Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 25 marzo 2018

Shema Israele 🎶Catechesi 🎼Preconio Pasquale



Shemá Israel - Kiko Arguello Camino Neocatecumenal

Hermoso canto del Camino Neocatecumenal, arreglado por Kiko Arguello, fundador del mismo, todos los que estamos dentro de este caminar, queremos entrar en una vocación, entrar en conversión, conocer el amor de Dios

Shema Israele  


Venerdì della III settimana del Tempo di Quaresima III


COMMENTO:
Padre Antonello Iappica intinerante in Giappone 

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Dal Vangelo secondo Marco 12,28-34. 

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi».
Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

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SHEMA' ISRAEL, OVVERO ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO PER VIVERE LA VITA NUOVA IN CRISTO

La Pasqua si avvicina e la Chiesa oggi ci scruta chiedendoci: "vivi con sapienza?". La "saggezza" dell'uomo, infatti, consiste nel saper rispondere a una domanda, quella decisiva: "Qual'è il primo dei comandamenti?". La parola comandamento traduce diversi termini ebraici che indicano, tra l'altro, una parola che affida un incarico. Il comandamento è, dunque, una missione. La domanda che appare nel Vangelo allora, può significare: "Quale è la missione che mi è affidata?". Per rispondere dobbiamo andare all'incipit del Decalogo, le Dieci Parole di Vita vergate con il fuoco dell'amore divino e rivelate sul Sinai. Esse iniziano con la memoria di un'esperienza: la liberazione dall'Egitto. Lo stesso incipit dello Shemà, nel quale l'amore esclusivo a Dio e al prossimo scaturisce dall'esperienza dell'unicità di Dio: "Il Popolo ebraico attesta, compiendo il primo comandamento, che "solo il Signore suo Dio" può fare questo. Testimonia che ne è beneficiario. Accetta e decide, per quanto possibile, di assumere la liberazione dalla servitù del faraone. Vuole servire il solo Signore, rendergli culto, orientare tutte le sue forze, tutto il suo cuore, tutta la sua anima, tutto il suo tutto, a questo solo culto" (Marie Vidal, Un ebreo chiamato Gesù). Per questo lo Shemà è un annuncio, una profezia che sgorga da un memoriale, la rivelazione di un'identità: Ascolta Israele, il Signore è uno. La missione affidata a Israele prima e alla Chiesa poi, l'incarico che costituisce la vita di ciascuno di noi, rivela l'identità di Colui che incarica e affida la missione. Nella relazione di intima comunione tra Liberatore e liberato è gestato, nasce e si compie il comandamento più grande. Nel dialogo tra lo scriba e Gesù si legge in filigrana tutta la storia di Israele che, proprio in quel momento, trova pienezza e compimento. Per questo Gesù conclude congratulandosi con lo scriba dicendogli che non è lontano dal Regno di Dio: ascoltando le parole dello Shemà non pensa ad un impegno moralistico, ma rivede la sua vita salvata e condotta nella Terra Promessa, che diviene segno come quella del suo Popolo. Anche per noi risuonano in questa Quaresima le stesse parole, per ridestare in noi la memoria delle meraviglie compiute da Dio nella nostra vita, seno benedetto della missione che ci è affidata. Essa consiste proprio in ciò che la Quaresima significa, l'esodo dalla condizione servile alla libertà, dall'Egitto alla Terra Promessa, dalla morte alla vita, dal peccato all'amore totale e senza condizioni. Per questo al cuore della Quaresima vi è l'ascolto. In ebraico i termini "ascolto" e "obbedienza" coincidono: così, nella parola dello Shemà, l'ascolto si fa obbedienza, nella quale l'amore si rivela autentico e incorruttibile. Solo nell'obbedienza che si abbandona senza riserve all'amore di Cristo si compie il "comandamento più grande", il comandamento dell'uomo libero. Non esiste vita autentica dove non esiste libertà, perché non esiste amore laddove permane la schiavitù. Dove regna il faraone vi è disordine, (secondo l'etimologia del termine faraone), e l'uomo vive dissipato; cuore, anima e forze si combattono conducendo l'uomo a una schizofrenia interiore che lo distrugge. La sperimentiamo quando chiudiamo l'orecchio al fratello, al catechista, al presbitero, a Dio; e cominciamo a non raccapezzarci più, non capiamo la moglie, non riusciamo a perdonare il marito, al lavoro è una lotta senza pietà; lo stesso che accade ai figli quando non ascoltano e non obbediscono: nervosismo, insoddisfazione, la vita diventa come i pantaloni che indossano, sfilacciati eppure costosissimi. Apriamo allora l'orecchio in questo tempo di conversione e invitiamo tutti a farlo; molto meglio che discutere e polemizzare. Per perdonarci tra coniugi, per strappare i figli alla tristezza e ai peccati, mettiamoci all'ascolto della Parola, l'unica possibilità offerta all'uomo per essere libero davvero, affrancato dal potere del demonio: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". A chi consegnare se stessi se non a Gesù sul letto d'amore della Croce, dove Lui si è consegnato a noi? Dio infatti è "unico" perché il suo amore è l'unico che scende, con noi e in noi, nella sofferenza più profonda, nei dolori di un cancro, nelle angosce dei tradimenti e dei fallimenti, nei tormenti dei dubbi, in tutti gli istanti delle nostre vite. Lui è l'unico che ci ama così come siamo. Come dividere il nostro amore con idoli vani, inesistenti, incapaci di amare e di salvare? Non si tratta di un impegno e buona volontà, ma dell'amore a chi ci ha amato per primo, dal quale sgorga, naturalmente, l'amore al prossimo, il dono totale che giunge sino al nemico. Per questo lo Shemà è il "comandamento più importante", la roccia su cui erigere l'esistenza, la stabilità nell'instabilità, la certezza nella precarietà. Lo Shemà compiuto da Cristo crocifisso che ci attira a sé è il fondamento del matrimonio, del fidanzamento, dell'amicizia, del lavoro, della Chiesa stessa. Lo Shemà irrora di eternità tutto il transitorio della vita generando la libertà di amare in qualunque circostanza, senza illusioni, nella santa indifferenza che sbriciola ogni preteso assoluto che vorrebbe rubare mente, anima e corpo. Non vi è argomento di discussione, non vi è problema, difficoltà o sofferenza, non vi è precarietà, non vi è differenza e attrito, non vi è male che abbia ragione dell'amore che compie lo Shemà. Esso incarna il Cielo in ogni questione della terra, mette in fila le priorità e i valori, illumina le questioni più intricate. Lo Shemà è l'antidoto al fallimento dei rapporti: chi vive lo Shemà non dirà mai "non ti amo più, sono cambiati i miei sentimenti, non è più come prima", perché esso inchioda ogni relazione sul robusto Legno della Croce, il luogo della libertà che si fa dono, sia quel che sia, costi quel che costi. Lo Shemà è il sigillo della Grazia e dell'elezione a vivere sulla terra l'amore celeste, la missione affidata alla Chiesa e a ciascuno di noi. Se lo accogli e ascolti "non sei lontano dal Regno dei Cieli", e la Pasqua sarà per te l'esodo dalla terra al Cielo, dal peccato all'amore.

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KIKO -SHEMA' ISRAEL- AGLI EBREI DI GERUSALEMME.

SINFONIA ESEGUITA A GERUSALEMME 28-12-2011





Kiko Arguello: Invocare il Nome di Gesù.



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Pregare significa invocare il Nome di Gesù.


Condizione per la preghiera
La preghiera può trasformarsi per noi in condanna, ci può condannare invece di salvarci, come il fariseo che diceva: “Signore, grazie perché non sono come gli altri, perché faccio due ore di preghiera al giorno, digiuno, non faccio sesso, non bevo, non faccio questo e quest’altro…”, il signore detestò questa preghiera, mentre quella dell’altro, che era un ladrone, un pubblicano, traditore della patria, traditore politico, una canaglia, uno svergognato: si sarà fatto una casa al mare sulle spalle della gente rubando un poco sulle imposte (Roma diceva di pagare una certa somma per le tasse e lui esigeva un po’ di più), neanche aveva il coraggio di alzare gli occhi ma si batteva il petto lì al fondo e diceva: “Signore, Signore, abbi pietà di me che sono un peccatore, sii propizio a me, abbi compassione di me che sono una canaglia, uno svergognato, un peccatore”. La Scrittura dice che Dio ascoltò quella preghiera!

COME si prega

Ora andiamo tutti a pregare in silenzio. Non si prega camminando, non si prega fumando. Quando arriverete nella vostra stanza, chiudete la porta, mettetevi in ginocchio (cercate un luogo solitario), alzate le vostre mani al Signore e gridate: “Signore, abbi pietà di me!”. Chiamalo, guardalo con gli occhi dello spirito; io ho degli occhi che vedono il tetto, però il mio cuore ha altri occhi che vedono più in là del tetto e con il mio cuore dico: “Signore, tu mi stai vedendo. Abbi pietà di me che sono un peccatore, Signore, aiutami!”. Starete mezz’ora. Sono ora le 12.25, alla 1 e un quarto torneremo qui. Ora vi metterete in ginocchio, alzate le vostre mani e gridate al Signore… passate in rassegna i vostri nemici e perdonateli. Dopo nell’ abbraccio della pace, se avete qualcosa contro un fratello, dovete dirglielo, dovete chiedergli perdono. Questa mattina dobbiamo pulirci, fratelli, perché se no il Signore non ci ascolterà.

Ira..

Dice san Paolo che i cristiani discutono ma si perdonano, “Non tramonti il sole sulla vostra ira!”. Quando un cristiano non vuole perdonare fino al giorno dopo, ha peccato, ha dato occasione al demonio; forse vuole perdonarlo domani e non può… La moglie pensava di perdonare il marito all’indomani, ma il marito si è così tanto arrabbiato che si è alzato alle 5 del mattino ed è partito… e da 5 giorni non torna a casa. “Nell’ira non peccare”, dice la Scrittura. Vuol dire che se tu ti irriti non pecchi, però irritato puoi peccare. Cioè: una cosa è irritarsi, che è normale, che uno abbia uno scatto e gridi, questo non si può controllare, per questo non succede nulla. Ma quando torni lucido, quando è passato lo scatto, allora ritorni libero: vuoi continuare o cedi? Devi decidere tu. Se decidi di continuare, dai occasione al demonio e viene fuori un macello… E quello che tu pensavi sarebbe durato poco si trasforma in una cosa assurda: da 15 giorni non parli più con tua moglie e già non riesci a controllare le sue reazioni. Perciò dice san Paolo: “Se ti irriti, se hai un attacco d’ira, non peccare, stai attento, non dare occasione al demonio”, perché poi la cosa va a finire male e allora è inutile che piangi e dici “Io non volevo”. Già lo sapevi, il Signore ti aveva avvertito.

Chiamata, Elezione, Obbedienza

Per me Gesù Cristo è stato una salvezza. È una salvezza oggi. E’ l’unico luogo dove ho incontrato misericordia, dove ho capito che cosa è l’amore, qualcosa che non ho incontrato mai fuori di Lui. In Lui io posso vivere, senza di Lui la vita non mi interessa. Posso dire: “Per me il vivere è Cristo”, fuori di Gesù Cristo la vita non mi interessa, non mi interessa l’arte, non mi interessa niente, assolutamente niente. Senza di Lui la natura non ha nessun senso, gli uomini non hanno nessun senso, le comunità, il mondo. Io lo so perché ho sperimentato questo non senso e pensavo di suicidarmi; se non fosse apparso Lui che cosa mi sarebbe successo? La vita, tutto acquista il suo senso in Gesù Cristo, la natura, acquista un senso la sofferenza, acquista un senso la libertà. Anche le guerre acquistano un senso perché sono il prodotto del peccato degli uomini. L’esistenza della guerra ci fa vedere come Dio rispetta e ama gente tanto peccatrice come noi; per questo tutto, anche la tortura, al mostruosità, in Gesù Cristo acquista una grandezza immensa, tutto in Gesù Cristo diventa luminoso, inclusi i peccati più mostruosi che ci fanno vedere come Dio ci ama, come ci rispetta e ha misericordia di noi, come non ci distrugge. Tutto in Gesù Cristo acquista senso.
La preghiera è un incontro con Gesù Cristo risuscitato che è vivo, che vi ama tantissimo e che desidera manifestarsi a voi. Ora Lui vuole fare con voi un’opera ancora più profonda… Qualcuno mi dirà: “Mah! A me non ha fatto niente”. Ed io che cosa ti posso dire? Mi dispiace fratello. Io so che per me lo ha fatto ed anche per altri fratelli. Guarda quello: era peggio di te ed ora guardalo: con quello ha fatto meraviglie. Senza alcun dubbio sei stato chiamato, altrimenti non saresti qui. Però molti sono i chiamati e pochi gli eletti. L ‘elezione dipende dal Signore che costruisce in noi, che ci dona la fede sempre che da parte nostra ci sia un atteggiamento di obbedienza…
Forse tu non hai mai obbedito, forse di tutto questo non ti è mai importato nulla; forse hai vissuto il cristianesimo in una forma adultera e perversa, pensando solo a risolvere i tuoi problemi. Ossia hai fatto della religione una perversione, una idolatria di Gesù Cristo, come Israele sempre ha fatto con Dio nel deserto. Ricordateci di quell’uomo che si avvicina a Gesù Cristo con suo figlio epilettico e gli dice: “Abbi pietà di me, guarda mio figlio!”. Che cosa gli risponde Gesù? “Oh generazione perversa e incredula, fino a quando dovrò sopportarvi?”.
E’ interessante vedere perché Gesù dice così: “Generazione incredula e perversa”, sono le stesse parole che disse Dio contro Israele nel deserto. Che significano le parole “incredulo e perverso”? Significano una cosa tremenda: stare con l’atteggiamento di pensiero che Dio ha fatto male tutte le cose, le malattie, tutto; che la creazione che Dio ha fatto gli è riuscita male e allora si strumentalizza il Figlio contro il Padre per sanare tutte le cose che, secondo noi, vanno male.

Annuncio del Kerygma

Pregare significa invocare il Nome di Gesù.
At. 4, 10-12 dice: “La cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo di Israele: nel Nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha resuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi costruttori, è diventata la testata d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro Nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”.  Il Sinedrio si sorprende della testimonianza di questa gente senza cultura, perché il miracolo è potente, non potevano negarlo. Lì stava l’uomo che tutti conoscevano come un paralitico… con le ossa completamente sane.
Bene fratelli, questa mattina anche a voi annunceremo questo Kerygma. C’è qualcosa di impressionante: la fede viene attraverso questo Kerygma, dall’annuncio, dall’udito, dall’ascoltare. Qui dice molto chiaramente che Mosè aveva già annunciato: “Dio vi farà sorgere un profeta”. Sapete perché e quando Mosè dice questo? Perché Dio una volta si manifestò sul monte Sinai, apparve per salvare gli uomini. Si mostrò con potere su una montagna in mezzo al deserto a un popolo di schiavi e no ai ricchi, non ai re, non ai savi. Ha scelto uno dei popoli più oppressi della Terra, un popolo che era schiavo da 400 anni in un’epoca nella quale l’uomo non valeva niente, era peggio di una bestia, peggio di un cane. Dio per manifestarsi scelse questo popolo che aveva quasi completamente dimenticato il Dio dei suoi padri. Il vero Dio li ha strappati dalla schiavitù; qualcosa di mai visto: che un gruppo di poveri riesca a liberarsi dalla mano dei ricchi. E’ prodigiosa l’odissea di questo popolo che esce dall’Egitto, che scappa dalla mano dei potenti, che va nel deserto. E’ un popolo di disgraziati, di pezzenti e Dio lo ha eletto. Arrivati a metà del deserto Dio si manifesta a questo popolo sul monte Sinai, in mezzo ai tuoni, e il popolo rimane atterrito perché è evidente che l’alterità, il “totalmente altro”, provoca un  terrore mostruoso. Il popolo al sentire che lì c’era qualcosa di soprannaturale, immediatamente sperimenta questo sentimento di terrore. Dicono a Mosè: “Guarda, non vogliamo più questo; fai con noi quello che vuoi, però non appaia più Dio”. E’ preferibile la tortura, l’infermità, la morte che sperimentare di nuovo questo terrore (perché si tratta in effetti del terrore della morte in grado sommo, nel grado dell’alterità).
Non so se qualche uomo sulla terra ha sperimentato questo terrore, il terrore del “totalmente altro”. E’ un terrore simile a quello di un uomo che si trova in una stanza buia, sente una puntura e non sa se è stato un serpente o uno scorpione; non si può difendere perché non sa che cosa è stato. Sentirebbe un terrore così grande che potrebbe morire solo di paura. Il terrore lo provoca sempre ciò che è sconosciuto, per l’uomo non c’è maggior terrore che questo. Se l’uomo sa che chi lo attacca è un serpente o un altro uomo, se sa di che si tratta è diverso, perché può difendersi. Però quando si tratta di qualcosa di completamente sconosciuto è molto peggio.
Dico questo perché possiate capire un po’ perché il popolo dice a Mosè. “Non vogliamo che Dio torni a parlare a noi in questo modo, è preferibile che ci parli tu, è meglio che vai tu a parlare con Dio e che Lui ci parli attraverso di te, così non avremo paura”. Allora Dio, comprendendo che il popolo ha ragione perché i poveretti hanno avuto un terrore enorme, fa profetizzare Mosè: “Avete ragione, non tornerò a parlare così al popolo. Susciterò un profeta in mezzo a voi (riferendosi a Cristo). Voi ascolterete tutto quello che vi dirà; chi non ascolta questo profeta sarà estirpato di mezzo al popolo”.
Questo profeta sta qui e parlerà con voi, sta già parlando con voi questa mattina. Questo profeta è Gesù Cristo. Perché sarete estirpati dal popolo? Perché non ascoltate, perchè non obbedite. Dio non ha scelto una apparizione per manifestarsi agli uomini, sarebbe molto semplice. Immaginate un assassino e Gesù Cristo gli appare di notte: non tornerà più ad assassinare nessuno. Oppure un uomo che mena la moglie, la tortura: Dio appare a quest’uomo di notte e quello non commette più del male. Sarebbe stupendo, no? Gesù Cristo potrebbe apparire a qualcuno, correggerlo e si finirebbe con il male, con il dolore e con la sofferenza sulla terra. Fenomenale, no?
Perché Dio non fa così? Perché ha creato l’uomo libero e non vuole distruggere quello che ha fatto, perché Dio è l’unico Essere che non è fascista con l’uomo. Dio è l’unico che rispetta l’uomo così com’è, che lo lascia libero, permette che l’uomo nella sua libertà possa fare il male e peccare, anche sapendo che ogni peccato ricade sul più debole, lo mette al muro e lo uccide. Dio ha scelto come unico mezzo per salvare l’uomo la PREDICAZIONE, che un altro uomo gli parli. E forse si tratta di un uomo che puzza, che è brutto e cattivo, che sempre ti lascia un margine di dubbio. Io ti sto parlando oggi da parte di Dio, sto predicando e a te resta sempre un dubbio rispetto a me; se io non ti lasciassi questo margine di dubbio non sarei un buon catechista perché ti starei lavando il cervello. Se io facessi le cose sempre perfette, se facessi qualche miracolo di questi che tu pensi, nel fondo ruberei la tua libertà e farei di te un cretino che non ha capacità di pensare. Se io attraverso la predicazione ti obbligassi a pensare che questa è la verità, questo mezzo che Dio ha scelto non sarebbe buono.
Insisto su questo perché è qualcosa di molto importante. Vi sembrerà che ripeto sempre le stesse cose, però il fatto è che molti di voi vengono qui perché vi si lavi il cervello; avete sbagliato porta. Venite qui cercando la felicità ad un livello molto umano, a risolvere i vostri problemi. Il resto non vi interessa. Vi assicuro che esistono gruppi politici, fascisti o comunisti o del segno che sia, dove si lava il cervello molto bene alle persone e la gente è molto felice. Che credete? Pensate che un ufficiale o un giovane hitleriano non erano felici? Credete che le bande di fascisti che ci sono a Roma non sono felici? O che non sono felici le bande di estrema sinistra? Chi ha detto di no? Lavare il cervello significa annullare la capacità di autocritica su noi stessi. Se ti convincono che sei un santo, che sei perfetto e che la colpa di tutti i mali è degli altri (per esempio degli ebrei), non ragioni già più, non vedi più niente. Operi un miscuglio di ragione e sensazione, un polpettone tra intelligenza e sentimento e non ragioni più. Passi a vivere la vita ad un livello sentimentale totale, ad un livello che si chiama fanatismo. Allora cominci a vivere come in una continua estasi, come drogato; è la droga completa della fantasia, dell’intelligenza. Diventi fanatico e sei felice, non hai problemi.
Se diventiamo fanatici non siamo cristiani, perché ogni fanatico è una persona sminuita, non è libero; per questo l’unico vero è Gesù Cristo che fa sempre le cose senza annullare la tua libertà. Non annullare la tua libertà significa che non ti si dà mai la certezza totale, sempre ti resta un margine di dubbio, sempre ti resta la libertà di accogliere o di rifiutare. Esattamente questo è quello che tu NON vuoi perché a te piacerebbe che tutto fosse di colpo chiaro, che non ti rimanesse nessuna possibilità di opzione, perché quello che tu non vuoi è essere uomo, che significa essere libero, poter optare. Optare è molto molesto e provoca molta sofferenza.
Essere uomo significa optare, scegliere; però la libertà è optare tra bene e bene. Optare non è scegliere tra bene e male come molti pensano, questo sarebbe molto semplice ma non è così. Optare è scegliere tra un bene e un altro bene: il demonio mai ti presenta il male come male, perché allora mai lo sceglieremmo. Ti presenta invece il male come bene, ti presenta il peccato come un bene, come una possibilità di realizzarti, come una possibilità di ottenere sapienza: E’ vero che nel tuo interno capisci, intuisci che quello non è buono, però la forza della tua avidità è superiore; tu non puoi vivere con la tensione di rinunciare a qualcosa che ti si presenta come buona. E’ meglio provarlo, berlo, appurarlo; è meglio soddisfare il tuo desiderio.
Il male ti si presenta come un bene e l’uomo non sopporta il fatto di dovere tutti i giorni scegliere tra un bene e un altro bene, perché non vuole rinunciare a nessun bene, li vuole provare tutti. Dicono alcuni indù che il problema dell’uomo non è tanto che ha paura della morte, ma che ha paura di perdere qualche bene, ha il problema di dover lasciare le cose buone. L’avarizia, l’avidità di beni è un potere immenso dentro di noi; vogliamo godere tutto, abbiamo avarizia di tutto il buono.
Oggi sta parlando con te questo profeta a cui si riferisce la Parola. Se tu non lo ascolti morirai perché non ti è stata data altra possibilità di salvezza che questo Gesù di Nazareth, questo servo che è stato costituito Signore. Vedi come sempre appare la parola Servo. Anche solo per ignoranza tu sempre hai rifiutato questo servo, ma questo tipo di amore, questa attitudine che tu sempre hai rifiutato, Dio l’ha riscattata, lo ha risuscitato. Dicono gli apostoli: “Noi siamo testimoni che è vivo”. Anche io oggi sono testimone per te che Gesù Cristo è vivo. Come non essere testimone che è vivo? L’ho visto vivo, con potere nella mia vita e nella vita di altri. E’ la fede che nel Suo Nome quella che ha ristabilito e sanato un paralitico.
C’è qui qualche paralitico? Bene, io dico oggi che Gesù Cristo è vivo. La fede nel Nome di Gesù agisce proprio adesso mentre sto parlando. Quando viene a voi la Fede? Quando ascoltate la predicazione. Adesso, né prima né dopo, ora che state ascoltando. E che cosa state ascoltando? Io sto dicendo nel Nome di Gesù che Lui è vivo ora, che ha distrutto i tuoi peccati nella sua morte, che è risorto ed è seduto alla destra del Padre e che intercede per te ora. Credi questo? No? Bene, stai morendo, sei morto. Non lo credi? Ma ricordati bene che te l’ho detto, che il tuo sangue ricada su di te; perché io te lo dico: GESU’ CRISTO E’ ORA VIVO PER TE. LUI E’ MORTO PER I TUOI PECCATI PERCHE’ POSSA AVERE LA VITA IN LUI. Lui è morto, ha dato la Sua vita per te quando eri suo nemico. E’ morto, ha sofferto una morte ignominiosa, morte di malfattore, di peccatore, la morte che tu dovresti avere sofferto come paga della tua realtà. Lui ha sofferto per mostrarti l’amore che ha per te. Dio lo ha risorto. QUESTO AMORE CHE HA GESU’ CRISTO PER TE E’ LA VITA: OGGI TI VIENE OFFERTA.
Per questo ti dice oggi: “Pentiti e convertiti a questo amore” e tu sei libero di dire: “Non mi interessa”. Però guarda che te l’ho annunciato: Gesù Cristo è l’unica verità. Questo amore che Gesù ti ha mostrato nella croce è la vita per te oggi, non esiste un’altra vita: lo credi? Io sono un inviato da parte di Dio per dirti: convertiti, in questo amore è la vita. Rallegrati, fratello, perché Dio si è ricordato delle tue sofferenze, ha visto quanto soffri, ha visto i tuoi problemi e ha inviato noi per dirti: Convertiti, rallegrati, Dio ti ama! Dio vuole toglierti dal cerchio della morte, perché tu soffri perché sei chiuso dalla morte, perché hai la morte dentro, hai il peccato che agisce con potere dentro il tuo cuore. Non sei stato liberato dal potere del peccato. Gesù Cristo non è risorto dentro di te, non è vivo nel tuo interno. Te lo dico io: dentro di te regna il peccato e pertanto regna la morte. Per questo ti ammazza tua moglie quando non fa quello che vuoi tu. Per questo ti uccide la storia, le persone, i figli, tutto quello che non va come vuoi tu. Per te la vita sta nel peccato, in quello che il peccato ti comanda e ti dice di fare: per questo vivi in balia della concupiscenza.
Ti dico una cosa: tu stai in questa realtà, sei circondato dalla morte e con il peccato che regna dentro di te; e forse quando torni a casa ti investe una macchina e muori. Non dico questo per spaventarti, ma perché è possibile, perché è la verità, perché esiste questa possibilità per tutti noi.
Per questo ti dico: Convertiti! Io non so se vivrò domani, né tu lo puoi dire: questo nessuno lo sa e la morte è un fatto irreversibile; usciamo dalla vita e nessuno torna qui. Se pensiamo seriamente a questo il nostro cervello corre il pericolo di rompersi. Però è così, grazie a Dio! Perchè se questa vita fosse eterna, se dovessimo vivere sempre qui sarebbe mostruoso. Se condannassimo un uomo a non morire, piangerebbe, chiederebbe la morte, perché la via dell’uomo è stata creata per un’altra cosa; la vita dell’uomo è stata creata perché questo cristianesimo, che comincia ad essere seminato in noi come speranza, come un seme molto piccolo, possa trasformarsi in gloria, possa arrivare alla sua meta, possa sbocciare in quello che è veramente, perché questo nostro corpo possa trasformarsi in glorioso.
Fratelli, io vi annuncio che un Profeta è stato inviato in mezzo a voi: Gesù Risorto, presente e vivo nella Chiesa, che è venuto a voi e che oggi ci chiama a conversione. Pentitevi e convertitevi! Cambiate vita, perché Dio si è ricordato delle vostre iniquità e ha visto come il peccato è dentro di voi, i vostri peccati comandano sopra di voi. Tu con la tua ragione non puoi vincere il peccato. Cerca di vincere il peccato con la tua ragione, vediamo che succede. E’ inutile! Il peccato ha più forza di te; tu non hai vinto il peccato.
Per questo è stato necessario che Cristo desse la vita per te, perché tu possa essere liberato dal potere del peccato; se Cristo ha dato la vita è perché il peccato regna dentro di te, domina in te, ti vince prendendoti in giro e ridendo della tua croce, del sangue di Gesù Cristo. Il peccato ti domina, ti presenta una ragazza e tu soccombi! Ti presenta un piccolo avvenimento di morte, qualcuno che ti fa un’ingiustizia, che ti obbliga a fare qualcosa che non ti piace e tu soccombi!  Quando appare per un istante la morte, nel momento in cui appare la croce simbolo di morte, immediatamente ti riempi di tale paura che fai la volontà del demonio ossia dell’egoismo.
Allora cerchi di salvarti da questa morte vendendoti ai poteri che ti offre il demonio: denaro, successo, sesso, violenza. Ti chiedi: “Che devo fare per salvarmi da questa morte?”, e il demonio ti risponde rapidamente: violenza, denaro, vizio, cinema, sesso. “Io ti offro la possibilità – dice il demonio – di salvarti subito!”. E tu, anche se sai che quello che ti offre è una alienazione, non puoi evitarlo. Sei già preda del demonio, non puoi liberarti. Per questo una persona di fronte alla morte si vende ad un vizio, a un idolo: per esempio si rifugia nel gioco e ammazza la sua famiglia, distrugge sua moglie, perde tutti i soldi, porta la famiglia alla rovina; non può evitarlo.
Abbiamo proclamato che Dio ci ha mandato Gesù Cristo, Gesù risuscitato, per portarci la benedizione, perché ciascuno si converta dalle sue iniquità. Quando Gesù vede il tuo egoismo, non vede che tu sei cattivo in senso moralistico: vede che tu sei schiavo. Questo è molto importante: noi siamo schiavi, il mondo è schiavo di questa realtà, non possiamo fare nulla. E inoltre la schiavitù del peccato, la schiavitù dell’egoismo, comporta sempre una sofferenza per gli altri e Dio sente le sofferenze che i tuoi peccati provocano negli altri.
Per questo io vengo a dirti: convertiti a questo Gesù Cristo perché tu possa lasciare di fare il male, perché tu possa smettere di far soffrire gli altri. Se tu sei liberato dal potere dell’egoismo, finirai di far danno agli altri. Io dico che è possibile l’amore, sì, è possibile! E come è possibile? In Gesù. Però tu credi che Gesù è vivo oggi, è risorto e a vinto il peccato e la morte?
Comincia a pensare che forse non hai mai creduto nella nostra predicazione e che semplicemente stai approfittando delle cose umane di questo cammino: l’appoggio di un gruppo umano, amicizia, donne, un po’ di calore affettivo; questa è l’unica cosa che ti interessa; però il contenuto vero, quello che significa veramente questo cammino non ti importa assolutamente, per questo sarai cacciato fuori di qui. Mai hai ascoltato, mai hai creduto nella nostra predicazione, stai in questa carovana così, come uno in più. E senza dubbio tu hai una missione. Oggi il Signore ti dice: convertiti! Guardate che san Piero vi dice chiaramente che avete ammazzato il Giusto, avete detto: “Crocifiggilo!”, e avete chiesto la grazia per un assassino, Barabba. E’ così fratelli: tutti i giorni neghiamo Gesù Cristo e confessiamo che la vita ci viene da un assassino. Barabba è un tipo che crede nella politica, ossia vuole fare giustizia, vuole liberare il popolo oppresso. E’ uno zelota, un guerrigliero, un leader della liberazione contro i romani, aveva anche partecipato ad un assassinio per la causa.
Come dice san Pietro, la giustizia che fa l’uomo porta sempre con sé l’assassinio; questo è chiaro, perché sempre l’egoismo ammazza l’altro. Voi avete detto che Gesù è stupido, che questa attitudine, questo tipo di amore non serve. Per questo diciamo tutti i giorni: Barabba è quello che salva. Quando diciamo questo? Te lo dico io. Domani esci da qui: immagina che qualcuno, il tuo superiore, un prete, chiunque sia ti fa una ingiustizia, immagina per esempio che qualcuno ha mormorato di te, ha detto che sei un cretino, che ti stai alienando con la comunità, solo perché ti piace una ragazze o ti dice che te ne vai a letto con tutte. Ti dicono questo e tu sai che è falso, che non hanno diritto di dire questo di te perché non è vero. Se sei sposata, immagina che ti fa una ingiustizia tuo marito o tuo figlio che non viene in comunità. Come reagiamo noi?
Io ti dico quello che dice la Parola: questo atteggiamento di Gesù salva. Ciò significa che l’ingiustizia che ti fa il nemico devi assumerla, non resistere al male; lascia stare, lascia che il male ricada su di te. “Non resistere al male”. “Non opporre resistenza al malvagio”.
Dio ci presenta Gesù Cristo, questo amore di Gesù Cristo, come la salvezza del mondo e ci presenta anche Barabba. Ci dice Pilato: “Chi dei due volete?”. Questo è stato un simbolo immenso per tutta l’umanità. Volete questa attitudine dell’agnello, apparentemente assurda? Invece l’atteggiamento di Barabba sì: sperimenteranno i nostri pugni, tutti uniti.
E tu cosa fai di fronte a tua moglie, a tuo marito o a quell’amico? La stessa cosa: il pugno! Alziamo come bandiera la giustizia, al nostra giustizia. Lasciarsi ammazzare per i peccati dell’altro è assurdo, ci solleviamo e facciamo giustizia. Vediamo se si rende conto che quello che fa non si può fare, bisogna dargli una buona lezione. Se sei religioso, forse al refettorio qualcuno comincia a mettersi contro di te e tu gli lanci una frecciata e lo metti in ridicolo davanti a tutti, così impara! Se è la moglie o un figlio che ti fa una ingiustizia, quando tu entri a casa gli farai un’altra cosa; o se è tuo marito gli metti il muso uno, due, tre giorni perché si renda conto. Ossia tutti facciamo una violenza con la quale fermiamo l’altro; diciamo: “Molto bene, se è la guerra che vuoi, che sia!”. Allora, siccome sappiamo che anche l’altro è un vigliacco, ce ne approfittiamo e facciamo guerra per non lottare, perché l’altro ci lasci in pace e non ci faccia soffrire.
Bene, però è anche possibile che voi oggi riconosciate che questo Gesù crocifisso, questo atteggiamento è la verità (gli apostoli della Chiesa primitiva sempre presentano la croce; ancora oggi i copti, gli africani, debbono portare una croce), però una cosa è riconoscerlo e un’altra farlo. Che ci succede? Che ci riconosciamo impotenti. Ossia u ammetti che Gesù è la verità, però quando ti si presenta l’ingiustizia, fai giustizia con la tua propria mano.
Senza dubbio san Pietro dice: “Schiavi, sottomettetevi ai padroni ingiusti, perché questo è gradito a Dio; a questo siete stati chiamati, a soffrire l’ingiustizia”. E’ importante che voi cominciate a capire che a questo siete stati chiamati. Però come è possibile che il Signore ci chiami a questo se noi siamo impotenti ad assumere l’ingiustizia? Perché per assumere l’ingiustizia è necessario avere la Vita eterna, la vita di Gesù Cristo.
Per questo convertirsi significa credere che questa è la verità, questo: che Gesù è morto per i tuoi peccati e che è stato risuscitato per la tua giustificazione. Che ora è vivo e risuscitato per te, che è vivo qui nella Chiesa, che ha inviato noi come catechisti per chiamarvi a conversione e, invocando il Nome di Gesù, se tu credi che Gesù è vivo, potrai ricevere lo Spirito di Gesù, questo Spirito che ti dà la vita, questo Spirito che perdona i tuoi peccati.
Gesù, lasciandosi uccidere, solo con questo atteggiamento già ti mostra che ti perdona e che ti ama; però non solo con la sua morte, perché se Gesù ancora fosse morto, non sapremmo che ci ha perdonato. E’ la sua risurrezione che ci giustifica: Gesù è vivo. Dove? E’ vivo qui, ora, nella Chiesa; sta parlando con te. La Chiesa è il suo corpo, per questo nella confessione avete confessato Gesù Cristo vivo, qui nella Chiesa che ti ha perdonato, che ti ha detto: Io ti assolvo, io ti perdono, tu mi hai ucciso però io oggi sono vivo e ti perdono.
Tu credi veramente che Gesù Cristo è morto per i tuoi peccati e che è vivo, che Dio lo ha risorto per te? Allora invocalo, invoca il Suo Nome.
L’altro giorno ho avuto una esperienza enorme… Mi trovavo in una posizione della quale parla sempre la Scrittura: "Tu mi stringi alle spalle, mi attacchi di fronte", e non  c'è salvezza. Dice un midrash sulla Pasqua che Israele è come una colomba perseguitata da un falco che sta sul punto di prenderla; questo falco è l'Egitto. Quando non sa come scappare, perchè non c'è modo di scappare, trova un buco in una roccia per rifugiarsi e quando sta per mettersi nel buco per salvarsi, esce da lì un serpente (la morte). Allora, il falco sta per prenderla, il serpente esce dall'altra parte e non si sa come, appare Dio che salva la colomba!
L'altro giorno io ho fatto una esperienza simile... E' l'esperienza della fede. Dice la Scrittura: "Nessuno che invochi il Nome del Signore resterà confuso".
Invocatelo dal profondo del vostro cuore, se veramente non volete peccare. Se qualcuno si trova bene nel peccato, vi dico che il peccato ammazza Gesù Cristo, ammazza gli altri; se volete continuare nel peccato, se vi piace peccare, sappiate che il peccato ha ucciso l'Autore della vita e sta uccidendo te: stai uccidendo la vita dentro di te e stai uccidendo gli altri.
Convertirsi significa rinunciare al peccato e guardare Gesù Cristo che è vivo, al di sopra di ogni peccato come KYRIOS, come Signore di ogni potere, di ogni virtù e di ogni dominazione. Convertirsi è camminare nella sua luce, invocando il suo Nome. "Per la fede nel suo Nome - dice san Pietro - quest'uomo che era paralitico, è stato ristabilito, curato pienamente".
C'è una fede che corrisponde a te. Perchè resisti allo Spirito Santo? Lo Spirito Santo è dentro di te adesso, ti sta aiutando, ti sta chiamando. Perchè non lasci il peccato, perchè? Lascialo!
Guardate fratelli che se non lasciate il peccato, non potete essere iniziati alla preghiera: sarebbe una pantomima; ne avete già fatte tante nella vostra vita!
Lo dico a tutti: perdete la vostra vita questa mattina, perdete la vostra vita in Gesù Cristo. Impara a perdere la vita. Perdere la vita è la croce di Gesù Cristo: "Signore, si faccia la tua volontà". Io non so nulla di quello che sarà la mia vita domani, Tu mi marcherai la tua volontà nella storia, in quello che mi succederà. Questa è la mia esperienza: nelle baracche, per esempio, non capivo niente di quello che mi succedeva e me ne passavano di tutti i colori. Ogni giorno sembrava che dovessi morire perchè tutto mi superava ed io non potevo fare nulla: un ladrone, un drogato, uno che voleva ammazzare sua moglie, macelli enormi...Però non so come, sempre, quando sembrava che morivo, che tutto finiva, mi si apriva davanti una strada per scappare dalla morte, quasi in una maniera sorprendente.
Ora andate a pregare in silenzio, avete dalla Chiesa il potere di invocare il Nome di Gesù sui vostri peccati. "Signore Gesù abbi pietà di me! Signore Gesù, che vuoi che io faccia? Che vuoi da me?". Gridagli: "Tu sei vivo? Parla! Che vuoi da me? Signore Gesù,  abbi pietà di me che sono un peccatore". 

(Tratto da: Kiko Arguello e Carmen Hernandez, Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale, cfr. Statuto, art.2, 2°, Vol. V, "Iniziazione alla Preghiera").

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