Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

martedì 27 marzo 2018

Le ultime parole di Gesù sulla croce

Catechesi di don Fabio Rosini sulle sette parole di Cristo sulla Croce.
Don Fabio Rosini, Direttore del Servizio per le Vocazioni della Diocesi di Roma, ci accompagna nella meditazione delle ultime frasi del Signore Gesù, per entrare nell’atto d’amore più grande con la chiave delle Sue stesse parole e accogliere la rivelazione del Suo cuore di Figlio e di Redentore.
www.cercoiltuovolto.it/audio/don-fabio-rosini-le-ultime-parole-gesu-sulla-croce-parte/

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Don Fabio Rosini - Le ultime parole di Gesù sulla croce - 006



«Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto»»

Non abbiate paura! Gesù è risorto!


Sole sulla città di Matera

1 aprile 2018
Domenica di Pasqua
di ENZO BIANCHI

Mc  16,1-8

1 Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 2Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. 3Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». 4Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. 5Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. 6Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. 7Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: «Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto»». 8Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite.

Da tre giorni seguiamo Gesù nella sua passione, morte e sepoltura, e ora siamo posti davanti all’indicibile, all’umanamente impossibile, a un evento che appare incredibile al mondo. Un evento davanti al quale ciascuno di noi nella santa notte di Pasqua sente il cuore oscillare tra adesione al racconto ascoltato e dubbio, tra fede e incredulità. Ma questa nostra condizione non è diversa da quella dei discepoli e delle discepole in quel terzo giorno dopo la morte di Gesù. Perché la morte è la morte, è la fine concreta della vita, delle relazioni, degli sguardi, degli affetti: quando uno muore, muore interamente e tutto muore con lui…
Il vangelo secondo Marco, più degli altri, ci mette davanti la morte di Gesù come morte fallimentare, enigma che anche per Gesù è diventato faticosamente mistero. La morte di Gesù è apparsa la smentita di tutto quello che egli aveva detto e fatto. Predicava la venuta del regno di Dio: e ora dov’era questo regno, dov’era apparso? Aveva guarito e liberato alcune persone: ma ora malati, prigionieri, disgraziati continuavano a esserlo come prima. Aveva amato degli uomini e delle donne, li aveva resi una comunità: e ora se n’erano tutti fuggiti, e quella baracca di comunità appariva caduta a pezzi…
Il giorno successivo al sabato è stato per quegli uomini e per quelle donne un’aporia, un vuoto, uno spazio in cui non si trovavano più i fili del senso e del significato di ciò che avevano vissuto. E per alcuni di loro – Pietro, il discepolo amato, Maria di Magdala – era avvenuta la fine di una vicenda di adesione, di convivenza piena di amore. Quel sabato, che noi chiamiamo sabato santo, appariva per loro un inferno nel quale la potenza del male, del daimónion e del diábolossembrava regnare ancora, anzi sembrava essere stata capace di spegnere ogni speranza. È stato un sabato di silenzio estremo. Nulla da dire, per l’evangelista nulla da raccontare: quell’evento della morte e sepoltura di Gesù faceva terminare una vita? No, la vita autentica che avevano vissuto, tra fatiche, contraddizioni e inadempienze, era stata una vita condivisa con Gesù, piena di senso: una vita in cui l’amore vissuto non poteva spegnersi!
Quando quel sabato è passato, nelle ore dopo il tramonto Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome, alcune donne discepole, vanno a comprare oli, balsamo, profumi per ungere il corpo cadavere di Gesù deposto nella tomba. Maria di Magdala aveva accompagnato il corpo morto di Gesù dalla croce alla tomba e aveva osservato bene quell’antro. Ora, al mattino presto, le donne discepole tornano alla tomba quando il sole si è alzato. Quale sole si è alzato? Il sole che era spuntato dall’alto e aveva visitato il suo popolo (cf. Lc 1,78)? È “il sole di giustizia” (Ml 3,20) che si è già alzato? I pensieri di queste donne vanno alla pietra, la grande pietra messa come porta, come custodia all’antro, ma ormai vicino alla tomba vedono la pietra già rotolata via. La tomba dunque è aperta! Come? Da chi? Ed ecco, le donne “videro un giovane, seduto alla destra, vestito d’una veste bianca, e furono colte da stupore” (Mc 16,5).
Pensavano di vedere il cadavere, e invece vedono un giovane.
Pensavano di vedere un lenzuolo che avvolgeva il morto, e invece vedono un vivente vestito di bianco.
Pensavano di vedere un morto disteso a terra, e invece vedono un uomo seduto alla destra: alla destra di chi? Qualcuno ha posto questo giovane alla sua destra, dicendogli: “Siedi alla mia destra” (Sal 110,1).
Le donne sono sorprese, alla lettera “sono colte da stupore” (exethambéthesan). Marco conosce un ricco vocabolario per parlare dello spavento: in pochi versetti usa almeno quattro termini per descriverlo. Qui, per l’appunto, registra spavento-stupore. Subito dopo il giovane parla alle donne ripetendo lo stesso verbo: “Non siate spaventate, stupite!”. Poi continua: “Voi cercate Gesù il Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui!” (Mc 16,6). Ecco la voce dell’interprete apparso, la voce del messaggero di Dio, la voce di colui che legge a voce alta ciò che le donne vedono senza saper esprimere. È una voce che viene da Dio, è la voce del Signore seduto alla destra di Dio, è la voce di chi ormai è stato tolto, come in un’ascensione verso il cielo, dalla mano di Dio che l’ha preso con sé e l’ha reso vivente per sempre.
La voce invita innanzitutto a non spaventarsi, a non avere paura. Noi abbiamo paura, anzi siamo tentati dalla paura: infatti, la maggior parte delle paure ce le inventiamo e nascono dalla nostra immaginazione, nutrita da noi stessi. È significativo che il primo nostro sentimento, testimoniato e confessato dalla Bibbia nell’in-principio, sia la paura di Dio. Alla domanda di Dio: “Adamo, dove sei?”, l’uomo risponde: “Ho ascoltato il tuo passo e ho avuto paura!” (cf. Gen 3,9-10). Paura di Dio, e pensate quanti sforzi per predicare un Dio che incutesse paura; quante azioni, anche da parte della chiesa, per imporre un Dio che facesse paura agli uomini e alle donne…
Vi è poi la paura gli uni degli altri, a cominciare dalla vita familiare, nella quale, appaiono, nascono e poi crescono, innestandosi per sempre, delle paure: a volte motivate, a volte create da noi stessi per giustificare le nostre vigliaccherie, le nostre incapacità di essere responsabili. Non dimentichiamolo: la paura è sempre contro la responsabilità e nasce dalla mancanza dell’esercizio della coscienza, della vita interiore. E così paura della vita, del futuro, della terra… Si ricordi, al riguardo, un passo decisivo della Lettera agli Ebrei, quello in cui l’autore dice che “per paura della morte, noi uomini e donne siamo alienati, soggetti a schiavitù per tutta la vita” (cf. Eb 2,15), dunque indotti al male, al peccato. E sovente queste paure portano all’arroganza che cerca solo di nasconderle. Ecco perché la voce dell’interprete della tomba vuota dice alle donne: “Non abbiate paura!”. È la condizione necessaria per vivere, per vivere con gli altri discepoli e discepole; e così, vivendo insieme, poter credere e sperare.
Poter credere l’indicibile: il crocifisso nella vergogna e nell’infamia, è alla destra del Padre, è vivente è stato rialzato dalla morte! Ne dà testimonianza il luogo della deposizione, che ormai è un non-luogo. Proprio Maria di Magdala, che il venerdì sera “stava a guardare dove Gesù veniva deposto” (cf. Mc 15,47), ora vede il vuoto. Sì, è venuta l’ora in cui lo Sposo è stato tolto (cf. Mc 2,20), come aveva detto Gesù. È venuta l’ora in cui il Nazareno, il Crocifisso, è stato rialzato dalla tomba, è stato risuscitato da Dio e ormai vive in Dio come risorto da morte. È venuta l’ora, per Maria e le altre donne, di andare dai discepoli, specialmente da Pietro, per dire loro che Gesù li precede in Galilea: là lo vedranno tutti, le discepole e i discepoli, come Gesù aveva promesso (cf. Mc 16,7). Tutti devono andare semplicemente dietro a Gesù (opíso mouMc 1,17; 8,33.34), tutti devono seguire Gesù (cf. Mc 1,18; 2,14-15, ecc.), perché egli cammina davanti, apre la strada. Basta stargli dietro: fino alla croce, ma anche fino alla destra del Padre!
Ed ecco la conclusione del vangelo secondo Marco: un finale deludente, tanto che forse in seguito si è pensato di aggiungervi almeno tre finali diversi, in tre diversi manoscritti (cf. Mc 16,9-20). Ma la conclusione originaria è la seguente: le donne “uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano tremanti e fuori di sé. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura (ephoboûnto gár)” (Mc 16,8). Paura, tremore, ékstasis, stupore! Difficile spiegare questo finale e constatare la paura? Sì, possiamo dire poco…
Ma questo versetto è più per noi che per le donne discepole: noi abbiamo paura della resurrezione di Gesù? Ne siamo stupiti? Abbiamo timore, il santo timore di Dio, nell’annunciarla? Se abbiamo questo timore, certo non cadiamo nell’arroganza di chi supplisce alla propria debolezza di fede gridando la resurrezione di Gesù… Pensiamo a noi, alla nostra chiesa: c’è chi ha talmente paura da non dirsi ciò che è, un discepolo di Gesù; e c’è chi è arrogante e vorrebbe imporre agli altri una fede che egli non sa portare. Interroghiamoci dunque sulla nostra fede nella resurrezione di Gesù e accogliamo la parola: “Non temete, non abbiate paura! Gesù il Nazareno, il Crocifisso, è risorto!.

PROFUMO DI NARDO.





Il nardo è un olio profumato di altissimo valore. Nella Bibbia è simbolo dell’amore fedele fino a dare la vita. Un semplice vasetto di questo olio profumato, infatti, costava più di trecento denari, quasi quanto lo stipendio annuale di un salariato.Per tale motivo nella Bibbia il profumo del nardo esprime l’amore che non ha prezzo e si realizza diffondendosi.Nel libro del ‘Cantico dei Cantici’ il simbolo del nardo indica un amore immenso, senza paragoni. Lo sposo e la sposa del Cantico affermano che il loro amore è come profumo di nardo, vale a dire, prezioso, buono, bello, unico, che dà senso alla vita: “Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo” (Ct 1,12). Al termine del poema si legge: ” Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio” (Ct 8,7).Il simbolo del profumo del nardo, che scaturisce dal vaso spezzato, appare anche nei Vangeli e interpreta, in modo eccellente, il significato della passione e morte di Gesù come amore senza misura ed esprime anche la sua risurrezione, come amore che vince la morte. Ne parlano gli evangeli Matteo, Marco e Giovanni. Matteo e Marco, diversamente da Giovanni, che identifica la donna in Maria di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro, raccontano di una donna anonima la quale, senza essere invitata, entra nella casa di Simone il lebbroso, dove Gesù si trova, rompe un vasetto di nardo autentico e lo sparge sul capo di Gesù. Maria di Betania, invece, lo cosparge sui piedi di Gesù, che poi asciuga con i suoi capelli. Il gesto della donna anonima, compiuta in prossimità della passione, è ritenuto dai presenti insensato e folle. Lo ritengono uno spreco! Gesù invece lo apprezza e ne spiega il senso. La donna ha compiuto un’azione buona e bella.Ungendo il suo capo ha mostrato di riconoscerlo il vero re, l’unto del Signore. Ella, pur essendo donna, nel compiere l’unzione regale destinata solo ai re, si è comportata in modo profetico. Ha intuito infatti ciò che gli altri non vedevano, perché mossi soltanto da calcoli economici. Inoltre, il vaso completamente spezzato e il profumo, sparso senza misura, indicano che Gesù in persona avviandosi verso la passione e morte sta spezzando e sprecando la sua vita per noi. E’ lui il vaso spezzato che emana profumo di vita. Il suo è amore appassionato e non si può calcolare in denaro. Gesù morendo non spreca la sua vita ma la dona. Per questo la sua morte non conosce la putrefazione e il suo amore supera la morte. Mentre la morte emana cattivo odore, la vita diffonde il profumo. La stessa solidarietà verso i poveri, che i commensali reclamano, deve essere determinata dal desiderio di un amore gratuito, senza misura, deve, cioè, mostrare la gratuità di Gesù.La qualità del nardo nel testo originale greco è definita ‘fedele’. Questo termine, però, si applica alle persone non alle cose. Per questo si traduce con’nardo genuino’, o puro. Il termine fedele è, però, importante perché indica l’amore fedele di Gesù, e del credente che, avendo compreso chi è Gesù, dona come lui la propria vita. Gesù afferma che il gesto della donna, bello e buono, sarà ricordato ovunque si predicherà il Vangelo. Dove ci sono persone che fanno della propria vita un dono d’amore per gli altri si diffonde il profumo della vita.Da sapere:Nel racconto di Matteo (26,6-13) e Marco (14,3-9) la donna è anonima, in Giovanni (12,1-11) è Maria sorella di Lazzaro e Marta, in Luca (7,36-50) è una pubblica peccatrice di cui non si conosce il nome che esprime a Gesù la sua riconoscenza per il perdono che è certa di ricevere. Spesso si è identificata questa peccatrice con Maria Maddalena e si è fatta anche coincidere con Maria di Betania. Dalla lettura attenta dei testi emerge che sono donne diverse, che hanno conosciuto Gesù lo hanno accolto e capito. Alcune di esse si sono poste alla sua sequela, sono rimaste fedeli fino alla croce e sono divenute testimoni della risurrezione, che è la vita emana il profumo meraviglioso dell’amore che trionfa sulla morte.FILIPPA CASTRONOVOFiglia di san Paolo, licenziata in teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana, ha lavorato nel settore catechistico e ha insegnato al Pontificio Istituto Superiore di Scienze Religiose, Regina Mundi (Roma).Tiene corsi di approfondimento biblico, di spiritualità e incontri sulla Lectio divina, temi sui quali ha scritto libri e articoli per varie riviste. Collabora con l’Associazione Biblica Italiana.

FINALE APERTA

FINALE APERTO…

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MARTEDÌ 27 MARZO VIDEOCONFERENZA PASQUALE alle ORE 21 in STREAMING sul tema “Finale aperto” (Mc 16,1-8). La resurrezione non è una dottrina da credere ma un nuovo inizio da vivere. A cura della Parrocchia dell’Invisibile.
Il brano musicale consigliato è il testamento spirituale di Ivan Graziani, intitolato “Vita“. A cura di Sauro Secci.  
Come vedere la diretta. Collegati al sito www.terradelsanto.it e clicca in alto a destra su “LIVE” dalle ore 21 alle 22 del martedì, poi clicca sulla freccia play del video e inizia a seguire la diretta. Se vuoi durante la diretta puoi iscriverti anche alla chat (sotto il video) per condividere le tue impressioni e porre le tue domande. In ogni caso potrai rivedere la videoconfenza in differita o scaricarla nei giorni successivi come audio o come testo scritto. La troverai nel box in basso a sinistra della Home page del sito.
Consigliamo di seguire la DIRETTA in piccoli gruppi per condividere insieme una serata di ascolto e riflessione sulla Parola che vuole far crescere la Vita

Mc 16,1-8 FINALE APERTA

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ANNUNCIO DI PASQUA 2018


KIKO ARGUELLO. ANNUNCIO DI PASQUA 2018

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ANNUNCIO DI PASQUA

Roma, Seminario Redemptoris Mater

23 marzo 2018 

Sono presenti le comunità: 


1 SS. Martiri Canadesi 

2 SS. Martiri Canadesi


1 S. Francesca Cabrini

2 S. Francesca Cabrini

1 S. Luigi Gonzaga
2 S. Luigi

1 Natività 
2 Natività

1 S. Bartolo in Tuto di Firenze
2 S. Bartolo in Tuto di Firenze

1 Ivrea

Alcune équipes itineranti delle nazioni d'Europa
Le équipes itineranti delle regioni d'Italia
I seminaristi del Seminario Redemptoris Mater di Roma
I presbiteri di Roma

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Annuncio di Pasqua 2018 


ANNUNCIO DI PASQUA
Roma, Seminario “Redemptoris Mater”, 23 marzo 2018 
Kiko: 

Buona sera a tutti. Coraggio! In piedi e cominciamo. 

Preghiera iniziale 

Kiko: 

Siamo appena arrivati da Madrid e siamo stanchi morti, grazie a Dio. Stanchi, ma il Signore mi manda il suo angelo custode che mi sostituisce. Vi sto guardando per vedere se vi riconosco. Cominciamo con un video. Dio mi sorprende che mi dà la possibilità di fare arte per voi. Ho voluto mettere in musica una frase di un martire del secolo IV, Vittorino di Pettau, martirizzato sotto l’imperatore Diocleziano. Vittorino di Pettau ha coniato questa frase poetica: “Il Messia, leone per vincere, si fece agnello per soffrire”. Ho fatto un canto su questa frase e ho 
aggiunto una frase di un confessore della fede che si chiama San Quodvultdeus, del secolo V, che dice: “Salì sul legno per essere sposo, per morire. E lasciò il suo sangue come dote per la sua sposa vergine”. Queste due frasi le ho volute mettere in musica. Dura 8 minuti, non è troppo lungo. Prima vediamo il video, perché vi voglio avvicinare alla cultura dei primi secoli, dei grandi cristiani, dei martiri che sono molto importanti. Dopo faremo la presentazione e cominceremo la preparazione per la Veglia Pasquale.

Nel video non c’è la traduzione, ma non importa.

Proiezione del video¹ 

Spero che vi sia piaciuta questa immagine, questa espressione poetica di Vittorino di Pettau: “Il Messia, leone per vincere si fece agnello”, perché tutti noi  siamo il Messia di questo mondo, di questa storia, di questa generazione e dovremo imparare, grazie alla dote che ci ha lasciato Cristo, che è il suo sangue – dote che vediamo nella Santa Eucarestia, nel calice –, dovremo imparare tutti ad essere agnello per soffrire, altrimenti non c’è in noi nessun tipo di cristianesimo: se non siete capaci nel matrimonio, nel lavoro, con gli amici, se non sapete essere mansueti, non opporre resistenza al malecome agnelli, agnelli insieme a Cristo, come scrive Vittorino di Pettau. Ho messo in musica anche un testo di Romano il Melode. E adesso questo testo di San Quodvultdeus che dice: “Salì al legno per essere

1 E’ importante che gli itineranti e i catechisti usino una assoluta prudenza nella proiezione di questo video, in modo che non sia pubblicato in nessuna maniera sui social-network. Si devono avvisare i fratelli di non pubblicare o distribuire il video in rete in modo assoluto.Questo video è solo per uso interno al Cammino Neocatecumenale per la trasmissione dell’annuncio.


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Annuncio di Pasqua 2018 


sposo, per morire”. Ossia Cristo sulla croce è il nostro sposo. Magari fossimo cristiani! Una cosa meravigliosa, immensa che Dio ci abbia chiamato ad essere cristiani, e partecipare della sua immensa gloria, partecipare del suo Spirito Santo che si offre per tutta l’umanità, facendosi agnello per soffrire, salendo sul legno della croce. “Salì al legno per essere sposo per morire”. Anche noi siamo invitati a morire e a mostrare questo amore: “Amatevi come io vi ho amato”. Cristo ci ha amato nella dimensione del nemico, quando eravamo nemici di Dio e vuole che ci amiamo in questa dimensione, perché Dio ci ha dato di poter partecipare della sua vittoria sulla morte. Queste cose che posso dirvi, ed altre bellissime, non valgono niente..., ma grazie a Dio moriremo tutti, ci resta poco. La vita che Dio ha creato è un disegno eterno, la vita di ciascuno di noi non si ripete mai, come Dio lo ha disegnato così avviene nella vostra vita; magari avete fatto uno schifo della vostra vita, non vale nulla! Nonostante questo, Dio ha fatto per la vostra vita un disegno grande. Proprio perché questo disegno si realizzi Dio ha stabilito la Veglia Pasquale. Conoscete il poema delle 4 notti: Dio ha stabilito 4 notti fondamentali per la storia della salvezza. La prima è la creazione del mondo, prima lettura della Veglia Pasquale; la seconda notte è quando appare la fede sulla terra, seconda lettura della Veglia Pasquale: Abramo; la terza notte è quando Dio apre il mare, salvando il suo popolo dalla schiavitù d’Egitto, terza lettura della Veglia Pasquale; la quarta notte è Israele che è entrato nella terra promessa e aspetta questa notte con il seder pasquale con un posto a tavola vuoto perché aspettano che in quella notte venga Elia ad annunziare la venuta del Messia. Il teologo Bouyer si chiede: ma Cristo, celebrando la Pasqua con i suoi discepoli, ha chiuso la porta? E risponde: “No, perché tutti attendiamo la seconda venuta di Cristo”, nella gloria, con tutti i suoi angeli e santi. S. Paolo spesso parla di questa seconda venuta, di coloro che attendono con speranza e con desiderio immenso la seconda venuta di Cristo, che tutti desideriamo che sia la nostra vita. S. Paolo dice che, quando verrà, coloro che sono vigilanti nella notte pasquale, in piedi leggendo i profeti, in quella notte si apriranno i cieli in tutto il mondo e vedranno Cristo che viene nella gloria, insieme ai santi. Quelli che sono nella Veglia Pasquale saranno trasformati, saranno rapiti, senza passare dalla morte fisica e mentre salgono in cielo saranno trasformati. Questa è Parola di Dio. Per questo tutti i cristiani desiderano che in questa Pasqua dell’anno 2018 dvenga Cristo. Potete dire che non verrà in questa Pasqua? Nessuno sa quando sarà! Non possiamo pensare che in questo anno 2018 Cristo non viene, nessuno lo può dire. E se Dio ha pensato invece di venire quest’anno? Sappiamo che secondo la tradizione verrà nella Santa Veglia Pasquale. Per questo la Veglia Pasquale è piena di escatologia, di attesa della venuta di Cristo. È così importante questa notte santa che la Chiesa nella sua tradizione ha voluto che venga preparata per 40 giorni di conversione e ci invita a prepararci, nella quaresima, alla venuta di Cristo, alla notte santa con il digiuno, con la preghiera e l’elemosina. Non so se avete digiunato un poco, non so se avete fatto qualche elemosina: noi forse siamo cattivi catechisti, non siamo buoni.

Facciamo rapidamente le presentazioni. Siamo nel seminario. Avete visto che bel quadro. Non solo sono un grande artista ma anche musicista. Dio ha voluto

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Annuncio di Pasqua 2018 


che io sia artista per voi e mi ispira, come fa nelle catechesi. Ha voluto che Carmen sia stata con noi per fare di voi un segno, un popolo rinnovato, un popolo cristiano.

Tutto ciò che possiamo dire del cristianesimo è molto importante perché si può 

alimentare, rinvigorire nella Veglia Pasquale. Allora, vediamo chi siamo qui.

Presentazioni 

Sapete che la nostra equipe è stata completata da una sorella che si chiama Ascensión Romero. Facciamole un applauso. È la sostituta di Carmen. È spagnola della stessa città di Carmen, di Tudela. In Spagna si dice che nel mondo ci sono i testoni, i più testoni, e poi ci sono quelli di Tudela! Lei ha studiato nello stesso collegio di Carmen, per questo forse dietro a questo c’è la mano di Carmen. Ha passato 25 anni tra Russia, Kazakhstan, Bielorussia, ultimamente era a S. Pietroburgo. Il Presidente della Congregazione per i Laici, la Famiglia e la Vita, Card. Farrell, ci ha scritto alcune lettere per sollecitarci a fare la sostituzione di Carmen, secondo quanto dicono gli Statuti e abbiamo risposto che alla convivenza mondiale di gennaio avremmo trovato una sorella, perché non sapevamo che fare. Durante l’ultima convivenza degli itineranti ci hanno scritto una lettera, dicendo che non ci davano più tempo e che alla fine di gennaio dovevamo presentare il nome. Provvidenzialmente abbiamo pensato a questa sorella anche, perché la sorella che era in missione con lei a S. Pietroburgo era andata nell’equipe dell’Ucraina. Padre Rajmund, itinerante in Ucraina, infatti, mi aveva detto che aveva necessità che andasse in equipe una sorella che sapesse il russo e abbiamo pensato alla sorella che era socia di Ascensión, per cui lei è rimasta libera. Così abbiamo inviato al Pontificio Consiglio una lettera con il suo nome, il Card. Farrell ha risposto con una lettera che dice:

Vaticano 26 febbraio 2018 

Egregio dottore, 

Il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha ricevuto la Sua lettera del 30 gennaio scorso, mediante la quale si è premurato di comunicare la recente nomina – a norma dell’art. 34 §2 dello Statuto del Cammino Neocatecumenale – della Sig.na Maria Ascensión Romero Antón, come nuovo membro dell’Equipe Responsabile Internazionale.

Prendendo atto di questa nomina, mi è gradito porgere alla Sig.na Romero Antón le mie vive congratulazioni per l’incarico ricevuto. Auspico che possa assolverlo con fedeltà e impegno, al servizio del Cammino e della Chiesa intera, fruttificando appieno la grande eredità spirituale lasciata dalla Sig.na Carmen Hernández.

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Annuncio di Pasqua 2018 


Profitto volentieri dell’occasione per porgerLe cordiali saluti in Cristo,

Kevin Card. Farrell

Prefetto

Deve far fruttificare a pieno l’eredità di Carmen Hernandez. Poverella! Speriamo che lo possa far fruttificare.Per questo le ho detto che deve dire una breve parola. 

Maria Ascención: 

A tutti e tre, ma soprattutto a me, ha dato una grande gioia quello che ha detto la Santa Sede che parla di questa grande eredità di Carmen Hernandez, che abbiano riconosciuto e che ha portato tante cose grandi per la Chiesa, che ancora non conosciamo tutte e che riconosceranno poco a poco. Per questo volevo leggere qualcosa detta da Carmen tanti anni fa in un annuncio. Ci sono tanti fratelli che stanno raccogliendo tutto quello che ha detto Carmen, i suoi scritti, quello che ha predicato negli annunci di Avvento, di Quaresima e di Pasqua. Ho cercato l’annuncio dell’anno 1984, quando tanti fratelli ancora non erano in cammino o non erano ancora nati. Ho scelto un breve passo che parla del faraone. Anche qui in Italia alcuni fratelli non possono fare la Pasqua o hanno delle difficoltà. A S. Pietroburgo era sempre un miracolo poter celebrare la Pasqua. Tante volte sembrava impossibile poterla celebrare, che non c’era il posto... Dicevamo tra noi: non faremo la Pasqua! Sempre rischiavamo nel preparare la Pasqua e alla fine era un miracolo meraviglioso quando arrivavamo e cominciavamo la celebrazione. Tanti faraoni che vedevamo davanti a noi, ma il Signore ci precedeva e li vinceva sempre. Vincitore di tanti faraoni. Posso dire che quante più difficoltà c’erano, tanto più era meravigliosa. Eravamo pochi, ma le difficoltà ci rendevano forti di fronte al faraone. Vedevamo la resurrezione già quando si accendeva il fuoco nuovo della Veglia. Leggo questo annuncio che ha fatto Carmen nell’anno 1984 e che racconta un midrash molto bello, ma che tanti fratelli non hanno sentito. Dice Carmen:

… per tutti gli itineranti che avete difficoltà io sono contentissima che esistano le difficoltà, perché non si può avere la Pasqua se non si ci sono le difficoltà: il Faraone si reincarna sempre per la Pasqua. Tanto è così che questo libro di Edmond Fleg – “Mosè secondo i saggi” – sembra un riassunto grazioso, ma ha cose profonde, anche se sembra per bambini. Io stavo pensando all'Esodo perché lui stesso dice che nel Mar Rosso tutto l'esercito del faraone precipitò, ma non il faraone. Per questo Dio gli permette di reincarnarsi in tutte le generazioni in attesa che si compia la Pasqua, in attesa del Messia che compirà la Pasqua cosmica, universale.

Io vedo anche una cosa stupenda in questa lotta per la Pasqua con il faraone, che non è una cosa concreta, ma l'incarnazione del potere o dei problemi, che sempre sono nel fondo una politica che impedisce al popolo

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Annuncio di Pasqua 2018 


di essere felice, come capita alla nostra generazione che non ha la festa, perché è circondata dalla morte a livello cosmico. 

Nella nostra generazione oggi è lo stesso. Oggi la Chiesa può dire quello che ha detto la Vergine Maria: “Non hanno vino”, non hanno festa. La nostra umanità sta cercando, si trova in una dimensione di morte molto più forte di quella dell’Egitto, perché è circondata di missili e sta uccidendo la matrice della vita, che è nella donna. Oggi la singola persona e l’umanità intera è circondata dalla morte ed anche oggi si alza un grido di morte.
… È interessantissimo vedere le 10 piaghe. Voi pensate che è una stupidaggine e sono una cosa fantastica, fantastica, perché tutti quelli che avete problemi qua..., non dico nessuna cosa pratica: leggete le 10 piaghe, vedrete come dovete attuare, non facendo miracoletti ma lasciando attuare il Signore.

Io vedo che la Chiesa nella situazione di schiavitù del mondo può fare davanti al potere molti miracoli, come Mosè butta il bastone per fare una magia: trasformandolo in un serpente... Ma il faraone sorride di queste cose e dice: “Anche i miei bambini sanno fare queste cose e vieni tu qua, credendo di fare chissà cosa!". E così risponde a tutte le piaghe. Ma resta una cosa. Il faraone cerca anche alcune volte di lasciar uscire il popolo ma si pente immediatamente, perché quelle cose sono risolvibili umanamente. 

Arriva un momento in cui il faraone non può più risolvere nulla: Dio - come sta facendo anche oggi - circonda l'Egitto con la morte dei primogeniti. In quella notte - dice il midrash bellissimo- il faraone non ha avuto bisogno di nessuno che andasse a svegliarlo, perché il grido dell'universo arrivò al suo cuore; le braccia delle donne di tutte le famiglie si alzarono in un grido di terrore, come è oggi anche l'umanità. E davanti a questo il faraone non ha più soluzione, e lascia uscire il popolo. Il midrash è bellissimo.

Questo di stare tutta la notte vegliando non sono invenzioni dei santi Padri, ma è Parola di Dio. È Parola di Dio che dice che nel cuore della notte: "Io passerò, questa notte”. E il popolo di Israele, che ancora non poteva partire, durante tutta la notte è pronto per partire, con l'agnello, i fianchi cinti, e ancora il faraone non ha dato il permesso.

Ma aspettano durante tutta la notte, perché il popolo non parte di notte, parte all'alba, come l'alba della resurrezione; c'è il sole ad illuminare la sua uscita. Dio ha preparato tutte queste cose per preparare, per far capire la resurrezione.

Così passa la morte con la notte, e loro sono preservati dalla morte per il sangue. E quando sono pronti, il faraone sente il grido... Voi sapete che il faraone aveva una madre, no? Era la stessa madre che aveva dato il latte a Mosè. E in quella notte è tale l'angustia del faraone per il grido dell'universo, per la morte dei primogeniti, che con l'immaginazione, o non

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so cosa, il faraone vede sua madre che appare là (questo è un racconto midrashico). E sua madre gli prende la mano e gli fa dire davanti a Mosè: “Fai uscire il popolo!”. Tre volte lo dice al faraone: “Lascia uscire il popolo”.

Perché sente venire questo dall'oltretomba (questa immagine viene a dire al Faraone che esiste la resurrezione), sua madre gli fa udire i canti di tutte le famiglie ebree che si preparavano cantando a partire, e gli dice: "Perché non lasci che tutti questi canti portino tutto l’Egitto alla salvezza? E Mosè dà una risposta stupenda: "È proprio questo ciò che vuole Dio! Per questo ha chiamato Israele, per trascinarsi dietro tutto l'Egitto, ma l'Egitto è libero di seguirlo oppure no". Ossia, Dio fa tutto il possibile per trascinare dietro a sé l’Egitto, ma non lo fa senza la volontà dell'uomo. E questo è stupendo! Allora lei dice: "Almeno risparmia il mio primogenito". Per questo, se leggete il passaggio del Mar Rosso, non si dice che muore il faraone, dice: "Ha sepolto nel Mare tutto l'esercito del faraone", per questo il faraone si reincarna in ogni generazione.
Kiko: 

Sono parole di Carmen in preparazione alla Veglia Pasquale su come, in ogni generazione, il faraone si reincarna mettendo impedimenti perché si celebri la Veglia Pasquale. Ad alcuni che siete qui non si permette di celebrare la Veglia Pasquale per tutta la notte. Alcuni Vescovi non permettono la doppia celebrazione in chiesa, sempre abbiamo avuto problemi. Il faraone si alza per impedire la Veglia Pasquale. Prima che parli io, vorrei che dicesse una parola Padre Mario.

Padre Mario: 

Siamo in un sistema democratico e quindi, se parla la donna, deve parlare anche il presbitero. È bellissimo questo passaggio di Carmen che ci aiuta e ci prepara alla Pasqua già vicina. Vorrei leggervi un breve passo. Sapete che Papa Francesco ultimamente ha fatto le catechesi del mercoledì sull’Eucarestia. Nella terza catechesi risuonano le parole di Carmen che sono arrivate, attraverso il Papa, a tutta la Chiesa. Dice il papa che l’Eucarestia (Udienza Generale del Mercoledì22 novembre 2017):

…È il memoriale del Mistero pasquale di Cristo. Essa ci rende partecipi della sua vittoria sul peccato e la morte, e dà significato pieno alla nostra vita.

Ogni celebrazione dell’Eucaristia è un raggio di quel sole senza tramonto che è Gesù risorto. Partecipare all’Eucarestia, in particolare alla domenica, - molto più la Pasqua - significa entrare nella vittoria del Risorto, essere illuminati dalla sua luce, riscaldati dal suo calore. Attraverso la celebrazione eucaristica lo Spirito Santo ci rende partecipi della vita divina che è capace di trasfigurare tutto il nostro essere mortale. E nel suo passaggio dalla morte alla vita, dal tempo all’eternità, il Signore Gesù trascina anche noi con Lui a fare Pasqua.

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Ricordate le catechesi di Carmen che la forza della resurrezione ci trascina in ogni eucarestia dalla nostra situazione di morte, di debolezza, di tristezza alla gioia, alla vita eterna. 

Nella Messa si fa Pasqua. Noi, nella Messa, stiamo con Gesù, morto e risorto e Lui ci trascina avanti, alla vita eterna. Nella Messa ci uniamo a Lui. Anzi, Cristo vive in noi e noi viviamo in Lui. «Sono stato crocifisso con Cristo – dice S. Paolo -, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,19-20). Così pensava Paolo.
Per questo la Chiesa, Gesù Cristo stesso, e ancora prima con gli ebrei è stata istituita la Pasqua, questa solennità, perché tutti sperimentiamo la nostra debolezza, la nostra stanchezza, la vecchiaia, ecc. perché ci rinnova con la potenza della resurrezione. Poi, finisco con un testo di S. Atanasio, che ho trovato nel breviario pochi giorni fa. Fin dall’inizio del Cammino, uno dei problemi per i parroci è che il giorno di Pasqua tutta la comunità parrocchiale deve essere unita. Cosa sono questi gruppi che si separano dalla parrocchia? Molti impediscono di fare l’Eucarestia. Questa teologia non sembra proprio fondata nella rivelazione, perché chi fa l’unità nella parrocchia non è il luogo né il tempo. Non è celebrare tutti insieme, non è quello che crea l’unità. Dice:

Il Mistero pasquale riunisce nell’unità della fede coloro che sono lontani con il corpo.

Io vado poco nella mia comunità ma mi sento unito alla mia comunità. La distanza non rompe la comunione.

Fratelli miei, è bello passare da una festa all’altra, passare da una orazione all’altra. Infine, da una celebrazione all’altra. È vicino ora quel tempo che ci porta e ci fa conoscere un nuovo inizio: il giorno della Santa Pasqua, nella quale il Signore si è immolato…

Per tanto miei cari, Dio che per noi ha istituito questa festa ci concede anche di celebrarla ogni anno. Egli che per la nostra salvezza consegnò alla morte il Figlio Suo, per lo stesso motivo ci fa dono di questa festività che spicca nettamente sulle altre nel corso dell’anno

La veglia delle veglie, la festa più grande. 

La celebrazione liturgica ci sostiene nelle afflizioni che incontriamo in questo mondo…

Stiamo diventando più vecchi, più acciaccati, abbiamo bisogno di attingere a questa fonte. Vi ricordate, Carmen parlava della forza della resurrezione che il Signore aveva dato a Giacobbe per togliere la pietra che copriva il pozzo. Diceva che la forza della resurrezione gli ha dato la forza per togliere quella pietra che solo 40 uomini potevano alzare...

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…Per mezzo di essa Dio ci accorda quella gioia della salvezza che accresce la comunione tra di noi. Mediante l’azione sacramentale della festa ci fonde in un'unica assemblea, ci unisce tutti spiritualmente, fa ritrovare vicini anche i lontani. La celebrazione della Chiesa ci offre il modo di pregare insieme ed innalzare comunitariamente il nostro grazie a Dio. Questa anzi è un’esigenza propria di ogni festa liturgica, è un miracolo della bontà di Dio quello di far sentire uniti nella celebrazione e fondere nell’unità della fede lontani e vicini, presenti e assenti.

Per cui se una comunità celebra al di fuori della parrocchia, in comunione con il vescovo ed il parroco, celebra la comunione con tutta la parrocchia.
Ho finito. 

Kiko: 

Bene! Adesso, come sempre, la miglior preparazione alla Santa notte, alla Veglia Pasquale, è che io canti un pezzo del Preconio, dell’Exsultet. Dove dice: Questa è la notte, questa è la Pasqua in cui è immolato l’Agnello. Questa è la notte in cui hai liberato i nostri padri dalla schiavitù dell’Egitto. Questa è la notte che ci salva dall’oscurità del male. Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato.
E tutti cantiamo: questa è la notte in cui Cristo ha distrutto la morte e dagli inferi risorge vittorioso. E’ un inno della Chiesa molto antico. Si chiama Exultet. In Vaticano – ed altrove – lo cantano in gregoriano. Noi lo abbiamo messo in musica. 
Esulti il coro degli angeli, esulti l’assemblea celeste ed un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto. Gioisca la terra, inondata di nuova luce, perché lo splendore del re ha vinto le tenebre, le tenebre del mondo. Si rallegri la Madre Chiesa, tutta splendente del suo Signore. In questa sala risuoni unanime l’acclamazione di un popolo in festa. E’ veramente cosa buona e giusta esprimere con il canto l’esultanza dello spirito, inneggiare al Padre Onnipotente e a suo Figlio Gesù Cristo. Egli ha pagato per noi all’eterno Padre il debito di Adamo e con il suo sangue sparso per amore ha cancellato la condanna della colpa antica. Questa è la Pasqua! Questa è la festa per eccellenza, il centro! Il Santo Padre ha detto il Cammino Neocatecumentale ha restaurato nella Chiesa la Veglia Pasquale, che è il centro di tutta la vita cristiana. La notte santa, tutta la notte in veglia, non lo fa quasi nessuno. Lo facciamo noi in tante parti. Abbiamo parlato dell’alba che annuncia l’escatologia. Alcuni finiscono alle 5, altri alle 6, poi pranziamo e aspettiamo l’alba escatologica del giorno senza tramonto. Noi siamo i vostri i catechisti, non l’abbiamo inventato noi, lo abbiamo sentito dai liturgisti, come Bouyer, De Lubacche parlano della notte, del Concilio.

Capisco che le parrocchie che devono fare le messe, non passano una notte intera, anche perché vengono in 4 o non vengono affatto; inoltre nelle parrocchie c’è gente vecchia e non sanno come celebrare tutta la notte. Non c’è una vera catechesi per cui tutti stanno attendendo con ansia questa santa notte. Noi abbiamo detto che in questa notte passa il Signore e noi abbiamo bisogno che lui passi distruggendo l’uomo vecchio in noi. Stanotte il Signore ha promesso che non solo si

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battezzano i bambini, che l’uomo della carne, l’uomo vecchio venga distrutto, affogato nell’acqua del Battesimo, ma che anche tutti i presenti rivivano questo. Per questo la Chiesa vuole che tutti i presenti in questa notte rinnovino le promesse battesimali. Vi abbiamo insegnato a partecipare alla liturgia e non ad assistere ad un atto fatto dai preti; vi abbiamo detto che dobbiamo attendere il passaggio del Signore che ha promesso di passare distruggendo in noi l’uomo vecchio, l’uomo della carne, l’uomo dell’ipocrisia, della lussuria, dell’avarizia, della malvagità, del giudizio agli altri, ecc. Questo uomo che tutti noi vorremmo che fosse distrutto in noi, in questa notte che è privilegiata, può succedere, per diventare più cristiani. Per questo è tanto importante il passaggio del Signore in questa notte e la Chiesa vuole che ci prepariamo tutti, perché abbiamo bisogno di essere veramente cristiani. Che significa essere veramente cristiani? Essere agnelli, essere disposti ad aprire le nostre braccia sulla croce che Dio, nel suo disegno, ha preparato per ciascuno di noi. Per alcuni è la malattia, per altri la vecchiaia, per altri i conflitti famigliari, per altri i problemi con i figli, o i problemi di eredità, dei soldi, ecc. A tutti noi, come dicono i Padri del Deserto, ai cristiani, Dio manda una spina per la nostra santificazione. Un santo diceva: Se nella Chiesa tutto va bene, non va bene!

Se nella tua vita tutto va bene, non va bene! Devi avere una spina, devi avere dei 

problemi, devi avere delle sofferenze, perché questo è necessario per la tua santificazione. Si vive una sola volta nella vita e tutto è scritto per il giudizio finale, dopo la tua morte. Dice S. Paolo che dopo la morte tutti andremo davanti al tribunale di Cristo. Se nella tua vita tutto va bene, non va bene! È interessante sapere che la nostra vita è un disegno celeste e tutti siamo chiamati alla santità. Come va la nostra santità? Siamo cristiani? Non lo siamo? Sappiamo davvero morire in favore dell’altro? Siamo contenti di essere umiliati? Siamo contenti di soffrire per l’altro? Di soffrire soprattutto umiliazioni? Che le cose non vadano bene: siamo cristiani o no? Per questo la Veglia viene in nostro aiuto, ogni anno il Signore ha preparato la Veglia Pasquale per aiutarci alla missione che ci affida.

Sapete che stiamo preparando i 50 anni del Cammino. Questo è un depliant d’invito per i Vescovi. Ho scritto:

Cari fratelli, 

è per noi una grande gioia annunziarvi che celebreremo con Papa Francesco i 50 anni del Cammino Neocatecumenale. 

In questi anni abbiamo sperimentato l’amore e la fedeltà di Dio verso di noi, per questo non possiamo fare a meno di rendergli grazie e cantare tutti insieme il “Te Deum” alla sua bontà e alla sua misericordia. 

Ho messo una foto del Cristo e lo abbiamo dato ai Vescovi, al Vicario… Li abbiamo invitati se vogliono venire a questo grande incontro. Saremo circa 150.000 fratelli che verranno dall’Europa e dal resto del mondo.Certamente non potranno venire tutti. Lo faremo a Tor Vergata. L’università ci ha detto che se lo facciamo il sabato ci mettono a disposizione un parcheggio per 2.500 pullman. Ho detto ai fratelli di venire prendendo un albergo a 100, 150, 200 km. da Roma e

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dopo con un bus venire all’incontro. Alla fine dell’incontro ritornate al vostro albergo e magari il giorno seguente andate ad Assisi. Non c’è più posto a Roma né nelle parrocchie, né negli alberghi. Tutto pieno per questi 50 anni del Cammino Neocatecumenale. 

Noi siamo arrivati a Roma nell’anno 1968, abbiamo fatto le catechesi ai Martiri Canadesi, sono andato a vivere al Borghetto Latino. Carmen ed io siamo stati invitati da don Dino Torreggiani, dei Servi della Chiesa: uomo santo, è in corso il processo di beatificazione; lui è rimasto impressionato ascoltando le mie catechesi nella parrocchia di Avila. Mi ha invitato a Roma. Mi ha accompagnato a parlare con Mons. Casimiro Morcillo, vescovo di Madrid, che mi ha invitato ad andare a Roma. Don Dino ha chiesto a Mons. Casimiro di scrivere una lettera per il Card. Dell’Acqua e per il Card. Florit, di Firenze. Erano stati insieme nel Concilio Vaticano II. Erano 4 segretari generali: uno era Morcillo, un altro era Florit, in una foto si vedono i segretari con il Papa Paolo VI. Erano molto amici tra di loro e per questo siamo andati anche a Firenze. In quel momento c’era il problema dell’Isolotto, era difficilissimo che ci facessero fare catechesi. Mi ricordo che il parroco di Santa Maria di Scandicci era scandalizzato delle mie catechesi ed è andato a parlare con Mons. Florit che gli ha detto: ti devi convertire! Accettalo, ti farà bene convertirti. È stato provvidenziale il Card. Florit.
Siamo venuti a Roma grazie a don Dino Torreggiani. Sono andato a parlare con i parroci per sentire se erano interessati all’iniziazione cristiana e mi hanno risposto che erano cose buone per la Spagna e che qui in Italia non ce n’era bisogno. Alla fine sono andato a vivere tra i poveri, sperando che Dio mi chiamasse e mostrasse la sua volontà. Ho chiesto dove erano le baracche a Roma e mi hanno detto: “Al Borghetto Latino”, vicino alla parrocchia di S. Giuda Taddeo. Siamo andati con don Dino a parlare con il parroco il quale ci ha ricevuto molto bene. Ho detto che volevo vivere con i poveri. Ha chiamato la suora che s’incaricava del Borghetto Latino e mi ha detto che non conosceva un posto dove potevo vivere ma conosceva una famiglia che aveva un pollaio. Ha parlato con loro e mi hanno dato la metà del pollaio. In questa metà ho messo delle porte che avevamo trovato; mi ha aiutato Romano Fucini che ci conosceva perché Carmen aveva conosciuto Maura. Abbiamo fatto una baracca e lì abbiamo cominciato. In principio Carmen viveva in una baracca vicina poi è andata a vivere con le suore di S. Brigida, a Piazza Farnese. Mentre stavo nella mia baracca sono venuti dei giovanotti dei Martiri Canadesi, non so perché fossero venuti lì, ma sono rimasti impressionati della mia presenza e mi hanno invitato al lago di Nemi dove si faceva un incontro di giovani delle comunità di base. Io andare lì? Erano tutti un po’ sinistrorsi e gli dicevo: “Volete che dica che Lenin è un falso profeta, che il comunismo è un orrore?”. “Dì quello che vuoi!”. Siamo andati, avevo un eschimo verde. Mi sono trovato davanti a tantissimi giovani. Va bene, già sapete tutto questo. Un gruppo che era lì mi ha inviato ai Martiri Canadesi. Nella cripta ho partecipato alla messa con le chitarre e alla fine mi hanno chiesto cosa ne pensavo. Io gli ho detto: “Non si rinnova la chiesa con le chitarre!”. “E come si rinnova?”. “Con il mistero pasquale”. “Cosa è? Mai sentito parlare”. “Allora ve lo spiego io, ma facciamo una
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convivenza di 3 giorni”. Siamo andati in una villa a Poggio Catino. Eravamo 30 o 40, ho fatto il kerigma. È venuto con noi il Padre Amadei, che non sapeva niente, ma è rimasto impressionato e ha chiesto di cominciare in parrocchia, ma io dicevo: non solo giovani, chiamate anche degli adulti! Hanno chiamato Franco e Margherita Voltaggio, Diana e suo marito, poi è venuto Giampiero Donnini. Lasciamo stare. Sono 50 anni da quell’evento che Dio ha portato come ha voluto Lui. Mi chiede Padre Mario: quando pensi di cominciare l’annuncio? Bravo, Mario!

Vi ricordo la missione delle “100 piazze”, dopo Pasqua ci sarà la missione. 
Mi hanno lasciato qui il volantino, che dice: 

Grande missione nelle piazze con il Papa Francesco. 5 incontri durante le domeniche di Pasqua per aiutare la nostra fede. Dice S. Paolo: Dio ha voluto salvare il mondo attraverso la stoltezza della predicazione, del kerigma. Che cosa è il Kerigma? E’ quella notizia della tua salvezza dalla sofferenza, dal peccato e dalla morte. Cristo è risorto perché tu possa avere la vita immortale.

Dico questo perché tutti siete chiamati a questi incontri nelle piazze, ad annunciare il vangelo. Non c’è cosa più grande che annunciare il vangelo. Siamo assolutamente obbligati a rendere testimonianza al mondo della fede che Dio ci ha dato.

Come sapete al primo incontro dovete andare tutti con i giovani, le chitarre, ballando e cantando e poi decidete chi parlerà e farà la catechesi alle persone che si sono radunate. Anche se sono poche persone è lo stesso. Farete la catechesi: “Chi è Dio per te, credi in Dio? Perché? Hai sperimentato nella tua vita che Dio esiste, hai sentito qualche volta che Dio ti ha aiutato? 

Nel secondo incontro: “Chi sei tu? Perché vivi? Quale senso ha la tua vita? Sei felice”, lo può fare una sorella.

Terzo incontro: annuncio del kerigma. Presentando che l’uomo vive per morire, ma Dio ha inviato suo Figlio per distruggere la morte. La notizia dellasalvezza è dire a tutti che se ascolti questa notizia e credi ti salverai, avrai la vita immortale.

Il quarto incontro: chiamata a conversione. Si prepara una penitenziale con i preti nella piazza.

Nel quinto incontro si parla della Chiesa: Che cosa è una comunità cristiana. 

Oggi non si può vivere da soli. L’epidemia più totale è la solitudine. Avete letto la notizia su “La Repubblica” di oggi riguardante il Giappone? I vecchi in Giappone rubano per andare in prigione. Perché non sopportano di essere soli, sono anziani, completamente soli, ed il cervello impazzisce per la solitudine. Allora hanno pensato che se rubano li mettono in prigione dove non sono soli. Parlano con qualcuno. E’ sul giornale. La settimana scorsa nel Regno Unito parlavano di una epidemia enorme che è la solitudine ed hanno creato un ministero incaricato di come venire incontro a questa piaga della gente sola. Calcolavano 250.000 inglesi che in

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quest’ultimo anno non hanno avuto relazioni con nessuno, un anno intero senza parlare, senza avere relazioni con qualcuno. E’ un’anomalia assoluta, la solitudine provoca la pazzia e crea una società crudele. Alla fine la gente preferisce non relazionarsi.

L’ultimo incontro parla della Chiesa come comunità cristiana, invitando coloro che sono presenti – se vogliono – ad essere aiutati attraverso una comunità cristiana. Coloro che dicono di sì li radunate in una casa e fate le catechesi con la convivenza e possono entrare in una comunità. Dio ci ha ispirato di fare questo. E’ importante questo annuncio e soprattutto la veglia pasquale. Vi è scomodo andare per le piazze? Se preferite la comodità che non annunciare Gesù Cristo, sicuramente il Signore manderà un altro fatto che vi salvi dall’inferno. Non c’è cosa peggiore che il borghesismo. Le parole più terribili sono per queste persone e dice la Scrittura: “Poiché non sei né freddo e né caldo, ma tiepido, io ti vomiterò”. Dio vomita. Magari fossi freddo, un ladro, un ateo, magari! Non sei niente, uno che si  passa la vita davanti alla televisione, sei un comodo ed hai perso lo zelo. Come puoi chiamarti cristiano se hai perso lo zelo di tuo Padre che vuole salvare l’umanità, tutta l’umanità inviando il suo unico Figlio? Perdere lo zelo è la tragedia più grande. Lo zelo si perde per la tiepidezza, diventa tiepido chi si installa, essere installati, come un prete che si accomoda nella parrocchia con la sua macchina, i soldi, i suoi amici e non si rende conto che ha perso lo zelo per evangelizzare, non ha niente. Magari Dio deve mandare qualcosa: con la tiepidezza si va all’inferno!

Il mondo intorno a noi sta morendo e tu vuoi stare comodo? Attenti! È importante che venga la Pasqua a svegliarci. Non tanto dal punto di vista psicologico o dal punto di vista ideologico o fisico: è l’azione dello Spirito Santo, in questa Pasqua dove ha promesso il Signore di passare, se passa il Signore e ti tocca lo spirito hai la voglia di andare, quando prima non volevi, ora ce l’hai non come un merito tuo, ma come una grazia: ha promesso passare in questa notte. Per questo è importantissima la Veglia Pasquale, prepararla bene, preparareuna sala, fare il banchetto la mattina, ecc.

Adesso, in piedi, cantiamo una parte del preconio.

Canto del Preconio pasquale (una parte) 

Kiko

Ecco, questa è la Notte. Restate in piedi un minuto, proclamiamo come sempre una Parola. Avete visto che monizione alla Notte! Questa è la Notte! Dio ha preparato le quattro notti: la notte della creazione, importantissima, quando Dio dice: “Sia la luce” e appare il big bang, un’esplosione di luce – come dicono gli scienziati – e comincia ad apparire tutto l’universo. Ma ancora più grande di questa notte è quando appare la fede sulla terra, e sappiamo che Abramo, contro ogni speranza, è disposto a sacrificare il figlio. Ecco la fede sulla terra – dice il Targum dei Neofiti –, un padre che è disposto a sacrificare il suo unigenito e il figlio che gli offre la sua gola. Ecco la fede sulla terra. Poi Dio non permetterà che Abramo sacrifichi suo figlio, ma Dio sacrificherà suo Figlio per tutti noi. Dopo la notte in

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cui il mare si apre, notte che profetizza la vittoria di Cristo che apre la morte per tutti noi. Questa è la Notte in cui Cristo è risorto. Dio ha lasciato per noi questa festa per aiutarci, è un enorme regalo del Signore la Veglia Pasquale, e soffriamo tanto quando non ci permettono di realizzarla per il motivo che sia. Dio lo permette, ma questa notte è una cosa immensa perché non è una cosa che fai tu, abbiamo tutti bisogno che passi il Signore e ci faccia veramente cristiani. Non c’è cosa più grande che Cristo viva in me, “Non sono io che vivo, è Cristo che vive in me”, è Cristo che vive in ciascuno di noi. In questa notte il Signore ci vuole fare cristiani, lui vorrebbe abitare dentro di noi, essere in noi, profondamente in noi uno, profondamente uno.

Vangelo: Gv. 17, 18-26 
L’amore: se amo la croce, e non posso separare la croce dall’amore che ho per la croce, se il Padre ama Cristo, deposita il suo amore in Cristo. Per questo Cristo è pieno dell’amore del Padre che è lo Spirito Santo. Allora quell’amore che ha il Padre per il Figlio sia in essi e Io in loro, perché non si può separare l’amore da Cristo.

Bene, non sarò molto lungo, se Dio me lo permette. E’ doveroso per me annunziarvi il kerigma, annunziarvi Gesù Cristo, come preparazione a questa Santa Notte, perché Dio ha voluto salvare i credenti – dice S. Paolo – attraverso la stoltezza della predicazione. Ma, come abbiamo detto tante volte, il testo greco non ha la parola “predicazione”, ha la parola “kerigma. Allora: Dio ha voluto salvare i credenti attraverso la stoltezza del kerigma, ossia voi siete salvati attraverso l’ascoltare il kerigma, perché annunzia la salvezza. Che cosa è il kerigma? E’ una notizia, una notizia che ha la forza, la potenza di realizzarsi quando si proclama, quando si annuncia. E che cosa realizza il kerigma? Quello che dice. E che cosa dice, che cosa dice il kerigma? Il kerigma ha un punto di luce enorme: quale? Che Dio nessuno lo ha visto, nessuno sa che cosa sia Dio, come è, nessuno lo ha visto né lo conosce. Dice l’Epistola agli Ebrei che Cristo crocifisso è l’impronta della sostanza. La sostanza di questa croce sarà l’argento, e della croce astile sarà il bronzo.

L’Epistola agli Ebrei dice che Cristo è impronta, impronta della sostanza divina. Il kerigma vuole toccare un punto che ha una relazione grande con tutti noi adesso. Vediamo se il Signore me lo fa dire. Credete di conoscere il kerigma, no?  Sapete già quello che dirò? Va bene, peggio per voi, allora non ascolterete, penserete ad altre cose, se già lo sapete. No. Guardate Cristo crocifisso, questa immagine piccola o una più grande. Diceva Cicerone che non c’è stato supplizio  più grande nel mondo né ci sarà, perché il supplizio si misura nella quantità di tempo che soffre una persona E questa mostruosità fu inventata dai romani per dominare i popoli barbari, così che al crocifisso non veniva toccato nessun organo vitale, né il cuore né i polmoni, né il fegato, niente. Solamente le mani o i polsi che hanno dei nervi, perché la mano deve essere protetta in quanto è uno strumento molto

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importante, come anche i piedi. Allora appendevano il crocifisso per le mani o per i polsi, e come sapete i polmoni si necrotizzavano – diciamo così – perché veniva a mancare l’ossigeno. Allora l’organismo per sopravvivere, indipendentemente dal fatto che il crocifisso lo volesse o no, si muoveva per respirare; ma ogni volta che muoveva le mani con i chiodi i dolori erano indescrivibili. Allora dicevano che i crocifissi gridavano, gridavano, e che un uomo crocifisso non stava mai fermo, stava costantemente tentando di sopravvivere, di respirare. Questo supplizio così pesante di dolore, alle mani e ai piedi, poteva durare non un’ora, ma venti ore, non venti ore, ma un giorno intero e una notte, o due giorni, o tre giorni. E questo era una mostruosità, perché non morivano. La Madonna ha visto suo Figlio sommerso in questa mostruosità dalle nove del mattino alle tre del pomeriggio. Non so se Cristo gridava, perché i crocifissi gridavano: era tale il dolore che sentivano ogni volta che si muovevano; i chiodi provocavano un dolore così lacerante che gridavano. Non so se Cristo ha gridato, avrà gridato perché era un uomo. La Madonna lo ha visto in questo supplizio, in questa sofferenza inaudita. Tante volte si presenta Cristo che regna sulla morte, ma la verità è più cruda, è più terribile, e la Madonna, vedendolo soffrire tanto, ha sentito una spada che ha trafitto la sua anima. In questo si compie la profezia di Ezechiele quando grida: “Spada, spada”.

Nella sinfonia “La sofferenza degli innocenti” proclamo questa Parola di Ezechiele, che viene preceduta dai peccati che ha fatto Gerusalemme; comincia con sei peccati sessuali – il padre che violenta la figlia, uno che va a letto con la nuora, l’altro con la sorella – va dicendo i peccati di sesso e poi continua dicendo che si assassina, si fa usura, va dicendo tutti i peccati che fa il popolo di Dio. A questo punto, dopo tutta questa quantità di peccati – è impressionante, ed è Parola di Dio! –, Dio dice a Ezechiele: “Grida: spada, spada aguzza per uccidere, ecco che lampeggia per uccidere”, è un inno alla spada. Questo è molto importante perché nella nostra epoca potete vedere la spada nel nazismo, con i campi di concentramento, nelle due guerre mondiali, con novanta milioni di morti tra la prima e la seconda guerra, spada che ha trafitto nazioni intere, morti e morti e morti, orrori! La Parola di Dio è sempre perfetta, sempre che si diano questi peccati di incesto, di lussuria, di adulterio, di assassinio, si adempirà la parola della spada, verrà la spada in una guerra o in quello che sia. Questo è molto importante, e vedete che il castigo terribile di questa profezia della spada la Madonna lo ha assunto su di sé. Dopo aver letto il brano della spada di Ezechiele – dovete conoscere i profeti, spero che abbiate letto Ezechiele –, dopo aver letto la spada, di nuovo in due capitoli più avanti parla della coppa di amarezza che Dio ha dato al suo popolo per i peccati. Cristo berrà questa coppa, questo calice, lo berrà per noi e anche la Madonna riceverà la spada per noi. Questo rivela un amore immenso di Gesù Cristo, che ha assunto su di sé l’amarezza: nel Getsemani non riesce a bere questa coppa dal terrore che sente, per questo ho messo in musica questo momento nella sinfonia “La sofferenza degli innocenti”, nel primo movimento che si chiama “Getsemani”. Mi impressiona quando Cristo non ce la fa e dice al Padre: “Non ce la faccio, se è possibile, che passi da me questo calice. Ma non sia come io voglio, sia come tu vuoi”.

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E’ impressionante, ha una tale sofferenza che suda gocce di sangue, dice il Vangelo, suda sangue e il Padre invia un angelo per sorreggerlo, perché non ce la fa. Mi emoziona questo angelo che sorregge Gesù Cristo nel Getsemani. Possiamo vedere questo anche noi nel nostro Getsemani, che dovremo avere tutti se siamo imitatori di Cristo. C’è un libro che si intitola: “L’imitazione di Cristo”, perché in tutti noi deve adempiersi questo disegno in cui mostrare la sua gloria, se siamo cristiani. Ma possiamo avere la consolazione che quando arrivi questo Getsemani per noi – perché devi partorire e non ce la fai, perché devi essere operato e hai sofferenze orribili, non so in quale situazione Dio permette il Getsemani e anche tu non ce la fai – grideremo come ha gridato Cristo: “Abbà, Padre”, chiama Dio Papà, Papà, e dice “Abbà, Papà”. 

Anche noi, quando saremo nel nostro grande o piccolo Getsemani grideremo a Dio con la fiducia di un bambino: “Abba, Papà, aiutami” e Lui ci invierà un angelo che ci sorreggerà, ci aiuterà nell’agonia in modo che morirai in pace nonostante sia in un inferno per l’operazione che ti hanno fatto, per le malattie che hai o per quello che sia. Ma Dio ti aiuterà, perché la Parola di Dio è una consolazione per noi, è tutto per noi perché Dio ci vuole moltissimo bene. La verità del mondo è Cristo crocifisso, è l’unica verità. Noi annunziamo Cristo, e Cristo crocifisso: assomigliarci a Cristo è la verità, assomigliarci a Cristo crocifisso. Tu assomigli a Cristo crocifisso? Stai oggi crocifisso? No. O forse sì, non lo so. Quelli che siete oggi più crocifissi, per una malattia o per un problema, siete più vicini a Cristo, perché dicono i Padri della Chiesa che l’unica verità è Cristo e Cristo crocifisso, e assomigliare a Cristo crocifisso è la gloria nostra più grande. Dio ha mostrato in Cristo crocifisso la sua esistenza, il suo amore inimmaginabile per ciascuno di noi.
Come dicevo, il kerigma ha un punto di luce: quale? Un punto impressionante: Cristo crocifisso impronta della sostanza divina. Allora se vediamo questo crocifisso in questi dolori, in questi contorcimenti, e ci dicono che colui che sta soffrendo è Dio stesso per noi, allora lì si vede che cosa sia Dio. Allora qual è la sostanza divina? Adesso ve lo dico nel kerigma: la sostanza divina è che Dio ci ama non con un amore qualsiasi, ma con un amore così, crocifisso, fino a patire sofferenze inaudite, ci ama fino a morire per noi, ha inviato Suo Figlio per noi. Questa è la sostanza divina: l’amore che Dio ha per noi, e in questo amore sta tutta la creazione, il perché ha fatto i fiori, perché ha fatto gli animali, perché ha fatto l’universo. Ha fatto l’universo cercando di farci innamorare di Lui, le piante, i fiumi, il mare, tutto quello che ci attornia, perché sappiamo che chi ha creato queste cose le ha create in Cristo, e Cristo mostra la sostanza di Dio che è l’amore che Dio ha per ciascuno di noi. Per questo cosa significa vivere in questo amore? Ripagare Dio per questo amore. La nostra vita cristiana sarebbe un dialogo di amore; e qui: chi ama Cristo? Chi non ama Cristo sia oggi anatema: preti, seminaristi, catechisti, sia anatema chi non abbia un vero amore a Cristo. “Ma Kiko, io non ho niente di amore. Come si può avere questo amore?”, mi domanda uno. Ah, io non so! Come, come? Amare Cristo è l’unica verità, dicono i Padri del deserto, il resto è tutto vanità. Cosa ti posso dire se tu non hai nessun amore a Cristo?
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Annuncio di Pasqua 2018 


L’amore a Cristo non è un sentimentalismo, come si ama una ragazza o un ragazzo, non è un sentimento soltanto, è qualcosa di molto più profondo. Se non senti niente, se sei disgiunto totalmente da Cristo nonostante sia crocifisso… per questo i cristiani in cucina hanno un crocifisso, nella camera da letto hanno un crocifisso, nel salone un altro crocifisso, sempre c’è Cristo crocifisso. Nella tua casa, nelle vostre case, c’è un crocifisso? Sempre guardando Cristo, guarda lì Cristo crocifisso che ci ricorda la nostra condizione cristiana: essere crocifissi con Cristo. Cristo ha voluto che noi partecipassimo del suo amore, un pochino, per salvare questa umanità.

Tutto questo, che è profondo, lo dico fratelli perché la Veglia Pasquale viene in nostro aiuto; non per denunziarvi, per esortarvi, per dire che non avete nessun amore e siete cattivi cristiani, no! Non è questa la mia intenzione, la mia intenzione è un’altra: viene la Pasqua del 2018 per aiutarti, per avere amore a Cristo, per poter ricevere lo Spirito di Cristo, per poter essere trascinato come diceva Carmen dalla Sua Resurrezione e avere dentro la vita eterna. Per questo è molto importante che io vi annunzi la Santa Notte, la Veglia Pasquale del 2018, ed è per me una grande gioia. Forse io la vivrò in Israele, alla Domus, perché avremo poi lì un incontro di Vescovi di tutto il mondo; per me è una morte, una sofferenza perché non so quali Vescovi verranno, se vengono dall’Africa o da dove, sempre è un combattimento,  perché non sai se ti rifiutano, se si scandalizzano per le cose che sentono, nel fondo è un travaglio per la mia poca fede. E dopo sempre il Signore mi aiuta e manda il mio angelo custode che mi sorregge e mi dà forza, anche se prima sono morto poi il Signore mostra la sua potenza e il suo amore per i Vescovi. Tutti i Vescovi che sono stati alla Domus hanno chiesto il Cammino, sono cambiati: il Cardinale di Seul è cambiato e ha aperto un seminario, non so, è una grazia andare alla Domus.
Siamo stati anche in Cina ed è stato impressionante, siamo stati con l’Arcivescovo di Pechino ed erano presenti altri presbiteri; l’Arcivescovo ci ha invitato a cena e ha preparato una cena impressionante, meravigliosa; ci hanno detto: “Pernoi questa notte è una Pasqua, una Pasqua. Per noi il Cammino è una cosa enorme” e ha cominciato a dire meraviglie del Cammino. E l’incaricato della Cattedrale ha detto: “Voglio che si cominci il Cammino nella Cattedrale di Pechino”. Hanno cominciato la scorsa settimana e sono andate alle catechesi più di 200 persone. Risulta che questi tre presbiteri, che erano tutti entusiasti, dicevano: “Che meraviglia l’Eucarestia del Cammino”. Sapete che qualche giorno fa il Vaticano ha riconosciuto la Chiesa ufficiale, è la grande notizia di questa settimana: la Chiesa del Papa riconosce la Chiesa ufficiale, la Chiesa detta patriottica. Erano così entusiasti perché erano stati alla Domus nell’incontro dei Vescovi ed erano rimasti toccati dal kerigma, dalla bellezza della Domus. Per questo dice Dostojewski che la bellezza salverà il mondo. Tutti dicono che la Domus, con il lago, con l’architettura, è una meraviglia e tutti sono entusiasti. Allora siamo contenti che adesso siano in atto le catechesi a Pechino e molti vogliono che si apra il Cammino nelle parrocchie della Cina. Siamo anche contenti che coincidendo con questo atteggiamento della Chiesa ufficiale, la Santa Sede sta facendo dei passi per riconoscere la Chiesa patriottica. Come sapete in Cina ci sono come due chiese, la Chiesa patriottica e la
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Chiesa undeground, clandestina. Noi abbiamo comunità sia nella Chiesa clandestina che nella Chiesa ufficiale.

Come sapete, una sorella del Cammino fu chiamata in Cina dalla Chiesa clandestina che aveva bisogno di qualcuno che insegnasse lo spagnolo. La Chiesa clandestina aveva bisogno di formare preti, e con l’aiuto di alcuni Vescovi dell’America Latina aveva concordato di mandare seminaristi in Sud America; ma aveva il problema che questi giovani cinesi non sapevano niente di spagnolo. Noi abbiamo il Cammino a Taiwan in diverse parrocchie, c’è un seminario Redemptoris Mater, e lì tutti sanno il cinese: abbiamo chiesto se qualcuno poteva andare a insegnare spagnolo e abbiamo mandato una sorella. Ci ha raccontato un viaggio lungo in treno, quando è arrivata le hanno detto che doveva tingersi i capelli di nero e l’hanno messa in una stanzetta e alle 5 del mattino l’hanno svegliata, le hanno dato un tè e quando ha aperto la porta c’era un salone pieno di cinesi in ginocchio, e un prete che celebrava la messa volto verso la parete. Tutti in ginocchio. E finita la messa – e a lei facevano male le ginocchia –, hanno cominciato a pregare un Rosario di ringraziamento, sempre in ginocchio. Ossia avevano fatto un Rosario in preparazione prima di cominciare la messa, e dopo la messa sempre in ginocchio un rosario di ringraziamento. Questa è la fede dei cinesi, almeno alcuni anni fa, non so se continuano così. Hanno conosciuto questa sorella i responsabili della Chiesa clandestina e sono rimasti così impressionati della sua fede che han voluto conoscere Kiko Argüello, cioè i catechisti che hanno insegnato a questa sorella la fede. Così siamo andati in Cina. Pensate come Dio prepara le cose!
Siamo andati in Cina con Carmen e P. Mario, c’erano Stefano e Letizia, Eusebio e Giulietta e altri, siamo andati per un incontro con i responsabili della Chiesa clandestina e sono venuti anche dalla Manciuria. Lì ho detto ai fratelli: Prima di cominciare vorrei andare a fare un esorcismo”. Siamo andati alla torre della televisione e abbiamo imprecato il demonio, tutti con il dito puntato. A un certo punto Carmen dice: “Kiko, basta di insultare il demonio dicendo: ‘Vai al deserto del Gobi, hai distrutto questa nazione, sono atei, non hanno più fede, la famiglia è distrutta’, basta, chiama lo Spirito Santo”. Allora ho detto: “Stendete le mani. Vieni Spirito Santo” e in quel momento una colomba si è messa sopra di noi. Le abbiamo dato un applauso! Questo è storico: tre volte la colomba ha volteggiato su di noi. Ho detto: “Questo, fratelli, è un segno”. Ed effettivamente l’incontro che abbiamo avuto dopo con i responsabili della Chiesa clandestina è stato meraviglioso, un unico spirito, sono stati contentissimi. E sapete cosa hanno fatto? Hanno offerto le loro comunità che sono tutte nascoste. Quando quella sorella è stata in quella stanzetta piena di fratelli cinesi, ha domandato: “Ma come sono venuti qui?” e le hanno detto: “Vieni”. Le hanno mostrato un armadio, hanno aperto l’armadio e c’era un corridoio che portava a una casa; in quella casa c’era un altro armadio e c’era un altro corridoio che portava a un’altra casa, tutto nascosto… E così di corridoio in corridoio si riuniscono e preparano una torta nel caso che intervenga la polizia… Adesso la Cina è molto importante ed è importante, fratelli, quello che il Cammino sta facendo in Cina: le famiglie in missione, le comunità, i miracoli che
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il Signore sta facendo in questa nazione che è chiamata ad essere conomicamente una potenza, ogni giorno ci sono problemi di tipo economico con gli Stati Uniti.

Allora, stavo dicendo che nel kerigma c’è un punto di luce enorme: quale luce? Che Cristo crocifisso mostra la sostanza di Dio, perché Dio nessuno lo ha visto. E che cosa è questa sostanza? Questa sostanza, se vedete che questo Uomo sta soffrendo così per amore a te e per amore a me, allora questa sofferenza vuol dire che Dio ti ama, ama te, ti ama con un amore indescrivibile. Questo è il punto: l’amore che Dio ha mostrato in Cristo per ciascuno di noi, un amore che supera ogni concezione, ogni concetto, un amore inimmaginabile. Questa è la sostanza di Dio: amarci, l’Amore. Ma questo Amore ha un altro punto, come sapete, ed è quello che ha detto Carmen quando ha letto quel midrash: anche se Dio pensava di trascinare l’Egitto, immagine del mondo intero, insieme al popolo di Israele, anche se Dio vorrebbe che noi trascinassimo questa generazione al cielo, c’è un punto che è la libertà. Ecco, l’Egitto può rifiutare tutta la testimonianza di Israele come la gente che ci attornia può rifiutare la nostra testimonianza. Cioè questo amore infinito, impressionante, che Dio mostra in Cristo ha un punto che è la libertà dell’uomo: l’uomo può perfettamente rifiutare l’amore di Dio, l’amore di Cristo.
Una volta mi hanno invitato a Cuenca, dove c’è una processione speciale perché quando la statua del Cristo, legato alla colonna, esce dalla Cattedrale, per significare la Passione permettono alla gente di insultare Cristo.Bene, potete credere che vengono da tutte le parti a insultare Cristo? E dicono delle bestialità tremende contro Cristo. Mi hanno invitato a stare lì alle cinque del mattino ma mi venivano i brividi per come insultavano Cristo - e Cristo fu insultato veramente – insulti veri di gente che odia Cristo. C’è gente così orgogliosa che se all’improvviso la moglie si ammala gravemente comincia ad avere un odio a Dio, un odio tremendo: “Come si permette Dio di far soffrire così mia moglie?” e gli viene voglia di massacrare Dio. Come sapete, un ammiraglio americano, così importante che hanno dato il suo nome a una portaerei, quando la moglie di questo ammiraglio si è ammalata si è ribellato contro Dio e hanno scritto nel testamento: “Se esiste un cielo io lo nego, non voglio andare in cielo né io né mia moglie”, un testamento di orrore attaccando il cielo, la resurrezione, dicendo che è contento di stare nell’inferno bestemmiando: “Voglio stare nell’inferno bestemmiando contro Dio”. Così ha scritto nel testamento: figuratevi a quale punto può arrivare l’orgoglio e la superbia di un uomo! Questo può sorprenderci, ma mostra la grandiosità di Dio che permette all’uomo di fare cose simili.

Allora, fratelli, questo kerigma è per voi: come potrei convincervi, come potremo convincerci dell’amore di Cristo crocifisso? Per questo guardate a Cristo perché è scritto: “Guarderanno a Colui che hanno trafitto”, guardate a Cristo. Questo Cristo è Dio che muore per te, che ci ama con un amore così grande fino alla morte e una morte piena di sofferenza. Per questo amore Cristo adesso sta nel cielo come sommo sacerdote, intercedendo per ciascuno di noi perché Dio vorrebbe –

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come abbiamo letto nel Vangelo di Giovanni – vorrebbe essere uno in noi. E per-

ché non è uno in noi? Questa è una domanda importantissima. Abbiamo letto: “Tu in me e io in loro perché siano perfettamente uno”. Questa unità è perché l’amore che Dio ha mostrato in Cristo è unitivo, sono Tre Persone in un solo Dio, Uno. Allora come può essere Cristo uno in me? Io sono Kiko e Cristo due: siamo uno, perfettamente uno. Cosa significa essere uno? Io non lo capisco. Tu lo capisci? Bene, guarda cosa dice Cristo: “Io in loro e tu in me perché siano perfettamente uno e il mondo creda che Tu mi hai inviato”. Questo è un amore speciale: uno, essere uno. Nel matrimonio un uomo e una donna saranno due in una sola carne, ma sono due e solo la carne è una. Ma qui Cristo dice “essere perfettamente uno”, è una cosa sorprendente.
Nella vostra comunità siete uno? Siete perfettamente uno? “Siate uno e il mondo crederà”. Siete uno? Allora dovete fare una convivenza e domandarvi: “Siamo uno?”, prima domanda. Seconda domanda: “Che cosa dobbiamo fare per essere uno?”. E parlate. Terza domanda: “Cosa dovremmo fare per arrivare ad essere perfettamente uno secondo il Vangelo?”. Ecco, l’essenza divina, la sostanza di Dio è che Dio sia in te uno. Come possiamo fare perché Dio possa essere adesso uno in te? Cosa devo dire perché Cristo discenda nello Spirito Santo e sia uno in te? Cosa devo fare, cosa devo dire? Devo dire: Convertitevi e credete alla Buona Notizia che Dio vorrebbe abitare in voi come uno, in modo che tu possa dire: “Non sono io che vivo, è Cristo che vive in me”. Allora come possiamo fare adesso, come posso fare perché Cristo sia perfettamente uno in me? Dovrei convertirmi, e sto sempre protestando che sono affaticato, che non ce la faccio più, e non è vero! E’ il mio uomo della carne, perché dovrei essere lieto, dovrei essere molto più santo, essere contento che non sono in prigione, che non sono nella droga, che non sono un ladro. Lui mi tiene vicino e mi fa parlare a voi di Lui, e questo è una grazia che non merito. Ma io, fratelli, non mi sento migliore di voi, mi sento veramente un peccatore e non so se mi salverò, non so. Perché i miracoli che Dio ha fatto con me, e anche con voi, sono così grandi e io sono un poveretto come tutti. P. Mario mi conosce e adesso anche questa sorella mi conosce.

Allora, fratelli, ho già parlato delle Quattro Notti: la prima è la notte della creazione, la seconda è Abramo, la terza è il passaggio del Mar Rosso, la quarta è Cristo che viene e alla fine chiuderà la porta. Per questo devo parlarvi dell’escatologia, perché Cristo viene e meno male che viene: che venga! Allora in questa Veglia Pasquale aspettiamo che Cristo venga sulle nubi del cielo con i suoi angeli e i suoi santi. Coraggio, io vi invito nel nome del Signore a convertirvi e a credere nella Buona Notizia che Dio vi ama: ci ama e vorrebbe essere profondamente uno in noi, perfettamente uno come il Padre e il Figlio sono uno grazie allo Spirito Santo perché si amano. Il Padre ama il Figlio e il Figlio ama il Padre e non si possono separare, così Cristo ama me. E l’amore che Cristo ha per me è così grande, così grande che vuole essere perfettamente uno, il Padre è in me come è nel Figlio, il Padre vuole essere in voi come è nel Suo Figlio, vuole essere in noi. Allora, Signore, cosa dobbiamo fare perché questo si realizzi veramente? Che cosa dobbiamo fare? Ecco, convertitevi e credete. Dobbiamo credere, credere! E che

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cosa è credere? Credete che Cristo sta desiderando di stare dentro di voi. E c’è bisogno di mettere qualcosa da parte nostra perché questo si realizzi? “Devo lasciare il peccato, devo cambiare la mia vita? Che devo fare? Credo quello che Kiko sta dicendo, perché sta facendo un ministero a favore della mia fede e lo ringrazio, anzi ringrazio Dio che ha suscitato questi catechisti per aiutare me. Ma vorrei sapere di più: che devo fare perché Cristo sia perfettamente uno in me?”. Credete alla Buona Notizia, credete. Credi che Cristo ti ama, non avere paura. Cristo mai ci ha giudicato, mai, è sempre pieno di misericordia soprattutto con i peccatori. Quando quella prostituta, che aveva una cattiva fama, ha cominciato a toccargli i piedi – come sapete i piedi sono un simbolo erotico – e li bagnava con le sue lacrime e li asciugava con i suoi capelli – anche i capelli sono un segno erotico, è proibito alle donne ebree mostrare i capelli, hanno sempre il capo coperto perché i capelli sono un segno erotico – i farisei dicevano: “Se sapesse chi lo sta toccando, che donna è questa” e Gesù Cristo dice: “Non sono venuto per i giusti, sono venuto per i peccatori”, e i peccatori siamo noi, perché siamo tutti peccatori.

Coraggio fratelli, vi annunzio che viene la Veglia Pasquale del 2018 e spero che sia Dio a prepararvi per questa Santa Notte in modo che possiamo uscire tutti sentendo rafforzata la nostra fede, in modo che siamo contenti di andare nelle piazze ad annunciare Gesù Cristo. 
Facciamo un canto prima di pregare, cantiamo: “Caritas Christi”, l’amore di Cristo ci spinge al pensiero che se Cristo è morto per tutti gli uomini, tutti gli uomini sono morti. Cioè dovremo portare la Buona Notizia a tutti gli uomini, perché tutti possano avere accesso alla vita immortale, alla vita eterna. “Ed è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi ma per Colui che è morto e risorto per loro”. Ecco, qui ti si dice come si può essere uno con Cristo: devi vivere per Colui che è morto e risorto per te. E Cristo, che è morto per te ed è risorto per te, cosa vuole da te? Vuole che ti offri come famiglia in missione? Devi offrirti. Sei una donna nubile e vuole che ti offri alla Chiesa per andare ad aiutare un seminario? Cosa vuole Cristo da te? Non so. Ma è vero, Cristo è morto perché tu non viva più per te. No no, dovresti odiare la tua vita, e non solamente la tua vita, dovresti odiare la tua anima. “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo Chi non odia la sua anima non può essere mio discepolo”. Dice S. Paolo che chi è in Cristo è una nuova creazione, le cose vecchie sono passate e ne sono nate di nuove. Le cose nuove sono la fede, la grazia dello Spirito Santo. “Colui che non aveva conosciuto il peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore Dio lo ha fatto peccato per noi”, e in questo canto ho inserito la frase di S. Paolo che dice: “Guai a me se  non annunziassi il Vangelo”. Cantiamo.

- Canto: “Caritas Christi” 

Bene, fratelli, questo canto è Parola di Dio: “Guai a me se non annunziassi il Vangelo”, dice S. Paolo. Chiaro, perché è portare Cristo, aiutare gli uomini a conoscerlo, perché Dio vorrebbe realizzarsi, essere Dio in quelli e non è Dio nelle persone. E’ Dio? No, perché se loro non lo amano, Dio non può farsi uno in loro, pertanto Dio viene frustrato come Dio, diciamo, in quella persona che non lo accetta e lo rifiuta. Ma se noi lo accettiamo, Dio si radica totalmente in noi facendoci

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essere perfettamente uno in Lui. Allora preghiamo. Come sapete, in ogni incontro di cristiani dove si annunzia il Signore, perché l’azione dello Spirito si realizzi, facciamo una preghiera al Signore. Dopo P. Mario viene qui e raccoglie le nostre preghiere in nome di Cristo. Preghiamo. Se qualcuno vuole fare una preghiera, sappiate che la preghiera dei fratelli radunati ha una forza speciale. Dovete farla brevemente e con voce forte.

- Preghiere spontanee 
Preghiamo anche per il Santo Padre, il Papa Francesco. La Segreteria di Stato ci ha mandato una lettera in cui dice che il Papa ci ha concesso una udienza privata che avevamo chiesto, P. Mario ed io, anche per presentare questa sorella nuova al Santo Padre, Oggi ci hanno scritto che il Santo Padre è contento di riceverci alle 10,30 del mattino. Preghiamo che il Signore lo consoli, gli dia forza profetica e discernimento per guidare la Chiesa.

Padre nostro

P. Mario

Prima della benedizione alcuni avvisi. Alvaro De Juana, un giornalista del Cammino incaricato da Kiko, che prima lavorava per la Conferenza Episcopale Spagnola e adesso è a Roma in una agenzia giornalistica, ci ha mandato un comunicato per il cinquantesimo anniversario del Cammino. Ha avuto un incontro con gli incaricati del Vaticano, Mons. Burke e i suoi collaboratori, per televisione e stampa. Ci ha pregato di trasmettere questo comunicato, di farlo conoscere a tutti. Dice così:

Comunicato per la Celebrazione del 50° Anniversario del Cammino Neocatecumenale in Roma

Stiamo organizzando l’incontro per i 50 anni del Cammino Neocatecumenale con il Papa Francesco e al tempo stesso stiamo stabilendo relazioni con i mezzi di comunicazione e la stampa. Sarà un incontro molto importante ed essendo presente il Papa si deve preparare molto bene secondo alcune richieste del Vaticano.

I giornalisti che lo desiderano potranno accreditarsi all’incontro, al più presto, attraverso la propria sala stampa del Vaticano mediante un modulo di accreditamento che sarà in seguito disponibile.

Questo non è solo per i giornalisti, ma anche per gli operatori di televisione, per i fotografi, per i media, tutti devono essere accreditati dal Vaticano e se ho capito bene anche i nostri biglietti per accedere, per motivi di sicurezza, perché
sarà presente il Papa.

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Per ogni necessità o quesito potrete mettervi in contatto con Alvaro de Juana, che come sapete, già da un anno ci aiuta nei rapporti con la Stampa.


C’è il suo indirizzo mail se volete comunicare con lui. 


Kiko


Ancora una cosa che mi ha ricordato Ascensión: così come stiamo insistendo perché la Veglia Pasquale si faccia con tutta solennità, preparando una sala meravigliosa piena di luce e di fiori, e preparando anche l’alba escatologica con una cena in un posto con luce, una cena ben preparata. Meglio che andare in un ristorante, dove è difficile che ti diano alle 6 del mattino l’agnello, meglio è preparare voi la cena. E’ sempre molto bello e molto importante la preparazione della Pasqua, non solamente la preparazione della Parola ma anche questi segni.

Anche è importante – ce lo ha ispirato il Signore – che non solamente celebriamo questa Veglia, che è la madre di tutte le veglie, ma c’è un’altra Veglia, che è la Veglia di Pentecoste. Forse qualcuno non la fa… Dio ha ispirato al Cammino di fare la Veglia di Pentecoste che ha un carattere preciso: è una veglia per comunità. Allora tutti nel Cammino facciamo così: andiamo in convivenza e nella sala della convivenza facciamo la Veglia di Pentecoste, potete non cenare e dopo fare una bella colazione, con tutti i tipi di cose, molto ricca. Dopo la colazione si va a dormire un po’ e verso le undici le Lodi, poi il pranzo e poi la messa in comune, il giro di esperienze fino alle cinque di sera. Questa Veglia di Pentecoste è piena di risonanze, piena di forza, è ispirata da Dio, ha un suo carattere forte e crea una grande comunione nella comunità. Ricordo i fratelli che hanno sofferto tanto quando il parroco non permetteva loro di farla. Allora coraggio, fratelli: buona Pasqua, buona veglia di Pentecoste e pregate per noi!