Santa Maria,

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martedì 25 ottobre 2016

"Io sono Zaccheo"...

antoniobortoloso.blogspot.it

JUAN J. BARTOLOME sdb, #Lectio Divina 
30 ottobre 2016 | 31a Domenica T. Ordinario - Anno C 
| Lectio Divina su: LC 19,1-10

Frequentemente, durante il suo ministero pubblico, si poteva vedere Gesù, accompagnato da persone di dubbia reputazione. Era tanto normale che frequentasse cattive compagnie che questo metteva a disagio i suoi discepoli, perplessi dinanzi a simile comportamento, e dava motivi per una dura critica da parte dei suoi avversari, che non potevano capire che un uomo buono potesse convivere con dei malviventi. E se era già abbastanza imbarazzante che Gesù si lasciasse accompagnare da persone non molto buone, risultava ancora peggio che le cercasse appositamente. Oggi il vangelo ci ricorda questo comportamento scioccante di Gesù, che entra in una importante città e sceglie come ospite un noto peccatore. Faremmo male a considerare questo episodio come un semplice aneddoto storico, come se narrasse solo l'incontro casuale di Gesù con un capo dei pubblicani. In realtà, per quanti desideriamo incontrarci un giorno con Gesù, e trovare in lui la nostra salvezza, il racconto ci offre un grande avvertimento e ci parla, nello stesso tempo, di una grande opportunità. E di come approfittarne.In quel tempo, 1Gesù entrò a Gerico, e attraversava la città.2Un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di distinguere chi era Gesù, ma le persone glielo impedivano perché era piccolo di statura. 4Corse più avanti e salì su un sicomoro per vederlo, perché doveva passare da lì.5 Gesù, arrivato in quel luogo, alzò gli occhi e disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua".6 Scese, lo seguì e lo accolse con gioia. 7Al veder questo, tutti mormoravano, dicendo: "È andato ospite di un peccatore".8 Ma Zaccheo, in piedi, disse al Signore: "Guarda, la metà dei miei beni, Signore, la do ai poveri; e se ho approfittato di qualcuno, restituisco quattro volte tanto".9 Gesù gli rispose: - "Oggi la salvezza è entrata in questa casa; anche costui è un figlio di Abramo.10 Perché il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". 
1. LEGGERE: capire quello che dice il testo facendo attenzione a come lo diceAvvicinandosi a Gerusalemme (Lc 19,28) e vicino già alla morte, destino finale del suo camminare, Gesù passa da Gerico, suscitando aspettative tra i suoi abitanti. Luca si sofferma a narrare su uno di loro, personaggio importante, anche se non molto popolare tra i suoi concittadini. Prima narra, non senza ironia, l'interesse e l'ingegno che spingono Zaccheo per poter vedere Gesù; essendo piccolo di statura e poco stimato, non era facile trovare un buon posto; e non disdegna il ridicolo di salire su un albero, perché è "da lì che deve passare" Gesù (Lc 19,4). A Gesù non passa inosservata tanta curiosità; "alzando gli occhi" vede Zaccheo e, fermatosi, si fa invitare da lui (Lc 19,5). Zaccheo aveva fatto di tutto per veder passare Gesù e…fu Gesù che lo vide arrampicato sul fico! Zaccheo cercava di scorgere chi era Gesù e Gesù lo scorse facendosi suo ospite. Durante tutto l'episodio, il protagonista non è Zaccheo, ma Gesù: è Gesù che passa per Gerico e che sceglie dove farsi ospitare. E' lui che alza gli occhi e vede chi tanto si era sforzato di vederlo; e sarà Gesù che alla fine giustifica la sua decisione di alloggiare nella casa di Zaccheo: la sua presenza porta con sé la salvezza a questa casa. Per questo, malgrado le mormorazioni, è venuto lì.Benché alla fine del racconto, Luca sveli così il proposito ultimo di Gesù nel suo passaggio per Gerico (Lc 19,10: cercare e salvare ciò che era perduto), non si deve far passare inosservato questo particolare: affinché Gesù scelga di essere nostro ospite, bisogna mettersi lì dove passerà. Il Gesù incontrato è quello che prima è stato cercato con ansia. Chi ha Gesù in casa, ha il cuore pieno di gioia. Zaccheo, capo degli esattori delle tasse in una città importante è un uomo molto conosciuto e poco apprezzato. La decisione di Gesù di essere suo ospite non è compresa da "tutti": non è facile comprendere che un illustre visitatore scelga un riconosciuto peccatore come anfitrione. Però né Gesù né Zaccheo, sembrano preoccuparsi del malessere dei cittadini; o non gliene importa. Oltre la gioia di averlo in casa, Zaccheo sente che deve dare una gioia ai poveri e a coloro che lui aveva maltrattato. Il dono della metà dei beni e la restituzione, quadruplicata, di ciò che aveva rubato è, contante e suonante, la misura della sua conversione (Lc 19,8). L'inattesa e inspiegabile presenza di Gesù in casa di Zaccheo gli riempì innanzitutto il cuore di gioia e poi di generosità verso i derelitti. Gesù, se ospite cercato, porta con sé la salvezza. E la salvezza che lui porta, oltre a beneficiare colui che la riceve, si estende ai più bisognosi. In realtà per questo, solo per questo, solo per chi lo voleva vedere, è passato per Gerico ed è entrato in casa di Zaccheo.2. MEDITARE: applicare alla vita quello che dice il testo!Non è la prima volta che Gesù non evita "le cattive compagnie", quando si tratta di avvicinare il Regno di Dio al cuore dell''uomo (Lc 5,27-32; 15,1-3). Questa volta Gesù si comporta in modo diverso: all'entrata di un paese, si fa invitare da una persona di cattiva reputazione; non è che non evita i cattivi, è che li cerca e vuole stare con loro. Malgrado lo scandalo che provoca, onora con la sua presenza la casa di un peccatore pubblico: Gesù non vuole scontri inutili con i buoni, vuole fare il bene a chi non è buono del tutto. Curioso questo Gesù che per fare il bene a un cattivo sopporta l'incomprensione di tutti e la maldicenza dei buoni! Osa provocare tutto il paese facendosi ospite nella casa del principale esattore delle tasse. Doveva avere una ragione molto buona per fare una scelta tanto discussa. E' molto probabile che chi si sente già buono quando si avvicina a Gesù, non riesca ad averlo mai come ospite in casa. Zaccheo era capo di pubblicani, un esattore di tasse di un certo rango. Logicamente la sua professione non era molto popolare; ancor più, era considerata peccaminosa perché ingiusta. I pubblicani erano soliti arricchirsi con il denaro che esigevano agli altri. Ed è che il sistema di riscossione di quel tempo era tanto semplice come ingiusto: il re incaricava per la riscossione delle tasse un uomo ricco; così gli restava assicurata l'entrata di una certa quantità annuale; questo, a sua volta, affidava ad altri la concessione ricevuta per un prezzo maggiore di quello che doveva consegnare. La catena di intermediari si moltiplicava, moltiplicandosi anche i guadagni e l'ingiustizia: alla fine, il popolo pagava più del dovuto e doveva subire giornalmente l'affronto di vedere che la loro povertà alimentava la crescente ricchezza dei pubblicani. Se così stavano le cose, non c'era nulla di più logico che, quando hanno visto l'entrata di Gesù a Gerico, mormorassero per l'ardire di Gesù nel forzare l'invito del capo dei pubblicani della città. Se almeno fosse partita da Zaccheo l'iniziativa…, ma risultava inconcepibile che Gesù scegliesse, per ospitarsi, la casa di un uomo tanto disprezzato, non già per la sua ricchezza quanto per il modo in cui l'aveva accumulata. Senza negar loro la ragione che hanno, con la sua risposta Gesù dà ragione del suo comportamento: lui si deve dare a chi ne sente il bisogno, è venuto a cercare chi è smarrito, a salvare chi si sente perduto. E' ovvio che Zaccheo non era un santo. Perfino lui lo sapeva. Proprio per questo Gesù ha preferito la sua casa e la sua ospitalità; la sua presenza gli permette di avere un'opportunità, la sua convivenza gli avvicinerà il Regno. E Zaccheo, che sapeva bene che l'origine delle sue ricchezze era l'origine della sua ingiustizia, approfittò di una visita di Gesù nella sua casa, una casuale visita che lui stesso non aveva previsto, per rinunciare alla metà dei suoi beni e restituire con gli interessi a coloro che aveva defraudato; avendo Gesù con sé, in casa, seppe mettere a disposizione dei poveri e di quanti aveva ingannato, i suoi beni, pur di stare bene con Dio. Per non avendo sprecato l'occasione che un invito di Gesù gli offriva, ricevendolo nella sua casa e ponendo a sua disposizione quanto possedeva, Zaccheo tornò ad essere il figlio di Abramo che Dio aveva creato e amato. Non lo intimorirono le maldicenze dei suoi paesani, gli bastò sentire il desiderio di Gesù di alloggiarsi a casa sua; gli importò di più il desiderio di Gesù che l'opinione dei suoi avversari. Ciò che era iniziata come semplice curiosità dinanzi a ciò che era sconosciuto, finì con la determinazione di saldare il suo debito di giustizia. Solo chi lo ha accolto di cuore, è uscito dal suo peccato. Coloro che, invece, si credevano sufficientemente buoni per poter criticare il comportamento di Gesù, dovettero sorprendersi nell'udirlo dire che, in Gerico, solo Zaccheo aveva ottenuto la salvezza di Dio. E il fatto è che, -qui risiede l'avvertimento che Gesù ci fa-, chi si crede buono solo perché può, anche se ha tutte le ragioni, disprezzare quanti non sanno nascondere la loro malizia, è sempre sul punto di perdere Dio; chi non riconosce che nessuno, nemmeno lui stesso, è degno di Dio, mai si incontrerà con lui; chi crede di meritare Gesù e la sua visita, mai lo accoglierà nella sua casa. Non è solito Gesù, e il vangelo di oggi ne è una prova, incontrarsi solo con coloro che se lo meritano; Dio non alloggia tra quelli che, per quanto buoni, non sentono il bisogno di lui; chi si è abituato a Dio tanto che il suo passaggio non gli provoca curiosità, chi non fa niente di straordinario per avvicinarsi a Dio e vederlo più da vicino, non sarà il prescelto quando Dio verrà; quanti sono sicuri dell'invito di Dio, di solito non saranno, con loro sorpresa, tra i prescelti. Perderemo Dio, non tanto perché, disgraziatamente, siamo cattivi, ma perché ci illudiamo di essere buoni. Non sarebbe male che finalmente imparassimo: perché il Signore ci visiti, non bisogna essere molto buoni, quanto piuttosto non ci si deve sentire migliori degli altri. Però se Gesù non si sofferma su quanto gli altri pensano di noi, se neanche è necessario essere previamente buoni, ce lo ha reso realmente facile. Ed è stata questa l'occasione di Zaccheo e la nostra, se ne sappiamo trarre profitto. Nessuno è troppo indegno di Dio, tranne quando si crede già degno; tutti possiamo farci l'illusione di sentire un giorno la richiesta di Gesù perché lo invitiamo ad entrare in casa; per noi non deve farsi penoso un incontro con Dio che si verificherà lì dove abitiamo, né è umiliante una conversione che inizia quando Dio è nostro ospite; lasciandosi servire non ha reso più facile il servizio che gli dobbiamo.Non è temibile un perdono che ci viene concesso quando permettiamo che Dio alloggi insieme a noi: Gesù ci salva se ne sentiamo la nostalgia, se sentiamo che ci manca, se otteniamo che condivida la casa; quando può disporre dei nostri beni, lui sarà la ragione del nostro benessere. Come lo è stato per Zaccheo. Però Zaccheo fece qualcosa di più che accogliere Gesù in casa sua: con lui in casa, seppe privarsi di quanto possedeva, la metà dei suoi beni, e restituire ciò che secondo giustizia non gli apparteneva, il quadruplo di quanto aveva defraudato. La sua salvezza è stata autentica, perché lo salvò dai suoi mali, quei mali la cui prova evidente erano i suoi beni ingiusti. Ed è che, chi convive veramente con Gesù, anche se una sola volta, deve lasciare di convivere con tutto ciò che lo separa da lui. Non meritò la visita Zaccheo, però dovette pagare un prezzo per essa; non glielo ha imposto Gesù, lo scoprì avendolo vicino.Non si sa se ammirare più il bisogno di salvezza di Zaccheo o il bisogno di Gesù di salvare. Però perché Abramo recuperi un figlio e Dio salvi un focolare, è necessario accogliere Gesù nella propria casa, in famiglia. E non tanto perché abbiamo bisogno di essere salvati (Zaccheo voleva solo conoscere da lontano Gesù, e nemmeno incontrarlo personalmente), quanto perché a Gesù lo spinge, lo motiva e lo "commuove", la nostra salvezza. Sentiamo oggi il suo invito ad ospitarlo in casa e la nostra casa conoscerà la salvezza. Anche se non bisognerà dimenticare che lo ospitò non chi volle, né chi era migliore, ma chi è stato scelto…, perché aveva bisogno di essere salvato. Questo è il "prezzo" che pagò, per primo, Zaccheo: sapersi indegno di avere Gesù tra i suoi. La ricompensa è stata la gioia che ha inondato il suo cuore e la salvezza della quale si è riempita la sua casa. Però non solo… La vicinanza di Gesù portò Zaccheo a scoprire l'ingiustizia con la quale aveva accumulato la sua fortuna. Gesù non gli parlò di questo; lo scoprì Zaccheo quando ebbe Gesù in casa. La vicinanza di Gesù fece sì che Zaccheo ricordasse il suo peccato e si avvicinasse al bisogno dei poveri. Ci priviamo di Gesù tutte le volte in cui non siamo disposti ad ammettere i nostri peccati o/e a ricordarci dei poveri. Abbiamo bisogno di Gesù per essere vicini a coloro che hanno bisogno di noi. Così si realizza l'autentica salvezza. Prima che Gesù Proclami la sua salvezza, Zaccheo ha riconosciuto il suo peccato e ha proclamato la sua volontà di distribuire i suoi beni.Non perdiamo oggi l'opportunità che un giorno ebbe Zaccheo, il capo dei pubblicani di Gerico: invitiamo Gesù a rimanere con noi, ad entrare nelle nostre case; Gesù non impose a Zaccheo di convertirsi per essere ospite in casa sua; però facendosi ospite la rese possibile. In ogni peccatore confesso Gesù trova una ragione per venirci incontro; non è il peccato ciò che lo allontana da noi, ma la negazione dello stesso. Non sono stati i buoni a ricevere in casa Gesù, perché si credevano degni; sono stati i buoni che hanno perduto Gesù quando si sono scandalizzati del suo comportamento. Benché la sua vita lasciasse a desiderare, Zaccheo non lasciò che Gesù passasse alla larga. Con lui è arrivata la conversione e il Regno. Non è stata gratis la visita: Zaccheo pagò un alto prezzo, però se lo impose lui stesso. I buoni perdono Gesù, per credersi buoni; i cattivi perdono i loro beni, quando riconoscono il loro peccato. Però Dio, e il Regno, si è avvicinato solo a chi Gesù aveva visitato. Perché impegnarci a sentirci buoni o a passare per tali, anche oggi, anche noi, se questo ci produce il non avere Gesù in casa e perdere l'occasione di fare il bene ai più bisognosi?

J. BARTOLOME sdbFonte:  www.donbosco-torino.it

padre Ermes Ronchi

"Quando Gesù si autoinvita alla nostra tavola"

Quando Gesù si autoinvita alla nostra tavola

padre Ermes Ronchi

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/10/2016)

Vangelo: Lc 19,1-10 

Gesù passando alzò lo sguardo. Zaccheo cerca di vedere Gesù e scopre di essere guardato. Il 

Monsignor Nunzio Galantino,

L’AMORE DI DIO IN CERCA DI CHI SI È PERDUTO

L’AMORE DI DIO IN CERCA DI CHI SI È PERDUTO
XXXI Domenica del Tempo Ordinario, 30 ottobre 2016

Anche questa domenica, il Vangelo racconta l’incontro di un pubblicano
– Zaccheo – con Gesù, un Continua a leggere...»

Paolo Curtaz, "Io sono Zaccheo"


Io sono Zaccheo Commento al Vangelo di domenica 30 ottobre 2016 - Paolo Curtaz
Eccolo, Zaccheo. Già il nome è un programma: significa il puro ma se è la contrazione di Zaccaria,significa Dio ricorda: il Signore vede in lui un puro, un semplice. Dio ci restituisce la nostra immagine ancestrale, la nostra idealità profonda, egli sa cosa siamo veramente. Dietro la scorza indurita di un uomo che è diventato un aguzzino, Dio vede l’innocenza nascosta.E la rianima.La folla vede in lui un delinquente, Dio, che si ricorda di com’era Zaccheo quando lo ha creato nel grembo della madre, vede in lui un santo.Due sono le peculiarità che caratterizzano Zaccheo: è un capo dei pubblicani ed è ricco.Non sappiamo altro di lui: nulla sul suo carattere, sui suoi sogni, sulle sue amicizie, sulla sua fede.È il suo ruolo, non si scappa.Per Gesù quell’uomo ha un nome, Zaccheo, non un ruolo.Piccole vendetteSono temuti, i pubblicani: alle spalle hanno l’aquila romana.Ma i suoi concittadini, ora, si tolgono una piccola soddisfazione, diventano un muro davanti alla strada, gli impediscono di vedere. Piccola e innocente vendetta fra uomini, come ancora si usa oggi.Zaccheo ha saputo del passaggio del profeta.Non che la cosa lo riguardi più di tanto: i farisei e gli scribi, di solito, insultano e tengono distanti i pubblicani, non scherziamo. Zaccheo sa bene di essere un pubblico peccatore, non ha nessuna possibilità di salvezza.Se anche il Messia venisse, Zaccheo rimarrebbe fuori dalla porta della festa.In compagnia dei pastori. Della samaritana. Della donna emorroissa.Ma è curioso.Cercava di vedere, annota Luca. È la ricerca il cuore pulsante di questo incontro.Zaccheo cerca Gesù che lo cerca. E si incontreranno.Siamo ciò che desideriamo. Siamo ciò che cerchiamo.Chi è GesùZaccheo vuole vedere chi è Gesù.La sua curiosità ha un obiettivo specifico: il Nazareno.Non è curiosità fine a sé stessa, lui non vuole soddisfare il suo quarto d’ora di delirio mistico.La ricerca di senso, la curiosità, va orientata e nutrita. Zaccheo ha intuito che Gesù ha a che fare con la sua felicità. E osa.Zaccheo vuole vedere Gesù, punto. Se ne è degno, se è pronto, se capisce dove lo porterà questo incontro, se è moralmente accettabile a Dio, proprio non gli importa.OstacoliUn muro di gente ci impedisce di vedere Gesù. Schiene, non volti.Persone che ci sono ostili, che dicono che è tutto falso, che non c’è né desiderio, né soddisfazione, che l’uomo è drammaticamente incapace di risposte, è mostruosa creatura irrisolta.Persone che non hanno risposte e che negano la possibilità di fare domande.Profeti del nulla, non vogliono che ci mettiamo in cammino per giustificare il loro fallimento.Zaccheo sembra non avere soluzioni. Potrebbe girare i tacchi e tornarsene a casa.Come molti, oggi, che gettano la spugna alla prima difficoltà.Corre avanti. Zaccheo trova una soluzione semplice davanti al muro di folla che aspetta Gesù: salirà su un albero. Su di un sicomoro, per la precisione.FichiLa Bibbia ci dice che il sicomoro, albero sempre verde che non cresce in Europa, fa parte della famiglia dei fichi. I rabbini insegnavano o studiavano sotto il fico e alcuni paragonavano la Torah al fico per via della dolcezza del suo frutto. A nessuno sfugge che Natanaele, nel vangelo di Giovanni, è chiamato da Gesù mentre sta sotto un fico (Gv 1,28).È in alto, libero, non ostacolato.Che bello sarebbe se le nostre comunità diventassero tanti alberi su cui chiunque (chiunque!) possa salire per vedere il Signore…È ben nascosto, Zaccheo. Il fogliame lo protegge: può vedere senza essere visto. O così pensa.Appena giunto al luogo dell’appuntamento, all’albero, Gesù alza gli occhi e lo vede.Zaccheo!Lo chiama per nome, lo conosce, sa bene chi è.Ha preso l’iniziativa, ha polverizzato con una frase ogni dubbio, resistenza, colpa.Oggi deve andare da Zaccheo.Oggi: ogni giorno, ogni oggi è il giorno in cui possiamo accogliere il Signore in casa nostra.Anche se non ne siamo degni, anche se tentenniamo, anche se non abbiamo nulla di pronto da offrirgli. Nessun giusto sarebbe mai entrato nella casa di un peccatore.Eccetto Gesù.Fico maturoScende in fretta, Zaccheo,  letteralmente si precipita, cade come un frutto maturo.È accaduto l’inaudito: il Rabbì che tutti aspettavano, si è accorto di lui e ha chiesto di andare a casa sua. Non si è sbagliato, non lo ha confuso con un altro: lo ha chiamato per nome.È tutto talmente esagerato che anche Zaccheo esagera e si rovina.Leggete bene e fate due conti: il pubblicano regala la metà dei suoi soldi ai poveri. E sia.Poi restituisce quattro volte tanto a coloro ai quali ha rubato, cioè a tutti. La metà di quello che ha non basterà certo a rimborsare il quadruplo di ciò che ha rubato!Pazienza: ora ha il tesoro.Perderà tutto perché ha trovato il tesoro nascosto nel campo (Mt 13,44). Che gli importa?In questo incontro troviamo il cuore del vangelo.Dio precede e suscita la nostra conversione. L’incontro con Dio ci cambia la vita.Zaccheo contraddice il nostro modo di pensare: di solito parliamo di contrizione e di pentimento per meritare il perdono di Dio.Pecco, mi pento, Dio mi perdona, questa è la sequenza corretta.Gesù scardina questa sequenza: pecco, Dio mi perdona, quindi mi pento.Zaccheo sa benissimo di essere un delinquente, non ha bisogno che qualcuno glielo ricordi.Ha bisogno che qualcuno creda in lui.Che creda nella possibilità di cambiare senza condizione, a prescindere.L’amore scatena in noi energie inattese e nascoste.



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