Maria raccomanda che la S. Bibbia sia posta in casa in un posto prominente e che sia letta ogni giorno. "Cari figli! In questo tempo in modo particolare vi invito: pregate col cuore. Figlioli, voi parlate tanto ma pregate poco. Leggete, meditate la Sacra Scrittura e le parole scritte in essa siano per voi vita. Io vi esorto e vi amo perché in Dio troviate la vostra pace e la gioia di vivere. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. Messaggio da Medjugorje a Marija del 25/02/12.
sabato 15 dicembre 2012
Da Il Vangelo del Giorno di oggi ...
Sabato della II settimana del Tempo di Avvento
Elia profeta
È scoprendo la grandezza dell’amore di Dio
che il nostro cuore viene scosso dall’orrore e dal peso del peccato
e comincia a temere di offendere Dio con il peccato
e di essere separato da lui.
Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1432
Mt 17,10-13
Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: “Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?”
Ed egli rispose: “Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.
Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro”.
Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.
IL COMMENTO
Sono molti i profeti inviati alla nostra vita. E li trattiamo come vogliamo. Elia è figura del precursore, di colui che prepara le strade a Gesù, profezia di Giovanni Battista. E il nucleo della sua predicazione è costituito da conversione e penitenza. Sì, Elia bussa ogni giorno alla nostra vita recando il volto delle persone che incontriamo, le più vicine, in famiglia innanzi tutto. La storia che viviamo, con i suoi eventi e le sue persone, incarna ogni giorno per noi le parole del Battista. La nostra vita è una chiamata a conversione. Ogni accadimento è una parola che ci invita ad aprire le porte a Cristo. A non temere e a lasciarci amare da Lui.
Come Pilato che, pur non essendo profeta, invitava la folla a scegliere tra Gesù e Barabba. E scelsero Barabba, la giustizia umana, la rivendicazione dei diritti, le proprie ragioni. Così, ogni giorno, il Signore ci interpella e una voce si alza tra le pieghe dei fatti e ci scuote come una lama che penetra sin nelle giunture più profonde. "Da che parte stai? A chi appartieni?" E' una domanda ineludibile: "Vedi, io oggi pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso” (Dt 30, 15s.). L'unica fuga è strozzare la parola, fare di essa e dei suoi messaggeri quel che vogliamo. Uccidere, parola e messaggero.
Elia verrà e ristabilirà ogni cosa: "Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri; così che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio" (Ml. 3,23-24). Ristabilire ogni cosa significa dunque convertire il cuore dei padri verso i figli e quello dei figli verso i padri. Ogni rinascita sorge da questa conversione-riconciliazione. Questa "avviene nel rapporto educativo. Questa definizione dell’atto educativo è assai suggestiva. Quando il genitore educa il figlio converte il suo cuore al cuore del figlio. È infatti un atto di amore, poiché fa crescere la persona del figlio nella sua intelligenza e nella sua libertà: lo genera nella sua umanità... l’educazione pone in essere una reciproca comunione fra genitori e figli carica di profondi significati. Essa infatti è elargizione di umanità da parte di ambedue i genitori, e corrispondenza di libera novità e freschezza da parte del figlio. Maestri di umanità, i genitori, in un certo senso essi anche la apprendono dal figlio" (Card. Carlo Caffarra). In questa luce comprendiamo come la missione di Elia compiuta da Giovanni consiste in un'educazione che converta il cuore dei padri e dei figli gli uni verso gli altri, affinchè i figli apprendano ad essere uomini e i padri si fortifichino nella loro umanità. Questa conversione è un lungo cammino che prepara l'avvento e l'incontro con il Signore. Per accogliere il Messia è infatti necessario che i figli siano uomini, e che lo siano pienamente! Se il cuore del figlio è avverso a quello del padre non lascia spazio alla sua parola, non ammette che egli abbia qualcosa da insegnargli. E' chiuso nella sua pretesa autosufficienza, nell'illusione di poter fare tutto da sé; è un cuore infantile e capriccioso. Allo stesso modo il cuore di un padre schiavo dei propri schemi, incapace di accettare e amare davvero il figlio nelle sue debolezze, stretto nella pretesa di vedere realizzati in lui i propri sogni infranti, è un cuore malato, tutto carne e niente Spirito.
La gioventù è un campo aperto, vi si può seminare di tutto. Il mito del buon selvaggio e della primitiva innocenza con cui Rousseau ha avvelenato la cultura occidentale ha prodotto una società rammollita, incapace di educare. Il Card. Ratzinger affermava al proposito: "Bisogna rifare posto al peccato originale. Alcuni teologi avrebbero fatto proprio lo schematismo illuminista di Rousseau, col dogma che è alla base della cultura moderna, capitalista o marxista che sia: l’uomo è buono per natura, è la società che è cattiva. Quindi l’uomo è corrotto solo dalla educazione sbagliata e dalle strutture sociali da riformare" (Rapporto sulla fede). É evidente che se l’uomo nasce buono per natura, allora il male non è in lui, ma solo fuori di lui; l’educazione allora consisterà solo nell’assecondare tutti gli istinti spontanei, i desideri che divengono in un baleno diritti inalienabili. I "telefoni azzurri" pronti a silenziare i genitori, ne sono una triste conferma. Il bambino e poi il giovane è naturalmente votato al bene e non deve altro che da seguire le sue inclinazioni per essere buono e virtuoso. Lo spontaneismo che si traduce in relativismo si radica in questo inganno e trova in esso la sua giustificazione.
Ma la Scrittura è di ben altro avviso: "Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio. Chi accarezza un figlio ne fascerà poi le ferite. Un cavallo non domato diventa restio, un figlio lasciato a se stesso diventa sventato. Piegagli il collo in gioventù perché poi intestardito non ti disobbedisca e tu ne abbia un profondo dolore. Educa tuo figlio e prenditi cura di lui, così non dovrai affrontare la sua insolenza” (Sir 30,2.7-8.12-13). La Sapienza ci illumina sulla radice del male, il peccato annidato nell'intimo dell'uomo: "Dal cuore dell’uomo provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie" (Mt 15,19). Per questo la missione del Precursore è quello di una voce che, nel deserto, parli al cuore dei figli per convertirli a quelli dei padri e al cuore dei padri per convertirli a quello dei figli. Perchè entrambi possano fissare Cristo. Perchè i cuori non si stanchino in sterili discussioni, in antagonismi e divisioni laceranti. Ogni uomo è figlio di un padre! E' da questa verità inoppugnabile che occorre partire. Per accogliere il Messia è necessario che sia svelata e accettata la verità sul peccato. Che siano smascherate le menzogne sulle presunte cause del male esterne al cuore dell'uomo. Ogni figlio è generato nel peccato! Convertire il cuore del padre verso il figlio significa renderlo consapevole della ferita che gli ha trasmesso, perchè è portatore dello stesso virus; significa schiudere gli occhi del padre sull'indigenza originale di suo figlio. Mentre convertire il cuore del figlio verso il padre significa illuminarlo sul mistero della propria libertà ferita; significa, per così dire, "scagionare" il padre dalle responsabilità circa la sua coscienza, così spesso e frettolosamente addossate al genitore. Convertire i loro cuori significa correggerne il cammino, illuminarne la fragilità, perchè si pongano, non già l'uno contro l'altro in una lotta per affermarsi, bensì come mendicanti in attesa della salvezza. "Questa conversione del cuore è accompagnata da un dolore e da una tristezza salutari, che i Padri hanno chiamato “ animi cruciatus [afflizione dello spirito]”, “compunctio cordis [contrizione del cuore]” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1431).
Elia-Giovanni viene a ristabilire ogni cosa, a fare verità sul cuore dell'uomo. Egli battezza con acqua, lava via le menzogne che rendono il cuore pesante e indurito. Prepara un Popolo ben disposto, abbassa i colli e colma le pianure, per mostrare da dove viene la salvezza, per indicare Chi è il Salvatore. Se il cuore è ingannato sarà incapace di ascoltare e guardare, essendo orientato in tutt'altra direzione. Il Precursore, e con Lui ogni padre e madre, ogni insegnante, ogni apostolo, catechista, sposo e sposa, fratello, che abbia davvero a cuore le sorti dell'altro, è come un buon medico che, con lastre e analisi, fa la diagnosi esatta della malattia insinuata nel cuore. E così può indicare, prove alla mano, lo "Specialista" capace di intervenire e curare.
"Il cuore dell'uomo è pesante e indurito. Bisogna che Dio dia all'uomo un cuore nuovo. La conversione è anzitutto un'opera della grazia di Dio che fa ritornare a lui i nostri cuori: “Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo”. Dio ci dona la forza di ricominciare. E' scoprendo la grandezza dell'amore di Dio che il nostro cuore viene scosso dall'orrore e dal peso del peccato e comincia a temere di offendere Dio con il peccato e di essere separato da lui. Il cuore umano si converte guardando a colui che è stato trafitto dai nostri peccati" (CCC. n 1432). Teniamo fisso lo sguardo sul sangue di Cristo, e consideriamo quanto sia prezioso per Dio suo Padre; infatti, sparso per la nostra salvezza, offrì al mondo intero la grazia della conversione [San Clemente di Roma, Epistula ad Corinthios, 7, 4]. Il Vangelo di oggi ci invita dunque a convertirci, a lasciare se stessi per accogliere Lui. A guardare a Colui che ci chiama, nei volti di chi ci è accanto, negli accadimenti che ci coinvolgono. Anche noi scendiamo dal monte della Trasfigurazione; abbiamo visto nella nostra vita tanti segni, la certezza che Gesù è il Messia annunciato da Mosè ed Elia si sta facendo strada nel nostro intimo. Ma ci attende proprio un cammino in discesa, a vedere la Trasfigurazione che ha segnato il nostro percorso, i momenti speciali di Grazia e consolazione, autentici nella vita di ogni giorno. L'Avvento è anche questa discesa al fondo della nostra storia, dove siamo stati e siamo figli, e dove siamo padri. Un cammino che ci conduca alla conversione profonda, autentica, ad un cuore nuovo che, nella terra povera che ci costituisce, è capace di vedere i tratti inconfondibili dell'amore incorruttibile di Dio. E' questa la conversione del cuore di figlio verso il padre, del Cielo prima e della carne poi; ed è la conversione del cuore di padre verso ogni figlio, ogni fratello che, in Cristo, è carne della nostra carne.
Lui, il Signore si fa carne a Betlemme, un paesino della nostra vita, l'oggi che siamo chiamati a vivere. Davanti a noi due vie due. O con Lui o contro di Lui. "Lungi da noi abbandonare il nostro Dio che ha operato per noi tante meraviglie" disse il popolo a Sichem. Lungi da noi oggi restare in noi stessi. Alziamo lo sguardo e abbandoniamoci a Dio, sono preparate per noi meraviglie indescrivibili. Prepariamoci anche oggi, con la preghiera e la penitenza, ad accogliere Elia perchè ristabilisca la Verità nella nostra vita, e ci accompagni ad incontrare il Signore Gesù. "Ci sono forse sogni irrealizzabili quando a suscitarli e a coltivarli nel cuore è lo Spirito di Dio? ... Non dovete avere paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera che possiate realizzare ogni vostro più nobile ed alto sogno di autentica felicità. Niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Lui. Guardate alla giovane Maria! ... " (Benedetto XVI, Loreto 2007)
Bruno Ferrero. Il palo e l'alberello
"Al fragile tronco di un alberello, il giardiniere legò un robusto palo di frassino che gli facesse da tutore e lo aiutasse a crescere diritto. Quando il vento soffiava, l’alberello avrebbe voluto che il frassino "educatore" lo lasciasse stare. «Ti spezzerai - ripeteva chiaro il "palo" - oppure prenderesti delle brutte posizioni, diventeresti brutto e stortignaccolo». E l’alberello: «Sei solo vecchio ed invidioso, lasciami ti dico!». Il giovane albero si divincolava, ma il vecchio palo resisteva, tenendolo saldo. Una sera d’estate, annunciato da tuoni e lampi, si abbatté sulla zona un violento uragano. L’alberello scricchiolava in tutte le sue giunture, il vento quasi gli strappava le radici dal terreno. «E finita», pensava l’alberello. «Resisti, figliolo!» gridò invece il vecchio "palo". Una lotta dura, lunga, estenuante. Ma alla fine l’alberello fu salvo. Il vecchio "palo" invece, era morto, spezzato in due monconi. L’albero giovane capì e cominciò a piangere. «Non mi lasciare! Ho ancora bisogno di te!». Ma non ebbe risposta. Oggi, i passanti, guardano meravigliati quel robusto alberello che, nei giorni di vento, sembra quasi guardare e cullare teneramente un vecchio pezzo di legno secco, spezzato, accanto a lui" (Bruno Ferrero, Il Segreto dei Pesci Rossi).
Card. Carlo Caffarra. La conversione dei cuori dei padri e dei figli.
La parola di Dio attribuisce all’epoca messianica il dono della "conversione del cuore dei padri verso i figli e del cuore dei figli verso i padri" [cfr. Mal 3,23; Sir 48,10; Lc 1,17]. Anzi, la parola profetica aggiunge che questa reciproca conversione è la condizione perché il Signore venendo "non colpisca il paese con lo sterminio".
Questa parola divina ci insegna dunque che il sereno rapporto fra genitori e figli è un bene preziosissimo. Esso è compiuto dall’atto educativo. La "conversione del cuore dei padri verso i figli e del cuore dei figli verso i padri" avviene nel rapporto educativo.
Questa definizione dell’atto educativo è assai suggestiva. Quando il genitore educa il figlio converte il suo cuore al cuore del figlio. È infatti un atto di amore, poiché fa crescere la persona del figlio nella sua intelligenza e nella sua libertà: lo genera nella sua umanità. Quando il figlio consente docilmente ad essere educato, converte il suo cuore al cuore dei genitori poiché compie il più profondo atto di fiducia: ritenere vera e buona l’interpretazione e la proposta di vita testimoniate dal genitore. È una reciproca "conversione del cuore" che accade nel rapporto educativo, poiché l’educazione pone in essere una reciproca comunione fra genitori e figli carica di profondi significati. Essa infatti è elargizione di umanità da parte di ambedue i genitori, e corrispondenza di libera novità e freschezza da parte del figlio. Maestri di umanità, i genitori, in un certo senso essi anche la apprendono dal figlio. È appunto una mirabile "conversione del cuore dei padri verso i figli e del cuore dei figli verso i padri".
Ma, carissimi genitori, non possiamo nasconderci la minaccia che grava su un paese quando questa conversione non accade: "non colpisca il paese collo sterminio". Non voglio oggi fermarmi a riflettere su questo aspetto della vicenda educativa. Solo due o tre telegrafiche considerazioni.
Un paese è sterminato quando il rapporto educativo genitori-figli non si realizza. Il profeta non parla di sterminio ecologico o bellico. È sterminio che devasta l’umanità delle persone, dei piccoli, dei ragazzi, dei giovani impedendone di fatto la completa fioritura. È lo sterminio che dilapida la ricchezza di una tradizione, edificata da secoli di fatica e di lavoro dei padri.
Forse stiamo ponendo le premesse – o le abbiamo già poste – per cui diventa impossibile la "conversione del cuore dei padri verso i figli o del cuore dei figli verso i padri". Possiamo noi cristiani rassegnarci a questa situazione? O la fede nel Dio che fattosi uomo diventa membro di una famiglia, non ci spinge ad assumere sulle nostre spalle la risposta alla grande "catastrofe educativa" cui rischiamo di assistere?
Sant’Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie, III, 10-11 ; SC 34
« Io vi dico: Elia è già venuto »
Riguardo a Giovanni Battista, leggiamo nel vangelo di Luca: “Egli sarà grande davanti al Signore e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1,15s). Per chi dunque ha preparato un popolo, e davanti a quale Signore egli è stato grande? Senz’alcun dubbio davanti a colui che ha detto di Giovanni che aveva qualcosa di “più di un profeta” e che “tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista” (Mt 11, 9.11). Infatti Giovanni preparava un popolo, preannunciando ai suoi compagni di schiavitù la venuta del Signore, predicando loro la conversione, affinché, quando il Signore sarebbe venuto, fossero nello stato di ricevere il suo perdono, e tornassero a colui dal quale si erano allontanati con i loro peccati e le loro trasgressioni... Per questo, riportandoli al loro Signore, Giovanni preparava al Signore un popolo ben disposto, con lo spirito a la forza di Elia...
Giovanni l’evangelista ci dice: “Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone, per rendere testimonianza alla luce. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce” (Lc 16-8). Questo precursore, Giovanni Battista, che rendeva testimonianza alla luce, è stato mandato senz’alcun dubbio da Dio che... aveva promesso per bocca dei profeti di mandare il suo messaggero a preparare la via davanti a suo Figlio (Ml 3,1; Mc 1,2), cioè per rendere testimonianza alla luce con lo spirito e la potenza di Elia... Proprio perché Giovanni è testimone, il Signore dice che è più di un profeta. Tutti gli altri profeti hanno annunziato la venuta della luce del Padre e hanno desiderato essere ritenuti degni di vedere colui che predicavano. Giovanni ha predicato come loro, ma l’ha visto presente, l’ha designato e ha persuaso molti a credere in lui, cosicché ha tenuto nel contempo il posto di un profeta e quello di un apostolo. Per questo Cristo dice di lui che era “più di un profeta”.
Sant'Afraate (?-circa 345), monaco e vescovo a Nìnive, nell'Iraq attuale
Dimostrazioni, n° 6, 13 ; SC 349
« I discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista »
Nostro Signore testimonia a favore di Giovanni dicendo che è il più grande dei profeti; eppure questi ha ricevuto lo Spirito in modo misurato, poiché Giovanni ha ottenuto uno spirito simile a quello che aveva ricevuto Elia.
Elia era rimasto nella solitudine e, allo stesso modo, lo Spirito di Dio ha condotto Giovanni a dimorare nel deserto, sulle montagne e nelle grotte. Un corvo era volato in soccorso ad Elia per nutrirlo; Giovanni si cibava di locuste volanti. Elia portava una cintura di pelle; Giovanni portava una veste di pelle attorno ai fianchi (Mt 3,4). Elia è stato perseguitato da Gezabele; Erodiade ha perseguitato Giovanni. Elia aveva rimprovato Acab; Giovanni ha rimprovato Erode.
Elia aveva diviso le acque del Giordano; Giovanni ha aperto la via del battesimo. I due terzi dello spirito di Elia si posarono su Eliseo; Giovanni ha imposto le mani sul nostro Salvatore, che ha ricevuto lo Spirito senza misura (Gv 3,34). Elia aprì il cielo e vi salì; Giovanni vide il cielo aperto e lo Spirito di Dio scendere e posarsi sul nostro Salvatore.
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Sabato della II settimana del Tempo di Avvento
Elia Profeta
Mt 17,10-13
Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: “Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?”
Ed egli rispose: “Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.
Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro”.
Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.
IL COMMENTO
Sono molti i profeti inviati alla nostra vita. E li trattiamo come vogliamo. Elia è il precursore, colui che prepara le strade a Gesù. Incarnato in Giovanni Battista. E il nucleo della sua predicazione è la conversione e la penitenza. Sì, Elia bussa ogni giorno alla nostra vita recando il volto delle persone che incontriamo, le più vicine, in famiglia e al lavoro ad esempio. La storia che viviamo, con i suoi eventi e le sue persone, incarna ogni giorno per noi le parole del Battista. La nostra vita è una chiamata a conversione. Ogni accadimento è una parola che ci invita ad aprire le porte a Cristo. A non temere e a lasciarci amare da Lui.
Come Pilato, che non era profeta, tra Gesù e Barabba invitava la folla a scegliere. E scelsero Barabba, la giustizia umana, la rivendicazione dei diritti, le proprie ragioni. Così ogni giorno il Signore ci interpella attraverso i fatti che si succedono nella nostra vita. Una voce s'alza tra le pieghe dei fatti e ci scuote come una lama che penetra sin nelle giunture più profonde. "Da che parte stai? A chi appartieni?" E' una domanda ineludibile. L'unica fuga è strozzare la parola. E' fare della parola e dei suoi messaggeri quel che vogliamo. Uccidere, parola e messaggero.
La Scrittura spesso ritorna su questo tema decisivo. I profeti, i capi, gli angeli, gli Apostoli e Gesù insistono sempre: "Convertitevi!" Lasciare se stessi per accogliere Lui. Questa è la conversione. Guardare a Colui che ci chiama, nei volti di chi ci è accanto, negli accadimenti che ci coinvolgono. Lui, il Signore si fa carne a Betlemme, un paesino della nostra vita, l'oggi che siamo chiamati a vivere. Davanti a noi due vie due. O con Lui o contro di Lui. "Lungi da noi abbandonare il nostro Dio che ha operato per noi tante meraviglie" disse il popolo a Sichem. Lungi da noi oggi restare in noi stessi. Alziamo lo sguardo e abbandoniamoci a Dio, sono preparate per noi meraviglie indescrivibili. Prepariamoci anche oggi, con la preghiera e la penitenza ad accogliere Gesù. Non tarderà.
"Ci sono forse sogni irrealizzabili quando a suscitarli e a coltivarli nel cuore è lo Spirito di Dio? ... Non dovete avere paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera che possiate realizzare ogni vostro più nobile ed alto sogno di autentica felicità. Niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Lui. Guardate alla giovane Maria! ... " (Benedetto XVI, Loreto 2007)
Evangelio según San Mateo 17,10-13.
Entonces los discípulos le preguntaron: "¿Por qué dicen los escribas que primero debe venir Elías?".
El respondió: "Sí, Elías debe venir a poner en orden todas las cosas;
pero les aseguro que Elías ya ha venido, y no lo han reconocido, sino que hicieron con él lo que quisieron. Y también harán padecer al Hijo del hombre".
Los discípulos comprendieron entonces que Jesús se refería a Juan el Bautista.
COMENTARIO
Son muchos los profetas enviados a nuestra vida. Y los tratamos como queremos. Elias es el precursor, el que prepara el camino a Jesús, encarnado en Juan el Bautista. El núcleo de su predicación es la conversión y la penitencia. Sí, Elias llama cada día a nuestra vida llevando el rostro de las personas que encontramos, las más cercanas, en familia y al trabajo por ejemplo. La historia que vivimos, con sus acontecimientos y sus personas, encarna cada día por nosotros las palabras del Bautista. Nuestra vida es una llamada a conversión. Cada echo es una palabra que nos invita a abrir las puertas a Cristo. A no temer y a dejarnos amar por Él.
Tambien los acontecimientos, cómo Pilatos, nos invitan a elegir entre Jesús y Barrabás. Y eligimos a Barrabás, la justicia humana, la reivindicación de los derechos, nuestras razones. Así cada día el Señor nos interpela por los hechos que se suceden en nuestra vida. Una voz se levanta entre los pliegues de los hechos y nos sacude como una hoja que penetra hasta las articulaciones más profundas. "¿De qué parte estás? ¿A quién perteneces?" Es una pregunta ineludible. La única fuga es estrangular la palabra. Y hacer de la palabra y de sus mensajeros lo que queremos. Matar, palabra y mensajero.
La Escritura a menudo vuelve sobre este tema decisivo. Los profetas, los ángeles, los Apóstoles y Jesús siempre insisten: "¡Convértios!" Renunciar a nosotros mismos para acoger el Señor. Ésta es la conversión. Fijarse en El que nos llama, en los rostros de quien tenemos cerca, en los acontecimientos que nos implican. Dios se hace carne en Belén, un pueblecito de nuestra vida, él hoy que somos llamados a vivir. Delante de nosotros solo hay dos caminos. O con Él o en contra de Él. "Lejos de nosotros abandonar nuestro Dios que ha obrado por nosotros muchas maravillas" dijo el pueblo a Sichem. Lejos de nosotros hoy quedarnos en nosotros mismos. Levantamos la mirada y entregamonos a Dios, son preparadas para nosotros maravillas indescriptibles. Preparémosnos hoy, con la oracion y la penitencia, a acoger a Jesús. No tardará.
"¿Acaso hay sueños irrealizables cuándo a suscitarlos y a cultivarlos en el corazón es el Espíritu de Dios? ... No tenéis que tener miedo de soñar a ojos abiertos grandes proyectos, y no tenéis que dejarvos desanimar de las dificultades. Cristo tiene confianza en vosotros y desea que podáis realizar cada vuestro más noble y alto sueño de auténtica felicidad. Nada es imposible por quien se fía de Dios y se encomienda a el. ¡Fíjados en la joven Maria! ... " (Benedicto XVI, Loreto 2007)
Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa
Elia e il digiuno ; PL 14, 697-72
« Camminerà davanti a Dio con lo spirito e la forza di Elia » (Lc 1,17)
Cos'è il digiuno se non la sostanza e l'immagine del cielo ? Il digiuno è il conforto dell'anima, il cibo dello spirito, il digiuno è la vita degli angeli, il digiuno è la morte del peccato, la distruzione delle colpe, il rimedio della salvezza, la radice della grazia, il fondamento della castità. Con questa scala si giunge a Dio più velocemente ; Elia è salito con questa scala, prima di salire con il carro ; partendo verso il cielo, ha lasciato al suo discepolo questa eredità della sobria astinenza (cfr 2 R 2, 15). Con questa forza, e con questo spirito di Elia, venne Giovanni (Lc 1, 17).
Infatti, nel deserto, anche lui si dedicava al digiuno e si cibava di locuste e miele salvatico (Mt 3, 4) ; perciò colui che l'aveva spuntata sulla capacità della vita umana grazie al dominio di sè, fu considerato, non un uomo, bensì un angelo. Leggiamo a suo riguardo : « È più di un profeta. Egli è colui, da cui sta scritto : Ecco, io mando davanti a te il mio angelo che preparerà la tua via davanti a te » (Mt 1, 9-10 ; Es 23, 20). Chi mai avrebbe potuto, con una forza umana, cavallare dei cavalli di fuoco, su di un carro di fuoco, e condurre una corsa in cielo (come Elia), se non colui che aveva trasformato la natura del corpo umano con la forza del digiuno che concede l'incorruttibilità.
San Efrén (hacia 306-373), diácono en Siria, doctor de la Iglesia
Obras, ed. Assemani, t.1, pág. 486
Elías en el Monte Horeb
« Pasó ante el Señor un viento huracanado, que agrietaba los montes y rompía los peñascos: en el viento no estaba el Señor» (1R 19,11). Vino después un terremoto y rayos después del huracán; Elías comprendió que tampoco allí estaba Dios. Estos fenómenos tuvieron por finalidad contener el celo, por otra parte muy loable del profeta dentro de los límites de su cargo, y enseñarle que, según los signos dados por la autoridad divina, la severidad debe ser temperada por la misericordia. Según el sentido escondido que tenían tanto los torbellinos de viento que precedían a la venida del Señor, como los temblores de tierra y los incendios atizados por los vientos eran los signos precedentes al juicio universal...
«Después del fuego se escuchó un susurro ligero.» A través de este signo Dios retuvo el celo inmoderado de Elías. Con ello le quiso decir: «Te das cuenta que no son de mi agrado ni los vientos desenfrenados, ni los horribles temblores de tierra, ni me gustan los rayos ni los relámpagos: ¿por qué no imitas la suavidad de tu Dios? ¿Por qué no aflojas un poco de este celo ardiente que tienes para ser más bien el protector más que el acusador de los hombres de tu pueblo?» El murmullo suave representa el gozo de la vida bienaventurada que será dada al justo cuando, al final de los tiempos, llegará el temible juicio general...
«Después de oír el susurro suave, Elías se cubrió el rostro con el manto y salió a la entrada de la gruta. Una voz le preguntó: '¿qué te trae por aquí, Elías?' contestó: 'Mi pasión por el Señor Dios de los Ejércitos, porque los israelitas han abandonado tu alianza'». El profeta se mantuvo a la entrada de la gruta sin atreverse a acercarse a Dios que venía, se cubrió el rostro pensando que era indigno de ver a Dios... Y sin embargo tenía delante de los ojos un signo de la clemencia divina y, lo que debería haberle afectado todavía más, hacía en su propia persona la experiencia de la bondad maravillosa de Dios en las palabras que él le dirigió. ¿Quién no sería seducido por la benevolencia de una majestad tan grande, por una pregunta tan suave: «¿Qué te trae por aquí, Elías?».
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Sabato della II settimana del Tempo di Avvento
Mt 17,10-13
Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: “Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?”
Ed egli rispose: “Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.
Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro”.
Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.
IL COMMENTO
Sono molti i profeti inviati alla nostra vita. E li trattiamo come vogliamo. Elia è il precursore, colui che prepara le strade a Gesù. Incarnato in Giovanni Battista. E il nucleo della sua predicazione è la conversione e la penitenza. Si Elia bussa ogni giorno alla nostra vita recando il volto delle persone che incontriamo, le più vicine, in famiglia e al lavoro ad esempio. La storia che viviamo, con i suoi eventi e le sue persone, incarna ogni giorno per noi le parole del Battista. La nostra vita è una chiamata a conversione. Ogni accadimento è una parola che ci invita aa aprire le porte a Cristo. A non temere e a lasciarci amare da Lui. Come Pilato, che non era profeta, tra Gesù e Barabba invitava la folla a scegliere. E scelsero Barabba, la giustizia umana, la rivendicazione dei diritti, le proprie ragioni. Così ogni giorno il Signore ci interpella attraverso i fatti che si succedono nella nostra vita. Una voce s'alza tra le pieghe dei fatti e ci scuote come una lama che penetra sin nelle giunture più profonde. "Da che parte stai? A chi appartieni?" E' ineludibile. L'unica fuga è strozzare la parola. E' fare della parola e dei suoi mesaggeri quel che vogliamo. Uccidere, parola e messaggero. La Scrittura spesso ritorna su questo tema decisivo. I profeti, i capi, gli angeli, gli Apostoli e Gesù insistono sempre: "Convertitevi!" Lasciare se stessi per accogliere Lui. Questa è la conversione. Guardare a Colui che ci chiama, nei volti di chi ci è accanto, negli accadimenti che ci coinvolgono. Lui, il Signore si fa carne a Betlemme, un paesino della nostra vita, l'oggi che siamo chiamati a vivere. Davanti a noi due vie due. O con Lui o contro di Lui. "Lungi da noi abbandonare il nostro Dio che ha operato per noi tante meraviglie" disse il popolo a Sichem. Lungi da noi oggi restare in noi stessi. Alziamo lo sguardo e abbandoniamoci a Dio, sono preparate per noi meraviglie indescrivibili. Prepariamoci anche oggi, con la preghiera e la penitenza ad accogliere Gesù, non tarderà.
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