Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 31 maggio 2015

La guarigione di Chiara a Medjugorje.



Patti - Chiara e Mariano

«La portiamo a Medjugorje perchè là la Madonna appare ancora.»





Chiara è una ragazza di diciassette anni, come tante altre. Frequenta il liceo classico e vive nel vicentino. Vive!… perchè una brutta malattia voleva portarsela via. Con papà Mariano, mamma Patrizia ha raccontato la storia di Chiara, commuovendo tutti i presenti all’incontro di Monticello di Fara, domenica 23 settembre.
Si sono sposati giovani ed entrambi hanno avuto famiglie credenti, “seminando” in loro la fede cristiana. Ma questa fede “imposta” li ha allontanati da Dio: gli sembrava più un Padre severo, che amorevole. Nella nuova casa, appena sposati, Gesù non ha trovato posto. Volevano divertirsi, evadere da tutto ciò che fino allora gli veniva imposto.








Dopo Michela, la loro figlia più grande, hanno avuto Chiara, con alcune difficoltà fin dalla nascita. Ma neanche questo li aveva fatti tornare a Dio: nessun lutto in famiglia, nessuna malattia grave, tutto procedeva normalmente… apparentemente. Nel 2005 Chiara si ammala. La diagnosi è devastante: tumore all’ipofisi, disperazione più totale. Si sono ritrovati inginocchiati a pregare: quel seme in loro non era mai morto ed ora stava germogliando.
«Ci siamo sentiti spogliati di tutto, perchè nel momento del bisogno, le cose materiali non servono a nulla». Chiara viene ricoverata alla Città della Speranza di Padova, mentre loro si recano presso la Basilica di Sant’Antonio, a pregare e a piangere. La richiesta al Santo è esplicita: “facciamo cambio, prendi le nostre vite!”. Il Signore li ha accontentati, ma non secondo la loro idea. Un’amica gli ha fatto conoscere un diacono, che spesso organizza pellegrinaggi: «Perchè appena Chiara non si rimette in piedi, non la portiamo a Medjugorje?».«Perchè non a Lourdes?» gli domanda Patrizia. «No, la portiamo a Medjugorje perchè là la Madonna appare ancora.»
Nel loro “ritorno” a Dio, sono stati aiutati dal libro di Antonio Socci , “Mistero a Medjugorje”, che gli ha fatto comprendere cosa stava succedendo in quel paesino. Hanno scoperto i messaggi, particolarmente uno: “Cari figli! Aprite i vostri cuori a mio Figlio, perchè io intercedo per ognuno di voi” (più parti di diversi messaggi – ndr). Questa è stata la loro forza, la loro speranza. Hanno incominciato con la confessione, rendendosi conto che la loro vita era completamente sbagliata. Tutto quello fatto fino a quel momento, era sbagliato:

ora volevano cambiar vita.







Sono andati a Medjugorje a fine 2005. Hanno incontrato padre Jozo che ha imposto le mani su Chiara. Il 2 gennaio hanno assistito all’apparizione di Mirjana, nel capannone giallo dietro la chiesa. Chiara era nelle prime file. Una signora ha preso a cuore la loro situazione ed ha convinto padre Ljubo a far rimanere lì vicino la bambina. Dopo l’apparizione, Mirjana ha riferito alla signora, rimasta in contatto con Patrizia, che la Madonna aveva preso in braccio quella bambina.
Un mese dopo, il 2 febbraio, festa della Candelora, Chiara ha fatto una risonanza magnetica: la dottoressa, con i risultati in mano ed un grande sorriso esclamò: «Tutto è sparito, tutto è andato via!». Anche i capelli, che a causa della radio terapia non avrebbero dovuto più crescere, sono stati un segno tangibile della grazia di Dio: ora Chiara ha dei lunghi capelli folti. E il diacono commentando la cosa gli ha detto: «Ma secondo voi, la Madonna fa le cose a metà?»
«E’ cambiato tutto, le nostre vite sono cambiate» conclude Patrizia «Con l’aiuto dei messaggi che sono Vangelo, la Madonna ci ha portati a Gesù. Finalmente la nostra vita ha un senso. E’ una vita bella, da non confondere con una bella vita. Una vita piena di amore, di pace, di amici veri». Il vero miracolo, afferma Patrizia, è stata la conversione, «incontrare il volto di Dio, che Gesù ci racconta nel Vangelo». Ora il Padre Celeste non è più giudice, ma Padre amoroso.


 
Fonte: http://www.guardacon.me/]
Fonte :https://fermenticattolicivivi.wordpress.com/author/fermenticattolicivivi/page/56/
 http://www.adoramuste.net/la-guarigione-di-chiara-zoccante-a-medjugorje/



Da molti anno tutti i giovedì  nella chiesa parrocchiale a Montebello (VI)  alle 20,30 si celebra l'adorazione eucaristica.



Fonte: medjugorjetuttiigiorni.blogspot.com

 La guarigione di Chiara a Medjugorje







Dietrich Bonhoeffer - da: "La fragilità del male"...

La vittoria sul peccato e sulla morte - Dietrich Bonhoeffer

Durante la nostra vita non parliamo volentieri di vittoria: per noi è una parola troppo grande. Nel corso degli anni abbiamo subito troppe sconfitte. Troppi momenti di debolezza e colpe troppo gravi ce l’hanno preclusa. Tuttavia lo spirito che è dentro di noi vi anela, desidera il successo finale contro il male, contro il timore della morte. Nemmeno la parola di Dio ci promette che vinceremo il peccato e la morte, ma afferma con tutta la sua forza che qualcuno ha ottenuto questo risultato. Se lo considereremo nostro Signore, Egli vincerà anche noi. Non siamo noi a trionfare, ma Gesù. 
Noi oggi annunciamo e crediamo queste cose in contrasto con tutto quello che vediamo intorno, contro le tombe del nostro amore, contro la natura morente, contro tutto il dolore che la guerra ci sta portando.
Constatiamo che la morte si afferma, ma crediamo che il Messia l’abbia superata e lo testimoniamo. «La morte è stata inghiottita nella vittoria» (1Cor 15, 54). 
Egli è il vincitore. Resurrezione dei morti e vita eterna. 
La Sacra Scrittura riporta una sorta di canzone satirica dal tono trionfalistico: «Dov’è, o morte, la tua vittoria? 
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?» (1Cor 15, 55). 
Si vantano la morte e il peccato, incutendo timore all’uomo, come se fossero loro i signori del mondo, ma è solo apparenza. 
È da tempo che hanno perduto il loro potere: è il Salvatore che glielo ha sottratto. Da allora nessun essere umano che rimanga accanto a Lui deve temere questi oscuri padroni. Il pungiglione con cui la morte ci colpisce non ha più nessun potere. Ma allora, ci chiediamo, perché nella nostra vita non sembra che sia davvero così, perché vediamo così pochi segni di questa vittoria? Perché il peccato e la morte incombono su di noi? 
È la stessa domanda che Dio ci pone: io ho fatto tutto questo per voi e voi vivete come se non fosse accaduto! Vi sottomettete alla paura, come se poteste ancora farlo! Perché la vittoria non è visibile nella vostra esistenza? 
Perché non volete credere che Cristo è il vero e unico vincitore. 
La mancanza di fede è causa della vostra sconfitta.

- Dietrich Bonhoeffer -
da: "La fragilità del male", ed.Piemme
26 novembre 1939




La fede non è un’assicurazione kasko. Anzi, ciò che hanno sempre vissuto i cristiani – e ne sono testimoni recenti i fratelli cristiani dell’Egitto, dell’Etiopia, dell’Iraq, della Nigeria – è già stato predetto da Gesù: «Viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio». 
Eppure, in questa apparente fatalità, lo Spirito del Signore opera: l’assurda persecuzione diventa una significativa testimonianza, e l’odio subito diventa un martirio d’amore. 
Facile? Per niente! 
Proprio per questo Gesù ci dona il suo Spirito. 
Solo perché lo Spirito rende testimonianza di Gesù, noi possiamo essere suoi testimoni. Vieni Spirito Santo!

- Robert Cheaib -


Una foto unica scattata da Mehmet Gokygit in Turchia. Senza parole!



Preghiera del prigioniero 
Schaechen: 1944

Dio di speranza
nelle ore lente della loro attesa
veglia su loro inermi
dà loro la forza della Fede
per sopportare le umiliazioni
dà loro le armi della Fede
per vincere lo sconforto.

Dio d'amore
nei giorni grigi e del silenzio
della lontananza e delle voci care
veglia su loro
perchè la sofferenza
si elevi in preghiera
perchè la nostalgia
si tramuti in speranza.

Dio di carità
nella notte oscura
della loro prigionia
proteggi le loro famiglie
fa che nella Tua voce divina
esse sentano l'invocazione
della loro preghiera
ed il richiamo del loro amore.

Dio di salvezza
perchè hai dato agli uomini
con la Tua morte la vita eterna
fa rivivere nella Tua luce
i compagni loro
scesi nella fredda fossa
di terra straniera
e privi dell'ultimo bacio
dei loro Cari.

Dio di bontà
per l'esempio della Tua sacra Umanità
rendi loro ogni compagno fratello
e dà ad ognuno il conforto
d'un Cuore amico
per la sottomissione alla Tua volontà
sostieni in tutti
la purezza della coscienza
e la serena forza dello Spirito
e dà alle loro anime la salvezza.

Dio di misericordia
per le ferite della Tua fronte
coronate di spina
libera loro dalla cintura di ferro
che li rinserra
per il peso della Tua Croce
e per il Tuo martirio
fa che il loro sacrificio
abbia la grazia del Tuo premio.

Dio di resurrezione
per l'intercessione
del Santo dei santi
fa che in un'alba vicina
le Campane d'Italia
cantino a distesa la Tua Gloria nella Pace
fa che la Patria nostra
dalle rovine risorga
e dalle sofferenze patite
nasca la sua Redenzione.

Dio di giustizia
per il dolore che li percuote
accendi in noi
la fiamma della Speranza
per la tristezza che li assale
accresci in loro
la luce della Fede
e dà un nome di certezza
al nostro domani
nell'attesa fa che essi ascoltino
la Tua voce e saranno già
sulla via del ritorno

e così sia.




Buona giornata a tutti. :-) leggoerifletto

sabato 30 maggio 2015

Enzo Bianchi, Petrini e Moltmann - festivalbiblico.

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Festival biblico Enzo Bianchi, Petrini e Moltmann




modera: Antonio Sciortino (giornalista)
relatori: Enzo Bianchi (priore), Carlo Petrini (gastronomo e scrittore)

L’evento nasce dall’idea di confrontare una voce del mondo credente e una voce del mondo laico sul tema del cibo e del pasto consumato assieme. L’approfondimento biblico e spirituale consente di riconoscere il cibo come veicolo fondamentale di relazione, segnale per l’uomo, nel momento stesso della soddisfazione di un bisogno primario, della necessità di sollevarsi oltre. In questa dimensione l’incontro con l’altro diviene fondamentale, come ben indicano i passi biblici che definiscono la storia della salvezza proprio a partire da pasti consumati, insieme e per strada, di fretta o con calma, con personaggi familiari e misteriosi. Sul versante laico la riscoperta dei territori, dei cibi e dei sapori locali indica immediatamente il riferimento alla comunità, non semplicemente come ricerca dell’eccellenza culinaria ma soprattutto come ricerca di sintesi tra tradizione e innovazione.



modera: Roberto Tommasi (filosofo)
relatori: Jürgen Moltmann (teologo)

Nelle parole del più grande teologo dell’ecologia del secolo XX e XXI le sfide che un pensiero ecologico presenta per il pensiero cristiano, nel dialogo tra matrice protestante del teologo e tradizione cattolica e a confronto con il rinnovamento lanciato da papa Francesco, non casualmente portato avanti anche con un esplicito riferimento all’ecologia.

Solennità della Santissima Trinità. Anno B. “Immersi” nell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

Icona della SS Trinità scritta per mano di Maria Grazia Facchin


Andrej RublëvIcona della Trinità,1410 circa. Mosca, Galleria statale di Tret'jakov
L’icona della SS.Trinità è il capolavoro dell’iconografo Andrej Rublëv (1360-!430), il quale visse santamente come monaco e figlio spirituale di San Sergio Radonez. 
L’icona della SS.Trinità è stata definita “l’icona delle icone” nel 1551 dal Concilio dei Cento Capitoli. E’ un capolavoro di rara profondità teologica, di bellezza incomparabile e di finissima ricchezza di simboli.Rublëv l’ha scritta nel 1422 per la canonizzazione di Sergio di Radonez, fondatore del monastero dedicato alla SS. Trinità, dove Rublëv viveva.L’amore eterno e perfetto emanante dalla SS.Trinità fu oggetto di contemplazione e precetto d’attuare in ogni vita, base della edificazione sia della Chiesa, sia della persona, dello Stato, e della società. San Sergio vide l’immagine di questo amore incarnata nella forma canonica dell’apparizione dei tre angeli a Mamre (Genesi 18). Egli cercò di trasmettere in chi a lui si rivolgeva l’idea di diversità e di unità che il mistero promanava. Egli ha riunito così tutta la Russia della sua epoca attorno alla sua chiesa, attorno al nome di Dio, affinché gli uomini mediante la contemplazione della Santa Trinità vincano l’odiosa divisione del mondo e imparino a vivere sulla terraIl destino dell’uomo s’ impara in questa contemplazione, proprio come aveva pregato Gesù:Padre, dove sono io, voglio che siano pure coloro che mi hai dato” (Giov.17,24).Aveva già chiesto: “Padre che siano tutti uno, come noi, affinché il mondo creda” (Giov 17-21).Rublëv seppe rappresentare la sintesi del più grande mistero della nostra fede, rivelandoci l’unità e al tempo stesso la distinzione delle persone divine. In questa icona il cerchio (eternità, perfezione) si impone come motivo dominante di tutta la composizione. Nel cerchio stanno perfettamente le tre figure angeliche che stanno ad indicare l’amore perfetto, senza inizio e senza fine.
 continua

“Immersi” nell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo





Solennità della Santissima Trinità. Anno B. Commento audio  Don Antonello Iapicca 



DOMENICA DOPO PENTECOSTE  
SANTISSIMA TRINITÀ
Anno B - Solennità

Nella Solennità della Santissima Trinità, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù risorto appare su un monte ai suoi discepoli e dice: 
“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”.
 

Il Vangelo di oggi ci convoca sul monte, con gli undici discepoli, per ricevere dal Signore l’invio alla missione: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19-20). Ma prima di diventare testimoni per gli altri, è necessario che entriamo noi in contatto vivo, esistenziale con Dio, il Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Dio che Cristo ci ha rivelato non è un principio filosofico-teologico da credere, non è il Dio perfettissimo che dal suo freddo isolamento comanda precetti da osservare, non è neppure il “dio” di una religiosità messa a nostro servizio per uscire dai nostri fallimenti, dalle nostre incapacità o dalle nostre paure. Dio è un mistero di relazione, di comunione: un’infinita relazione d’amore, di amore vero, di amore che si dona totalmente. Noi siamo stati creati da questo amore e per amore, “siamo stati creati a immagine della comunione divina” (Evangelii Gaudium, 178), per godere di essa già sin d’ora, anticipata soprattutto nella gioia del banchetto fraterno, e poi per divenire commensali del banchetto eterno in cielo, rivestiti delle bianche vesti della grazia nuziale (cf Ap 7,14). Lasciamoci oggi immergere in questo mistero di comunione: lo Spirito Santo, vincolo d’amore tra Padre e Figlio”, unisca anche noi nello stesso vincolo d’amore.
(Pasotti) continua  ...


Abbandoniamo la nostra vita all'autorità di Gesù.



Abbandoniamo la nostra vita all'autorità di Gesù




αποφθεγμα Apoftegma


Proprio perché Cristo ed il suo mistero d'amore 
è la verità delle cose,
l'umano ascolto del messaggio della fede 
è il risveglio della nostra memoria sepolta
e il dischiudersi delle forze della comprensione, 
che attendono in noi la luce della verità.


J. Ratzinger, Libertà e Verità



"Andarono di nuovo a Gerusalemme", perché era lì che Gesù avrebbe dovuto compiere "sino alla fine" la sua missione d'amore. E "si aggirava per il Tempio", come scrutando gli effetti dei gesti e delle parole con le quali aveva sconvolto quel luogo santo che, al tempo di Gesù, era diventato il centro economico e politico del paese, teatro di molti abusi. Certo quel giorno non dovevano proprio sentirsi tranquilli “i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani" che esercitavano sul popolo l'autorità religiosa, economica e politica. Gesù, ancor prima che gliela rivolgessero, li aveva inchiodati alla stessa domanda:"con quale autorità fate queste cose, lasciate cioè che il Tempio di Dio, invece di casa di preghiera per tutti i popoli, divenga una spelonca di ladri? Chi vi ha dato l'autorità per autorizzare i cambiavalute e i venditori di colombe a vendere e comperare nel Tempio, e per concedere di portare cose nel luogo santo, facendo della dimora di Dio un mercato?". In altre parole, "chi vi ha dato l'autorità per far soldi nel nome di Dio? E' questa l'autorità che voi dite venire direttamente da Dio? Così servite e fate rispettare la Torah, amministrate la giustizia e insegnate al popolo?". Uno tsunami di proporzioni mai viste si era abbattuto su di loro. Gesù li aveva smascherati, minando così le fondamenta della loro autorità presso il popolo.E questo si sa, crea sempre problemi. Chi, tra quanti detengono il "potere" e l' "autorità", è così libero da lasciarsi giudicare serenamente e, se colto in errore, ha il coraggio e l'umiltà di accettare il giudizio e cambiare? Eppure l'autorità è profondamente legata alla libertà. In greco, infatti, il termine "exousia" tradotto con "autorità" deriva da "exestin" - "ciò che è libero" - e significa "libertà incondizionata di azione". Ma sappiamo dalla tradizione biblica che ogni autorità viene da Dio.Gesù è l'uomo autenticamente libero, che, come profetizzato nel Libro della Sapienza,  "non si ritira" dinanzi a chi ha autorità sul popolo; "non ha soggezione della grandezza" dei sommi sacerdoti, degli scribi e degli anziani; Gesù è libero perché "viene dal Cielo", dal Padre, è suo Figlio, è Dio! Per questo "con terrore e rapidamente egli si erge contro" di loro, "ministri del suo regno che non hanno governato rettamente, né hanno osservato la legge, né si sono comportati secondo il volere di Dio, né hanno custodito santamente le cose sante". I capi avevano compreso bene il suo gesto, ma, gelosi della propria "autorità" avevano preventivamente rifiutato perfino l'ipotesi che Gesù fosse davvero quello che diceva e testimoniava di essere; "amavano infatti più la gloria degli uomini che quella di Dio" e per questo, aggrappati alla loro "autorità" per difenderla, erano incapaci di aprirsi umilmente alla conversione.Fratelli, anche oggi Gesù "si aggira" nel Tempio di Dio che siamo ciascuno di noi. Scruta la sua Chiesa, la nostra comunità, la nostra famiglia, il nostro cuore che scelto per manifestare al mondo la sua santità. Viene cioè, con amore, a vedere l'effetto delle sue parole e dei suoi gesti nella nostra vita. Ti sei convertito accogliendo la sua autorità, oppure ti sei chiuso difendendo gelosamente quella che presumi di avere sulla tua vita, la libertà cioè di fare quello che ti sembra giusto e conveniente, magari in nome di Dio e della sua Parola? Siamo realmente liberi al punto di sottometterci a Dio e alla sua volontà, oppure crediamo che l'autorità di Gesù ci condizioni? La risposta che ha offerto ai capi illumina anche noi. Ci mostra un fatto invitandoci a giudicarlo. Di fronte al "battesimo di Giovanni" dovevano prendere posizione, e si sono visti incapaci: “Non sappiamo”. Quel "non sapere" esprimeva l'infondatezza della loro autorità, quella di chi, cieco e sordo, pretende di essere guida di altri. Come spesso accade anche a noi, quando, stretti nei lacci della superbia tipica di chi si illude di sapere e non sa, tra mormorazioni e giudizi poniamo a Dio la stessa domanda: "con quale autorità fai queste cose nella mia vita?", mi lasci soffrire, non fai giustizia, permetti agli altri di umiliarmi… Quante domande e preghiere recano, celata, la stessa malizia dei capi del popolo. Ehi, io ho autorità su di me, sono libero, e mi sforzo di essere buono e onesto, allora perché sconvolgi la mia vita? Ma in fondo ci difendiamo sempre e giustifichiamo le ribellioni e il rifiuto di quello che non capiamo. Per questo oggi Gesù mette, con "il battesimo di Giovanni", davanti a noi anche la nostra storia. La Parola che abbiamo ricevuto, l'annuncio che ha mosso la nostra vita iniziando a cambiarla, i segni compiuti da Gesù, sono parte della nostra esperienza. Dobbiamo andare ai fatti che hanno compiuto nell'amore la Parola di Dio per crescere nella fede che si appoggia saldamente all'autorità di Cristo. Se “non sappiamo” riconoscere che tutto nella nostra storia “viene dal Cielo”, ma pensiamo che “venga dagli uomini”, significa che il demonio ci sta ingannando. Ma se ho sperimentato che Dio ha operato in mio favore perché mi ama e il mio destino è la felicità in Lui, allora Dio è libero di condurre la mia vita, ha l'autorità di purificare il mio cuore la mia mente smascherando i miei peccati per perdonarli come e quando vuole. Se il suo amore mi ha riscattato e se gli appartengo, allora l'unica e autentica libertà si esprime proprio nel lasciarmi amare, nel consegnare la mia vita alla sua “autorità”. Coraggio fratelli, "dagli uomini" vengono solo i peccati, che certo ci fanno soffrire, ma non hanno l'autorità, il potere e la libertà che ha Dio, perché possono essere assorbiti e dissolti nel suo amore. Mentre tutto quello che stiamo vivendo è immerso in un “battesimo che viene dal Cielo”, nella misericordia di Dio che ci trasforma ogni giorno per condurci alla vita eterna.


QUI IL COMMENTO APPROFONDITO

Il Vangelo del giorno.

venerdì 29 maggio 2015

Dalla maledizione dell'uomo vecchio senza frutti alla benedizione dell'uomo nuovo fecondo nel perdono.




Venerdì della VIII settimana del Tempo Ordinario



Commento audio



Dalla maledizione dell'uomo vecchio senza frutti 
alla benedizione dell'uomo nuovo fecondo nel perdono






αποφθεγμα Apoftegma

Solo uno sciocco e uno sfrontato
avrebbe l'ardire di presentarsi davanti al suo creatore con questa pretesa:
"lo non vengo qui a mendicare; ti amo disinteressatamente"

Clive Staples Lewis


Anche questa "mattina", mentre si sta dirigendo a Gerusalemme per compiere la sua missione, Gesù "ha fame", e cerca un albero capace di saziarlo. Ma il suo è un cibo che neanche i suoi discepoli conoscono, che è compiere l'opera che il Padre ha preparato per Lui. Ma "il fico" in cui si imbatte "non ha frutto". Nella Scrittura e nella Tradizione ebraica la fecondità del fico è un'immagine profetica di Israele che ha conosciuto e accolto il Messia, i cui figli "siederanno tranquilli sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà" (Mi 4,3b ). Il fico sterile allora designa l'infedeltà di Israele al suo Dio e alla Torah: "Essi hanno rigettato la parola del Signore... dal piccolo al grande, tutti commettono frode... non c'è più uva nella vigna né frutti sui fichi; anche le foglie sono avvizzite". Gesù dunque non cerca frutti qualunque, ma quelli fuori stagione di un'elezione che va oltre i limiti imposti dal corso della natura. Israele, infatti, aveva visto e sperimentato cose che nessun altro popolo aveva potuto vedere - come l'acqua che aveva tratto dalla roccia e il pane deposto nella rugiada del mattino - perché attraverso la sua esperienza testimoniasse la presenza di Dio tra le nazioni. Ma Israele si è ribellato e ha indurito il cuore chiudendosi nell'incredulità di fronte al potere di Dio, frustrando così la sua missione. Come noi, nei quali Dio, attraverso la Chiesa, ha deposto il seme del suo amore perché dia i frutti soprannaturali capaci di sfamare chi ci è accanto. Quando il Signore viene a cercarli "fuori stagione", nelle situazioni in cui ad esempio siamo chiamati ad amare il nemico, ci ribelliamo perché ci sentiamo traditi e trattati ingiustamente. Pensiamo che Dio pretenda da noi, invece di provvedere alla nostra vita cambiando le circostante a nostro favore. Ma ribellandoci all'ingiustizia rifiutiamo la primogenitura e ricopriamo la nostra vita di foglie, pura apparenza come la relazione con Dio corrotta dei ladri che avevano pervertito il Tempio. E Gesù non può far altro che "maledire", "dire male" a te e a me di quell'albero tutto foglie e niente frutti che è il nostro uomo vecchio.Ma coraggio fratelli, la maledizione di Gesù porta alla luce una realtà profonda, e spinge all'epilogo il processo di corruzione già iniziato nell'albero. Per puro amore Dio lascia e spesso spinge al limite le situazioni dove regna il peccato, e sembra che il demonio e il male abbiano la meglio. Ma è solo per "scacciare" il demonio che "vende e compera nel tempio" che siamo chiamati ad essere; per "rovesciare i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe" immagine del nostro cuore che cede ai compromessi affettivi con il prossimo, e così "impedire che si portino nel Tempio" le nostre preghiere incredule e idolatriche. Per questo la maledizione eterna che colpisce il fico senza frutti è oggi per noi una buona notizia! E' maledetto e seccato alle radici per l'eternità l'uomo vecchio che si corrompe e non può amare, perché la maledizione del fico è la porta alla benedizione di un albero nuovo, creato da Dio in Cristo, la vita nuova nella quale siamo chiamati a camminare per dare i frutti della fede adulta. E ciò si compie nel battesimo e in ogni sacramento che amministra la Chiesa, realizzando in noi l'opera di Dio compiuta da Cristo: Egli ha spinto la sua stessa vita sino a farsi "maledizione", la stessa inflitta al fico, per trasformarla in benedizione con la sua resurrezione, capovolgendo così la sorte di ogni uomo. Il Signore è venuto sulla terra per scendere nell'abisso della morte, giungere al fondo toccato dai peccatori per annunciare loro la Parola capace di risuscitarli. Nella Chiesa, infatti, Dio può fare di un drogato un sacerdote santo, può ricreare un matrimonio distrutto dal tradimento e dalla violenza, far apparire la vita nel grembo sterile di una donna che gettato la sua maternità nella pattumiera dell'egoismo per lunghi anni; può trasformare il peccatore più incallito in un'immagine cristallina del suo Figlio. Dio può "dire a questo monte", cioè a ogni superbo e orgoglioso: "Lèvati e gettati nel mare" e questi si immergerà nelle acque della misericordia per rinascere umile e capace di amare gratuitamente.Fratelli, siamo chiamati proprio a questo! A compiere in Cristo l'impossibile, a cambiare il corso della natura corrotta dal peccato! A "dire" cioè ad ogni albero" piantato in questa generazione di "gettarsi" nelle viscere misericordiose di Dio che sono nella Chiesa. "Per questo" Gesù ci dice oggi che "tutto quello che domanderemo nella preghiera, abbiamo fede di averlo ottenuto e ci sarà accordato". Non ti sei accorto che la "fame" di Gesù incarnato nei fratelli e in ogni persona che vive nel mondo, bussa ai rami della tua vita? Marito, moglie, figli, parenti, amici e colleghi, conoscenti e sconosciuti, vengono a cercare i frutti del "perdono" sulle tue braccia distese con Cristo sulla Croce! Il perdono, infatti, è proprio il "tutto" da domandare nella preghiera, perché i frutti che il prossimo ci "chiede" saranno sempre fuori stagione, fuori cioè dalla logica dell'affetto umano... Per questo abbiamo bisogno di crescere nella "fede" con la quale "chiedere" lo Spirito Santo che dia in noi i suoi "frutti" per sfamare chiunque si avvicini a noi, e fare della "casa" di Dio che è la sua Chiesa, "una casa di preghiera per tutte le genti", un luogo cioè dove conoscere il suo amore. Preghiamo allora, senza stancarci per crescere nella fede e nell'amore di Dio, per "perdonare chiunque abbia qualcosa contro di noi" perché "il Padre nostro che è nei cieli" continui a "perdonare i nostri peccati"; perché la maledizione destinata all'uomo vecchio è eterna, non dimentichiamolo, e chi rifiuta sino alla fine la benedizione dell'uomo nuovo nel perdono resta maledetto per sempre. Non è Dio a condannare, è l'uomo a chiamarsi fuori e frustrare la volontà misericordiosa di Dio! 


QUI IL COMMENTO COMPLETO E GLI APPROFONDIMENTI

Il Vangelo del giorno.