Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

venerdì 15 maggio 2015

Chiamati a partorire con Cristo.

Venerdì della VI settimana del Tempo di Pasqua





L'ANNUNCIO
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 16,20-23a.

In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà
 

Chiamati a partorire con Cristo

αποφθεγμα Apoftegma
È venuto il regno della vita 
ed è stato distrutto il dominio della morte. 
Una diversa generazione è apparsa, 
e una vita diversa e un diverso modo di vivere. 
La nostra natura ha subìto un cambiamento. 
Qual è questa generazione? 
Quella che non scaturisce dal sangue, 
né da volere di uomo, né da volere di carne, 
ma è stata creata da Dio.  

O confortante e splendida notizia! 
Colui che si è fatto per noi uomo, 
pur essendo l'unigenito Figlio di Dio, 
per renderci suoi fratelli, 
si presenta come uomo davanti al Padre, 
per portare con sé 
tutti coloro che gli sono congiunti. 

San Gregorio di Nissa, Discorsi sulla resurrezione























































La vita di un cristiano è come un "parto". La tua di oggi, di questo periodo forse doloroso e difficile, che non è mai fine a se stessa, perché partecipa del combattimento escatologico, della dura battaglia per la salvezza di ogni uomo descritta non a caso da S. Giovanni nell'Apocalisse proprio come un "parto". Carissimi, ci piaccia o no, esiste il peccato nel mondo, e il demonio non riposa un attimo. Per questo è necessario soffrire per dare alla luce una nuova creatura. Ricordate? Una delle conseguenze del peccato di Adamo ed Eva è stata proprio il "partorire con dolore". Ma, in Cristo morto e risorto, proprio questo dolore segna il riscatto di ogni dolore; entrando nel "parto" che ci attende ogni giorno partecipiamo del "parto" di Cristo sulla Croce, dal quale ciascuno di noi è rinato a vita nuova. Coraggio, anche oggi giungerà la "tua ora" nella quale dovrai partorire con dolore la nuova relazione d'amore e perdono con tuo marito o tua moglie. Non mancherà la "tua ora" nella quale sarai "afflitto" per generare di nuovo tuo figlio. Come? Esattamente come si partorisce, ovvero tagliando il legame morboso e carnale che hai con lui, "spingendolo" fuori di te per consegnarlo a Cristo e alla sua Chiesa! E ciò significa concretamente lasciarlo libero davvero, annunciandogli la Verità nella fede che "se chiederai al Padre nel Nome di Gesù" di salvare tuo figlio, "Egli te lo concederà". E "vedrai di nuovo" il Signore risorto e vivo in tuo figlio, come nel tuo matrimonio, nella relazione con tuo fratello o tua nuora, nel tuo fidanzamento, nella malattia, nello studio e nel lavoro. Se entreremo con Cristo nell'"ora" del "parto" preparata per noi potremo sperimentare la "gioia che nessuno potrà toglierci"; solo passando attraverso la Croce che suppone ogni relazione d'amore autentico potremo gustare l'unica gioia autentica e incorruttibile, perché segnata dal perdono che strappa dalla morte. Stai "piangendo rattristata"? Va bene, "piangi e rattristati", perché il "parto" prevede il dolore, e guai ai falsi profeti che affermano il contrario. La "gioia" vera, infatti, scaturisce sempre da un "dolore" altrettanto vero! Una madre deve "piangere" per un figlio caduto nella droga. Ma se è una madre che nella Chiesa ha sperimentato di essere stata "partorita con dolore" dalla Passione di Cristo, saprà vedere oltre le sue doglie di madre "afflitta". Soffrirà cioè senza perdere la pace e la fede perché ha la certezza che "la sua afflizione si cambierà in gioia". Lo ha sperimentato nella sua vita, gustando le primizie della gioia celeste che il mondo non conosce e che per questo "si rallegra" della sofferenza dei cristiani, pensando che sia il loro fallimento. 
Siamo, infatti, tutti "la gioia di Cristo", frutti del suo dolore crocifisso simile a quello di una donna in parto. Lui ci ha "visto di nuovo" dopo essere stato ucciso dai nostri peccati. Per questo siamo la sua gioia, il frutto benedetto del suo amore più forte dei nostri delitti. Siamo rinati per camminare in una vita nuova nella quale "l'amore di Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro" (2 Cor. 5, 14 ss.). Per questo, figli di un parto che ci ha dischiusi alla vita che non muore, gestiamo e soffriamo anche noi i dolori dello stesso parto, per dare alla luce la vita nella morte del mondo, amando gratuitamente: "Vorrei ricordare qui soltanto l'inizio dell'evangelizzazione nella vita di S. Paolo. Il successo della sua missione non fu frutto di una grande arte retorica o di prudenza pastorale; la fecondità fu legata alla sofferenza, alla comunione nella passione con Cristo. In tutti i periodi della storia si è sempre di nuovo verificata la parola di Tertulliano: È un seme il sangue dei martiri. Una madre non può dar la vita a un bambino senza sofferenza. Ogni parto esige sofferenza, è sofferenza, ed il divenire cristiano è un parto" (Joseph Ratzinger)Nel cammino della storia, i cristiani "non hanno più da chiedere nulla" perché sono già nati alla vita eterna. Vivono già le primizie del Regno di Dio, la gioia che, anche dentro il timore, la preoccupazione e il dolore del parto, non si spegne perché ogni dolore segna la via alla nascita di una nuova vita. E' stupendo fratelli: entrare ogni giorno nella "sala parto" che è la storia per "dare alla luce un uomo". Un "uomo" nell'"Ecce Homo", un uomo autentico e realizzato in Cristo. E quando accade, come ricordare le sofferenze con amarezza e disgusto? Impossibile. "Rallegrati" allora, perché proprio quando soffri per amore la tua vita si sta compiendo nella gioia.


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