Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

mercoledì 28 febbraio 2018

"Assetati di Fraternità":

un cammino pasquale con le omelie di don Luigi Verdi 

assetati poster
Il cammino di Quaresima con le omelie di don Luigi Verdi: è una proposta che arriva dal Veneto, dal Centro missionario diocesano di Padova. Il centro diocesano ha raccolto gli interventi di don Gigi e li sta diffondendo alla sua rete di parrocchie, associazioni per compiere un percorso condiviso di avvicinamento ala Pasqua."Assetati di Fraternità" è il titolo di questo cammino. "Offriamo questo e altri sussidi - spiega don Gaetano Borgo - affinché ognuno sia sollecitato a raccogliere dalla Parola quotidiana, spunti e riflessioni che portino a rinnovarci nel cuore e a vivere sinceramente il Vangelo della carità con una spinta all’annuncio, proprio come la Samaritana".Anche noi, da Romena, entriamo volentieri nella rete intessuta dal centro missionario e aiutiamo a diffondere, settimana per settimana, questi contributi... (guarda video) 


I^domenica di Quaresima



La Quaresima è un tempo che “aiuta alla conversione”

Papa Francesco:

 nel confessionale nessuna minaccia

 ma il perdono del Padre


©OSSERVATORE ROMANO | AFP
La  Quaresima è un tempo che “aiuta alla conversione”, al riavvicinamento a Dio, al “cambiamento della nostra vita” e questa è una “grazia” da chiedere al Signore.
Gesù chiama con dolcezza e fiducia di padre
Prendendo spunto dalla prima Lettura tratta di Isaia, una vera “chiamata alla conversione”, Francesco nell’omelia della Messa a Santa Marta mostra quale è l’atteggiamento “speciale” di Gesù di fronte ai nostri peccati. “Non minaccia, ma chiama con dolcezza, dando fiducia”. “Su venite e discutiamo” sono le parole del Signore ai capi di Sodoma e al popolo di Gomorra, a cui, spiega il Papa, ha già indicato il “male” da evitare e il “bene” da seguire. Così fa con noi:
Il Signore dice: “Vieni, su. Venite e discutiamo. Parliamo un po’”. Non ci spaventa. E’ come il papà del figlio adolescente che ha fatto una ragazzata e deve rimproverarlo. E sa che se va col bastone la cosa non andrà bene, deve entrare con la fiducia. Il Signore in questo brano ci chiama così: “Su, venite. Prendiamo un caffè insieme. Parliamo, discutiamo. Non avere paura, non voglio bastonarti”. E siccome sa che il figlio pensa: “Ma io ho fatto delle cose…” – Subito: “Anche se i tuoi peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana”.
Andare dal Signore a cuore aperto: è padre che aspetta
Il Papa racconta a questo proposito l’esperienza di un cardinale confessore che proprio davanti al peccato che intuisce essere “grosso”, non si sofferma troppo e va avanti, continua il dialogo: “E questo apre il cuore” sottolinea Francesco “ e l’altra persona si sente in pace”. Così fa il Signore con noi , dice: “Venite, discutiamo, parliamo. Prendi la ricevuta del perdono, il perdono c’è”:
A me aiuta vedere questo atteggiamento del Signore: il papà col figlio che si crede grande, che si crede cresciuto e ancora è a metà strada. E il Signore sa che tutti noi siamo a metà strada e tante volte abbiamo bisogno di questo, di sentire questa parola: “Ma vieni, non spaventarti, vieni. Il perdono c’è”. E questo ci incoraggia. Andare dal Signore col cuore aperto: è il padre che ci aspetta.

lunedì 26 febbraio 2018

"Venditori di fumo e liberatori di coscienze"

videoconferenze, diretta streaming, vangelo, domenicale, Luca Buccheri, Parrocchia dell'Invisibile

MARTEDÌ 27 FEBBRAIO VIDEOCONFERENZA alle ORE 21 in STREAMING sul tema "Venditori di fumo e liberatori di coscienze" (Gv 2,13-25). L'episodio della "purificazione del Tempio" è un invito a guardare la nostra vita personale e sociale per riconoscere chi cerca di comprarci e chi invece vuole liberare le nostre coscienze. A cura della Parrocchia dell'Invisibile.
 Gv 2,13-25 Venditori di fumo e liberatori di coscienze
Il brano musicale consigliato è “Mercanti e Servi” dei Nomadi, con l'indimenticabile voce di Augusto Daolio. A cura di Sauro Secci. 
Come vedere la diretta. Collegati al sito www.terradelsanto.it e clicca in alto a destra su "LIVE" dalle ore 21 alle 22 del martedì, poi clicca sulla freccia play del video e inizia a seguire la diretta. Se vuoi durante la diretta puoi iscriverti anche alla chat (sotto il video) per condividere le tue impressioni e porre le tue domande. In ogni caso potrai rivedere la videoconfenza in differita o scaricarla nei giorni successivi come audio o come testo scritto. La troverai nel box in basso a sinistra della Home page del sito.
Consigliamo di seguire la DIRETTA in piccoli gruppi per condividere insieme una serata di ascolto e riflessione sulla Parola che vuole far crescere la Vita.

Mercanti E Servi

 Nomadi con la meravigliasa voce del mito Augusto Daolio.

album :Che Film e La Vita

domenica 25 febbraio 2018

Per me è importante ogni tanto avvertirvi che non dovete fidarvi di me...



Promemoria

Il “Padre nostro” e la tentazione


di: Andrés Torres Queiruga
Papa Francesco ha chiesto ai vescovi tedeschi che modifichino il versetto della petizione Non indurci in tentazione per un maggiore adeguamento alla traduzione francese (come è già avvenuto nella liturgia di lingua spagnola).I vescovi tedeschi non lo hanno giudicato opportuno (cf. Settimananews, 29 gennaio 2018). Credo che si tratti di un gesto, dal punto di vista ecclesiologico, importante, perché questo fatto è dovuto al rispetto e alla comunione, mostrando una sana libertà e un legittimo pluralismo nel servizio pastorale.Con lo stesso rispetto e identico desiderio di comunione, a partire dal servizio teologico (certamente, senza arrogarmi il diritto di rappresentare la teologia), posso tentare di mostrare la mia convinzione, cioè che la ragione sta dalla parte del papa. Lo faccio, perché mi pare che, ben oltre il caso particolare, siano in gioco due delle questioni più urgenti per la teologia e la spiritualità di oggi: la lettura della Bibbia e l’orazione nella sua modalità di petizione.


Questo post è rimasto nelle bozze qualche anno ...



Il Vangelo secondo Matteo 

(scena del discorso della montagna) - Pier Paolo Pasolini





Giorni lenti, giorni faticosi per questo caldo che ci circonda e che ci abita. Giorni nei quali è difficile ‘fare’ qualcosa, più semplice rilassarsi e lasciare andare.
Osho ci suggerisce un modo di stare:
“Ogni tanto tenta di vivere e basta. Vivi semplicemente. Non lottare e non forzare la vita. Osserva in silenzio ciò che accade. Lascia accadere ciò che accade. Permetti a ciò che è, di esistere. Lascia cadere ogni tensione e lascia che la vita fluisca, che accada. E ciò che accade, te lo garantisco, libera.”
Ecco il tempo prezioso del riposo, tempo buono per guardare la vita e vederla vivere, tempo prezioso per provare a far combaciare qualche pezzo del puzzle della vita, tempo per quello sguardo empatico per sentir dentro se gli altri.
Che i giorni delle vacanze siano tempo favorevole per ammirare il creato, e quella meraviglia che sei tu!
Giorgio B.

 www.famigliedellavisitazione.it/wp/giovanni-nicolini

«E chi è mio prossimo?»
---------- Forwarded message ---------Da: Giovanni Nicolini <giovanni.visitazione@gmail.comOggetto: [lectio] Lc.10,29-37A: llectio <lectio@famigliedellavisitazione.it>

Lc. 10,29 -37 29 Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30 Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35 Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36 Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37 Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». COMMENTO DI GIOVANNI 



Per me è importante ogni tanto avvertirvi che non dovete fidarvi di me. E anche per una Parola come quella di oggi, siate prudenti e severi con le mie proposte, perché, soprattutto quando per una Parola “si perde la testa” perché ce se n’innamora, la faccenda diventa delicata! Così, non sono d’accordo con la traduzione del ver.29 che dice che il dottore della legge vuole “giustificarsi”! In italiano si dice così quando uno cerca delle scuse per una “marachella”, ma qui mi sembra che siamo all’opposto! Lui non vuole “giustificarsi”, ma vuole compiere e attuare la giustizia! Vuol far lui bene, a tutti i costi! Allora il Signore gli racconta una “parabola” meravigliosa, ma, come vedremo anche “ingannevole”. Capace però di imporre al dottore qualche ipotesi di revisione del suo pensiero a addirittura della sua vita! Dunque la domanda alla quale Gesù risponde con la parabola è “Chi è il mio prossimo?” (ver.29). Ed ecco allora l’uomo che scende da Gerusalemme verso Gerico, che è una gran discesa, forse anche allusiva ad un cammino che dalla vita precipita verso la fine! Di fatto, i malandrini, o il Male, da cui il poveretto viene assalito, lo lasciano per strada “mezzomorto”, semi morto! Negli anni sono arrivato un po’ a “giustificare” il sacerdote e il levita che non si fermano a curarlo. Avendo dei compiti liturgici, se lo sventurato morisse durante il tentativo di curarlo, sarebbero complicazioni per ministri che toccano un morto. Un mio amico ebreo milanese, Stefano Levi della Torre, più severo di me, dice che dovevano fermarsi, e se mai avrebbero poi fatto i riti di purificazione. Qui entra in scena il Samaritano! Dati i pessimi rapporti tra giudei e samaritani, sarebbe il momento per prendersi una vendetta piuttosto giustificata! Ma, come insiste Ivan Ilich nella sua grande simpatia verso il Samaritano, avviene nel suo cuore una radicale conversione al Signore: “Vide e ne ebbe compassione”!Questi sono proprio i sentimenti del Signore! Gli si fa vicino, gli fascia le ferite, versandovi olio e vino, lo carica sulla sua cavalcatura, lo porta in un albergo e si prende cura di lui!!! (ver.34). E non basta! Il giorno seguente lo affida all’albergatore chiedendogli che a sua volta si prenda cura di questo poveretto, con la promessa di un compenso. A me piace molto questo particolare, perché mi ci ritrovo pienamente. Il mio “buon Samaritano”  non solo mi ha curato, ma mi ha anche “affidato” a qualcuno – non pochi e poche! - che mi tengono sempre in cura! E adesso torniamo al nostro stralunato dottore, e a Gesù che gli domanda chi sia stato “il prossimo” per quell’uomo “caduto nelle mani dei briganti” (ver.36). E allora ecco l’inevitabile meravigliosa risposta: “Chi ha avuto compassione di lui”!!(ver.37). Come “boyscout” sono impegnato quotidianamente a fare una buona azione al mio prossimo. Ma qui è il mio prossimo che la fa a me! Quando penso di essere io a fare la buona azione, è quello il momento e l’evento nel quale la ricevo! E’ la meraviglia del nostro cristiano volerci-bene!Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

sabato 24 febbraio 2018

E uscimmo a rivedere le selle.✨Chi di noi può dire di non essere mai stato muto al cospetto della bellezza di un cielo stellato ? ✨Di essersi lasciato rapire da tanta immensità?


La Grande …🌻bellezza 🔆un amicizia vera🌹un abbraccio è come un cielo stellato✨
E uscimmo a rivedere le stelle.
✨Chi di noi può dire di non essere mai stato muto al cospetto della bellezza di un cielo stellato ?
✨Di essersi lasciato rapire da tanta immensità?
Ma sopratutto, chi può dire di non aver mai espresso un desiderio sotto le stelle, magari nella notte di San Lorenzo, quando le stelle cadono (“vorticano in cielo” , dipingerebbe Van Gogh) quasi a sfiorare il nostro stare in terra? Lo si fa per gioco magari, con qualche risata, a dirci che in fondo non ci crediamo tanto a queste cose. Eppure è un esigenza del cuore, quella di affidare alle stelle i nostri desideri. Perché abbiamo bisogno di permetterci di sognare, di esprimere quel che ci manca, anche solo per augurarcelo. Desiderare, in latino, indica una mancanza. De-sidus, letteralmente, vuol dure, “mancanza di stelle”.
E dalle stelle gli antichi traevano buoni auspici. Sotto il cielo stellato desideriamo, dunque, perché ci mancano stelle quaggiù in terra. Ci mancano buone notizie, ci mancano Vangeli che diano gusto al nostro vivere.
Sotto le stelle, quindi, viviamo la tensione tra due sentimenti opposti:
una bruciante speranza è una straziante ferita. 
La bellezza di permetterci di sognare e il disagio di sentire che qualcosa ci manca.
Chiesa di Altavilla vicentina.

venerdì 23 febbraio 2018

"Non conformatevi alla mentalità di questo mondo"

Prima Predica di Quaresima 2018. "Non conformatevi alla mentalità di questo mondo" (Rm. 12, 2)

Immagine correlata
“Non conformatevi a questo mondo, ma trasformatevi rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rom 12, 2).
In una società in cui ognuno si sente investito del compito di trasformare il mondo e la Chiesa, cade questa parola di Dio che invita a trasformare se stessi. “Non conformatevi a questo mondo”: dopo queste parole ci saremmo aspettati di sentirci dire: “ma trasformatelo!”; invece ci si dice: “ma trasformatevi!”. Trasformate, sì, il mondo, ma il mondo che è dentro di voi, prima di credere di poter trasformare il mondo che è fuori di voi.
Sarà questa parola di Dio, tratta dalla Lettera ai Romani, che ci introdurrà quest’anno nello spirito della Quaresima. Come da qualche anno, dedichiamo la prima meditazione a una introduzione generale alla Quaresima, senza entrare nel tema specifico in programma, anche per l’assenza di parte dell’uditorio impegnato altrove negli Esercizi spirituali.
1. I cristiani e il mondo
Diamo anzitutto uno sguardo a come questo ideale del distacco dal mondo è stato compreso e vissuto dal Vangelo ai nostri giorni. Giova sempre tener conto delle esperienze del passato se si vogliono comprendere le esigenze del presente.
Nei vangeli sinottici la parola “mondo” (kosmos) è quasi sempre intesa in senso moralmente neutro. Preso in senso spaziale, mondo indica la terra e l’universo (“andate in tutto il mondo”), preso in senso temporale, indica il tempo o il “secolo” (aion) presente. È con Paolo e più ancora con Giovanni che la parola “mondo”, si carica di una valenza morale e viene a significare, il più delle volte, il mondo come esso è divenuto in seguito al peccato e sotto il dominio di satana, “il dio di questo mondo” (2 Cor 4,4). Di qui l’esortazione di Paolo da cui siamo partiti e quella, quasi identica, di Giovanni nella sua Prima Lettera:
“ Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo – la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita – non viene dal Padre, ma viene dal mondo” (1 Gv 2, 15-16).
Tutto questo non porta mai a perdere di vista che il mondo in se stesso, nonostante tutto, è, e resta, la realtà buona creata da Dio, che Dio ama e che è venuto a salvare, non a giudicare: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
L’atteggiamento verso il mondo che Gesú propone ai suoi discepoli racchiuso in due preposizioni: essere nel mondo, ma non essere del mondo: “Io non sono più nel mondo – dice rivolto al Padre – ; essi invece sono nel mondo […]. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Gv 17, 11. 16).
Nei primi tre secoli i discepoli si mostrano ben consapevoli di questa loro posizione unica. La Lettera a Diogneto , uno scritto anonimo della fine del II secolo, così descrive il sentimento che i cristiani avevano di se stessi nel mondo:
“I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita. Infatti non abitano città particolari, né usano di un qualche strano linguaggio, né conducono uno speciale genere di vita […].Abitano in città sia greche che barbare, come capita, e pur seguendo nel vestito, nel vitto e nel resto della vita le usanze del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, per ammissione di tutti, paradossale. Abitano ciascuno la loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera. Come tutti gli altri si sposano e hanno figli, ma non espongono i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il talamo. Vivono nella carne, ma non secondo la carne” .
Sintetizziamo al massimo il seguito della storia. Quando il cristianesimo diventa religione tollerata e poi ben presto protetta e favorita, la tensione tra il cristiano e il mondo tende inevitabilmente ad attenuarsi, perché il mondo ormai è diventato, o almeno è ritenuto, “un mondo cristiano”. Si assiste così a un duplice fenomeno. Da una parte schiere di credenti desiderosi di rimanere il sale della terra e non perdere il sapore, fuggono, anche fisicamente, dal mondo e si ritirano nel deserto. Nasce il monachesimo all’insegna del motto rivolto al monaco Arsenio: “Fuge, tace, quiesce”, “Fuggi, taci, vivi ritirato” .
Contemporaneamente, i pastori della Chiesa e gli spiriti più illuminati cercano di adattare l’ideale del distacco dal mondo a tutti i credenti, proponendo una fuga non materiale, ma spirituale dal mondo. San Basilio in oriente e sant’Agostino in occidente conoscono il pensiero di Platone soprattutto nella versione ascetica che esso aveva preso con il discepolo Plotino. In questa atmosfera culturale era vivo l’ideale della fuga dal mondo. Si trattava però di una fuga, per così dire, in verticale, non in orizzontale, verso l’alto, non verso il deserto. Essa consiste nell’elevarsi al di sopra della molteplicità delle cose materiali e delle passioni umane, per unirsi a ciò che è divino, incorruttibile ed eterno.
I Padri della Chiesa – i Cappadoci in prima linea – propongono una ascetica cristiana che risponde a questa esigenza religiosa e ne adotta il linguaggio, senza però mai sacrificare ad essa i valori propri del Vangelo. Tanto per cominciare, la fuga dal mondo da essi inculcata è opera della grazia più che dello sforzo umano. L’atto fondamentale non è alla fine del cammino, ma al suo inizio, nel battesimo. Non è perciò riservata a pochi spiriti colti, ma aperta a tutti. Sant’Ambrogio scriverà un trattatello “Sulla fuga dal mondo”, indirizzandolo a tutti i neofiti . La separazione dal mondo che egli propone è soprattutto affettiva: “La fuga – dice – non consiste nell’abbandonare la terra, ma, rimanendo nella terra, a osservare la giustizia e la sobrietà, a rinunciare ai vizi e non all’uso degli alimenti” .
Questo ideale di distacco e di fuga dal mondo accompagnerà, in forme diverse, tutta la storia della spiritualità cristiana. Una preghiera della liturgia lo riassume nel motto: “terrena despicere et amare caelestia”, “disprezzare le cose della terra e amare quelle del cielo”.
2. La crisi dell’ideale della “fuga mundi”
Le cose sono cambiate in epoca a noi vicina. Noi abbiamo attraversato, a proposito dell’ideale della separazione dal mondo, una fase “critica”, cioè un periodo in cui tale ideale è stato “criticato” e guardato con sospetto. Tale crisi ha radici remote. Comincia – almeno a livello teorico- con l’umanesimo rinasci¬mentale che riporta in auge l’interesse e l’entusiasmo, a volte di stampo paganeggiante, per i valori mondani. Ma il fattore determinante della crisi è da vedere nel fenomeno della cosiddetta “secolarizzazione”, cominciato con l’illuminismo e che ha raggiunto il suo apice nel secolo XX.
Il cambiamento più evidente riguarda proprio il concetto di mondo o di secolo. In tutta la storia della spiritualità cristiana, la parola saeculum, aveva avuto una connotazione tendenzialmente negativa, o almeno ambigua. Indicava il tempo presente sottoposto al peccato, in opposizione al secolo futuro o all’eternità. Nel giro di pochi decenni, esso ha cambiato segno, fino ad assumere, negli anni ’60 e ’70, un significato decisamente positivo. Alcuni titoli di libri usciti in quegli anni, come Il significato secolare del Vangelo di Paul van Buren e La città secolare di Harvey Cox, mettono in luce, da soli, questo significato nuovo, ottimistico, di “secolo” e di “secolare”. Nacque una “teologia della secolarizzazione”.
Tutto questo ha contribuito però ad alimentare in alcuni un ottimismo esagerato nei confronti del mondo, che non tiene abbastanza conto dell’altra sua faccia: quella per cui esso è “sotto il maligno” e si oppone allo spirito di Cristo (cf. Gv 14,17). A un certo momento ci si è accorti che all’ideale tradizionale della fuga “dal” mondo, si era sostituito, nella mente di molti (anche tra il clero e i religiosi), l’ideale di una fuga “verso” il mondo, cioè una mondanizzazione.
In questo contesto sono state scritte alcune delle cose più assurde e più deliranti che mai siano passate sotto il nome di “teologia”. La prima di esse è l’idea che Dio stesso si secolarizza e si mondanizza, quando si annulla come Dio per farsi uomo. Siamo alla cosiddetta “Teologia della morte di Dio”. Esiste anche una sana teologia della secolarizzazione in cui essa non è vista come qualcosa di opposto al Vangelo ma piuttosto come un prodotto di esso. Non è però questa la teologia di cui stiamo parlando.
Qualcuno ha fatto notare che le “teologie della secolarizzazione” menzionate altro non erano che un tentativo apologetico teso “a fornire una giustificazione ideologica dell’indifferenza religiosa dell’uomo moderno” ; erano anche “l’ideologia di cui le Chiese avevano bisogno per giustificare la loro crescente emarginazione” . Divenne presto chiaro che ci si era messi in un vicolo cieco; in pochi anni non si parlò quasi più di teologia della secolarizzazione e alcuni degli stessi suoi promotori ne presero le distanze.
Come sempre, toccare il fondo di una crisi è l’occasione per tornare a interrogare la parola di Dio “viva ed eterna”. Riascoltiamo dunque l’esortazione di Paolo: “Non conformatevi a questo mondo, ma trasformatevi rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” .
Sappiamo già qual è, per il Nuovo Testamento, il mondo al quale non dobbiamo conformarci: non il mondo creato e amato da Dio, non gli uomini del mondo ai quali, anzi, dobbiamo andare sempre incontro, specialmente i poveri, gli ultimi, i sofferenti. Il “mescolarsi” con questo mondo della sofferenza e dell’emarginazione è, parados¬salmente, il miglior modo di “separarsi” dal mondo, perché è andare là, da dove il mondo rifugge con tutte le sue forze. È separarsi dal principio stesso che regge il mondo, che è l’egoismo.
Soffermiamoci piuttosto sul significato di quello che segue: trasformarsi rinnovando l’intimo della nostra mente. Tutto in noi comincia dalla mente, dal pensiero. C’una massima di saggezza che dice:
Sorveglia i pensieri perché diventano parole.
Sorveglia le parole perché diventano azioni.
Sorveglia le azioni perché diventano abitudini.
Sorveglia le abitudini perché diventano il tuo carattere.
Sorveglia il tuo carattere perché diventa il tuo destino.
Prima che nelle opere, il cambiamento deve avvenire dunque nel modo di pensare, cioè nella fede. All’origine della mondanizzaione ci sono tante cause, ma la principale è la crisi di fede. In questo senso l’esortazione dell’Apostolo non fa che rilanciare quella di Cristo all’inizio del suo Vangelo: “Convertitevi e credete”, convertitevi, cioè credete! Cambiate modo di pensare; smettete di pensare “secondo gli uomini” e cominciate a pensare “secondo Dio” (cf Mt 16,23). Aveva ragione san Tommaso d’Aquino di dire che “la prima conversione si attua credendo”: prima conversio fit per fidem.
È la fede il terreno di scontro primario tra il cristiano e il mondo. E’ per la fede che il cristiano non è più “del” mondo. Quando leggo le conclusioni che tirano gli scienziati non credenti dall’osservazione dell’universo, la visione del mondo che ci danno scrittori e cineasti, dove , nel migliore dei casi, Dio è ridotto a una vago e soggettivo senso del mistero e Gesù Cristo non è neppure preso in considerazione, sento di appartenere, grazie alla fede, a un altro mondo. Sperimento la verità di quelle parole di Gesù: “Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete” e resto attonito nel costatare come Gesù ha preveduto questa situazione e ne dato in anticipo la spiegazione: “Hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli” (Lc 10,21-23).
Inteso in senso morale, il “mondo” è per definizione ciò che rifiuta di credere. Il peccato, di cui Gesú dice che il Paraclito “convincerà il mondo”, è di non aver creduto in lui (cf. Gv 16, 8-9). Giovanni scrive: “Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede” (1 Gv 5, 4). Nella Lettera agli Efesini si legge: “Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell’aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli” (Ef 2,1-2). L’esegeta Heinrich Schlier ha fatto un’analisi penetrante di questo “spirito del mondo” considerato da Paolo il diretto antagonista dello “Spirito di Dio” (1 Cor 2, 12). Un ruolo decisivo svolge in esso l’opinione pubblica, oggi anche letteralmente spirito “che è nell’aria” perché si diffonde via etere.
“Si determina – scrive – uno spirito di grande intensità storica, a cui il singolo difficilmente può sottrarsi. Ci si attiene allo spirito generale, lo si reputa ovvio. Agire o pensare o dire qualcosa contro di esso è considerato cosa insensata o addirittura un’ingiustizia o un delitto. Allora non si osa più porsi di fronte alle cose e alle situazione e soprattutto alla vita in modo diverso da come esso le presenta…Loro caratteristica è di interpretare il mondo e l’esistenza umana allo loro maniera” .
È quello che chiamiamo “adattamento allo spirito dei tempi”. Esso opera come il vampiro della leggenda. Il vampiro si attacca alle persone che dormono e mentre succhia loro il sangue, contemporaneamente inietta in esse un liquido soporifero che fa trovare loro ancora più dolce il sonno, sicché quelle sprofondano sempre più nel sonno ed esso può succhiare tutto il sangue che vuole. Il mondo però è peggiore del vampiro, perché il vampiro non può addormentare la preda, ma si accosta a quelli che già dormono. Il mondo invece prima addormenta le persone e poi succhia loro tutte le energie spirituali, iniettando anch’essa una specie di liquido soporifero che fa trovare il sonno ancora più dolce.
Il rimedio in questa situazione è che qualcuno ci gridi all’orecchio: “Svegliati!”. È quello che la parola di Dio fa in tante occasioni e che la liturgia della Chiesa ci fa riascoltare puntualmente all’inizio della Quaresima: “Svegliati tu che dormi” (Ef 5,14); “È tempo di svegliarvi dal sonno!” (Rom 13,11).
3. Passa la scena di questo mondo
Ma interroghiamoci sul motivo per cui il cristiano non deve conformarsi al mondo. Esso non è di natura ontologica, ma escatologica. Non si deve prendere le distanze dal mondo perché la materia è intrinsecamente cattiva e nemica dello spirito, come pensavano i platonici e alcuni Padri influenzati da essi, ma perché, come dice la Scrittura, “passa la scena di questo mondo” (1 Cor 7, 31); “il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Gv 2, 17).
Basta fermarsi un istante e guardarsi intorno per rendersi conto della verità di queste parole. Succede nella vita come sullo schermo televisivo: i programmi, i cosiddetti palinsesti, si susseguono rapidamente e ognuno cancella il precedente. Lo schermo resta lo stesso, ma i programmi e le immagini cambiano. Così è di noi: il mondo rimane, ma noi ce ne andiamo uno dopo l’altro. Di tutti i nomi, i volti, le notizie che riempiono i giornali e i telegiornali di oggi – di tutti noi – cosa resterà da qui a qualche anno o decennio? Nulla di nulla.
Pensiamo a cosa resta dei miti di 40 anni fa e a che cosa resterà fra 40 anni dei miti e delle celebrità di oggi. “Avverrà – si legge in Isaia – come quando un affamato sogna di mangiare, come quando un assetato sogna di bere, ma si sveglia stanco, con la gola riarsa” (Is 29,8). Cosa sono ricchezze, salute, gloria, se non un sogno che svanisce allo spuntare del giorno? Ecco che un povero, diceva sant’Agostino, una notte fa un bellissimo sogno. Sogna che gli è piovuta addosso un’ingente eredità. Nel sonno si vede ricoperto di splendide vesti, circondato di oro e argento, possessore di campi e vigne; nel suo orgoglio disprezza il proprio padre e fa finta di non riconoscerlo…Ma si sveglia al mattino e si ritrova come si era addormentato .
“Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò”, dice Giobbe (Gb 1, 21). Succederà la stessa cosa ai miliardari di oggi con il loro denaro e ai potenti che oggi fanno tremare il mondo con il loro potere. L’uomo, visto fuori della fede, non è che “un disegno creato dall’onda sulla spiaggia del mare che l’onda successiva cancella”.
Oggi c’è un ambito nuovo in cui è particolarmente necessario non conformarsi a questo mondo: le immagini. Gli antichi avevano coniato il motto: “Digiunare dal mondo” (nesteuein tou kosmou) ; oggi esso andrebbe inteso nel senso di digiunare dalle immagini del mondo. Una volta quello dei cibi e delle bevande era considerato il digiuno più efficace e necessario. Non è più così. Oggi si digiuna per tanti altri motivi: soprattutto per mantenere la linea. Nessun cibo, dice la Scrittura, è per sé impuro, mentre molte immagini lo sono. Esse sono diventate uno dei veicoli privilegiati con cui il mondo diffonde il suo antivangelo. Un inno della Quaresima esorta:
Utamur ergo parcius Usiamo parcamente
Verbis, cibis et potibus, di parole, cibi e bevande,
Somno, iocis et arctius del sonno e dei divertimenti.
Perstemus in custodia. Siamo più vigili nel custodire i sensi.
Alla lista delle cose da usare parcamente – parole, cibi, bevande e sonno – bisognerebbe aggiungere, le immagini. Tra le cose che vengono dal mondo e non dal Padre, accanto alla concupiscenza della carne e la superbia della vita, san Giovanni pone significativamente “la concupiscenza degli occhi” (1 Gv 2,16). Ricordiamo come cadde il re David…Quello che successe a lui guardando sul terrazzo della casa accanto, succede oggi spesso aprendo certi siti in internet.
Se in qualche momento ci sentiamo turbati da immagini impure, sia per imprudenza propria, sia per l’invadenza del mondo che caccia a forza le sue immagini negli occhi della gente, imitiamo quello che fecero nel deserto gli ebrei che erano morsi dai serpenti. Anziché perderci in sterili rimpianti, o cercare scuse nella nostra solitudine e nell’incomprensione degli altri, guardiamo un Crocifisso o andiamo davanti al Santissimo. “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,14-15). Che il rimedio passi per dove è passato il veleno, cioè dagli occhi.
Con questi propositi suggeriti dalla parola di san Paolo ai Romani, e soprattutto con la grazia di Dio, iniziamo, Venerabili padri, fratelli e sorelle, la nostra preparazione alla Santa Pasqua. Fare la Pasqua, diceva sant’Agostino, significa “passare da questo mondo al Padre” (Gv 13, 1), cioè passare a ciò che non passa ! È necessario passare dal mondo per non passare con il mondo . Buona e santa Quaresima.
1.Lettera a Diogneto, V, 1-8 (Die Apostolischen Vaeter, ed. Kunk –Bihlmeyer, Tubingen 1856, pp. 143-144)
2.Cf. Vita e Detti dei Padri del deserto, a cura di L. Mortari, I, Roma 1986, p. 97.
3.Cf. De fuga saeculi, 1 (CSEL, 32, 2, p. 251).
4.S. Ambrogio, Espos. del Vang. sec. Luca, IX, 36; De Isaac et anima, 3, 6.
5.Cf C. Geffré, art. Sécularisation, in Dictionnaire de Spiritualité, 15, 1989, pp. 502 s.
6.S. Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, I-IIae, q.113,a,4.
7.H. Schlier, Demoni e spiriti maligni nel Nuovo Testamento, in Riflessioni sul Nuovo Testamento Paideia, Brescia 1976, pp. 194 s.
8.Cf. S. Agostino, Sermo 39,5 (PL 38, 242).
9.Il motto risale a un detto non canonico attribuito a Gesù stesso: “Se non digiunerete dal mondo, non scoprirete il regno di Dio”. Cf Clemente Al., Stromati, 111, 15 (GCS, 52, p. 242, 2); A. Resch, Agrapha, 48 (TU, 30, 1906, p. 68).
Kairos:

giovedì 15 febbraio 2018

La via della Resurrezione: il perdono




Don Gigi Verdi, fondatore della fraternità di Romena percorre un’altra tappa della Via delle Resurrezione, realizzata accanto all’antica Pieve di Romena. Otto tappe, otto sculture realizzate da Don Gigi, dedicate ad otto parole che possono essere parole di rinascita per la nostra vita quotidiana. Oggi affrontiamo una parola complessa: perdono.

Share on Tumblr


www.tv2000.it/siamonoi/don-gigi-verdi/

martedì 6 febbraio 2018

«NON C’È NULLA FUORI DELL’UOMO CHE, ENTRANDO IN LUI, POSSA RENDERLO IMPURO»

#PANEQUOTIDIANO
La Liturgia di Mercoledi 7 Febbraio 2018 VANGELO (Mc 7,14-23) Commento: Rev. D. Norbert ESTARRIOL i Seseras (Lleida, Spagna)

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Parola del Signore«Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro»Rev. D. Norbert ESTARRIOL i Seseras (Lleida, Spagna)
Oggi, Gesù ci insegna che tutto quello che viene da Dio è buono. E’ piuttosto la nostra intenzione non retta ciò che può contaminare quello che facciamo. Perciò Gesù dice: «Non c’è nulla fuori dall’ uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro» (Mc 7,15). L’esperienza dell’offesa a Dio è una triste realtà. E facilmente, il cristiano scopre questa impronta profonda del male e vede un mondo schiavo del peccato. La missione che Gesù ci affida è quella di pulire –con l’aiuto della Sua grazia- tutte le contaminazioni che le cattive intenzioni degli uomini hanno introdotto in questo mondo.
Il Signore ci chiede che tutta la nostra attività umana venga svolta bene: Lui spera che in tale attività mettiamo forza, ordine, scienza, competenza, ansietà di perfezione, non aspirando ad altro che a restaurare il progetto creatore di Dio, che ha fatto tutto bene per il bene dell’uomo: «Purezza d’intenzione. –L’avrai se, sempre ed in tutto, cerchi solamente di far piacere a Dio» (San Josemaría).
Solo la nostra volontà può rovinare il progetto divino, per cui bisogna essere vigilanti affinché questo non succeda. Molte volte intervengono la vanità, l’amor proprio, lo scoraggiamento per mancanza di fede, l’impazienza al non ottenere i risultati attesi, ecc. Perciò ci avvertiva San Gregorio Magno: «Non lasciamoci ingannare da una lusinghiera prosperità, perché è un viaggiatore sciocco colui che si ferma per strada a contemplare un bel paesaggio dimenticando il punto di arrivo».
Converrà, perciò, stare attenti all’offrire le nostre azioni, conservare la presenza di Dio e riflettere con frequenza la nostra filiazione divina, in modo tale, che tutto il nostro giorno –con preghiera e lavoro- prenda forza e cominci nel Signore e che tutto quello che abbiamo cominciato per Lui giunga a termine.
Possiamo fare grandi cose se riflettiamo che ognuno dei nostri atti umani è corredentore quando è unito agli atti di Cristo.

La voce di un  scrittore

Risultati immagini per serenità"."Prendi l'abitudine di cercare il lato migliore nelle persone e nelle situazioni. Scoprirai che anche soltanto questo atteggiamento porta all'ottimismo e alla positività. E l'uno e l'altra portano alla serenità".

Paul Wilson

antoniobortoloso.blogspot.it/2018/02/panequotidiano-non-ce-nulla-fuori

                                              vanità  di vanità



Angelo Branduardi - State buoni se potete [1983 original soundtrack] (1/3)

00:00 - (01) Vanità di vanità (voci del Piccolo Coro Akademia)
02:53 - (02) Tema di Leonetta (strumentale)
05:47 - (03) Danse des Filles de Joie
07:33 - (04) State buoni se potete (voce e chitarra)
10:34 - (05) Canzone di Cadigia (voce di Iris Peynando)
12:32 - (06) Capitan Gesù (strumentale)



Angelo Branduardi - State buoni se potete [1983 original soundtrack] (2/3)


00:00 - (07) Tema di Leonetta (per violino baritono)
01:43 - (08) State buoni se potete
04:12 - (09) Canzone di Cadigia (strumentale)
05:35 - (10) Capitan Gesù (voci del Piccolo Coro Akademia)
08:41 - (11) Vanità di vanità (per organo e flauti)
09:50 - (12) Tema di Leonetta (per violino baritono ed orchestra)
11:20 - (13) State buoni se potete (per harmonium e flauto)


Angelo Branduardi - State buoni se potete [1983 original soundtrack] (3/3) + Tema di Leonetta