La Notte in cui Cristo ha distrutto la morte
Una tomba. Un corpo esanime, colpito, deturpato, che ha perduto anche le sembianze umane. Un corpo schiacciato da ogni peccato - proviamo a contarli... - di ogni uomo, dall'inizio alla fine del mondo. Un cadavere, trafitto, tradito. Una morte ingiusta, una sentenza iniqua, l'ingiustizia trionfante. Una tomba, simulacro d'ogni nostra tomba, d'ogni ingiustizia, quelle che abbiamo subito, quelle che abbiamo inferto. Una tomba, e una pietra dove s'infrangono speranze, desideri, progetti. Una pietra a spegnere la vita. E la domanda, il sibilo sinistro del dubbio, dell'angoscia, dello struggimento. Perché? E' la parola che bussa, prepotente, alle soglie di questa Notte, la Notte delle Notti.
Scartabelliamo tra i ricordi, frughiamo nelle possibilità, cerchiamo risposte umane e divine e ci ritroviamo al punto di partenza. Non v'è risposta. La morte, qualunque morte, non ha risposta. In quel corpo senza vita ci sembra che si riuniscano tutte le angosce, i fallimenti, le paure, tutte le morti di questo mondo. Soprattutto, come in uno specchio, incontriamo i nostri cuori aggrappati alla vita eppure gravidi di terrore. Gli errori, i peccati, le distrazioni, la superficialità, le fughe.
E' Sabato Santo oggi, e la Chiesa tace. Per l'unico giorno dell'anno. E' il silenzio del sepolcro. Il nostro silenzio, attonito e stordito. Siamo proni oggi, dinanzi a una lapide. Stanchi anche di cercare risposte, stanchi forse, anche di sperare. Siamo, oggi, sepolti anche noi nella terra, in questo mondo che ha voltato le spalle a Dio. Ne gustiamo l'amarezza, il vuoto terribile d'una tomba oscura, chiusa dietro ad una pietra.
Siamo qui, lacrime e solitudine. Nulla possiamo fare, nulla possiamo dire, se non uno sguardo interrogante a fissare quella pietra. Pesante. Massiccia. Irremovibile.
Ma nel silenzio ecco risuonarci un'altra domanda, come un grido a spezzare le sbarre della disperazione. "Chi ci rotolerà la pietra?". Un briciolo di speranza, un granello sfuggito alla devastazione della morte. Siamo distrutti, provati, senza forza alcuna, eppure quella pietra sembra fissarci, e sfidarci.
E' lungo questo sabato, per alcuni dura una vita. E' stretto e angusto, e ci accorgiamo, nel silenzio e nell'angoscia, che non è per questo sabato che siamo venuti al mondo. Per lo meno, non solo per questo sabato. Il "perché?" ripetuto all'infinito ci sgorga da dentro, sbatte sulla pietra e ci rimbalza contro. Qualcosa non quadra. L'amore, le nozze, lo studio, il lavoro, i giochi, le vacanze, gli amici, le gravidanze, i parti, le gioie e i dolori che percorrono le nostre vite non riescono proprio ad adeguarsi a questo sabato. No, non può essere definitivo.
Sì, ora sembra guardarci quella pietra, sembra chiamarci. Gli occhi umidi e stanchi di troppe lacrime non possono sbagliarsi. Ci attira, ci seduce, ci desidera. E' una pietra, ma sembra viva, ora. Albeggia, guardiamo in su, ed è apparsa la stella del mattino, il segno che sta scivolando via questo sabato! Allora era vero, non siamo nati per spegnerci in una notte.
C'è una luce strana ora, mai vista. Fissiamo meglio, e la pietra dov'è? Ma sì, certo che era viva, s'è mossa infatti, rotolata via. E la tomba è spalancata, luminosa. Ci accostiamo, è vuota. Le bende, il sudario, gli abiti della morte son lì, ripiegati, come una pagina del passato, ma Lui, e tutti noi sepolti nella tristezza e nell'angoscia, dove siamo? Dov'è Lui? Dov'è la morte?
Una voce, qualcuno, qualcosa ci sussurra parole strane: "Non è qui, è risorto! Andate in Galilea, là lo vedrete!". Che vuol dire tutto questo, che significa? Sorpresi, stonati come pugili al tappeto, una gioia straripante mista a dubbi che ci tempestano il cuore, e quella domanda che ritorna prepotente, quel "perché?" che neanche ora ci abbandona.
Ma quelle parole - "E' risorto! Non è qui!" - ci hanno sconvolto, afferrato, e non ci lasciano. Che fare ora che il sabato è volato via, che questa luce infinita ci avvolge e ci sospinge? "In Galilea!". Ecco che fare, andare in Galilea. E dov'è la Galilea, e che cos'è la Galilea? Ma sì, certo, è lì dove Lui ci ha incontrati. E' lì dove è venuto a cercarci. Dove ci ha perdonati, chiamati, amati. E' la nostra vita, la nostra povera storia di tutti i giorni, di tutte le ore. E' esattamente il luogo dove ci ha sorpreso la morte, dove avevamo smarrito speranze e risposte. La Galilea è lì dove il "perché?" non ha smesso un secondo di risuonarci dentro. In Galilea è la risposta. La Galilea è dove Cristo, risuscitato e vittorioso sulla morte e sul peccato, ci ha dato appuntamento.
La risposta è Lui dunque, una persona viva. Un amore vivo. La risposta, l'unica, che non appartiene a nessun criterio, a nessuna intelligenza, la risposta nascosta perfino agli angeli, è uno sguardo d'amore e di compassione. Lo sguardo di Cristo risuscitato dai morti che colma ogni vuoto, lenisce ogni ferita, asciuga ogni lacrima. Lo sguardo di Cristo che attraversa spazio e tempo e incontra, in questa Pasqua, il nostro sguardo impaurito, proprio dove siamo.
La risposta non è una risposta, è Cristo. La risposta si guarda, molto prima di pensarla e capirla. E' in questa notte, è per gli occhi di chi, dopo aver tanto sentito parlare di Lui, finalmente lo guardano. Lo fissano. E ne restano trafitti. La risposta è sperimentare, oggi, e ogni istante, il suo amore infinito, l'unico capace di rotolare la pietra del dolore e del peccato e cancellare, dal cuore, il "perché?" che ci uccide. Il Suo amore, misterioso, eppure così vero, reale, concreto, infinito, eterno. Il Suo amore, la Vita eterna per la quale siamo nati, come un fiume in piena ad irrigare e trasformare ogni centimetro della nostra esistenza, sino alle sue periferie, quelle tanto care al nostro Papa Francesco. La Galilea è la periferia del nostro cuore, della nostra storia, dell'umanità. Vivere e sperimentare la Pasqua è allora, semplicemente, lasciarci raggiungere, sorpassare, amare e coinvolgere da Gesù risorto nelle periferie della nostra vita, di quelle di chi ci è accanto o che incontreremo domani. Le periferie che visitate dal Signore risorto in questa Notte Santa son divenute il centro della storia, il cuore di Dio; il luogo dove accogliere, vivere, annunciare e donare il suo amore più forte della morte, nel Giorno che non conosce tramonto, quello che ci accoglie per non abbandonarci mai più.
Che Dio ci conceda l'incontro con questo amore, in questa Notte Santa. Buona Pasqua. (d. A. Japicca)
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Papa Francesco: Omelia della Veglia di Pasqua 2013
Veglia nella Notte Santa di Pasqua. Omelia di Papa Francesco: "Abbiamo paura delle sorprese di Dio; abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende (...) Fare memoria di quello che Dio ha fatto e fa per me, per noi, fare memoria del cammino percorso; e questo spalanca il cuore alla speranza per il futuro. Impariamo a fare memoria di quello che Dio ha fatto nella nostra vita sempre!"
[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]
“Fratelli e sorelle, non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita! Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela? Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui”.
Alle ore 20.30 il Santo Padre Francesco presiede, nella Basilica Vaticana, la solenne Veglia nella Notte Santa di Pasqua. Il Rito ha inizio nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Alla processione verso l’Altare con il cero pasquale acceso e il canto dell’Exsultet, fanno seguito la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale - nel corso della quale il Papa amministra i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima e Prima Comunione) a 4 neofiti, provenienti da: Italia, Albania, Russia e Stati Uniti d’America - e la Liturgia Eucaristica, concelebrata con i Cardinali. L’omelia che Papa Francesco:
Testo ufficiale in italiano. Il segno (...) indica frasi aggiunte del Santo Padre e pronunciate a braccio.
Testo ufficiale in italiano. Il segno (...) indica frasi aggiunte del Santo Padre e pronunciate a braccio.
Cari fratelli e sorelle!
1. Nel Vangelo di questa Notte luminosa della Veglia Pasquale incontriamo per prime le donne che si recano al sepolcro di Gesù con gli aromi per ungere il suo corpo (cfr Lc 24,1-3). Vanno per compiere un gesto di compassione, di affetto, di amore, un gesto tradizionale verso una persona cara defunta, come ne facciamo anche noi. Avevano seguito Gesù, l’avevano ascoltato, si erano sentite comprese nella loro dignità e lo avevano accompagnato fino alla fine, sul Calvario, e al momento della deposizione dalla croce.
Possiamo immaginare i loro sentimenti mentre vanno alla tomba: un certa tristezza, il dolore perché Gesù le aveva lasciate, era morto, la sua vicenda era terminata. Ora si ritornava alla vita di prima. Però nelle donne continuava l’amore, ed è l’amore verso Gesù che le aveva spinte a recarsi al sepolcro. Ma a questo punto avviene qualcosa di totalmente inaspettato, di nuovo, che sconvolge il loro cuore e i loro programmi e sconvolgerà la loro vita: vedono la pietra rimossa dal sepolcro, si avvicinano, e non trovano il corpo del Signore. E’ un fatto che le lascia perplesse, dubbiose, piene di domande: “Che cosa succede?”, “Che senso ha tutto questo?” (cfr Lc 24,4). Non capita forse anche a noi così quando qualcosa di veramente nuovo accade nel succedersi quotidiano dei fatti? Ci fermiamo, non comprendiamo, non sappiamo come affrontarlo. La novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede. Siamo come gli Apostoli del Vangelo: spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, fermarci ad una tomba, al pensiero verso un defunto, che alla fine vive solo nel ricordo della storia come i grandi personaggi del passato. Abbiamo paura delle sorprese di Dio; (...)abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre! (...)
Fratelli e sorelle, non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita! Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela? Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui.
2. Ma torniamo al Vangelo, alle donne e facciamo un passo avanti. Trovano la tomba vuota, il corpo di Gesù non c’è, qualcosa di nuovo è avvenuto, ma tutto questo ancora non dice nulla di chiaro: suscita interrogativi, lascia perplessi, senza offrire una risposta. Ed ecco due uomini in abito sfolgorante, che dicono: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24, 5-6). Quello che era un semplice gesto, un fatto, compiuto certo per amore - il recarsi al sepolcro – ora si trasforma in avvenimento, in un evento che cambia veramente la vita. Nulla rimane più come prima, non solo nella vita di quelle donne, ma anche nella nostra vita e nella storia dell’umanità. Gesù non è morto, è risorto, è il Vivente! Non è semplicemente tornato in vita, ma è la vita stessa, perché è il Figlio di Dio, che è il Vivente (cfr Nm 14,21-28; Dt 5,26; Gs 3,10). Gesù non è più nel passato, ma vive nel presente ed è proiettato verso il futuro, Gesù è l’«oggi» eterno di Dio. Così la novità di Dio si presenta davanti agli occhi delle donne, dei discepoli, di tutti noi: la vittoria sul peccato, sul male, sulla morte, su tutto ciò che opprime la vita e le dà un volto meno umano. E questo è un messaggio rivolto a me, a te, cara sorella e te caro fratello. Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo? I problemi, le preoccupazioni di tutti i giorni tendono a farci chiudere in noi stessi, nella tristezza, nell’amarezza… e lì sta la morte. Non cerchiamo lì Colui che è vivo! Accetta allora che Gesù Risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia: Lui è la vita! Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte. Se sei indifferente, accetta di rischiare: non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole.
2. Ma torniamo al Vangelo, alle donne e facciamo un passo avanti. Trovano la tomba vuota, il corpo di Gesù non c’è, qualcosa di nuovo è avvenuto, ma tutto questo ancora non dice nulla di chiaro: suscita interrogativi, lascia perplessi, senza offrire una risposta. Ed ecco due uomini in abito sfolgorante, che dicono: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24, 5-6). Quello che era un semplice gesto, un fatto, compiuto certo per amore - il recarsi al sepolcro – ora si trasforma in avvenimento, in un evento che cambia veramente la vita. Nulla rimane più come prima, non solo nella vita di quelle donne, ma anche nella nostra vita e nella storia dell’umanità. Gesù non è morto, è risorto, è il Vivente! Non è semplicemente tornato in vita, ma è la vita stessa, perché è il Figlio di Dio, che è il Vivente (cfr Nm 14,21-28; Dt 5,26; Gs 3,10). Gesù non è più nel passato, ma vive nel presente ed è proiettato verso il futuro, Gesù è l’«oggi» eterno di Dio. Così la novità di Dio si presenta davanti agli occhi delle donne, dei discepoli, di tutti noi: la vittoria sul peccato, sul male, sulla morte, su tutto ciò che opprime la vita e le dà un volto meno umano. E questo è un messaggio rivolto a me, a te, cara sorella e te caro fratello. Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo? I problemi, le preoccupazioni di tutti i giorni tendono a farci chiudere in noi stessi, nella tristezza, nell’amarezza… e lì sta la morte. Non cerchiamo lì Colui che è vivo! Accetta allora che Gesù Risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia: Lui è la vita! Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte. Se sei indifferente, accetta di rischiare: non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole.
3. C’è un ultimo semplice elemento che vorrei sottolineare del Vangelo di questa luminosa Veglia Pasquale. Le donne si incontrano con la novità di Dio: Gesù è risorto, è il Vivente! Ma di fronte alla tomba vuota e ai due uomini in abito sfolgorante, la loro prima reazione è di timore: «tenevano il volto chinato a terra» - nota san Luca -, non avevano il coraggio neppure di guardare. Ma quando ascoltano l’annuncio della Risurrezione, l’accolgono con fede. E i due uomini in abito sfolgorante introducono un verbo fondamentale: «Ricordatevi come vi parlò, quando era ancora in Galilea… Ed esse si ricordarono delle sue parole» (Lc 24,6.8). E’ l’invito a fare memoria dell’incontro con Gesù, delle sue parole, dei suoi gesti, della sua vita; ed è proprio questo ricordare con amore l’esperienza con il Maestro che conduce le donne a superare ogni timore e a portare l’annuncio della Risurrezione agli Apostoli e a tutti gli altri (cfr Lc 24,9). Fare memoria di quello che Dio ha fatto e fa per me, per noi, fare memoria del cammino percorso; e questo spalanca il cuore alla speranza per il futuro. Impariamo a fare memoria di quello che Dio ha fatto nella nostra vita!
In questa Notte di luce, invocando l’intercessione della Vergine Maria, che custodiva ogni avvenimento nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51), chiediamo che il Signore ci renda partecipi della sua Risurrezione: ci apra alla sua novità che trasforma, alle sorprese di Dio; (...) ci renda uomini e donne capaci di fare memoria di ciò che Egli opera nella nostra storia personale e in quella del mondo; ci renda capaci di sentirlo come il Vivente, vivo ed operante in mezzo a noi; ci insegni ogni giorno a non cercare tra i morti Colui che è vivo. Amen.
FRANCESE
Chers frères et soeurs,
1. Dans l’évangile de cette nuit lumineuse de la Vigile pascale, nous rencontrons en premier les femmes qui se rendent au tombeau de Jésus avec les aromates pour oindre son corps (cf. Lc 24,1-3). Elles viennent pour accomplir un geste de compassion, d’affection, d’amour, un geste traditionnel envers une personne chère défunte, comme nous le faisons nous aussi. Elles avaient suivi Jésus, l’avaient écouté, s’étaient senties comprises dans leur dignité et l’avaient accompagné jusqu’à la fin, sur le Calvaire, et au moment de la déposition de la croix. Nous pouvons imaginer leurs sentiments tandis qu’elles vont au tombeau : une certaine tristesse, le chagrin parce que Jésus les avait quittées, il était mort, son histoire était terminée. Maintenant on revenait à la vie d’avant. Cependant dans les femmes persistait l’amour, et c’est l’amour envers Jésus qui les avait poussées à se rendre au tombeau. Mais à ce point il se passe quelque chose de totalement inattendu, de nouveau, qui bouleverse leur coeur et leurs programmes et bouleversera leur vie : elles voient la pierre enlevée du tombeau, elles s’approchent, et ne trouvent pas le corps du Seigneur. C’est un fait qui les laisse hésitantes, perplexes, pleines de questions : « Que s’est-il passé ? », « Quel sens tout cela a-t-il ? » (cf. Lc 24,4). Cela ne nous arrive-t-il pas peut-être aussi à nous quand quelque chose de vraiment nouveau arrive dans la succession quotidienne des faits ? Nous nous arrêtons, nous ne comprenons pas, nous ne savons pas comment l’affronter. La nouveauté souvent nous fait peur, aussi la nouveauté que Dieu nous apporte, la nouveauté que Dieu nous demande. Nous sommes comme les Apôtres de l’Évangile : nous préférons souvent garder nos sécurités, nous arrêter sur une tombe, à la pensée pour un défunt, qui à la fin vit seulement dans le souvenir de l’histoire comme les grand personnages du passé. Nous avons peur des surprises de Dieu ; nous avons peur des surprises de Dieu ! Il nous surprend toujours !
Frères et soeurs, ne nous fermons pas à la nouveauté que Dieu veut porter dans notre vie ! Ne sommes-nous pas souvent fatigués, déçus, tristes, ne sentons-nous pas le poids de nos péchés, ne pensons-nous pas que nous n’y arriverons pas ? Ne nous fermons pas sur nous-mêmes, ne perdons pas confiance, ne nous résignons jamais : il n’y a pas de situations que Dieu ne puisse changer, il n’y a aucun péché qu’il ne puisse pardonner si nous nous ouvrons à Lui. 2. Mais revenons à l’Évangile, aux femmes et faisons un pas en avant. Elles trouvent la tombe vide, le corps de Jésus n’y est pas, quelque chose de nouveau est arrivé, mais tout cela ne dit encore rien de clair : cela suscite des interrogations, laisse perplexes, sans offrir une réponse. Et voici deux hommes en vêtement éclatant, qui disent : « Pourquoi cherchez-vous le Vivant parmi les morts ? Il n’est pas ici, il est ressuscité » (Lc 24,5-6). Ce qui était un simple geste, un fait, accompli bien sûr par amour – le fait de se rendre au tombeau – maintenant se transforme en événement, en un fait qui change vraiment la vie. Rien ne reste plus comme avant, non seulement dans la vie de ces femmes, mais aussi dans notre vie et dans l’histoire de l’humanité. Jésus n’est pas mort, il est ressuscité, il est le Vivant ! Il n’est pas seulement revenu à la vie, mais il est la vie même, parce qu’il est le Fils de Dieu, qu’il est le Vivant (cf. Nb 14, 21-28, Dt 5,26, Jon 3,10) Jésus n’est plus dans le passé, mais il vit dans le présent et est projeté vers l’avenir, il est l’«aujourd’hui» éternel de Dieu. Ainsi la nouveauté de Dieu se présente aux yeux des femmes, des disciples, de nous tous : la victoire sur le péché, sur le mal, sur la mort, sur tout ce qui opprime la vie et lui donne un visage moins humain. Et c’est un message adressé à moi, à toi, chère soeur et cher frère. Combien de fois avons-nous besoin que l’Amour nous dise : pourquoi cherchez-vous le Vivant parmi les morts ? Les problèmes, les préoccupations de tous les jours tendent à nous faire replier sur nous-mêmes, dans la tristesse, dans l’amertume… et là se trouve la mort. Ne cherchons pas là Celui qui est vivant !
Accepte alors que Jésus Ressuscité entre dans ta vie, accueille-le comme ami, avec confiance : Lui est la vie ! Si jusqu’à présent tu as été loin de Lui, fais un petit pas : il t’accueillera à bras ouverts. Si tu es indifférent, accepte de risquer : tu ne seras pas déçu. S’il te semble difficile de le suivre, n’aies pas peur, fais-lui confiance, sois sûr que Lui, il t’est proche, il est avec toi et te donnera la paix que tu cherches et la force pour vivre comme Lui le veut. 3. Il y a un dernier élément simple de l’Évangile de cette lumineuse Vigile pascale que je voudrais souligner. Les femmes rencontrent la nouveauté de Dieu : Jésus est ressuscité, il est le Vivant ! Mais devant le tombeau vide et les deux hommes en vêtement éclatant, leur première réaction est une réaction de crainte : « elles baissaient le visage vers le sol » - note saint Luc -, elles n’avaient pas non plus le courage de regarder. Mais quand elles entendent l’annonce de la Résurrection, elles l’accueillent avec foi. Et les deux hommes en vêtement éclatant introduisent un verbe fondamental : « Rappelez-vous ce qu’il vous a dit quand il était encore en Galilée… Et elles se rappelèrent ses paroles » (Lc 24,6.8). C’est l’invitation à faire mémoire de la rencontre avec Jésus, de ses paroles, de ses gestes, de sa vie ; et c’est vraiment le fait de se souvenir avec amour de l’expérience avec le Maître qui conduit les femmes à dépasser toute peur et à porter l’annonce de la Résurrection aux Apôtres et à tous les autres (cf. Lc 24,9). Faire mémoire de ce que Dieu a fait et fait pour moi, pour nous, faire mémoire du chemin parcouru ; et cela ouvre le coeur à l’espérance pour l’avenir. Apprenons à faire mémoire de ce que Dieu a fait dans notre vie. En cette Nuit de lumière, invoquant l’intercession de la Vierge Marie, qui gardait chaque événement dans son coeur (cf. Lc 2, 19.51), demandons que le Seigneur nous rende participants de sa Résurrection : qu’il nous ouvre à sa nouveauté qui transforme, aux surprises de Dieu ; qu’il fasse de nous des hommes et des femmes capables de faire mémoire de ce qu’il accomplit dans notre histoire personnelle et dans celle du monde ; qu’il nous rende capables de le sentir comme le Vivant, vivant et agissant au milieu de nous ; qu’il nous enseigne chaque jour à ne pas chercher parmi les morts Celui qui est vivant. Amen.
INGLESE
Dear Brothers and Sisters,
1. In the Gospel of this radiant night of the Easter Vigil, we first meet the women who go the tomb of Jesus with spices to anoint his body (cf. Lk 24:1-3). They go to perform an act of compassion, a traditional act of affection and love for a dear departed person, just as we would. They had followed Jesus, they had listened to his words, they had felt understood by him in their dignity and they had accompanied him to the very end, to Calvary and to the moment when he was taken down from the cross. We can imagine their feelings as they make their way to the tomb: a certain sadness, sorrow that Jesus had left them, he had died, his life had come to an end. Life would now go on as before. Yet the women continued to feel love, the love for Jesus which now led them to his tomb. But at this point, something completely new and unexpected happens, something which upsets their hearts and their plans, something which will upset their whole life: they see the stone removed from before the tomb, they draw near and they do not find the Lord’s body. It is an event which leaves them perplexed, hesitant, full of questions: “What happened?”, “What is the meaning of all this?” (cf. Lk 24:4). Doesn’t the same thing also happen to us when something completely new occurs in our everyday life? We stop short, we don’t understand, we don’t know what to do. Newness often makes us fearful, including the newness which God brings us, the newness which God asks of us. We are like the Apostles in the Gospel: often we would prefer to hold on to our own security, to stand in front of a tomb, to think about someone who has died, someone who ultimately lives on only as a memory, like the great historical figures from the past. We are afraid of God’s surprises; we are afraid of God’s surprises! He always surprises us!
Dear brothers and sisters, let us not be closed to the newness that God wants to bring into our lives! Are we often weary, disheartened and sad? Do we feel weighed down by our sins? Do we think that we won’t be able to cope? Let us not close our hearts, let us not lose confidence, let us never give up: there are no situations which God cannot change, there is no sin which he cannot forgive if only we open ourselves to him.
2. But let us return to the Gospel, to the women, and take one step further. They find the tomb empty, the body of Jesus is not there, something new has happened, but all this still doesn’t tell them anything certain: it raises questions; it leaves them confused, without offering an answer. And suddenly there are two men in dazzling clothes who say: “Why do you look for the living among the dead? He is not here; but has risen” (Lk 24:5-6). What was a simple act, done surely out of love – going to the tomb – has now turned into an event, a truly life-changing event. Nothing remains as it was before, not only in the lives of those women, but also in our own lives and in the history of mankind. Jesus is not dead, he has risen, he is alive! He does not simply return to life; rather, he is life itself, because he is the Son of God, the living God (cf. Num 14:21-28; Deut 5:26; Josh 3:10). Jesus no longer belongs to the past, but lives in the present and is projected towards the future; he is the everlasting “today” of God. This is how the newness of God appears to the women, the disciples and all of us: as victory over sin, evil and death, over everything that crushes life and makes it seem less human. And this is a message meant for me and for you, dear sister, dear brother. How often does Love have to tell us: Why do you look for the living among the dead? Our daily problems and worries can wrap us up in ourselves, in sadness and bitterness... and that is where death is. That is not the place to look for the One who is alive!
Let the risen Jesus enter your life, welcome him as a friend, with trust: he is life! If up till now you have kept him at a distance, step forward. He will receive you with open arms. If you have been indifferent, take a risk: you won’t be disappointed. If following him seems difficult, don’t be afraid, trust him, be confident that he is close to you, he is with you and he will give you the peace you are looking for and the strength to live as he would have you do. 3. There is one last little element that I would like to emphasize in the Gospel for this Easter Vigil. The women encounter the newness of God. Jesus has risen, he is alive! But faced with empty tomb and the two men in brilliant clothes, their first reaction is one of fear: “they were terrified and bowed their faced to the ground”, Saint Luke tells us – they didn’t even have courage to look. But when they hear the message of the Resurrection, they accept it in faith. And the two men in dazzling clothes tell them something of crucial importance: “Remember what he told you when he was still in Galilee… And they remembered his words” (Lk 24:6,8). They are asked to remember their encounter with Jesus, to remember his words, his actions, his life; and it is precisely this loving remembrance of their experience with the Master that enables the women to master their fear and to bring the message of the Resurrection to the Apostles and all the others (cf. Lk 24:9). To remember what God has done and continues to do for me, for us, to remember the road we have travelled; this is what opens our hearts to hope for the future. May we learn to remember everything that God has done in our lives.
On this radiant night, let us invoke the intercession of the Virgin Mary, who treasured all these events in her heart (cf. Lk 2:19,51) and ask the Lord to give us a share in his Resurrection. May he open us to the newness that transforms. May he make us men and women capable of remembering all that he has done in our own lives and in the history of our world. May he help us to feel his presence as the one who is alive and at work in our midst. And may he teach us each day not to look for the among the dead for the Living One. Amen.
SPAGNOLO
Queridos hermanos y hermanas
1. En el Evangelio de esta noche luminosa de la Vigilia Pascual, encontramos primero a las mujeres que van al sepulcro de Jesús, con aromas para ungir su cuerpo (cf. Lc 24,1-3). Van para hacer un gesto de compasión, de afecto, de amor; un gesto tradicional hacia un ser querido difunto, como hacemos también nosotros. Habían seguido a Jesús. Lo habían escuchado, se habían sentido comprendidas en su dignidad, y lo habían acompañado hasta el final, en el Calvario y en el momento en que fue bajado de la cruz. Podemos imaginar sus sentimientos cuando van a la tumba: una cierta tristeza, la pena porque Jesús les había dejado, había muerto, su historia había terminado. Ahora se volvía a la vida de antes. Pero en las mujeres permanecía el amor, y es el amor a Jesús lo que les impulsa a ir al sepulcro. Pero, a este punto, sucede algo totalmente inesperado, una vez más, que perturba sus corazones, trastorna sus programas y alterará su vida: ven corrida la piedra del sepulcro, se acercan, y no encuentran el cuerpo del Señor. Esto las deja perplejas, dudosas, llenas de preguntas: «¿Qué es lo que ocurre?», «¿qué sentido tiene todo esto?» (cf. Lc 24,4). ¿Acaso no nos pasa así también a nosotros cuando ocurre algo verdaderamente nuevo respecto a lo de todos los días? Nos quedamos parados, no lo entendemos, no sabemos cómo afrontarlo. A menudo, la novedad nos da miedo, también la novedad que Dios nos trae, la novedad que Dios nos pide. Somos como los apóstoles del Evangelio: muchas veces preferimos mantener nuestras seguridades, pararnos ante una tumba, pensando en el difunto, que en definitiva sólo vive en el recuerdo de la historia, como los grandes personajes del pasado. Tenemos miedo de las sorpresas de Dios; tenemos miedo de las sorpresas de Dios. Él nos sorprende siempre.
Hermanos y hermanas, no nos cerremos a la novedad que Dios quiere traer a nuestras vidas. ¿Estamos acaso con frecuencia cansados, decepcionados, tristes; sentimos el peso de nuestros pecados, pensamos no lo podemos conseguir? No nos encerremos en nosotros mismos, no perdamos la confianza, nunca nos resignemos: no hay situaciones que Dios no pueda cambiar, no hay pecado que no pueda perdonar si nos abrimos a él.
2. Pero volvamos al Evangelio, a las mujeres, y demos un paso hacia adelante. Encuentran la tumba vacía, el cuerpo de Jesús no está allí, algo nuevo ha sucedido, pero todo esto todavía no queda nada claro: suscita interrogantes, causa perplejidad, pero sin ofrecer una respuesta. Y he aquí dos hombres con vestidos resplandecientes, que dicen: «¿Por qué buscáis entre los muertos al que vive? No está aquí, ha resucitado» (Lc 24,5-6). Lo que era un simple gesto, algo hecho ciertamente por amor – el ir al sepulcro –, ahora se transforma en acontecimiento, en un evento que cambia verdaderamente la vida. Ya nada es como antes, no sólo en la vida de aquellas mujeres, sino también en nuestra vida y en la historia de la humanidad. Jesús no ha muerto, ha resucitado, es el Viviente. No es simplemente que haya vuelto a vivir, sino que es la vida misma, porque es el Hijo de Dios, que es el que vive (cf. Nm 14,21-28; Dt 5,26, Jos 3,10). Jesús ya no es del pasado, sino que vive en el presente y está proyectado hacia el futuro, es el «hoy» eterno de Dios. Así, la novedad de Dios se presenta ante los ojos de las mujeres, de los discípulos, de todos nosotros: la victoria sobre el pecado, sobre el mal, sobre la muerte, sobre todo lo que oprime la vida, y le da un rostro menos humano. Y este es un mensaje para mí, para ti, querida hermana y querido hermano. Cuántas veces tenemos necesidad de que el Amor nos diga: ¿Por qué buscáis entre los muertos al que está vivo? Los problemas, las preocupaciones de la vida cotidiana tienden a que nos encerremos en nosotros mismos, en la tristeza, en la amargura..., y es ahí donde está la muerte. No busquemos ahí a Aquel que vive.
Acepta entonces que Jesús Resucitado entre en tu vida, acógelo como amigo, con confianza: ¡Él es la vida! Si hasta ahora has estado lejos de él, da un pequeño paso: te acogerá con los brazos abiertos. Si eres indiferente, acepta arriesgar: no quedarás decepcionado. Si te parece difícil seguirlo, no tengas miedo, confía en él, ten la seguridad de que él está cerca de ti, está contigo, y te dará la paz que buscas y la fuerza para vivir como él quiere.
3. Hay un último y simple elemento que quisiera subrayar del Evangelio de esta luminosa Vigilia Pascual. Las mujeres se encuentran con la novedad de Dios: Jesús ha resucitado, es el Viviente. Pero ante la tumba vacía y los dos hombres con vestidos resplandecientes, su primera reacción es de temor: estaban «con las caras mirando al suelo» – observa san Lucas –, no tenían ni siquiera valor para mirar. Pero al escuchar el anuncio de la Resurrección, la reciben con fe. Y los dos hombres con vestidos resplandecientes introducen un verbo fundamental: «Recordad cómo os habló estando todavía en Galilea... Y recordaron sus palabras» (Lc 24,6.8). La invitación a hacer memoria del encuentro con Jesús, de sus palabras, sus gestos, su vida; este recordar con amor la experiencia con el Maestro, es lo que hace que las mujeres superen todo temor y que lleven la proclamación de la Resurrección a los Apóstoles y a todos los otros (cf. Lc 24,9). Hacer memoria de lo que Dios ha hecho por mí, por nosotros, hacer memoria del camino recorrido; y esto abre el corazón de par en par a la esperanza para el futuro. Aprendamos a hacer memoria de lo que Dios ha hecho en nuestras vidas.
En esta Noche de luz, invocando la intercesión de la Virgen María, que guardaba todos estas cosas en su corazón (cf. Lc 2,19.51), pidamos al Señor que nos haga partícipes de su resurrección: nos abra a su novedad que trasforma, a las sorpresas de Dios; que nos haga hombres y mujeres capaces de hacer memoria de lo que él hace en nuestra historia personal y la del mundo; que nos haga capaces de sentirlo como el Viviente, vivo y actuando en medio de nosotros; que nos enseñe cada día a no buscar entre los muertos a Aquel que vive. Amén.
PORTOGHESE
Amados irmãos e irmãs!
1. No Evangelho desta noite luminosa da Vigília Pascal, encontramos em primeiro lugar as mulheres que vão ao sepulcro de Jesus levando perfumes para ungir o corpo d’Ele (cf. Lc 24, 1- 3). Vão cumprir um gesto de piedade, de afeto, de amor, um gesto tradicionalmente feito a um ente querido falecido, como fazemos nós também. Elas tinham seguido Jesus, ouviram-No, sentiram-se compreendidas na sua dignidade e acompanharam-No até ao fim no Calvário e ao momento da descida do seu corpo da cruz. Podemos imaginar os sentimentos delas enquanto caminham para o túmulo: tanta tristeza, tanta pena porque Jesus as deixara; morreu, a sua história terminou. Agora se tornava à vida que levavam antes. Contudo, nas mulheres, continuava o amor, e foi o amor por Jesus que as impelira a irem ao sepulcro. Mas, chegadas lá, verificam algo totalmente inesperado, algo de novo que lhes transtorna o coração e os seus programas e subverterá a sua vida: vêem a pedra removida do sepulcro, aproximam-se e não encontram o corpo do Senhor. O caso deixa-as perplexas, hesitantes, cheias de interrogações: «Que aconteceu?», «Que sentido tem tudo isto?» (cf. Lc 24, 4). Porventura não se dá o mesmo também conosco, quando acontece qualquer coisa de verdadeiramente novo na cadência diária das coisas? Paramos, não entendemos, não sabemos como enfrentá-la. Frequentemente mete-nos medo a novidade, incluindo a novidade que Deus nos traz, a novidade que Deus nos pede. Fazemos como os apóstolos, no Evangelho: muitas vezes preferimos manter as nossas seguranças, parar junto de um túmulo com o pensamento num defunto que, no fim de contas, vive só na memória da história, como as grandes figuras do passado. Tememos as surpresas de Deus; temos medo das surpresas de Deus! Ele não cessa de nos surpreender! Irmãos e irmãs, não nos fechemos à novidade que Deus quer trazer à nossa vida! Muitas vezes sucede que nos sentimos cansados, desiludidos, tristes, sentimos o peso dos nossos pecados, pensamos que não conseguimos? Não nos fechemos em nós mesmos, não percamos a confiança, não nos demos jamais por vencidos: não há situações que Deus não possa mudar; não há pecado que não possa perdoar, se nos abrirmos a Ele.
2. Mas voltemos ao Evangelho, às mulheres, para vermos mais um ponto. Elas encontram o túmulo vazio, o corpo de Jesus não está lá… Algo de novo acontecera, mas ainda nada de claro resulta de tudo aquilo: levanta questões, deixa perplexos, sem oferecer uma resposta. E eis que aparecem dois homens em trajes resplandecentes, dizendo: «Porque buscais o Vivente entre os mortos? Não está aqui; ressuscitou!» (Lc 24, 5-6). E aquilo que começara como um simples gesto, certamente cumprido por amor – ir ao sepulcro –, transforma-se em acontecimento, e num acontecimento tal que muda verdadeiramente a vida. Nada mais permanece como antes, e não só na vida daquelas mulheres mas também na nossa vida e na história da humanidade. Jesus não está morto, ressuscitou, é o Vivente! Não regressou simplesmente à vida, mas é a própria vida, porque é o Filho de Deus, que é o Vivente (cf. Nm 14, 21-28; Dt 5, 26, Js 3, 10). Jesus já não está no passado, mas vive no presente e lança-Se para o futuro: é o «hoje» eterno de Deus. Assim se apresenta a novidade de Deus diante dos olhos das mulheres, dos discípulos, de todos nós: a vitória sobre o pecado, sobre o mal, sobre a morte, sobre tudo o que oprime a vida e lhe dá um rosto menos humano. E isto é uma mensagem dirigida a mim, a ti, amada irmã e amado irmão. Quantas vezes precisamos que o Amor nos diga: Porque buscais o Vivente entre os mortos? Os problemas, as preocupações de todos os dias tendem a fechar-nos em nós mesmos, na tristeza, na amargura… e aí está a morte. Não procuremos aí o Vivente!
Aceita então que Jesus Ressuscitado entre na tua vida, acolhe-O como amigo, com confiança: Ele é a vida! Se até agora estiveste longe d’Ele, basta que faças um pequeno passo e Ele te acolherá de braços abertos. Se és indiferente, aceita arriscar: não ficarás desiludido. Se te parece difícil segui-Lo, não tenhas medo, entrega-te a Ele, podes estar seguro de que Ele está perto de ti, está contigo e dar-te-á a paz que procuras e a força para viver como Ele quer. 3. Há ainda um último elemento, simples, que quero sublinhar no Evangelho desta luminosa Vigília Pascal. As mulheres se encontram com a novidade de Deus: Jesus ressuscitou, é o Vivente! Mas, à vista do túmulo vazio e dos dois homens em trajes resplandecentes, a primeira reação que têm é de medo: «amedrontadas – observa Lucas –, voltaram o rosto para o chão», não tinham a coragem sequer de olhar. Mas, quando ouvem o anúncio da Ressurreição, acolhem-no com fé. E os dois homens em trajes resplandecentes introduzem um verbo fundamental: «Lembrai-vos de como vos falou, quando ainda estava na Galiléia (...) Recordaram-se então das suas palavras» (Lc 24, 6.8). É o convite a fazer memória do encontro com Jesus, das suas palavras, dos seus gestos, da sua vida; e é precisamente este recordar amorosamente a experiência com o Mestre que faz as mulheres superarem todo o medo e levarem o anúncio da Ressurreição aos Apóstolos e a todos os restantes (cf. Lc 24, 9). Fazer memória daquilo que Deus fez e continua a fazer por mim, por nós, fazer memória do caminho percorrido; e isto abre de par em par o coração à esperança para o futuro. Aprendamos a fazer memória daquilo que Deus fez na nossa vida.
Nesta Noite de luz, invocando a intercessão da Virgem Maria, que guardava todos os acontecimentos no seu coração (cf. Lc 2, 19.51), peçamos ao Senhor que nos torne participantes da sua Ressurreição: que nos abra à sua novidade que transforma, às surpresas de Deus; que nos torne homens e mulheres capazes de fazer memória daquilo que Ele opera na nossa história pessoal e na do mundo; que nos torne capazes de O percebermos como o Vivente, vivo e operante no meio de nós; que nos ensine cada dia a não procurarmos entre os mortos Aquele que está vivo. Assim seja.
E Da
don Marco Pozza www.sullastradadiemmaus.it/
E' risorto! Lo riconosci:
odora di pecora (omelia)...
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da ... www.tiraccontolaparola.it. Paolo Curtaz
Gesù esagera per insegnarci qualcosa
Il giorno di Pasqua Gesù risorge.
Solo un Dio può risorgere dopo tre giorni.
Il fondamento della felicità cristiana
sta in quella risurrezione.
Il giovedì santo si avverte palpitante
l’umanità di Gesù: il suo cuore.
Il giovedì santo è il giorno che più mi commuove.
La Domenica di Pasqua è la fede
che mi mostra il prodigio di Dio.
Il giovedì precedente sento il cuore di Gesù
ardere con un’intensità
irraggiungibile che emana il calore sufficiente
per riscaldare il mio povero cuore.
Gesù comincia esagerando, inventandosi un gesto
che ora è abituale ma allora doveva risultare sconvolgente.
Lava i piedi ai suoi amici e lo fa bene,
con l’asciugamano cinto in modo da asciugare dopo il lavacro.
Ma perché fai questo Signore?
Pietro, che ha il cuore grande,
avverte l’eccezionalità del gesto e si ribella.
Si ribella anche perché avverte che
in quel gesto incombe la tragedia.
Poi il pane e il vino.
Vorrei non abituarmi mai e vedere in ogni
Messa l’ultima cena. “Ho desiderato ardentemente”
dice Gesù nella traduzione italiana del Vangelo.
Il fuoco arde nel cuore di Gesù
ed è il fuoco della redenzione,
del rinnovato amore fra l’uomo e Dio.
L’amore di Dio
c’è sempre ma ora noi possiamo attingere
al cuore di Gesù per infiammare il nostro
. Che gran giorno il giovedì Santo!
Quest’anno lo passeremo accanto
all’ultimo dono che Dio ci ha fatto:
un Papa che sa parlar d’amore, che lo trasmette.
Un Papa che opera e parla con la dolce pedagogia
del pastore che vuol nutrire al meglio le sue pecore.
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da ... www.tiraccontolaparola.it. Paolo Curtaz
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31 marzo 2013 - Assenze
L’alba qui arriva presto, molto presto.
Il sole accarezza la bianca pietra della città vecchia; dalla grande finestra della mia camera vedo il brulicare delle persone che iniziano la giornata lavorativa dopo la pausa festiva infrasettimanale.
Facce assonnate ma passo svelto per andare incontro al giorno.
Centinaia di vite, di storie, di persone, di dolori, di speranze.
Un coacervo di razze e di religioni, di provenienze e di opinioni.
No, non è difficile immaginarsi come sono andate le cose quella mattina di aprile, qui a Gerusalemme.
The end no continua leggere >>
Casati - 31 marzo 2013 Domenica di Pasqua
E' mattino di Pasqua. Nella notte abbiamo cantato alla luce. Le nostre chiese erano immerse nelle ombre e nel buio profondo ecco accendersi una scintilla.
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