lavorando per il Regno di Dio e può darsi che non sia cristiana. 

La chiesa non esaurisce il Regno di Dio. 

Il Regno di Dio sta in maggior parte al di fuori delle frontiere della chiesa e pertanto la chiesa apprezza tutto ciò che in sintonia con la sua lotta per impiantare il Regno di Dio. 
Una chiesa che cerca solamente di conservarsi pura, incontaminata, non sarebbe una chiesa al servizio di Dio e degli uomini (3.12.78)

- Moms. Oscar Romero - 


Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare, ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, che il mio sangue sia un seme di libertà e il segno che la speranza sarà presto realtà....

Se mi uccideranno risorgerò nel popolo salvadoregno.


- Mons. Oscar Romero -


In memoria del Vescovo Romero - Padre Davide Maria Turoldo

In nome di Dio vi prego, vi scongiuro,
vi ordino: non uccidete!
Soldati, gettate le armi...
Chi ti ricorda ancora,
fratello Romero?
Ucciso infinite volte
dal loro piombo e dal nostro silenzio.
Ucciso per tutti gli uccisi;
neppure uomo,
sacerdozio che tutte le vittime
riassumi e consacri.
Ucciso perché fatto popolo:
ucciso perché facevi
cascare le braccia
ai poveri armati,
più poveri degli stessi uccisi:
per questo ancora e sempre ucciso.
Romero, tu sarai sempre ucciso,
e mai ci sarà un Etiope
che supplichi qualcuno
ad avere pietà.
Non ci sarà un potente, mai,
che abbia pietà
di queste turbe, Signore?
nessuno che non venga ucciso?
Sarà sempre così, Signore?




Buona giornata a tutti :-) leggoerifletto:

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