Santa Maria,

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...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

mercoledì 3 gennaio 2018

Eccola, puntuale per gli auguri di fine anno, la lettera di Wolfgang Fasser dal Lesotho.

22 Africa Wolfgang 2017 18
Eccola, puntuale per gli auguri di fine anno, la lettera di Wolfgang Fasser dal Lesotho. Il nostro amico fisioterapista ogni anno tra novembre e gennaio è impegnato nel picolo paese africano per portare le sue conoscenze mediche ma anche per ricaricarsi dello splendido spirito comunitario della gente d'Africa. È una lunga lettera in cui ci racconta tutti i suoi spostamenti, gli incontri e quanto di bello sta raccogliendo oggi dopo 9 anni trascorsi a curare ma soprattutto a intessere relazioni con medici, infermieri, autorità per arrivare fino agli sciamani profondi conoscitori della medicina locale a base di erbe curative. Buona lettura.

Lettera dall'Africa di fine anno 2017

Cari tutti,
ecco qualche notizia dell’undicesimo anno continuativo della missione Physio in Lesotho!
Appena sono sceso dall’aereo, l’Africa mi ha aperto le braccia. Questa è la sensazione che ritrovo ogni volta che ritorno qui : la gente del Lesotho mi riceve con accoglienza e semplicità e , quando arrivo,mi sento come se fossi partito il giorno prima.
Ho passato le prime 3 settimane con Chantal Jauslin, fisioterapista svizzera con trent’anni di esperienza. Chantal ha già partecipato un paio di anni fa a una missione medica in Congo come volontaria.
Il nostro porto di arrivo è Maseru , la capitale, dove riceviamo ospitalità al convento delle suore Sisters of Charity.
Il primo giorno abbiamo sbrigato questioni burocratiche al Lesotho Medical Council che per fortuna si sono risolte straordinariamente in poco tempo non avendo trovato le solite lunghe file di attesa.
La prima nostra tappa è Seboche, ospedale missionario che raggiungiamo a bordo di una jeep.
Io mi metto sul retro con i capelli al vento bagnato anche da un po’ di pioggia che,per fortuna ,non è troppo abbondante.
Il Seboche Hospital si trova nel Nord del paese in una zona rurale ai piedi delle montagne.
La prima settimana è stata dedicata all’insegnamento alle sei assistenti di riabilitazione , poi abbiamo dato un corso di formazione alle operatrici sanitarie dei villaggi( Village Health workers).
I partecipanti hanno accolto con gioia il libretto Physio skills in home based care che ho scritto appositamente quest’autunno con la collaborazione di John Engeler e la supervisione linguistica di una collega fisioterapista australiana.
In seguito abbiamo insegnato un paio di giorni ai guaritori tradizionali della regione.
Per me è importante dare dei corsi che tengano conto del contesto culturale e che possano dialogare con le conoscenze mediche tradizionali.
In termini più odierni occidentali direi che ho concepito l’insegnamento secondo una prospettiva olistica . Ho inserito indicazioni pratiche e semplici sull’uso di 5 erbe curative facilmente reperibili intorno a casa.
In questi giorni di studio non sono mancati canti , danze e testimonianze dai toni accesi ed entusiastici tipico di alcuni predicatori ( tipo gospel).
Sono rimasto toccato poiché il consiglio degli anziani, riconosciuti come saggi per l’intera comunità, hanno ufficialmente dichiarato prezioso e valido il mio insegnamento.
Il loro parere ha quindi portato i medici tradizionali, sciamani e i giovani a partecipare al corso.
Mi rendo conto ancora una volta che il lavoro portato qui avanti per un lungo arco di tempo porta ora i suoi frutti.
Insegno in quel luogo da nove anni ed è solo dopo aver dimostrato la mia fedeltà e costanza nel tempo che il riconoscimento dalle autorità tradizionali è arrivato.
Dopo Seboche abbiamo proseguito per Shlotse dove abbiamo lavorato per 2 ospedali e un centro di accoglienza per suore anziane.
Indimenticabili ed intensi i momenti passati a fianco dei numerosissimi pazienti.
Le sfide sono continue poiché il numero dei pazienti con problemi neurologici aumenta in maniera vertiginosa di anno in anno a causa della presenza importante dell’HIV e della tubercolosi.
I casi sono impegnativi , anche per i fisioterapisti specializzati nel settore.
Abbiamo lavorato con tanti ragazzi cerebrolesi ,sfortunatamente non seguiti e con pazienti affetti da linfoedemi gravi. Anche in questo contesto l’accoglienza è stata calorosa: appena il primario del l’ospedale di Maputsue ci incontra come prima cosa ci chiede se abbiamo ricevuto da bere e da mangiare.
In seguito a questa full immersion nel mondo della disabilità, abbiamo fatto tappa in una realtà altrettanto commovente: Pitseng Hospital.
Una classica missione cattolica nell’hinterland di Leribe.
Hanno annunciato la nostra venuta durante la messa della settimana precedente al mio arrivo.
Abbiamo visto piu’ di cento pazienti , tutti in condizioni di grande povertà.
Sono arrivati a piedi, a cavallo e , i più fortunati ,con il pulmino.
In un rondavel ( costruzione tipica a forma rotonda) abbiamo messo due seggiole, un materasso per terra una bacinella e i nostri utensili ed ecco pronto lo studio di fisioterapia!
Chantal ,che lavorava parallelamente a me, era affiancata da una suora che faceva da interprete sesotho/ inglese per poter capire i pazienti.
Ogni tanto arrivavano meravigliosi profumini di pane, provenienti da un fornaio non lontano. Come sfondo sonoro, il chiocciare delle galline che ruspavano giusto lì , fuori dalla porticella.
In quei giorni abbiamo ricevuto la visita di due rappresentanti del Ministero per lo sviluppo sociale che sono venuti a vedere il lavoro. Hanno particolarmente apprezzato il nostro operato e in seguito a questo incontro, la Ministra mi ha telefonato e convocato per un appuntamento nel mese di gennaio a Maseru, la capitale.
Abbiamo concluso il soggiorno a Pitseng accompagnati dai canti di adiorazione una Chiesa di devoti a Santa Maria di Fatima.
Pitseng è stata l’ultima tappa per Chantal. Avremmo dovuto passare per Maseru insieme. Io avrei poi proseguito per Thaba Tseka. Ci avevano detto che la strada per Thaba tseka era chiusa. In realtà , chiedendo bene, abbiamo scoperto che la strada era aperta e che quel messaggio era in realtà volto a scoraggiarmi a prendere i mezzi di trasporto.
Verificata la fattibilità del tragitto, ho portato con me Chantal in quest’ultimo pezzo di strada passando attraverso strade di alta montagna dai panorami suggestivi.
E’ così che anche Chantal ha potuto godere questi bei paesaggi e ha potuto conoscere la famiglia di Mantsei a Thaba Tseka, dalla quale sarei stato ospite da lì in poi per un mese.
Chantal ha proseguito il giorno seguente per Maseru dove ha incontrato Elena che arrivava dall’Italia per la seconda parte della missione.
Elena ,Chantal, insieme ai nostri amici - conduttori/ taxisti nei vari transfert- Mammello e Pitso, sono andati , come di consueto a prendere cappuccino e brioche nel baretto fighetto dell’ambasciata francese.
Questo è ormai il nostro piccolo rituale di partenza e/o arrivo con i nostri amici che non vedono l’ora di rimpinzarsi e scoprire deliziosi piatti occidentali, leggermente “africanizzati”.
Chantal parte contenta di un’esperienza molto ricca.
Le sono grato di aver scelto di dedicare le sue ferie a questo lavoro di volontariato. E’ stata una bella collaborazione!
ìwww.romena.itì

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