Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

martedì 13 dicembre 2016

Evangelo di ieri e di oggi...



“Con quale autorità fai queste cose?”

Forse oggi la domanda sarebbe il caso che me la ponga anch’io: con quale autorità ogni giorno scelgo una parola, una frase e provo a scrivere un commento come mi garba?
Perché sono un frate? Perché sono più bravo? Ma di che, ma quando…
Amici cari, nella vita ne ho combinate tante, e qualcuno veramente avrebbe il diritto di dirmi: con quale autorità parli, non sei meglio di noi!
Replico anch’io come i sacerdoti che rispondono a Gesù: non lo so!
Forse oggi cerco di esser vero, per quanto mi riesce, di esser naturale, di lasciare che quello che arriva dalla vita…possa esser quello che c’è, semplicemente.
Penso che oggi mi permetto di esser così perché scopro quale meraviglia racchiuda il capire che ogni giorno si prova a maturare solo quando si accoglie se stessi, per quello che si è, nello stupore di incontrare l’origine delle tue ombre e delle tue luci nello stesso luogo, dentro di te…continuando a fidarsi di una cosa sola: io sono a immagine e somiglianza di Dio! 

“La novità della nascita di Gesù è quella della capacità dell'uomo di sentire dentro di sé il dna di Dio e di trovare il coraggio di esprimerlo. E' questa enorme novità che ancora ci sollecita e ci rende capaci di cambiare la nostra vita e di essere a nostra volta figli e testimoni del dna di Dio che è dentro di noi.”

A me basta questa autorità!
E la luce del Natale, che viene a fare se non ad illuminare la parte più vera di noi?

“I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”

Le prostitute! E’ sempre lei che si presenta dinnanzi ai miei occhi ogni volta che leggo questo vangelo. Una ragazza brasiliana, incontrata negli anni trascorsi tra le corsie dell’ospedale di Bergamo. Oggi ti basti rivivere con me, attraverso le parole del mio diario, quell’incontro. Si, ti basti.

“…l’altra persona è una ragazza brasiliana di 25 anni che sa di mare e sole. Noto subito un certo imbarazzo che la assilla e allora le sorrido e cerco di metterla a suo agio, di tranquillizzarla e così inizia a raccontarmi confusamente di se: ad appena 18 anni è già madre due volte e per necessità si trasferisce in Italia con le sorelle tre anni fa.
Anche qui da noi le cose non si presentano facili e così si lascia convincere e trascinare in un brutto giro…una lacrima, piccola, tenerissima, sgorga spontanea e sembra quasi incastonarsi lì, appena nata.
“Piuttosto che avere una figlia puttana, preferisco che muoia” sono le testuali parole che sua madre le ha sempre ripetuto ed ora lei le ripete a me. “Le puttane vi passeranno avanti nel regno dei cieli” rispondo io. Guardare nei suoi occhi per crederlo! Lei ha assunto su di se lo “sporco” del mondo, come Gesù, ecco perché mi precede. Lei però ha perso la fiducia negli uomini perché ha toccato con mano, e non solo, il tradimento di ognuno. Lei può capire il perdono di Dio, ma le parole di sua madre sono un macigno che le stritola il cuore ogni volta che pensa, ed ora che è qui per un “buco nel cuore” da curare – ma chissà qual è il più grosso da curare veramente!
E’ ingenua e basta poco per vederla sorridere, vedo la sua purezza, la sua giovinezza, la sua voglia di vivere nonostante un’esperienza doppia degli anni che ha, e così le parlo di Dio, del suo amore, della sua misericordia e lei termina con un “tu sei buono” ed io mi sciolgo.
Mi è sembrato di avere un po’ gli occhi di Gesù, di lasciare che le sue parole combaciassero con le mie, senza accenno alcuno alla condanna –ci penso per la prima volta ora a questa parola, non mi è proprio mai venuta in mente fino a quest’istante! E poi chi sono io per giudicare, avrei fatto gli stessi sbagli, ho fatto gli stessi sbagli, e dopo tutto questo sporco l’unica cosa che avrei desiderato incrociare sono due occhi dolci, e parole dolci, e qualcuno che mi sappia donare fiducia, solo fiducia e bontà, tanta bontà.
Dopo l’assoluzione, il compimento: riceve il corpo di Gesù.
Ora Cristo si è mischiato alle tue viscere, si è fatto carne della tua carne, sangue del tuo sangue. Ora hai il vestito nuovo, l’anello al dito, il posto migliore a tavola e il cuore di Dio nel tuo. Ora a te di stringerlo forte al tuo petto, non allontanarlo mai più, non allontanarti mai più. E nessuno sia fratello maggiore che si crede migliore. Nessuno.”
Fra Giorgio Bonati

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