Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

lunedì 28 novembre 2016

Ad Te levavi

AlzogliOcchiversoilCielo



Emanuele Borsotti Ad Te levavi


L’Avvento si apre con questo canto di elevazione, con un moto dal basso all’alto, con uno slancio verso una direzione: «a Te…». Con questi versi, tratti dal Salterio (Sal 24,1-3), s’inaugura la celebrazione eucaristica della I domenica di Avvento, parole che costituiscono anche l’in-cantato dischiudersi di un nuovo anno liturgico, tutto proteso «verso di Te».

Ad te: in questa breve espressione, infatti, è già condensato il senso e l’orizzonte di tutta la vita cristiana, protesa verso il Signore veniente.

Verso di te sale la mia voce e il mio canto;
verso di te si spinge il mio sguardo e si levano i miei occhi
(apertis oculis ad deificum lumen, come scrive Benedetto nella sua Regula:
«aprendo i nostri occhi a quella luce divina»);

verso di te si protendono le mie mani, la mia anima, cioè tutta la mia esistenza;
in una parola, verso di te si leva la mia preghiera:
«Salga la mia preghiera, come incenso alla tua presenza, Signore;
il levarsi delle mie mani, come sacrificio della sera» (Sal 140,2).

Questo protendersi verso il Signore, richiama l’immagine dei monaci della Chiesa antica: «Di notte essi stavano in piedi, nella posizione dell’attesa. Si ergevano lì all’aperto, dritti come alberi, con le mani alzate verso il cielo, rivolti verso il luogo dell’orizzonte da cui doveva venire il sole del mattino. Tutta la notte il loro corpo abitato dal desiderio attendeva il levar del giorno. Era la loro preghiera. Non avevano parole. Che bisogno c’era di parole? La loro parola era il loro stesso corpo in travaglio e in attesa. Questa fatica del desiderio era la loro preghiera silenziosa. Erano là, semplicemente. E quando al mattino i primi raggi del sole raggiungevano la palma delle loro mani, essi potevano fermarsi e riposare. Il sole era giunto. […] L’attesa concerne il nostro essere intero. E ciò che ci giunge è precisamente il raggio che, illuminando la palma delle nostre mani e cambiando a poco a poco il paesaggio, ci annuncia che il sole viene, altro da ciò che la notte ci permette di conoscere» (M. De Certeau).

L’attesa è la nota dominante del tempo di Avvento, come ci ricorda ancora l’ultimo versetto dell’introito: «tutti quelli che ti attendono (qui te exspectant) non rimarranno delusi».«Aspettare», ex-spectare, indica il guardare verso quel punto dell’orizzonte dal quale si attende e si spera il venire del Salvatore, del Desiderato, dell’Atteso dei secoli, nell’attesa di qualcosa o Qualcuno, la cui venuta non dipende da noi, ma che sta davanti ai nostri occhi e che già vediamo avvicinarsi a noi.

Aspettare, allora, è sempre questione di cuore e di sguardo, come ben sanno i poeti e gli amanti:

Alla fiamma tremula
d’una lampada d’ebano
gravata dalla notte
ronzante di astri
l’anima diviene
ciò che ascolta.
Solo l’attesa
illumina.
La mia parte
è vegliare. (G. Baudry)





La prima domenica di Avvento prevede l'Introito Ad Te levavi, tratto dal salmo 24(25) vv. 1-3a, mentre il versetto proviene sempre dal medesimo salmo, v. 4.

Si tratta di un brano piuttosto noto, anche perché apre ogniGraduale, essendo il primo canto della prima domenica dell'anno liturgico.

Scritto nel modo ottavo (perfetto), si compone di tre frasi, di cui in realtà la prima è formata da due semifrasi; si sottolineano i due vocaboli conclusivi della prima frase (erubescam) e della terza (confundentur), che sono avvicinati dall'affinità di significato e dalla medesima cadenza melodica.



Ad te levavi animam meam

Deus meus, in te confido, non erubescam

Neque irrideant me inimici mei

Etenim universi qui te espectant non confundentur

- Vias tuas Domine demonstra mihi

et semitas tuas edoce me.


A te, Signore, elevo l'anima mia

Dio mio, in Te confido, che io non arrossisca

e non si prendano gioco di me i miei nemici:

infatti tutti quelli che ti aspettano non saranno confusi.

- Mostrami Signore le Tue vie

insegnami i Tuoi sentieri




Il video proposto è cantato nella notazione del Graduale Novum de Dominicis et Festis, che anche in questo caso ha introdotto alcune modifiche, tra cui spicca l'incipit del brano.



Qui sotto, potete ascoltare il canto nella notazione del Graduale1974 e consultarne la notazione:


► video                                                  ► spartito 1974

domenica 27 novembre 2016

avvento forse è un tempo per sognare qualcosa di nuovo, per decidere di vivere nella luce: insieme?



Se non ora quando’ potrebbe essere l’espressione di Isaia, di Paolo, di Gesù all’inizio di questo nuovo mettersi in cammino vicendevole tra noi e Dio.Ci vuole un vestito apposta, un vestito che sprigioni luce. Lasciamo da parte per un po’ lamenti, piagnistei sui questi tempi. Basta piangersi addosso. Poniamo gesti che gettino semi per il futuro. Semi di luce. Germoglieranno. Ogni giorno al risveglio decidiamo che abito indossare: fermati un istante e decidi anche che vestito metterai ai tuoi occhi: di luce o di buio, colorato o grigio. In alcune sacrestie c’è questa scritta: celebra la messa come fosse la prima, l’ultima e l’unica: sarebbe da mettere questa scritta sullo specchio del lavandino dove ti lavi ogni mattino: vivi questa giornata come se fosse la prima, l’ultima, l’unica! O adesso o mai più!Ogni guerriero della luce ha avuto paura di affrontare un combattimento.Ogni guerriero della luce ha tradito e mentito in passato.Ogni guerriero della luce ha imboccato un cammino che non era il suo.Ogni guerriero della luce ha pensato di non essere guerriero della luce.Ogni guerriero della luce ha mancato ai suoi doveri spirituali.Ogni guerriero della luce ha ferito qualcuno che amava.Perciò è un guerriero della luce: perché ha passato queste esperienze, e non ha perduto la speranza di essere migliore. (Paulo Coelho)L’avvento forse è un tempo per sognare qualcosa di nuovo, per decidere di vivere nella luce: insieme?
 



giovedì 24 novembre 2016

Le risposte di papa Francesco alle domande dei...





By leggoerifletto

da: "Le risposte di papa Francesco alle domande dei bambini"

Santità,
mio nonno non è cattolico, ma non è disposto a fare del male. Lui andrà lo stesso in paradiso quando morirà? Insomma, se qualcuno non fa mai le penitenze, quanto grande deve essere il suo peccato per andare giù all'inferno? 
Che Dio la benedica.


(Yifan, Cina, 13 anni)

Caro Yifan,
Gesù ci ama tantissimo e vuole che tutti andiamo in cielo. La volontà di Dio è che tutti si salvino. Gesù fino all'ultimo momento accompagna la nostra vita perchè stiamo sempre con Lui. Le apparenze possono ingannare, certo. 
C'è chi immagina che se uno non va a messa la domenica andrà certamente all'inferno. E invece Gesù è accanto a noi fino all'ultimo momento della nostra vita per salvarci. 
Una volta una signora andò da un prete santo, che si chiamava Giovanni Maria Vianney, parroco di Ars in Francia. 
Si mise a piangere perchè suo marito si era suicidato buttandosi da un ponte. Era disperata perchè immaginava che il marito fosse certamente all'inferno. E padre Giovanni Maria Vianney, che era un santo, invece le disse. guarda che tra il ponte e il fiume c'è la misericordia di Dio.

- Jorge Maria Bergoglio -

da: " L'amore prima del mondo. Caro papa vorrei chiederti... Le risposte di papa Francesco alle domande dei bambini"



Giulia: «Santità, tutti ci dicono che è importante andare a Messa alla domenica. Noi ci andremmo volentieri ma spesso i nostri genitori non ci accompagnano perché alla domenica dormono, il papà e la mamma di un mio amico lavorano in un negozio e noi spesso andiamo fuori città per trovare i nonni. Puoi dire a loro una parola perché capiscano che è importante andare a Messa insieme, ogni domenica?»

Riterrei di sì, naturalmente, con grande amore, con grande rispetto per i genitori che, certamente, hanno tante cose da fare. Ma tuttavia, con il rispetto e l’amore di una figlia, si può dire: cara mamma, caro papà, sarebbe così importante per noi tutti, anche per te incontrarci con Gesù. Questo ci arricchisce, porta un elemento importante alla nostra vita. Insieme troviamo un po' di tempo, possiamo trovare una possibilità. Forse anche dove abita la nonna si troverà la possibilità. In una parola direi, con grande amore e rispetto per i genitori, direi loro: "Capite che questo non è solo importante per me, non lo dicono solo i catechisti, è importante per tutti noi; e sarà una luce della domenica per tutta la nostra famiglia".

- Papa Benedetto XVI - 
Incontro di Catechesi e di Preghiera del Santo Padre Benedetto XVI con i bambini della Prima Comunione. Sabato 15 ottobre 2005


Caro papa Francesco,
se tu potessi fare un miracolo, che cosa sarebbe?

Con affetto William

Caro William,
io guarirei i bambini. Non sono ancora riuscito a capire perchè i bambini soffrano. Per me è un mistero. Non so darti una spiegazione. Mi interrogo su questo. Prego su questa domanda: perchè i bambini soffrono? E' il mio cuore che si pone la domanda. Gesù ha pianto e piangendo ha capito i nostri drammi. Io cerco di capire. Se potessi fare un miracolo, guarirei tutti i bambini. Il tuo disegno mi fa riflettere: c'è una grande croce scura e dietro ci sono un arcobaleno e il sole che splende. Mi piace questo. La mia risposta al dolore dei bambini è il silenzio oppure una parola che nasce dalle mie lacrime. Non ho paura di piangere. Non devi averla neanche tu.


da: " L'amore prima del mondo. Caro papa vorrei chiederti... Le risposte di papa Francesco alle domande dei bambini"


Adriano: «Santo Padre, ci hanno detto che oggi faremo l'Adorazione Eucaristica? Che cosa è? Come si fa? Ce lo puoi spiegare? Grazie»

Allora, che cos'è l'adorazione, come si fa, lo vedremo subito, perché tutto è ben preparato: faremo delle preghiere, dei canti, la genuflessione e siamo così davanti a Gesù. Ma, naturalmente, la tua domanda esige una risposta più profonda: non solo come fare, ma che cosa è l'adorazione. Io direi: adorazione è riconoscere che Gesù è mio Signore, che Gesù mi mostra la via da prendere, mi fa capire che vivo bene soltanto se conosco la strada indicata da Lui, solo se seguo la via che Lui mi mostra. Quindi, adorare è dire: «Gesù, io sono tuo e ti seguo nella mia vita, non vorrei mai perdere questa amicizia, questa comunione con te». Potrei anche dire che l'adorazione nella sua essenza è un abbraccio con Gesù, nel quale gli dico: «Io sono tuo e ti prego sii anche tu sempre con me».

- Papa Benedetto XVI - 
Incontro di Catechesi e di Preghiera del Santo Padre Benedetto XVI con i bambini della Prima Comunione. Sabato 15 ottobre 2005


Buona giornata a tutti. :-)





mercoledì 23 novembre 2016

Papa Francesco, in occasione della chiusura del Giubileo della Misericordia...


Papa Francesco, in occasione della chiusura del Giubileo della Misericordia, ha rilasciato una lunga intervista (40 minuti) a Tv2000 e InBlu Radio.
Il Pontefice, nel colloquio con il direttore di Rete, Paolo Ruffini e il direttore dell’Informazione, Lucio Brunelli, riflette sui frutti dell’Anno Santo straordinario (“Una benedizione del Signore”); su come dovrà cambiare la Chiesa, sul modo in cui la misericordia interpella le coscienze dei singoli e degli Stati, sull’idolatria del denaro e sull’attenzione verso i più poveri.
Papa Francesco racconta quindi numerosi episodi legati ai suoi ‘Venerdì della Misericordia’ con ex prostitute, malati terminali, carcerati. Riflette sul rapporto fra giustizia e misericordia e sulla questione della pena di morte e dell’ergastolo. Con tono familiare e spontaneità risponde anche ad alcune domande personali. Su quale sia il segreto, ad esempio, perché il Papa non si ‘stressi’ pur vivendo giornate strapiene di impegni e occupate da tanti pensieri. E ancora dichiara la sua “allergia agli adulatori”, considerati più “molesti” dei detrattori e confida inoltre di recitare ogni giorno la preghiera di San Tommaso Moro, “donami Signore il senso dell’umorismo”.
Una breve anticipazione dell’intervista (circa 10 minuti) andrà in onda domenica mattina su Tv2000 e InBlu Radio al termine degli speciali dedicati alla cerimonia di chiusura della Porta Santa che inizieranno alle 9.20. L’intervista integrale sarà trasmessa da Tv2000 e da InBlu Radio domenica 20 novembre alle ore 21.

martedì 22 novembre 2016

Nel giorno del giudizio...

Messa a Santa Marta. Nel giorno del giudizio




Al mondo «non piace pensare» alle realtà ultime, ma anche queste fanno parte dell’esistenza umana. E se si vive «nella fedeltà al Signore», dopo la morte corporale «non avremo paura» di presentarci di fronte a Gesù per il suo giudizio. Seguendo il cammino dell’«ultima settimana dell’anno liturgico», Papa Francesco ha dedicato l’omelia della messa celebrata a Santa Marta martedì 22 novembre, a una riflessione sulla fine: «sulla fine del mondo, sulla fine della storia; sulla fine di ognuno di noi, perché ognuno di noi avrà la sua fine». 


Un argomento che, forse, a qualcuno «amareggia la giornata», perché, ha detto il Pontefice, «non piace pensare a queste cose» o rendersi conto che «quando uno di noi se ne sarà andato, passeranno gli anni e dopo tanto tempo quasi nessuno ci ricorderà». Ma, ha aggiunto, «è la verità. È quello che la Chiesa ci dice: tutti noi avremo una fine». Una verità con la quale siamo chiamati a confrontarci. A tale riguardo il Papa ha rivelato: «Io ho un elenco, un’agenda dove scrivo quando muore una persona — amica, parente — il nome lì e ogni giorno vedo quel giorno, la ricorrenza per chi è: “Ma questo è morto da venti anni! Come è passato il tempo! Quest’altro trent’anni, come è passato il tempo!». Questa realtà comune a tutti, ha detto Francesco, «ci obbliga a pensare a cosa lasciamo, qual è la traccia che ha lasciato la nostra vita».
Se ne parla nella prima lettura del giorno, tratta dal libro dell’Apocalisse (14, 14-19), nella quale si legge di «mietitura, di vendemmia, di raccolto», ma anche di «prova della qualità del grano, dell’uva». Cioè, ha spiegato il Papa, «dopo la fine ci sarà il giudizio. Tutti saremo giudicati, ognuno di noi sarà giudicato». Perciò «ci farà bene pensare: “Ma come sarà quel giorno in cui io sarò davanti a Gesù», quando il Signore mi chiederà conto dei «talenti che mi ha dato» o di «come è stato il mio cuore quando è caduto il seme»?. Ricordando le «parabole del regno di Dio» il Pontefice ha suggerito alcune domande da porsi: «Come ho ricevuto la Parola? Con cuore aperto? L’ho fatta germogliare per il bene di tutti o di nascosto?». Un esame di coscienza utile e giusto perché «tutti saremo giudicati» e ognuno si ritroverà «davanti a Gesù». Non conosciamo la data, ma «accadrà».
Anche nel Vangelo, tratto da un passo di Luca (21, 5-11), si trovano dei consigli al riguardo. E a darli è lo stesso Gesù, che esorta: «Non lasciatevi ingannare!». A quale inganno si riferisce? È «l’inganno — ha spiegato il Papa — dell’alienazione, della estraniazione»: l’inganno per il quale «io sono distratto, non penso, e vivo come se mai dovessi morire». Ma, si è chiesto, «quando verrà il Signore, che verrà come la folgore, come mi troverà? Aspettando o in mezzo a tante alienazioni della vita, ingannato dalle cose che sono superficiali, che non hanno trascendenza?».
Siamo quindi di fronte a una vera e propria «chiamata del Signore a pensare sul serio alla fine: sulla mia fine, sul giudizio, sul mio giudizio». A tale riguardo il Pontefice ha ricordato come «da bambino», quando andava «al catechismo», venivano insegnate «quattro cose: morte, giudizio, inferno o gloria».
Certo, qualcuno potrebbe dire: «Padre, questo ci spaventa». Ma, ha risposto Francesco: «è la verità. Perché se tu non curi il cuore, perché il Signore sia con te e tu vivi allontanato dal Signore sempre, forse c’è il pericolo, il pericolo di continuare così allontanato per l’eternità dal Signore. È bruttissimo questo!».
Ecco perché, ha concluso il Papa, «oggi ci farà bene pensare a questo: come sarà la mia fine? Come sarà quando mi troverò davanti al Signore?». E per venire incontro a quanti potrebbero essere spaventati o rattristati da questa riflessione, il Pontefice ha richiamato il brano del canto al Vangelo ripreso dall’Apocalisse (2, 10): «Sii fedele fino alla morte — dice il Signore — e ti darò la corona della vita». Ecco la soluzione alle nostre paure: «la fedeltà al Signore: e questo non delude». Infatti, «se ognuno di noi è fedele al Signore, quando verrà la morte, diremo come Francesco: “sorella morte, vieni”. Non ci spaventa». E anche il giorno del giudizio «guarderemo il Signore» e potremo dire: «Signore ho tanti peccati, ma ho cercato di essere fedele». E giacché «il Signore è buono», ha assicurato il Papa, «non avremo paura».
L'Osservatore Romano


Kairos:

I temi delle tre prossime GMG (2017-2019)

I temi delle tre prossime GMG (2017-2019)

Risultati immagini per giornata mondiale della gioventù 2017

Comunicato del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita: Temi delle tre prossime GMG (2017-2019)

Sala stampa della Santa Sede

- XXXII Giornata Mondiale della Gioventù, 2017
“Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente” (Lc 1,49)
- XXXIII Giornata Mondiale della Gioventù, 2018
“Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1,30)
- XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù, 2019 (Panama)

- “Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38)

***
Questi i temi scelti da Papa Francesco per il percorso triennale delle Giornate Mondiali della Gioventù, che culminerà nella celebrazione internazionale dell’evento, in programma a Panama per il 2019.
Il cammino spirituale indicato dal Santo Padre prosegue con coerenza la riflessione avviata con le ultime tre Giornate Mondiali della Gioventù (2014-16), incentrate sulle Beatitudini. Come sappiamo, Maria è colei che tutte le generazioni chiameranno beata (cfr. Lc 1, 49). Nel discorso preparato per l’incontro con i volontari della GMG di Cracovia, Papa Francesco illustrava gli atteggiamenti della Madre di Gesù indicandola come modello da imitare. Poi, parlando a braccio in quell’occasione, il Santo Padre ha invitato i giovani a far memoria del passato, avere coraggio nel presente e avere/essere speranza per il futuro.

I tre temi sopra annunciati mirano dunque a dare all’itinerario spirituale delle prossime GMG una forte connotazione mariana, richiamando al tempo stesso l’immagine di una gioventù in cammino tra passato (2017), presente (2018) e futuro (2019), animata dalle tre virtù teologali: fede, carità e speranza.
Il cammino proposto ai giovani mostra anche un’evidente sintonia con la riflessione che Papa Francesco ha affidato al prossimo Sinodo dei Vescovi: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.
Testo in lingua francese
Communiqué de presse: Les thèmes des trois prochaines JMJ (2017-2019)
XXXIIe Journée Mondiale de la Jeunesse, 2017
“Le Puissant fit pour moi des merveilles” (Lc 1,49)
XXXIIIe Journée Mondiale de la Jeunesse, 2018
“Sois sans crainte, Marie, car tu as trouvé grâce auprès de Dieu” (Lc 1,30)
XXXIVe Journée Mondiale de la Jeunesse, 2019 (Panama)
“Voici la servante du Seigneur; que tout m’advienne selon ta parole” (Lc 1,38)
Tels sont les thèmes choisis par le Pape François pour le parcours triennal de la Journée Mondiale de la Jeunesse qui connaîtra son apogée dans la célébration de l’édition internationale qui se tiendra à Panama en 2019.
Le cheminement spirituel indiqué par le Saint-Père s’inscrit avec cohérence dans la foulée de la réflexion entamée lors des trois dernières Journées Mondiales de la Jeunesse (2014-16), centrées sur les Béatitudes. Comme nous le savons, Marie est celle que toutes les générations diront bienheureuse (cfr. Lc 1,49). Dans le discours préparé pour la rencontre avec les Volontaires de la JMJ de Cracovie, le Pape François a décrit les agissements de la Mère de Jésus et l’a indiquée comme un modèle à imiter. Puis, dans un discours improvisé, le Saint-Père a aussi invité les jeunes à faire mémoire du passé, à avoir du courage pour affronter le présent et à avoir/être l’espérance pour le futur.
Les trois thèmes ci-dessus annoncés ont donc pour objectif de donner une connotation fortement mariale au cheminement spirituel des prochaines JMJ. Mais ils rappellent en même temps l’image d’une jeunesse en pèlerinage entre le passé (2017), le présent (2018) et le futur (2019), animée par les trois vertus théologales: la foi, la charité et l’espérance.
Le cheminement proposé aux jeunes se révèle aussi en droite ligne avec la réflexion que le Pape François a confiée au prochain Synode des Évêques: Les jeunes, la foi et le discernement vocationnel.
Testo in lingua inglese
Press release: The themes for the next three WYDs (2017-2019)
32nd World Youth Day, 2017
“The Mighty One has done great things for me, and holy is his name” (Lk 1:49)
33rd World Youth Day, 2018
“Do not be afraid, Mary, for you have found favour with God” (Lk 1:30)
34th World Youth Day, 2019 (Panama)
“I am the servant of the Lord. May it be done to me according to your word” (Lk 1:30)
These are the themes chosen by Pope Francis for the three-year World Youth Day journey that will culminate at the international celebration of the event to be held in Panama in 2019.
The spiritual path indicated by the Holy Father continues the reflection that started with the last three WYDs (2014-16) when the themes were focused on the Beatitudes. As we know, Mary is the one that all generations call blessed (cf. Lk 1:49). In Pope Francis’ prepared address for the meeting with WYD volunteers in Krakow, he spoke of the disposition of the Mother of Jesus and described her as a role model to be imitated. While speaking without notes on that occasion, the Holy Father invited young people to have memory of the past, courage for the present and to have/be hope for the future.
The three themes announced above are intended to give a clear Marian tone to the spiritual journey of the next three WYDs. At the same time they give a picture of young people on a journey between the past (2017), present (2018) and future (2019), inspired by the three theological virtues of faith, charity and hope.
This path that is being proposed to young people can also be seen to be in harmony with the reflection that Pope Francis has entrusted to the next Synod of Bishops: Young People, Faith and Vocational Discernment.
Testo in lingua spagnola
Comunicado de Prensa: Los temas de las próximas JMJ (2017-2019)
XXXII Jornada Mundial de la Juventud, 2017
“El Todopoderoso ha hecho cosas grandes en mí” (Lc 1,49)
XXXIII Jornada Mundial de la Juventud, 2018
“No temas, María, porque has hallado gracia delante de Dios” (Lc 1,30)
XXXIV Jornada Mundial de la Juventud, 2019 (Panama)
“He aquí la sierva del Señor; hágase en mí según tu palabra” (Lc 1,38)
Estos son los temas que ha escogido el papa Francisco para el itinerario de tres años de las Jornadas Mundiales de la Juventud, que culminará con la celebración internacional del evento, programada en Panamá para el año 2019.
El camino espiritual indicado por el Santo Padre continúa coherentemente la reflexión iniciada con las últimas tres Jornadas Mundiales de la Juventud (2014-2016), centradas en las Bienaventuranzas. Como sabemos, María es la que todas las generaciones llamarán bienaventurada (cfr. Lc 1,49). El papa Francisco, en su discurso preparado para el encuentro con los voluntarios de la JMJ de Cracovia, ilustraba las actitudes de la Madre de Jesús, mostrándola como modelo a imitar. Hablando después espontáneamente en aquella ocasión, el Santo Padre invitó a los jóvenes a tener memoria del pasado, tener valentía en el presente y tener/ser esperanza para el futuro.
Los tres temas anunciados tienden a dar al itinerario espiritual de las próximas JMJ una fuerte connotación mariana, subrayando al mismo tiempo la imagen de una juventud en camino entre el pasado (2017), el presente (2018) y el futuro (2019), animada por las tres virtudes teologales: fe, caridad y esperanza.
El camino propuesto a los jóvenes muestra también una evidente sintonía con la reflexión que el papa Francisco ha encomendado al próximo Sínodo de los Obispos: Los jóvenes, la fe y el discernimiento vocacional.


By Kairos

mercoledì 16 novembre 2016

San Benedetto da Norcia prega per noi


leggoerifletto

San Benedetto da Norcia prega per noi

Carissimi amici ed amiche, 
come saprete il centro Italia è stato colpito da una serie di terremoti. 
Antichi borghi, chiese, basiliche, non esistono più. 
Migliaia di persone hanno perso la casa, i ricordi di una vita, il lavoro. Passano le settimane ma la terra continua a tremare.
Affidiamoci a San Benedetto da Norcia.




San Benedetto fu proclamato patrono d’Europa da papa Paolo VI, nell’ottobre del 1964.

Promessa di S. Benedetto ai suoi devoti:

S. Benedetto è invocato per ottenere una buona morta e la salvezza eterna. Egli apparve un giorno a S. Geltrude, dicendo: “Chiunque mi ricorderà la dignità per cui il Signore ha voluto onorarmi e beatificarmi, concedendomi di fare una morte così gloriosa, io lo assisterò fedelmente in punto di morte e mi opporrò a tutti gli attacchi del nemico in quell’ora decisiva. L’anima sarà protetta dalla mia presenza, essa resterà tranquilla malgrado tutte le insidie del nemico, e felice si slancerà verso le gioie eterne.”



la Basilica di Norcia


Preghiera a San Benedetto da Norcia



A te oggi rivolgiamo la nostra supplica ardente, glorioso san Benedetto, “messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, araldo della religione di Cristo”, ed imploriamo la tua protezione sulle singole anime, sui monasteri che seguono la tua santa Regola, sull’Europa, sul mondo intero. Insegnaci ancora il primato del culto divino, donaci di comprendere quanto sia grande e fecondo il dono della pace, aiuta tutti coloro che si sforzano di ricomporre l’unità spirituale dei vari popoli, spezzata da tanti eventi dolorosi, così che per la tua protezione ritorniamo tutti quanti ad essere fratelli in Cristo.


Amen.



Castelluccio di Norcia, 28 km da Norcia

Preghiera a San Benedetto da recitare quotidianamente

San Benedetto mio caro padre, per quella dignità con la quale il Signore si degno di onorarti e beatificarti con una così gloriosa morte, ti prego di assistermi con la tua presenza nel momento della mia morte, beneficiandomi di tutte quelle promesse fatte alla Santa vergine Geltrude. Amen.


Giaculatoria a San Benedetto da Norcia

O Padre santo, Benedetto di nome e di grazia, custodiscimi, ti prego, oggi (in questa notte) e sempre con la tua santa benedizione, perchè nessun male mi possa separare da Gesù, da te e da tutti i suoi santi. Amen.




Le origini della Medaglia di San Benedetto da Norcia (480-547) sono antichissime.

Papa Benedetto XIV (1675-1758) ne ideò il disegno e col Breve del 1742 approvò la Medaglia concedendo delle indulgenze a coloro che la portano con fede.

Sul diritto della Medaglia, San Benedetto tiene nella mano destra una Croce elevata verso il cielo e nella sinistra il libro aperto della santa Regola.
Sull'altare é posto un calice dal quale esce un serpente per ricordare un episodio accaduto a San Benedetto: il Santo, con un segno di croce, avrebbe frantumato la coppa contenente il vino avvelenato datogli da monaci attentatori.
Attorno alla Medaglia, sono coniate queste parole: «Eius in obitu nostro presentia muniamur» («Possiamo essere protetti dalla sua presenza nell'ora della nostra morte»).
Sul rovescio della medaglia, figura la Croce di San Benedetto e le iniziali dei testi.

Questi versi sono antichissimi.
Essi appaiono in un manoscritto del XIV secolo a testimonianza della fede nella potenza di Dio e di San Benedetto.



La devozione della Medaglia o Croce di San Benedetto, divenne popolare intorno al 1050, dopo la guarigione miracolosa del giovane Brunone, figlio del conte Ugo di Eginsheim, in Alsazia. Brunone, secondo alcuni, fu guarito da una grave infermità, dopo che gli fu offerta la medaglia di San Benedetto. Dopo la guarigione, divenne monaco benedettino e poi Papa: fu San Leone IX, morto nel 1054. Tra i propagatori bisogna annoverare anche San Vincenzo de' Paoli (1581-1660).

Grazie che si ottengono con la Medaglia

I fedeli hanno sperimentato la sua potente efficacia mediante l' intercessione di San Benedetto, nei seguenti casi:
-contro i malefici e le altre opere diaboliche;
-per allontanare da qualche luogo gli uomini male intenzionati;
-per curare e sanare gli animali dalla peste oppure oppressi dal maleficio;
-per tutelare le persone dalle tentazioni, dalle illusioni e vessazioni del demonio specie quelle contro la castità;
-per ottenere la conversione di qualche peccatore, particolarmente quando si trova in pericolo di morte;
-per distruggere o rendere inefficace il veleno;
-per allontanare la pestilenza;
-per restituire la salute a quelli che soffrono di calcolosi, di dolori ai fianchi, di emorragie, di emottisi; a quanti sono morsi da animali contagiosi;
-per ottenere l'aiuto divino alle mamme in attesa onde evitare l'aborto;
-per salvare dai fulmini e dalle tempeste.

La Medaglia di San Benedetto non è un amuleto o un portafortuna!

Numerosi sono gli effetti benefici attribuiti alla stessa: guarigioni, protezione contro il demonio, grazia di preparazione ad una santa morte...

Ma attenzione, la medaglia non è un talismano che annullerebbe le prove della nostra vita, ma un mezzo che ci aiuta a superarle.
Le parole scritte attorno alla Croce sono quelle che San Benedetto pronunciò rispondendo alla tentazione del demonio. Possiamo farle nostre in uno spirito di fede, sapendo che la Croce di Cristo é pegno della nostra vittoria e della nostra salvezza. Questa medaglia è un sacramentale della Chiesa cattolica, un segno sacro dal quale sono significati e ottenuti effetti, grazie alla preghiera della Chiesa. Per trarre vantaggi da questa preghiera e da questa Medaglia, non basta farla benedire e portarla come se fosse un portafortuna: i benefici che speriamo di ottenere sono proporzionati alla crescita della nostra fede e della nostra fiducia in Dio e in San Benedetto.

Promessa di San Benedetto ai suoi devoti


San Benedetto è invocato per ottenere una buona morta e la salvezza eterna. 
Egli apparve un giorno a Santa Geltrude (1256-1302), dicendo: «Chiunque mi ricorderà la dignità per cui il Signore ha voluto onorarmi e beatificarmi, concedendomi di fare una morte così gloriosa, io lo assisterò fedelmente in punto di morte e mi opporrò a tutti gli attacchi del nemico in quell'ora decisiva. L'anima sarà protetta dalla mia presenza, essa resterà tranquilla malgrado tutte le insidie del nemico, e felice si slancerà verso le gioie eterne».


Preghiera della Croce

Croce del Santo Padre Benedetto.
Croce santa, sii mia luce e non sia mai il demonio mio capo.
Va’ indietro, Satana, non mi persuaderai mai di cose vane;
sono mali le bevande che mi versi,
bevi tu stesso il tuo veleno.




Buona giornata a tutti. :-)


sabato 12 novembre 2016

“Annotazioni 1988-2014” Kiko – il mio testamento per i catecumeni.

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da Radio VaticanaE’ da oggi nelle librerie per i tipi della Cantagalli, il libro di Kiko Argüello, “Annotazioni 1988-2014” che raccoglie riflessioni, pensieri, poesie e preghiere dell’iniziatore del Cammino neocatecumenale. “Questo libro non è solo una sorta di bilancio – afferma Kiko – è piuttosto un mio testamento per i catecumeni. Dopo 50 anni di lavoro insieme ho pensato di confessare loro tutte le mie sofferenze e i pensieri che ho avuto in questo tempo. Guardando indietro, il mio primo pensiero è che il Signore è sempre stato buonissimo e sempre ci ha aiutato. Davanti a tanti problemi e difficoltà il Signore, in modo meraviglioso, è sempre stato vicino a noi”.La sua fede è segno di comunione con il divinoKiko non è un uomo diverso dagli altri. Pur essendo l’iniziatore insieme a Carmen Hernández di una delle realtà ecclesiali più importanti nella storia della Chiesa, egli è soggetto alle contraddizioni e agli slanci propri della natura umana. La sua fede è segno di comunione con il divino e causa di sofferenze, di dolori ma anche di grandi gioie.Una storia di amore e di odio, di fedeltà e di tradimento, di gioia e di doloreSono pagine commoventi – scrive l’editore – che raccontano in presa diretta, attraverso i pensieri e le sensazioni dell’autore, la storia vera di un uomo che ha ricevuto la grazia di parlare con Dio. Un Dio padre che lo accoglie e lo tratta come un figlio; un figlio che a volte disobbedisce, altre lo abbraccia. Sembra di essere realmente presenti nella scena dipinta da Rembrandt nel Figliol Prodigo, di sentire quegli odori, di vedere le lacrime del Padre e del figlio, di ascoltare le loro parole. Una storia di amore e di odio, di fedeltà e di tradimento, di gioia e di dolore.La storia di un uomo normale che ha compiuto opere straordinarie nella sua vitaQueste Annotazioni sono il frutto di un uomo qualunque, con i suoi problemi, i suoi dubbi, le speranze, le gioie e i dolori. Un uomo normale che ha compiuto nella sua vita opere straordinarie. Perché la vita dei santi è la vita di uomini e donne normali pregni dell’amore di Cristo, sempre più somiglianti alla bellezza del Suo volto.La presentazione del libro il prossimo 25 novembreIl libro sarà presentato il prossimo venerdì 25 novembre, alle 17,30, presso il Teatro Olimpico di Roma.. Interverranno il card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Graziano Delrio, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’autore Kiko Argüello. (R.P.)fonte: it.radiovaticana.va
Posted: 11 Nov 2016 07:18 AM PST
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E’ uscita oggi un’intervista a Kiko di Gian Guido Vecchi, sul Corriere della Sera.
Potete leggerla qui:
 www.corriere.it

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Da qualche giorno è disponibile il nuovo libro di Kiko in italiano.

E’ possibile ordinarlo anche presso l’editore Chirico Libri,

 ai seguenti contatti:

info@chiricolibri.com

tel. 081.744.04.13

venerdì 11 novembre 2016

Con te voglio parlare. E di che posso parlare se non di te? Che cos'è un sacerdote?



leggoerifletto

La Pace


Conducimi dalla morte alla vita, dalla menzogna alla verità.

Conducimi dalla disperazione alla speranza, dalla paura alla verità.
Conducimi dall’odio all’amore, dalla guerra alla pace.
Fa’ sì che la pace riempia i nostri cuori, il nostro mondo, il nostro universo.

Non costruisco la pace…
quando non apprezzo lo sforzo e la virtù degli altri; quando pretendo l’impossibile, quando sono indifferente al bene e al male degli altri.

Non costruisco la pace…
quando lavoro per due per poter comprare e mantenere il superfluo, mentre c’è chi non trova lavoro e non ha il necessario, l’indispensabile per vivere.

Non costruisco la pace…
quando non perdono, quando non chiedo scusa, quando non faccio il primo passo per riconciliarmi, anche se mi sento offeso o credo di aver ragione.

Non costruisco la pace…
quando lascio solo chi soffre e mi scuso dicendo:
« Non so cosa dire, cosa fare, non lo conosco ».

Non costruisco la pace…
quando chiudo la porta del cuore, quando chiudo le mani e la bocca, e non faccio niente per unire, conciliare, scusare.

Non costruisco la pace…
quando rispondo: «non ho tempo» e tratto il prossimo come uno scocciatore, un rompiscatole.

Non costruisco la pace…
quando mi metto volentieri e di preferenza dalla parte di chi ha potere, ricchezza, sapienza, furbizia, anziché dalla parte del debole, dell’indifeso, del dimenticato, dalla parte di colui il cui nome non è scritto sull’agenda di nessuno.

Non costruisco la pace…
quando non aiuto il colpevole a redimersi.

Non costruisco la pace…
quando taccio di fronte alla menzogna, all’ingiustizia, alla maldicenza, alla disonestà, perché non voglio noie.

Non costruisco la pace…
quando non compio il mio dovere sia nel luogo di lavoro che verso i miei familiari.

Non costruisco la pace…
quando sfrutto il mio prossimo in stato di dipendenza, inferiorità, indigenza, malattia.
Non costruisco la pace…
quando rifiuto la croce, la fatica.

Non costruisco la pace…
quando dico no alla vita.

Non costruisco la pace…
quando non mi metto in ginocchio per invocarla, per ottenerla, per viverla.

Allora quando costruisco la pace ?
Quando al posto
del " no " metto un " si "

Quando al posto
del rancore, metto il perdono.

Quando al posto
della morte, metto la vita.

Quando al posto
dell’io, metto Dio.

La pace è un tuo dono, Signore. Per ottenerla occorre pregare, amare, soffrire, pagare di persona, scomparire. Solo tu, Signore, puoi farmi il dono di poter pregare, amare, soffrire, pagare di persona, scomparire.
Da solo non ce la faccio.
Aiutami.
Eccomi o Signore. Fammi seminatore di pace. Signore, donaci la tua pace.




Serviamo la pace solo se abbiamo davvero capito che possiamo assumerci delle responsabilità anche esitando o tacendo, se stimiamo i politici solo quando si dimostrano veri uomini in tutte le situazioni e non banali rappresentanti del nostro egoismo e quando sospettiamo dei politici che ci danno troppo ragione, confermando la nostra opinione. 
Avremo la beatitudine promessa dal Vangelo agli operatori di pace, quando combatteremo per la libertà nostra e per quella degli altri, e impareremo, piano piano, a sentire nostra l'ingiustizia commessa non solo verso noi stessi, ma anche verso gli altri.

- Karl Rahner - 

La speranza - Karl Rahner

Signore,
questa esistenza io l'accetto,
e l'accetto in speranza.


Una speranza

che tutto comprende e sopporta,

una speranza che non so mai
se la posseggo davvero.
Una speranza
che nasce al mio profondo,
una speranza totale
che non posso sostituire
con angosce inconfessate e cose possedute.
Questa speranza assoluta
io me la riconosco e voglio averla:
di essa devo rispondere
come del compito più grande
della mia vita.
Io so, Signore,
che essa non è un'utopia,
ma viene da te,
nasce da te e abbraccia tutto
e tutto comprende come promessa
che l'umanità arriverà
alla pienezza di vita
e ogni uomo potrà davvero
non vergognarsi d'essere uomo.


(Karl Rahner)


Preghiera per custodire la Fede 

"Signore custodisci la mia fede, falla crescere,
che la mia fede sia forte, coraggiosa,
e aiutami nei momenti in cui – come Pietro e Giovanni – devo renderla pubblica.
Dammi il coraggio.
Che il Signore ci aiuti a custodire la fede,
a portarla avanti, ad essere, noi, donne e uomini di fede.
Così sia”.

Papa Francesco


Non occorrono molti bagagli per mettersi in viaggio nella vita....basta amare!!


- Michel Quoist -






Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota. 
Come il libro ha bisogno di ogni parola. 
Come la casa ha bisogno di ogni pietra. 
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua. 
Come la messe ha bisogno di ogni chicco. 
Come l'annuncio del vangelo ha bisogno di martiri 
L'umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, 
unico, e perciò insostituibile.

(Padre Michel Quoist)






Preghiera per la sera

In te, santo Signore,
noi cerchiamo il riposo
dall'umana fatica,
al termine del giorno.
Se i nostri occhi si chiudono,
veglia in te il nostro cuore;
la tua mano protegga
coloro che in te sperano.
Difendi, o Salvatore,
dalle insidie del male
i figli che hai redenti
col tuo sangue prezioso.
Amen

Con te voglio parlare - Karl Rahner

«Con te voglio parlare. E di che posso parlare se non di te? 
C'è cosa che non sia dall'eternità presso di te, che non abbia patria nel tuo spirito e nel tuo cuore la sua prima sorgente? E perciò tutto quanto io posso dire è sempre un parlare di te. E tuttavia in questo parlare, sommesso e timido, tu intendi sempre un parlare di me, sebbene di te solo io vorrei far parola. 
Perché, che posso dire di te, se non che sei il mio Dio, Dio della mia origine e del mio tramonto, Dio del mio gaudio e della mia afflizione, Dio della mia vita? [...] 
Dio della mia vita! Ma che ho poi detto chiamandoti Dio mio, Dio della mia vita? Senso della mia vita? Meta del mio cammino? Santità delle mie opere? Giudizio dei miei peccati? Amarezza delle mie ore amare e il più segreto dei miei gaudii? Mia forza, che prostri nell'impotenza quella forza che viene da me? Datore di essere di vita e di grazia? Vicino e lontano? Incomprensibile? Dio dei miei fratelli, Dio dei miei padri? 
C'è nome ch'io non ti debba dare?[...] 
Ma perché sto affatto a parlare di te? 
E tu mi tormenti con la tua infinità e io non la posso misurare! 
Perché tu mi spingi nelle tue vie, che menano solo nell'oscurità della tua notte, che a te solo è luce. Solo il tangibile e il finito è reale per noi e raggiungibile; e puoi tu essere per me una realtà, vicina, se io riconosco l'infinito in te? 
Perché hai lasciato il tuo segno di fuoco nella mia anima col battesimo e m'hai acceso la luce della fede? Oscura luce che m'alletta nella tua notte, fuori dalla sicura chiarità del mio piccolo nido. 
E mi hai fatto tuo prete, che io viva presso a te la mia vita, per gli uomini, presso a te dove mi manca il respiro di queste mie piccole cose![...] 
Tu, Dio della mia vita, infinità della mia finitudine. 
Ma che m'hai messo nell'anima, come m'hai creato, che io, di te e di me, so solo che tu sei l'eterno mistero della mia vita? Terribile mistero dell'uomo, che appartiene a te, mio Dio, che sei l'incomprensibile! 
Incomprensibile nel tuo essere e più ancora nelle tue vie e nei tuoi giudizi. Poiché se quanto fai di me è frutto della tua libertà, insondabile abisso di grazia che non ha nessun perché, se la mia creazione e tutta la mia vita è tua libera elezione e le mie vie sono in fondo le tue vie, imperscrutabili, allora Signore non ti può comprendere nessun perché del mio spirito, allora tu resti l'incomprensibile anche quando io ti veda faccia a faccia. 
Ma se tu non fossi l'incomprensibile, mi saresti soggetto; ti avrei concepito e compreso e tu apparterresti a me, non io a te. 
E sarebbe l'inferno, la sorte dei dannati, che io finito, con il mio definito essere, appartenessi a me stesso; fossi ridotto in eterno a far la ronda nel carcere della mia finitudine»  

Karl Rahner
(da: Tu sei il silenzio)


Talvolta si pensa che Dio abbia creato il mondo e poi abbia dato delle istruzioni da osservare perché noi essere umani non combinassimo troppi pasticci. In realtà, le istruzioni sono giunte per prime e il mondo fu modellato in modo da poterle seguire. Per questo motivo è assolutamente ridicolo sostenere che qualcosa sia in contrasto con la volontà del Creatore. 
Non ci sono oppositori alla Creazione, solo delle sfide piene di significato.

Pensieri del Rebbe di Lubavitch 


La vespa e il ragno

Quando Davide, re d’Israele, era un giovane pastore, un giorno vide un ragno che divorava una vespa, e disse:
“ Signore, a cosa serve quest’ insetto che hai creato? Il ragno tesse e tesse, ma con la sua tela non ci si può neanche fare un vestito.” E il Signore gli rispose:
“Davide, non disprezzare le mie creature, perché verrà il giorno in qui avrai bisogno di loro.”
E infatti accadde che Davide, per sfuggire a re Saul dovette nascondersi in una grotta
. Ma l’inseguitore l’avrebbe trovato, se non fosse stato per un ragno inviato dal Signore, e in fretta e furia chiuse la bocca della caverna con un’immensa ragnatela.
“Qui non può essere entrato” disse infatti re Saul, quando passò davanti alla grotta “ altrimenti avrebbe rotto la tela di ragno”.
E se ne andò.
Allora Davide prese il ragno sulla mano, lo baciò e gli disse:
“Benedetto te e chi ti ha creato”.



Ecco quanto è importante il lavoro e quanto è importante il nostro impegno nelle attività quotidiane, nelle parole di Papa Benedetto XVI:

"Il brano degli Atti degli Apostoli [6,1-6] ci ricorda l’importanza del lavoro - senza dubbio viene creato un vero e proprio ministero -, dell’impegno nelle attività quotidiane che vanno svolte con responsabilità e dedizione, ma anche il nostro bisogno di Dio, della sua guida, della sua luce che ci danno forza e speranza. Senza la preghiera quotidiana vissuta con fedeltà, il nostro fare si svuota, perde l’anima profonda, si riduce ad un semplice attivismo che, alla fine, lascia insoddisfatti. C’è una bella invocazione della tradizione cristiana da recitarsi prima di ogni attività, che dice così: 


«Actiones nostras, quæsumus, Domine, aspirando præveni et adiuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te coepta finiatur»

cioè: 

«Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostro parlare ed agire abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento». 

Ogni passo della nostra vita, ogni azione, anche della Chiesa, deve essere fatta davanti a Dio, alla luce della sua Parola."
 
Benedetto XVI, Udienza Generale 26 aprile 2012


Anima di Cristo
(indulgenza parziale)

Anima di Cristo, santificami.
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, ascoltami,
nascondimi entro le tue Piaghe,
non permettere che io mi separi da Te.
Difendimi dal nemico maligno.
Nell’ora della mia morte, chiamami.
Fa’ che io venga a Te per lodarti
con tutti i tuoi Santi nei secoli dei secoli. Amen.








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Che cos'è un sacerdote? Egli è un uomo - Karl Rahner

Quando Paolo, nella lettera agli Ebrei, parla del prete, la prima cosa che dice è che il prete è scelto fra gli uomini. A tal punto che perfino l'eterno sommo sacerdote Gesù Cristo, nato da donna, soggetto alla legge, pellegrino attraverso la valle di questa realtà peritura, volle essere il figlio dell'uomo, un uomo, trovato in tutto simile a noi. 
Il prete è un uomo. 
Non è fatto, dunque, di un legno diverso da quello di cui tutti siete fatti: è vostro fratello. 
Egli continua a condividere la sorte dell'uomo anche dopo che la destra di Dio, attraverso la mano del vescovo, si è posata su di lui: la sorte dei deboli, la sorte di quelli che sono stanchi, scoraggiati, inadeguati, peccatori. 
Gli uomini, però, se l'hanno a male, se uno si presenta nel nome di Dio, pur essendo soltanto un uomo: vogliono messaggeri più splendidi, araldi più convincenti, cuori più ardenti. 
Accoglierebbero volentieri  dei  vittoriosi,  di quegli uomini che hanno sempre una risposta a tutto e un rimedio per tutto. 
Terribile illusione! Quelli che vengono sono deboli, in timore e tremore, uomini che devono anch'essi continuamente pregare: Signore, io credo, aiuta la mia incredulità! 
Che devono anch'essi continuamente battersi il petto: Signore, abbi pietà di me, povero peccatore! Eppure essi proclamano la fede che vince il mondo e portano la grazia, che trasforma i peccatori e i perduti in santi e redenti. 
Sono uomini quelli che vengono. Vengono e dicono, con la loro povera umanità: vedete, Dio ha misericordia di uomini come noi; vedete, per i poveri e per gli stolti, per i disperati e per i moribondi è sorta la stella della grazia. Dicono, come messaggeri umani dell'eterno Dio: non vi adirate contro di noi! Noi sappiamo di portare il tesoro di Dio in vasi di argilla; sappiamo che la nostra ombra offusca continuamente la divina luce che dobbiamo portarvi. Siate misericordiosi verso di noi, non giudicate, abbiate pietà della debolezza sulla quale Dio ha posato il fardello troppo pesante della sua grazia. Considerate come una promessa per voi stessi il fatto che noi siamo uomini: riconoscete da ciò che Dio non ha orrore degli uomini. Voi avrete un giorno paura e orrore di voi stessi, quando avrete sperimentato anche in voi che cosa è l'uomo, che cosa c'è nell'uomo. Beati voi, allora, che non vi siete scandalizzati dell'uomo che è nel prete. Egli è un uomo, affinché voi crediate che la grazia di Dio può essere concessa all'uomo, al pover'uomo, così com'è.

- Karl Rahner - 
Tratto da: "Sul sacerdozio", Brevi Pubblicazioni - autore: Karl Rahner



"Sento che Gesù desidera che noi gli spegniamo la sua sete di anime, dandogli in modo speciale il cuore dei sacerdoti...pregare per i sacerdoti è fare un buon affare; noi preghiamo per quelli che salveranno migliaia di anime." 
                                                                      
- Santa Teresa di Gesù Bambino -




"Un prete o in Paradiso o all'inferno non va mai solo, vanno sempre con lui un gran numero di anime, o salvate col suo santo ministero e col suo buon esempio, o perdute con la sua negligenza nell'adempimento dei propri doveri e col suo cattivo esempio."

- San Giovanni Bosco - 












Sacerdoti, io non sono prete e non sono stato mai degno di poterlo diventare. Come fate a vivere dopo aver celebrato la Messa?
Ogni giorno avete il Figlio di Dio nelle vostre mani! Ogni giorno avete una potenza che Michele Arcangelo non ha. Con la vostra bocca voi trasformate la sostanza del pane in quella del Corpo di Cristo; voi obbligate il Figlio di Dio a scendere sull'altare. Siete grandi, siete creature immense, le più potenti che possano esistere!!!
Sacerdoti, ve ne scongiuriamo, siate santi. Se siete santi voi, noi saremo salvi, se non siete santi voi, noi saremo perduti. Sì, noi vogliamo il sacerdote santo, il sacerdote saggio, il sacerdote semplice, il sacerdote crocifisso ogni giorno per amore delle anime e per l'ardore dei cuori.
Tu sei la nostra fede, tu sei la nostra luce e guai se la fiaccola si spegne o se il sale della terra perde il suo sapore. Perché il sacerdote è il giovane di Dio, è l'astronauta di Dio.
Ricordati, o servo del Signore, che tu non sei un uomo come gli altri. Il giorno in cui lo Spirito Santo ha inciso sopra di te un carattere eterno, hai cessato di essere un uomo comune! Come quando Amstrong o Collins o White entrano nella capsula e il Saturno 5 li lancia verso la luna, non sono più uomini come gli altri, a loro non è lecito perdere un milionesimo di secondo, sbagliare una manovra, tornare indietro, stancarsi o arrabbiarsi: sono uomini del Cielo.
E tu, o sacerdote di Dio che devi portare il satellite della salvezza, non sulla luna, ma travalicando gli infiniti spazi fin nel cuore del Creatore, pensa alle tue immense e infinite responsabilità.
Se tu, o sacerdote, sei santo, sei grande, sei umile, sacrificato, moribondo di giorno in giorno, consumato dall'amore del Divino Spirito e dall'incanto di Maria, la giovinezza sarà salva, avremo vocazioni, avremo amore di sacrificio e il mondo troverà la strada della luce.


A voi che siete gli atleti di Dio, i difensori di Dio, gli appassionati di Dio, di Colui che è il dolce Padrone dell'essere e il Fremito di tutte le cose, di Colui che non dimentica il volo di una rondine, la lacrima di un uomo, il sorriso di un bimbo, il palpito d'amore di un cuore, a voi è riservato il compito sublime e stupendo di annunciarlo con forza e coraggio perché lui, che è tutto e solo Amore, ha bisogno di voi, ministri prediletti, per donare la sua infinita gioia a tutti e in tutti rinascere ogni giorno, grazie al vostro sì.

- Enrico Medi, servo di Dio - 
Fonte: Donarsi  è l'unico guadagno! ,  card. Angelo Comastri, edizioni San Paolo 2010, pagine 28 e 29


























Buona giornata a tutti. :-)