Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 31 marzo 2013

E' risorto! ....Buona Pasqua, Cristo è risorto ...E non smette di risorgere!(2)






Le parole di Papa Francesco, il dizionario del suo Magistero, le foto più belle, i video e le notizie selezionate




Messaggio Pasquale di Papa Francesco






Messaggio Pasquale di Papa Francesco: "La misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite (...)Imploriamo pace per il mondo intero (...) a Gesù risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace"

[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]
"Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona".
Testo ufficiale in italiano. Il segno (...) indica frasi aggiunte dal Santo Padre a braccio. 
Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, buona Pasqua!, (...)buona Pasqua!
Che grande gioia per me potervi dare questo annuncio: Cristo è risorto! Vorrei che giungesse in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c’è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri…
Soprattutto vorrei che giungesse a tutti i cuori, perché è lì che Dio vuole seminare questa Buona Notizia: Gesù è risorto, c’è speranza per te, non sei più sotto il dominio del peccato, del male! Ha vinto l’amore, ha vinto la misericordia! (...) Sempre vince la misericordia di Dio!
Anche noi, come le donne discepole di Gesù, che andarono al sepolcro e lo trovarono vuoto, possiamo domandarci che senso abbia questo avvenimento (cfr Lc 24,4). Che cosa significa che Gesù è risorto? Significa che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte; significa che l’amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. (...) Questo lo può fare l'amore di Dio. 
Questo stesso amore per cui il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è andato fino in fondo nella via dell’umiltà e del dono di sé, fino agli inferi, all’abisso della separazione da Dio, questo stesso amore misericordioso ha inondato di luce il corpo morto di Gesù e lo ha trasfigurato, lo ha fatto passare nella vita eterna. Gesù non è tornato alla vita di prima, alla vita terrena, ma è entrato nella vita gloriosa di Dio e ci è entrato con la nostra umanità, ci ha aperto ad un futuro di speranza.
Ecco che cos’è la Pasqua: è l’esodo, il passaggio dell’uomo dalla schiavitù del peccato, del male alla libertà dell’amore, del bene. Perché Dio è vita, solo vita, e la sua gloria (...) siamo noi, è l’uomo vivente (cfr Ireneo, Adversus haereses, 4,20,5-7).
Cari fratelli e sorelle, Cristo è morto e risorto una volta per sempre e per tutti, ma la forza della Risurrezione, questo passaggio dalla schiavitù del male alla libertà del bene, deve attuarsi in ogni tempo, negli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno. Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona. Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite (cfr Ez 37,1-14).
Allora, ecco l’invito che rivolgo a tutti: accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire tutto il creato e far fiorire la giustizia e la pace.
E così domandiamo a Gesù risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. Sì, Cristo è la nostra pace e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero. 
Pace per il Medio Oriente, in particolare tra Israeliani e Palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia, affinché riprendano con coraggio e disponibilità i negoziati per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo. Pace in Iraq, perché cessi definitivamente ogni violenza, e, soprattutto, per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi? 
Pace per l’Africa, ancora teatro di sanguinosi conflitti. In Mali, affinché ritrovi unità e stabilità; e in Nigeria, dove purtroppo non cessano gli attentati, che minacciano gravemente la vita di tanti innocenti, e dove non poche persone, anche bambini, sono tenuti in ostaggio da gruppi terroristici. Pace nell’est della Repubblica Democratica del Congoe nella Repubblica Centroafricana, dove in molti sono costretti a lasciare le proprie case e vivono ancora nella paura.
Pace in Asia, soprattutto nella Penisola coreana, perché si superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione.
Pace a tutto il mondo, ancora così diviso dall’avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall’egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo. (...) Pace a tutto il mondo, dilaniato dalla violenza legata al narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali! Pace a questa nostra Terra! Gesù risorto porti conforto a chi è vittima delle calamità naturali e ci renda custodi responsabili del creato.
Cari fratelli e sorelle, a tutti voi che mi ascoltate da Roma e da ogni parte del mondo, rivolgo l’invito del Salmo: «Rendete grazie al Signore perché è buono, / perché il suo amore è per sempre. / Dica Israele: / “Il suo amore è per sempre”» (Sal 117,1-2).
FRANCESE
Chers frères et sœurs de Rome et du monde entier, bonne fête de Pâques !
C’est une grande joie pour moi de pouvoir vous faire cette annonce : le Christ est ressuscité ! Je voudrais qu’elle arrive dans chaque maison, dans chaque famille, spécialement là où il y a plus de souffrance, dans les hôpitaux, dans les prisons…
Surtout je voudrais qu’elle atteigne tous les cœurs, parce que c’est là que Dieu veut semer cette Bonne Nouvelle : Jésus est ressuscité, c‘est une espérance pour toi, tu n’es plus sous la domination du péché, du mal ! L’amour a vaincu, la miséricorde a vaincu !
Nous aussi, comme les femmes disciples de Jésus, qui allèrent au tombeau et le trouvèrent vide, nous pouvons nous demander quel sens a cet événement (cf. Lc 24, 4). Que signifie que Jésus est ressuscité ? Cela signifie que l’amour de Dieu est plus fort que le mal et que la mort elle-même ; cela signifie que l’amour de Dieu peut transformer notre vie, faire fleurir ces zones de désert qui sont dans notre cœur. 
Cet amour même pour lequel le Fils de Dieu s’est fait homme et est allé jusqu’au bout du chemin de l’humilité et du don de soi, jusqu’aux enfers, jusqu’à l’abîme de la séparation de Dieu, cet amour miséricordieux lui-même a inondé de lumière le corps mort de Jésus et l’a transfiguré, il l’a fait passer dans la vie éternelle. Jésus n’est pas retourné à la vie d’avant, à la vie terrestre, mais il est entré dans la vie glorieuse de Dieu et il y est entré avec notre humanité, il nous a ouvert à un avenir d’espérance.
Voilà ce qu’est Pâques : c’est l’exode, le passage de l’homme de l’esclavage du péché, du mal à la liberté de l’amour, du bien. Parce que Dieu est vie, seulement vie, et sa gloire est l’homme vivant (cf. Irénée, Adversus haereses, 4, 20, 5-7).
Chers frères et sœurs, le Christ est mort et ressuscité une fois pour toujours et pour tous, mais la force de la Résurrection, ce passage de l’esclavage du mal à la liberté du bien, doit se réaliser en tout temps, dans les espaces concrets de notre existence, dans notre vie de chaque jour. Que de déserts, aujourd’hui encore, l’être humain doit traverser ! Surtout le désert qui est à l’intérieur de lui, quand manque l’amour pour Dieu et pour le prochain, quand manque la conscience d’être gardien de tout ce que le Créateur nous a donné et nous donne. Mais la miséricorde de Dieu peut faire fleurir aussi la terre la plus aride, peut redonner vie aux ossements desséchés (cf. Ez 37, 1-14).
Alors, voici l’invitation que j’adresse à tous : accueillons la grâce de la Résurrection du Christ ! Laissons-nous renouveler par la miséricorde de Dieu, laissons-nous aimer par Jésus, laissons la puissance de son amour transformer aussi notre vie ; et devenons des instruments de cette miséricorde, des canaux à travers lesquels Dieu puisse irriguer la terre, garder toute la création et faire fleurir la justice et la paix.
Et ainsi demandons à Jésus ressuscité, qui transforme la mort en vie, de changer la haine en amour, la vengeance en pardon, la guerre en paix. Oui, le Christ est notre paix et par lui implorons la paix pour le monde entier !
Paix pour le Moyen-Orient, en particulier entre Israéliens et Palestiniens, qui travaillent à trouver la route de la concorde, afin qu’ils reprennent avec courage et disponibilité les négociations pour mettre fin à un conflit qui dure désormais depuis trop de temps. Paix en Irak, pour que cesse définitivement toute violence, et, surtout, pour la Syrie bien-aimée, pour sa population blessée par le conflit et pour les nombreux réfugiés qui attendent aide et consolation. Que de sang a été versé ! Et que de souffrances devront encore être infligées avant qu’on réussisse à trouver une solution politique à la crise ?
Paix pour l’Afrique, encore théatre de conflits sanglants. Au Mali, afin qu’il retrouve unité et stabilité ; et au Nigéria, où malheureusement ne cessent pas les attentats qui menacent la vie de tant d’innocents et où de nombreuses personnes, même des enfants, sont retenues en otage par des groupes terroristes. Paix dans l’est de la République Démocratique du Congo et en République Centrafricaine, où nombreux sont ceux qui sont contraints à laisser leurs maisons et vivent encore dans la peur.
Paix en Asie, surtout dans la Péninsule coréenne, pour que soient surmontées les divergences et que murisse un esprit renouvelé de réconciliation.
Paix au monde entier, encore si divisé par l’avidité de ceux qui cherchent des gains faciles, blessé par l’égoïsme qui menace la vie humaine et la famille, égoïsme qui continue la traite de personnes, l’esclavage le plus répandu en ce vingt-et-unième siècle. Paix au monde entier, déchiré par la violence liée au trafic de drogue et par l’exploitation inéquitable des ressources naturelles ! Paix à notre Terre ! Que Jésus ressuscité apporte réconfort aux victimes des calamités naturelles et fasse de nous des gardiens responsables de la création !
Chers frères et sœurs, à vous tous qui m’écoutez de Rome et de toutes les parties du monde, j’adresse l’invitation du Psaume : « Rendez grâce au Seigneur : Il est bon ! Éternel est son amour ! Oui, que le dise Israël : ‘ Éternel est son amour !’ » (Ps 117, 1-2).
INGLESE 
Dear brothers and sisters in Rome and throughout the world, Happy Easter! 
What a joy it is for me to announce this message: Christ is risen!  I would like it to go out to every house and every family, especially where the suffering is greatest, in hospitals, in prisons …
Most of all, I would like it to enter every heart, for it is there that God wants to sow this Good News: Jesus is risen, there is hope for you, you are no longer in the power of sin, of evil!  Love has triumphed, mercy has been victorious!
We too, like the women who were Jesus’ disciples, who went to the tomb and found it empty, may wonder what this event means (cf. Lk 24:4).  What does it mean that Jesus is risen?  It means that the love of God is stronger than evil and death itself; it means that the love of God can transform our lives and let those desert places in our hearts bloom.
This same love for which the Son of God became man and followed the way of humility and self-giving to the very end, down to hell - to the abyss of separation from God - this same merciful love has flooded with light the dead body of Jesus and transfigured it, has made it pass into eternal life.  Jesus did not return to his former life, to earthly life, but entered into the glorious life of God and he entered there with our humanity, opening us to a future of hope.
This is what Easter is: it is the exodus, the passage of human beings from slavery to sin and evil to the freedom of love and goodness.  Because God is life, life alone, and his glory is the living man (cf. Irenaeus, Adversus Haereses, 4,20,5-7).
Dear brothers and sisters, Christ died and rose once for all, and for everyone, but the power of the Resurrection, this passover from slavery to evil to the freedom of goodness, must be accomplished in every age, in our concrete existence, in our everyday lives. How many deserts, even today, do human beings need to cross!  Above all, the desert within, when we have no love for God or neighbour, when we fail to realize that we are guardians of all that the Creator has given us and continues to give us.  God’s mercy can make even the driest land become a garden, can restore life to dry bones (cf. Ez 37:1-14).
So this is the invitation which I address to everyone: Let us accept the grace of Christ’s Resurrection!  Let us be renewed by God’s mercy, let us be loved by Jesus, let us enable the power of his love to transform our lives too; and let us become agents of this mercy, channels through which God can water the earth, protect all creation and make justice and peace flourish.
And so we ask the risen Jesus, who turns death into life, to change hatred into love, vengeance into forgiveness, war into peace.  Yes, Christ is our peace, and through him we implore peace for all the world.
Peace for the Middle East, and particularly between Israelis and Palestinians, who struggle to find the road of agreement, that they may willingly and courageously resume negotiations to end a conflict that has lasted all too long.  Peace in Iraq, that every act of violence may end, and above all for dear Syria, for its people torn by conflict and for the many refugees who await help and comfort.  How much blood has been shed!  And how much suffering must there still be before a political solution to the crisis will be found?
Peace for Africa, still the scene of violent conflicts.  In Mali, may unity and stability be restored; in Nigeria, where attacks sadly continue, gravely threatening the lives of many innocent people, and where great numbers of persons, including children, are held hostage by terrorist groups.  Peace in the East of the Democratic Republic of Congo, and in the Central African Republic, where many have been forced to leave their homes and continue to live in fear.
Peace in Asia, above all on the Korean peninsula: may disagreements be overcome and a renewed spirit of reconciliation grow.
Peace in the whole world, still divided by greed looking for easy gain, wounded by the selfishness which threatens human life and the family, selfishness that continues in human trafficking, the most extensive form of slavery in this twenty-first century.  Peace to the whole world, torn apart by violence linked to drug trafficking and by the iniquitous exploitation of natural resources! Peace to this our Earth!  Made the risen Jesus bring comfort to the victims of natural disasters and make us responsible guardians of creation.
Dear brothers and sisters, to all of you who are listening to me, from Rome and from all over of the world, I address the invitation of the Psalm: “Give thanks to the Lord for he is good; for his steadfast love endures for ever.  Let Israel say: ‘His steadfast love endures for ever’” (Ps 117:1-2).
SPAGNOLO 
Queridos hermanos y hermanas de Roma y de todo el mundo: ¡Feliz Pascua!
Es una gran alegría para mí, al comienzo de mi ministerio, poderos dar este anuncio: ¡Cristo ha resucitado! Quisiera que llegara a todas las casas, a todas las familias, especialmente allí donde hay más sufrimiento, en los hospitales, en las cárceles...
Quisiera que llegara sobre todo al corazón de cada uno, porque es allí donde Dios quiere sembrar esta Buena Nueva: Jesús ha resucitado, hay esperanza para ti, ya no estás bajo el dominio del pecado, del mal. Ha vencido el amor, ha triunfado la misericordia. 
También nosotros, como las mujeres discípulas de Jesús que fueron al sepulcro y lo encontraron vacío, podemos preguntarnos qué sentido tiene este evento (cf. Lc 24,4). ¿Qué significa que Jesús ha resucitado? Significa que el amor de Dios es más fuerte que el mal y la muerte misma, significa que el amor de Dios puede transformar nuestras vidas y hacer florecer esas zonas de desierto que hay en nuestro corazón. 
Este mismo amor por el que el Hijo de Dios se ha hecho hombre, y ha ido hasta el fondo por la senda de la humildad y de la entrega de sí, hasta descender a los infiernos, al abismo de la separación de Dios, este mismo amor misericordioso ha inundado de luz el cuerpo muerto de Jesús, y lo ha transfigurado, lo ha hecho pasar a la vida eterna. Jesús no ha vuelto a su vida anterior, a la vida terrenal, sino que ha entrado en la vida gloriosa de Dios y ha entrado en ella con nuestra humanidad, nos ha abierto a un futuro de esperanza.
He aquí lo que es la Pascua: el éxodo, el paso del hombre de la esclavitud del pecado, del mal, a la libertad del amor y la bondad. Porque Dios es vida, sólo vida, y su gloria es el hombre vivo (cf. san Ireneo, Adv. haereses, 4,20,5-7).
Queridos hermanos y hermanas, Cristo murió y resucitó una vez para siempre y por todos, pero el poder de la resurrección, este paso de la esclavitud del mal a la libertad del bien, debe ponerse en práctica en todos los tiempos, en los momentos concretos de nuestra vida, en nuestra vida cotidiana. Cuántos desiertos debe atravesar el ser humano también hoy. Sobre todo el desierto que está dentro de él, cuando falta el amor de Dios y del prójimo, cuando no se es consciente de ser custodio de todo lo que el Creador nos ha dado y nos da. Pero la misericordia de Dios puede hacer florecer hasta la tierra más árida, puede hacer revivir incluso a los huesos secos (cf. Ez 37,1-14).
He aquí, pues, la invitación que hago a todos: Acojamos la gracia de la Resurrección de Cristo. Dejémonos renovar por la misericordia de Dios, dejemos que la fuerza de su amor transforme también nuestras vidas; y hagámonos instrumentos de esta misericordia, cauces a través de los cuales Dios pueda regar la tierra, custodiar toda la creación y hacer florecer la justicia y la paz.
Así, pues, pidamos a Jesús resucitado, que transforma la muerte en vida, que cambie el odio en amor, la venganza en perdón, la guerra en paz. Sí, Cristo es nuestra paz, e imploremos por medio de él la paz para el mundo entero.
Paz para Oriente Medio, en particular entre israelíes y palestinos, que tienen dificultades para encontrar el camino de la concordia, para que reanuden las negociaciones con determinación y disponibilidad, con el fin de poner fin a un conflicto que dura ya demasiado tiempo. Paz para Iraq, y que cese definitivamente toda violencia, y, sobre todo, para la amada Siria, para su población afectada por el conflicto y los tantos refugiados que están esperando ayuda y consuelo. ¡Cuánta sangre derramada! Y ¿cuánto dolor se ha de causar todavía, antes de que se consiga encontrar una solución política a la crisis?
Paz para África, escenario aún de conflictos sangrientos. Para Malí, para que vuelva a encontrar unidad y estabilidad; y para Nigeria, donde lamentablemente no cesan los atentados, que amenazan gravemente la vida de tantos inocentes, y donde muchas personas, incluso niños, están siendo rehenes de grupos terroristas. Paz para el Este la República Democrática del Congo y la República Centroafricana, donde muchos se ven obligados a abandonar sus hogares y viven todavía con miedo.
Paz en Asia, sobre todo en la península coreana, para que se superen las divergencias y madure un renovado espíritu de reconciliación.
Paz a todo el mundo, aún tan dividido por la codicia de quienes buscan fáciles ganancias, herido por el egoísmo que amenaza la vida humana y la familia, desgarrado por la violencia ligada al tráfico de drogas y la explotación inicua de los recursos naturales. Paz a esta Tierra nuestra. Que Jesús Resucitado traiga consuelo a quienes son víctimas de calamidades naturales y nos haga custodios responsables de la creación.
Queridos hermanos y hermanas, a todos los que me escuchan en Roma y en todo el mundo, les dirijo la invitación del Salmo: «Dad gracias al Señor porque es bueno, / porque es eterna su misericordia. / Diga la casa de Israel: / “Eterna es su misericordia”» (Sal 117,1-2).
PORTOGHESE
Amados irmãos e irmãs de Roma e do mundo inteiro, boa Páscoa! 
Que grande alegria é para mim poder dar-vos este anúncio: Cristo ressuscitou! Queria que chegasse a cada casa, a cada família e, especialmente onde há mais sofrimento, aos hospitais, às prisões...
Sobretudo queria que chegasse a todos os corações, porque é lá que Deus quer semear esta Boa Nova: Jesus ressuscitou, uma esperança despertou para ti, já não estás sob o domínio do pecado, do mal! Venceu o amor, venceu a misericórdia!
Também nós, como as mulheres discípulas de Jesus que foram ao sepulcro e o encontraram vazio, nos podemos interrogar que sentido tenha este acontecimento (cf. Lc 24, 4). Que significa o fato de Jesus ter ressuscitado? Significa que o amor de Deus é mais forte que o mal e a própria morte; significa que o amor de Deus pode transformar a nossa vida, fazer florir aquelas parcelas de deserto que ainda existem no nosso coração.
Este mesmo amor pelo qual o Filho de Deus Se fez homem e prosseguiu até ao extremo no caminho da humildade e do dom de Si mesmo, até a morada dos mortos, ao abismo da separação de Deus, este mesmo amor misericordioso inundou de luz o corpo morto de Jesus e transfigurou-o, o fez passar à vida eterna. Jesus não voltou à vida que tinha antes, à vida terrena, mas entrou na vida gloriosa de Deus e o fez com a nossa humanidade, abrindo-nos um futuro de esperança.
Eis o que é a Páscoa: é o êxodo, a passagem do homem da escravidão do pecado, do mal, à liberdade do amor, do bem. Porque Deus é vida, somente vida, e a sua glória é o homem vivo (cf. Ireneu, Adversus haereses, 4, 20, 5-7).
Amados irmãos e irmãs, Cristo morreu e ressuscitou de uma vez para sempre e para todos, mas a força da Ressurreição, esta passagem da escravidão do mal à liberdade do bem, deve realizar-se em todos os tempos, nos espaços concretos da nossa existência, na nossa vida de cada dia. Quantos desertos tem o ser humano de atravessar ainda hoje! Sobretudo o deserto que existe dentro dele, quando falta o amor a Deus e ao próximo, quando falta a consciência de ser guardião de tudo o que o Criador nos deu e continua a dar. Mas a misericórdia de Deus pode fazer florir mesmo a terra mais árida, pode devolver a vida aos ossos ressequidos (cf. Ez 37, 1-14).
Eis, portanto, o convite que dirijo a todos: acolhamos a graça da Ressurreição de Cristo! Deixemo-nos renovar pela misericórdia de Deus, deixemo-nos amar por Jesus, deixemos que a força do seu amor transforme também a nossa vida, tornando-nos instrumentos desta misericórdia, canais através dos quais Deus possa irrigar a terra, guardar a criação inteira e fazer florir a justiça e a paz.
E assim, a Jesus ressuscitado que transforma a morte em vida, peçamos para mudar o ódio em amor, a vingança em perdão, a guerra em paz. Sim, Cristo é a nossa paz e, por seu intermédio, imploramos a paz para o mundo inteiro.
Paz para o Oriente Médio, especialmente entre israelitas e palestinos, que sentem dificuldade em encontrar a estrada da concórdia, a fim de que retomem, com coragem e disponibilidade, as negociações para pôr termo a um conflito que já dura há demasiado tempo. Paz no Iraque, para que cesse definitivamente toda a violência, e sobretudo para a amada Síria, para a sua população vítima do conflito e para os numerosos refugiados, que esperam ajuda e conforto. Já foi derramado tanto sangue… Quantos sofrimentos deverão ainda atravessar antes de se conseguir encontrar uma solução política para a crise?
Paz para a África, cenário ainda de sangrentos conflitos: no Mali, para que reencontre unidade e estabilidade; e na Nigéria, onde infelizmente não cessam os atentados, que ameaçam gravemente a vida de tantos inocentes, e onde não poucas pessoas, incluindo crianças, são mantidas como reféns por grupos terroristas. Paz no leste da República Democrática do Congo e na República Centro-Africana, onde muitos se vêem forçados a deixar as suas casas e vivem ainda no medo.
Paz para a Ásia, sobretudo na península coreana, para que sejam superadas as divergências e amadureça um renovado espírito de reconciliação.
Paz para o mundo inteiro, ainda tão dividido pela ganância de quem procura lucros fáceis, ferido pelo egoísmo que ameaça a vida humana e a família – um egoísmo que faz continuar o tráfico de pessoas, a escravatura mais extensa neste século vinte e um. Paz para todo o mundo dilacerado pela violência ligada ao narcotráfico e por uma iníqua exploração dos recursos naturais. Paz para esta nossa Terra! Jesus ressuscitado leve conforto a quem é vítima das calamidades naturais e nos torne guardiões responsáveis da criação.
Amados irmãos e irmãs, originários de Roma ou de qualquer parte do mundo, a todos vós que me ouvis, dirijo este convite do Salmo 117: «Dai graças ao Senhor, porque Ele é bom, porque é eterno o seu amor. Diga a casa de Israel: É eterno o seu amor» (vv. 1-2).

Scola - Caffarra: Omelie di Pasqua 2013

Pontificale di Pasqua




Arcidiocesi di Milano


Domenica di Pasqua nella Risurrezione del Signore

At 1,1-8a; Sal 117; 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18

Duomo di Milano, 31 marzo 2013



Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano


1. Dalle tenebre del Venerdì Santo e dalla discesa agli inferi del Sabato Santo, la liturgia della Chiesa, attraverso la solenne Veglia pasquale, ci ha condotto a questo radioso mattino di Risurrezione del Signore.
Oggettivamente parlando la Pasqua è il giorno definitivo della storia dell’umanità. Un giorno segnato da un inaudito paradosso. La Chiesa, infatti, ci parla – lo ascolteremo nel Prefazio – di una morte beata: «Con una morte veramente beata vince per sempre la loro morte» (Prefazio). Come può la morte essere beata? Non siamo qui messi di fronte all’assurdo più radicale che la ragione non può sopportare se vuol continuare a dirsi tale? Può l’uomo di oggi, consapevole delle strabilianti scoperte della bioingegneria, delle neuroscienze, della microfisica dare credito ad un simile annuncio? Può reggere questo annuncio di fronte alla assillante richiesta di prove ben documentate propria della sensibilità dei nostri contemporanei? Disincantati fin da bambini di fronte a tutto ciò che non è empiricamente verificabile, possiamo ragionevolmente aderire e prendere parte alla gioia dell’Alleluia Pasquale?
, se si mantiene alla ragione tutta la sua ampiezza. In questo caso, come molti scienziati credenti testimoniano, si scopre che mai la scienza rigorosa è nemica della fede autentica. Anche per l’uomo post-moderno, che giustamente si affida alle scienze e alle sofisticate tecnologie per scoprire come è fatta la realtà, la morte singolare di Cristo è veramente beata.
Cerchiamo di comprenderlo meglio.
La singolare morte di Cristo è beata anzitutto perché il Signore Gesù è il protagonista della Sua morte. Egli, in definitiva, non l’ha subìta, ma l’ha scelta, l’ha misteriosamente voluta, in obbedienza al Padre. E lo ha fatto proprio per poter riscattare, dal di dentro e dal profondo, la nostra comune morte, ogni morte umana. Sulla croce Cristo sale liberamente. Così sulla croce morte e libertà si identificano. Giustamente la Chiesa chiama Gesù Risorto «la nostra vittima pasquale». Donando totalmente se stesso per espiare i nostri peccati (vittima) Egli ci fa passare dalla morte alla vita (pasqua).
In secondo luogo il mistero della libertà di Cristo che si consegna alla morte per noi ha svelato definitivamente agli uomini la verità dell’amore, consentendo alla nostra libertà di attingere il suo più alto livello: l’essere per l’altro, per il suo bene.
Gesù che ama in questo modo può dire – ne ha il diritto – ad ogni uomo e ad ogni donna, qualunque sia la situazione in cui versa: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» (VangeloGv 20,15).
Solo Gesù che ha fatto della morte fonte di beatitudine può asciugare le lacrime che, inevitabilmente, scolpiscono il volto degli uomini. Solo Lui può abbracciare l’uomo offrendosi come definitiva compagnia per la sua vita.

2. Domandiamoci allora, carissimi: qual è la strada per credere ed imparare a vivere, anche nel nostro tempo, di questa morte beata? Che prove ci dà il Risorto? San Luca, nella Lettura degli Atti, così si esprime, senza possibilità di equivoci: «Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove» (LetturaAt 1,3). L’Apostolo Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, identifica queste prove con la testimonianza dei primi: «Apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta (…) Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve a me» (Epistola1Cor 15,5-8).
Il modo di agire di Dio è sempre lo stesso: Egli non vuole sopraffare i Suoi figli risparmiando loro la strada del coinvolgimento personale, il cammino della libertà, la via dell’amore. L’Epistola ci dice che il Risorto appare e parla a precisi testimoni. La prova ultima della Sua attuale presenza tra noi sono questi testimoni. Il Signore ha voluto aver bisogno degli uomini affinché il Suo Spirito potesse garantire il suo essere contemporaneo a tutti i tempi e luoghi.
Per incontrare Gesù Risorto non c’è altra strada che la testimonianza: non ci sono scorciatoie che ci esimano dal fare spazio, per grazia e fede, al testimone. È questa la responsabilità fondamentale del cristiano intrisa di abbandono e di amore.

3. Partecipando alla certezza dei testimoni, non solo noi riconosciamo il Risorto, ma conosciamo pienamente noi stessi. Paolo lo dice nel versetto finale dell’Epistola che abbiamo ascoltato dopo essersi riferito al dono immeritato dell’apparizione del Risorto, a lui che è stato persecutore della Chiesa: «Per grazia di Dio sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana» (Epistola1Cor 15,10). Nel conoscere Cristo Risorto, Paolo si ri-conosce.
La luce della Pasqua ci offre chiarezza sulla nostra identità: noi siamo, per la misericordia del Padre e solo per essa, figli redenti. Questa è la speranza che non muore: dinanzi al Crocifisso risorto veramente possiamo dire: Ave Crux, spes unica!

4. Dalla morte beata e dall’essere testimoni scaturisce un compito pieno di gioia nei confronti di ogni fratello uomo.
«Và dai miei fratelli» (VangeloGv 20,17). Le parole del Risorto a Maria di Màgdala attraversano i duemila anni di storia che ci separano da quel santo mattino per raggiungere, come in una lunga catena anello dopo anello, ciascuno di noi, qui ed ora. «Va’ dai miei fratelli»: è impressionante rendersi conto, ancora una volta, che il Risorto chiama gli apostoli, e in essi tutti gli uomini, miei fratelli. Egli, infatti, ha abbattuto ogni muro di discordia e di separazione e, nella Pasqua, ha radunato, per il dono dello Spirito, un popolo di figli a gloria di Suo Padre. Non ci sono più bastioni da difendere, solo strade da percorrere incontro agli uomini.
Raggiunti dai testimoni del Risorto, siamo chiamati ad essere anche noi testimoni della Sua presenza nel mondo attraverso la nostra umanità cambiata. Questa è l’unica nostra ricchezza e l’orizzonte totale della nostra esistenza. Non a caso il Concilio Vaticano II insegna che «tutto ciò che di bene il popolo di Dio può offrire all'umana famiglia, nel tempo del suo pellegrinaggio terreno, scaturisce dal fatto che la Chiesa è “l'universale sacramento della salvezza” che svela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo» (Gaudium et spes 45). Un popolo di uomini e donne redenti, tesi ad edificare un mondo dal volto umano perché sorretti dalla certezza dell’eternità, questa è la Chiesa per il mondo.

5. Domandiamo con insistenza a Gesù Risorto la grazia di essere Suoi testimoni in forza della Sua misericordia che «serba i nostri cuori da ogni mondana tristezza» (All’inizio dell’Assemblea liturgica) e fa fiorire per tutti la speranza. Amen.

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La lumière de Pâques éclaire qui nous sommes vraiment : par la miséricorde du Père nous sommes fils sauvés. Surgit ainsi l’espérance qui ne meurt jamais. Joyeuses Pâques !

The light of Easter enlightens who we really are: for the Father’s mercy we are saved children. This is the hope that does not pass away. Happy Easter!

Das Osterlicht erhellt wen wir eigentlich sind; um des barmherzigen Vaters willen sind wir erlöste Kinder. Das ist die Hoffnung, die nicht zu Ende geht. Gesegnetes Osterfest!

La luz de la Pascua ilumina verdaderamente nuestra identidad: somos, por la misericordia del Padre, hijos salvados. Esta es la esperanza que no muere.¡Feliz Pascua de Resurrección!

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Di seguito il testo dell’omelia pronunciata ieri sera nella cattedrale di San Pietro dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, durante la Veglia Pasquale e S. Messa “della notte”.  Durante la solenne celebrazione, il porporato ha impartito il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia a otto adulti che hanno compiuto il cammino di preparazione durante la Quaresima.

1. Cari fratelli e sorelle, carissimi catecumeni: il Signore Iddio ha compiuto le sue più grandi opere di notte. Nella grande narrazione della storia della nostra salvezza, che abbiamo ascoltato, è questo un fatto ricorrente.
Quando «Dio creò il cielo e la terra, la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso». La prima notte: la notte in cui avvenne l’atto creativo originario.
Quando Dio liberò definitivamente il suo popolo dal dominio del Faraone, «durante la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque di divisero». La seconda notte: la notte in cui avvenne l’atto salvifico di Israele.
Quando Dio nacque nella nostra natura umana, a Betlemme, ciò avviene in una regione nella quale “alcuni pastori vegliavano di notte” [cfr. Lc 6, 8]. La terza notte: la notte in cui Dio è apparso sulla terra per vivere fra gli uomini.
Quando «passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana Maria di Magdala e l’altra Maria si recarono al sepolcro…non trovarono il corpo di Gesù». La quarta notte: la notte «in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte risorge vincitore dal sepolcro».
Cari fratelli e sorelle, questa è una costante troppo ricorrente nell’agire di Dio perché non nasconda una ragione profonda. Che cosa ha voluto dirci?
In primo luogo, dove Dio è andato a cercare l’uomo; dove l’uomo si trovava: nella notte, nell’oscurità. Quale notte e quale oscurità? Il profeta Baruck ci ha risposto: «perché ti contamini con i cadaveri e sei annoverato fra coloro che scendono negli inferi? Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!». Quando l’uomo abbandona la fonte della sapienza, la luce del Signore che illumina ogni uomo [cfr. Gv 1, 9], si trova a brancolare nelle tenebre. Non sa più né dove deve andare, né come andarvi. Perde perfino la consapevolezza di sé stesso.
Ma c’è qualcosa di più profondo, di più oscuro, significato dalla notte nella quale Dio è andato a cercare l’uomo: la notte della morte; le tenebre di una morte eterna. Chi abbandona la via del Signore, imbocca la via della morte. Non solo e non principalmente la morte fisica, ma la condizione di una solitudine senza fine, privato della beatitudine di chi vive con Dio. Dio, fattosi uomo, è venuto ad abitare «nelle tenebre e nell’ombra della morte», per prenderci per mano e tirarci fuori da questa regione dei morti. Attraverso il profeta, poc’anzi ci ha detto: «per un breve istante ti ho abbandonata [«sei polvere, ed in polvere ritornerai»]; ma ti riprenderò con immenso amore».
Egli ci ha ripreso perché è risorto, ed in Lui ciascuno di noi ha la possibilità reale di rientrare nella luce della divina sapienza, e nel possesso di una vita eterna. La Chiesa, piena di stupore, ha cantato: «questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce alla comunione dei Santi». 
2. Ma in che modo noi possiamo divenire partecipi di questo evento di salvezza? In che modo la nostra notte – la notte dei nostri errori e peccati, la notte della nostra morte – potrà “splendere come il giorno, ed essere fonte di luce per la nostra gioia”? L’apostolo Paolo ci dà la risposta.
Scrivendo ai Romani, egli dice: «se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo amore che Dio lo ha resuscitato dai morti, sarai salvo» [Rom 10, 9]. La porta che ci fa uscire dalle tenebre e dall’ombra della morte; la porta che ci fa entrare nella luce della vita è la fede. Credi nella risurrezione di Gesù, e sarai salvo.
La fede ci salva perché mediante il sacramento del battesimo fa accadere in noi ciò che Gesù ha vissuto nella notte di Pasqua. Ascoltiamo l’apostolo: «per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu resuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova».
Ecco, fratelli e sorelle, in che modo la nostra notte può essere illuminata dal giorno che è Cristo: mediante la fede ed i sacramenti.
«Voi tutti…siete figli della luce e del giorno; noi non siamo della notte, ne delle tenebre» [1Tess 5,5]. «Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà» [Ef 5,14]. Così veramente sia. 


Caro Francesco da chi andremo? Tu solo hai parole...


   

“Certe volte sei un po’ arrabbiato con qualcuno? Lascia perdere… E se ti chiede un favore, faglielo.” Così Papa Francesco suggeriva ai giovani detenuti il Giovedì Santo scorso, dopo aver lavato e asciugato i loro piedi. E’ coinvolgente la pedagogia di questo Papa. “Sei arrabbiato? Lascia perdere..” Consigli pratici che portano con sé la sapienza dell’amore. Perfino quando legge testi liturgici trasmette il loro significato più personale. Suggestiva durante la Santa Messa della domenica di Pasqua la preghiera: “O Padre che …rendi possibile ciò che il nostro cuore non osa sperare”. Il Papa ci rappresenta un Dio che ci sorprende e va oltre la nostra migliore immaginazione. Durante il Regina Coeli di Pasqua ha ricordato che “Gesù non è tornato alla vita … terrena, ma è entrato nella vita gloriosa di Dio e ci è entrato con la nostra umanità, ci ha aperto un futuro di speranza.” La risurrezione di Cristo apre la strada alla nostra risurrezione personale. Il corpo di Gesù è in grado di farsi vedere, toccare: può mangiare assieme a noi. Ma ha qualità straordinarie: può apparire e scomparire ed entrare dove la porta è sbarrata. Ratzinger ha dedicato pagine meravigliose a questa consolante verità. Dobbiamo ringraziare Dio per il dono dei Pontefici che abbiamo avuto. Quanto più l’orizzonte sociale e politico si fa cupo tanto più convincente appare il loro messaggio cristiano, così che possiamo ripetere con Pietro: “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna” (Gv 6, 68).



Le omelie del Triduo Pasquale 2013

Veglia Pasquale 30 marzo 2013:
di don Giovanni Nicolini
omelia (file audio mp3-25′)
alla Parrocchia Dozza-Calamosco
e di don Francesco Scimè
omelia (file audio mp3-22′)
alla Parrocchia Sammartini, Ronchi-Bolognina, Caselle.
Domenica di Pasqua 31 marzo 2013:
e di don Francesco Scimè
omelia (file audio mp3-19′)
alla Parrocchia Sammartini, Ronchi-Bolognina, Caselle.

Pasqua 2013 (Omelia di Enzo Bianchi)


Bose, 30 marzo 2013
Omelia per la Veglia Pasquale di ENZO BIANCHI
   

formato testo

sabato 30 marzo 2013

E' risorto! ....Buona Pasqua, Cristo è risorto. E non smette di risorgere!


La Notte in cui Cristo ha distrutto la morte

 



Una tomba. Un corpo esanime, colpito, deturpato, che ha perduto anche le sembianze umane. Un corpo schiacciato da ogni peccato - proviamo a contarli... - di ogni uomo, dall'inizio alla fine del mondo. Un cadavere, trafitto, tradito. Una morte ingiusta, una sentenza iniqua, l'ingiustizia trionfante. Una tomba, simulacro d'ogni nostra tomba, d'ogni ingiustizia, quelle che abbiamo subito, quelle che abbiamo inferto. Una tomba, e una pietra dove s'infrangono speranze, desideri, progetti. Una pietra a spegnere la vita. E la domanda, il sibilo sinistro del dubbio, dell'angoscia, dello struggimento. Perché? E' la parola che bussa, prepotente, alle soglie di questa Notte, la Notte delle Notti.


Scartabelliamo tra i ricordi, frughiamo nelle possibilità, cerchiamo risposte umane e divine e ci ritroviamo al punto di partenza. Non v'è risposta. La morte, qualunque morte, non ha risposta. In quel corpo senza vita ci sembra che si riuniscano tutte le angosce, i fallimenti, le paure, tutte le morti di questo mondo. Soprattutto, come in uno specchio, incontriamo i nostri cuori aggrappati alla vita eppure gravidi di terrore. Gli errori, i peccati, le distrazioni, la superficialità, le fughe.
E' Sabato Santo oggi, e la Chiesa tace. Per l'unico giorno dell'anno. E' il silenzio del sepolcro. Il nostro silenzio, attonito e stordito. Siamo proni oggi, dinanzi a una lapide. Stanchi anche di cercare risposte, stanchi forse, anche di sperare. Siamo, oggi, sepolti anche noi nella terra, in questo mondo che ha voltato le spalle a Dio. Ne gustiamo l'amarezza, il vuoto terribile d'una tomba oscura, chiusa dietro ad una pietra.

Siamo qui, lacrime e solitudine. Nulla possiamo fare, nulla possiamo dire, se non uno sguardo interrogante a fissare quella pietra. Pesante. Massiccia. Irremovibile.
Ma nel silenzio ecco risuonarci un'altra domanda, come un grido a spezzare le sbarre della disperazione. "Chi ci rotolerà la pietra?". Un briciolo di speranza, un granello sfuggito alla devastazione della morte. Siamo distrutti, provati, senza forza alcuna, eppure quella pietra sembra fissarci, e sfidarci.
E' lungo questo sabato, per alcuni dura una vita. E' stretto e angusto, e ci accorgiamo, nel silenzio e nell'angoscia, che non è per questo sabato che siamo venuti al mondo. Per lo meno, non solo per questo sabato. Il "perché?" ripetuto all'infinito ci sgorga da dentro, sbatte sulla pietra e ci rimbalza contro. Qualcosa non quadra. L'amore, le nozze, lo studio, il lavoro, i giochi, le vacanze, gli amici, le gravidanze, i parti, le gioie e i dolori che percorrono le nostre vite non riescono proprio ad adeguarsi a questo sabato. No, non può essere definitivo.
Sì, ora sembra guardarci quella pietra, sembra chiamarci. Gli occhi umidi e stanchi di troppe lacrime non possono sbagliarsi. Ci attira, ci seduce, ci desidera. E' una pietra, ma sembra viva, ora. Albeggia, guardiamo in su, ed è apparsa la stella del mattino, il segno che sta scivolando via questo sabato! Allora era vero, non siamo nati per spegnerci in una notte.
C'è una luce strana ora, mai vista. Fissiamo meglio, e la pietra dov'è? Ma sì, certo che era viva, s'è mossa infatti, rotolata via. E la tomba è spalancata, luminosa. Ci accostiamo, è vuota. Le bende, il sudario, gli abiti della morte son lì, ripiegati, come una pagina del passato, ma Lui, e tutti noi sepolti nella tristezza e nell'angoscia, dove siamo? Dov'è Lui? Dov'è la morte?
Una voce, qualcuno, qualcosa ci sussurra parole strane: "Non è qui, è risorto! Andate in Galilea, là lo vedrete!". Che vuol dire tutto questo, che significa? Sorpresi, stonati come pugili al tappeto, una gioia straripante mista a dubbi che ci tempestano il cuore, e quella domanda che ritorna prepotente, quel "perché?" che neanche ora ci abbandona.
Ma quelle parole - "E' risorto! Non è qui!" - ci hanno sconvolto, afferrato, e non ci lasciano. Che fare ora che il sabato è volato via, che questa luce infinita ci avvolge e ci sospinge? "In Galilea!". Ecco che fare, andare in Galilea. E dov'è la Galilea, e che cos'è la Galilea? Ma sì, certo, è lì dove Lui ci ha incontrati. E' lì dove è venuto a cercarci. Dove ci ha perdonati, chiamati, amati. E' la nostra vita, la nostra povera storia di tutti i giorni, di tutte le ore. E' esattamente il luogo dove ci ha sorpreso la morte, dove avevamo smarrito speranze e risposte. La Galilea è lì dove il "perché?" non ha smesso un secondo di risuonarci dentro. In Galilea è la risposta. La Galilea è dove Cristo, risuscitato e vittorioso sulla morte e sul peccato, ci ha dato appuntamento.
La risposta è Lui dunque, una persona viva. Un amore vivo. La risposta, l'unica, che non appartiene a nessun criterio, a nessuna intelligenza, la risposta nascosta perfino agli angeli, è uno sguardo d'amore e di compassione. Lo sguardo di Cristo risuscitato dai morti che colma ogni vuoto, lenisce ogni ferita, asciuga ogni lacrima. Lo sguardo di Cristo che attraversa spazio e tempo e incontra, in questa Pasqua, il nostro sguardo impaurito, proprio dove siamo.
La risposta non è una risposta, è Cristo. La risposta si guarda, molto prima di pensarla e capirla. E' in questa notte, è per gli occhi di chi, dopo aver tanto sentito parlare di Lui, finalmente lo guardano. Lo fissano. E ne restano trafitti. La risposta è sperimentare, oggi, e ogni istante, il suo amore infinito, l'unico capace di rotolare la pietra del dolore e del peccato e cancellare, dal cuore, il "perché?" che ci uccide. Il Suo amore, misterioso, eppure così vero, reale, concreto, infinito, eterno. Il Suo amore, la Vita eterna per la quale siamo nati, come un fiume in piena ad irrigare e trasformare ogni centimetro della nostra esistenza, sino alle sue periferie, quelle tanto care al nostro Papa Francesco. La Galilea è la periferia del nostro cuore, della nostra storia, dell'umanità. Vivere e sperimentare la Pasqua è allora, semplicemente, lasciarci raggiungere, sorpassare, amare e coinvolgere da Gesù risorto nelle periferie della nostra vita, di quelle di chi ci è accanto o  che incontreremo domani. Le periferie che visitate dal Signore risorto in questa Notte Santa son divenute il centro della storia, il cuore di Dio; il luogo dove accogliere, vivere, annunciare e donare il suo amore più forte della morte, nel Giorno che non conosce tramonto, quello che ci accoglie per non abbandonarci mai più. 
Che Dio ci conceda l'incontro con questo amore, in questa Notte Santa. Buona Pasqua. (d. A. Japicca)







Le parole di Papa Francesco, il dizionario del suo Magistero,
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Papa Francesco: Omelia della Veglia di Pasqua 2013

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Veglia nella Notte Santa di Pasqua. Omelia di Papa Francesco: "Abbiamo paura delle sorprese di Dio; abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende (...) Fare memoria di quello che Dio ha fatto e fa per me, per noi, fare memoria del cammino percorso; e questo spalanca il cuore alla speranza per il futuro. Impariamo a fare memoria di quello che Dio ha fatto nella nostra vita sempre!"

[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]
“Fratelli e sorelle, non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita! Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela? Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui”.
Alle ore 20.30 il Santo Padre Francesco presiede, nella Basilica Vaticana, la solenne Veglia nella Notte Santa di Pasqua. Il Rito ha inizio nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Alla processione verso l’Altare con il cero pasquale acceso e il canto dell’Exsultet, fanno seguito la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale - nel corso della quale il Papa amministra i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima e Prima Comunione) a 4 neofiti, provenienti da: Italia, Albania, Russia e Stati Uniti d’America - e la Liturgia Eucaristica, concelebrata con i Cardinali. L’omelia che Papa Francesco:
Testo ufficiale in italiano. Il segno (...) indica frasi aggiunte del Santo Padre e pronunciate a braccio. 
Cari fratelli e sorelle!
1. Nel Vangelo di questa Notte luminosa della Veglia Pasquale incontriamo per prime le donne che si recano al sepolcro di Gesù con gli aromi per ungere il suo corpo (cfr Lc 24,1-3). Vanno per compiere un gesto di compassione, di affetto, di amore, un gesto tradizionale verso una persona cara defunta, come ne facciamo anche noi. Avevano seguito Gesù, l’avevano ascoltato, si erano sentite comprese nella loro dignità e lo avevano accompagnato fino alla fine, sul Calvario, e al momento della deposizione dalla croce.

Possiamo immaginare i loro sentimenti mentre vanno alla tomba: un certa tristezza, il dolore perché Gesù le aveva lasciate, era morto, la sua vicenda era terminata. Ora si ritornava alla vita di prima. Però nelle donne continuava l’amore, ed è l’amore verso Gesù che le aveva spinte a recarsi al sepolcro. Ma a questo punto avviene qualcosa di totalmente inaspettato, di nuovo, che sconvolge il loro cuore e i loro programmi e sconvolgerà la loro vita: vedono la pietra rimossa dal sepolcro, si avvicinano, e non trovano il corpo del Signore. E’ un fatto che le lascia perplesse, dubbiose, piene di domande: “Che cosa succede?”, “Che senso ha tutto questo?” (cfr Lc 24,4). Non capita forse anche a noi così quando qualcosa di veramente nuovo accade nel succedersi quotidiano dei fatti? Ci fermiamo, non comprendiamo, non sappiamo come affrontarlo. La novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede. Siamo come gli Apostoli del Vangelo: spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, fermarci ad una tomba, al pensiero verso un defunto, che alla fine vive solo nel ricordo della storia come i grandi personaggi del passato. Abbiamo paura delle sorprese di Dio; (...)abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre! (...)
Fratelli e sorelle, non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita! Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela? Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui.
2. Ma torniamo al Vangelo, alle donne e facciamo un passo avanti. Trovano la tomba vuota, il corpo di Gesù non c’è, qualcosa di nuovo è avvenuto, ma tutto questo ancora non dice nulla di chiaro: suscita interrogativi, lascia perplessi, senza offrire una risposta. Ed ecco due uomini in abito sfolgorante, che dicono: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24, 5-6). Quello che era un semplice gesto, un fatto, compiuto certo per amore - il recarsi al sepolcro – ora si trasforma in avvenimento, in un evento che cambia veramente la vita. Nulla rimane più come prima, non solo nella vita di quelle donne, ma anche nella nostra vita e nella storia dell’umanità. Gesù non è morto, è risorto, è il Vivente! Non è semplicemente tornato in vita, ma è la vita stessa, perché è il Figlio di Dio, che è il Vivente (cfr Nm 14,21-28; Dt 5,26; Gs 3,10). Gesù non è più nel passato, ma vive nel presente ed è proiettato verso il futuro, Gesù è l’«oggi» eterno di Dio. Così la novità di Dio si presenta davanti agli occhi delle donne, dei discepoli, di tutti noi: la vittoria sul peccato, sul male, sulla morte, su tutto ciò che opprime la vita e le dà un volto meno umano. E questo è un messaggio rivolto a me, a te, cara sorella e te caro fratello. Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo? I problemi, le preoccupazioni di tutti i giorni tendono a farci chiudere in noi stessi, nella tristezza, nell’amarezza… e lì sta la morte. Non cerchiamo lì Colui che è vivo! Accetta allora che Gesù Risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia: Lui è la vita! Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte. Se sei indifferente, accetta di rischiare: non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole.
3. C’è un ultimo semplice elemento che vorrei sottolineare del Vangelo di questa luminosa Veglia Pasquale. Le donne si incontrano con la novità di Dio: Gesù è risorto, è il Vivente! Ma di fronte alla tomba vuota e ai due uomini in abito sfolgorante, la loro prima reazione è di timore: «tenevano il volto chinato a terra» - nota san Luca -, non avevano il coraggio neppure di guardare. Ma quando ascoltano l’annuncio della Risurrezione, l’accolgono con fede. E i due uomini in abito sfolgorante introducono un verbo fondamentale: «Ricordatevi come vi parlò, quando era ancora in Galilea… Ed esse si ricordarono delle sue parole» (Lc 24,6.8). E’ l’invito a fare memoria dell’incontro con Gesù, delle sue parole, dei suoi gesti, della sua vita; ed è proprio questo ricordare con amore l’esperienza con il Maestro che conduce le donne a superare ogni timore e a portare l’annuncio della Risurrezione agli Apostoli e a tutti gli altri (cfr Lc 24,9). Fare memoria di quello che Dio ha fatto e fa per me, per noi, fare memoria del cammino percorso; e questo spalanca il cuore alla speranza per il futuro. Impariamo a fare memoria di quello che Dio ha fatto nella nostra vita!
In questa Notte di luce, invocando l’intercessione della Vergine Maria, che custodiva ogni avvenimento nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51), chiediamo che il Signore ci renda partecipi della sua Risurrezione: ci apra alla sua novità che trasforma, alle sorprese di Dio; (...) ci renda uomini e donne capaci di fare memoria di ciò che Egli opera nella nostra storia personale e in quella del mondo; ci renda capaci di sentirlo come il Vivente, vivo ed operante in mezzo a noi; ci insegni ogni giorno a non cercare tra i morti Colui che è vivo. Amen.
FRANCESE
Chers frères et soeurs,
1. Dans l’évangile de cette nuit lumineuse de la Vigile pascale, nous rencontrons en premier les femmes qui se rendent au tombeau de Jésus avec les aromates pour oindre son corps (cf. Lc 24,1-3). Elles viennent pour accomplir un geste de compassion, d’affection, d’amour, un geste traditionnel envers une personne chère défunte, comme nous le faisons nous aussi. Elles avaient suivi Jésus, l’avaient écouté, s’étaient senties comprises dans leur dignité et l’avaient accompagné jusqu’à la fin, sur le Calvaire, et au moment de la déposition de la croix. Nous pouvons imaginer leurs sentiments tandis qu’elles vont au tombeau : une certaine tristesse, le chagrin parce que Jésus les avait quittées, il était mort, son histoire était terminée. Maintenant on revenait à la vie d’avant. Cependant dans les femmes persistait l’amour, et c’est l’amour envers Jésus qui les avait poussées à se rendre au tombeau. Mais à ce point il se passe quelque chose de totalement inattendu, de nouveau, qui bouleverse leur coeur et leurs programmes et bouleversera leur vie : elles voient la pierre enlevée du tombeau, elles s’approchent, et ne trouvent pas le corps du Seigneur. C’est un fait qui les laisse hésitantes, perplexes, pleines de questions : « Que s’est-il passé ? », « Quel sens tout cela a-t-il ? » (cf. Lc 24,4). Cela ne nous arrive-t-il pas peut-être aussi à nous quand quelque chose de vraiment nouveau arrive dans la succession quotidienne des faits ? Nous nous arrêtons, nous ne comprenons pas, nous ne savons pas comment l’affronter. La nouveauté souvent nous fait peur, aussi la nouveauté que Dieu nous apporte, la nouveauté que Dieu nous demande. Nous sommes comme les Apôtres de l’Évangile : nous préférons souvent garder nos sécurités, nous arrêter sur une tombe, à la pensée pour un défunt, qui à la fin vit seulement dans le souvenir de l’histoire comme les grand personnages du passé. Nous avons peur des surprises de Dieu ; nous avons peur des surprises de Dieu ! Il nous surprend toujours !
Frères et soeurs, ne nous fermons pas à la nouveauté que Dieu veut porter dans notre vie ! Ne sommes-nous pas souvent fatigués, déçus, tristes, ne sentons-nous pas le poids de nos péchés, ne pensons-nous pas que nous n’y arriverons pas ? Ne nous fermons pas sur nous-mêmes, ne perdons pas confiance, ne nous résignons jamais : il n’y a pas de situations que Dieu ne puisse changer, il n’y a aucun péché qu’il ne puisse pardonner si nous nous ouvrons à Lui. 2. Mais revenons à l’Évangile, aux femmes et faisons un pas en avant. Elles trouvent la tombe vide, le corps de Jésus n’y est pas, quelque chose de nouveau est arrivé, mais tout cela ne dit encore rien de clair : cela suscite des interrogations, laisse perplexes, sans offrir une réponse. Et voici deux hommes en vêtement éclatant, qui disent : « Pourquoi cherchez-vous le Vivant parmi les morts ? Il n’est pas ici, il est ressuscité » (Lc 24,5-6). Ce qui était un simple geste, un fait, accompli bien sûr par amour – le fait de se rendre au tombeau – maintenant se transforme en événement, en un fait qui change vraiment la vie. Rien ne reste plus comme avant, non seulement dans la vie de ces femmes, mais aussi dans notre vie et dans l’histoire de l’humanité. Jésus n’est pas mort, il est ressuscité, il est le Vivant ! Il n’est pas seulement revenu à la vie, mais il est la vie même, parce qu’il est le Fils de Dieu, qu’il est le Vivant (cf. Nb 14, 21-28, Dt 5,26, Jon 3,10) Jésus n’est plus dans le passé, mais il vit dans le présent et est projeté vers l’avenir, il est l’«aujourd’hui» éternel de Dieu. Ainsi la nouveauté de Dieu se présente aux yeux des femmes, des disciples, de nous tous : la victoire sur le péché, sur le mal, sur la mort, sur tout ce qui opprime la vie et lui donne un visage moins humain. Et c’est un message adressé à moi, à toi, chère soeur et cher frère. Combien de fois avons-nous besoin que l’Amour nous dise : pourquoi cherchez-vous le Vivant parmi les morts ? Les problèmes, les préoccupations de tous les jours tendent à nous faire replier sur nous-mêmes, dans la tristesse, dans l’amertume… et là se trouve la mort. Ne cherchons pas là Celui qui est vivant !
Accepte alors que Jésus Ressuscité entre dans ta vie, accueille-le comme ami, avec confiance : Lui est la vie ! Si jusqu’à présent tu as été loin de Lui, fais un petit pas : il t’accueillera à bras ouverts. Si tu es indifférent, accepte de risquer : tu ne seras pas déçu. S’il te semble difficile de le suivre, n’aies pas peur, fais-lui confiance, sois sûr que Lui, il t’est proche, il est avec toi et te donnera la paix que tu cherches et la force pour vivre comme Lui le veut. 3. Il y a un dernier élément simple de l’Évangile de cette lumineuse Vigile pascale que je voudrais souligner. Les femmes rencontrent la nouveauté de Dieu : Jésus est ressuscité, il est le Vivant ! Mais devant le tombeau vide et les deux hommes en vêtement éclatant, leur première réaction est une réaction de crainte : « elles baissaient le visage vers le sol » - note saint Luc -, elles n’avaient pas non plus le courage de regarder. Mais quand elles entendent l’annonce de la Résurrection, elles l’accueillent avec foi. Et les deux hommes en vêtement éclatant introduisent un verbe fondamental : « Rappelez-vous ce qu’il vous a dit quand il était encore en Galilée… Et elles se rappelèrent ses paroles » (Lc 24,6.8). C’est l’invitation à faire mémoire de la rencontre avec Jésus, de ses paroles, de ses gestes, de sa vie ; et c’est vraiment le fait de se souvenir avec amour de l’expérience avec le Maître qui conduit les femmes à dépasser toute peur et à porter l’annonce de la Résurrection aux Apôtres et à tous les autres (cf. Lc 24,9). Faire mémoire de ce que Dieu a fait et fait pour moi, pour nous, faire mémoire du chemin parcouru ; et cela ouvre le coeur à l’espérance pour l’avenir. Apprenons à faire mémoire de ce que Dieu a fait dans notre vie. En cette Nuit de lumière, invoquant l’intercession de la Vierge Marie, qui gardait chaque événement dans son coeur (cf. Lc 2, 19.51), demandons que le Seigneur nous rende participants de sa Résurrection : qu’il nous ouvre à sa nouveauté qui transforme, aux surprises de Dieu ; qu’il fasse de nous des hommes et des femmes capables de faire mémoire de ce qu’il accomplit dans notre histoire personnelle et dans celle du monde ; qu’il nous rende capables de le sentir comme le Vivant, vivant et agissant au milieu de nous ; qu’il nous enseigne chaque jour à ne pas chercher parmi les morts Celui qui est vivant. Amen.
INGLESE
Dear Brothers and Sisters,
1. In the Gospel of this radiant night of the Easter Vigil, we first meet the women who go the tomb of Jesus with spices to anoint his body (cf. Lk 24:1-3). They go to perform an act of compassion, a traditional act of affection and love for a dear departed person, just as we would. They had followed Jesus, they had listened to his words, they had felt understood by him in their dignity and they had accompanied him to the very end, to Calvary and to the moment when he was taken down from the cross. We can imagine their feelings as they make their way to the tomb: a certain sadness, sorrow that Jesus had left them, he had died, his life had come to an end. Life would now go on as before. Yet the women continued to feel love, the love for Jesus which now led them to his tomb. But at this point, something completely new and unexpected happens, something which upsets their hearts and their plans, something which will upset their whole life: they see the stone removed from before the tomb, they draw near and they do not find the Lord’s body. It is an event which leaves them perplexed, hesitant, full of questions: “What happened?”, “What is the meaning of all this?” (cf. Lk 24:4). Doesn’t the same thing also happen to us when something completely new occurs in our everyday life? We stop short, we don’t understand, we don’t know what to do. Newness often makes us fearful, including the newness which God brings us, the newness which God asks of us. We are like the Apostles in the Gospel: often we would prefer to hold on to our own security, to stand in front of a tomb, to think about someone who has died, someone who ultimately lives on only as a memory, like the great historical figures from the past. We are afraid of God’s surprises; we are afraid of God’s surprises! He always surprises us!
Dear brothers and sisters, let us not be closed to the newness that God wants to bring into our lives! Are we often weary, disheartened and sad? Do we feel weighed down by our sins? Do we think that we won’t be able to cope? Let us not close our hearts, let us not lose confidence, let us never give up: there are no situations which God cannot change, there is no sin which he cannot forgive if only we open ourselves to him.
2. But let us return to the Gospel, to the women, and take one step further. They find the tomb empty, the body of Jesus is not there, something new has happened, but all this still doesn’t tell them anything certain: it raises questions; it leaves them confused, without offering an answer. And suddenly there are two men in dazzling clothes who say: “Why do you look for the living among the dead? He is not here; but has risen” (Lk 24:5-6). What was a simple act, done surely out of love – going to the tomb – has now turned into an event, a truly life-changing event. Nothing remains as it was before, not only in the lives of those women, but also in our own lives and in the history of mankind. Jesus is not dead, he has risen, he is alive! He does not simply return to life; rather, he is life itself, because he is the Son of God, the living God (cf. Num 14:21-28; Deut 5:26; Josh 3:10). Jesus no longer belongs to the past, but lives in the present and is projected towards the future; he is the everlasting “today” of God. This is how the newness of God appears to the women, the disciples and all of us: as victory over sin, evil and death, over everything that crushes life and makes it seem less human. And this is a message meant for me and for you, dear sister, dear brother. How often does Love have to tell us: Why do you look for the living among the dead? Our daily problems and worries can wrap us up in ourselves, in sadness and bitterness... and that is where death is. That is not the place to look for the One who is alive!
Let the risen Jesus enter your life, welcome him as a friend, with trust: he is life! If up till now you have kept him at a distance, step forward. He will receive you with open arms. If you have been indifferent, take a risk: you won’t be disappointed. If following him seems difficult, don’t be afraid, trust him, be confident that he is close to you, he is with you and he will give you the peace you are looking for and the strength to live as he would have you do. 3. There is one last little element that I would like to emphasize in the Gospel for this Easter Vigil. The women encounter the newness of God. Jesus has risen, he is alive! But faced with empty tomb and the two men in brilliant clothes, their first reaction is one of fear: “they were terrified and bowed their faced to the ground”, Saint Luke tells us – they didn’t even have courage to look. But when they hear the message of the Resurrection, they accept it in faith. And the two men in dazzling clothes tell them something of crucial importance: “Remember what he told you when he was still in Galilee… And they remembered his words” (Lk 24:6,8). They are asked to remember their encounter with Jesus, to remember his words, his actions, his life; and it is precisely this loving remembrance of their experience with the Master that enables the women to master their fear and to bring the message of the Resurrection to the Apostles and all the others (cf. Lk 24:9). To remember what God has done and continues to do for me, for us, to remember the road we have travelled; this is what opens our hearts to hope for the future. May we learn to remember everything that God has done in our lives.
On this radiant night, let us invoke the intercession of the Virgin Mary, who treasured all these events in her heart (cf. Lk 2:19,51) and ask the Lord to give us a share in his Resurrection. May he open us to the newness that transforms. May he make us men and women capable of remembering all that he has done in our own lives and in the history of our world. May he help us to feel his presence as the one who is alive and at work in our midst. And may he teach us each day not to look for the among the dead for the Living One. Amen.
SPAGNOLO
Queridos hermanos y hermanas
1. En el Evangelio de esta noche luminosa de la Vigilia Pascual, encontramos primero a las mujeres que van al sepulcro de Jesús, con aromas para ungir su cuerpo (cf. Lc 24,1-3). Van para hacer un gesto de compasión, de afecto, de amor; un gesto tradicional hacia un ser querido difunto, como hacemos también nosotros. Habían seguido a Jesús. Lo habían escuchado, se habían sentido comprendidas en su dignidad, y lo habían acompañado hasta el final, en el Calvario y en el momento en que fue bajado de la cruz. Podemos imaginar sus sentimientos cuando van a la tumba: una cierta tristeza, la pena porque Jesús les había dejado, había muerto, su historia había terminado. Ahora se volvía a la vida de antes. Pero en las mujeres permanecía el amor, y es el amor a Jesús lo que les impulsa a ir al sepulcro. Pero, a este punto, sucede algo totalmente inesperado, una vez más, que perturba sus corazones, trastorna sus programas y alterará su vida: ven corrida la piedra del sepulcro, se acercan, y no encuentran el cuerpo del Señor. Esto las deja perplejas, dudosas, llenas de preguntas: «¿Qué es lo que ocurre?», «¿qué sentido tiene todo esto?» (cf. Lc 24,4). ¿Acaso no nos pasa así también a nosotros cuando ocurre algo verdaderamente nuevo respecto a lo de todos los días? Nos quedamos parados, no lo entendemos, no sabemos cómo afrontarlo. A menudo, la novedad nos da miedo, también la novedad que Dios nos trae, la novedad que Dios nos pide. Somos como los apóstoles del Evangelio: muchas veces preferimos mantener nuestras seguridades, pararnos ante una tumba, pensando en el difunto, que en definitiva sólo vive en el recuerdo de la historia, como los grandes personajes del pasado. Tenemos miedo de las sorpresas de Dios; tenemos miedo de las sorpresas de Dios. Él nos sorprende siempre.
Hermanos y hermanas, no nos cerremos a la novedad que Dios quiere traer a nuestras vidas. ¿Estamos acaso con frecuencia cansados, decepcionados, tristes; sentimos el peso de nuestros pecados, pensamos no lo podemos conseguir? No nos encerremos en nosotros mismos, no perdamos la confianza, nunca nos resignemos: no hay situaciones que Dios no pueda cambiar, no hay pecado que no pueda perdonar si nos abrimos a él.
2. Pero volvamos al Evangelio, a las mujeres, y demos un paso hacia adelante. Encuentran la tumba vacía, el cuerpo de Jesús no está allí, algo nuevo ha sucedido, pero todo esto todavía no queda nada claro: suscita interrogantes, causa perplejidad, pero sin ofrecer una respuesta. Y he aquí dos hombres con vestidos resplandecientes, que dicen: «¿Por qué buscáis entre los muertos al que vive? No está aquí, ha resucitado» (Lc 24,5-6). Lo que era un simple gesto, algo hecho ciertamente por amor – el ir al sepulcro –, ahora se transforma en acontecimiento, en un evento que cambia verdaderamente la vida. Ya nada es como antes, no sólo en la vida de aquellas mujeres, sino también en nuestra vida y en la historia de la humanidad. Jesús no ha muerto, ha resucitado, es el Viviente. No es simplemente que haya vuelto a vivir, sino que es la vida misma, porque es el Hijo de Dios, que es el que vive (cf. Nm 14,21-28; Dt 5,26, Jos 3,10). Jesús ya no es del pasado, sino que vive en el presente y está proyectado hacia el futuro, es el «hoy» eterno de Dios. Así, la novedad de Dios se presenta ante los ojos de las mujeres, de los discípulos, de todos nosotros: la victoria sobre el pecado, sobre el mal, sobre la muerte, sobre todo lo que oprime la vida, y le da un rostro menos humano. Y este es un mensaje para mí, para ti, querida hermana y querido hermano. Cuántas veces tenemos necesidad de que el Amor nos diga: ¿Por qué buscáis entre los muertos al que está vivo? Los problemas, las preocupaciones de la vida cotidiana tienden a que nos encerremos en nosotros mismos, en la tristeza, en la amargura..., y es ahí donde está la muerte. No busquemos ahí a Aquel que vive.
Acepta entonces que Jesús Resucitado entre en tu vida, acógelo como amigo, con confianza: ¡Él es la vida! Si hasta ahora has estado lejos de él, da un pequeño paso: te acogerá con los brazos abiertos. Si eres indiferente, acepta arriesgar: no quedarás decepcionado. Si te parece difícil seguirlo, no tengas miedo, confía en él, ten la seguridad de que él está cerca de ti, está contigo, y te dará la paz que buscas y la fuerza para vivir como él quiere.
3. Hay un último y simple elemento que quisiera subrayar del Evangelio de esta luminosa Vigilia Pascual. Las mujeres se encuentran con la novedad de Dios: Jesús ha resucitado, es el Viviente. Pero ante la tumba vacía y los dos hombres con vestidos resplandecientes, su primera reacción es de temor: estaban «con las caras mirando al suelo» – observa san Lucas –, no tenían ni siquiera valor para mirar. Pero al escuchar el anuncio de la Resurrección, la reciben con fe. Y los dos hombres con vestidos resplandecientes introducen un verbo fundamental: «Recordad cómo os habló estando todavía en Galilea... Y recordaron sus palabras» (Lc 24,6.8). La invitación a hacer memoria del encuentro con Jesús, de sus palabras, sus gestos, su vida; este recordar con amor la experiencia con el Maestro, es lo que hace que las mujeres superen todo temor y que lleven la proclamación de la Resurrección a los Apóstoles y a todos los otros (cf. Lc 24,9). Hacer memoria de lo que Dios ha hecho por mí, por nosotros, hacer memoria del camino recorrido; y esto abre el corazón de par en par a la esperanza para el futuro. Aprendamos a hacer memoria de lo que Dios ha hecho en nuestras vidas.
En esta Noche de luz, invocando la intercesión de la Virgen María, que guardaba todos estas cosas en su corazón (cf. Lc 2,19.51), pidamos al Señor que nos haga partícipes de su resurrección: nos abra a su novedad que trasforma, a las sorpresas de Dios; que nos haga hombres y mujeres capaces de hacer memoria de lo que él hace en nuestra historia personal y la del mundo; que nos haga capaces de sentirlo como el Viviente, vivo y actuando en medio de nosotros; que nos enseñe cada día a no buscar entre los muertos a Aquel que vive. Amén.
PORTOGHESE
Amados irmãos e irmãs!
1. No Evangelho desta noite luminosa da Vigília Pascal, encontramos em primeiro lugar as mulheres que vão ao sepulcro de Jesus levando perfumes para ungir o corpo d’Ele (cf. Lc 24, 1- 3). Vão cumprir um gesto de piedade, de afeto, de amor, um gesto tradicionalmente feito a um ente querido falecido, como fazemos nós também. Elas tinham seguido Jesus, ouviram-No, sentiram-se compreendidas na sua dignidade e acompanharam-No até ao fim no Calvário e ao momento da descida do seu corpo da cruz. Podemos imaginar os sentimentos delas enquanto caminham para o túmulo: tanta tristeza, tanta pena porque Jesus as deixara; morreu, a sua história terminou. Agora se tornava à vida que levavam antes. Contudo, nas mulheres, continuava o amor, e foi o amor por Jesus que as impelira a irem ao sepulcro. Mas, chegadas lá, verificam algo totalmente inesperado, algo de novo que lhes transtorna o coração e os seus programas e subverterá a sua vida: vêem a pedra removida do sepulcro, aproximam-se e não encontram o corpo do Senhor. O caso deixa-as perplexas, hesitantes, cheias de interrogações: «Que aconteceu?», «Que sentido tem tudo isto?» (cf. Lc 24, 4). Porventura não se dá o mesmo também conosco, quando acontece qualquer coisa de verdadeiramente novo na cadência diária das coisas? Paramos, não entendemos, não sabemos como enfrentá-la. Frequentemente mete-nos medo a novidade, incluindo a novidade que Deus nos traz, a novidade que Deus nos pede. Fazemos como os apóstolos, no Evangelho: muitas vezes preferimos manter as nossas seguranças, parar junto de um túmulo com o pensamento num defunto que, no fim de contas, vive só na memória da história, como as grandes figuras do passado. Tememos as surpresas de Deus; temos medo das surpresas de Deus! Ele não cessa de nos surpreender! Irmãos e irmãs, não nos fechemos à novidade que Deus quer trazer à nossa vida! Muitas vezes sucede que nos sentimos cansados, desiludidos, tristes, sentimos o peso dos nossos pecados, pensamos que não conseguimos? Não nos fechemos em nós mesmos, não percamos a confiança, não nos demos jamais por vencidos: não há situações que Deus não possa mudar; não há pecado que não possa perdoar, se nos abrirmos a Ele.
2. Mas voltemos ao Evangelho, às mulheres, para vermos mais um ponto. Elas encontram o túmulo vazio, o corpo de Jesus não está lá… Algo de novo acontecera, mas ainda nada de claro resulta de tudo aquilo: levanta questões, deixa perplexos, sem oferecer uma resposta. E eis que aparecem dois homens em trajes resplandecentes, dizendo: «Porque buscais o Vivente entre os mortos? Não está aqui; ressuscitou!» (Lc 24, 5-6). E aquilo que começara como um simples gesto, certamente cumprido por amor – ir ao sepulcro –, transforma-se em acontecimento, e num acontecimento tal que muda verdadeiramente a vida. Nada mais permanece como antes, e não só na vida daquelas mulheres mas também na nossa vida e na história da humanidade. Jesus não está morto, ressuscitou, é o Vivente! Não regressou simplesmente à vida, mas é a própria vida, porque é o Filho de Deus, que é o Vivente (cf. Nm 14, 21-28; Dt 5, 26, Js 3, 10). Jesus já não está no passado, mas vive no presente e lança-Se para o futuro: é o «hoje» eterno de Deus. Assim se apresenta a novidade de Deus diante dos olhos das mulheres, dos discípulos, de todos nós: a vitória sobre o pecado, sobre o mal, sobre a morte, sobre tudo o que oprime a vida e lhe dá um rosto menos humano. E isto é uma mensagem dirigida a mim, a ti, amada irmã e amado irmão. Quantas vezes precisamos que o Amor nos diga: Porque buscais o Vivente entre os mortos? Os problemas, as preocupações de todos os dias tendem a fechar-nos em nós mesmos, na tristeza, na amargura… e aí está a morte. Não procuremos aí o Vivente!
Aceita então que Jesus Ressuscitado entre na tua vida, acolhe-O como amigo, com confiança: Ele é a vida! Se até agora estiveste longe d’Ele, basta que faças um pequeno passo e Ele te acolherá de braços abertos. Se és indiferente, aceita arriscar: não ficarás desiludido. Se te parece difícil segui-Lo, não tenhas medo, entrega-te a Ele, podes estar seguro de que Ele está perto de ti, está contigo e dar-te-á a paz que procuras e a força para viver como Ele quer. 3. Há ainda um último elemento, simples, que quero sublinhar no Evangelho desta luminosa Vigília Pascal. As mulheres se encontram com a novidade de Deus: Jesus ressuscitou, é o Vivente! Mas, à vista do túmulo vazio e dos dois homens em trajes resplandecentes, a primeira reação que têm é de medo: «amedrontadas – observa Lucas –, voltaram o rosto para o chão», não tinham a coragem sequer de olhar. Mas, quando ouvem o anúncio da Ressurreição, acolhem-no com fé. E os dois homens em trajes resplandecentes introduzem um verbo fundamental: «Lembrai-vos de como vos falou, quando ainda estava na Galiléia (...) Recordaram-se então das suas palavras» (Lc 24, 6.8). É o convite a fazer memória do encontro com Jesus, das suas palavras, dos seus gestos, da sua vida; e é precisamente este recordar amorosamente a experiência com o Mestre que faz as mulheres superarem todo o medo e levarem o anúncio da Ressurreição aos Apóstolos e a todos os restantes (cf. Lc 24, 9). Fazer memória daquilo que Deus fez e continua a fazer por mim, por nós, fazer memória do caminho percorrido; e isto abre de par em par o coração à esperança para o futuro. Aprendamos a fazer memória daquilo que Deus fez na nossa vida.
Nesta Noite de luz, invocando a intercessão da Virgem Maria, que guardava todos os acontecimentos no seu coração (cf. Lc 2, 19.51), peçamos ao Senhor que nos torne participantes da sua Ressurreição: que nos abra à sua novidade que transforma, às surpresas de Deus; que nos torne homens e mulheres capazes de fazer memória daquilo que Ele opera na nossa história pessoal e na do mundo; que nos torne capazes de O percebermos como o Vivente, vivo e operante no meio de nós; que nos ensine cada dia a não procurarmos entre os mortos Aquele que está vivo. Assim seja.


E Da

don Marco Pozza www.sullastradadiemmaus.it/

E' risorto! Lo riconosci:

 odora di pecora (omelia)...


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Gesù esagera per insegnarci qualcosa









Il giorno di Pasqua Gesù risorge.
 Solo un Dio può risorgere dopo tre giorni.
 Il fondamento della felicità cristiana
 sta in quella risurrezione.
 Il giovedì santo si avverte palpitante
 l’umanità di Gesù: il suo cuore.
 Il giovedì santo è il giorno che più mi commuove.
 La Domenica di Pasqua è la fede
che mi mostra il prodigio di Dio.
 Il giovedì precedente sento il cuore di Gesù
 ardere con un’intensità
 irraggiungibile che emana il calore sufficiente
 per riscaldare il mio povero cuore.
 Gesù comincia esagerando, inventandosi un gesto
 che ora è abituale ma allora doveva risultare sconvolgente.
 Lava i piedi ai suoi amici e lo fa bene,
 con l’asciugamano cinto in modo da asciugare dopo il lavacro.
Ma perché fai questo Signore?
 Pietro, che ha il cuore grande,
avverte l’eccezionalità del gesto e si ribella.
Si ribella anche perché avverte che
 in quel gesto incombe la tragedia.
Poi il pane e il vino.
 Vorrei non abituarmi mai e vedere in ogni
Messa l’ultima cena. “Ho desiderato ardentemente”
dice Gesù nella traduzione italiana del Vangelo.
 Il fuoco arde nel cuore di Gesù
ed è il fuoco della redenzione,
del rinnovato amore fra l’uomo e Dio.
 L’amore di Dio
c’è sempre ma ora noi possiamo attingere
 al cuore di Gesù per infiammare il nostro
. Che gran giorno il giovedì Santo!
 Quest’anno lo passeremo accanto
 all’ultimo dono che Dio ci ha fatto:
un Papa che sa parlar d’amore, che lo trasmette.
Un Papa che opera e parla con la dolce pedagogia
del pastore che vuol nutrire al meglio le sue pecore.




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da ... www.tiraccontolaparola.it.   Paolo Curtaz

anno C
DOMENICA DI PASQUA
Prima lettura: At 10, 34a. 37-43

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: 

"Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 

E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 

E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. 

Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati pe r mezzo del suo nome» .
Salmo Responsoriale: Dal salmo 117
Questo è il giorno di Cristo Signore:
alleluia, alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.
Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia.

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;
ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Seconda lettura: Col 3, 1-4

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi.

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. 

Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! 

Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.
Vangelo: Gv 20, 1-9

Dal vangelo secondo Giovanni.

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: 

«Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!» . 

Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 

Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. 

Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. 

Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso l a Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.

31 marzo 2013 - Assenze
L’alba qui arriva presto, molto presto. 

Il sole accarezza la bianca pietra della città vecchia; dalla grande finestra della mia camera vedo il brulicare delle persone che iniziano la giornata lavorativa dopo la pausa festiva infrasettimanale.

Facce assonnate ma passo svelto per andare incontro al giorno.

Centinaia di vite, di storie, di persone, di dolori, di speranze.

Un coacervo di razze e di religioni, di provenienze e di opinioni.

No, non è difficile immaginarsi come sono andate le cose quella mattina di aprile, qui a Gerusalemme.


alzogliocchiversoilcielo.blogspot.it

Casati - 31 marzo 2013 Domenica di Pasqua


E' mattino di Pasqua. Nella notte abbiamo cantato alla luce. Le nostre chiese erano immerse nelle ombre e nel buio profondo ecco accendersi una scintilla.