Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.
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lunedì 20 febbraio 2017

- LECTIO - Siracide 26,29-27,29


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Lectio  - Sir 26,29-27,29 

29 È difficile che il commerciante sia esente da colpe e il rivenditore sia indenne da peccato. 27  1 Per amore del denaro molti peccano, chi cerca di arricchire volta lo sguardo. 2 Fra le giunture delle pietre si conficca un piolo, tra la compera e la vendita s’insinua il peccato. 3 Se non ti afferri con forza al timore del Signore, la tua casa andrà presto in rovina. 4 Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti; così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti. 5 I vasi del ceramista li mette a prova la fornace, così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo. 6 Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore. 7 Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini. 8 Se cerchi la giustizia, la raggiungerai e te ne rivestirai come di un manto di gloria. 9 Gli uccelli sostano presso i loro simili, la verità ritorna a quelli che fanno cose giuste. 10 Il leone insidia la preda, così il peccato coloro che fanno cose ingiuste. 11 Nel discorso del pio c’è sempre saggezza, ma lo stolto muta come la luna. 12 Tra gli insensati non perdere tempo, tra i saggi invece férmati a lungo. 13 Il parlare degli stolti è un orrore, essi ridono tra i bagordi del peccato. 14 Il linguaggio di chi giura spesso fa rizzare i capelli, e i loro litigi fanno turare gli orecchi. 15 Spargimento di sangue è la rissa dei superbi, ed è penoso ascoltare le loro invettive. 16 Chi svela i segreti perde l’altrui fiducia e non trova più un amico per il suo cuore. 17 Ama l’amico e sii a lui fedele, ma se hai svelato i suoi segreti, non corrergli dietro, 18 perché, come chi ha perduto uno che è morto, così tu hai perduto l’amicizia del tuo prossimo. 19 Come un uccello che ti sei fatto scappare di mano, così hai lasciato andare il tuo amico e non lo riprenderai. 20 Non inseguirlo, perché ormai è lontano, è fuggito come una gazzella dal laccio. 21 Perché si può fasciare una ferita e un’ingiuria si può riparare, ma chi ha svelato segreti non ha più speranza. 22 Chi ammicca con l’occhio trama il male, ma chi lo conosce si allontana da lui. 23 Davanti a te la sua bocca è dolce e ammira i tuoi discorsi, ma alle tue spalle cambierà il suo parlare e porrà inciampo alle tue parole. 24 Io odio molte cose, ma nessuna quanto lui, anche il Signore lo ha in odio. 25 Chi scaglia un sasso in alto, se lo tira sulla testa, e un colpo a tradimento ferisce chi lo vibra. 26 Chi scava una fossa vi cade dentro, chi tende un laccio vi resta preso. 27 Il male si ritorce su chi lo fa, egli non sa neppure da dove gli venga. 28 Derisione e insulto per il superbo, la vendetta, come un leone, lo attende al varco. 29 Sono presi al laccio quanti gioiscono per la caduta dei pii, il dolore li consumerà prima della loro morte. 

COMMENTO DI GIOVANNI 

Mi sembra che l’elemento privilegiato del nostro brano, quello che unifica le sue diverse parti, sia la relazione tra la nostra interiorità, la dimensione più vera del nostro spirito, e quello che diciamo e facciamo nella tessitura quotidiana della nostra vita. 

Già molti anni fa un mio carissimo fratello ha richiamato la mia attenzione sull’immagine delver.2, e cioè di come “tra la compera e la vendita s’insinua il peccato”! Dunque, la vita rivela la nostra interiorità, cioè quello che c’è realmente nel nostro pensiero e nel nostro cuore. 

Per questo, il ver.3 consiglia vivamente di afferrare con forza in noi stessi il timore del Signore, altrimenti, dice, “la tua casa andrà presto in rovina”, perché inevitabilmente la nostra vita “esterna”, cioè quello che diciamo, facciamo, viviamo, esprime quello che siamo e abbiamo in noi stessi! 

E’ come quando  scuotendo il setaccio, restano i rifiuti (ver.4)! Perché la fornace mette alla prova i vasi del ceramista!! 

Infatti, “il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo, e il frutto dimostra come è coltivato l’albero” Perciò la parola rivela l’intimo della persona, perché “questa è la prova degli uomini” (ver.7). 

Dunque, è importante che ciascuno “cerchi la giustizia”! (ver.8), anche perché, al  contrario, come “il leone insidia la preda, così il peccato coloro che fanno cose ingiuste” (ver.10). 

L’abisso che separa il pio dallo stolto (ver.11) e gli insensati dai saggi (ver.12) è assoluto! 

I vers.13-15 confermano quell’abisso! 

I “segreti” di cui parlano i vers.16-21 sono l’interiorità profonda e anche la storia, il dramma, le fatiche, le ombre e i passaggi più delicati del cammino profondo di una persona non possono diventare oggetto di una comunicazione curiosa, ma devono essere custoditi da un’amicizia partecipe e profonda! Sono infatti la sostanza di un’ “amicizia” spirituale che non può essere rivelata! Chi rompe questa amicizia profonda e delicata mettendo in piazza simili tesori fa il male e poi vi cadrà dentro! E’ un male che “si ritorce su chi lo fa” (ver.27).

Dio ti benedica. 

E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

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martedì 31 gennaio 2017

LECTIO : Siracide 14-15


           

1 Chi teme il Signore farà tutto questo, chi è saldo nella legge otterrà la sapienza. 2 Ella gli andrà incontro come una madre, lo accoglierà come una vergine sposa; 3 lo nutrirà con il pane dell’intelligenza e lo disseterà con l’acqua della sapienza. 4 Egli si appoggerà a lei e non vacillerà, a lei si affiderà e non resterà confuso. 5 Ella lo innalzerà sopra i suoi compagni e gli farà aprire bocca in mezzo all’assemblea. 6 Troverà gioia e una corona di esultanza e un nome eterno egli erediterà. 7 Gli stolti non raggiungeranno mai la sapienza e i peccatori non la contempleranno mai. 8 Ella sta lontana dagli arroganti, e i bugiardi non si ricorderanno di lei. 9 La lode non si addice in bocca al peccatore, perché non gli è stata concessa dal Signore. 10 La lode infatti va celebrata con sapienza ed è il Signore che la dirige. 11 Non dire: «A causa del Signore sono venuto meno», perché egli non fa quello che detesta. 12 Non dire: «Egli mi ha tratto in errore», perché non ha bisogno di un peccatore. 13 Il Signore odia ogni abominio: esso non è amato da quelli che lo temono. 14 Da principio Dio creò l’uomo e lo lasciò in balìa del suo proprio volere. 15 Se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti; l’essere fedele dipende dalla tua buona volontà. 16 Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. 17 Davanti agli uomini stanno la vita e la morte: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. 18 Grande infatti è la sapienza del Signore; forte e potente, egli vede ogni cosa. 19 I suoi occhi sono su coloro che lo temono, egli conosce ogni opera degli uomini. 20 A nessuno ha comandato di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare. 


COMMENTO DI GIOVANNI 

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Fortemente collegato ai versetti precedenti di Sir.14,20-27, il nostro brano ci offre un linguaggio e contenuti in grande riferimento a Genesi 2 e al racconto della creazione della donna.

Soprattutto sembra illuminare profondamente quello che Genesi afferma dicendo che in tutta la creazione non si trova un “aiuto”, e un aiuto adeguato, che possa stare di fronte all’uomo, finchè Dio non crea la donna! 

Qui dunque la “sapienza”, grande ricerca dell’uomo per trovare la sua piena signoria e la sua piena comunione con Dio, ci viene donata con questa “figura” ricca di immagini nuziali! 

E una nuzialità che non descrive la sposa in termini di inferiorità, ma se mai al contrario! 

Ho trovato utile per questo riprendere il testo di Proverbi 31,10-31, che vi consiglio di osservare un momento, sempre se avete tempo!

Nel nostro brano è mirabile l’intreccio tra la dolce e potente “affettuosità” di questo incontro con la sapienza che dell’uomo è madre e sposa (ver.2), e che lo nutre con il suo pane e lo disseta con la sua acqua (ver.3)! 

Ma anche crea per lui una storia nuova e ricca come ascoltiamo ai vers.4-6! 

L’uomo la meriterà, se non sarà né stolto né arrogante né bugiardo, né peccatore! (vers.7-10)! 

Ed ella sarà per l’uomo condizione di gioia e di esultanza, e per questo “un nome eterno egli erediterà” (ver.6)! 

Proprio a partire da questo dono divino e dalla sua potenza, viene dato all’uomo il bene supremo della libertà! 

A me è parso prezioso quindi collegare strettamente la prima parte del nostro testo, a partire dal capitolo precedente (Sir.14,20-15,10) con la seconda parte del nostro brano, cioè i vers.11-20. 

La severità di queste parole mi sembra giustificata e generata dalla parte precedente. Il dono di Dio è anche questo supremo dono della libertà, dono del quale l’uomo diventa responsabile. 

Dunque, non una sua capacità, ma la condizione nuova e piena che Dio gli dona!

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

Siracide 14

1 Beato l’uomo che non ha peccato con la sua bocca e non è tormentato dal rimorso dei peccati. 2 Beato chi non ha nulla da rimproverarsi e chi non ha perduto la sua speranza. 3 A un uomo gretto non va bene la ricchezza, a che cosa servono gli averi a un uomo avaro? 4 Chi accumula a forza di privazioni, accumula per altri; con i suoi beni faranno festa gli estranei. 5 Chi è cattivo con se stesso con chi sarà buono? Certo non godrà delle sue ricchezze. 6 Nessuno è peggiore di chi danneggia se stesso, e questa è la ricompensa della sua malizia: 7 anche se fa il bene, lo fa per distrazione, e alla fine sarà manifesta la sua malizia. 8 È malvagio l’uomo dall’occhio invidioso, volge lo sguardo altrove e disprezza la vita altrui. 9 L’occhio dell’avaro non si accontenta della sua parte, una malvagia ingiustizia gli inaridisce l’anima. 10 Un occhio cattivo è invidioso anche del pane ed è proprio questo che manca sulla sua tavola. 11 Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene e presenta al Signore le offerte dovute. 12 Ricòrdati che la morte non tarderà e il decreto degli inferi non ti è stato rivelato. 13 Prima di morire fa’ del bene all’amico, secondo le tue possibilità sii generoso con lui. 14 Non privarti di un giorno felice, non ti sfugga nulla di un legittimo desiderio. 15 Non lascerai forse a un altro i frutti del tuo lavoro, e le tue fatiche per essere divise fra gli eredi? 16 Regala e accetta regali, e divèrtiti, perché negli inferi non si ricerca l’allegria. 17 Ogni corpo invecchia come un abito, è una legge da sempre: «Devi morire!». 18 Come foglie verdi su un albero frondoso, alcune cadono e altre germogliano, così sono le generazioni umane: una muore e un’altra nasce. 19 Ogni opera corruttibile scompare e chi la compie se ne andrà con essa. 20 Beato l’uomo che si dedica alla sapienza e riflette con la sua intelligenza, 21 che medita nel cuore le sue vie e con la mente ne penetra i segreti. 22 La insegue come un cacciatore, si apposta sui suoi sentieri. 23 Egli spia alle sue finestre e sta ad ascoltare alla sua porta. 24 Sosta vicino alla sua casa e fissa il picchetto nelle sue pareti, 25 alza la propria tenda presso di lei e si ripara in un rifugio di benessere, 26 mette i propri figli sotto la sua protezione e sotto i suoi rami soggiorna; 27 da lei è protetto contro il caldo, e nella sua gloria egli abita.

COmmento DI GIOVANNI.


Avverto in questo brano  il contrasto severo tra una esistenza chiusa  ed avida e una  vita ricca di  relazione  e comunione.
L'uomo gretto e avaro é infine  cattivo  con  se stesso  (vers.3-7),  e il suo occhio invidioso  e  cattivo  é causa della  sua miseria (vers.8-10).
Per chi vive in  relazione  e comunione persino  l'inevitabile  prospettiva  della  morte  diventa  orizzonte e via per un'esistenza  buona  e felice.
  I vers. 20-27  ritornano al dono prezioso della sapienza  come il bene supremo  da ricercare, addirittura con l'appassionata  abilità  del  cacciatore  e l'attenzione quasi aggressiva  dell'amante.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.


Da: Giovanni Nicolini
Inviato: 30/01/2017 05:20
A: Francesco Scimè

Famiglie della visitazione 

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mercoledì 18 gennaio 2017

LECTIO Siracide 9

Mercoledì 18 gennaio 2017 - 
Sir 9,1-10
1 Non essere geloso della donna che riposa sul tuo seno, per non darle a tuo danno un cattivo insegnamento. 2 Non darti interamente a una donna, sì che essa s’imponga sulla tua forza. 3 Non dare appuntamento a una donna licenziosa, perché tu non abbia a cadere nei suoi lacci. 4 Non frequentare una cantante, per non essere preso dalle sue seduzioni. 5 Non fissare il tuo sguardo su una vergine, per non essere coinvolto nella sua punizione. 6 Non perderti dietro alle prostitute, per non dissipare il tuo patrimonio. 7 Non curiosare nelle vie della città, non aggirarti nei suoi luoghi solitari. 8 Distogli l’occhio da una donna avvenente, non fissare una bellezza che non ti appartiene. Per la bellezza di una donna molti si sono rovinati, l’amore per lei brucia come un fuoco. 9 Non sederti accanto a una donna sposata, e con lei non frequentare banchetti bevendo vino, perché il tuo cuore non corra dietro a lei e per la passione tu non vada in rovina. 10 Non abbandonare un vecchio amico, perché quello nuovo non è uguale a lui. Vino nuovo, amico nuovo: quando sarà invecchiato, lo berrai con piacere.

COMMENTO GIOVANNI

Se avete l’impressione che la Parola che oggi il Signore ci regala parli male della donna, vi chiedo di riascoltarla. In realtà dovremo renderci conto che, se mai, parla “male” dell’uomo! Ci troviamo davanti ad una Parola che suggerisce quello che giorni addietro vi ho consigliato, e cioè di ascoltare e riascoltare l’ultimo capitolo del Libro del Siracide, e in particolare gli ultimi versetti, dal 13 al 30. Questo ci confermerà che il significato fondamentale e la tensione finale del Siracide è il tema nuziale!

La Sapienza prende la figura della donna amata e cercata! L’esito finale è proprio la comunione nuziale con Lei! La figura della donna presente nel nostro testo è deteriore e negativa. Ma notate il perchè di questo! E vedrete che esso dipende non dalla donna in se stessa, quanto dalla ricerca violenta dell'uomo per lei. Violenza maschile che in realtà si rivela e si denuncia come fragilità e debolezza!

Possiamo per questo farci guidare particolarmente nel nostro brano dal ver.1! Possiamo pensare che la gelosia sie un evento di forza prepotente, ma in realtà è una debolezza, esposta per giunta a diventare "cattivo insegnamento" che l'uomo dà alla donna! E così tutto il nostro brano si rivela caratterizzato da questa fragilità-violenza dell’uomo nei confronti della donna, fragilità che infine si risolve sempre in una sconfitta dell’uomo! Ogni versetto del nostro brano è riconducibile a questo “schema”.

Confesso di non capire perché oggi si ascolta anche il ver.10. Ma so che anche oggi qualcuno di voi mi aiuterà a capire! La preziosità del nostro brano mi pare ci porti a cogliere ancora una volta come la realtà profonda e dunque la forza necessaria per ogni bene, non sia la conquista, ma il dono! Tutto il nostro brano è paradigma di ciò!

Ed è alternativa drammaticamente radicale alla “nuzialità” della fede ebraica e cristiana che, quando è custodita nella sua verità, è appunto esaltazione del dono di Dio alla nativa fragilità umana. Una fragiità che non si può e non si deve considerare un “difetto” o una “minorità”, perché è invece il principio della fede e della salvezza. Ed è il principio di quella suprema “nuzialità” tra Dio e la creatura a sua immagine che è appunto la creatura umana.

Se ne abbiamo il tempo, ritorniamo a Genesi 2,18-25, al racconto della creazione della donna, e magari diamo uno sguardo anche a Tobia 8,6 che in termini del tutto espliciti dice la fragilità dell’uomo e il suo bisogno, e il bene che è per lui il dono della donna. Della sposa! La figura femminile diventa allora il segno e la realtà preziosa dell’amore di Dio che “salva” l’uomo dalla debolezza e dalla tristezza della solitudine donandogli la sposa. E in questo rivela e dona il rapporto stesso e la comunione d'amore che unisce Dio all'umanità! Dono che per la fede cristiana ha la sua pienezza in Gesù!

Dunque, anche per le tradizionali “negatività” attribuite alla donna, il nostro testo è molto prezioso se appunto ne facciamo una lettura “disincantata” che ci presenta le figure femminili della donna licenziosa, della cantante, della vergine, della prostituta, della donna avvenente, della donna sposata, non come l’essere proprio del femminile, ma come il degrado o la fragilità che si generano in lei per la violenza della fragilità maschile. 

Se mai è Genesi 3, e dunque il rapporto contenzioso e delicato tra la donna e il maligno, a rivelare quella tensione che nella Madre di Dio, nella Donna del Magnificat (Luca 1,46-55) si rivelerà n tutta la sua drammatica e meravigliosa potenza. Il tema è assolutamente fondamentale. La nostra stessa fede cristiana è continuamente tentata di degradarsi presentandosi come conquista nostra piuttosto che come il dono di Dio!

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.


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