Catechesi di don Fabio Rosini sulle sette parole di Cristo sulla Croce.www.cercoiltuovolto.it/audio/don-fabio-rosini-le-ultime-parole-gesu-sulla-croce-parte/
Don Fabio Rosini, Direttore del Servizio per le Vocazioni della Diocesi di Roma, ci accompagna nella meditazione delle ultime frasi del Signore Gesù, per entrare nell’atto d’amore più grande con la chiave delle Sue stesse parole e accogliere la rivelazione del Suo cuore di Figlio e di Redentore.

Maria raccomanda che la S. Bibbia sia posta in casa in un posto prominente e che sia letta ogni giorno. "Cari figli! In questo tempo in modo particolare vi invito: pregate col cuore. Figlioli, voi parlate tanto ma pregate poco. Leggete, meditate la Sacra Scrittura e le parole scritte in essa siano per voi vita. Io vi esorto e vi amo perché in Dio troviate la vostra pace e la gioia di vivere. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. Messaggio da Medjugorje a Marija del 25/02/12.
martedì 27 marzo 2018
Le ultime parole di Gesù sulla croce
martedì 13 giugno 2017
“Dio non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato”.

www.smariadelcengio.it

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».I termini che Gesù sceglie per raccontare la Trinità, sono nomi di famiglia, di affetto: Padre e Figlio, nomi che abbracciano, che si abbracciano. Spirito è nome che dice respiro: ogni vita riprende a respirare quando si sa accolta, presa in carico, abbracciata.In principio a tutto è posta una relazione; in principio, il legame. E se noi siamo fatti ‘a sua immagine e somiglianza’, allora il racconto di Dio è al tempo stesso racconto dell’uomo, e il dogma non rimane fredda dottrina, ma mi porta tutta una sapienza del vivere. Cuore di Dio e dell’uomo è la relazione: ecco perché la solitudine mi pesa e mi fa paura, perché è contro la mia natura. Ecco perché quando amo o trovo amicizia sto così bene, perché allora sono di nuovo a immagine della Trinità.Nella Trinità è posto lo specchio del nostro cuore profondo, e del senso ultimo dell’universo. Nel principio e nella fine, origine e vertice dell’umano e del divino, è il legame di comunione.“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio…” In queste parole Giovanni racchiude il perché ultimo dell’incarnazione, della croce, della salvezza: ci assicura che Dio in eterno altro non fa che considerare ogni uomo e ogni donna più importanti di se stesso. Dio ha tanto amato… E noi, creati a sua somigliante immagine, “abbiamo bisogno di molto amore per vivere bene” (J. Maritain).Da dare il suo Figlio: nel vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo concreto, pratico, forte, il verbo dare (non c‘è amore più grande che dare la propria vita…). Amare non è un fatto sentimentale, non equivale a emozionarsi o a intenerirsi, ma a dare, un verbo di mani e di gesti. “Dio non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato”. Salvato dall’unico grande peccato: il disamore. Gesù è il guaritore del disamore (V. Fasser). Quello che spiega tutta la storia di Gesù, quello che giustifica la croce e la pasqua non è il peccato dell’uomo, ma l’amore per l’uomo; non qualcosa da togliere alla nostra vita, ma qualcosa da aggiungere:perché chiunque crede abbia più vita.Dio ha tanto amato il mondo… E non soltanto gli uomini, ma il mondo intero, terra e messi, piante e animali. E se lui lo ha amato, anch’io voglio amarlo, custodirlo e coltivarlo, con tutta la sua ricchezza e bellezza, e lavorare perché la vita fiorisca in tutte le sue forme, e racconti Dio come frammento della sua Parola. Il mondo è il grande giardino di Dio e noi siamo i suoi piccoli “giardinieri planetari”.Davanti alla Trinità, io mi sento piccolo ma abbracciato, come un bambino: abbracciato dentro un vento in cui naviga l’intero creato e che ha nome amore.
lunedì 10 aprile 2017
tameion
La stanza della preghiera
Il vocabolo greco taméion che da nome a questa rubrica indica innanzitutto una parte della casa adibita a magazzino o a ripostiglio. Quando, per esempio, Gesù dice di imparare dagli uccelli che – pur senza mietere e senza avere granaio o ripostiglio – sono nutriti da Dio (Lc 12,24), usa questo termine. Taméion indica, tuttavia, anche la stanza più interna, più riservata e, quindi, più segreta. Come nel caso in cui Gesù afferma che perfino le cose bisbigliate all’orecchio e nelle “stanze più remote” saranno rese note a tutti e proclamate sui tetti (Lc 12,3).
In un caso e nell’altro, taméion è, dunque, una stanza dove non si conduce nessun estraneo. E Gesù rimanda ad un posto come questo quando, in un’altra occasione, istruendo i discepoli sulla preghiera li ammonisce a non farla per darsi delle arie. Non si prega, sembra voler dire Gesù, per apparire buoni, ma per diventarlo, cercando il tu per tu col Padre. “Quando pregate – dice loro - non siate come gli ipocriti. Infatti essi amano stare in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle strade e pregano per farsi vedere dalla gente. […] Quando tu vuoi pregare, va’ nel tuo taméion e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ascolterà” (Mt 6,5-6).
Chi lo ha capito meglio di tutti è santa Teresa d’Avila che – non per nulla – è riconosciuta da tutti come la più grande maestra di preghiera. “Per me – scrive, infatti, Teresa - la preghiera non è altro se non un rapporto di amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama” (Vita, 8,5).
E si capisce, allora, che il taméion è la stanza segreta ed esclusiva del cuore o del castello interiore, “quella nella quale si svolgono le cose di maggiore segretezza tra Dio e l’anima” (Mansioni I,1,3).
Tornare - DEBARIM
Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente
La parola greca usata per cameretta è tameion, che si riferisce a un ripostiglio o a una dispensa, una stanza interna o segreta. L’immagine usata da Gesù implica l’essere da soli con Dio. Non è riportato da nessuna parte che Gesù abbia pregato in un ripostiglio, ma leggiamo che dedicava spesso tempo alla preghiera da solo con suo Padre.6 Naturalmente abbiamo descrizioni di Gesù che pregava pubblicamente7 e anche i suoi discepoli lo fecero nel libro degli Atti, 8 il che dimostra che non era tanto la preghiera pubblica che Gesù condannava, quanto il motivo sbagliato per pregare, quello di cercare gloria o attenzione per se stessi.
Quelli che pregano per farsi notare in pubblico ricevono il premio che hanno cercato. A quelli che entrano in comunione con Dio, che cercano diligentemente il suo volto9 ed entrano alla sua presenza in preghiera per i motivi giusti, viene promesso un premio da Dio, che vede e ascolta la loro preghiera segreta.
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https://directors.tfionline.com/it/post/gesu-vita-messaggio-sermone-motivazione2/
giovedì 9 febbraio 2017
Beata Anna Katharina Emmerick ...
La Passione di Gesù secondo le rivelazioni di Suor Anna Caterina Emmerick
- Capitolo 2 - L'arresto del Signore
- Capitolo 3 - Gesù condotto da Pilato
- Capitolo 4 - L'orribile flagellazione
- Capitolo 5 - Gesù è condannato a morte
- Capitolo 6 - Gesù porta la croce verso il calvario
- Capitolo 7 - Gesù e le pie donne si recano al calvario
- Capitolo 8 - Giuseppe d'Arimatea chiede a Pilato il corpo di Gesù
Capitolo 10 Dopo la risurrezione del Signore
DOPO LA RISURREZIONE DEL SIGNORE1. Le apparizioni del Risorto Sulla via di Emmaus«Non ardeva forse il nostro cuore quando egli, lungo la via, ci parlava e ci spiegava le Scritture?» (Luca 24,32).Vidi i discepoli e gli apostoli riuniti nella casa di Giovanni Marco mentre discutevano sulla risurrezione di Gesù. Molti erano ancora dubbiosi.Più di tutti gli altri, Luca e Cleofa esitavano a credervi.Volendo meditare sul loro dubbio, i due decisero di ritirarsi nella solitudine di Emmaus. Per evitare di essere visti insieme, uno prese il sentiero di destra e l'altro percorse una strada diversa.Luca aveva con sé un sacco di cuoio e un bastone, spesso si allontanava dai margini del sentiero per cogliere erbe medicinali.Egli era stato battezzato da Giovanni e aveva seguito saltuariamente gli insegnamenti del Signore. Dopo la passione di Gesù andò ad abitare con gli altri apostoli.Vidi Luca e Cleofa incontrarsi su una collina distante da Gerusalemme. Erano ancora turbati dal fatto che il Signore aveva permesso ai suoi nemici di crocifiggerlo. Discutevano fra loro e di tanto in tanto salmodiavano, finché Gesù risorto li avvicinò a metà strada. Essi lo videro, ma non lo riconobbero, anzi rallentarono il passo affinché “il pellegrino” passasse avanti. Ma anche Gesù rallentò il passo e, avvicinandosi ai due, chiese di quale argomento discutessero. Allora lo udii parlare di Mosè, di ciascun profeta e delle Scritture: in particolare di tutti i passi che lo riguardavano. Vidi i due discepoli molto stupiti di questo strano viandante e della vastità della sua scienza celeste.Giunti in prossimità di Emmaus, un grazioso borgo immerso nella natura, il Signore fece finta di prendere la strada verso Betlemme, ma i due lo esortarono a restare e lo invitarono in una locanda del paese.Occuparono una tavola molto pulita e già apparecchiata nella sala principale.L'oste servì loro del miele e una grande torta di forma quadrata; di fronte al Signore, in quanto straniero e ospite di riguardo, depose un piccolo pane azzimo sottile e soffice come i pani pasquali.Dopo aver recitato una preghiera in comune, Gesù cenò con loro, prese il pane azzimo, vi segnò tre porzioni con un coltello d'osso e lo mise sopra un piatto. Poi si alzò in piedi, pregò, benedisse il piatto e lo levò verso il cielo, tenendolo con entrambe le mani.In quel momento vidi il Signore trasfigurato: i due discepoli lo riconobbero e furono subito rapiti in estasi.Aureolato di luce, Gesù rimise il piatto sul tavolo, spezzò il pane e lo portò alla loro bocca; poi, prendendo la sua parte, disparve.I due discepoli si abbracciarono commossi fino alle lacrime.Nel cenacolo«Metti il tuo dito qui e guarda le mie mani, porgi la tua mano e mettila nel mio fianco, e non essere più incredulo, ma credente...» (Giovanni 20,27).Dopo l'apparizione del Signore, Cleofa e Luca ritornarono indietro alla volta di Gerusalemme.Arrivati alla porta del cenacolo, bussarono e fu loro aperto.Davanti al vestibolo si trovavano la santa Vergine e le pie donne, le quali assistevano alla preghiera e alle istruzioni degli apostoli. Questi ultimi erano là radunati, ad eccezione di Tommaso. Quando i due entrarono nella sala, pieni di gioia, rivelarono quel che avevano veduto. Allora fu interrotta perfino la preghiera perché tutti vollero sapere i particolari di quell'incontro straordinario. Subito dopo, gli apostoli, con rinnovato fervore, si disposero in cerchio e ripresero la preghiera. In quel medesimo istante, nonostante la porta fosse chiusa, entrò Gesù, vestito d'una lunga tunica bianca. Gli apostoli si sentirono illuminati dalla grazia, tuttavia non riuscivano ancora a credere alla reale presenza del Signore.Vedendoli intimoriti, il Salvatore andò a mettersi in mezzo a loro e chiese del cibo. Gli apostoli ne ebbero gioia e conforto, misti a turbamento. Gesù mostrò loro le mani e i piedi piagati e si scoprì il petto per mostrare la ferita del la lancia. Pietro prese un piatto dalla dispensa, contenente un pesce e del miele, e lo mise innanzi a lui. Dopo aver benedetto quegli alimenti, il Signore offrì una porzione del pesce ad alcuni apostoli, alla sua diletta Madre e al gruppo delle pie donne, quindi mangiò il rimanente.Per tutto il tempo che Gesù fu in mezzo a loro, la santa Madre non cessò di contemplano, e i suoi occhi sprigionavano amore e gioia.2. Maria, la Madre di Gesù, dopo l'ascensione del FiglioLa mattina del 13 agosto 1823, in occasione della festa del l'Assunzione di Maria santissima, la veggente di Dùlmen iniziò la narrazione della vita della Madonna.La Vergine Maria, dopo l'ascensione di nostro Signore al cielo, visse ancora tre anni a Sion, tre a Betania e nove a Efeso. Qui fu condotta da Giovanni quando si scatenò la persecuzione degli Ebrei contro Lazzaro e le sue sorelle. Giovanni la portò a Efeso e fece costruire per lei una piccola abitazione non molto distante dalla città. La seguirono un gruppo di discepole e altri fedeli della Palestina.Molte famiglie e pie donne di questa prima colonia cristiana dimorarono nelle spelonche delle rupi e nelle cavità che offriva il terreno. Il suolo era fertile e i cristiani avevano orti e frutteti. Altri gruppi abitavano nelle tende o avevano costruito piccole capanne. L'uso delle tende iniziò a diffondersi tra i cristiani fin dall'inizio delle persecuzioni, perché spesso erano costretti a trasferirsi da un luogo all'altro. Solamente la casa di Maria era di pietra. Pochi passi dietro la casa c'era un monte che si alzava ripido fino alla vetta, dalla quale si godeva una bella vista sul mare, su Efeso e sulle sue numerose isole. Non distante dal monte scorreva un bel fiumiciattolo. Per questa contrada non passava quasi mai nessuno.Nei pressi della colonia cristiana vidi un castello in cui abitava un re detronizzato. Giovanni lo convertì alla nuova fede. Tempo dopo il castello divenne sede vescovile.La casa della Vergine era quadrata, solo la parte posteriore era di forma circolare, aveva le finestre molto sollevate dal suolo e il tetto era piatto.L'abitazione era divisa al centro dal focolare. A destra e a sinistra di questo si accedeva nella parte posteriore della casa, dove c'erano l'oratorio e alcune piccole stanzette. Questa parte della casa, di forma circolare, era scarsamente illuminata ma addobbata in modo grazioso.Al centro del muro, dal focolare al tetto, c'era un'incavatura simile ai nostri condotti per il fumo: serviva, infatti, a guidare il fumo a un'apertura superiore. Una tortuosa canna di rame si alzava al di sopra della casa.Nelle piccole stanzette laterali, formate con pareti mobili di giunchi, dormivano l'ancella di Maria santissima e le donne che talvolta venivano a visitarla.Le pareti erano ricoperte di vimini intrecciati che terminavano superiormente in forma di volta.Nell'oratorio, in una nicchia al centro del muro, vi era un tabernacolo in cui la Vergine teneva una croce lunga al l'incirca un braccio. Essa aveva le due braccia laterali a forma di Y, come ho sempre visto la prima croce di nostro Signore.La croce non aveva ornamenti, anzi era intagliata in modo rudimentale come lo sono quelle che ancor oggi giungono dalla Terrasanta. Io penso che l'avessero intagliata Giovanni e Maria santissima. Era composta di quattro specie di legno e fissata in un supporto di terra o di pietre, com'era la croce di Cristo sul Calvario. Ai piedi della croce si trovava un pezzo di pergamena su cui era scritto qualcosa, forse le parole del Signore. Sul legno vidi scolpita l'immagine del Redentore, molto semplice, spoglia d'ogni vano ornamento e con linee di colore scuro. Le linee più marcate da una tinta nera rendevano ancor più chiara la figura di Cristo.Nelle diverse qualità del legno, ravvisai le varie contemplazioni fatte dalla santa Vergine. Due vasi di fiori stavano l'uno a destra e l'altro a sinistra della croce.Vicino a questi vasi vidi un lino: mi sembrò che fosse quello con cui la Madre di Dio s'era servita per asciugare il sangue e le piaghe del corpo di Cristo.Nello scorgere questa pezzolina, vidi Maria santissima asciugare le sacre piaghe del Redentore. Il panno era simile alla tela con cui i sacerdoti puliscono il calice dopo aver bevuto il sangue di Cristo. Ella conservava pure alcune vesti di Gesù, tra le quali la tunica inconsutile.Quando Giovanni andava a visitarla, si scopriva il tabernacolo e, davanti al crocifisso, essi s'inginocchiavano e pregavano a lungo.Nei dintorni della sua casa la Vergine aveva disposto dodici pietre commemorative delle stazioni della Via Crucis.La vidi percorrere con la sua ancella i luoghi simbolici della passione del Signore. Ella meditava e pregava sui patimenti del Figlio.Ad ogni stazione, baciando la terra, le due donne ricordavano le sofferenze del Signore.La piccola casa della santa Vergine era adiacente un bosco ed era circondata da alberi; la quiete e il silenzio dominavano il paesaggio circostante. L'ancella, più giovane del la Vergine, andava nei dintorni a procurare il cibo. Esse conducevano una vita di preghiera, tranquilla e ritirata.Negli ultimi tempi che dimorò in questo luogo, la Madonna divenne sempre più silenziosa e raccolta, pareva quasi dimenticare di prendere il nutrimento necessario. Durante gli ultimi anni della sua vita terrena la vidi bere un succo simile a quello di uva. Solo il suo corpo sembrava ancora di questo mondo, poiché lo spirito pareva già passato a felice dimora. Tutto in lei faceva trasparire la continua preoccupazione dello spirito.Nelle ultime settimane della sua vita passeggiava per le stanze appoggiata al braccio della sua fedele ancella.Portava spesso una veste bianca, il suo viso era senza rughe, angelico e spiritualizzato.Dopo tre anni di soggiorno ad Efeso, accompagnata da Giovanni e da Pietro, la Madre di Dio fece ritorno a Gerusalemme, spinta dal desiderio di rivedere i luoghi santificati dal sangue del Figlio.Vidi in questa città gli apostoli radunati per un concilio; c'era anche Tommaso.La Vergine li assisteva con i suoi consigli.Essi gettarono le basi concrete della Chiesa futura; dopo di che andarono a portare il vangelo nelle terre lontane.Quando la Vergine giunse a Gerusalemme imbruniva appena. Prima di entrare in città si recò a visitare il monte degli Ulivi, il Calvario, il santo sepolcro e tutti gli altri luoghi santi che sono intorno a Gerusalemme.Sui luoghi della passione Maria non cessava di sospirare:«Oh, Figlio mio! Figlio mio!...».Giunta alla porta del palazzo dove aveva incontrato Gesù sotto la croce, cadde svenuta. Gli apostoli credettero che ella avesse cessato di vivere.Fu portata al cenacolo, in cui abitò le stanze dell'atrio. Maria santissima fu così grave e sofferente che si pensò di prepararle una tomba in una caverna del monte degli Ulivi.Ma dopo che la tomba fu preparata, Maria si ristabilì in salute e tornò ad Efeso.Il bel sepolcro scavato per lei a Gerusalemme fu tenuto in grande considerazione. Più tardi lì vicino fu costruita una magnifica chiesa. Giovanni Damasceno, seguendo una diffusa tradizione, scrisse che la Madonna si era addormentata nel Signore ed era stata sepolta a Gerusalemme.A me, però, fu rivelato che, per volontà di Dio, i particolari del transito, della sepoltura e dell'assunzione della santa Vergine in cielo erano oggetto soltanto di una tradizione incerta.Il tempo in cui la Chiesa commemora il transito di Maria santissima è giusto, ma non tutti gli anni cade nello stesso giorno.Nell'anniversario della sua morte ho visto numerose anime salire in paradiso.Quando la santa anima della Vergine lasciò il santo corpo, era l'ora nona, la stessa in cui era spirato il Salvatore.medjugorje.altervista.org/doc/vita_di_gesu_e_maria/passione_emmerick/10
Le rivelazioni di Suor Anna Caterina Emmerick
By leggoerifletto
9 febbraio Beata Anna Katharina Emmerick Mistica, religiosa
Anna Catharina Emmerick nacque l’8 settembre 1774 a Flamske bei Coestfeld (Westfalia, Germania) comunità di contadini; i suoi genitori Bernardo Emmerick e Anna Hillers, erano di umile condizione ma buoni cattolici.Da bambina faceva la pastorella e in questo periodo avvertì la vocazione a farsi religiosa, ma incontrando l’opposizione del padre; durante la sua giovinezza Dio la colmò di grandi doni, come fenomeni di estasi e visioni.Ma questo non le giovò, in quanto fu rifiutata da varie comunità; nel 1802 a 28 anni, grazie all’interessamento dell’amica Clara Soentgen, una giovane della borghesia, ottenne alla fine di entrare nel monastero delle Canonichesse Regolari di S. Agostino di Agnetenberg presso Dülmen.La vita nel monastero fu per lei molto dura, perché non della stessa condizione sociale delle altre e questo le veniva fatto pesare, come pure le si rimproverava di essere stata accolta dietro insistenti pressioni. A ciò si aggiunse che soffrì di varie infermità, per le conseguenze di un incidente patito nel 1805, fu costretta a stare quasi continuamente nella sua stanza, dal 1806 al 1812.Quando era una contadina riusciva a tenere nascosti i fenomeni mistici che si manifestavano in lei, ma nel monastero, un ambiente più ristretto, ciò non le riusciva, pertanto alcune suore o per zelo o per ignoranza la fecero oggetto di insinuazioni maligne e sospetti di ogni genere.Nel 1811 il convento fu soppresso dalle leggi francesi di Napoleone Bonaparte e le suore disperse; Anna Caterina Emmerick nel 1812 si mise allora al servizio di un sacerdote, emigrato a Dülmen proveniente dalla diocesi francese di Amiens, don Giovanni Martino Lambert.Ed in casa del sacerdote verso la fine di quell’anno, i fenomeni sempre presenti prima, si moltiplicarono e negli ultimi giorni di dicembre 1812 ricevette le stigmate; per due mesi riuscì a tenerle nascoste, ma il 28 febbraio 1813 non poté lasciare più il letto, che diventò il suo strumento di espiazione per i peccati degli uomini, unendo le sue sofferenze a quelle della Passione di Gesù.
Fu sottoposta ad un’indagine sulle stigmate, sulle sofferenze della Passione e sui fenomeni mistici che si manifestavano in lei, indagine che confermò la sua assoluta innocenza e il carattere soprannaturale dei fenomeni.Devotissima dell'eucaristia, traeva la sua forza da essa; si verificò in lei, come in altre mistiche, il fenomeno del digiuno eucaristico: poca acqua e l'ostia consacrata furono sufficienti a tenerla in vita per molti anni.Ebbe visioni riguardanti la vita di Gesù e di Maria, ma soprattutto della Passione di Cristo.È diventato difficile sapere quali visioni furono effettivamente sue, perché un suo contemporaneo, il poeta e scrittore Clemente Brentano (1778-1842) le pubblicò facendo delle aggiunte e abbellimenti al suo racconto, creando così una grande confusione, che pesò fortemente sul futuro processo di beatificazione.Anna Caterina Emmerick morì a Dülmen il 9 febbraio 1824, diventando una delle Serve di Dio più conosciute in Europa. Per l’appartenenza da suora all’Ordine delle Canonichesse Regolari, i monaci Canonici Regolari di sant’Agostino promossero la sua causa di beatificazione, che subì varie battute di arresto, interventi di vescovi e dello stesso papa Leone XIII, coinvolgimenti nelle vicende politiche della Germania, ecc., finché il 4 maggio 1981 ci fu il decreto sull’introduzione della causa.
Finalmente questa venerabile suora, mistica, veggente, stigmatizzata del secolo XVIII, è giunta alla fine di un lungo processo di canonizzazione, durato più di 135 anni, san Giovanni Paolo II, papa l’ha scritta nell’albo dei Beati il 3 ottobre 2004. Sia Anna Caterina che il poeta Brentano non erano mai stati in Terra Santa, eppure Anna Caterina ha descritto con sorprendente precisione della casa di Efeso dove vissero Giovanni e Madonna.
Alcuni archeologi austriaci, fra cui Il ricercatore francese Julien Dubietpresero sul serio le visioni della monaca agostiniana e, tracciando una mappa topografica basata sulle sue indicazioni, riportarono alla luce, in Turchia a 9 km da Efeso, alcuni resti (mura perimetrali e focolare) di una casa che identificarono come l'antica abitazione nella quale la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista vissero dopo la morte di Gesù. L’edificio, nonostante le trasformazioni subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco dell'antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva indicato la beata Emmerich. La validità delle visioni di Caterina e del relativo ritrovamento, venne confermata anche dalle ricerche archeologiche condotte nel 1898 da alcuni esperti austriaci.
Gli archeologi ebbero modo di appurare che l’edificio - almeno nelle sue fondamenta - risaliva al I secolo d.C.
Meryem Ana è visitato ogni anno da migliaia di pellegrini.
La chiesa cattolica non si è mai ufficialmente pronunciata ma il sito è stato meta dei pellegrinaggi dei papi Paolo VI (26 luglio 1967), Giovanni Paolo II
(30 novembre 1979) e Benedetto XVI (29 novembre 2006).
Nella foto io e mio marito in visita a Mary Ana. La casa è su una collina e, ai tempi di Maria il mare era visibile ad occhio nudo, ora è distante una trentina di chilometri.
Mi piace immaginare Maria, al tramonto, seduta proprio lì, dove siamo seduti noi, guardare il tramonto sul mare.
"Anche se rimanesse un solo cattolico, la Chiesa vincerebbe di nuovo, perché non si fonda sui consigli e sull'intelligenza umani."
- Beata Caterina Emmerick -Flamske
(Germania), 8 settembre 1774 – Dülmen, 9 febbraio 1824

San Giovanni-Maria Vianney (Curato d’Ars)
- Biografia, preghiere
Chi è più soggetto alla tentazione - San Giovanni Maria Vianney (curato d'Ars)
"Chi sono dunque coloro che subiscono di più la tentazione? Sono senza dubbio gli ubriachi, i mormoratori o gli spudorati che si gettano alla cieca nelle lordure, o l’avaro, che pensa solo ad arricchirsi in ogni modo, direte voi. No, non sono affatto costoro; al contrario, il demonio li disprezza, o meglio, li protegge perché possano fare il male per il maggior tempo possibile, dal momento che più a lungo essi vivranno, più i loro cattivi esempi trascineranno le anime all’inferno. Infatti, se il demonio avesse incalzato troppo fortemente questo vecchio impudico, egli, per i suoi vizi, avrebbe accorciato i suoi giorni di quindici o vent’anni e quindi avrebbe avuto meno tempo per indurre a peccare questa vergine, della quale ha violato il fiore della verginità; o questa giovane che ha gettato nel più infame pantano dei peccati contro la purezza. Non avrebbe avuto il tempo di iniziare al male quel giovane, che forse vi resterà avviluppato fino alla morte. Se il demonio avesse indotto quel ladro a rubare in modo sfrenato, già da tempo sarebbe incorso nel patibolo, e non avrebbe avuto l’opportunità di trascinare qualche altro nel suo vizio. Se il demonio avesse sollecitato quest’ubriaco a riempirsi di vino fino all’orlo, già da tempo sarebbe morto nella crapula; invece, prolungando i suoi giorni, riuscirà a trascinare molti altri col suo cattivo esempio. Se il demonio avesse tolto la vita a questo musicista o a questo maestro di ballo o a questo cabarettista, quanta gente in loro assenza avrebbe scampato il pericolo, mentre se quelli restano in vita, si dannerà per loro. Sant’Agostino ci insegna che il demonio non tormenta troppo queste persone, ma, al contrario, li disprezza e sputa loro addosso. Ma, mi dirai, chi sono dunque quelli che il demonio preferisce tentare? Ascolta attentamente, amico mio. Sono proprio coloro che si mostrano più pronti, con l’aiuto di Dio, a sacrificare ogni cosa per la salvezza della loro povera anima; che sanno rinunciare a tutto ciò che, sulla terra, gli altri ricercano con ansia e con ardore. E non è solo un demonio che li tenta, ma sono milioni quelli che gli piombano addosso, per farli cadere nei loro lacci. Eccovi un esempio. La storia racconta che San Francesco d’Assisi era riunito un giorno con tutti i suoi religiosi, in un grande campo dove erano state costruite delle piccole capanne di giunchi. San Francesco, vedendo che facevano penitenze così straordinarie, ordinò che gli fossero portati tutti gli strumenti di penitenza, e li ammassò come si fa con la paglia. C’era lì un giovane a cui il buon Dio aveva fatto la grazia di vedere il suo angelo custode. Egli vedeva, da una parte, questi buoni religiosi che non potevano saziarsi mai di fare penitenza, e dall’altra, il suo buon angelo custode, gli fece vedere una assemblea di diciottomila demoni, che tenevano consiglio per trovare il modo di travolgere questi religiosi con la tentazione. Ci fu un demonio che disse: “Voi non capite niente; questi religiosi sono troppo umili, (ah! bella virtù!), troppo distaccati da se stessi, troppo attaccati a Dio. Essi hanno un superiore che li guida così bene, che è impossibile poterli vincere. Aspettiamo che il superiore muoia, e allora tenteremo di introdurre in mezzo a loro, dei giovani che non hanno una vera vocazione, e che li spingeranno a rilassarsi, e in tal modo saranno nostri”. Qualche tempo dopo, entrando in città, vide un demonio tutto solo, seduto alla porta della città, per tentare tutti quelli che vi abitavano. Il santo giovane chiese al suo angelo custode, perché, per tentare quei religiosi occorrevano tante migliaia di demoni, mentre per una intera città ce n’era solo uno e anche seduto oziosamente. Il suo buon angelo gli rispose che la gente del mondo non ha affatto bisogno di tentazioni, perché ci pensa da sola a trascinarsi verso il male, mentre i religiosi si comportano bene, nonostante tutte le trappole e le battaglie che il demonio procura loro."
(S. Giovanni M. Vianney)
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Gli spiriti cattivi si manifestano in tutt’altro modo che gli Angeli: irradiano una luce torbida, come un riflesso, sono pigri, stanchi, sognanti, malinconici, arrabbiati, selvaggi, rigidi e passivi, oppure leggermente mobili e passionali. Ho notato che questi spiriti sprigionano gli stessi colori che avvolgono gli uomini durante le sensazioni dolorose, provenienti da situazioni di sofferenze estreme e travagli dell’anima. Sono gli stessi colori che avvolgono i martiri durante la trasfigurazione della gloria del martirio. Gli spiriti cattivi hanno visi affilati, violenti e penetranti, si insinuano nell’animo umano come fanno gli insetti quando sono attratti da determinati odori, sulle piante o sui corpi. Questi spiriti penetrano dunque negli animi risvegliando negli esseri ogni genere di passione e pensieri materiali. Il loro scopo è di separare l’uomo dall’influsso divino gettandolo nelle tenebre spirituali.
- Beata Anna Caterina Emmerick -
Buona giornata a tutti. :-)
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Emmerick Anna Katharina, beata (1774-1824)
La Passione del Signore
Vidi un grande edificio in una zona alberata sul versante meridionale del monte Sion, non lontano dalle rovine del palazzo di Davide. Nel cortile spazioso di questa soli da costruzione vidi altre case, tra le quali quella del maestro di mensa e un'altra dove si radunavano la santa Vergine e le pie donne dopo la morte di Gesù. L'edificio si trovava in pessime condizioni, quando di venne proprietà di due buoni membri del sinedrio, Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea. Essi provvidero a ristrutturare la sala principale allestendola come cenacolo per i banchetti pasquali degli stranieri. In questo locale vi avevano abitato i prodi capitani di Davide. Nel cenacolo non ho visto finestre: la luce scende dai fori praticati nelle alte volte; dal soffitto pendono molte lucerne. Durante le feste le pareti vengono coperte fino a metà altezza da meravigliose stuoie e tappeti e un velo blu viene steso al di sopra di un'apertura nel tetto. Una tenda simile separa la sala principale dei banchetti dal vestibolo, al quale si accede da tre ingressi. Dietro la sala principale si trova un locale interno, ai cui lati vengono deposti gli arredi e gli oggetti del culto, e al centro c'è un focolare che serve per cuocere i pani azzimi e arrostire l'agnello pa squale, ma viene usato anche per bruciare gli incensi e gli avanzi del pasto. La divisione del cenacolo in tre parti — vestibolo, sala centrale e sala interna — è simile alla struttura del tempio: atrio, santuario e santo dei santi. I locali situati nell'altra ala dell'edificio servivano da deposito per le grandi pietre tombali ed edilizie e come officina degli scalpellini, poiché Giuseppe d'Arimatea possedeva al suo paese cave di pietre della miglior qualità; egli commerciava in lapidi, ornamenti architettonici e colon ne, e tutto veniva lavorato sotto la sua guida. Nicodemo collaborava con Giuseppe nell'attività commerciale, inoltre si occupava di sculture e lavori d'intaglio. Eccetto i giorni di festa, lo si vedeva spesso in questa sa la intento a scolpire disegni e ornamenti sulla pietra.
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mercoledì 4 gennaio 2017
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: SIAMO VENUTI DALL'ORIENTE PER ADORARE IL RE
p. José María CASTILLO"SIAMO VENUTI DALL'ORIENTE PER ADORARE IL RE"
SIAMO VENUTI DALL'ORIENTE PER ADORARE IL RE
di p. José María CASTILLO
Mt 2, 1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco,
alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano:
«Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.Il racconto dei Magi, venuti da popoli lontani per adorare Gesù, non è un racconto storico. È una leggenda che esprime quello che la Chiesa celebra in questo giorno: l’Epifania del Signore a tutte le genti della terra. Gesù non è patrimonio del Cristianesimo o della Chiesa. Gesù è patrimonio dell’umanità. È anche di coloro che non lo conoscono. E di coloro che non credono in lui. Gesù è un bene universale, che supera le frontiere ed i credo di tutte le religioni. Perché il cristianesimo non è una religione. Il cristianesimo è un “progetto di vita”: il progetto dell’onestà, della rettitudine, del cuore buono, della solidarietà. Ossia, tutto quello che ci unisce tutti e ci rende uguali a tutti. Questo dà senso per questa vita. E dà speranza di un’altra vita senza fine.Senza dubbio, questo racconto dei Magi non ha valore storico. Ma ci interessa come parabola della vita. Qui infatti sono evidenti varie cose di enorme importanza: 1) La frequente crudeltà del potere politico quando è assoluto e si sente minacciato. 2) La collaborazione che tante volte presta il potere religioso al potere dominante, sicuramente perché entrambi hanno interessi che sono loro comuni. 3) L’utilizzazione dei libri religiosi fatta dai sacerdoti e dai loro teologi (in questo caso, la Bibbia) per servire gli interessi del potere politico ed economico. 4) L’accanimento dei potenti con i deboli, come Erode si è accanito senza pietà con Maria, Giuseppe ed il Bambino. 5) In generale, quelli che appaiono come i “deboli” hanno più capacità di pazienza e di resistenza dei “forti”, come Gesù ed i suoi genitori, per sopportare di più e meglio di Erode. 6) Il potere è cinico, bugiardo ed mente su tutto quello che gli interessa, come Erode ha mentito ai Magi. 7) Alcuni strani “stranieri” (i Magi) con Gesù sono stati più generosi dei poteri politici e religiosi del suo popolo.È importante saper percepire come tutto questo continui a capitare nell’attualità. Ed a partire da quanto detto, costruire il nostro “progetto di vita”.
PADRE TIZIANO SOFIA, "E IL VERBO SI FECE LUCE DOPO ESSERSI FATTO CARNE"
E IL VERBO SI FECE LUCE
DOPO ESSERSI FATTO CARNE
LUCE: se c'è un prodigio quotidiano che dovrebbe affascinarci è proprio la LUCE che si affaccia sulBY antoniobortoloso.blogspot.it
nostro pianeta ogni giorno. Noi non ci facciamo caso. Eppure è un grande dono del cielo. Quante volte al giorno alzi gli occhi al sole e ringrazi Dio?Se i Romani celebravano il 25 dicembre come il ritorno del sole, perchè le giornate iniziano ad allungarsi, i cristiani celebrano il ritorno della LUCE DIVINA sull'oscurità mentale e spirituale dell'umanità. Ma come sempre c'è qualcuno che preferisce vivere e agire nelle tenebre cadendo nell'impossibilità di CONOSCERE IL MESSIA DI DIO.ILLUMINATI, LUMINOSI, ILLUMINANTI, veri figli del Padre nel rispetto obbediente. Così festeggiamo l'Epifania.IL PROFETA GIA' ILLUMINATO DA DIO: ISAIA (60,1-6)Nebbia e oscurità. Nessuno viaggiava di notte prima della invenzione delle automobili. Oggi le cose sono cambiate. Ma l'uomo è cambiato dalla LUCE DI BETLEMME, o preferisce rimanere nelle tenebre? Preferisci vivere nelle tenebre?"VIENE LA TUA LUCE!La gloria del Signore brilla sopra di te.Guarda, apri gli occhi alla luce e sarai raggiante!PALPITERA' e si DILATERA' il tuo cuore!".A Natale è uno sfavillio di luci, ma già verso l'Epifania le luci stanno appagandosi, perchè non abbiamo festeggiato il Bambino-Luce, ma solo un vecchio babbo natale. Parodia.Se credi di capire già la tua vita e il suo destino ultimo non ti metterai mai in cammino a cercare la LUCE, a raggiungerla a tutti i costi, per poi tornare nella tua vita da illuminato-illuminante. Pastori e sapienti dell'Oriente hanno visto la luce, furono illuminati e tornarono illuminanti. Stai dalla parte di Erode o dei Magi? Meglio, dei pastori?Un brano illuminante di Paolo (Efesini 3)Una sintesi corposa del senso dell'Epifania: Dio vuole formare un CORPO MISTERIOSO, con membra da innestare in esso. Quali saranno queste fortunate membra? Solo gli Ebrei, grazie alla circoncisione? Non erano tutti circoncisi quelli che dominavano su Israele? Sì, ma non vollero essere trapiantati in Cristo! Un gruppuscolo accettò: erano 12, con l'ultimo aggiunto alla scarna lista, Paolo. Ha accettato di essere accecato a Damasco, e poi illuminato da Cristo che lo battezzò nello Spirito. Dopo uno scontro con Pietro, che a sua volta venne illuminato da Paolo, ecco la novità: Dio vuole illuminare e trapiantare tutti "i gentili", i pagani, i non ebrei incirconcisi, i peccatori come Paolo, gli infedeli, i lontani, i disprezzati, i siero-positivi nell'Unico CORPO di CRISTO: insomma, tutti benendetti ed eredi della vita divina in Cristo.Matteo è preciso nei particolari epifanici (2,1-12).- Si tratta di astrologi babilonesi, dell'alta società. Gente regale da una parte, ma molto disponibile dall'altra, nella costante ricerca di "segni" profetici.- E il segno ci fu: prima una stella, poi LA STELLA di Betlemme. Fecero un errore involontario, per rispetto delle autorità locali: andarono a visitare il re Erode, per felicitarsi con lui per la nascita dell'erede, che non c'era.- Ma è Dio che guida la storia fin nei minimi particolari. II re, turbato, è terribilmente ipocrita: "Andate a cercarlo a Betlemme. Ditemi come sta e poi andrò ad omaggiarlo anch'io!". E con lui TUTTA GERUSALEMME! (Sembra essere in Italia, ormai diventata atea, miscredente, indifferente, ostile a quel Bambino. E inventaramo il natale pagano!).- Sempliciotti o saggi quei Magi? Continuano a fare gli astrologi, dietro alla cometa. E poi la sorpresa: nessun palazzo regale, niente servitù e cortigiani. Neppure lo stretto necessario, ma c'era LUI, L'UNICO NECESSARIO ALL'UOMO: Gesù! E fu proprio LUI a illuminarli e farli credenti veri e sinceri, anche se incirconcisi!- Un gesto principesco: aprono scrigni pieni di preziosità: oro, incenso e mirra. Simboli, segni di rispetto e di adorazione per quel "piccolo bambino divino". Erode? Beffato!- Erode e Gerusalemme rimangono nella nebbiosa oscurità del cuore. I Magi ritornano "sapienti, illuminati" e nella loro terra iniziano ad illuminare. Primi missionari pagani tra i pagani! Correggo: pagani per Erode, illuminati dal Bambino per Dio.VENIAMO A NOI...Non aspettare la befana per l'Epifania! Essa vive nei palazzo di Erode, insieme a tutti i mercanti che profanano il Natale e l'Epifania con lucciole di tutti i tipi. Spegni TV dissacranti. Non frequentare i centri commerciali, le abbuffate, certe sale di divertimento, certi prodotti che ti uccidono, che ti spengono!Porta al Bambino la tua presenza: ed EGLI TI ABITERA' con la sua luce, la sua GRAZIA, la sua VITA; ti farà erede di se stesso, soprattutto nell'Eucaristia.Smettiamo di vivere da erodiani... SIAMO EPIFANICI, CRISTIANI!Padre Tiziano SOFIA sdb Fonte: www.donbosco-torino.it |
PARROCCHIA S.MARIA DEGLI ANGELI, EPIFANIA ANNO A 2016
S.Messa vepsertina
“Ogni immagine porta scritto più in là”.
Così scriveva il poeta Eugenio Montale. Spesso ho letto questo pensiero e, ogni volta, per un attimo mi sono fermato ad immaginare i Magi che hanno vissuto il loro viaggio partendo da una casa lontana. Si saranno fermati in ogni paese o città per fare rifornimento e per ristorarsi. Avranno incontrato nuovi volti…ma si sono sempre rialzati e sono sempre andati avanti per raggiungere la meta che li spingeva a vivere il cammino.Mi viene in mente un’altra immagine del film su San Padre Pio, quando il Santo ripeteva:”Nonostante le difficoltà, avvertivo che Cristo mi afferrava e mi diceva vai avanti..”Anche San Paolo scrisse:”Sono stato afferrato da Cristo, perciò corro per afferrarlo”. (Fil 3,12)I Magi hanno vissuto questo cammino così come hanno fatto poi i primi cristiani.Negli atti degli Apostoli, venivano chiamati”Quelli della via”, cioè, quelli che non stanno mai fermi e che sanno dove andare. Dio è il nostro cammino.L’annuncio, cioè Dio stesso, spinge e si fa incontro con l’annunciatore.I Magi cercano Gesù, ma è Gesù che, invece, va loro incontro.Partire, vivere verso l’ignoto?L’anno scorso a Natale, riportavo il paragone tra Ulisse e Abramo. Il primo vive il partire come un ritorno a casa, il secondo, invece, come risposta ad una chiamata, a fare nuova la sua vita.Padre Ronchi diceva:”Ulisse vive un cerchio, un percorso logico. Il percorso di Abramo è simile ad una freccia”.Un pensiero, anche se ripetuto più volte, acquista ogni volta un gusto diverso.Papa Francesco affermava:”La Chiesa è nata in uscita” e in occasione della festa di Pentecoste ripeteva:”Immaginate se gli Apostoli fossero rimasti chiusi nel Cenacolo….”Allora, anche noi, come i Magi, viviamo il cammino.“La mia vita non è arrivare o raccogliere, ma partire ad ogni alba, seminare ad ogni stagione”. (Ernesto Olivero )Fonte:http://www.guardavalle.net/
By antoniobortoloso.blogspot.it
ORDINE DEI CARMELITANI,Lectiodivina"Visita dei Re dell’Oriente"
Matteo 2,1-12
1. In silenzio davanti a Dio
L’ascolto orante della Parola esige attenzione,
esige che il tuo ascolto sia orientato a Dio solo con
tutta la disponibilità di cui il tuo cuore è capace. La qualità della preghiera dipende molto dall’attenzione che vi poniamo. É stato detto che l’attenzione è «l’essenza della preghiera». Se la tua ricerca di Dio è sincera, onesta, corretta, non potrai non incontrare Dio. Oggi, in questa domenica in cui Dio viene manifestato come luce degli uomini, vogliamo chiedere al Signore «la passione di ascoltarlo» con le parole della beata Elisabetta della Trinità: «O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarvi, voglio farmi tutta docilità per imparare tutto da voi. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio fissare sempre voi e restare sotto la vostra grande luce» (Elevazione alla Santissima Trinità, 21 novembre 1904)
2. La Parola s’illumina
a) Il contesto del brano:
Se nel primo capitolo del vangelo di Matteo l’intento dell’evangelista è di mostrare l’identità di Gesù (chi è Gesù) nel secondo il mistero della figura di Gesù viene collegato con alcuni luoghi che segnano gli inizi della sua vita terrestre.
Il brano liturgico di questa domenica forma l’inizio del capitolo 2 di Matteo (2,1-29) al quale seguono altri tre quadri narrativi: la fuga in Egitto (2,13-15); la strage degli innocenti (2,16-18) e il ritorno dall’Egitto (2,19-23).
Per una migliore comprensione del messaggio in 2,1-13 risulta più proficuo suddividere il racconto dei Magi in due parti seguendo il criterio del cambiamento dei luoghi: Gerusalemme (2,1-6) e Betlemme (2,7-12). Da notare che nel cuore della storia dei Magi troviamo una citazione biblica che focalizza l’importanza di Betlemme in questo periodo dell’infanzia di Gesù:
«E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città di Giuda: da te, infatti, uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele.» (Mt 2,6)
Le due città costituiscono lo sfondo di questa vicenda dei Magi e accomunate da due fili tematici: la stella (vv. 2.7.9.10) e l’adorazione del bambino (vv.2.11).
b) Il testo:
1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2«Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo». 3All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6E Tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda.
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del Matteo 2,1-12bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
3. In silenzio davanti a Dio
Mettiti con semplicità davanti a Dio, immerso in un profondo silenzio interiore; lascia da parte ogni curiosità di pensiero e immaginazione; apri il tuo cuore alla forza della Parola di Dio.
4. Per una lettura attenta
a) Il simbolismo della stella:
I Magi, astrologi orientali, dediti alla scienza astrologica e alla predizione del destino, spesso interrogavano gli astri. Ora giunti a Gerusalemme dicono che hanno «visto la sua stella nel sorgere». Il termine «sorgere», in greco anatolê, significa, senza articolo, l’Oriente (il punto cardinale dove sorge il sole); ma nel testo greco c’è l’articolo e questo significa il sorgere di un vero e proprio astro. Una conferma ci viene da un testo biblico: «sorgerà un astro da Giacobbe e si leverà un uomo da Israele» (Num 24,17). La stella diventa figura del nuovo re appena nato e li guida al luogo in cui egli è nato e si trova. Interessante è notare che questa stella, non è visibile a Gerusalemme ma torna ad apparire ai Magi mentre essi si allontanano dalla città. La stella è, davvero, l’elemento più significativo del racconto.
Innanzitutto i Magi nel loro lungo cammino non hanno seguito la stella ma piuttosto l’hanno vista sorgere e subito l’hanno collegata con la nascita del messia. Inoltre il viaggio non era verso l’ignoto ma aveva come meta, Gerusalemme, città verso cui convergono in pellegrinaggio tutti i popoli secondo il profeta Isaia.
La città a questa notizia dei magi venuti per adorare il Messia è scossa e si agita. Gli abitanti di Gerusalemme non sembrano entusiasti e non si preoccupano minimamente di rendere omaggio al «nato re dei Giudei». Addirittura Erode progetta di ucciderlo.
Eppure in Is 60,1-6 la città di Gerusalemme è chiamata ad «alzarsi ed accogliere la gloria del Signore» ora in Mt 2,2 si assiste ad una reazione di rifiuto da parte del re e di Gerusalemme nei confronti del Messia nato a Betlemme. Tale atteggiamento prefigura l’inizio delle ostilità che porteranno Gesù ad essere condannato proprio a Gerusalemme. Nonostante tale reazione che impedisce ai Magi di accedere alla salvezza proprio nella città eletta per essere strumento di comunione di tutti i popoli con Dio, gli eventi della nascita di Gesù si spostano a Betlemme. Dio che guida gli eventi della storia fa ripartire da Gerusalemme i Magi che si rimettono in cammino e trovano il Messia, nella città che fu la patria di Davide, Betlemme. In questa città Davide aveva ricevuto l’investitura regale con l’unzione da parte di Samuele, ora, invece, il nuovo re riceve un’investitura divina: non con olio ma in Spirito Santo (1,18.20). In questa città ora salgono i popoli, rappresentati dai magi, per contemplare l’Emmanuel, il Dio con noi, e per fare esperienza di pace e di fede..
b) Il simbolismo del cammino dei Magi:
i) Un cammino irto di difficoltà, ma alla fine giunge al successo
Il movente del loro itinerario è l’apparire di una stella, collegata alla nascita di un nuovo re: «abbiamo visto sorgere la sua stella». La stella è qui solo un segno, un indizio che comunica ai Magi l’iniziativa di mettersi in cammino. All’inizio saranno stati spinti da curiosità ma che, in seguito, si è trasformata in desiderio di ricerca e di scoperta. Sta di fatto che quell’indizio della stella ha smosso dei personaggi e li ha spinti a cercare per trovare una risposta: forse a un desiderio profondo? Chi lo sa! Il testo ci mostra che i Magi hanno nel cuore una domanda e che non temono di ripeterla, rendendosi inopportuni: «Dov’è il re dei Giudei?».
La domanda la pongono al re Erode e, indirettamente, alla città di Gerusalemme. La risposta viene data dagli esperti, sommi sacerdoti, scribi: è necessario cercare il nuovo re a Betlemme di Giudea, perché così ha profetizzato Isaia: «E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo Israele» (Mt 2,6). Il testo profetico viene incontro alle difficoltà dei Magi: la Parola di Dio diventa luce al loro cammino.
In forza di quella informazione, attinta alla profezia isaiana, e confortati dal riapparire della stella i Magi riprendono il loro cammino avendo come meta, Betlemme. La stella che li guida si ferma sulla casa in cui si trova Gesù. É strano che coloro che abitano a Betlemme o nei dintorni della casa in cui si trova Gesù non vedono quel segno. Inoltre quelli che possiedono la scienza delle Scritture conoscono la notizia della nascita del nuovo re d’Israele, ma non si muovono per andarlo a cercare. Anzi, la richiesta dei Magi aveva, piuttosto, provocato nei
loro cuori paura e turbamento. In definitiva, coloro che sono vicino all’evento della nascita di Gesù non si accorgono dell’accaduto, mentre i lontani, dopo aver percorso un cammino accidentato, alla fine trovano ciò che cercavano. Ma, in realtà, cosa vedono gli occhi dei Magi: un bambino con sua madre all’interno di una povera casa. L’astro che li accompagnava era, in definitiva, quel semplice e povero bambino, nel quale riconoscono il re dei Giudei.
Si prostrano davanti a Lui e gli offrono dei doni simbolici: l’oro (perché si tratta di un re); l’incenso (perché dietro l’umanità di quel bambino è presente la divinità); mirra (quell’astro è un uomo autentico, destinato a morire).
ii) Il cammino dei Magi: un cammino di fede:
Non é errato pensare che quello dei Magi sia stato un autentico cammino di fede, anzi è stato l’itinerario di coloro che, pur non appartenendo al popolo eletto, hanno trovato Cristo. All’inizio di un cammino c’è sempre un segno che chiede di essere visto lì dove ogni uomo vive e s’impegna. I Magi hanno scrutato il cielo, per la Bibbia sede della divinità, e da lì hanno avuto un segno: una stella. Ma per iniziare un percorso di fede non basta scrutare i segni della presenza del divino. Un segno ha la funzione di suscitare il desiderio che richiede per realizzarsi un arco di tempo, un cammino di ricerca, un’attesa. É significativa l’espressione con cui Edith Stein descrive il suo cammino di fede: «Dio è la verità. Chi cerca la verità, cerca Dio, consapevolmente o no».
Un vero desiderio provoca domande. I Magi, intanto, trovano Gesù perché hanno nel cuore degli interrogativi forti. Tale esperienza d’incontro con Gesù è, davvero, una provocazione per la pastorale: si impone la necessità di non privilegiare una catechesi fatta di certezze o preoccupate di offrire delle risposte prefabbricate quanto di destare nell’uomo di oggi domande significative sulle questioni cruciali dell’umanità. É quanto suggerisce un vescovo del centro Italia in una lettera pastorale: «Presentare Cristo e il Vangelo in connessione coi problemi fondamentali dell’esistenza umana (vita- morte, peccato-male, giustizia-povertà, speranza-delusione, carità-odio, rapporti interpersonali familiari, sociali, internazionali...), onde evitare la sfasatura tra le domande dell’umanità e le nostre risposte» (Lucio Maria Renna).
La risposta, come ci insegna l’esperienza dei Magi, và trovata nella Bibbia. E non si tratta solo di una conoscenza intellettuale o di un sapere circa il contenuto delle Scritture, come nel caso degli scribi, ma un accostarsi ad essa guidato dal desiderio, dalla domanda. Per i Magi quell’indicazione attinta alle S.Scritture fu illuminante per compiere l’ultima tappa del loro cammino: Betlemme. Inoltre la parola di Dio permise loro di vedere nei segni umili di una casa, del bambino con Maria, sua madre, il re dei Giudei, l’atteso d’Israele.
I Magi lo adorano e scoprono in Gesù colui che avevano lungamente cercato. Il lettore. da un lato, è sorpreso dalla sproporzione esistente tra i gesti e i doni dei Magi e la realtà umile che si presenta ai loro occhi; ma, dall’altro, è sicuro che quel bambino che i Magi, adorano è proprio il Figlio di Dio, l’atteso Salvatore del mondo. E così l’itinerario diventa l’itinerario di ogni lettore che legge questa storia significativa dei Magi: chi cerca, anche se è lontano da Dio, può trovarlo. Coloro, invece, che presumono di sapere tutto Dio e credono di avere assicurata la salvezza, rischiano di privarsi dell’incontro con Lui. In una catechesi tenuta a Colonia in occasione della XX Giornata mondiale della Gioventù così si esprime l’arcivescovo Bruno Forte: «i Magi rappresentano tutti i cercatori della verità, pronti a vivere l’esistenza come esodo, in cammino verso l’incontro con la luce che viene dall’alto».
Inoltre l’esperienza dei Magi ci insegna che in ogni cultura, in ogni uomo ci sono attese profonde che chiedono di essere colmate. Da qui la responsabilità di leggere i segni di Dio presenti nella storia degli uomini.
5. Per meditare
- Dopo la lettura di questo brano del vangelo sono disponibile a rivivere il cammino dei magi?
- Quale difficoltà incontri nella conoscenza profonda di Cristo Gesù? Come puoi superarle?
- Nel tua ricerca della verità sai affidarti, metterti in cammino e in ascolto di Dio?
- Alla luce della Parola, che cosa puoi cambiare nella tua vita?
6. Salmo 71
É un salmo regale, composto per festeggiare il re nel giorno in cui sale al trono. La primitiva comunità cristiana non ha avuto alcun dubbio a vedere in queste immagini il ritratto del Messia.
Dio, dà al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
regga con giustizia il tuo popolo
e i tuoi poveri con rettitudine.
Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
Ai miseri del suo popolo renderà giustizia,
salverà i figli dei poveri
e abbatterà l’oppressore.
Il suo regno durerà quanto il sole,
quanto la luna, per tutti i secoli.
Scenderà come pioggia sull’erba,
come acqua che irrora la terra.
Nei suoi giorni fiorirà la giustizia
e annonderà la pace,
finché non si spenga la luna.
E dominerà da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
A lui si piegheranno gli abitanti del deserto,
lambiranno la polvere i suoi nemici.
I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni.
Dossologia
Anche noi ti rendiamo la gloria,
Padre santo il cui nome è sublime;
con il Figlio e lo Spirito santo
sempre gloria nei secoli eterni.
7. Preghiera finale
Sì, Amen!
Te lo diciamo, o Padre,
con tutto il cuore
sintonizzati al cuore del tuo Figlio
e della Vergine Maria.
Te lo diciamo con tutta la Chiesa
e per tutto il genere umano.
Fà che, radunati nell’amore,
dopo il «sì» nell’ora della croce
possiamo con voce unanime,
in possente coro,
in silente splendore,
cantarlo eternamente
nel santuario del cielo.
Amen! Alleluia!
(Anna Maria Canopi)
Fonte:http://ocarm.org/