Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

martedì 11 dicembre 2012

Da IL VANGELO DEL GIORNO di oggi


La tenerezza di Dio

Da >>> Kairòs

Di seguito i testi del Messale di oggi, 
 11 dicembre, martedi della II settimana di Avvento, con un pensiero di meditazione.
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Martedì della II settimana di Avvento




Mt 18, 12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.


IL COMMENTO

Sono io. Si, quella pecora smarrita sono io. Per me il Signore ha percorso un cammino infinito, dal Cielo alla terra. E, sulla terra, sino a me. Alla mia vita, oggi. E com'è oggi la mia vita, quali sono i sentieri che sto percorrendo, quali pascoli vado cercando? Ho dimenticato la fonte d'acqua viva, come Esaù sono uscito dalla tenda per cercare da mangiare, seguendo gli istinti confusi così spesso con le intuizioni. Sono scappato, preso da un'irrefrenabile frenesia di cambiare foraggio, suvvia sempre lo stesso.... Ho smarrito il cammino vagando dietro ad altri compagni. Ho perso il pastore, la sua voce ormai lontana non può raggiungermi. E angoscia, e fame, e solitudine. Lacrime, sono precipitato in una valle di lacrime. Io. E il peccato mio tra le mani. Quel giudizio tagliente. Quella concupiscenza indomata. Quell'idolatria assassina. Io. Solo. Perduto.

Ma mentre me ne andavo sui passi del peccato il Signore era già alla mia ricerca. Si, proprio mentre saliva gagliarda la violenza dal mio cuore e seminavo di morte il mio cammino, Lui era sulle mie tracce. Amore infinito. Un fuoco d'amore ad attirarlo verso di me. "Se homo non peccasset, Filius hominis non venisset", così S. Agostino: "Se l'uomo non avesse peccato, il Figlio dell'uomo non sarebbe venuto". Il peccato. E il Salvatore. La scena del mondo, del mio mondo e della storia di ciascuno è nella verità di entrambi. E' vero il mio peccato. E' vero il Salvatore. E' vero il Suo amore. Anche se fossi l'unico peccatore di questa terra e della storia.

Per me ha dato la Sua vita. Vera. Per me ogni goccia del Suo sangue. Per me l'umiliazione, la passione, la croce. Lui per me. Ha lasciato tutto e si è gettato sulle mie tracce, mi ha desiderato. Ardentemente. Il Suo amore era già accanto a me, lì dov'è abbondato il peccato. Ed è sovrabbondata la Grazia. E con essa la Gioia. Stretto dal Suo abbraccio finalmente salvo. Libero. Che gioia rivedere il Signore. Come Pietro sulle sponde del Mare di Galilea, come quella sera di Pasqua con i suoi compagni impauriti e nascosti nel cenacolo. Anche loro perduti. Come i due compagni di Emmaus sulla strada del ritorno, deluso, alla solita vita. All'immenso sconforto d'una speranza svanita, perduti anche loro nei loro pensieri. E lì, nello sconforto, nella valle di lacrime che è tutta la nostra vita, lì vibra il cuore di gioia purissima. L'incontro di due così diversi eppure fatti l'uno per l'altro. "Ossa delle mie ossa, carne della mia carne", sono queste le parole del Pastore al ritrovare la Sua amata smarrita.

"Mia colomba, mia perfetta", la mia anima, perduta e ritrovata, la Sposa amata del Cantico dei Cantici. Sì, sei Tu Signore che mi cerchi da dietro la grata dei miei segreti, sei tu che balzi al mio incontro, sei tu che guardi dalla finestra in ascolto della mia voce, sei tu che bussi al mio cuore. Oggi, con questa soffrenza, con questa angoscia, con questa insoddisfazione, con questa Croce. Sei Tu che mi ami nei minuti di questa mia vita, sei Tu che mi cerchi, la Tua sete di me accende in me la mia sete di Te.

Essere trovato in Te, ecco la Vita, ecco la gioia. Nessuna condanna, è svelato l'inganno d'una vita sperduta. La Tua gioia invade il mio cuore. E' passata, anche oggi è svanita la paura della morte che già m'afferrava la gola, sei Tu Signore ed io sulle Tue spalle, ferito, piagato, ma salvo. Nessuno, ma proprio nessuno dei piccoli andrà perso. Nessuno di noi. Anche oggi il cuore è in attesa, Lui è alle porte, la salvezza è vicina. Apriamogli senza paura.



Evangelio según San Mateo 18,12-14.

¿Qué les parece? Si un hombre tiene cien ovejas, y una de ellas se pierde, ¿no deja las noventa y nueve restantes en la montaña, para ir a buscar la que se extravió?
Y si llega a encontrarla, les aseguro que se alegrará más por ella que por las noventa y nueve que no se extraviaron.
De la misma manera, el Padre que está en el cielo no quiere que se pierda ni uno solo de estos pequeños.




COMENTARIO

Soy yo. Sì, aquella oveja extraviada soy yo. Por mí el Señor ha recorrido un camino infinito, del Cielo a la tierra. Y, sobre la tierra, hasta a mí. A mi vida, hoy. ¿Y como es hoy mi vida, cuales son las sendas que estoy recorriendo, cuales pastoreas voy buscando? ¿Acaso he olvidado el manantial de agua viva, como Esaù ha salido de la tienda para buscar que comer, siguiendo a menudo las pasiones confusas con las intuiciones del Espiritu? ¿He escapado, tomado por un irrefrenable frenesí de cambiar forraje, que ya soy arto, es siempre lo mismo....? ¿He perdido el camino errante detrás a otros compañeros? He perdido al pastor, y su voz ya lejana no puede alcanzarme. Y angustia y hambre y soledad. Lágrimas, he precipitado en un valle de lágrimas. Yo, y mi pecado en mis manos. Y aquel juicio cortante. Aquella concupiscencia indomada. Aquella idolatría asesina. Yo. Sólo. Perdido.

Pero. justo mientras estaba sobre los pasos del pecado, el Señor ya habia salido a mi búsqueda. Sì, justo mientras subiva gallarda la violencia de mi corazón y sembrava de muerte mi camino, Él estaba siguiendo mis huellas. Amor infinito. Un fuego de amor a atraerlo hacia mí. "Si homo no peccasset, Filius hominis no venisset", así S. Agostino: "Si el hombre no hubiera pecado, el Hijo del hombre no hubiera venido." El pecado y el Salvador. La escena del mundo, de mi mundo y de la historia de cada está en la verdad que constituie los dos: es verdadero mi pecado, es verdadero el Salvador. Es verdadero Su amor. Aunque fuera el único pecador de esta tierra y la historia.

Para mí ha entregado Su vida. Vera. Para mí cada gota de Su sangre. Para mí la humillación, la pasión, la cruz. Él para mí ha dejado todo y se ha lanzado sobre mis huellas, me ha deseado. Ardientemente. Su amor ya estuvo junto a mí, allí dónde ha abundado el pecado. Y la Grazia ha rebosado. Y con ella la alegría. Por fin, apretado por Su abrazo, salvado y libre. Qué alegría volver a ver al Señor! Cómo Pedro en las orillas del Mar de Galilea, como aquella tarde de Pascua con sus compañeros asustados y escondidos en el Cenáculo. También ellos perdidos. Como los dos compañeros de Emmaus sobre el camino de la vuelta, decepcionada, a la vida usual, al inmenso desaliento de una esperanza despistada, perdidos también ellos en sus pensamientos. Y allí, en el desaliento, en el valle de lágrimas que es toda nuestra vida, allí vibra el corazón de alegría refina. El encuentro de dos así diferentes sin embargo hechos uno por otro. "Huesos de mis huesos, carne de mi carne", son estas las palabras del Pastor al hallar a Su amada extraviada, las palabras del nuevo Adan a la nueva Eva.

"Mi paloma, mi perfecta", mi alma, perdida y hallada, la Novia querida del Cantar de los Cantares. Sí, eres Tú Señor que me rodeas de tras la rejilla de mis secretos, eres tú que brincas a mi encuentro, eres tú que te miras de la ventana en escucha de mi voz, eres tú que llamas a mi corazón. Hoy, con este sufrimiento, con esta angustia, con esta insatisfacción, con esta Cruz, eres Tú que me quieres en los minutos de mi vida, eres Tú que me rodeas, Tu sed de mí me enciende en mí mi sed de Ti.

Ser encontrado en Ti, he aquí la Vida, he aquí la alegría. Ninguna condena, es desvelado el engaño de una vida apartada. Tu alegría invade mi corazón. Se ha desvanecido el miedo de la muerte que me agarró la garganta, eres Tú Señor y yo sobre Tus hombros, herido, llagado, pero salvo. Ninguno de los pequeños será perdido. Nadie de nosotros. También hoy el corazón está en espera, Él está a la puerta, la salvación está cercana. Abrimoles sin miedo.







San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Discorso 1 per l'Avvento, 7-8
« Il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli»
«Ecco venire da lontano il nome del Signore» dice il profeta (Is 30,27). Chi potrebbe dubitarne? Era necessario in origine qualche cosa di grande perché la maestà di Dio si degnasse di scendere da un luogo così lontano in un soggiorno indegno di Lei. Sì, in effetti, c'era qualche cosa di grande: e si trattava della sua grande misericordia, della sua immensa compassione, della sua abbondante carità. Infatti, con quale scopo pensiamo che Cristo sia venuto? Lo scopriremo senza difficoltà poiché proprio le sue parole e opere ci svelano chiaramente il motivo della sua venuta. È venuto in fretta dalle montagne per cercare la centesima pecora che si era smarrita.

Egli è venuto per noi, perché le miseriordie del Signore apparissero con maggior evidenza, insieme ai suoi prodigi a favore degli uomini (Sal 106,8). Stupenda bontà di Dio, che ci cerca, e stupenda dignità dell'uomo che viene così ricercato! Se questi vuole vantarsene, può farlo senza follia, non perché sia qualche cosa in sé stesso, ma perché colui che lo ha creato l'ha fatto così grande. Infatti, tutte le ricchezze, tutti gli onori di questo mondo e quanto in esso possiamo desiderare, tutto questo è poca cosa, anzi è nulla in confronto a questa gloria: «Che è quest'uomo Signore, che tu ne fai tanto conto e a lui rivolgi la tua attenzione» (Gb 7,17).


San Bernardo (1091-1153, monje cisterciense y doctor de la Iglesia
Sermón 1 para el Adviento, 7-8
«Vuestro Padre del cielo, no quiere que se pierda ni uno de estos pequeños»
«He aquí que el nombre del Señor viene de lejos» dice el profeta (Is 30,27) ¿Quién lo podría dudar? Era necesario que en los orígenes ocurriera alguna cosa grande para que la majestad de Dios se dignara descender de tan lejos a un lugar tan indigno de ella. Sí, efectivamente, había una cosa grande: su misericordia, su inmensa compasión, su abundante caridad. En efecto ¿con qué finalidad creemos que Cristo vino? Lo sabremos sin gran esfuerzo puesto que sus propias palabras y sus mismas obras nos revelan claramente la razón de su venida. Vino apresuradamente desde los montes a buscar la centésima oveja extraviada.

Vino por nuestra causa a fin de que las misericordias del Señor, así como sus maravillas, aparezcan con más clara evidencia a la vista de los hijos de los hombres (Sl 106,8). ¡Admirable condescendencia de Dios que nos busca, y gran dignidad del hombre así buscado! Si éste quiere gloriarse de ello puede hacerlo sin aparecer un loco, no porque por sí mismo pueda ser alguna cosa, sino porque es quien lo ha creado que lo ha hecho tan grande. En efecto, todas las riquezas, toda la gloria de este mundo, y todo lo que de él se pueda desear, todo es muy poca cosa e incluso nada en comparación de ésta gloria de la que tratamos. «¿Qué es el hombre para que tanto de él te ocupes, para que pongas en él tu atención?» (Jb 7,17)

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