Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

mercoledì 27 maggio 2015

Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!».


Giovedì della VIII settimana del Tempo Ordinario


La fede che mendica la vita vera


L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Marco 10,46-52.
E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. 




αποφθεγμα Apoftegma


Questo racconto, nell’essenzialità dei suoi passaggi,
evoca l’itinerario del catecumeno verso il sacramento del Battesimo,
che nella Chiesa antica era chiamato anche "Illuminazione".
La fede è un cammino di illuminazione:
parte dall’umiltà di riconoscersi bisognosi di salvezza
e giunge all’incontro personale con Cristo,
che chiama a seguirlo sulla via dell’amore.
Nei luoghi di antica evangelizzazione,
dove è diffuso il Battesimo dei bambini,
vengono proposte ai giovani e agli adulti 
esperienze di catechesi e di spiritualità
che permettono di percorrere un cammino di riscoperta della fede 
in modo maturo e consapevole,
per assumere poi un coerente impegno di testimonianza.
Quanto è importante il lavoro che 
i Pastori e i catechisti compiono in questo campo!
La riscoperta del valore del proprio Battesimo 
è alla base dell’impegno missionario di ogni cristiano,
perchè vediamo nel Vangelo che chi si lascia affascinare da Cristo
non può fare a meno di testimoniare la gioia di seguire le sue orme.
Proprio in forza del Battesimo, 
 possediamo una connaturale vocazione missionaria.


Benedetto XVI, Angelus del 29 ottobre 2006


Buongiorno "Bartimeo"... E questo il tuo nome oggi, no? Forse neanche ti sei accorto che è da una vita che la tua relazione matrimoniale è un grigio e infruttuoso mendicare uno spicciolo di stima e considerazione. Prova a scrutare il rapporto con il tuo fidanzato, e comincia a contare le volte che ti avvicini a lui allungando le mani per mendicare il suo affetto con le parole, gli sguardi, i compromessi, il detto e non detto, gli ammiccamenti, perfino con i regali e l'aiuto che gli offri, e il tuo corpo che per paura di perderlo non induci a far rispettare. Guardiamo al nostro modo d'essere preti, ai salti mortali di splendida carità, alle omelie e alle catechesi, e scopriremo quanto siamo abili ad elemosinare il prestigio e il successo pastorale che diano senso al nostro ministero. Sì fratelli, facciamo di tutto pur di ripararci dalla solitudine che, nel Vangelo, appare oggi sotto forma di "cecità". Un cieco, infatti, è isolato dagli altri perché non li vede ed è obbligato ad entrare in relazione con loro solo attraverso un triste mendicare. Come "Bartimeo", del quale S. Agostino, notando come Marco nomini anche suo padre Timeo, afferma: "Bartimeo, figlio di Timeo, era un personaggio decaduto da prosperità molto grande, e la sua condizione di miseria doveva essere universalmente nota e di pubblico dominio in quanto non era soltanto cieco ma un mendicante che sedeva lungo la strada". Cieco e decaduto dunque, come Sansone, il famoso personaggio dell'Antico Testamento. Nato da una donna sterile era un "nazireo", ovvero un consacrato a Dio chiamato a vivere seguendo rigidi precetti di vita, come quello di non tagliarsi i capelli, nei quali, proprio per questo, risiedeva la sua forza. Ma, irretito dal demonio, aveva peccato con i suoi occhi lasciandosi sedurre da Dalila, una donna pagana, immagine del mondo ostile a Dio e della vita secondo la carne. Per i rabbini Dalila è, secondo il significato del nome, colei che indebolisce, perché gli aveva fatto perdere le tre facoltà fondamentali di un uomo: il corpo, lo spirito e la volontà. Troppo sicuro di sé Sansone non resiste alla concupiscenza, che lo conduce a svelare il segreto della sua forza, a denudare cioè la propria anima e consegnare le perle ai porci, la primogenitura che lo rendeva illuminato e forte come un "piccolo sole" (è il significato del nome Sansone). Per questo, dopo avergli tagliato i capelli, i pagani lo accecano; dicono i padri, che il demonio lo aveva accecato sull'amore di Dio e su quello dei fratelli gettandolo nella solitudine dell'incredulità. Sansone aveva guardato e desiderato le donne che gli erano proibite, pecca nel cuore e con la carne, e comincia a sperimentare l'incredulità, il glaucoma che brucia la retina del cuore dove Dio riflette il suo amore incarnato nella storia. Se il demonio riesce a offuscare l'evidenza inducendoci a dubitare, ci ritroveremo ogni giorno più ciechi, come, secondo i rabbini erano tanti gli “ebrei ai tempi dell’esilio”, quando “la malta cadde nei loro occhi e furono accecati” (Bamidbar Raba 7,1). Ci illudiamo di costruire la nostra storia senza accorgerci che quella che stiamo guardando non è più la vita reale pensata da Dio, perché gli eventi e le persone sono avvolti nella menzogna: la moglie è solo un'isterica, il marito un egoista inguaribile, i genitori dei fossili lontani anni luce dai problemi dei figli, i figli dei capricciosi imbelli, gli amici sono approfittatori, i colleghi subdoli nemici, e tutto sembra coalizzarsi contro di noi. Come Sansone, ci ritroviamo in mezzo ai pagani, costretti a far girare una macina, obbligati cioè a mendicare un frammento di affetto girando intorno a noi stessi per cercare di non morire.Eh così vero? Non riesci a liberarti da quella relazione morbosa perché non vedi l'amore di Dio nella tua vita e ti accontenti di un suo rancido surrogato. Sei gelosa di quella sorella dalla quale vorresti essere considerata come meriti - era tua amica, no? - e per questo elemosini un suo sguardo in mezzo a capricci infantili. Sì fratelli, abbiamo perduto la forza per vivere liberi e non soccombere dinanzi al mondo e alle sue lusinghe perché abbiamo perduto la nostra unica ricchezza, Cristo, dimenticandolo senza accorgercene. Ma coraggio, Gesù sta "passando "oggi "insieme ai discepoli" proprio accanto a te. Non ti giudicare, ascolta! Spera la salvezza, anche se come Bartimeo te ne stai prostrato nell'accidia della routine senza sperare nulla. Ascolta e lascia che la "Pasqua" di Gesù ti scuota dal torpore e dalla sorda disperazione per ridestare in te il seme incorruttibile seminato nel battesimo. Come accadde a Bartimeo, quell'Uomo che “passa” ridarà forza e dignità all'uomo che è in te. Nella Chiesa, infatti, Gesù scende nel cuore dove hai peccato per deporvi il suo amore capace di sciogliere le catene dell'incredulità perché, a poco a poco, tu possa “vederlo” nei fatti e nelle persone con gli occhi della fede. Per questo nel "grido" di Bartimeo appare già "la fede che lo salva". Tra i tanti, proprio lui era il più pronto ad incontrare Gesù. La storia lo aveva preparato, perché anche il tempo che sembra scorrere inutile e grigio, senza "vedere" soluzioni ai problemi, può essere il seno fecondo che prepara l'incontro con il Signore. Il tempo precedente ad oggi fratelli, è stato quello nel quale il seme della fede deposto dalla predicazione ha lavorato nell’ombra, preparando misteriosamente il miracolo della vista; ci ha reso consapevoli della nostra realtà, rivelando i peccati che si annidano nel cuore e si fanno "mantello" di orgoglio e superbia. Coraggio allora, anche oggi giunge al nostro cuore l'annuncio della Chiesa, con il santo trambusto delle sue famiglie che lottano e si perdonano, degli apostoli che fanno strada al Signore perché le onde benefiche della sua Pasqua lambiscano la morte di ogni generazione. Gridiamo “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”, come implorò Sansone. Gridiamo più forte di quanti vorrebbero far tacere l’embrione di fede che Lui ha smosso in noi. Che hai da fare di più importante? Ma se non gridi tutto ciò che fari resterà un triste mendicare. No, “grida” e “ferma” Gesù nella tua vita di ora. Passa per te, per “alzarti”, ovvero “risuscitarti” secondo il greco originale, e poterti così chiedere “che cosa vuoi da Lui”. “Coraggio” ti ripetono oggi gli Apostoli, “il Maestro ti chiama” ad incontrarlo nella comunità; “getta via il mantello” con cui ha creduto di difenderti, la superbia dei tuoi criteri, “balza in piedi” e corri da Lui per dirgli che non ce la fai più a mendicare nella solitudine, che vuoi “riavere la vista” chiara della fede adulta. Nella Chiesa Gesù prenderà in mano l’embrione di fede nel quale hai gridato e ti aprirà gli occhi, per "vedere" le sue orme nella storia e, con la forza che Dio diede nuovamente a Sansone, “seguirlo” nel suo cammino verso Gerusalemme, dove compiere sulla Croce con Lui la tua consacrazione, e così far giustizia dei Filistei, immagine dei demoni nemici dell'uomo.

QUI GLI APPROFONDIMENTI SUL VANGELO  SULLA PREGHIERA DEL CUORE

Il Vangelo del giorno

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