Leggiamo insieme la Scrittura giorno per giorno: il vincolo di unità e di pace per tutti noi!
Leggiamo insieme la Scrittura giorno per giorno: il vincolo di unità e di pace per tutti noi!
><> San Luca ><>
Lc 11,1-4
1 Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2 Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4 e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».
1 Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2 Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4 e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4 e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».
COMMENTO DI GIOVANNI Giovanni Nicolini
Rispetto al testo parallelo di Matteo 6,9-13 dove la preghiera comunemente chiamata “il Padre nostro” è interna al grande Discorso di Gesù sul monte, la particolarità preziosa di Luca è che essa sia come “provocata” dalla preghiera stessa del Signore. Mi sembra che questo tenda a suggerire che Egli insegni ai discepoli la preghiera che Lui stesso rivolge al Padre. Più volte abbiamo notato come Luca ami sottolineare questa preghiera di Gesù, soprattutto nel passaggi più importanti della sua vita e del suo insegnamento. Oggi mi sembra un grande regalo pensare che Egli ci coinvolga e ci immerga nella sua stessa preghiera!
La versione di Luca è più breve di quella di Matteo. Provo a sottolinearne qualche passaggio. In Luca manca l’aggettivo possessivo accanto al termine “Padre”. Molte volte abbiamo sottolineato la preziosità di quel “nostro”, così esigente per sottolineare che siamo tutti un’unica famiglia di figli di Dio. Il testo di Luca ci porge un altro regalo ugualmente prezioso, ed è quello di poter dire semplicemente “Padre”, come appunto Lui dice nella sua preghiera! E’ proprio la preghiera di Gesù che diventa la nostra preghiera!
Il ver.3 sembra volerci costringere a cercare una precisazione circa la richiesta del “pane quotidiano”, perché provoca un interrogativo che la versione italiana supera con una specie di “ripetizione”: pane “quotidiano” richiesto per “ogni giorno”. Non voglio adesso affrontare un quesito che è grande, e troppo grande per me. Tuttavia mi permetto di accennare che quello che noi chiamiamo “pane quotidiano” ha un rilievo profondo, che tende a sottolineare quanto questo pane di “ogni giorno” sia “essenziale”, non se ne possa fare a meno.
Circa la versione dell’ultima richiesta della preghiera – “non abbandonarci alla tentazione” – so che si sta stabilendo una espressione nuova e ufficiale. Certamente la nostra consueta invocazione “non indurci in tentazione” porta con sé dei problemi. Non so che cosa verrà deciso. Mi limito a ricordare di aver trovato anni fa un suggerimento che mi sembra abbastanza convincente. Si tratta del fatto che la lingua greca come anche quella italiana non ha una forma verbale detta “causativa”. In concreto, un’ipotesi sarebbe “nella tentazione fa’ che non entriamo”. Scusate le chiacchere.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lc 11,5-8
5 Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6 perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7 e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8 vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
giovanni nicolini 30 agosto 2012 08:26
Mi è sempre piaciuta molto questa “parabolina” che il solo Luca ricorda. E mi piace sempre di più! Mi piace questo “mondo” dei tre amici, dove io, come, credo, ogni ascoltatore di questa Parola, sono quello “in mezzo” tra un amico cui si vuole poter offrire qualcosa, e l’ “Altro”, amico essenziale per risolvere il problema della mia indigenza e del mio desiderio di accogliere il mio amico in viaggio e il suo bisogno di ricevere un sostentamento.
Giustamente le note delle bibbie collegano questa parabola con quella che incontreremo, se Dio vorrà, in Luca 18,2-8: una parabola sulla preghiera, dunque. Ma è bellissimo poter cogliere l’orizzonte di questa “preghiera”! Appunto, l’orizzonte dell’amicizia. Chi a mezzanotte è in viaggio sa dove andare: dal suo amico. Questo amico che non avrebbe niente da offrirgli sa dove andare: dall’amico “importante”, che sicuramente ha da prestargli i tre pani necessari per accogliere e sostentare l’altro.
Ed è straordinaria l’immagine dell’Amico, che è Dio(!), a letto con i suoi bambini e che non vuole essere disturbato! Coraggio, bisogna insistere…e alla fine cederà! Magari brontolando, ma almeno per liberarsi dell’amico scocciatore…cederà! E’ meraviglioso che questa “amicizia” sia dunque il grande protagonista dell’episodio. Sia il dato di fatto e il segreto di potenza per me che sono un poveretto e non ho niente da dare, e per l’altro amico al quale non posso non dare niente.
Dobbiamo pensare qualcosa anche dei “bambini” che sono a letto con Lui? Forse sono i più piccoli e i più poveri, e quindi sono forse i prediletti. Bisogna tenerne conto! Rispetto a loro noi non meriteremmo e non potremmo pretendere l’attenzione e l’offerta dell’Amico che dorme con loro. La nostra forza sta proprio nella nostra “povertà”. Non saremo come quei bambini piccoli e prediletti, ma in fondo siamo dei poveretti anche noi. E siamo in ogni modo collocati in quella ricca relazione di amicizie che è troppo impegnativa per i nostri grandi limiti. Che bello essere amici e volersi bene!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lc 11,9-13
9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!»
.
COMMENTO DI GIOVANNI
La presenza di Dio tra noi nel suo Figlio tende ad avvicinare profondamente la nostra comune esperienza di vita a quello che viviamo nella nostra relazione con Dio. Oggi è dominante la figura del Padre. Dio Padre non viene esplicitamente nominato se non nell’ultimo versetto del nostro brano, ma viene come “dedotto” e svelato con il paragone dei padri terreni, nel loro comune agire nei confronti dei loro figli. Sono molto efficaci le due domande retoriche: “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede…” dei vers.11-12. Quello che normalmente fanno i padri terreni diventa immagine dell’agire divino, che non può essere peraltro espresso se non con quel “quanto più il Padre vostro celeste…”. Questo ci mostra quanto sia preziosa e delicata la nostra vita chiamata ad essere umile immagine della comunione con Dio Padre! Nell’esperienza comune in cui molti oggi si ritroveranno, quanto è decisivo il volto e il modo della nostra vita quotidiana come immagine del mistero di Dio e della nostra relazione con Lui! Come è grande e profondo il ruolo che la nostra umile quotidianità esercita nel cammino e nell’esperienza della fede! L’importanza e la preziosità della “parabola” della vita resta tale anche quando è evidente l’immensità incomparabile del dono divino: i padri terreni possono e vogliono dare ai loro figli che gliele chiedono delle semplici “cosa buone”(ver.13). “Il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono”! Ebbene: mi sembra si debba dire che è proprio la piccola vicenda delle nostre buone relazioni umane a promuovere e accompagnare l’esperienza della vita di fede. Quanto ci sentiamo debitori verso tutti coloro che con la buona “liturgia” della loro vita ci hanno rivelato e confermato la misura infinita del dono di Dio! Anche perché è attraverso gesti semplici e comuni celebrati tra noi che possiamo capire qualcosa del dono del Padre che ci dona Se stesso dandoci il suo Spirito. Come a dire: quando nostro padre ci ha dato un pesce o un uovo che gli chiedevamo, abbiamo colto il segno del dono divino dello Spirito.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lc 11,14-26
14 Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. 15 Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». 16 Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. 17 Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. 18 Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. 19 Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. 20 Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
21 Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. 22 Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. 23 Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde.
24 Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. 25 Venuto, la trova spazzata e adorna. 26 Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».
Giovanni nicolini 01 settembre 2012 11:55
Abbiamo già incontrato il Signore nella sua opera di liberazione dal Male. Ora mi sembra che questo ritorni nella memoria evangelica come un dato interno alla nostra vita con Lui, come un dato permanente della sua opera di salvezza per noi. Mi sembra che non dobbiamo dimenticarlo! Si tratta di un dato permanente dell’esperienza del credente. Non ricordare la presenza di questa “inimicizia” è pericoloso, perché ci espone ad una ipotesi di solitudine drammatica con la vicenda del nostro peccato. Invece, il Signore è attivo e opera instancabilmente a nostro favore.
Questa sua opera di liberazione dal Male deve essere individuata e colta con forza e con chiarezza. Tra Lui e i demòni c’è assoluta separazione e assoluta inimicizia. E Gesù fa questo “con il dito di Dio”: con Lui e in Lui è giunto a noi il regno di Dio. Più che essere protagonisti di questa lotta, noi ne siamo il campo di battaglia, la preda da conquistare. Non siamo certamente noi a poter scacciare il Male. Lo può fare solo quel “più forte”(ver.22) che vince “l’uomo forte, bene armato, che fa la guardia al suo palazzo”: così viene qualificato il demonio! E Gesù è quel “più forte di lui”! Per questo, la nostra alleanza piena con Gesù deve essere profonda e senza limiti: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde”. Dunque, il cristiano certamente conosce e sperimenta il peccato, anzi, solo il cristiano lo conosce, perché solo lui ne coglie la particolarità e la drammaticità, perché ben conosce la potenza buona del Signore e della vita con Lui.
E’ molto importante considerare con attenzione anche i vers.24-26, che ci dicono come questa insidia non cessi mai. Anzi, la liberazione operata da Dio e la condizione luminosa in cui si trova i discepolo amato e protetto dal suo Signore, lo espone a sempre nuove insidie. Tutte queste Parole che oggi ci vengono regalate mi sembrano un antidoto prezioso nei confronti di un’angoscia che inevitabilmente ci assalirebbe se ci pensassimo soli davanti al mistero del Male.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni, che oggi con te ringrazia il Signore per la testimonianza luminosa che ha donato alla Chiesa e al mondo attraverso il suo figlio Carlo Maria Martini.
Lc 11,27-28
29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. 30Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. 31Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. 32Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona.
Lc 11,5-8
5 Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6 perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7 e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8 vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
5 Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6 perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7 e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8 vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
giovanni nicolini 30 agosto 2012 08:26
Mi è sempre piaciuta molto questa “parabolina” che il solo Luca ricorda. E mi piace sempre di più! Mi piace questo “mondo” dei tre amici, dove io, come, credo, ogni ascoltatore di questa Parola, sono quello “in mezzo” tra un amico cui si vuole poter offrire qualcosa, e l’ “Altro”, amico essenziale per risolvere il problema della mia indigenza e del mio desiderio di accogliere il mio amico in viaggio e il suo bisogno di ricevere un sostentamento.
Giustamente le note delle bibbie collegano questa parabola con quella che incontreremo, se Dio vorrà, in Luca 18,2-8: una parabola sulla preghiera, dunque. Ma è bellissimo poter cogliere l’orizzonte di questa “preghiera”! Appunto, l’orizzonte dell’amicizia. Chi a mezzanotte è in viaggio sa dove andare: dal suo amico. Questo amico che non avrebbe niente da offrirgli sa dove andare: dall’amico “importante”, che sicuramente ha da prestargli i tre pani necessari per accogliere e sostentare l’altro.
Ed è straordinaria l’immagine dell’Amico, che è Dio(!), a letto con i suoi bambini e che non vuole essere disturbato! Coraggio, bisogna insistere…e alla fine cederà! Magari brontolando, ma almeno per liberarsi dell’amico scocciatore…cederà! E’ meraviglioso che questa “amicizia” sia dunque il grande protagonista dell’episodio. Sia il dato di fatto e il segreto di potenza per me che sono un poveretto e non ho niente da dare, e per l’altro amico al quale non posso non dare niente.
Dobbiamo pensare qualcosa anche dei “bambini” che sono a letto con Lui? Forse sono i più piccoli e i più poveri, e quindi sono forse i prediletti. Bisogna tenerne conto! Rispetto a loro noi non meriteremmo e non potremmo pretendere l’attenzione e l’offerta dell’Amico che dorme con loro. La nostra forza sta proprio nella nostra “povertà”. Non saremo come quei bambini piccoli e prediletti, ma in fondo siamo dei poveretti anche noi. E siamo in ogni modo collocati in quella ricca relazione di amicizie che è troppo impegnativa per i nostri grandi limiti. Che bello essere amici e volersi bene!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lc 11,9-13
9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!»
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COMMENTO DI GIOVANNI
La presenza di Dio tra noi nel suo Figlio tende ad avvicinare profondamente la nostra comune esperienza di vita a quello che viviamo nella nostra relazione con Dio. Oggi è dominante la figura del Padre. Dio Padre non viene esplicitamente nominato se non nell’ultimo versetto del nostro brano, ma viene come “dedotto” e svelato con il paragone dei padri terreni, nel loro comune agire nei confronti dei loro figli. Sono molto efficaci le due domande retoriche: “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede…” dei vers.11-12. Quello che normalmente fanno i padri terreni diventa immagine dell’agire divino, che non può essere peraltro espresso se non con quel “quanto più il Padre vostro celeste…”. Questo ci mostra quanto sia preziosa e delicata la nostra vita chiamata ad essere umile immagine della comunione con Dio Padre! Nell’esperienza comune in cui molti oggi si ritroveranno, quanto è decisivo il volto e il modo della nostra vita quotidiana come immagine del mistero di Dio e della nostra relazione con Lui! Come è grande e profondo il ruolo che la nostra umile quotidianità esercita nel cammino e nell’esperienza della fede! L’importanza e la preziosità della “parabola” della vita resta tale anche quando è evidente l’immensità incomparabile del dono divino: i padri terreni possono e vogliono dare ai loro figli che gliele chiedono delle semplici “cosa buone”(ver.13). “Il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono”! Ebbene: mi sembra si debba dire che è proprio la piccola vicenda delle nostre buone relazioni umane a promuovere e accompagnare l’esperienza della vita di fede. Quanto ci sentiamo debitori verso tutti coloro che con la buona “liturgia” della loro vita ci hanno rivelato e confermato la misura infinita del dono di Dio! Anche perché è attraverso gesti semplici e comuni celebrati tra noi che possiamo capire qualcosa del dono del Padre che ci dona Se stesso dandoci il suo Spirito. Come a dire: quando nostro padre ci ha dato un pesce o un uovo che gli chiedevamo, abbiamo colto il segno del dono divino dello Spirito.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lc 11,14-26
14 Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. 15 Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». 16 Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. 17 Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. 18 Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. 19 Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. 20 Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
21 Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. 22 Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. 23 Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde.
24 Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. 25 Venuto, la trova spazzata e adorna. 26 Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».
giovanni nicolini 30 agosto 2012 08:26
Mi è sempre piaciuta molto questa “parabolina” che il solo Luca ricorda. E mi piace sempre di più! Mi piace questo “mondo” dei tre amici, dove io, come, credo, ogni ascoltatore di questa Parola, sono quello “in mezzo” tra un amico cui si vuole poter offrire qualcosa, e l’ “Altro”, amico essenziale per risolvere il problema della mia indigenza e del mio desiderio di accogliere il mio amico in viaggio e il suo bisogno di ricevere un sostentamento.
Giustamente le note delle bibbie collegano questa parabola con quella che incontreremo, se Dio vorrà, in Luca 18,2-8: una parabola sulla preghiera, dunque. Ma è bellissimo poter cogliere l’orizzonte di questa “preghiera”! Appunto, l’orizzonte dell’amicizia. Chi a mezzanotte è in viaggio sa dove andare: dal suo amico. Questo amico che non avrebbe niente da offrirgli sa dove andare: dall’amico “importante”, che sicuramente ha da prestargli i tre pani necessari per accogliere e sostentare l’altro.
Ed è straordinaria l’immagine dell’Amico, che è Dio(!), a letto con i suoi bambini e che non vuole essere disturbato! Coraggio, bisogna insistere…e alla fine cederà! Magari brontolando, ma almeno per liberarsi dell’amico scocciatore…cederà! E’ meraviglioso che questa “amicizia” sia dunque il grande protagonista dell’episodio. Sia il dato di fatto e il segreto di potenza per me che sono un poveretto e non ho niente da dare, e per l’altro amico al quale non posso non dare niente.
Dobbiamo pensare qualcosa anche dei “bambini” che sono a letto con Lui? Forse sono i più piccoli e i più poveri, e quindi sono forse i prediletti. Bisogna tenerne conto! Rispetto a loro noi non meriteremmo e non potremmo pretendere l’attenzione e l’offerta dell’Amico che dorme con loro. La nostra forza sta proprio nella nostra “povertà”. Non saremo come quei bambini piccoli e prediletti, ma in fondo siamo dei poveretti anche noi. E siamo in ogni modo collocati in quella ricca relazione di amicizie che è troppo impegnativa per i nostri grandi limiti. Che bello essere amici e volersi bene!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Giustamente le note delle bibbie collegano questa parabola con quella che incontreremo, se Dio vorrà, in Luca 18,2-8: una parabola sulla preghiera, dunque. Ma è bellissimo poter cogliere l’orizzonte di questa “preghiera”! Appunto, l’orizzonte dell’amicizia. Chi a mezzanotte è in viaggio sa dove andare: dal suo amico. Questo amico che non avrebbe niente da offrirgli sa dove andare: dall’amico “importante”, che sicuramente ha da prestargli i tre pani necessari per accogliere e sostentare l’altro.
Ed è straordinaria l’immagine dell’Amico, che è Dio(!), a letto con i suoi bambini e che non vuole essere disturbato! Coraggio, bisogna insistere…e alla fine cederà! Magari brontolando, ma almeno per liberarsi dell’amico scocciatore…cederà! E’ meraviglioso che questa “amicizia” sia dunque il grande protagonista dell’episodio. Sia il dato di fatto e il segreto di potenza per me che sono un poveretto e non ho niente da dare, e per l’altro amico al quale non posso non dare niente.
Dobbiamo pensare qualcosa anche dei “bambini” che sono a letto con Lui? Forse sono i più piccoli e i più poveri, e quindi sono forse i prediletti. Bisogna tenerne conto! Rispetto a loro noi non meriteremmo e non potremmo pretendere l’attenzione e l’offerta dell’Amico che dorme con loro. La nostra forza sta proprio nella nostra “povertà”. Non saremo come quei bambini piccoli e prediletti, ma in fondo siamo dei poveretti anche noi. E siamo in ogni modo collocati in quella ricca relazione di amicizie che è troppo impegnativa per i nostri grandi limiti. Che bello essere amici e volersi bene!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lc 11,9-13
9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!»
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COMMENTO DI GIOVANNI
La presenza di Dio tra noi nel suo Figlio tende ad avvicinare profondamente la nostra comune esperienza di vita a quello che viviamo nella nostra relazione con Dio. Oggi è dominante la figura del Padre. Dio Padre non viene esplicitamente nominato se non nell’ultimo versetto del nostro brano, ma viene come “dedotto” e svelato con il paragone dei padri terreni, nel loro comune agire nei confronti dei loro figli. Sono molto efficaci le due domande retoriche: “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede…” dei vers.11-12. Quello che normalmente fanno i padri terreni diventa immagine dell’agire divino, che non può essere peraltro espresso se non con quel “quanto più il Padre vostro celeste…”. Questo ci mostra quanto sia preziosa e delicata la nostra vita chiamata ad essere umile immagine della comunione con Dio Padre! Nell’esperienza comune in cui molti oggi si ritroveranno, quanto è decisivo il volto e il modo della nostra vita quotidiana come immagine del mistero di Dio e della nostra relazione con Lui! Come è grande e profondo il ruolo che la nostra umile quotidianità esercita nel cammino e nell’esperienza della fede! L’importanza e la preziosità della “parabola” della vita resta tale anche quando è evidente l’immensità incomparabile del dono divino: i padri terreni possono e vogliono dare ai loro figli che gliele chiedono delle semplici “cosa buone”(ver.13). “Il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono”! Ebbene: mi sembra si debba dire che è proprio la piccola vicenda delle nostre buone relazioni umane a promuovere e accompagnare l’esperienza della vita di fede. Quanto ci sentiamo debitori verso tutti coloro che con la buona “liturgia” della loro vita ci hanno rivelato e confermato la misura infinita del dono di Dio! Anche perché è attraverso gesti semplici e comuni celebrati tra noi che possiamo capire qualcosa del dono del Padre che ci dona Se stesso dandoci il suo Spirito. Come a dire: quando nostro padre ci ha dato un pesce o un uovo che gli chiedevamo, abbiamo colto il segno del dono divino dello Spirito.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lc 11,14-26
14 Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. 15 Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». 16 Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. 17 Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. 18 Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. 19 Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. 20 Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
21 Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. 22 Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. 23 Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde.
24 Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. 25 Venuto, la trova spazzata e adorna. 26 Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».
Giovanni nicolini 01 settembre 2012 11:55
Abbiamo già incontrato il Signore nella sua opera di liberazione dal Male. Ora mi sembra che questo ritorni nella memoria evangelica come un dato interno alla nostra vita con Lui, come un dato permanente della sua opera di salvezza per noi. Mi sembra che non dobbiamo dimenticarlo! Si tratta di un dato permanente dell’esperienza del credente. Non ricordare la presenza di questa “inimicizia” è pericoloso, perché ci espone ad una ipotesi di solitudine drammatica con la vicenda del nostro peccato. Invece, il Signore è attivo e opera instancabilmente a nostro favore.
Questa sua opera di liberazione dal Male deve essere individuata e colta con forza e con chiarezza. Tra Lui e i demòni c’è assoluta separazione e assoluta inimicizia. E Gesù fa questo “con il dito di Dio”: con Lui e in Lui è giunto a noi il regno di Dio. Più che essere protagonisti di questa lotta, noi ne siamo il campo di battaglia, la preda da conquistare. Non siamo certamente noi a poter scacciare il Male. Lo può fare solo quel “più forte”(ver.22) che vince “l’uomo forte, bene armato, che fa la guardia al suo palazzo”: così viene qualificato il demonio! E Gesù è quel “più forte di lui”! Per questo, la nostra alleanza piena con Gesù deve essere profonda e senza limiti: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde”. Dunque, il cristiano certamente conosce e sperimenta il peccato, anzi, solo il cristiano lo conosce, perché solo lui ne coglie la particolarità e la drammaticità, perché ben conosce la potenza buona del Signore e della vita con Lui.
E’ molto importante considerare con attenzione anche i vers.24-26, che ci dicono come questa insidia non cessi mai. Anzi, la liberazione operata da Dio e la condizione luminosa in cui si trova i discepolo amato e protetto dal suo Signore, lo espone a sempre nuove insidie. Tutte queste Parole che oggi ci vengono regalate mi sembrano un antidoto prezioso nei confronti di un’angoscia che inevitabilmente ci assalirebbe se ci pensassimo soli davanti al mistero del Male.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni, che oggi con te ringrazia il Signore per la testimonianza luminosa che ha donato alla Chiesa e al mondo attraverso il suo figlio Carlo Maria Martini.
Lc 11,27-28
29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. 30Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. 31Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. 32Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona.
Gesù segnala che il problema è di grande rilievo perché non si tratta solo della distanza e differenza tra esteriorità e interiorità, ma del contrasto tra un’apparenza di rigorosi adempimenti e la realtà di un male che resta tale nell’intima realtà della persona: l’esterno del bicchiere e del piatto e “l’interno pieno di avidità e di cattiveria”(ver.39). Mi sembra di estremo interesse l’ingiunzione del ver.41, che propone, mi sembra, di trasformare in “elemosina”, cioè in atteggiamenti e atti di misericordia quello che nel cuore è dramma “di avidità e di cattiveria”. Questo è molto importante, perché dice come la consapevolezza dei nostri peccati possa essere grande principio di misericordia e di compassione.
Gesù evidenzia la negatività dell’atteggiamento farisaico di ipocrisia e di menzogna, mettendo a confronto-contrasto, al ver.42, la tragica distanza tra osservanze assurde come la decima sulle erbe selvatiche, e realtà sostanziali della vita e della fede, come “la giustizia e l’amore di Dio”. Anche questa indicazione è molto preziosa, perché conferma che bisogna “convertire” la durezza di giudizi di condanna in percorsi di giustizia, cioè in cammini pazienti di conversione e di novità di vita, perché questa è la giustizia di Dio, e quindi il primato etico dell’amore di Dio. Non che non si debbano pagare le decime, ma questo diventa assurdo se non lo si pone in una gerarchia di verità e di importanza rispetto alla sostanza del precetto divino.
Il grande rischio è quello di ridurre tutto ad una “rappresentazione”, ben lontana dalla realtà e dalla verità: sono i primi posti nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze. E’ la tristezza di una “commedia”, nella quale la gente passa senza saperlo sopra sepolcri nascosti, e in tal modo si pone senza saperlo in stato di impurità: questo per dire che il farisaismo fa del male sia a chi lo pratica sia a chi ne rimane vittima d’inganno. Così i vers.43-44.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.