Mercoledì della VII settimana del Tempo di Pasqua
L'ANNUNCIO |
Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.
Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.
Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Consacrali nella verità. La tua parola è verità.
Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.
Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.
Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.
Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Consacrali nella verità. La tua parola è verità.
Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.
Commento audio
Diciamoci la verità, questo mondo non ci piace. Ne vorremmo un altro nel quale ci illudiamo che potremmo vivere felici; un mondo migliore dove poter essere cristiani migliori. Un mondo che assomigliasse al Paradiso, perché no? E' l'inganno tipico delle filosofie e delle ideologie che, avendo cancellato Dio, spengono nel materialismo e nell'immanentismo il desiderio di bene e di "gioia piena" che alberga nel cuore dell'uomo. L'ancor giovane teologo Joseph Ratzinger sintetizzava nel binomio "sapere-fare" la posizione di fronte alla realtà dell'uomo moderno che ha perso la fede: "la verità con cui l'uomo ha a che fare, non è la verità dell'essere, e neppure quella delle azioni da lui compiute. E' invece quella del cambiamento del mondo, della sua modellatura. Una verità insomma proiettata sul futuro e incarnata nell'azione". Per questo, nella realtà, ovvero la natura, - che non è più compresa come creazione - "non è il Creatore che si incontra prima di tutto, ma l'uomo incontra sempre se stesso", con la tragica conseguenza che “l'uomo attende la salvezza da se stesso e appare essere in grado di darsela". Ce n'è abbastanza per comprendere ciò che sta vivendo la società contemporanea, della quale, dobbiamo ammetterlo, siamo parte per nulla passiva. Non hai un figlio? Tranquilla, la scienza provvede. E così via, anche nella nostra vita di ogni giorno, nella quale cerchiamo di addomesticare e "modellare" la realtà per farne un piccolo paradiso personale. Un esempio? L'adorazione che riserviamo al corpo, alla salute e alla qualità della vita. Intendiamoci, fumare fa male eccome, ma questa demonizzazione del fumo che trasforma le persone e le istituzioni in inquisitori inflessibili che significa? Significa che nel nostro intimo più profondo abbiamo dimenticato Dio e chiediamo a una serie di regole di vita (spesso contraddette nel giro di pochi mesi perché indotte da interessi economici) la garanzia della salute, che ormai fa rima con immortalità. Non fumo, non bevo, niente grassi e quintali di verdure, e poi lo jogging e le sedute piallacellulite in palestra, vuoi che il cancro possa aggredirmi? Io le moltiplico le difese immunitarie, e tiè alla morte. Che poi se arriva qualcosa che le assomigli, tipo qualcuno che non sopporto, c'è sempre modo di svicolare, no? Non scandalizzatevi per favore, le cosiddette nuove grandi e piccole "conquiste civili" hanno nella stragrande maggioranza dei casi la firma dell'Anticristo che promette senza mai mantenere il paradiso in terra. Che meraviglia una casa senza odore di tabacco che ingiallisce le tende, proprio un angolo di paradiso vero? Niente da eccepire, ma il cuore, è pure lui un angolo di paradiso o una bettola maleodorante? Non sarà per caso che buttiamo l’ospite in balcone a fumare perché già da tempo abbiamo cancellato nel risentimento un collega? Sembra una buffonata, eppure questo piegarsi ideologicamente al “salutarmente corretto” sa tanto di ipocrisia, ed è la cifra della nostra balbettante ricerca di verità e assoluto che abbiamo perduto ingannati dall’ideale insinuatoci dal demonio.Lo Spirito Santo, infatti, avendo trovato dimora in Gesù di Nazaret, cerca la nostra carne e non un ideale nel quale è così facile nascondersi e mascherare i propri fallimenti. L'ideale è sempre spostato nel futuro, è concepito nelle idee proprie o altrui. Invece "Caro Cardo Salutis - La carne è cardine della salvezza” (Tertulliano). Con la nostra stessa carne Gesù si è incuneato attraverso la morte, l'ha vinta, è entrato nel Cielo, ci ha introdotti nell'intimità con il Padre: "Gli Angeli tremano, mentre vedono la rovesciata sorte dei mortali: pecca la carne, la Carne apporta la purificazione, la "carne di Dio" regna come Dio" (Inno Aeterne Rex altissime del Breviarium Romanum proprio dell’Ascensione). Gesù ha assunto la carne che pecca, ne ha fatto uno strumento per purificare il genere umano e la ha associata al suo trionfo, al punto di fare di essa, di questa nostra carne, la carne di Dio! Ecco il realismo di cui solo Dio e chi gli appartiene è capace: "Essi sono ancora nel mondo", quello reale di ieri come quello di oggi. Santa Teresa d’Avila, una delle mistiche più grandi, non a caso proclamata Dottore della Chiesa, lo aveva compreso bene: "Noi non siamo angeli, ma abbiamo un corpo. Volerla fare da angeli, mentre siamo sulla terra, è una vera pazzia”. Allora, siamo pazzi o no? Sì che lo siamo, perché stiamo lottando contro la realtà nostra e del mondo. Come? Pensando e agendo contro la nostra chiamata: vorremmo essere “del mondo” per cambiarlo e così smettere di essere “nel mondo”, in questo mondo. Ma succede che, nonostante tanti sforzi per “modellarlo”, il “mondo” continua a “odiarci” perché Gesù ci ha “dato la Parola del Padre” che ci ha scelti e chiamati a far parte della sua Chiesa. No fratelli, “non siamo del mondo, come Gesù non è del mondo”, e sta pregando anche ora perché il Padre ci “custodisca dal maligno”. Per questo non basta vietare di fumare nella propria casa per sentirci in paradiso, o seguire diete ferree e sottoporci a mille check-up per non ammalarci. Per questo, anche se nascondiamo per anni il volto di un amico che ci ha tradito o vinciamo una causa contro chi ci ha ingiustamente tolto il denaro che ci apparteneva non troviamo pace. Nella Chiesa infatti siamo "custoditi" e allevati perché si compia in noi il Discorso della Montagna, carta di identità di ogni cristiano. Qualcosa di esso abbiamo cominciato a sperimentare, e allora non stupiamoci se, anche travestiti con abiti mondani, “il mondo ci odia”; esso riconosce immediatamente quelli che non sono suoi. E’ inutile, se abbiamo gustato almeno una volta l’amore di Dio, ogni tentativo di vivere gli affetti, il lavoro, lo svago come i pagani fallirà miseramente. E questo vale anche per i nostri figli, se davvero abbiamo loro trasmesso la fede. Tra gli amici saranno comunque una goffa caricatura che alla fine si toglieranno stanchi di fingere. Gesù, infatti, ha “consacrato se stesso”, ha cioè offerto la sua vita, perché tu ed io fossimo “consacrati nella Verità”: "Secondo il Libro dell'Esodo la consacrazione sacerdotale dei figli di Aronne si compie mediante la vestizione con gli indumenti sacri e mediante l'unzione; nel rituale del giorno dell'Espiazione si parla anche di un bagno completo prima di indossare le vesti sacre. I discepoli di Gesù vengono santificati, consacrati «nella verità», che è il lavacro che li purifica, la veste e l'unzione di cui hanno bisogno. Questa «verità» purificatrice e santificatrice, in ultima analisi, è Cristo stesso. In Lui devono essere immersi, di Lui devono essere come «rivestiti», e così sono resi partecipi della sua consacrazione, del suo incarico sacerdotale, del suo sacrificio" (Benedetto XVI). Coraggio, come immergendoci di nuovo nelle acque del battesimo nel grembo della Chiesa, spogliamoci dell'inganno mondano e rivestiamoci della Verità che è l’amore rivelato in Cristo crocifisso. In Lui siamo chiamati ad offrirci anche noi, per far giustizia di ogni menzogna del diavolo che genera la divisione nel mondo. Per questo Gesù chiede al Padre di “custodire nel suo nome coloro che gli ha dato, perché siano una cosa sola, come loro". Nell’amore e nell’unità dei fratelli della comunità cristiana, infatti, si compie la “parola di Verità” del Padre che ci “invia nel mondo come ha inviato suo Figlio” a farsi carne per salvare ogni carne. Ci ha salvati, infatti, "quando era" con i primi apostoli preparando per noi la Chiesa che ci ha accolto; in essi ha "conservato" nell'amore anche noi perché camminando nel mondo non "perdessimo" la natura nuova ma lasciassimo perdere il figlio della perdizione, immagine dell'uomo vecchio. Tutto questo il Signore ci dice oggi perché "abbiamo in noi stessi la pienezza della sua gioia", la stessa assaporata alla fine della sua vita dal curato di campagna del celebre romanzo di Bernanos: "Non importa! E' finita. Quella specie di diffidenza che avevo di me, della mia persona si è dissipata, credo, per sempre. Questa lotta è giunta al suo termine. Non la capisco più. Sono riconciliato con me stesso, con questa povera spoglia. Odiarsi è più facile di quanto si creda. La grazia consiste nel dimenticarsi. Ma se in noi fosse morto ogni orgoglio, la grazia delle grazie sarebbe di amare umilmente noi stessi, allo stesso modo di qualunque altro membro sofferente di Gesù Cristo". Morendo, questo giovane prete che ha vissuto dentro di sé le tensioni e le contraddizioni della propria natura, ha sussurrato: "Che importa? Tutto è grazia". Per questo, Gesù non ci vuole “togliere dal mondo”, non prega cioè per strapparci alla realtà e alle sue contraddizioni ma perché in esse non temiamo e ci abbandoniamo alla sua fedele intercessione: "Lasciate che la carne faccia il suo ufficio. Rammentatevi quello che disse Gesù nella preghiera dell'orto: La mia carne è inferma, e ricordatevi quel suo sorprendente e doloroso sudore. Se, come lui stesso dice, era pure inferma la sua carne divina che non aveva peccati, come vorremmo che la nostra sia tanto forte da non sentir paura per le persecuzioni e i travagli che la minacciano? Non preoccupiamoci delle nostre paure né perdiamoci di animo per la nostra debolezza
(Santa Teresa D'Avila).
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