Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

sabato 29 dicembre 2012

Ultimo messaggio da Medjugorje : Venerdì 28 Dicembre 2012

AVE MARÍA (VERBUM PANIS)

           Ave Maria, Ora Pro Nobis




Messaggio e video Da Guardacon.me

Apparizione avuta da Ivan, ieri sera, sul Podbrdo, alle ore 22:00. Ecco le parole di Ivan: 


«Desidero descrivere brevemente l’incontro di stasera con la Madonna con queste parole che io ho, perché descrivere l’incontro con la Madonna è molto difficile, poiché ogni parola è povera per poter descrivere a parole la bellezza di questo incontro e, in particolare, è veramente molto difficile descrivere l’amore della Madre. Perciò desidero dirvelo con queste parole che io ho, nel modo più breve e più semplice. Anche stasera la Madonna è venuta a noi molto gioiosa e felice. All’inizio ci ha salutato tutti col suo consueto materno saluto: "Sia lodato Gesù, cari figli miei!".Poi la Madonna ha pregato qui su tutti noi per un tempo prolungato con le mani distese e ha pregato in particolare su voi malati presenti. Poi la Madonna ha detto: 

Cari figli, anche oggi desidero invitarvi alla gioia, vi invito di nuovo alla gioia. Nello stesso tempo, vi invito alla responsabilità. Cari figli, accogliete responsabilmente i miei messaggi e vivete i miei messaggi, perché, vivendo i miei messaggi, desidero condurvi a mio Figlio. In tutti questi anni in cui sono insieme a voi, il mio dito è rivolto verso mio Figlio, verso Gesù, perché desidero condurvi tutti a Lui. Perciò, anche nei prossimi giorni, ponetevi questa domanda: "Che cosa posso fare perché il mio cuore sia più vicino a Gesù?". Che questa domanda vi guidi. Dite a voi stessi: "Che cosa devo lasciare? Che cosa devo rifiutare, perché il mio cuore sia più vicino a Gesù?". Pregate, cari figli! Io pregherò per tutti voi, affinché la vostra risposta nei vostri cuori sia: "Sì, desidero essere più vicino a Gesù!". Grazie, cari figli, perché anche oggi avete risposto alla mia chiamata e avete detto sì. 

Poi io ho raccomandato tutti voi, tutti i vostri bisogni, le vostre intenzioni, le vostre famiglie e, in particolare, gli ammalati. Poi la Madonna ha continuato a pregare per un tempo in particolare per i sacerdoti e per le vocazioni nella Chiesa. Poi la Madonna se n’è andata in preghiera, se n’è andata nel segno della luce e della croce, col saluto: "Andate in pace, cari figli miei!". Grazie!»


DA IL VANGELO DEL GIORNO ...







Simeone Provava così e testimoniava 
che davvero la pace di Dio appartiene ai suoi servitori, 
che essi gioiscono per la dolcezza della pace e della libertà quando, 
sottratti ai tormenti del mondo, 
raggiungono il rifugio e la sicurezza eterni... 
Solo allora l'anima trova la vera pace, 
il riposo completo, 
la sicurezza che non finisce mai.


San Cipriano

Lc 2,22-35


Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori»


IL COMMENTO


Un' attesa colmata. Una speranza esaudita. Una vita compiuta. Il Bambino nato a Betlemme è ora tra le braccia di chi lo aveva ardentemente desiderato vedere. Vedere la salvezza, ecco la Buona Ntizia di oggi. Gli occhi di Simeone han visto e ora nulla più desidera il suo cuore. E' un uomo realizzato, la sua vita ha raggiunto lo zenit, è ormai alle porte del Paradiso. Vedere Dio dunque è il segreto d'una vita veramente vissuta, realizzata, compiuta. Diceva infatti il Papa nella notte di Natale: "I pastori si dicono l’un l’altro il motivo per cui si mettono in cammino: “Vediamo questo avvenimento”. Letteralmente il testo greco dice: “Vediamo questa Parola, che lì è accaduta”. Sì, tale è la novità di questa notte: la Parola può essere guardata. Poiché si è fatta carne. Quel Dio di cui non si deve fare alcuna immagine, perché ogni immagine potrebbe solo ridurlo, anzi travisarlo, quel Dio si è reso, Egli stesso, visibile in Colui che è la sua vera immagine, come dice Paolo (cfr 2 Cor 4, 4; Col 1, 15). Nella figura di Gesù Cristo, in tutto il suo vivere ed operare, nel suo morire e risorgere, possiamo guardare la Parola di Dio e quindi il mistero dello stesso Dio vivente. Dio è così... Quando vediamo Lui, il Dio che è diventato un bambino, ci si apre il cuore. Nella Liturgia della Notte Santa Dio viene a noi come uomo, affinché noi diventiamo veramente umani". Vi è per noi una Parola da vedere, un'annuncio che si fa carne e storia e si rende visibile. Ascoltare e vedere, l'inizio ed il compimento. Come fu per Abramo che prima ascoltò e poi vide la promessa. 


Come Maria. Come Simeone. Il suo stesso nome ci mostra il cammino preparato dal Signore. Simeone deriva infatti da Shime'on, ed è tratto da sh'ma, che significa ascoltare. Simeone è dunque l'immagine di chi vede per aver ascoltato. Lo Spirito Santo disceso su Maria muove l'anziano Simeone sulle tracce del compimento della Parola ascoltata durante l'arco della sua vita. E in un Bambino in braccio a sua Madre la vede viva e compiuta. Ora può chiudere gli occhi della carne, ormai congiunti a quelli della fede. Ora questa può lasciare il passo alla contemplazione eterna. Ora il fiume della vita si può perdere nel mare dell'eternità. In Simeone è disegnata la nostra stessa vita. L'ascolto della Parola ci ha messo in cammino, lo Spirito Santo ha mosso i nostri passi. Viviamo con una speranza racchiusa nel cuore. Tutto di noi aspira e tende ad una visione, l'unica che può illuminare e dare senso e compimento alle nostre esistenze. Anche se la tenda d'argilla appesantisce i nostri giorni e crediamo di desiderare altre cose, non è così. Lo aveva ben compreso Agostino quando scriveva che "Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposi in Te". Simeone può riposare perchè quel Bambino offertogli da sua Madre lo aveva accolto nel suo amore infinito. Così per ciascuno di noi. La Vergine Maria ce lo offre ancora, e ogni giorno; la Chiesa, attraverso la Parola, la comunità e i Sacramenti, ci dona quel Bambino che è Dio, sceso a noi per accoglierci nela sua vita. Vedere oggi Dio è possibile nella Chiesa, il nuovo Tempio preparato per noi. Vederlo per vedere compiute tutte le promesse ricevute, ed, in esse, compiuta la nostra vita. Sarà attraversata da una spada, la Croce non ci lascerà, ma i nostri occhi che han visto la salvezza, come Simeone, come Maria, sapranno trapassare la carne ferita per scoprirne la vita celata, l'eterno amore che sgorga dalle stesse piaghe della Croce.





San Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire 
Trattato sulla mortalità, 2-3


«Ora lascia... che il tuo servo vada in pace»


«Il regno di Dio è vicino» (Lc 21,31). Fratelli carissimi, il Regno di Dio è ormai vicino. Con la fine del mondo si annunciano la ricompensa della vita, la felicità della salvezza eterna, la sicurezza per sempre e la gioia del paradiso che una volta perdemmo. E già le realtà del cielo subentrano a quelle umane, le grandi alle piccole, le eterne alle temporanee. C'è forse da preoccuparsi, da temere il futuro?...


Sta scritto che «Il giusto vivrà mediante la fede» (Rm 1,17). Se siete giusti, se vivete mediante la fede, se credete veramente in Gesù Cristo, perché non vi rallegrate di essere chiamati verso Cristo..., poiché siete forti della promessa di Dio e destinati a essere con Cristo? Prendete l'esempio del giusto Simeone: era veramente giusto e ha osservato con fedeltà i comandamenti di Dio. Un'ispirazione divina gli aveva preannunziato che non sarebbe morto senza prima aver veduto Cristo, tanto che, quando Gesù bambino è andato al Tempio con sua madre, ha compreso, illuminato dallo Spirito Santo, che era nato il Salvatore, come gli era stato predetto; e vedendolo, ha capito che la sua morte era imminente.


Tutto contento di questa prospettiva e sicuro ormai d'essere presto chiamato presso Dio, ha preso il bambino fra le braccia e ha esclamato benedicendo il Signore: «"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza». Provava così e testimoniava che davvero la pace di Dio appartiene ai suoi servitori, che essi gioiscono per la dolcezza della pace e della libertà quando, sottratti ai tormenti del mondo, raggiungono il rifugio e la sicurezza eterni... Solo allora l'anima trova la vera pace, il riposo completo, la sicurezza che non finisce mai.




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Lc 2,22-35Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori»


IL COMMENTO

Un' attesa colmata. Una speranza esaudita. Una vita compiuta. Il Bambino nato a Betlemme è ora tra le braccia di chi lo aveva ardentemente desiderato vedere. Vedere la salvezza, ecco la Buona Ntizia di oggi. Gli occhi di Simeone han visto e ora nulla più desidera il suo cuore. E' un uomo realizzato, la sua vita ha raggiunto lo zenit, è ormai alle porte del Paradiso. Vedere Dio dunque è il segreto d'una vita veramente vissuta, realizzata, compiuta. Diceva infatti il Papa nella notte di Natale: "I pastori si dicono l’un l’altro il motivo per cui si mettono in cammino: “Vediamo questo avvenimento”. Letteralmente il testo greco dice: “Vediamo questa Parola, che lì è accaduta”. Sì, tale è la novità di questa notte: la Parola può essere guardata. Poiché si è fatta carne. Quel Dio di cui non si deve fare alcuna immagine, perché ogni immagine potrebbe solo ridurlo, anzi travisarlo, quel Dio si è reso, Egli stesso, visibile in Colui che è la sua vera immagine, come dice Paolo (cfr 2 Cor 4, 4; Col 1, 15). Nella figura di Gesù Cristo, in tutto il suo vivere ed operare, nel suo morire e risorgere, possiamo guardare la Parola di Dio e quindi il mistero dello stesso Dio vivente. Dio è così... Quando vediamo Lui, il Dio che è diventato un bambino, ci si apre il cuore. Nella Liturgia della Notte Santa Dio viene a noi come uomo, affinché noi diventiamo veramente umani". Vi è per noi una Parola da vedere, un'annuncio che si fa carne e storia e si rende visibile. Ascoltare e vedere, l'inizio ed il compimento. Come fu per Abramo che prima ascoltò e poi vide la promessa. Come Maria. Come Simeone. Il suo stesso nome ci mostra il cammino preparato dal Signore. Simeone deriva infatti da Shime'on, ed è tratto da sh'ma, che significa ascoltare. Simeone è dunque l'immagine di chi vede per aver ascoltato. Lo Spirito Santo disceso su Maria muove l'anziano Simeone sulle tracce del compimento della Parola ascoltata durante l'arco della sua vita. E in un Bambino in braccio a sua Madre la vede viva e compiuta. Ora può chiudere gli occhi della carne, ormai congiunti a quelli della fede. Ora questa può lasciare il passo alla contemplazione eterna. Ora il fiume della vita si può perdere nel mare dell'eternità. In Simeone è disegnata la nostra stessa vita. L'ascolto della Parola ci ha messo in cammino, lo Spirito Santo ha mosso i nostri passi. Viviamo con una speranza racchiusa nel cuore. Tutto di noi aspira e tende ad una visione, l'unica che può illuminare e dare senso e compimento alle nostre esistenze. Anche se la tenda d'argilla appesantisce i nostri giorni e crediamo di desiderare altre cose, non è così. Lo aveva ben compreso Agostino quando scriveva che "Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposi in Te". Simeone può riposare perchè quel Bambino offertogli da sua Madre lo aveva accolto nel suo amore infinito. Così per ciascuno di noi. La Vergine Maria ce lo offre ancora, e ogni giorno; la Chiesa, attraverso la Parola, la comunità e i Sacramenti, ci dona quel Bambino che è Dio, sceso a noi per accoglierci nela sua vita. Vedere oggi Dio è possibile nella Chiesa, il nuovo Tempio preparato per noi. Vederlo per vedere compiute tutte le promesse ricevute, ed, in esse, compiuta la nostra vita. Sarà attraversata da una spada, la Croce non ci lascerà, ma i nostri occhi che han visto la salvezza, come Simeone, come Maria, sapranno trapassare la carne ferita per scoprirne la vita celata, l'eterno amore che sgorga dalle stesse piaghe della Croce.

Auguri a tutte le famiglie Madrid, 30 dicembre "Il futuro dell'umanità è nelle mani della famiglia"



Non importano le comodità esteriori:
Gesù è nato in una stalla e come prima culla ha avuto una mangiatoia,
ma l’amore di Maria e di Giuseppe
gli ha fatto sentire la tenerezza e la bellezza di essere amato.
Di questo hanno bisogno i bambini: dell’amore del padre e della madre.
E’ questo che dà loro sicurezza e che, nella crescita, permette la scoperta del senso della vita.
(Benedetto XVI - Angelus  26 dicembre 2011)
 
Raffaello Sanzio, Sacra Famiglia con l'agnello, realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1507 , misura 29 x 21 cm. ed è custodito nel Museo del Prado a  Madrid
Amare la famiglia significa saperne stimare i valori e le possibilità,
promuovendoli sempre.
 Amare la famiglia significa individuare i pericoli ed i mali che la minacciano,
per poterli superare.
 Amare la famiglia significa adoperarsi per crearle un ambiente
che favorisca il suo sviluppo.
E, ancora, è forma eminente di amore ridare alla famiglia cristiana di oggi,
spesso tentata dallo sconforto e angosciata
per le accresciute difficoltà,
ragioni di fiducia in se stessa, nelle proprie ricchezze di natura e di grazia,
nella missione che Dio le ha affidato.
«Bisogna che le famiglie del nostro tempo riprendano quota!
Bisogna che seguano Cristo!»
(Giovanni Paolo PP. II, - Familiaris Consortio)

Il futuro dell'umanità è nelle mani della famiglia



Si conclude in bellezza questo intenso 2012: nella bellezza che solo una famiglia cristiana può trasmettere con il suo amore e la sua unità.
Come ogni anno, infatti, la Spagna è pronta ad accogliere domani, domenica 30 dicembre, le numerose famiglie venute da tutta Europa per celebrare la Festa della Sacra Famiglia di Nazareth nella Plaza de Colón di Madrid.
Dopo l’incontro del 2009 sul tema Il futuro dell’Europa passa per la famiglia e quello dello scorso anno dal titolo Grazie alla famiglia cristiana siamo nati noi giovani, che hanno visto la partecipazione di più di 700.000 persone, l’edizione 2012 lancia un messaggio ben preciso: La famiglia cristiana è la speranza di oggi.
Questa frase di Benedetto XVI sarà infatti il tema della giornata di domani, su cui Cardinali, Vescovi, rappresentanti di realtà ecclesiali e giovani si soffermeranno per  gridare con gioia al mondo che l’istituzione familiare è conseguenza della fede in Dio.
Secondo il programma, darà il via alla Festa la preghiera dell’Angelus con il Papa attraverso il collegamento con Roma. Seguirà la Santa Messa presieduta dal cardinale Antonio Rouco Varela, presidente della Conferenza episcopale spagnola. Previste, inoltre, le testimonianze di mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, e di Kiko Arguello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale.
Proprio il Cammino Neocatecumenale - fervida realtà della Chiesa nata in Spagna dopo il Vaticano II - offrirà domani il suo personale contributo, prima della celebrazione eucaristica, con l’esibizione della sua Orchestra nei due movimenti della Sinfonia composta da Kiko: El sufrimiento del los Inocentes - La sofferenza degli innocenti.
Saranno eseguiti, quindi, Espada, rappresentazione musicale del dolore della Vergine Maria ai piedi della Croce, e Resurrexit, esplosione sinfonica della gioia di Cristo Risorto. Una scelta non casuale quella dei due brani musicali: “con la presenza di questi pezzi della Sinfonia si prosegue la tradizione artistica del cristianesimo orientale”, ha spiegato Kiko Argüello al quotidiano spagnolo La Ràzon, che “nelle icone associa sempre la Natività alla Passione e Risurrezione”, quali momenti che celebrano entrambi “il passaggio di Dio alla vita”.
L’iniziatore dell’itinerario Neocatecumenale poi, annuncerà il "kerygma", la “buona notizia dell'amore di Gesù Cristo morto e risorto per la salvezza degli uomini”, per aiutare le famiglie presenti e incoraggiarle a realizzare concretamente le parole del Vangelo.
È da ieri, inoltre, che si sta svolgendo un’Adorazione Eucaristica per la Famiglia e la Vita nei Jardines del Descubrimiento, dove sono stati sistemati anche dei confessionali per far vivere il Sacramento della Riconciliazione. L’arcidiocesi di Madrid ha avviato poi la “Missione-Madrid”, per preparare la missione della Nuova Evangelizzazione partendo proprio dalla famiglia. 
Intervistato dalla tv cattolica Cope sul senso di questo incontro, il cardinale Rouco Varela ha dichiarato: “La famiglia cristiana è fraintesa e maltrattata. Nelle circostanze storiche in cui ci troviamo, la famiglia non è capita, e pertanto non è facile vivere in essa tutta la bellezza che le è propria naturalmente”.
“Quando c'è ostilità nei confronti della famiglia – ha aggiunto il porporato - non solo la si fraintende, ma la si maltratta; quindi la necessità di affermare la sua fede e il suo contenuto di realtà naturale e soprannaturale, diventa un postulato primario e fondamentale nella missione evangelizzatrice della Chiesa”. I fedeli e le famiglie presenti domani a Plaza de Colón, dunque, secondo l’arcivescovo, saranno una dimostrazione che “siamo di fronte ad una emergenza familiare e di fede, del bene comune e della speranza".
Un’emergenza che ha radici profonde e che rappresenta una vera e propria minaccia, come ha affermato Benedetto XVI nel suo recente saluto alla Curia romana ricordato da mons. Paglia in un’intervista a La Ràzon.
“Il Papa – ha detto il presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia - nel suo discorso, ha messo in evidenza la stretta relazione tra l'uomo e la difesa della famiglia. […] La radice della crisi della famiglia affonda nella stessa tentazione di Adamo: il desiderio di essere autosufficiente, di fare a meno di Dio, di credere che la propria realizzazione avviene liberandosi da tutti i legami, con Dio e con altri. Ma non so se siamo veramente più liberi”.
“Quello che sappiamo – ha quindi proseguito - è che siamo certamente più soli e che ci troviamo di fronte alla vertigine dell’individualismo, che distrugge tutto. Bisogna ripartire dalla Bibbia, dalle parole che pronunciò Dio stesso: Non è bene che l'uomo sia solo”.
Ha concluso mons. Paglia: “L'adempimento della felicità è ‘essere famiglia’. Tutti abbiamo bisogno di essere felici e tutti, quindi, siamo chiamati a difendere questo ‘tesoro dell'umanità’ che è la famiglia”. (S. Cernuzio)
* * *
Riporto di seguito dal periodico spagnolo "La Razon".


El domingo, antes de la Misa de las Familias, la Orquesta Sinfónica del Camino Neocatecumenal interpretará dos movimientos de la sinfonía «El sufrimiento de los inocentes» compuesta por Kiko Argüello, el iniciador de este itinerario de formación cristiana.
 
La pieza «La Espada» lleva al oyente a la escena de dolor de la Virgen María al pie de la Cruz, atravesada por la «espada» del sufrimiento. La otra pieza, «Resurrexit», es una explosión de júbilo, que anuncia la resurrección de Jesucristo. Kiko Argüello explica a LA RAZÓN que así sigue la tradición artística del cristianismo oriental que en los iconos relaciona la Natividad con la Pasión y la Resurrección. «En las dos fiestas decimos "felices pascuas" porque ambas celebran el paso de Dios en la vida», explica Kiko Argüello.
 
El iniciador del Camino recuerda que son muchos los elementos que unen la Navidad y la Pascua de Resurrección. «Pensemos cómo Cristo fue abandonado y rechazado cuando aún no había ni nacido, porque no dejaban alojarse a la Sagrada Familia, y por eso Cristo nace, rechazado, en un humilde portal. Cristo también morirá abandonado y rechazado en la Cruz. Esta relación es lo que queremos expresar con la presencia de estas piezas musicales en la Fiesta de la Sagrada Familia». 

Antes de la Eucaristía de mañana, Kiko Argüello predicará durante media hora el «kerigma», la palabra griega para designar el anuncio del amor de Jesucristo «que por salvar a los hombres ha muerto y ha resucitado», una exhortación intensa a vivir la Buena Noticia. 

Recientemente ha publicado «El kerigma, en las barracas con los pobres» (Editorial BuenasLetras), en el que desarrolla esta experiencia de predicación.

Madrid, 30 dicembre: tutti alla "Fiesta" della famiglia!

El cardenal Rouco confesará a las familias en los Jardines del Descubrimiento

“La famiglia cristiana è fraintesa e maltrattata” ha denunciato il Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, il Card. Antonio Maria Rouco Varela, parlando alla tv cattolica COPE, in occasione della manifestazione che si terrà domenica prossima, 30 dicembre, festa della Santa Faniglia, a Plaza de Colón a Madrid, in difesa della famiglia cristiana. Secondo la nota pervenuta all’Agenzia Fides, il Cardinale ha detto che "nelle circostanze storiche in cui ci troviamo, la famiglia non è capita, e pertanto non è facile vivere in essa tutta la bellezza che le è propria naturalmente".
"Quando non si permette di vivere la famiglia in questo modo – ha proseguito -, anzi, quando c'è ostilità nei confronti della famiglia, allora non solo la si fraintende, ma la si maltratta; quindi la necessità di affermare la sua fede e il suo contenuto di realtà naturale e soprannaturale, diventa un postulato primario e fondamentale nella missione evangelizzatrice della Chiesa".
La famiglia è "una realtà essenziale dell'uomo" e "la prima cellula della Chiesa e della società, quindi la si deve sempre festeggiare". Proprio per questo, i fedeli e le famiglie che verranno domenica a Piazza Colon vogliono dimostrare al mondo che “siamo di fronte ad una emergenza familiare e di fede, del bene comune e della speranza". Madrid negli ultimi anni è diventata il centro delle grandi manifestazioni a favore della famiglia: l’evento dello scorso anno ha radunato migliaia di persone che hanno ribadito il senso dell’impegno cattolico per la famiglia. L’Arcidiocesi di Madrid ha inoltre avviato la “Missione-Madrid”, per preparare la missione della Nuova Evangelizzazione partendo dalla famiglia. (CE) (Agenzia Fides 28/12/2012)
* * *
Siguiendo el ejemplo de Benedicto XVI en la Jornada Mundial de la Juventud de Madrid en 2011, el cardenal Antonio María Rouco Varela impartirá este fin de semana, junto a sus obispos auxiliares, elsacramento de la Perdón en los Jardines del Descubrimiento(Plaza de Colón).
Las confesiones tendrán lugar en una carpa —instalada y cedida por un convenio con el Ayuntamiento— que hará las veces de una capilla, ya que estará expuesto el Santísimo Sacramento. Allí se instalarán confesionarios de la JMJ y, durante 40 horas, de manera ininterrumpida,habrá sacerdotes que administren el sacramento de la Reconciliación.
Durante estos días previos, a la celebración de la Misa de la Familia, el domingo 30 en la Plaza de Colón, los Jardines del Descubrimiento también acogerán la muestra “Qué ayudas
El cardenal Rouco confesará a las familias en los Jardines del Descubrimiento
S.L.
La cruz ya está en Colón
ofrece la Iglesia en Madrid a las familias hoy”. El cardenal arzobispo de Madrid inaugurará esta muestra este viernes por la tarde, después de la exposición del Santísimo. A continuación, saludará a todas las familias presentes, y les hará entrega de una bendicióncon motivo de la festividad de la Sagrada Familia.
El sábado 29, desde las 10 de la mañana hasta las 21 horas, y en un ambiente alegre y festivo, se presentarán las acciones que realiza Cáritas a favor de la familia; la labor que desarrollan los Centros de Orientación Familiar (Cof); se darán a conocer las distintas instituciones que trabajan en la diócesis en defensa de la vida; y elPontificio Instituto Juan Pablo II (para Estudios del Matrimonio y la Familia). También estarán los pajes de los Reyes Magos, quienes se encargarán de recoger las cartas de los niños a Sus Majestades de Oriente.

Por sexto año consecutivo

La solemne Eucaristía, que coincidirá con la Fiesta litúrgica de la Sagrada Familia de Nazaret, arrancará a las 10 de la mañana con cantos de villancicos. A continuación, el iniciador del Camino Neocatecumenal, Kiko Argüello, y el presidente del Pontificio Consejo para la Familia, monseñor Vicenzo Paglia ofreceran un mensaje de bienvenida.
Sobre el mediodía, se conectará con la Plaza de San Pedro para que los asistentes puedan esuchar el mensaje el Papa durante el rezo del Ángelus. Posteriormente, comenzará la misa propiamente dicha, que estará presidida por el cardenal Antonio María Rouco Varela y concelebrada por el resto de los obispos españoles que lleguen estos días a Madrid.
La idea de reivindicar públicamente la familia tradicional como un "bien común" de toda la sociedad surgió en 2006 por iniciativa del iniciador del Camino Neocatecumenal, Kiko Argüello, quien propuso al cardenal Rouco Varela la celebración de un acto en la calle. Desde entonces, la celebración de la Eucaristía, con motivo de la Fiesta de la Sagrada Familia, se ha convertido en una cita obligada para miles de familias en el marco de las fiestas navideñas. (Laura Daniele, da Abc.es)

Madrid, 30 dicembre: tutti alla "Fiesta" della famiglia! (2)



Messaggio della Conferenza episcopale spagnola per la festa del 30 dicembre. Nella famiglia la prima scuola di fede

Riflettere sulla «vitale importanza» della famiglia nell’educare alla fede: è l’invito lanciato dai vescovi spagnoli ai credenti in occasione della festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe che ricorre domenica 30 dicembre. In un messaggio intitolato Educar la fe en familia, a firma di monsignor Juan Antonio Reig Plá, vescovo di Alcalá de Henares e presidente della sottocommissione episcopale per la famiglia e la difesa della vita, si ribadisce «l’esigenza di conoscere e trasmettere meglio alle generazioni future la fede di sempre, in modo particolare nell’attuale Anno della fede», indetto da Benedetto XVI in coincidenza con il cinquantesimo anniversario dell’inizio del concilio Vaticano II.Fin dalla prima evangelizzazione la trasmissione della fede ha visto nella famiglia il suo luogo naturale di espressione. Oggi invece — si legge nel documento — assistiamo a uno snaturamento del valore della famiglia causato da svariati fattori. Non si può dare per scontata la convivenza della fede in molte famiglie cristiane e la conseguenza è che anche i figli possono non assimilare i relativi valori. Per questo motivo le famiglie vanno aiutate a occuparsi della trasmissione della fede, a valutare le difficoltà e sostenute nelle situazioni di crisi. Pertanto, secondo i presuli, la nuova evangelizzazione deve rivolgersi in maniera diretta e prioritaria alla famiglia, come una realtà che è stata colpita dai repentini cambiamenti sociali e indebolita dalla scarsa valorizzazione della fede.
«La fede dono di Dio — ribadiscono i vescovi — ci viene offerta nel battesimo nella cui celebrazione i genitori chiedono per i loro figli la fede nella Chiesa». Ricordando, quindi, che il nucleo familiare è «un luogo naturale» per la trasmissione della fede, i presuli iberici puntano ancora una volta il dito contro «l’attuale svalutazione del contesto familiare». Di qui, il richiamo forte che la Chiesa in Spagna fa alla nuova evangelizzazione, affinché essa sia diretta in modo prioritario alla famiglia.
«L’iniziazione cristiana, che comprende il battesimo, la confermazione, la penitenza e l’eucaristia — prosegue il messaggio — svolge un ruolo rilevante nella famiglia». Al riguardo, i presuli evidenziano l’importanza dei sacramenti che permettono di vivere la fede della Chiesa attraverso diverse tappe di formazione della persona. In questo senso, si legge ancora nel messaggio, «la famiglia è il luogo privilegiato in cui si realizza l’unione tra la fede che si pensa con la vita che si vive. Compagna di vita che permette di distinguere le meraviglie di Dio nel cammino di ogni uomo, la fede è presente in ogni tappa della nostra esistenza, nei momenti difficili come in quelli gioiosi».
Proprio per questo, la Conferenza episcopale spagnola si dice convinta che «alla famiglia spetta il dovere e il diritto insostituibile di educare e guidare la fase iniziale della vocazione all’amore nei propri figli. E a tale vocazione contribuiscono molti agenti, come i genitori, i fratelli, la comunità parrocchiale, i movimenti cristiani. In questo contesto, la famiglia protegge e anima la vocazione alla vita sacerdotale e a quella consacrata. I presuli, inoltre, sottolineano che «il mondo attuale ha urgente bisogno della testimonianza credibile di famiglie che, illuminate dalla fede, siano capaci di aprire il cuore e la mente di molti al desiderio di Dio e di essere lievito della società».
Da una recente indagine condotta dal Centro de Investigaciones Sociológicas è emerso quanto sia importante la famiglia in una società in piena crisi economica e identitaria. Lo studio conferma, infatti, che la vita familiare è oggi l’aspetto più soddisfacente per i cittadini spagnoli. La pensa così il 74,8 per cento degli intervistati; seguono (molto staccati) la salute o la forma fisica, che rende felice il 28,7 per cento, e le relazioni, secondo l’opinione del 20,7 per cento. Purtroppo è proprio la sfida della secolarizzazione a minare la stabilità della famiglia.
L'Osservatore Romano, 29 dicembre 2012.

venerdì 28 dicembre 2012

Il Vangelo del giorno " SANTI INNOCENTI"










Per una specie di equivalenza
questi innocenti hanno pagato per mio figlio
Essi furono presi per lui.
Furono massacrati per lui.
Invece di lui. Al suo posto.
Erano coetanei di mio figlio,
erano simili a mio figlio.
E lui era simile a loro.


Charles Péguy




Mt. 2, 13-18


I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».




Il commento


Come scriveva Peguy, i Santi Innocenti sono stati dei privilegiati: hanno offerto il sangue per Cristo prima ancora di poter parlare; “O meraviglioso dono della grazia! Quali meriti hanno avuto questi bambini per vincere in questo modo? Non parlano ancora e già confessano Cristo! Non sono ancora capaci di affrontare la lotta perché non muovono ancora le membra, e tuttavia già portano trionfanti la palma della vittoria” (Dai «Discorsi» di san Quodvultdeus ). In questo mistero, scandaloso per i più, come la sofferenza che colpisce ogni innocente, si cela la Buona Notizia che illumina la nostra storia, proprio tra le ferite incomprensibili di bambini sterminati al posto di uno solo. Brilla in questi fanciulli una Grazia simile a quella che ha colmato e resa immacolata, ancor prima d’essere concepita, la Vergine Maria. E si svela il mistero dell’elezione di ciascuno di noi, la primogenitura che ci fa appartenere a Cristo ancor prima d’essere nati: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Ger. 1,). Certo, è facile sbattere contro il muro d’irragionevolezza che, a prima vista, circonda questo evento che ha bagnato di sangue i primi vagiti del Signore. Come ci scandalizza ogni avvenimento di sofferenza innocente, i terremoti, i bambini violati e uccisi, le malattie, la guerra. Restiamo senza parole, sbigottiti, dinanzi alla furia di Erode, e ancor più, se pensiamo che tutto quel sangue ha coperto la fuga del Signore. Muti, infanti, etimologicamente senza favella, come i Santi Innocenti, capaci di esprimersi solo con grida e lacrime. E non abbiamo risposte, se non andiamo a cercarle in quel Bimbo messosi miracolosamente in salvo, grazie al martirio di tanti altri. Esule e perseguitato sin dalla nascita, Gesù scende in Egitto che, in ebraico, significa angoscia. Inizia così per Lui il lungo cammino che lo condurrà alla Croce, l’ingiustizia più grande. Occorre oggi, e ogni giorno della nostra vita, fermarsi presso la Croce, come Maria, e imparare a “custodire e meditare nel cuore” ogni avvenimento della nostra vita, perché ciascuno di essi fa parte della vita di Cristo, perché apparteniamo a Lui, sin dall’eternità: “Quando gli eventi ci avvicinano a Cristo, quando soffriamo per Cristo, è sicuramente un privilegio indicibile – qualunque sia la sofferenza, anche se sull'istante, non siamo coscienti di soffrire per lui” (Beato John Henry Newman).


E’ la Croce che illumina la storia, anche quella che ha inghiottito i Santi Innocenti: gli eventi drammatici sono soprattutto una Parola viva di Dio che come una spada discende sino al midollo dell'esistenza. La Chiesa è chiamata a mostrare Cristo per annunciarlo vivo e capace di dare senso ad ogni dolore, anche a quello più assurdo. Al dolore e alla sofferenza degli innocenti. Quel giorno che ha segnato con il sangue dei bambini di Betlemme l’inizio della via crucis di Gesù, è la data annotata in rosso sul taccuino di Dio. Quel giorno, e tutti i giorni che partoriscono dolore innocente, ci svelano il suo cuore, il suo progetto di amore per ogni uomo: per amore Gesù è disceso nell’Egitto e nella tomba di ogni uomo a compatirne angosce e sofferenze per deporvi la speranza che non delude, e liberare tutti insieme con Lui: “Dall’Egitto ho chiamato ogni mio figlio” nel Figlio che ha consegnato se stesso. Laddove la vita s'è fatta detrito sotto le onde di uno tsunami, tra le macerie dell'esistenza, nel dolore sordo degli innocenti è sceso l'amore. E questo amore ha un nome, Cristo, ed un volto, la Chiesa dei suoi fratelli più piccoli, i Santi Innocenti di ogni generazione. Essi sono morti per amore, dando compimento alla propria vita: non importa il tempo trascorso sulla terra, importa il Cielo al quale tutti siamo chiamati! E il Cielo esiste perché Cristo lo ha spalancato dinanzi a ciascun uomo, gratuitamente. Importa il destino per il quale siamo nati, la vita, qualunque essa sia, ci è data per amare, e un secondo speso senza amore è buttato; questi bambini sono una profezia per ciascuno di noi. Non importa il nostro carattere, il modo di parlare, la forma del corpo; non importano neanche i peccati, perché Dio, conoscendo tutto di noi, ci ha scelti, come questi bambini, prima ancora di essere formati nel seno materno. E’ la sua impronta in noi ad essere decisiva, e che essa si riveli in un amore che nulla difende e tutto dona, al di là di come siamo, nel perimetro spesso angusto della nostra debole carne. Tutto è santo in noi, anche i difetti, perché tutto apre il cammino a Cristo, alla salvezza e alla vita eterna. Come i santi innocenti, proprio la sofferenza che ferisce la nostra vita è il segno offerto al mondo che rivela che nella terra di nessuno della solitudine è disceso Cristo: l'Agnello senza macchia era lì quel giorno, innocente tra i suoi fratelli innocenti, la spada non lo ha risparmiato, la violenza lo ha travolto insieme a tutti, la paura non lo ha evitato. Il male che avvelena la vita di tanti giovani,
che sfianca le famiglie, che asfissia il lavoro, il male banale che spegne questa generazione si è schiantato sul suo corpo crocifisso. Uno solo ha preso sul serio il male, al punto di morirci dentro. Uno solo lo ha guardato in faccia, lo ha sfidato, se ne è addossato ogni conseguenza, capro espiatorio di ogni veleno. Non vi è sofferenza che Cristo non abbia conosciuto, solitudine che non abbia sperimentato. Il mistero più grande, da quel giorno sul Golgota, ogni dolore è divenuto il dolore della stessa carne di Cristo, dolore divino, e per questo innocente. Quel giorno che solo tu conosci era la tua vita, ma era Calvario. Da quel giorno sul Golgota, ogni dolore è il dolore di Cristo, ogni tomba è il suo sepolcro. In tutti ha deposto, come un seme di vita eterna, il suo corpo benedetto. Quel corpo oggi è la Chiesa, i suoi missionari e i suoi cristiani, i piccoli innocenti perché amati e perdonati da Cristo, che Dio depone nella trama dei giorni, come un seme di speranza, tra le viscere di dolore di ogni uomo: “Voi bambini imitate Gesù. Non l'imitiate. Siete dei bambini Gesù. Senza accorgervene, senza saperlo, senza volerlo” (Charles Péguy)




APPROFONDIMENTI


Charles Péguy. La preghiera dei bambini



Nulla è bello come un bambino che s’addormenti nel dire la preghiera, dice Dio.
Vi dico, nulla è così bello al mondo.
E dire che ne ho viste di bellezze, nel mondo.
E me ne intendo. La mia creazione trabocca di bellezze.
La mia creazione trabocca di meraviglie.
Ce n’è tante da non sapere dove metterle.
Ho visto milioni e milioni d’astri ruotare sotto i miei piedi come le sabbie del mare.
Ho visto giornate ardenti come fiamme.
Giorni d’estate, di giugno, luglio, agosto.
Ho visto sere d’inverno distese come un mantello.
Ho visto sere d’estate calme e dolci come una pioggia di paradiso
Tutte disseminate di stelle.
Ho visto queste colline della Mosa e queste chiese che sono le mie case.
E Parigi e Reims e Rouen e cattedrali che sono i miei palazzi, i miei castelli.
Così belli che li conserverò nel cielo.
Ho visto la capitale del regno a Roma capitale della cristianità.
Ho sentito cantare la messa e i vespri trionfali.
Ho visto queste pianure e queste valli di Francia.
Che sono la cosa più bella.
Ho visto il mare profondo, e la profonda foresta, e il cuore profondo dell’uomo.
Ho visto cuori divorati d’amore
Durante l’intera vita
Estatici di carità.
Che bruciavano come fiamme:
Ho visto martiri così animati di fede
Saldi come roccia sul cavalletto
Sotto i denti di ferro.
(Come un soldato che resista da solo per tutta la vita
Per fede
Per il suo generale (apparentemente) assente.)
Ho visto martiri in fiamme come torce
Prepararsi così le palme sempre verdi.
Ho visto stillare sotto gli uncini di ferro
Gocce di sangue splendenti come diamanti.
Ho visto stillare lacrime d’amore
Che dureranno più a lungo delle stelle del cielo.
E ho visto sguardi di preghiera, di tenerezza,
Estatici di carità
Che brilleranno in eterno per notti e notti.
Ho visto vite intere dalla nascita alla morte,
Dal battesimo al viatico,
Svolgersi come una bella matassa di lana.
Ora vi dico, dice Dio, non conosco nulla di così bello in tutto il mondo
Come un piccolo bimbo che s’addormenti nel dir la preghiera
Sotto l’ala dell’angelo custode
E che sorride da solo scivolando nel sonno.
E già mescola tutto insieme e non ci capisce più nulla
E arruffa le parole del Padre Nostro e le infila alla rinfusa tra le parole dell’Ave Maria
Mentre già un velo gli cala sulle palpebre,
Il velo della notte sul suo sguardo, sulla sua voce.
Ho visto i santi più grandi, dice Dio. Ebbene, io vi dico.
Non ho mai visto nulla di più buffo e quindi di più bello al mondo
Di questo bimbo che s’addormenta nel dir la preghiera
(Di quest'esserino che s’addormenta fiducioso)
E che mescola Padre Nostro e Ave Maria.
Nulla è più bello, e in questo perfino
La Santa Vergine è d’accordo con me.
Su quest’argomento.
E posso ben dire che sia il solo punto su cui andiamo d’accordo. Perché generalmente siamo di parere contrario.
Perché lei è per la misericordia.
E io, bisogna pure che io sia per la giustizia.

Così, dice Dio, come capisco mio figlio. Mio figlio l’ha detto e ridetto. (Perché bisogna intendere alla lettera ogni parola di mio figlio.) Sinite parvulos. Lasciate che vengano.
Sinite parvulos venire ad me. Lasciate che i piccoli vengano a me.
I piccoli bimbi.

Allora gli furono offerti dei piccini perché imponesse loro le mani e pregasse. Ora i discepoli li rimproveravano.
Ma Gesù disse loro: Lasciate i piccoli, e non impedite che vengano a me: talium est enim regnum coelorum. Infatti di costoro è il regno dei cieli. A loro, a quelli come loro appartiene il regno dei cieli.
E dopo avere imposto loro le mani, se ne andò.

















Da Betlemme si scorge, su una collina, una fortezza in rovina: si tratta della tomba del re Erode. Il luogo di nascita di Cristo, invece, era un’umile grotta. Questi due diversi luoghi ben caratterizzano i due diversi re; dobbiamo scegliere tra loro: l’uno era superbo e crudele, l’altro mite e umile. Erode cercava di eliminare ogni rivale, tanto che nemmeno la sua stessa famiglia era al riparo. Di conseguenza, il suo cuore, indurito da lunghi anni trascorsi nel peccato, non provò pietà alcuna per la sofferenza di bambini innocenti, che oggi commemoriamo.




La loro morte ci pone di fronte a un paradosso: essi sono morti al posto di Cristo, venuto a morire per loro! 


Cristo, Principe della Pace, era venuto a riconciliare il mondo con Dio, a portare il perdono ai peccatori e a farci partecipare alla sua vita divina. Possiamo dunque essere sicuri che, nonostante non avessero bisogno di perdono, i santi Innocenti, che hanno perso la loro giovane vita per Cristo e per il suo vangelo, sono stati fra i primi a entrare nella gioia della vita eterna. 



+ Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

Parola del Signore











Erode voleva sopprimere un bambino solo, ma ne fece entrare centoquarantamila in paradiso. Il bambino risparmiato, causa del massacro,doveva un giorno salvare una moltitudine di uomini con il suo sacrificio. 


Per quel primogenito gli innocenti perirono di spada, ma per il peccato del mondo proprio quel bambino si lascerà appendere alla croce. La morte degli innocenti riempi il cielo, la morte dell'Unigenito svuoterà l'inferno. 


Questo Re ha introdotto gli innocenti in una luce invisibile all'occhio umano, e ha illuminato con il suo fulgore le tenebre degli inferi. Gli angeli esultano per i loro nuovi compagni, ma i demoni tremano per un arrivo cosi glorioso, domandandosi a vicenda: Chi è mai costui, uscito con tanto onore dal mondo? 


Vi è gioia in cielo per quelle anime luminose, ma vi è pianto per i demoni all'inferno, i cui chiavistelli sono spezzati. Gli angeli esultano di avere ricevuto in cielo un esercito tanto glorioso ma i demoni gemono di vedere ( Sal 117,26.27 ) l'inferno svuotato a tal punto da un uomo solo. 










I santi innocenti ottennero la vita eterna dopo una breve morte. Cristo ha donato la vita a una moltitudine, dopo aver conosciuto la morte durante tre giorni. Morendo per tutti, egli ha loro concesso la vita definitiva, permettendo a quei numerosi fanciulli di rallegrarsi in cielo e di gioire nella gloria dell'Agnello. Fra di loro l'Agnello esulta, lui che fu sospeso alla croce per la salvezza del mondo. 


0 infanzia beata la vostra, santi innocenti! Avete sparso il sangue per Cristo prima di poter commettere la colpa. Dolce martirio il vostro! L'avete subito per Cristo. 0 santa infanzia! Avete ottenuto la gloria senza penare a lungo sulla terra. Come esprimere la vostra beatitudine? Avete ricevuto la morte al posto di Cristo. 










Il vostro martirio supera tutti gli altri, o santi innocenti, perché Cristo vi consegna la palma insieme con la corona. Siete stati rivestiti della veste candida senza passare per il lavacro del battesimo. Il sangue sparso e consacrato vi bastò per battesimo: foste immolati come vere vittime per Cristo Gesù. Desideriamo vedervi, o santi innocenti, non perché lo meritiamo, ma perché lo vogliamo. Chiedete al Signore che ci sia data la capacità di ascoltare degnamente il vostro cantico di lode. 


Questi fanciulli hanno meritato la patria del cielo appena usciti dal grembo materno. Se l'età ce lo consente, imitiamo questi neonati incoscienti che una morte gloriosa condusse nel Regno dei cieli. Non possiamo morire di spada per Cristo: almeno mortifichiamo il male in noi. Dopo aver peccato davanti a Dio, cancelliamolo con la conversione. 


Se la spada non può più farci morire per lui, impegniamoci nel bene per vivere alla presenza di Dio.