Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

giovedì 9 giugno 2016

Ciò che gustiamo nella contemplazione di Dio si accenda di calore nell’amore del prossimo. Solo così il nostro volto risplenderà come il sole”.

AFORISMA DI MARTEDÌ 7 GIUGNO 2016

“Ciò che gustiamo nella contemplazione di Dio si accenda di calore nell’amore del prossimo. Solo così il nostro volto risplenderà come il sole”.

– Sant’Antonio di Padova (1195 – 1231)

Santa Marta: “Puoi fare cose grandi per la Chiesa, ma se non preghi tutto sarà un po’ oscuro”

Santa Marta 7 giugno 2016

Essere luce ed essere sale. Sono “le buone opere del cristiano”, come indicate da Gesù Cristo, che si traducono in azioni concrete rivolte mai a sé stessi ma sempre al bene degli altri. La luce serve per “illuminare gli altri” con il faro della fede – dice Papa Francesco nella Messa a Santa Marta di oggi – il sale per “dare sapore”, per “conservare”.

Due azioni che vanno preservate e curate vincendo la tentazione della “spiritualità dello specchio”, ovvero la tendenza ad illuminare se stessi piuttosto che il resto del mondo, e quella del divenire sale insipido che si scioglie solo per i propri interessi. 

Certo la luce prima o poi rischia di finire, come una candela che si spegne lentamente o una lampada elettrica che esaurisce le pile. Come ricaricarle? “Qual è la batteria del cristiano per fare la luce?” domanda il Papa. Semplice: è “la preghiera”. 

Una preghiera “sul serio”, puntualizza Bergoglio, “la preghiera di adorazione al Padre, di lode alla Trinità, la preghiera di ringraziamento, anche la preghiera di chiedere le cose al Signore, ma la preghiera dal cuore”. Quello “è l’olio, quella è la batteria, che dà vita alla luce”. 

“Quante opere diventano buie, per mancanza di luce, per mancanza di preghiera”, esclama infatti il Pontefice. “Tu – ammonisce – puoi fare tante cose, tante opere, anche opere di misericordia, tu puoi fare tante cose grandi per la Chiesa – un’università cattolica, un collegio, un ospedale… – e anche ti faranno un monumento da benefattore della Chiesa, ma se non preghi quello sarà un po’ oscuro o buio”. Quello che invece “mantiene”, “dà vita alla luce cristiana” è la preghiera.

Allo stesso modo il sale “non insaporisce se stesso”; “il sale diventa sale quando si dà”, ricorda Francesco. E questo è un altro atteggiamento del cristiano: “darsi; insaporire la vita degli altri, insaporire tante cose col messaggio del Vangelo”. Darsi, ribadisce, “non conservare se stesso”. 

Perché se il cristiano è in possesso di questo sale è solo perché deve offrirlo agli altri. “È curioso questo – osserva il Papa – tutti e due, luce e sale, sono per gli altri, non per se stessi”. Ma continuando a darli prima o poi si esauriranno, no? No, afferma Bergoglio, il sale “non finisce mai”, è “una cosa che ti è data in dono e continua ad esserti data in dono se tu continui a darla, illuminando e dando”.

Di qui un accorato appello ad ogni cristiano: “Illumina con la tua luce, ma difenditi dalla tentazione di illuminare te stesso. Questa è una cosa brutta, è un po’ la spiritualità dello specchio: illumino me stesso. Difenditi dalla tentazione di curare te stesso. Sii luce per illuminare, sii sale per insaporire e conservare”.“Risplenda la vostra luce davanti agli uomini” aggiunge il Santo Padre, “perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei Cieli. Cioè ritornare a Colui che ti ha dato la luce e ti ha dato il sale”. 

“Che il Signore – è la preghiera del Papa – ci aiuti in questo: sempre avere cura della luce, non nasconderla, metterla in atto”. E il sale, “darlo il giusto, quello che è necessario, ma darlo”.

Papa: “Eucaristia, alimento quotidiano che rafforza fede e nutre fraternità”

Corporal

“I fedeli dell’amata Argentina continuino ad approfondire l’amore per l’Eucaristia, alimento quotidiano che rafforza la fede, nutre la fraternità e l’impegno per i più bisognosi”. Lo scrive Papa Francesco nel messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, rivolto ai partecipanti al Congresso Eucaristico nazionale dell’Argentina, in programma dal 16 al 19 giugno prossimi a San Miguel de Tucumán.

Nel testo indirizzato a mons. José Maria Arancedo, presidente della Conferenza Episcopale argentina – riportato dalla Radio Vaticana – il Pontefice saluta cordialmente coloro che prenderanno parte all’evento, che viene celebrato nel Bicentenario dell’Indipendenza. Poi invoca sul popolo argentino la protezione materna del Vergine di Luján, alla quale da sempre è stato particolarmente devoto.

Al Congresso eucaristico, in programma dal 16 al 19 giugno prossimo, e che avrà come tema “Gesù Cristo, Signore della storia, abbiamo bisogno di te”, prenderà parte come Inviato Speciale del Pontefice il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi e presidente emerito della Pontificia Commissione per l’America Latina.

Lebbra: il virus più pericoloso è il pregiudizio

Gesù guarisce un lebbroso - cattedrale di Monreale (Wikimedia Commons)

Oggi definita clinicamente ed accademicamente come “morbo di Hansen”, la lebbra è oggi una malattia da cui si può guarire e le cui cure, peraltro, non sono troppo dispendiose. Eppure c’è ancora tanto da fare: il “virus” più grande che va debellato è tuttavia quello del pregiudizio.

Queste ed altre sfide saranno affrontate nel convegno internazionale Per una cura olistica delle persone affette dal morbo di Hansen rispettosa della loro dignità, in programma il 9 e 10 giugno, presso l’auditorium “P.Agostino Trape” dell’Isitituto Patristico Augustinianum di Roma.

Il convegno è promosso dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, assieme alle fondazioni Il Buon Samaritano e Nippon, in collaborazione con la Fondazione Raoul Follereau, il Sovrano Ordine di Malta e la Sasakawa Memorial Health Foundation.

Intervenendo in Sala Stampa Vaticana alla presentazione dell’evento, il segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, monsignor Jean-Marie Mupendawatu, ha ricordato come il morbo di Hansen, “benché oggi curabile, continua a colpire circa 200mila persone ogni anno, distruggendone di fatto il futuro sociale ed economico e condannandole all’emarginazione, spesso insieme al loro intero nucleo familiare”.

“Ancora oggi, purtroppo – ha proseguito Mupendawatu – chi ne è guarito ma è ormai segnato fisicamente da questo male, viene emarginato, si vede negati il lavoro, la vita sociale e, nel caso dei più giovani, la scolarizzazione o qualsiasi altra occasione formativa”.

Al giorno d’oggi, il morbo, ha ricordato il dirigente vaticano, “continua a diffondersi soprattutto in alcune zone economicamente più povere del pianeta come, ad esempio, in alcune aree del Brasile e dell’India”.

Obiettivo del congresso internazionale sarà quindi quello di “fare il punto della situazione e di promuovere sia la prevenzione e l’informazione, sia l’assistenza alle persone colpite, assicurandone il successivo reinserimento sociale”, ha proseguito il segretario del dicastero vaticano, auspicando infine che il convegno non sia “fine a se stesso” ma che, al contrario, possa dar vita a un “follow-up” e ad iniziative costruttive per il futuro.

È poi intervenuto il sottosegretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, padre Augusto Chendi, M.I., fornendo un excursus storico dell’impegno della Chiesa in favore dei lebbrosi, contro “una malattia antichissima e molto temuta che costringeva – e purtroppo costringe ancora oggi – chi ne era affetto ad una emarginazione tale da causare una morte sociale prima ancora di quella fisica”.

L’imminente convegno, dunque, fornisce l’occasione per “riproporre quel gesto semplice del toccare e dell’accogliere”, un tempo proibito dalla legge mosaica che “per un retaggio culturale ancora oggi non estirpato anche dal nostro inconscio, soffrono non solo le conseguenze di una terribile malattia, ma quelle più atroci dell’emarginazione, dell’abbandono, della riduzione ad una condizione subumana”.

Da parte sua, la Chiesa “senza enfasi e senza ricerca di effimera notorietà”, da sempre svolge “un compito non solo di cura, ma anche di ‘solidarietà’ e di ‘tenerezza’ nonché di denuncia sociale”, secondo lo spirito della predicazione di papa Francesco, con la sua attenzione alla “prossimità” e alle “periferie”, ha sottolineato padre Chendi.

Numerosi sono i testimoni cristiani di questa vicinanza ai lebbrosi: oltre al citato Raoul Follerau, il religioso camilliano, ha ricordato il fiammingo Padre Damiano De Veuster, canonizzato nel 2009, il padre comboniano Giusué dei Cas, attivo nel Sud Sudan quasi un secolo fa, Santa Marianna Cope, il beato Jan Beyzym, Albert Schweitzer.

L’esempio che rimarrà indelebile nei secoli, tuttavia, rimarrà sempre quello di San Francesco d’Assisi, il quale, curando i lebbrosi, un giorno si imbatté con un malato che, invece di ringraziarlo, lo insultava. Francesco andò dunque davanti al Santissimo per pregare per questo infermo, poi, una volta tornato da lui, lo sentì domandargli: “Voglio che mi lavi tutto, perché emano un odore così cattivo che neanche io riesco a sopportarlo”.

“Il Santo non ci pensò due volte, chiese che gli portassero dell’acqua calda con erbe aromatiche, e man mano che lavava l’uomo vedeva la sua carne putrefatta recuperare il suo colore naturale. Alla fine il lebbroso guarì”, ha rievocato il sottosegretario del dicastero vaticano.

Caratteristica preminente del convegno internazionale sul morbo di Hansen sarà la sua impostazione interculturale e multireligiosa. Come ricordato da Yohei Sasakawa, saranno infatti presenti rappresentanti del cristianesimo, dell’ebraismo, dell’islam, dell’induismo e di altre confessioni: tutti accomunati dall’attenzione medica ed umana verso i lebbrosi.

Spiccheranno, durante le due giornate di sessioni, una ventina di testimonianze di persone guarite dal morbo di Hansen: “Comprenderete il coraggio e la grande forza di spirito che anima queste persone”, ha detto a tal proposito Sasakawa.

La Fondazione Nippon, ha spiegato il suo presidente, è impegnata nella cura della lebbra da circa 40 anni e, verso la fine degli anni ’90 ha permesso per la prima volta una cura gratuita per la patologia. “La nostra lotta alla malattia non si ferma mai – ha proseguito Sasakawa -. Nostro obiettivo è portare il numero dei lebbrosi da 200mila a zero”.

Anche il presidente della Fondazione Nippon ha insistito sulla necessità di combattere i pregiudizi che albergano finanche nelle famiglie dei malati. Egli stesso ha spiegato tale impegno con una metafora: per curare la lebbra, servono due macchine, “quella davanti è la terapia, quella che segue è la lotta contro le discriminazioni, se una delle due macchine non corre non si può fare nulla contro la malattia”.

Alla conferenza stampa hanno preso parte anche Roch Christian Johnson, Consigliere Medico della Fondazione Raoul Follereau, e Ivo Graziani, capo di gabinetto del Grande Ospedaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta di San Giovanni di Gerusalemme, Rodi e Malta, che hanno illustrato i rispettivi principali progetti nella lotta alla lebbra.

Tra i relatori al convegno all’Augustinianum, figura il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che il profondo legame tra la lebbra e la Misericordia.

I partecipanti all’evento che effettueranno anche nella giornata del sabato alcuni percorsi spirituali e culturali, confluiranno domenica in Piazza San Pietro per la Messa presieduta da papa Francesco, in occasione del Giubileo degli Ammalati e dei Disabili.

“Un minuto per la pace” in tutto il mondo insieme al Papa

Un minuto por la paz

Nel secondo anniversario dell’incontro di preghiera voluto da Papa Francesco in Vaticano insieme al presidente israeliano Peres e a quello palestinese Abu Mazen per invocare il dono della pace, il Forum internazionale di Azione cattolica, l’Umofc, l’Azione cattolica italiana, l’Azione cattolica argentina e la Commissione nazionale Giustizia e pace della Conferenza Episcopale argentina, propongono nuovamente l’iniziativa “Un minuto per la pace”.

Accogliendo l’invito costante di Papa Francesco a non stancarsi mai di pregare e operare per la pace, le organizzazioni promotrici invitano i propri aderenti e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a fermarsi per un minuto alle ore 13 dell’8 giugno – al lavoro, in strada, a casa – per pregare per la pace.

Le Isole Tonga saranno le prime a pregare per la pace: quando le donne dell’Umofc (Unione mondiale delle organizzazioni femminili di Azione cattolica) si fermeranno in raccoglimento nella capitale Nuku’alofa, in Italia sarà appena iniziato il nuovo giorno.

“È una proposta semplice – sottolinea Emilio Inzaurraga, coordinatore internazionale del Fiac e presidente della Commissione nazionale Giustizia e pace della Conferenza episcopale argentina – che rivolgiamo a tutti. Ciascuno può pregare lì dove si trova, seconda la sua tradizione religiosa”. “E’ un modo – aggiunge – per ricordarsi che ciascuno di noi può essere strumento di pace. E’ vero che un minuto è un tempo brevissimo, ma basta per decidere di scegliere il dialogo e la fraternità, per ricordarsi di avere un cuore che il Signore ci ha dato per la misericordia”.

In Argentina, alle 13, dell’8 giugno le campane di molte chiese di varie diocesi suoneranno per invitare i fedeli ad unirsi alla preghiera. Numerose le istituzioni e le organizzazioni che hanno aderito all’iniziativa tra cui il Consiglio per la libertà religiosa, il Dipartimento per i laici, il Centro islamico della Repubblica argentina, gli Scout, la Comunità di Sant’Egidio, il Movimento dei Focolari, il Movimento familiare cristiano, la Federazione dei circoli degli lavoratori cattolici, l’Università cattolica argentina. L’Azione cattolica argentina ha invitato i docenti, nell’ambito del programma “Educare per la pace”,a realizzare delle iniziative per l’8 giugno che vanno dalla lettura di una poesia o dell’esecuzione di un canto a un flashmob con gli alunni.

A Roma, appuntamento all’udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro con un gruppo di giovani che simbolicamente rappresentano tutti i promotori e poi alle 13.00 nella chiesa di Santo Spirito in Sassia il  momento di preghiera presieduto da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione e coordinatore del Giubileo della Misericordia.

A Betlemme, l’Azione cattolica locale invita a pregare nella Grotta della Natività. A Medellin, in Colombia, i giovani, gli adulti e anche i più piccoli si sono preparati realizzando striscioni colorati. A Bujumbura, la capitale del Burundi teatro negli ultimi mesi di ripetute violenze, si è appena concluso un incontro dei responsabili e assistenti dei Movimenti di Azione cattolica che si uniranno nella preghiera dell’8 giugno e coinvolgeranno la popolazione attraverso la radio.

L’appello per la pace è disponibile quest’anno in più di 30 lingue: oltre a italiano, inglese, francese e spagnolo, anche arabo, ebraico, greco, birmano; nella lingua degli indios guarani dell’America latina e nella lingua hausa che si parla in Mali, l’ewe del Togo e il kikuyu del nord Kenya grazie alla collaborazione di tanti responsabili di vari paesi.

“Preghiamo per la pace – conclude Inzaurraga – e preghiamo per le vittime dei conflitti. Quest’anno, in particolare, il nostro pensiero va ai rifugiati e ai richiedenti asilo, ai profughi che disperati fuggono dalle guerre per bussare alle porte dei nostri Paesi quando non muoiono attraversando il mare. Li accompagniamo con la nostra preghiera per dire loro che non sono soli e per ribadire il nostro impegno per l’accoglienza e la solidarietà”.

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Qui il video lanciato per l’iniziativa

Libertà religiosa: Santa Sede e Taiwan più vicine

Taiwan

L’inculturazione della fede è necessaria per tutti i popoli, anche laddove il cristianesimo sia arrivato più di recente o sia minoranza. Il tema è stato affrontato dal cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, in occasione del simposio Il terzo millennio: inculturazione della Chiesa Cattolica, svoltosi a Taiwan nei giorni scorsi.

Secondo quanto riferisce l’Osservatore Romano, il porporato ha attinto alla lezione del Concilio Vaticano II e, in generale, al magistero pontificio, per sottolineare l’evangelizzazione come “missione perenne” della Chiesa.

L’inculturazione del Vangelo, ha aggiunto Versaldi, è necessaria anche in Cina, per salvaguardare l’unità della Chiesa ma anche nella consapevolezza dei tesori che quella terra può offrire.

Dopo aver ricevuto la laurea honoris causa dall’Università Cattolica Fun Jei di Taipei, il cardinale Versaldi ha visitato la facoltà di teologia “San Roberto Bellarmino”, dove ha incoraggiato docenti e studenti a proseguire nel cammino formativo.

Successiva meta del prefetto per l’Educazione Cattolica è stata l’Università della Divina Provvidenza di Taichung, dove ha incontrato docenti e allievi impegnati in attività di evangelizzazione.

Versaldi si è poi recato al Congresso Eucaristico Nazionale, dove ha portato i saluti di papa Francesco per i 10mila fedeli lì radunati e ha dato la benedizione finale.

In conclusione, il porporato ha incontrato le autorità civili, con le quali si sta prospettando l’estensione dell’accordo del 2011 – già in vigore per le università cattoliche – a favore delle scuole materne ed elementari.

Ne è emerso che, nonostante il loro numero ridotto, i cattolici di Taiwan sono particolarmente attivi in campo assistenziale, educativo e caritativo. Nell’isola asiatica si sta cercando un accordo tra Stato e Chiesa per una piena libertà di educazione da parte delle scuole cattoliche e per il diritto dei genitori di educare i figli, secondo le proprie convinzioni.

In Vaticano, dal 14 al 17 giugno, la 89° Assemblea della R.O.A.C.O.

Pope Francis meets with Aid Agencies for the Eastern Catholic Churches (ROACO)
Come ogni anno, dai prossimi 14-17 giugno si terrà in Vaticano, l’89° Assemblea della R.O.A.C.O., la Riunione delle Opere di Aiuto per le Chiese Orientali, un Comitato che riunisce tutte insieme le agenzie-opere di vari Paesi del mondo, impegnate al sostegno finanziario in vari settori, dall’edilizia per i luoghi di culto, alle borse di studio, dalle istituzioni educative e scolastiche a quelle dedite all’assistenza socio-sanitaria.
L’incontro di giugno avverrà sotto la presidenza del prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale Leonardo Sandri di ritorno dalla Turchia. Presente anche il neo Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, alla sua prima partecipazione.  Secondo il sito Il Sismografo, è probabile che, come già accaduto negli incontri degli ultimi anni, una sessione dei lavori sia dedicata specificamente alla realtà odierna in Siria e Iraq. Ugualmente possibile un momento di studio e riflessione sull’Armenia, a pochi giorni dell’importante pellegrinaggio che Papa Francesco compierà dal 24 al 26 giugno prossimi.

Nell’incontro del 2015 i partecipanti, rappresentanti delle opere di aiuto, hanno discusso sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente, in Armenia, in Etiopia ed Eritrea e nella Terra Santa. In quell’occasione, il Papa nella sua allocuzione aveva concentrato l’attenzione sulla situazione drammatica dei cristiani in Medio Oriente esortando “a compiere un ulteriore sforzo per eliminare quelli che appaiono come taciti accordi per i quali la vita di migliaia e migliaia di famiglie – donne, uomini, bambini, anziani – sulla bilancia degli interessi sembra pesare meno del petrolio e delle armi”. “Mentre si proclama la pace e la giustizia si tollera che i trafficanti di morte agiscano in quelle terre”, aveva detto il Papa, incoraggiando la R.O.A.C.O. a “proseguire il servizio della carità cristiana” e “denunciare ciò che calpesta la dignità dell’uomo”.

Concilio panortodosso. “Nessuna revisione della procedura avviata”

His Holiness Bartholomew I
“Non sussiste alcun quadro normativo per una revisione della procedura conciliare ormai avviata”. È quanto si legge in un comunicato diffuso ieri dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli al termine della seduta straordinaria del Sinodo permanente, riunitosi sotto la presidenza dell’arcivescovo Bartolomeo, per esaminare l’iter di convocazione del Concilio panortodosso, in programma nell’isola greca di Creta dal 19 al 26 giugno.

Il Sinodo, si afferma nella nota riportata da L’Osservatore Romano, “con sorpresa e stupore è venuto a sapere delle posizioni e dei punti di vista recentemente espressi da alcune Chiese ortodosse sorelle e, dopo averli valutati”, sostanzialmente conferma lo svolgimento dello storico evento nella data prevista. Pertanto, “si attende che i primati delle Chiese ortodosse, secondo quanto previsto dal regolamento per l’organizzazione e il funzionamento del santo e grande concilio presentino le eventuali ‘proposte di modifica, correzioni e aggiunte ai testi approvati all’unanimità dalle conferenze pre-conciliari panortodosse e dalle sinassi dei primati sui temi all’ordine del giorno’ (cfr. punto 11), per un assestamento e una decisione finali, durante i lavori del Concilio”.

Il Patriarcato ecumenico, “in quanto Chiesa primaziale per la tutela dell’unità dell’ortodossia – si legge ancora nella nota chiama tutti a essere all’altezza delle circostanze e a partecipare, secondo l’ordine del giorno predeterminato, ai lavori del santo e grande concilio, come deciso in modo panortodosso e sottoscritto tanto dai primati durante le loro sinassi, quanto dai delegati di ognuna delle rappresentanze durante tutta la lunga procedura preparatoria del Concilio”.

Gerusalemme ringrazia padre Pizzaballa, per 12 anni Custode di Terra Santa

Messa Pizzaballa

Una grande Messa in onore del Custode di Terra Santa uscente, padre Pierbattista Pizzaballa, è stata celebrata la scorsa domenica 5 Giugno, nella parrocchia latina di San Salvatore, a Gerusalemme.  Alla presenza del Vicario Generale dell’Ordine, fra Julio César Bunader, del Visitatore generale, fra Jakab Várnai, numerosi frati, sacerdoti, religiosi, religiose e molti parrocchiani hanno partecipato alla cerimonia per ringraziare dei 12 anni svolti da Pizzaballa a servizio della Custodia di Terra Santa.

Dopo l’omelia, il parroco padre Firas Hijazin – informa il sito della Custodia – ha ringraziato il Custode uscente a nome dei parrocchiani e dei frati in servizio presso la Parrocchia latina di Gerusalemme, da parte della quale sono stati offerti alcuni regali come segno di ringraziamento.

Prima della benedizione finale, padre Pizzaballa si è rivolto ai parrocchiani con queste parole: “La gratitudine è uno dei doni dello Spirito Santo. Come affermato nel Vangelo del giorno, Cristo ci ha donato la vita e Cristo è già tra noi. Ora tocca a noi aprire gli occhi, per vedere la Sua presenza e i doni che Egli ci ha offerto”.

“In questi giorni – ha aggiunto – ho ricevuto molti ringraziamenti, oggi tocca a me ringraziare. Prima di tutto ringrazio il Signore per i miei 26 anni trascorsi a Gerusalemme, di cui 12 come Custode. Lo ringrazio anche per questa partenza, che segnerà un nuovo capitolo nella mia vita. Ciò che ho ricevuto in questa Città, dai miei frati, dalla comunità, è incommensurabile”.

“Ho imparato molto da ognuno di tutti voi – ha detto il francescano – rendo grazie per quanto abbiamo costruito insieme, nonostante i problemi e le difficoltà. Tuttavia, il Signore continua a fare cose belle per noi. Pregherò per voi. Sapete che vi ho amato e che continuerò ad amarvi”.

“Anche se siamo una comunità piccola e fragile – ha poi sottolineato Pizzaballa – rimaniamo nel cuore della vita della Chiesa. Vogliamo che questo luogo ferito continui ad essere la presenza della vita cristiana. Come detto nel Vangelo di oggi, vogliamo rimanere nella presenza di Gesù e fare tutto per la gloria di Cristo”.

Dopo la Messa, gli scout hanno accompagnato l’assemblea nella Sala dell’Immacolata per un rinfresco e un momento conviviale. Frati, religiosi di tutte le comunità, parrocchiani di ogni età, si sono messi in fila per ringraziare un’ultima volta il Custode e scattare con lui una foto ricordo.

Turchia. Bomba a Istanbul vicino la fermata dell’autobus

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Un nuovo attentato ha scosso un tranquillo martedì mattina a Istanbul. Un’autobomba è esplosa vicino alla fermata degli autobus nella centralissima piazza Beyazit tra l’Università di Istanbul e il Gran Bazar. Undici i morti di cui sette agenti di polizia e quattro civili, secondo quanto riferito dal governatore della città, che parla anche di 36 feriti, di cui tre molto gravi.

Secondo le prime ricostruzioni, l’esplosione è stata provocata da un’autobomba fatta esplodere a distanza durante il passaggio di un bus della polizia antisommossa diretto all’Università. La deflagrazione è avvenuta intorno alle 8.30 nel quartiere Beyazit, nel centro di Istanbul, nei pressi della fermata della metro Vezneciler e dell’Università, tra le zone maggiormente frequentate dai turisti.
Vigorosa la condanna del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha promesso una dura repressione e che i responsabili saranno presi. “Dai terroristi bisogna aspettarsi in ogni momento attacchi come quello di oggi”, ha aggiunto.
L’attentato è avvenuto nel secondo giorno di Ramadan e secondo Vasip Sahin arriva dopo altri sanguinosi attacchi sferrati in Turchia dallo scorso luglio, per un bilancio complessivo che supera i 200 morti. Il 12 gennaio la città turca era stata sconvolta da un kamikaze esploso vicino alla moschea Blu e a quella di Santa Sofia; il bilancio in quell’occasione era stato di 10 morti, la maggior parte turisti. Poi il 13 marzo un’autobomba era esplosa nelle strade di Ankara uccidendo 37 persone e ferendone 125, e qualche giorno dopo, il 19 marzo, un kamikaze dell’Isis si era fatto esplodere in una via pedonale della parte europea di Istanbul, causando la morte di cinque persone.

Orrore a Mosul. Isis brucia vive 19 ragazze yazide

Isis

Non si placa la violenza omicida dello Stato Islamico. Dall’Iraq giunge la notizia di un altro crimine dei jihadisti che si aggiunge agli orrori compiuti in questi anni: a Mosul, roccaforte dell’Isis, 19 ragazze sono state chiuse in una gabbia di ferro e bruciate vive in piazza pubblica Le giovani donne di religione yazida avevano rifiutato di divenire schiave sessuali dei miliziani.

A riferirlo è l’agenzia di notizie Ara (Kurdish News Agency), ripresa da diversi media internazionali. Le giovani donne facevano parte di un gruppo più ampio di yazide rapite da Isis nell’agosto del 2014 vicino a Mosul e rientrano tra le 3.500 donne che secondo l’Onu sono in mano agli aguzzini del califfo al Baghdadi.

Chiuse in gabbie di ferro – come già accaduto al pilota giordano Muad Kasasbeah, ucciso a Raqqa nel 2015 – le ragazze sono state portate in una piazza e date alle fiamme davanti a centinaia di persone. “Nessuno ha potuto fare niente per salvarle” ha detto un testimone ancora terrorizzato.

Lo stesso terrore che vivono gli oltre 50mila civili rimasti intrappolati a Falluja, città irachena sotto l’assedio delle forze regolari supportate dalla coalizione internazionale a guida Usa, che cercano invano di fuggire dalle violenze o vengono usati dall’Isis come scudi umani. A Falluja, inoltre, mancano attualmente generi alimentari e igienici e la maggior parte di scuole e ospedali sono stati distrutti dai bombardamenti. Episodi di violenza e sciacallaggio sono all’ordine del giorno.

Terra Santa. Al via i lavori di restauro dell’edicola del Santo Sepolcro

Santo Sepolcro Gerusalemme

Sono iniziati i lavori per il restauro dell’edicola del Santo Sepolcro, eretta in quello che la tradizione riconosce come il luogo della sepoltura e della resurrezione di Gesù. Gli esperti coinvolti nei lavori hanno iniziato ad operare ieri. L’architetto greco Antonia Moropoulou, docente alla National Technical University di Atene, coordinatore scientifico del progetto, ha detto in alcune dicharazioni rilasciate ai media che la struttura dell’edicola è stabile, ma ha bisogno di urgenti interventi di riqualificazione, dopo anni di esposizione a fattori ambientali come l’acqua, l’umidità e il fumo delle candele. Inoltre deve essere trovato un sistema non invasivo per mettere in sicurezza l’edicola dai rischi di eventuali scosse sismiche.

I lavori – riporta l’agenzia Fides – verranno svolti la mattina presto o la sera tardi, quando si sospende il flusso continuo di pellegrini e visitatori. Il progetto avrà un costo di circa 3,3 milioni di dollari e sarà sostenuto dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa greco-ortodossa e dalla Chiesa armena apostolica. Nel mese di aprile, il re di Giordania Abdallah II ha fatto pervenire sottoforma di “beneficienza reale” (Makruma) una consistente donazione personale a favore del progetto.

“Sua Maestà re Abdallah incarna nei fatti, e non solo a parole, la convivenza tra musulmani e cristiani in tutto il mondo e in particolare in Terra Santa” aveva dichiarato in quell’occasione Teophilos III, Patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, esaltando il ruolo svolto dalla Giordania nella tutela della presenza dei cristiani in Terra Santa e riconoscendo al sovrano hashemita il titolo di “guardiano e custode dei luoghi santi cristiani e musulmani a Gerusalemme”.

Ramadan: gli auguri delle chiese europee e mediorientali

Cattolici e musulmani

Il Patriarca caldeo di Baghdad, Louis Raphael Sako, ha augurato ai musulmani iracheni un “Ramadan eccezionale” al fine di rinnegare ogni possibile settarismo e favorire una “cultura della riconciliazione” e i “valori condivisi di tolleranza, prossimità e amicizia”.

Nel suo messaggio riportato dall’agenzia Fides, il Patriarca scrive: “Il mese di Ramadan offre un tempo propizio per il digiuno, la preghiera, per pentirsi e cambiare la mentalità e i comportamenti (metanoia), allo scopo di vivere in pace con se stessi e gli altri”.

L’augurio di Sako è per una pronta liberazione dell’intero territorio nazionale dal pericolo del terrorismo islamico, per il quale chiede le preghiere dei cristiani, ringraziando peraltro quanto fatto finora dall’esercito iracheno per contrastare l’Isis.

Messaggi per il Ramadam sono arrivati anche dal Patriarcato di Gerusalemme, rivolti ai musulmani di Siria, Iraq, Egitto, Giordania e Terra Santa. “In un Medio oriente scosso dalla violenza — si legge in un messaggio — imploriamo Dio di aiutare gli uomini a rispettarsi l’un l’altro, a pregare e a dare prova di coraggio perché l’odio e l’ingiustizia non diventino legge nella nostra regione, culla della civiltà”.

Tra le chiese europee, spicca il messaggio del cardinale arcivescovo di Monaco e Frisinga e presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, Reinhard Marx, che ha chiesto piena collaborazione tra le religioni, prendendo le distanze da tutte le iniziative che possano limitare la libertà religiosa dei musulmani in Germania.

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