Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 20 novembre 2011

DOMENICA 27 NOVEMBRE TESTIMONIANZA DI ANIA GOLEDZINOWSKA a Montebello Vicentino ed il video del Veggente IVAN DRAGICEVIC A VICENZA

A  VICENZA il Veggente IVAN DRAGICEVIC accompagnato da Krizan Brekalo >>> Al  Palazzetto dello Sport   CENTRO SPORT PALLADIO - VICENZA

Ieri Sabato  19/11/2011 ore 14,00
ecco la locandina e il  video su: Guarda Con Me :



Su Guarda Con.Me

<><><><><><><><><><><><><><><><><><><>

TESTIMONIANZA
DI ANIA GOLEDZINOWSKA
(Direttamente da Medjugorje)
L’Ass. ne Maria Regina della Pace per i poveri di Maria ONLUS
Organizza
Domenica 27 Novembre
Presso la Chiesa arcipretale di
Montebello Vicentino (Vicenza)
Ore 15.45 S. Rosario
Ore 16.15 Adorazione Eucaristica
Ore 17.00 testimonianza Ania
Ore 18.30 S. Messa
 


mercoledì 2 novembre 2011

Dal Giappone con amore...



Dal Giappone con amore
Autore: Buggio, Nerella
mercoledì 20 luglio 2011
Del Giappone, del suo dramma non si parla più, altri fatti sono al centro dell'attenzione, poi un sacerdote scrive a una giornalista e la sua lettera parla di disperazione, di suicidi, ma anche di giovani e di speranza e del desiderio che possano arrivare a Madrid per la GMG
Costanza Miriano è la giornalista che ha scritto (tra le altre cose) "sposati e sii sottomessa", è autoironica, pregio che non tutti i giornalisti hanno e così di tanto in tanto mi piace tenere d'occhio il suo blog.
Oggi vi ho letto questo post, che riporta tra le altre cose l'appello di un sacerdote italiano che vuole portare dei ragazzi Giapponesi al GMG, (Giornata Mondiale della Gioventù) e ho pensato di condividere con voi la sua lettera, che parla di solitudine, disperazione, di gente che si suicida, ma anche di una gioventù che non ha perso la speranza, una gioventù alla quale non si può non dare l'opportunità di conoscere le ragioni della nostra speranza. 
Gentile Costanza,
Sono don Antonello Iapicca, originario di Roma, missionario in Giappone da vent'anni. Durante una permanenza a Roma per completare gli studi di dottorato all'Università Gregoriana, erano gli anni del Giubileo, ho partecipato alla missione a Saxa Rubra dove, per quasi due anni, ho presieduto una celebrazione
della Parola di Dio nella Cappella di Santa Chiara ogni mercoledì. Ho avuto il piacere di "conoscerla" attraverso una recensione di Langone sul Foglio. Da allora non perdo un post sul suo blog. 
Attraverso un carissimo amico che è stato per lunghi anni dirigente in Rai ho avuto i suoi numeri ma, purtroppo, quando
sono stato a Roma, lei non era in ufficio. Ho scoperto che tra i link proposti sul suo blog vi è anche il mio: "I segni dei tempi". La cosa mi ha onorato e reso felice.
Ho visto in questo piccolo particolare un "indizio" della provvidenza. E così, con molta semplicità, ho pensato di scriverle. 
Dopo alcuni anni trascorsi come vice-parroco nella Parrocchia della Cattedrale, mi trovo da una decina d'anni su un vero e proprio "fronte" dell'evangelizzazione... Il Vescovo mi ha affidato
una zona periferica della città dove vivono circa 200.000 persone, tutte non cristiane, e dove non vi era alcuna presenza cattolica. Ho affittato una casa con una piccola sala, dove vivo con mia madre (79 anni); sono figlio unico e, da quando mio padre è andato in cielo, lei ha deciso di spendere la sua vecchiaia
nella missione. In questa casa accolgo i giapponesi che conosco per strada, al supermercato, ovunque. Con me sono in missione due famiglie con i loro numerosi figli, una spagnola ed una italiana, per un totale di dodici ragazzi. A poco a poco possiamo annunciare il Vangelo, diventare amici dei giapponesi incontrati a
scuola, al lavoro, al supermercato, per strada, all'ufficio postale; nel tempo, qualcuno desidera conoscere meglio il Signore, sino a chiedere il battesimo. Ma, al di là della contabilità pastorale, il fascino della missione è sperimentare ogni giorno come attraverso la nostra semplice presenza è Cristo stesso che si
fa presente in mezzo ai giapponesi. Un pochino come Charles de Foucauld. Questa, in estrema sintesi, la missione che il Signore mi ha affidato.
Ma ora desidero entrare subito nella questione. Abbiamo bisogno di lei, e di quanti le sono vicini, attraverso il suo libro e il suo blog. In mezzo a tante difficoltà, qui in Giappone, nella totale precarietà, oggi più che mai, "Caritas Christi urget nos"! E l'urgenza passa attraverso i piccoli e pochi spazi che ci sono lasciati aperti dalla Provvidenza. Uno di questi è il Pellegrinaggio a
Madrid per la Giornata Mondiale della Gioventù in agosto. Il nostro sogno è quello di portare dal Giappone 100 giovani.
Il Giappone attraversa un momento molto difficile, il "dopo tsunami" ha aperto ferite profonde. Moltissime persone si stanno suicidando, non avendo più nulla su cui fondare la propria vita. Il terremoto prima e lo tsunami poi hanno spazzato via tutto. Ma questi eventi drammatici sono soprattutto una Parola viva
di Dio che come una spada discende sino al midollo dell'esistenza. Prendere o lasciare, afferrare l'occasione o difendersene. Lo sconvolgimento della terra, l'ondata travolgente, la radioattività incipiente, sono segni, occorre interpretarli.
Dio non ha dimenticato questo Popolo, perché Dio ama ogni uomo di un amore geloso. Forse la sofferenza di tanti innocenti ammorbidirà il cuore, forse la terra martoriata, e la precarietà intrisa di paura, dissoderà le anime, le preparerà ad ascoltare e a vedere proprio quello che manca alla propria vita.
Forse, ma è un'occasione irripetibile. La Chiesa è chiamata a mostrare cosa desidera il cuore, a far presente l'oggetto autentico del desiderio dell'uomo.
Mostrare Cristo per annunciarlo vivo e capace di dare senso ad ogni dolore, anche a quello più assurdo. Al dolore e alla offerenza degli innocenti, dei bambini che, in un secondo, hanno perduto padre, madre, casa e scuola. Ai vecchi che hanno visto portarsi via il lavoro e le piccole certezze di una vita. Per noi che viviamo qui da molti anni annunciando il Vangelo che spesso sembra
rimbalzare sulla dura scorza dell'abitudine ormai cinica, l'11 marzo non è solo un giorno di lutto. E' piuttosto la data annotata in rosso sul taccuino di Dio, l'appuntamento che ha preso per svegliarci tutti dal torpore e dall'apatia. Quel giorno, e questi giorni, ci svelano il suo cuore, il suo progetto di amore per
questo popolo.
E' questo il tempo in cui offrire al popolo giapponese un fondamento che resista al terremoto e agli tsunami, agli atomi e alla paura. Il fondamento di un amore che ha vinto la morte, che è disceso nella tomba di ogni uomo a compatirne
angosce e sofferenze per deporvi la speranza che non delude. Laddove la vita s'è fatta detrito, tra le macerie dell'esistenza, nel dolore sordo degli innocenti è sceso l'amore. E questo amore ha un nome, Cristo, ed un volto, la Chiesa dei suoi fratelli, dei ragazzi che vogliamo portare a Madrid.
Non basta ricostruire un'autostrada in una settimana, non è sufficiente tappare la bocca alla centrale di Fukushima. E' urgente annunciare che laggiù, nel fondo oscuro dell'anima che si prepara al suicidio o alla lucida rassegnazione che ricostruisce in attesa di altre distruzioni, nella terra di nessuno della solitudine è disceso Cristo, l'Agnello senza macchia era lì quel giorno, innocente tra i suoi fratelli innocenti, pareti e tetti e mobilia non lo hanno
risparmiato, il fango salato e violento lo ha travolto insieme a tutti, la paura del pericolo non lo ha evitato. Il male che avvelena la vita di tanti giovani, che sfianca le famiglie, che asfissia il lavoro, il male banale che spegne questo popolo si è schiantato su quel corpo crocifisso. Uno solo ha preso sul serio il male, al punto di morirci dentro. Uno solo lo ha guardato in faccia, lo
ha sfidato, se ne è addossato ogni conseguenza, capro espiatorio di ogni veleno.
Non vi è sofferenza che Cristo non abbia conosciuto, solitudine che non abbia sperimentato. Il mistero più grande, da quel giorno sul Golgota, ogni dolore è divenuto il dolore della stessa carne di Cristo, dolore divino, e per questo innocente. Quell'11 marzo era Giappone, ma era Calvario. E così quel 6 agosto 1945 ad Hiroshima, e così ogni giorno della vita di ogni uomo. Da quel giorno sul Calvario ogni dolore è il dolore di Cristo, ogni tomba è il suo sepolcro. In tutti ha deposto, come un seme di vita eterna, il suo corpo benedetto. Quel corpo oggi è la Chiesa, i suoi missionari e i suoi cristiani, i giovani che affidiamo anche a lei, deposti, nella trama dei giorni, come un seme di speranza, tra le viscere di dolore di questo Popolo.
Cara Costanza, noi desideriamo recare sollievo ai giapponesi che hanno perduto tutto, accanto agli aiuti materiali desideriamo portare loro il tesoro più grande che abbiamo ricevuto: il fondamento indistruttibile della nostra vita, Cristo risorto! Anche a chi non ha sofferto direttamente il terremoto. Risuonano
in noi le parole del Papa con le quali invita tutti i giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù di quest'anno:
"Come le radici dell'albero lo tengono saldamente piantato nel terreno, così le fondamenta danno alla casa una stabilità duratura. Mediante la fede, noi siamo fondati in Cristo (cfr Col 2,7), come una casa è costruita sulle fondamenta.
Ricorrendo all'immagine della costruzione della casa, aggiunge: "Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica. è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene" (Lc. 6,47-48). Cari amici, costruite la vostra casa sulla roccia, come l'uomo che "ha scavato molto profondo". Cristo non è un bene solo per noi stessi, è il bene più prezioso che abbiamo da condividere con gli altri. Nell'era della globalizzazione, siate testimoni della speranza cristiana nel mondo intero: sono molti coloro che desiderano ricevere questa speranza!" Si, sono molti che in Giappone desiderano ricevere questa speranza, e noi vogliamo donargliela. Per far questo i nostri giovani hanno bisogno di radicarsi essi stessi sempre più in Cristo, essere formati, innamorarsi di Cristo. 
Questo pellegrinaggio è un'occasione irripetibile: andare con Pietro a fondare la propria vita in Cristo, radicarla nel suo amore. Partiremo alla metà di agosto e percorreremo un itinerario di fede seguendo le orme di San Francesco Saverio. Da lui attingeremo lo zelo per riportare in Giappone l'annuncio del Vangelo senza
paura. Saremo missionari nelle strade e nelle piazze della Spagna, nelle scuole, nei centri commerciali, ovunque, per sperimentare la gioia di recare la Buona Notizia e ritornare così in Giappone pieni di entusiasmo. Rinnoveremo la nostra fede con Pietro, e da Lui saremo inviati per una feconda e rinnovata missione in Giappone.
Per tutto questo, nel Nome del Signore Gesù Cristo, le chiedo di aiutarci ad affrontare le spese di questo pellegrinaggio. Dal Giappone porteremo un gruppo di quasi cento ragazzi tra giapponesi e figli delle famiglie missionarie pronti per questa avventura. Un miracolo, in questo Paese difficile. Grazie a Dio siamo riusciti ad organizzare in economia. Con circa 1500 euro ogni ragazzo dovrebbe farcela. 
Ma siamo poveri… Dalla zona di missione che il Signore mi ha affidato, dovrebbero partire 20 ragazzi, per una spesa di circa 30.000 euro. Moltissime persone, le più disparate, ci hanno aiutato con una generosità che ci ha commosso. Ma ci manca ancora un pochino, nonostante i ragazzi cerchino in tutti
i modi di risparmiare e lavorare nei momenti liberi; sono giovani encomiabili, si stanno impegnando e sacrificando, con lavori di sera e di notte per raggiungere la cifra che occorre, studiando come pazzi per poter prendere dei giorni di vacanza nelle varie scuole, giocandosi la faccia e anche l'impiego con i capi delle imprese dove lavorano per chiedere qualche giorno di ferie; tutto,
pur di poter andare a Madrid. E' commovente vedere in loro quanto zelo il Signore stia suscitando. Le famiglie, molto numerose, non possono aiutarli.
Vedendo il link sulla sua pagina mi sono persuaso che la Provvidenza abbia anche il suo volto. Non busserei alla sua porta se non fossi mosso dalla certezza dell'assoluta identità di spirito e cuore; leggendo quanto scrive risuona in me ogni sua parola, lo stesso sguardo sul mondo, quello che proviene dagli occhi di
Cristo. Non le scriverei se non fossi convinto dell'importanza di questo pellegrinaggio per i nostri ragazzi, e per la Chiesa stessa che è in Giappone.
E' fondamentale rinsaldare il rapporto con Roma, con il Papa. E' importantissimo condurre i ragazzi sulle strade della fede, dell'amore alla Chiesa, a Pietro, a Benedetto XVI. E' una questione decisiva, ci troviamo in un momento storico e, a
tutti i costi, sento dal Signore imprescindibile questo pellegrinaggio, per il bene della Chiesa, dell'evangelizzazione, per questi ragazzi, per il futuro della piccola comunità cattolica in Giappone. Attraverso questi giovani il Signore salverà innumerevoli vite, dal suicidio, dall'aborto, dall'eutanasia,
dalla solitudine. Questi giovani saranno un segno per le famiglie dei giapponesi, un esempio della bellezza della famiglia cristiana.
Le invio la brochure che ho preparato per la raccolta dei fondi e un video che abbiamo preparato con alcuni ragazzi. Potrebbe presentare questa richiesta a persone che conosce. Sarebbe fantastico se potesse presentare il video nel suo blog e farlo girare ad amici e conoscenti, ad altri media, secondo quanto il
Signore stesso potrà ispirarle. La famiglia è al centro del nostro
pellegrinaggio: la vocazione alla santità dei giovani, aiutarli a formare famiglie autentiche, dove la sottomissione piena di amore e gratuità sia il cuore delle relazioni feconde e missionarie. 
Accompagneremo molti fidanzati prossimi al matrimonio, alcuni si incontreranno e cominceranno un percorso comune. Altri saranno aiutati a scoprire la vocazione al sacerdozio e alla vita
religiosa. Esattamente come è stato per me più di venti anni fa alla Giornata Mondiale della Gioventù di Santiago de Compostela del 1989, quando scoprii la chiamata al sacerdozio.
Mi rendo conto di averle scritto come se ci conoscessimo da sempre. Però è quello che ho sentito, il mistero dello stessa misericordia e della stessa missione alla quale siamo chiamati ad operare, l'annuncio dell'amore di Dio ad ogni uomo. Cara Costanza, partecipare un pochino della missione, attraverso
questo filo misterioso che ci lega, farà bene a lei, alla sua famiglia, al suo lavoro, a tutti gli amici del blog. Attraverso di me è il Signore stesso che bussa alla sua porta, ad offrirle la possibilità di colmare di santità e benedizioni celesti la sua vita, per un'opera che sarà scritta nel Cielo.
Stavo pensando anche che, con questo pellegrinaggio, potrebbe iniziare una collaborazione feconda tra noi. Penso che si potrebbe cominciare a tradurre in giapponese il suo libro. Ho le persone giuste, non solo perfettamente bilingue, ma anche con lo stesso cuore di chi ha lo ha scritto...
Nel nome del Signore, dei ragazzi e delle loro famiglie la ringrazio davvero di cuore per quanto farà: che Dio la ricompensi con il centuplo in consolazioni, grazie, e miracoli per la sua vita, per ogni persona a lei affidata.
Che Dio la benedica
In Cristo Gesù
Antonello Iapicca Pbro




costanzamiriano.com

Posts tagged ‘don Antonello Iapicca’









MERCOLEDÌ, NOVEMBRE 02, 2011



AveMariaOraPronobis
«Cari figli, il Padre non vi ha lasciato a voi stessi. Il suo amore è immenso, l’amore che mi conduce a voi per aiutarvi a conoscerlo, affinché tutti, per mezzo di mio Figlio, possiate chiamarlo “Padre” con tutto il cuore e affinché possiate essere un popolo nella famiglia di Dio. Ma, figli miei, non dimenticate che non siete in questo mondo solo per voi stessi e che io non vi chiamo qui solo per voi. Coloro che seguono mio Figlio pensano al fratello in Cristo come a loro stessi e non conoscono l’egoismo.
Perciò io desidero che voi siate la luce di mio Figlio, che voi illuminiate la via a tutti coloro che non hanno conosciuto il Padre - a tutti coloro che vagano nella tenebra del peccato, della disperazione, del dolore e della solitudine - e che mostriate loro con la vostra vita l’amore di Dio. Io sono con voi! Se aprite i vostri cuori vi guiderò. Vi invito di nuovo: pregate per i vostri pastori! Vi ringrazio».

mercoledì 26 ottobre 2011

genesi-del-sito www.sullastradadiemmaus.it

La genesi di un'avventura

Dal mare di Tiberiade al mare di Internet
L'avventura di www.sullastradadiemmaus.it 
(ex sullastradadiemmaus.net)
Vecchio ammaestramento d'Eraclito
L'assennato Eraclito ingabbiò la sua saggezza in un'espressione: "Panta rei". Opportunità vorrebbe il suo ri-aggiornamento: "Panta rei veloce". Perché tutto corre veloce oggi. Anche la comunicazione oggi. Corre così veloce che la Chiesa, in occasione della giornata delle comunicazioni sociali, la vede "tra protagonismo e servizio" (Messaggio del Papa per la 42° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 4 maggio 2008). E' certezza profumata di Vangelo che Pietro e compagnia bella sognavano di rimanere a fissare il cielo, come bambini a seguire la traiettoria degli aquiloni (At 1,11). Ma l'ordine era chiaro: partire e annunziare. Cioè di rischiare in nome Suo. Andare: inizia l'avventura! Ardua, sempre più ardua. Un manipolo variopinto di umanità lanciata a conquistare il mondo con la Parola. Una stravaganza divenuta storia di salvezza, àncora di felicità, motivo di trepidazione. Andate! E' più che un compito: una missione, una lotta, un martirio! Dovranno scendere nelle profondità dell'antico pozzo della memoria: è qui che l'orizzontalità della terra si fa apertura verticale e il cielo si affaccia con lo stupore di un bambino per cercarne le radici indovinandone l'essenziale.
Andate e comunicate: l'invito a gridare dai tetti ciò che s'è incanalato nelle orecchie. Comunicare, ovvero l'arte delicata di far passare l'emozione di uno sguardo, di un sospiro, di un gesto. Di un frammento di Vangelo! "Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo!": parole di un comunicatore innamorato venuto dall'est. Per troppo tempo come chiesa ci siamo chiesti come comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Ed elaborando la risposta - a volte servono due pontificati (meglio se decennali) - ci stiamo accorgendo che il mondo è già cambiato. Sotto i nostri occhi. Della strategia comunicativa di Cristo cos'abbiam capito? Scorrono gli anni, ma le prediche si fotocopiano. S'ingialliscono. Perdono la voce, il profumo, la potenza. Cristo si ri-aggiornava di notte pregando e collaudava di giorno ascoltando: parlava il linguaggio della gente. Partiva da loro: per arrivare in alto. Oggi partirebbe, forse, da un blog, magari scriverebbe un sms, un'email. Ci darebbe appuntamento nel suo sito internet, aprirebbe un forum, lascerebbe un podcast. Scriverebbe un murales, un graffito, una poesia. Certo: perché l'uomo era la sua passione. Conoscerlo il suo sogno. Amarlo l'investimento più azzardato.
Metterebbe in rete la sua umanità. Perché, dopo due millenni di tentativi, il sogno rimane lo stesso: pescare uomini. E attrezzare il loro cuore di gioia.
Magari nel mare di internet stavolta!
ramosecco.jpg
Il mare di Internet e le reti tristi
Anche lì ci sono uomini con le reti tristi dopo notti infruttuose di pesca. Come in quel lontano mare di Galilea (Lc 5,1-11). Uomini e giovinezze sempre connesse. Tengono scarpe slacciate, mutandoni in evidenza, jeans a vita bassa. Sempre collegati, quasi a cancellare spazio e tempo. Un ciao sotto casa e poi appuntamento su Msn, distratti dalla vibrazione del cellulare in tasca e con l'Ipod a fare da cuffia impermeabile al mondo. Ragazzi con doppio passaporto. Abitano il mondo: la banda, il muretto, la squadra, la compagnia, il gruppo musicale, la piazzetta, le vasche del corso, la spiaggia, i concerti, il pub, la discoteca, la notte, l'automobile. Ma quando il mondo reale va a pezzi loro estraggono il passaporto di cittadinanza di quello virtuale: la musica, il fumetto e internet.
Il 23 dicembre 1997 Jorn Barger, un appassionato cacciatore americano, apre una pagina personale sul web (sarà il primo blog della storia) per condividere hobby e interessi con gli amici. C'erano una volta i diari imprigionati da lucchetti: segreti, confidenze, memorabilia. Sogni, aneliti, visioni. Oggi, sotto le onde di internet, si sono trasformati in blog. Parole che al nonno sembrano malattie tropicali oggi sono linguaggio criptato in cui la realtà giovanile si muove a meraviglia: MySpace, Live Spaces (siti che hanno dato vita al fenomeno blog), Second Life, social networks. Sono spazi pubblici di confessione, piazze ri-attualizzate degli antichi areopaghi, mercati di virtuali idee e moderne confidenze. Pure la Chiesa ne elogia le potenzialità: «l'interesse della Chiesa per Internet è un aspetto particolare dell'attenzione che essa riserva da sempre ai mezzi di comunicazione sociale. Considerandoli il risultato del processo storico scientifico per mezzo del quale l'umanità avanza "sempre più nella scoperta delle risorse e dei valori racchiusi in tutto quanto il creato"» (Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, La chiesa e internet). Dall'America all'Italia il passo è stato breve. Basta imbarcarsi su qualsiasi scialuppa e affrontare l'alto mare di Internet per scoprire la densità di popolazione, la voglia di tenerezza, il bisogno di rapporto che abita li dentro. Dietro un blog - accessibile a tutti o limitati ad una community scelta - c'è sempre una storia, un volto, una mano. L'Ermes Ronchi scrittore, nel suo libro Baci non dati (Paoline 2007) racconta che sull'atrio di sorella morte, Francesco ebbe fame. Di biscotti. Non di biscotti qualsiasi. Di quelli che partoriva donna Iacopa. Odorava di santità, ma aveva fame: di biscotti, di vicinanza, d'affetto. Non dei biscotti, ma della mano che li faceva. Non della mano: ma del cuore che muoveva la mano.
Il santo folle aveva fame di cuore di donna. Da uno spazio virtuale alla mano che muove il mouse. Dalla mano al cuore che fa muovere la mano che sposta il mouse. Il percorso è presto tracciato.
Percorso e relativi segnali di pericolo. Basti un esempio. Second Life è un mondo oggi abitato da 400.000 utenti di tutto il pianeta (secondo il sito donboscoland.it sono 9 milioni se si comprendono anche quelli inattivi). Iscriversi è semplice: a maggiore età avvenuta è gratis. All'interno si può costruire e vendere oggetti, comprare aree di terreno e condurre una "seconda vita" in cui cercare quella che la prima va negando. Gli incontri sono reali scambi tra esser umani. Un po' come succede quando è il crepuscolo a impadronirsi della giornata. C'è un mondo che sceglie orari strani per vivere. Di notte s'abbandona la formalità del giorno, la compostezza sociale, il vestito stirato, il comportamento ineccepibile. Si è liberi la notte: si fanno cose il giorno non concede. Certe città sono gemellate con la notte. Liberano da tutto, sciolgono responsabilità, convinzioni e propositi, gonfiano la trepidazione, azzannano l'immaginazione. Spingono tremendamente sull'acceleratore! Un commento a proposito della notte: "chiamatela come volete, per me può essere anche la parte perversa. Magari scambiarsi lo stesso ragazzo. Ma viene una cosa naturale perché sei talmente calata nell'ambiente, sei talmente coinvolta che andare in giro in mutande è una cosa normale. Certo è esibizionismo" (C. Fiore, Etica per giovani. Appunti e spunti per un'educazione morale, 138-141). D'altronde ogni affascinante possibilità nasconde un suadente rischio. Ma non c'è fedeltà senza rischio.
vaticanoii.jpg
www.sullastradadiemmaus.it: una scommessa
Da studente lessi nella Gaudium et spes - Costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo elaborata dal Concilio Vaticano II: «benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di grande importanza per il regno di Dio» (n. 39).
Nato e cresciuto preferendo la polvere della strada agli incensi delle navate e ai paramenti delle sacrestie, un giorno pregando (postazione scomoda ma unica per architettare genialità per conto Terzi) avvertii un'esigenza: "fame di Dio". Mi guardai attorno: fantasia, creatività, ingegno. Parola, monitor, breviario. Tante email la sera, messaggi lasciati nel blog, voglia di parlare. Di conoscere Cristo, la Chiesa, il cristianesimo. Unii tanti cocci e decisi ch'era l'ora di inventarsi una scialuppa con cui incontrare altre barche tentando il largo nel mare del virtuale. Un'occasione ghiotta per spezzare il pane della Parola. E, magari, domani dell'Eucaristia. Nulla di speciale, se non la voglia d'emozionare e di lasciarsi emozionare nella giovinezza. Preferendo navigazioni giovani perché più vicine alla mia anagrafe. Sono le giovinezze del mondo. Che le istituzioni sembrano non conoscere. Ma se sei prete onesto, t'accorgi, puntando il volto della tua Chiesa, che mancano troppi volti. I volti figli della notte perché "di notte le ragazze sembrano tutte belle" (Jovanotti). Occhi che sfidano al ritmo di musica, con l'abbigliamento, con la provocazione. Duellano e poi tremano. Sguardi che ti spingono nella strada per indagare i loro luoghi, per assistere alle loro liturgie, per abitare le loro "cattedrali" per farli sentire importanti. Ma profuma di stranezza osservare come - al di là di Hi-Tech, Myspace e YouTube, oltre sms, mail, emoticon e blog, dietro Msn, iPod e indagini Istat - la vita, che dovrebbe essere tutto un party, sia scortata dalla paura di non farcela! Sulle strade delle nostre città, dipinte di Ralph Laurent, Gucci e Prada, di Woolrich, Museum e All Star di Aperol, Campari e Tequila ci son ragazzi che lottano alla ricerca di un Volto nuovo. Osservano: ma se non trovano, se ne vanno. Senza una speranza, ma con una nostalgia di Cristo aggiunta - come sottolineava un tempo Mons. Mauro Parmeggiani -.
La nostalgia di Cristo! Cioè la voglia di voler imbattersi almeno una volta in vita con quest'Uomo che ha fatto dell'uomo il suo investimento più azzardato.
Il mio sogno era una parrocchia virtuale. Una "fontana del villaggio" - immagine contadina di Giovanni XXIII - alla quale dispensare acqua, freschezza e refrigerio a chi le s'accostava. Ma alla voce della strada m'hanno sempre raccomandato di rispondere con la forza di un gruppo.
Per non uscirne a brandelli.
Nasce così, unendo la forza di un gruppo di ventun persone conosciutesi sulla piattaforma di internet (in rappresentanza di 5 regioni italiane), la nostra piccola ma combattiva realtà di evangelizzazione. Una canonica con il suo parroco e le sue catechiste, il sacrestano-webmaster e l'addetta stampa, il Consiglio Pastorale e il piccolo coro di bambini. La newsletter settimanale e un Santo Patrono: Giovanni Paolo II. L'ufficio del parroco, la sala polivalente K. Unterkircher e il libro degli ospiti. Tutto con le finestre spalancate sul mondo. Giornate di studio e percorsi di formazione organizzati nelle scuole, sentieri di fede nelle parrocchie, settimane di fraternità e campeggi con appuntamento in parti diverse dell'Italia. E la collaborazione con quotidiani locali attraverso rubriche fisse, opinioni ospitate, promozione d'incontri. Gemellaggio con altre realtà di fantasia, di etica, di mondi colorati. Maglia per maglia si sta tessendo una rete nella quale far correre il brivido della Parola Eterna. Parola che - s'accetti l'ardire sfrontato d'appostarti nudo in fronte a Lei - ti fa sentire freddo. Ti prende per i capelli, ti stramazza a terra, t'accarezza e ti sfiora, t'ingigantisce e ti massacra. Ti stupisce, t'innervosisce, ti fa sentire le vertigini. T'impoverisce per ricordarti che sei miliardario nei talenti. Casa di vetro nel villaggio globale. Per parlare e testimoniare Dio nelle interferenze della modernità. Con un uso attento e studiato delle immagini a preferenza dei discorsi. Essere capaci di evocazione è porgere l'occasione di dare voce a qualcosa che, navigando, va' cercando un porto cui attraccare. Immagini e poesia per applicare quella celebre distinzione posta dal teologo tedesco K. Rahner tra parole che sono come «farfalle morte, infilzate nelle vetrine dei vocabolari» e parole viventi, che esistono da sempre e che, «quasi per miracolo, rinascono continuamente» (Rahner K., «Sacerdote e poeta» in La fede in mezzo al mondo, Paoline, Alba 1993). E poi la zona dei forum, un viaggio dentro il labirinto giovane attraverso 19 porte d'ingresso: 1) Sms generation: tre metri sopra il cell; 2) "Sei la mia toporagna": i linguaggi dell'amor cortese; 3) La solitudine: aiuto, ho paura; 4) Gesù di Nazareth: questione di feeling; 5) Il riscatto: gambe in spalla; 6) La parrocchia: mamma o matrigna?; 7) I sentimenti: tra dirsi e farsi; 8) L'inadeguatezza: specchio, ti distruggo; 9) Amici e dintorni: il Grande Tranello; 10) La volontà: tra impazienza ed attesa; 11) La bellezza: salvezza per il mondo; 12) Ho 18 anni: che bello essere giovani; 13) La tristezza: uffi, che noia!; 14) Il silenzio: riavvia il tuo pensiero; 15) La notte: "di notte le ragazze sono tutte belle"; 16) Il bullismo: tenerezza come antidoto; 17) La responsabilità: psicologicamente minorenni; 18) La preghiera: è solo della nonna?; 19) Graffiti e lucchetti: puoi tradurre, per favore?
Protagonisti sono i ragazzi di buona volontà. Discendenti diretti di quegli uomini di buona volontà di cui si fecero cantori gli angeli nella prima notte di Betlemme.
teoremadipitagora.jpg
Un'esigenza: educare il cuore
Partita da due mesi, la parrocchia conta oggi più di 300 parrocchiani virtuali (resi tali da un'iscrizione resa volutamente scoraggiante per stanarne la vera motivazione d'appartenenza): studenti e operai, avvocati e notabili, preti, sportivi e giornalisti. Mamme, papà e pure qualche nonna. Un seminarista. Non accettiamo che l'homo sapiens sia divenuto col tempo homo ludens per trasformarsi ultimamente in un homo sbandatus. Con grande fortuna degli psicologi: tutti a chiederci che risposte non abbiamo dato, che bisogni non abbiamo riempito, che tendenze ci sono sfuggite. Quando, forse, abbiamo volutamente dimenticato la cosa più semplice. E, quindi, più difficile: suscitare le domande nel loro cuore. Oggi a voler essere profeti, c'è un mantello da raccogliere: escogitare un piano per vincere questa sordità assordante verso l'esistenza. Oggi si muore sotto lo sguardo impietrito ma immobile: perché fa comodo una mandria di zombi, una generazione clonata, una massa ignara della responsabilità. Le telecamere di Studio Aperto filmano la contrattazione per l'ecstasy: l'illegalità sotto occhi distratti che diventa tacita legalità. Una mandria che ha tradito il potere dell'immaginazione a scapito della moda. Cercasi disperatamente fantasia, sentieri nuovi di vita, avventura di redenzione, giovinezze salutari. Voglia di vivere, passione per l'arte, la musica, la pittura, lo sport, la danza. La scrittura. Le agenzie educative c'inculcano l'educazione motoria. Sessuale. Fisica. Scolastica. Catechistica. Politica. Sportiva. Elementare. Patriottica. Civica. Storica. Tutto qua! E un'educazione del cuore? Dei sentimenti? Dell'anima? Della responsabilità alla vita? Non ci consola pensare che le tabelline e il teorema di Pitagora a scuola separano ancora i dotti dagli ignoranti, mentre un corso di "alfabeto emotivo" se ne sta tuttora al vaglio di qualche ministero della pseudo - istruzione. Eppure il sommario sarebbe di spontanea ideazione: creatività, emozioni, proiezioni, desideri, piaceri, dolori. Dopo 22 anni di studio una domanda non ha trovato risposta: serve più il teorema di Pitagora o declinare un corretto alfabeto emotivo?
Dal luglio di Sydney 2008 è rimbalzato un invito: "il Signore vi sta chiedendo di essere profeti di questa nuova era" (Benedetto XVI). Qui c'è da rimboccarsi le maniche.
Altro che applaudire festanti.
ipod.jpg
Sedotti per sedurre
Dal mio "osservatorio" di sacerdote - che condivide con loro la faticosa bellezza d'essere giovane - m'accorgo sempre più che il problema prioritario oggi non è l'indifferenza verso Dio. Ma la non-curanza verso gli interrogativi ultimi della vita. Da giovani è facile - anche se non è scusante - scambiare lo star bene con l'autentico vivere: ma questo non può durare un'esistenza intera. L'interiorità e l'affettività, a lungo andare, s'impoveriscono, s'inaridiscono, perdono prestanza. E, senz'accorgerci, diamo il cervello "in comodato d'uso" alla noia. Ma la noia è il disinteresse totale, una morte a rate.
Stordisce alla vita. E la si ammazza!
Il mondo virtuale incanta i giovani, ma non li soddisfa, perché se è bello comunicare con i cellulari, fare raccolte di mp3, di suonerie, di trasmissioni radio, costruire podcast, avere a disposizione tutti i mezzi possibili per comunicare a distanza, solo il rapporto concreto, l'amicizia del contatto fisico, del guardarsi negli occhi, del sentirsi accolti concretamente permette di sviluppare scelte e dare alternative alla solitudine. La comunicazione rintracciata nel cyberspazio non sostituisce tutto ciò: ne siamo coscienti. Ma può contribuire a spingerla verso spazi di novità, sentieri inediti e speranzosi, occasioni d'incrocio con realtà apparentemente inavvicinabili.
Una sfida motivante perché - memori delle esortazioni del Magistero della Chiesa - ci rendiamo conto che «per testimoniare Cristo è necessario incontrarlo personalmente, e coltivare questa relazione con Lui attraverso la preghiera, l'Eucaristia e il Sacramento della Riconciliazione, la lettura e la meditazione della Parola di Dio, lo studio della Dottrina cristiana, il servizio agli altri» (Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della XXXIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 2000).
Per riavvicinarsi a quella vespertina emozione corsa lungo la strada che portava ad Emmaus. Un incontro, un avvicinamento, un tentativo di sorpasso subito bloccato (Lc 24). Lo riconobbero nello spezzare il pane. E nell'accendersi del cuore: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?» (Lc 24,32).
E i due? Avevano iniziato il loro cammino verso Emmaus con il passo stanco e depresso, adesso partono senz'indugio, di corsa, verso Gerusalemme, ansiosi di dire a tutti i loro amici che Gesù è risorto, è vivo.
Loro l'hanno incontrato. E, stanchi di camminare, iniziano a correre!
Intrigante quest'immagine di Dio. Perché non postarla su internet?



Don Marco Pozza

don Marco Pozza





mercoledì 19 ottobre 2011

il 20 Ottobre > Santa Maria Bertilla Boscardin Vergine il 22/10 > Memoria Liturgica del Beato Giovanni Paolo II° Papa

Oggi 20 ottobre si fa memoria di una Santa vicentina;



 >>> Santa Maria Bertilla Boscardin Vergine <<<

Martedi' prossimo 22/10/2011 ricorre la  Memoria Liturgica
 del Beato Giovanni Paolo II° PAPA
Messale

22 Ottobre

Memoria facoltativa

Karol Jozef Wojtyła  nacque nel 1920 a Wadowice in Polonia. Ordinato sacerdote e compiuti gli studi di teologia a Roma, al ritorno in patria ricoprì vari incarichi pastorali e universitari. Nominato Vescovo ausiliare di Cracovia, di cui nel 1964 divenne Arcivescovo, prese parte al Concilio Ecumenico Vaticano II. Divenuto papa il 16 ottobre 1978 con il nome di Giovanni Paolo II, si contraddistinse per la straordinaria sollecitudine apostolica, in particolare per le famiglie, i giovani e i malati, che lo spinse a compiere innumerevoli visite pastorali in tutto il mondo; i frutti più significativi lasciati in eredità alla Chiesa, tra molti altri, sono il suo ricchissimo Magistero e la promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica e dei Codici di Diritto Canonico per la Chiesa latina e le Chiese Orientali. Morì piamente a Roma il 2 aprile 2005, alla vigilia della II domenica di Pasqua o della divina misericordia. E’ stato beatificato da papa Benedetto XVI il 1° Maggio 2011.

Dal Comune dei pastori: per un papa.

COLLETTA
O Dio, ricco di misericordia,
che hai chiamato il beato Giovanni Paolo II, papa,
a guidare l’intera tua Chiesa,
concedi a noi, forti del suo insegnamento,
di aprire con fiducia i nostri cuori
alla grazia salvifica di Cristo, unico Redentore dell’uomo.
Egli è Dio e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

COLLECTA
Deus, dives in misericórdia,
qui beátum Ioánnem Paulum, papam,
univérsae Ecclésiae tuae praeésse voluísti,
praesta, quaésumus, ut, eius institútis edócti,
corda nostra salutíferae grátiae Christi,
uníus redemptóris hóminis, fidénter aperiámus.
Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti,
Deus per ómnia saécula saeculórum. Amen.


 
LITURGIA DELLE ORE

Ufficio delle letture

SECONDA LETTURA
Dall’Omelia per l’inizio del pontificato del beato Giovanni Paolo II, papa.
(22 ottobre 1978: A.A.S. 70 [1978], pp. 945-947)
Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo!
Pietro è venuto a Roma! Cosa lo ha guidato e condotto a questa Urbe, cuore dell’Impero Romano, se non l’obbedienza all’ispirazione ricevuta dal Signore? Forse questo pescatore di Galilea non avrebbe voluto venire fin qui. Forse avrebbe preferito restare là, sulle rive del lago di Genesareth, con la sua barca, con le sue reti. Ma, guidato dal Signore, obbediente alla sua ispirazione, è giunto qui!
Secondo un’antica tradizione, durante la persecuzione di Nerone, Pietro voleva abbandonare Roma. Ma il Signore è intervenuto: gli è andato incontro. Pietro si rivolse a lui chiedendo: «Quo vadis, Domine?» (Dove vai, Signore?). E il Signore gli rispose subito: «Vado a Roma per essere crocifisso per la seconda volta». Pietro tornò a Roma ed è rimasto qui fino alla sua crocifissione. 
Il nostro tempo ci invita, ci spinge, ci obbliga a guardare il Signore e ad immergerci in una umile e devota meditazione del mistero della suprema potestà dello stesso Cristo. 
Colui che è nato dalla Vergine Maria, il Figlio del falegname – come si riteneva –, il Figlio del Dio vivente, come ha confessato Pietro, è venuto per fare di tutti noi «un regno di sacerdoti». 
Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato il mistero di questa potestà e il fatto che la missione di Cristo – Sacerdote, Profeta-Maestro, Re – continua nella Chiesa. Tutti, tutto il Popolo di Dio è partecipe di questa triplice missione. E forse in passato si deponeva sul capo del Papa il triregno, quella triplice corona, per esprimere, attraverso tale simbolo, che tutto l’ordine gerarchico della Chiesa di Cristo, tutta la sua «sacra potestà» in essa esercitata non è altro che il servizio, servizio che ha per scopo una sola cosa: che tutto il Popolo di Dio sia partecipe di questa triplice missione di Cristo e rimanga sempre sotto la potestà del Signore, la quale trae le sue origini non dalle potenze di questo mondo, ma dal Padre celeste e dal mistero della Croce e della Risurrezione. 
La potestà assoluta e pure dolce e soave del Signore risponde a tutto il profondo dell’uomo, alle sue più elevate aspirazioni di intelletto, di volontà, di cuore. Essa non parla con un linguaggio di forza, ma si esprime nella carità e nella verità. 
Il nuovo Successore di Pietro nella Sede di Roma eleva oggi una fervente, umile, fiduciosa preghiera: «O Cristo! Fa’ che io possa diventare ed essere servitore della tua unica potestà! Servitore della tua dolce potestà! Servitore della tua potestà che non conosce il tramonto! Fa’ che io possa essere un servo! Anzi, servo dei tuoi servi». 
Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! 
Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera! 
Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa «cosa è dentro l’uomo». Solo lui lo sa! 
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. 

RESPONSORIO
R/. Non abbiate paura: il Redentore dell’uomo ha rivelato il potere della croce e ha dato per noi la vita! * Aprite, spalancate le porte a Cristo.
V/. Siamo chiamati nella Chiesa a partecipare alla sua potestà.
R/. Aprite, spalancate le porte a Cristo.

ORAZIONE
O Dio, ricco di misericordia,
che hai chiamato il beato Giovanni Paolo II, papa,
a guidare l’intera tua Chiesa,
concedi a noi, forti del suo insegnamento,
di aprire con fiducia i nostri cuori
alla grazia salvifica di Cristo, unico Redentore dell’uomo.
Egli è Dio e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

DECRETO
circa il culto liturgico da tributare in onore del Beato Giovanni Paolo II, Papa
Un carattere di eccezionalità, riconosciuto dall'intera Chiesa cattolica sparsa su tutta la terra, riveste la beatificazione del Venerabile Giovanni Paolo II, di felice memoria, che avverrà il 1° maggio 2011 presso la Basilica di San Pietro a Roma, presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI. Attesa tale straordinarietà, a seguito di numerose richieste circa il culto liturgico in onore del nuovo Beato, secondo i luoghi e i modi stabiliti dal diritto, questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti si dà premura di comunicare quanto disposto al riguardo.
Messa di ringraziamento
Si dispone che nell'arco dell'anno successivo alla beatificazione di Giovanni Paolo II, ossia fino al 1° maggio 2012, sia possibile celebrare una santa Messa di ringraziamento a Dio in luoghi e giorni significativi. La responsabilità di stabilire il giorno o i giorni, come anche il luogo o i luoghi del raduno del popolo di Dio, compete al Vescovo diocesano per la sua diocesi. Considerate le esigenze locali e le convenienze pastorali, si concede che si possa celebrare una santa Messa in onore del nuovo Beato in una domenica durante l'anno come, altresì, in un giorno compreso tra i nn. 10-13 della Tabella dei giorni liturgici.
Analogamente, per le famiglie religiose compete al Superiore Generale offrire indicazioni circa giorni e luoghi significativi per l'intera famiglia religiosa.
Per la santa Messa, con possibilità di cantare il Gloria, si prega la colletta propria in onore del Beato (vedi allegato); le altre orazioni, il prefazio, le antifone e le letture bibliche sono attinte dal Comune dei pastori, per un papa. Se ricorre una domenica durante l'anno, per le letture bibliche si potranno scegliere testi adatti dal Comune dei pastori per la prima lettura, con il relativo Salmo responsoriale, e per il Vangelo.
Iscrizione del nuovo Beato nei Calendari particolari
Si dispone che nel Calendario proprio della diocesi di Roma e delle diocesi della Polonia la celebrazione del Beato Giovanni Paolo II, Papa, sia iscritta il 22 ottobre e celebrata ogni anno come memoria.
Circa i testi liturgici si concedono come propri l'orazione colletta e la seconda lettura dell'Ufficio delle letture, col relativo responsorio (vedi allegato). Gli altri testi si attingono dal Comune dei pastori, per un papa.
Quanto agli altri Calendari propri, la richiesta di iscrizione della memoria facoltativa del Beato Giovanni Paolo II potrà essere presentata a questa Congregazione dalle Conferenze dei Vescovi per il loro territorio, dal Vescovo diocesano per la sua diocesi, dal Superiore Generale per la sua famiglia religiosa.
Dedicazione di una chiesa a Dio in onore del nuovo Beato
La scelta del Beato Giovanni Paolo II come titolare di una chiesa prevede l'indulto della Sede Apostolica (cfr. Ordo dedicationis ecclesiae, Praenotanda n. 4), eccetto quando la sua celebrazione sia già iscritta nel Calendario particolare: in questo caso non è richiesto l'indulto e al Beato, nella chiesa in cui è titolare, è riservato il grado di festa (cfr. Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, Notificatio de cultu Beatorum, 21 maggio 1999, n. 9).
Nonostante qualsiasi cosa in contrario.
Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 2 aprile 2011.