Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 31 luglio 2016

Visioni del Paradiso del 27/11/1936.

Il coraggio di guardare il cielo


Visioni del Paradiso


Visioni del Paradiso del 27/11/1936."Oggi in ispirito sono stata in paradiso e ho visto l'inconcepibile bellezza e felicità che ci attende dopo la morte. Ho visto come tutte le creature rendono incessantemente onore e gloria a Dio. Ho visto quanto è grande la felicità in Dio, che si riversa su tutte le creature, rendendole felici. Poi ogni gloria ed onore che ha reso felici le creature ritorna alla sorgente ed esse entrano nella profondità di Dio, contemplano la vita interiore di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, che non riusciranno mai né a capire né a sviscerare.Questa sorgente di felicità è immutabile nella sua essenza, ma sempre nuova e scaturisce per la beatitudine di tutte le creature. Comprendo ora San Paolo che ha detto:" Occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò nel cuore d'uomo ciò che Dio prepara per coloro che Lo amano".E Dio mi fece conoscere la sola ed unica cosa che ai Suoi occhi ha un valore infinito e questa è l'amore di Dio, l'amore, l'amore ed ancora una volta l'amore. E nulla è paragonabile ad un solo atto di puro amore di Dio. Oh, quali ineffabili favori concede Iddio ad un'anima che Lo ama sinceramente! Oh, felici quelle anime che già qui su questa terra godono dei Suoi particolari favori! Ed esse sono le anime piccole ed umili. Grande è la Maestà di Dio, che ho conosciuto più a fondo, che gli spiriti celesti adorano secondo il grado della loro grazia e la gerarchia in cui si dividono.La mia anima quando ha visto la potenza e la grandezza di Dio non è stata colpita dallo spavento né dal timore; no, no, assolutamente no! La mia anima è stata colmata di serenità e d'amore e più conosco la grandezza di Dio e più gioisco per come Egli è. E gioisco immensamente per la Sua grandezza e sono lieta di essere così piccola, perché, proprio perché sono piccola, mi prende in braccio e mi tiene accanto al Suo cuore. O mio Dio, quanta pena mi fanno gli uomini che non credono nella vita eterna! Quanto prego per loro, affinché li investa il raggio della Misericordia e Dio li stringa al Suo seno paterno.O amore, o regina della virtù! L'Amore non conosce timore; attraversa tutti i cori degli angeli che montano la guardia davanti al Suo trono. Esso non teme nessuno, esso raggiunge Dio e s'immerge in Lui come nel suo unico tesoro. Il Cherubino con la spada di fuoco, che fa la guardia in Paradiso, non ha potere su di esso. O puro amore di Dio, quanto sei grande ed impareggiabile! Oh, se le anime conoscessero la Tua potenza!"(Diario di Santa Faustina Kowalska)

Pellegrini... Pellegrinaggio a piedi da Bologna a Roma

Un passo per ogni parte dell’”invocazione del pellegrino russo”

 aiuta a regolare il cammino


Pellegrinaggio_Settimana 3_ 08
Una riunione con l’Arcivescovo Matteo mi ha fatto rientrare al pellegrinaggio solo il lunedì sera, e in cambio mi ha regalato la compagnia di due fratelli, Martino e Vincenzo, che il giorno dopo hanno camminato con noi. S.Francesco d’Assisi è stato il grande protagonista di questi giorni: arrivati nella sua terra la mattina di martedì, il resto della giornata abbiamo peregrinato dalla Basilica del Santo a Santa Chiara, a S.Damiano, e alla Basilica di Santa Maria degli Angeli. Non è semplicissimo armonizzare tra loro il pellegrinaggio e la visita ai luoghi santi. Il pellegrino osserva passando e le fatiche e i tempi della giornata sono custodi severi. Intanto siamo arrivati al numero alto dei pellegrini: più di quaranta. E in maggioranza, le pellegrine! Il caldo della giornata è confortato dalle soste per celebrare il Salterio, accolti da quelli ci seguono e ci accompagnano preparando ad ogni sosta acqua fresca e l’offerta e la possibilità per chi è stanco di salire sul pulmino. Montefalco è una salita da conquistare e la cittadina medioevale è meravigliosa. Tutti sono contenti! Lo sono abbastanza anche i piedi. Se qualcuno mi chiede di poter celebrare il Sacramento della Riconciliazione, deve accettare che mentre siamo in salita il penitente si confessa, e quando incomincia la discesa io gli do l’Assoluzione: diritti dell’età! Questa sera, venerdì, scrivo da Terni, dopo una meravigliosa giornata: abbiamo percorso una valle antica e silenziosa, dove non c’è una vera strada e domina una vecchia piccola ferrovia stile far-west. Ancora mi ha commosso il Rosario che i bambini e i ragazzini celebrano con una regia perfetta, dove la prima parte dell’Ave Maria è recitata da uno o da una, sempre diverso, e tutti, compresi i grandi, recitano insieme la seconda parte. Sono sempre più contento del ritmo che sia le gambe sia il fiato ricevono dalla guida dell’ “invocazione del pellegrino russo”: “Signore Gesù Cristo – Figlio di Dio – abbi pietà – di me peccatore” Un passo per ogni parte dell’invocazione aiuta a regolare anche il cammino. Intanto ritorno sovente alla Domenica che ci aspetta, che dice quanto sia bello vivere non per avere, ma per dare. Intanto il cammino quotidiano della lettura continua del Vangelo secondo Giovanni ci ha raccolti nella Messa quotidiana intorno al Pastore Buono che ci rivela come il “dare” migliore sia fare come Lui: dare la vita! Buona Domenica a tutti da Giovanni della Dozza.
Nota: Pubblicato su “Il resto del Carlino – Bologna” di domenica 31 Luglio 2016 nella rubrica “Cose di Questo mondo”.
Qualche foto della 3^ settimana di pellegrinaggio, dall’Abbazia di Montecorona a Terni Collescipoli, dal profilo Facebook di Manuela Vanin.
Un passo per ogni parte dell’”invocazione del pellegrino russo” aiuta a regolare il cammino

Pellegrinaggio a piedi da Bologna a Roma: un bel regalo da parte del Signore

http://www.famigliedellavisitazione.it/wp/

Sant' Ignazio di Loyola, Sacerdote, 31 luglio



By leggoerifletto:



Sant' Ignazio di Loyola, Sacerdote, 31 luglio

Il Maligno somiglia a coloro che fanno la voce grossa coi deboli, ma si indeboliscono dinanzi ai forti: "E' proprio del nemico indebolirsi, perdersi d'animo e indietreggiare con le sue tentazioni quando la persona che si esercita nelle cose spirituali si oppone con fermezza alle sue tentazioni. 
Ma se, al contrario, la persona comincia ad avere timore o a perdersi d'animo nel fronteggiare le tentazioni, non c'è sulla faccia della terra bestia più feroce di lui". 
Molto spesso, quindi, Satana gioca le sue carte da bravo illusionista per ingenerare nel nostro animo lo scoraggiamento. 
Non c'è niente che gli torni più utile, visto che lui può aumentare la sua forza nella misura in cui diminuisce la resistenza del battezzato nel combattimento spirituale. 
Quando ci fa credere di avere la situazione in pugno è invece il segno della sua debolezza: appunto perché percepisce il suo indebolimento, fa in modo che la persona si perda d'animo, così da recuperare il terreno perduto precedentemente nella lotta.

- Sant'ignazio di Loyola - 


Gli esercizi spirituali: un dono di Maria

Sant’Ignazio «volendo inaugurare degnamente la sua nuova vita militare, vegliò tutta una notte in armi all’altare della Vergine; e poco dopo, ritiratosi nella grotta di Manresa, ammaestrato dalla stessa Madre di Dio nell’arte di combattere le battaglie del Signore, ricevette come dalle mani di Lei quel perfetto codice di leggi (perché così con tutta verità possiamo chiamarlo) di cui deve far uso ogni buon soldato di Gesù Cristo. 
Alludiamo agli Esercizi spirituali, dal cielo - secondo la tradizione - dati a sant’Ignazio; non quasi che si debbano disprezzare altri metodi di esercizi da altri usati; ma in quelli che si compiono secondo il metodo ignaziano, tutto il disegno è così sapientemente combinato, ogni parte è così strettamente connessa con l’altra, che ove non si resista alla grazia divina, rinnovano l’uomo, per così dire, radicalmente e lo rendono tutto sottomesso alla volontà divina».

- papa Pio XI - 

Lettera apostolica "Meditantibus nobis", 3 dicembre 1922



Anima di Cristo, santificami. 
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua dei costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Fra le tue piaghe ascondimi.
Non permettere ch'io mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi.
Nell'ora della morte chiamami.
E comanda che io venga a te.
Affinché ti lodi con i tuoi santi nei secoli eterni.
Così sia.

- Preghiera di Sant' Ignazio -



Accogli Signore la mia totale libertà. 
Ricevi la memoria, l’intelligenza, la volontà. 
Quanto ho e possiedo, mi è stato donato da te. 
A te lo riconsegno, a te lo affido. 
Guidami secondo la tua volontà. 
Regalami soltanto l’amore a te, Signore. 
Questo mi basta. 
Non ti chiedo altro. 


- Sant' Ignazio di Loyola - 



"Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica. Infatti noi crediamo che lo Spirito che ci governa e che guida le nostre anime alla salvezza è lo stesso in Cristo nostro Signore, lo sposo, e nella Chiesa sua sposa; poiché la nostra santa madre Chiesa è guidata e governata dallo stesso Spirito e signore nostro che diede i dieci comandamenti"

- Sant' Ignazio di Loyola - 

da: Esercizi Spirituali, tredicesima Regola per sentire con la Chiesa


Buona giornata a tutti. :-)

sabato 30 luglio 2016

Le domande grandi dei bambini - 1 La storia della salvezza ...

il blog di Costanza Miriano

Un catechismo per i bambini

DI AUTORI VARI

grandi domande
di padre Maurizio Botta
Ho la gioia sincera di  annunciarvi che a fine agosto sarà pubblicato dall’editrice ITACA il primo volume del Catechismo Ledomande grandi dei bambinidi don Andrea Lonardo e padre Maurizio Botta, pensato per i bambini dell’eta delle Prime Comunioni.Non sarà un catechismo ufficiale della diocesi di Roma, né dell’Ufficio Catechistico, perché è bene che ognuno sia libero di utilizzare i testi che ritiene più adatti. Ma abbiamo voluto scriverne uno Don Andrea Lonardo e io perché sentivamo che era importante farlo.Non vogliamo che i bambini siano trattati in maniera infantile e desideriamo che i catechisti siano più coscienti delle domande grandi che essi portano nel cuore. Domande alle quali dobbiamo rispondere.Desideriamo che si sia consapevoli del fatto che i nostri bambini vanno a scuola e che la catechesi non può non dialogare con ciò che essi studiano.Nel testo io mi rivolgo direttamente ai bambini, mentre Don Andrea  parla ai genitori perché avvertano che la Chiesa ha cura di loro. E’ un testo che nasce da decenni di esperienza sul campo di ore e ore di catechismo e dall’incontro con migliaia di catechisti di tutta Italia.L’immagine che vedete dovrebbe essere con ogni probabilità la copetina definitiva. Eravamo desiderosi e impazienti di condividerla subito con tutti voi perchè possiate raccontare di questo nuovo libro di catechismo per i bambini a catechisti, sacerdoti e genitori che potrebbero essere interessati.Buona estate a tutti voi.padre Maurizio Botta*** GUARDA ANCHE I VIDEO .

«Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore»?





bY leggoerifletto



Conosci la preghiera del cuore? - Padre Andrea Gasparino

Il cristiano vale quanto prega.
"Signore Gesù Cristo figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore."

Conosci la preghiera del cuore?
Sai che cos'è? Vuoi sperimentarla?
Chi la scopre, sperimenta una strada di preghiera che trasforma la vita.

Anzitutto...
Prima di tutto riconosci che la preghiera è dono e che hai sempre bisogno di imparare a pregare.
Ti sei già posto con realismo il problema?
Quando preghi se sei sincero, ti accorgi che è più il tempo che passi nelle distrazioni, del tempo che stai con il Signore.
Se sei sincero, capirai che la tua preghiera è parolaia, e non ti mette a contatto con Dio.
Se sei sincero, capirai che c'è tanta poca preghiera nella tua preghiera.
Certi rosari che la gente recita sono mucchi di foglie secche. Prova un po' dopo un rosario a farti la domanda: ma ho parlato con la Madonna? Che cosa le ho detto? Il Papa raccomanda il rosario ogni giorno, ma non intende certo il rosario parolaio che non lascia spazio alla riflessione e al contatto con la Vergine Santa.
Ti sei già accorto?
Hai già notato che quando preghi sei abituato a dare consigli a Dio, sei abituato a imporre la tua volontà a Dio e sei abituato a chiedere, chiedere, chiedere, sempre chiedere.
Questo è proprio preghiera? Hai già notato che ringrazi tanto poco? Sei immerso nei doni di Dio dal mattino alla sera e sei capace a passare anche un giorno intero senza mai dire un grazie sincero a Dio. Ti comporti con Dio come certi bambini maleducati che prendono e pretendono e non dicono mai grazie.
Sei anche capace a stare giorni e settimane senza un grazie sincero a Dio.
La preghiera parolaia scade facilmente nell'ipocrisia, perché chi vi è abituato si illude di pregare, invece non prega affatto.
L'abitudine alla preghiera parolaia è un male terribile che addormenta la coscienza e illude. L'abitudine alla preghiera parolaia si potrebbe chiamare il cancro della preghiera.
Dire basta!
E' urgente dire basta! E' urgente interrogarti: "ma io so pregare?" Se è parlare con Dio ed è ascoltare Dio, dopo la preghiera dovrei avere la sensazione di aver parlato con Lui, di aver comunicato con Lui. S. Agostino ha detto:
"Come può Dio ascoltarti se quando hai pregato non sai cosa gli hai detto?"
Una domanda
Ecco ora una domanda chiave, una domanda inquietante. Da tanti anni preghi, ma che cosa è cambiato nella tua vita?
La tua preghiera, sin qui, che cosa ti ha dato? Li conosci i tuoi difetti? Lavori intorno ai tuoi difetti? E' migliorata la tua vita spirituale? Sei cresciuto?
Se la preghiera è separata dalla vita è la prova che è una preghiera da poco, forse non è neppure preghiera, forse devi ricominciare tutto da capo…
Prova a farti alcune domande essenziali:
- Che cos'è pregare?
- Qual è l'anima della preghiera?
- Cosa posso fare per cominciare a pregare veramente?
Devi cioè introdurti nella preghiera vera, che noi chiamiamo preghiera del cuore.
Non pensare a niente di sentimentale, la preghiera del cuore è un cammino spirituale serio, ma che ti aprirà le porte della vita spirituale profonda, se tu avrai l'umiltà e il desiderio concreto di imparare...
La preghiera del cuore si potrebbe anche chiamare: preghiera di silenzio o preghiera contemplativa.
Ma insomma, cos'è la preghiera del cuore?
Per rispondere in modo adeguato vorrei spiegarti prima qual è la vetta della preghiera del cuore, ma naturalmente per arrivare alla vetta bisogna prendere delle abitudini nuove nella preghiera.
La vetta
Dunque la vetta della preghiera del cuore è la preghiera sanguinante del Getzemani:
"Padre, non la mia, ma la tua volontà sia fatta"
Crediamo che non ci sia una preghiera più grande di questa.
Ma per arrivare alla vetta bisogna camminare decisi nella preghiera del cuore e prendere abitudini nuove.
Abituati ogni giorno a dedicarvi un quarto d'ora (faresti bene a controllare il tempo con l'orologio) e impegnati:
- a rilassarti, sta seduto o sta in ginocchio, ma ben rilassato
- chiudi gli occhi
- concentra il tuo pensiero sulla presenza di Dio in te. Gesù ha detto: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,22).
- concentrati per esempio sulla presenza in te dello Spirito Santo, e scegli una parola da ripetere incessantemente come:
"Spirito Santo, aprimi all'amore"oppure "Spirito Santo, io ti amo" o semplicemente "Spirito Santo!"
Oppure, concentrati sulla presenza di Gesù in te e prega ripetendo, se credi:
"Gesù Salvatore, salvami" oppure "Gesù, io ti amo" o semplicemente "Gesù!"
Oppure concentrati sulla presenza del Padre in te e prega ripetendo, se credi:
"Padre mio, mi abbandono a te"
oppure "Padre, io ti amo" o semplicemente "Padre!"
- al termine del quarto d'ora di intimità con Dio, fatti questa domanda:
Signore, qual è la gioia che posso dare oggi a chi vive accanto a me?
Signore, qual è la tua volontà su di me, oggi?
Ecco, questo è l'allenamento alla preghiera del cuore.
La preghiera del cuore non deve mai trascurare la preghiera di ascolto.
E' la Parola di Dio la linfa vitale della preghiera cristiana. La preghiera del cuore è il momento culminante dell'ascolto. Ogni giorno prega il Vangelo della Liturgia del giorno collegandolo sempre alla tua vita concreta.
Da quel Vangelo trova una parola/messaggio che utilizzi per fare la preghiera del cuore rivolto al Padre, o al Figlio, o allo Spirito Santo, presenti in te.
Sii costante e toccherai con mano la potenza della preghiera del cuore sulla tua vita.


- Padre Andrea Gasparino -
Movim. Contempl. Mission. "P. De Foucauld"- Cuneo



Che cosa diremo di questa preghiera divina, l’invocazione del Salvatore: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore»?
È una preghiera, un voto, una confessione di fede la quale ci conferisce lo Spirito Santo e i doni divini, purifica il cuore e scaccia i demoni; è la dimora di Gesù Cristo in noi, una sorgente di riflessioni spirituali e di pensieri divini; è la remissione dei peccati, la guarigione dell’anima e del corpo, lo splendore ...della luce divina; è una fonte di misericordia celeste che effonde sugli umili la rivelazione e l’iniziazione ai misteri di Dio. È la nostra unica salvezza perché contiene il Nome salvifico del nostro Dio, il solo Nome sul quale possiamo contare, il Nome di Gesù Cristo, il Figlio di Dio: « Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale possiamo essere salvati », come ricorda Pietro (At 4,12).
Per questo tutti i credenti devono continuamente confessare questo Nome: sia per proclamare la nostra fede e testimoniare il nostro amore per il Signore Gesù Cristo, dal quale nulla deve mai separarci, sia inoltre a causa della grazia che ci viene dal suo nome, a motivo della remissione dei peccati, della guarigione, della santificazione, dell’illuminazione, e soprattutto a causa della salvezza che ci ottiene. Il santo Vangelo dice: « Questi segni sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio ». Questa è la fede! E il Vangelo aggiunge: «e perché, credendo, abbiate la vita nel suo Nome» (Gv 20,31). Questa è la salvezza e la vita!

- San Simeone di Tessalonica -

"Gesù non ha detto che il Padre dà lo Spirito a chi lo merita; ha detto che dà lo Spirito a chi lo chiede. Allora bisogna chiederlo con fede e con costanza"

 - padre Andrea Gasparino -


Buona giornata a tutti. :-)

SOLO L'AMORE E' LECITO

Il Vangelo del giorno

Sabato della XVII settimana del Tempo Ordinario

Abbazia di Müstair, affresco del martirio di San Giovanni Battista




αποφθεγμα Apoftegma

La grandezza di Giovanni, ciò che l’ha reso così grande fra tutti, 
è che ha aggiunto a tutte le virtù la più grande di tutte: l’umiltà. 
che infine abbia combattuto fino alla morte per la verità 
e che sia stato martire di Cristo prima della passione di lui, 
per esserne precursore  fin nel soggiorno dei morti.
L’umiltà l’ha portato a non farsi grande, anche se l’avrebbe potuto… 
Infatti il fedele “amico dello Sposo”, 
che amava il suo Signore più di se stesso, 
desiderava “diminuire” perché lui crescesse.  
Il suo impegno era aumentare la gloria di Cristo facendosi lui più piccolo, 
così da testimoniare col suo comportamento quanto dice l’apostolo Paolo: 
“Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore”.

Beato Guerrico d'Igny






QUI IL FILE MP3 AUDIO DA SCARICARE 







L'ANNUNCIO

Dal Vangelo secondo Matteo 14,1-12.
In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. 
Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui». 
Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. 
Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla!». 
Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta. 
Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode 
che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. 
Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». 
Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data 
e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. 
La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre. 
I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.




SOLO L'AMORE E' LECITO




"Non ti è lecito" gridava Giovanni Battista, e non per un rigido legalismo, ma perché sei creato per essere libero, felice, e non ti è lecito andare contro natura, il peccato non si addice all'uomo, genera la morte, sempre. Le parole di Giovanni illuminano Erode, sono dirette al fondo del suo cuore, laddove è deposto il seme della verità, del bene, della giustizia. Sono parole capaci di riportare alla luce quel frammento di umanità che, seppure sepolto da una montagna di menzogne, alberga nel cuore di ogni uomo. Erode si era infilato in una strada senza ritorno, condannandosi ad una vita sterile, chiusa nell'egoismo. Una vita infelice: "Se uno prende la moglie del fratello è una impurità, egli ha scoperto la nudità del fratello; non avranno figli" (cfr. Lv. 18,16 e 20,21). La concupiscenza lo aveva accecato per trasformarlo in oggetto della maledizione più grande, quella di non avere figli; non vi era cosa più disonorante che scendere nella tomba senza una discendenza, perché era il segno di una vita senza frutto, scivolata via senza amore, senza consistenza, una vita in fumo. Quante volte ci ritroviamo, come Erode, preda di passioni ed entusiasmi che spengono lo sguardo in una fobia illusoria e annichiliscono ogni discernimento. I romanzi e i film e i tentacoli dei media e della cultura ci hanno lavato il cervello sino a farci credere che quando si muove qualcosa nel petto e ti prendono i crampi allo stomaco, allora è l'amore che bussa alla porta. I ragazzi vivono nell'illusione della grande passione, confusa con il grande amore. Non aspettano altro che il momento per lasciarsi andare. E allora ogni piccolo terremoto ormonale, comune del resto anche agli animali, è subito accolto con fasti e onori, come la visita di un imperatore. E si alimenta la passione come quando si monta la panna: la "quantità" è la stessa ma a forza di sbatterla aumenta di volume, e sembra crescere anche di peso. Così anche la passione è alimentata e fatta crescere a dismisura con messaggini e chat, e il telefono caldo 24 ore al giorno ogni giorno; la mente è rapita in un sogno che sembra realissimo, si accettano compromessi pur di non guardare in faccia la realtà e prendere le cose con calma; non si può accettare, infatti, che l'amore autentico abbia bisogno della testa e della ragione per imbrigliare la passione e consegnarla al sacrificio che la purifica e la trasforma in dono. I nostri figli non hanno compreso - anche e soprattutto perché nessuno glielo ha spiegato - che perdere la vita per Cristo non fa perdere la testa, mentre perdere la testa per un uomo o una donna fa perdere la vita. Ovvero, amare davvero sino a donarsi e perdere la vita non fa mai diventare irragionevoli e perdere la testa. Chi ama in Cristo e la sua ragione è illuminata dalla fede, è sempre lucido, anche quando "cede" alla follia di perdonare l'imperdonabile e caricarsi dei peccati altrui. La misericordia, infatti, non sarà mai frutto della passione. Al contrario, perdere la luce della ragione e del discernimento nello stordimento della passione e della concupiscenza, impedisce il donarsi senza riserve, perché la carne esige sempre il contraccambio, e la vita scivola via. Senza una Grazia speciale essa è incapace di consegnarsi gratuitamente all'altro, nel rispetto, nel sacrificio e nella pazienza. Ai nostri figli - come a noi del resto - non basta "temere" Giovanni Battista, ovvero ascoltare la Parola di Dio, essere nella Chiesa, neanche pregare. E' fondamentale che abbiano, nei momenti importanti, qualcuno che, come Giovanni Battista, vinto da quella che Papa Francesco chiama "l'inquietudine per la salvezza del fratello", è disposto a giocarsi la testa per loro: "L’inquietudine dell’amore spinge sempre ad andare incontro all’altro, senza aspettare che sia l’altro a manifestare il suo bisogno" (Papa Francesco). I figli hanno bisogno di padri che li amano così tanto e così gratuitamente da essere liberi per dire loro la verità: "non ti è lecito!", e non per nevrosi ma per amore. Padri e madri consapevoli che dicendo questo verranno forse decapitati dai propri figli... E non solo. Le mogli hanno bisogno di mariti come Giovanni Battista, liberi sino in fondo, che le tirino fuori da nevrosi e pensieri tristi e figli della menzogna, che generano complessi e paure; così come i mariti necessitano di mogli forti e sante che annuncino loro la verità, facendoli scendere dalla nuvola nella quale si nascondono, tra deliri di onnipotenza e infantilismi cronici, sindrome del quarantenne e ansie da prestazioni; anche una ragazza ha bisogno di un fidanzato che le parli con fede nella verità, rispettandola e custodendola per l'uomo che Dio ha pensato per lei, forse lui ma non si sa; così come un ragazzo non può restare legato a una fidanzata che, per paura, taccia la verità e, per non perderlo, lo lasci scatenare nelle pulsioni più basse. Una parrocchia e una comunità hanno bisogno di un pastore che ami "sino alla fine" le sue pecore, sino a perdere la testa e la vita per loro, perché nessuna resti nell'inganno del demonio, ma conosca la Verità e la verità le faccia libere per amare ed entrare nella Vita eterna. E così tra di fratelli di ogni comunità nella Chiesa, la verità innanzitutto, con dolcezza e carità. Così tra amici, senza spremute affettive che avvelenano. 


Tutti abbiamo bisogno di "martiri" che ci testimonino la Verità. Certo, per poter essere liberi e non temere di dire "non ti è lecito" è necessario, come Giovanni Battista, vivere nel deserto, ovvero aver tagliato con il mondo e i suoi criteri. Aver rinunciato al "potere" di Erode che si nutre della morte dell'altro; ogni potere, infatti, a casa, in ufficio e a scuola, sino ai palazzi de re e dei governanti, non può affermarsi se non uccidendo l'altro, per sentirsi vivo, per saziare la concupiscenza sempre più esigente, per non lasciar spazio ai nemici... Per essere liberi occorre dunque avere l'esperienza del deserto, dove conoscere Cristo che ha preso su di sé ogni nostro peccato, ogni parola e gesto illecito per distruggerlo nella sua misericordia; occorre imparare a vivere nella vita nuova che Dio fa sorgere dalla nostra morte. E saper lottare con Cristo nel deserto delle tentazioni, essere "martiri" con Lui, e sperimentare che l'uomo non vive di solo pane ma di ogni parola che esce dalla bocca del Padre; aver visto la propria debolezza amata da Dio, senza esigenze e moralismi; soprattutto, avere l'esperienza che quando Dio ha detto "non ti è lecito" non è stato per limitare, frustrare e togliere la la libertà come insinuato dal serpente ai progenitori, ma per amore; "non ti è lecito" è la verità che apre alla libertà, il cammino all'umiltà dei figli di un Padre buono che dà loro solo cose buone. "Non ti è lecito" buttare la tua vita perché "è lecito", sano e santo solo spenderla nell'amore. Ma Erode non può. Il rancore di Erodiade, alla quale aveva consegnato l'anima, lo trascina nell'abisso, perché l'accendersi di una passione spalanca sempre il passo a peccati più gravi. Erode ha soffocato la ragione nella carne, e quando la sua carne si adagia in un «banchetto» che ne sazia le voglie, seduto sulla propria anima, si ritrova sordo e cieco, perde la memoria delle parole del profeta, e promette e consegna la sua vita ad un'immagine effimera, il corpo seducente di una ragazza, che appare ai suoi occhi come l'albero dell'Eden, «buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza». Ed è morte, della Verità prima, della sua anima poi. Per questo, il Vangelo di oggi ci chiama a conversione, noi che spesso siamo come Erode. A guardare senza sconti la nostra vita, a lasciarci illuminare sui compromessi, sulle situazioni pericolose nelle quali ci troviamo, proprio dove non abbiamo forza e volontà per tagliare, voltare pagina e abbandonarci alla fedeltà di Dio. Quell'amicizia che ci insinua calunnie sugli altri, quell'affetto troppo corposo, che ha già messo il laccio al cuore e ci ha deposto sul piano inclinato che conduce al tradimento; quel rancore che arde, sordo, sotto la cenere del tempo che vorremmo capace di essiccare il peccato; quell'adulazione che risuona nelle nostre orecchie e ci pianta al centro di un universo che ci appare ogni giorno più ostile a tutto quanto facciamo e pensiamo. Per questo l'episodio di Erode ci invita a chiedere a Dio la grazia del cuore di Davide, pronto al pentimento, a rientrare in se stesso come il figliol prodigo, ad ascoltare la voce dei profeti che, con amore e fermezza, ci chiamano a conversione: ispirati da Dio, i pastori, i catechisti, i fratelli, i genitori, il coniuge, illuminano quanto, nella nostra vita, «non è lecito» ed è destinato a restare senza figli, svelando la parte di noi che, infeconda, appartiene alla terra ed è incapace di ereditare il Cielo. E obbediamo alla Chiesa per imparare la libertà di Giovanni, sino a perdere la testa per Cristo per mostrare al mondo che all'uomo "è lecito", è adeguato, solo l'amore autentico rivelato nella Croce.




Ratzinger, Giovanni Paolo II, Fausti. Patristica. Video, foto e approfondimenti su Macheronte, la fortezza dove ha subito il martirio Giovanni Battista


29 Luglio. Santa Marta

Il Vangelo del giorno.

29 Luglio. Santa Marta






αποφθεγμα Apoftegma

A te mi abbandono. - Gesù, non lasciarmi mai sola quando soffro! 
Tu conosci la mia assoluta nullità, conosci l'abisso della mia miseria. 
La mia debolezza è tanto grande, 
che non c'è davvero da stupirsi se io cadrò, lasciata sola. 
Sono impotente, mio Signore, e non so, da sola, comportarmi bene. 
In te confido, e a te m'abbandono!

Santa Faustina Kowalska













L'ANNUNCIO



Dal Vangelo secondo Luca 10,38-42

In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi.
Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».













MARTA E' SANTA PERCHE' CHIAMATA NELLA CHIESA A VIVERE NELLA FEDE DI MARIA


Una bella faccia tosta Marta. Si "fa avanti", e già si muove male... Tutto in lei è un "farsi avanti", mentre tutto in Maria è un farsi indietro, tanto indietro da "sedersi ai piedi di Gesù". E' il contrasto tra l'atteggiamento di chi si fa discepolo e quello di chi si fa maestro. Maria è discepola, Marta si crede maestra. E le accade come a Pietro, che va avanti a Gesù e gli si mette di traverso per farlo inciampare sul cammino verso la Croce. Anche Marta, "presa dai molti servizi", è schiava del pensiero mondano, sempre ispirato dal tentatore, “shatan”. Entrambi non accettano la propria storia, e cercano di tirare Gesù dalla propria parte, a seguire il proprio "pensiero" e dargli compimento. Ma Gesù non è il giudice che esigeva Marta, non è stato "accolto" nella sua casa per farle giustizia, per soddisfare la sua "cupidigia". Lui è lì per molto di più che aggiustare la sua vita. Luca descrive Marta come "una donna che aveva una sorella", nel senso che la sua vita dipendeva da quella relazione; ciò che la definiva era Maria, e, proprio per questo, dev'essere stata molto difficile la loro relazione. Sembra una scaramuccia come le tante che si incendiano anche nelle nostre case. Eppure nasconde un Vangelo, una Buona Notizia così importante da indurre Luca a scrivere l'episodio e a tramandarlo a ogni cristiano. Quanti di noi soffrono perché "hanno una sorella", o un fratello, o un padre, una madre, una moglie, un figlio che, come Maria per Marta, con la loro attitudine contestano la nostra? Tutti, nessuno escluso; anche il parroco soffre perché "ha un vice-parroco", una suora perché "ha una consorella"... Le relazioni sotto lo stesso tetto sono così importanti da assorbire il nostro cuore. Marta e Maria sono il paradigma di ogni famiglia, e da qui ha inizio tutto. Non a caso Gesù dice che "chi non odia suo padre, sua madre, i suoi fratelli, non può essere mio discepolo" come Maria. Marta era "presa" da qualcosa che l'aveva resa insofferente, ansiosa, alienata; e quindi gravida di giudizi, al punto di rivolgersi al Signore con la presunzione e l'orgoglio di essere nel giusto, ed esigere da Lui la giustizia che sembrava esserle dovuta. Un laccio affettivo l'aveva "presa" e la teneva schiava, come noi. "Presa", infatti, traduce il greco "perispao", che significa letteralmente "essere ansioso”, “vivere in una grande tensione", ma anche "essere distratto". La "diaconia" si era trasformata in un idolo nel quale cercava vita e gratificazione, il "servizio" l'aveva afferrata fin entro il suo intimo, inquinando i suoi "pensieri". Era ormai "distratta" dall'Ospite per il quale era indaffarata, allontanata dallo stesso motivo per cui era indaffarataIl cuore del Vangelo di oggi è nascosto qui: aveva invitato Gesù, accidenti, e ora quell'invito le era diventato pesante. Che cosa era successo? Era successo che la presenza di Gesù, il suo essere l'unico di cui davvero c'è bisogno, la parte buona e migliore della vita, aveva scatenato in lei i demoni che l'avevano "presa" al laccio della menzogna originale. Maria, la sua sorella, la carne della sua carne, era in quel momento divenuta lo specchio della parte migliore di lei stessa; in essa le era annunciata la chiamata e l'elezione che significava la visita di Gesù. Senza dire una parola, "seduta ai piedi di Gesù", Maria stava smascherando il suo uomo vecchio, che si corrompe dietro le passioni ingannatrici. Maria era la discepola che anche Marta era chiamata a diventare. Ma, di fronte a questo, "presa" dall'inganno del demonio, ella resisteva: l'uomo vecchio non accettava di essere rinnegato... E per questo giudicava Maria, perché, in fondo, come sempre accade quando giudichiamo un fratello, Marta stava giudicando e disprezzando se stessa; voleva giustizia da Gesù per giustificare la sua superficialità e durezza di cuore, e non soffrire il cammino della conversione. 




Attenzione però, perché un testo rabbinico del tempo affermava: “Questi sono i lavori che deve fare una donna per il marito: cucire, lavare, cucinare, allattare i bambini, pulire la casa e lavorare la lana...”. E Marta rappresenta proprio il ritratto della donna perfetta... Ora però non aveva più davanti lo sposo della carne, si profilava nella sua vita una nuova relazione, al di là della carne. Era davanti a Lei lo Sposo della sua anima, Colui che era venuto sino a casa sua per donarle l'autentica perfezione. Essa, infatti, non mira a un compimento esteriore della Legge, ma all'amore. E l'amore rivelato in Cristo non sa giudicare... Marta, invece, era ancora nella dimensione limitata della carne, e giunge in quel momento a giudicare addirittura Gesù; erano gli attacchi violenti del demonio che la inducevano a pensare male di Lui: "non ti curi" di me? Hai solo occhi per mia sorella? Non vedi che sto qui penando per accoglierti degnamente, come una perfetta donna della Scrittura, mentre mia sorella se ne sta "seduta" a non far niente? A che cosa le era servito il suo "servizio"? A nulla, anzi a qualcosa sì, a peccare. C'è in questo breve passaggio tutta la tensione e il dramma del parto battesimale: in Marta appare l'uomo della carne visitato da Cristo che lo chiama ad uscire da se stesso, a "sedersi" ai suoi piedi, ad accoglierlo come l'unico Sposo (i piedi, nella Scrittura, fanno anche riferimento agli organi sessuali, non vi scandalizzate). Marta è ancora "presa" dal pensiero del mondo, ma Gesù che ha attirato a sé sua sorella Maria, è come una bomba gettata in quel groviglio di passioni, gelosie, invidie e rancori che albergano nel suo cuore. Dal momento che vi è entrato il Signore, la sua casa - quelle mura nelle quali la carne l'ha fatta da padrona - è destinata a divenire una Chiesa, un'assemblea convocata dalla Parola di Dio, la comunità che ha sperimentato la risurrezione di Gesù, la celebra e la vive nell'amore e nell'unità. Ma Marta l'aveva accolto, e questo era l'importante. Su quel moto sincero e retto del suo cuore Gesù stava cominciando in lei l'opera che l'avrebbe trasformata in una discepola. Basta accogliere, non importa come, poi Gesù fa il resto... Anzi, è fondamentale quel passaggio dove si prende coscienza della propria realtà di peccatori. Il Signore, infatti, non sarebbe potuto scendere a Betania per risuscitare Lazzaro, se prima non vi ci si fosse recato come ospite per smascherare il cuore di Marta e chiamarla a conversione. Oggi la celebriamo come santa perché è stata visitata e amata così com'era, centrata su stessa, orgogliosa e superba. La sua santità che ha brillato nella stupenda professione di fede in Gesù e nella sua resurrezione fatta mentre il suo fratello Lazzaro era ancora morto, inizia qui, dallo svelamento della propria povera realtà (Betania significa "casa del povero"), e dalle parole profetiche di Gesù. Anche per Marta sarebbe arrivato il momento di rinnegare se stessa e di seguire il Signore, esattamente come accadde a Pietro. Anche Marta avrebbe smesso di "farsi avanti" per sedersi ad ascoltare la Parola di Gesù, ma doveva scendere i gradini dell'umiltà, e sperimentare che solo l'amore di Cristo sarebbe potuto scendere e amare la sua piccolezza. Così, anche a noi, che viviamo i nostri rapporti esattamente come Marta, è rivolto lo stesso annuncio: Maria, la Chiesa, la tua comunità concreta, ha scelto la "parte buona", non solo la migliore tra altre buone. Cammina con Maria allora, "cammina sedendoti" come un discepolo ad ascoltare l'unica Parola buona per la tua vita. Ascolta la predicazione della Chiesa, abbraccia la Parola come una sposa, stringiti a Cristo in ogni istante della tua vita, lascia che faccia di te carne della sua carne. Ascolta e vedrai crescere in te la fede sino a divenire adulta, e in essa saprai obbedire alla volontà di Dio, amando oltre te stesso. Coraggio Marta, coraggio a te e a me che, come lei, ci "preoccupiamo" delle cose del mondo e "ci agitiamo" per quello che ci sarà tolto! E' preparata per noi la novità di vita che ha reso libera Maria.



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