Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.
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giovedì 5 aprile 2018

Gesù non si scandalizza dei dubbi di Tommaso, non gli rimprovera la fatica di credere, ma si avvicina ancora, e tende quelle mani dove l'amore ha scritto il suo racconto d'oro.


"GESÙ NON SI SCANDALIZZA DAVANTI AI DUBBI DI TOMMASO" 


PADRE ERMES RONCHI"

Gesù non si scandalizza davanti ai dubbi di Tommaso

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padre Ermes Ronchi
II Domenica di Pasqua (Anno B) (08/04/2018)

  Visualizza Gv 20,19-31
Otto giorni dopo venne Gesù, a porte chiuse. Mi conforta pensare che, se anche trova chiuso, Lui non se ne va, ma continua il suo assedio dolce e implacabile. Otto giorni dopo è ancora lì: l'abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare, il tradito ritorna da quelli che lo hanno consegnato ai nemici. Venne e stette in mezzo a loro. Le sue apparizioni non hanno mai il clamore di una imposizione. Non si preoccupa di sé, il Risorto, ma del pianto di Maddalena, delle donne che vanno, anzi corrono per profumare il suo corpo straziato, delle paure degli apostoli, delle difficoltà di Tommaso, delle reti vuote dei suoi amici quando tornano sul lago dove tutto ha avuto inizio. Ha ancora e sempre quel grembiule ai fianchi! Non viene a chiedere, viene a portare aiuto. Per questo è inconfondibile.

Pace a voi. Non si tratta di un semplice augurio, ma di una affermazione: c'è pace per voi, è pace dentro di voi, pace crescente. Shalom, ha detto, ed è parola biblica che contiene molto di più della semplice fine delle guerre o delle violenze, porta la forza dei retti di cuore dentro le persecuzioni, la serenità dei giusti dentro e contro le ingiustizie, una vita appassionata dentro vite spente, pienezza e fioritura.Soffiò e disse: ricevete lo Spirito Santo. Su quel pugno di creature, chiuse e impaurite, scende il vento delle origini, il vento che soffiava sugli abissi, il vento sottile dell'Oreb su Elia profeta, quello che scuoterà le porte chiuse del cenacolo: ecco io vi mando! E li manda così come sono, fragili e lenti, ma con in più la sua forza, il suo Spirito, il vento forte della vita che soffierà su di loro, e gonfierà le vele, e li riempirà di Dio.Tommaso, metti qua il dito nel foro dei chiodi, stendi la mano, tocca! Gesù risorto non porta altro che le piaghe del crocifisso, porta l'oro delle ferite che ci hanno guarito. Nelle ferite c'è l'oro dell'amore. Le ferite sono sacre, c'è Dio nelle ferite, come una goccia d'oro. Gesù non si scandalizza dei dubbi di Tommaso, non gli rimprovera la fatica di credere, ma si avvicina ancora, e tende quelle mani dove l'amore ha scritto il suo racconto d'oro. A Tommaso basta questo gesto. Chi ti tende la mano, chi non ti giudica ma ti incoraggia, e ti offre una mano dove riposare e riprendere il fiato del coraggio, è Gesù. Non ti puoi sbagliare!Beati quelli che non hanno visto eppure credono! una beatitudine che sento mia, che è facile, è per tutti, per chi fa fatica, per chi cerca a tentoni, per chi non vede, per chi ricomincia. Per noi, che di otto giorni in otto giorni, continuiamo a radunarci nel suo nome, a distanza di millenni; beati noi che «lo amiamo pur senza averlo visto» (1Pt 1,8).
 (Letture: Atti 4,32-35; Salmo 117; 1 Giovanni 5,1-6; Giovanni 20,19-31)
Fonte:www.qumran2.net

domenica 18 marzo 2018

Certe favole per bambini hanno qualcosa da insegnare anche ai grandi.

FRA DAMIANO ANGELUCCI, "UN DENARO CHE SI MOLTIPLICA"

Commento al Vangelo di Domenica
 18 marzo 2018, V di Quaresima anno B
Un denaro che si moltiplica
TESTO ( Gv 12,20-33 )

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. 

COMMENTOCerte favole per bambini hanno qualcosa da insegnare anche ai grandi. Il gatto e la volpe nella famosa favola di Collodi riuscirono a convincere Pinocchio che sotterrando del denaro avrebbe visto crescere una pianta con tanti denari. L’episodio simpatico ci rimanda alla stoltezza di quell’uomo della parabola che sotterra per davvero il denaro, certo non con la speranza di veder crescere un albero, ma con il solo desiderio di preservare il denaro. L’esito finale resta tuttavia invariato: perdere tutto. Il Signore ci offre un esempio perché noi ne seguiamo le orme: essere come un seme caduto in terra che si lascia macerare dalla terra, ma per portare poi frutti e fiori di bellezza nel mondo.Gesù è il seme di vita divina caduto in terra che non rimane solo ma che anzi si interra nella nostra natura umana perché noi possiamo rivestirci della sua figliolanza divina. Similmente anche l’uomo con  l’aiuto e l’amore di Gesù offerto sulla croce per noi ha la forza e la capacità di gettarsi anche lui tra le braccia di questa umanità affamata e assetata di affetto, di tenerezza e di fraternità.Colui che non si impermeabilizza rispetto al resto del mondo ma accetta di entrare nella relazione di dono con gli altri sarà come il seme che pur macerandosi sotto terra e perdendo la sua integrità, tuttavia diventa una pianta che da frutto, e nutre spargendo profumo e bellezza all’intorno.Non abbiamo a temere dunque di gettare il talento della nostra vita in terra e di permettere che esso ceda la sua vita ai fratelli compagni di cammino!
Fonte:http://fradamiano.blogspot.it/

 Immagine

PADRE ERMES RONCHI, LA VITA COME UN CHICCO DI GRANO"


giovedì 15 giugno 2017

Così Gesù si fa pane vivo nella «messa del mondo»

antoniobortoloso.blogspot.it

Così Gesù si fa pane vivo nella «messa del mondo»Ermes Ronchi
giovedì 15 giugno 2017
Corpus Domini – Anno A
(Letture: Deuteronomio 8,2-3.14b-16a; Salmo 147; 1 Corinzi 10,16-17; Giovanni 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro (...). Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. (...) Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Io sono il pane vivo: Gesù è stato geniale a scegliere il pane. Il pane è una realtà santa, indica tutto ciò che fa vivere, e che l'uomo viva è la prima legge di Dio.Che cosa andremo a fare domenica nelle nostre celebrazioni? Ad adorare il Corpo e Sangue del Signore? No. Oggi non è la festa dei tabernacoli aperti o delle pissidi dorate e di ciò che contengono.Celebriamo Cristo che si dona, corpo spezzato e sangue versato? Non è esatto. La festa di oggi è ancora un passo avanti. Infatti che dono è quello che nessuno accoglie? Che regalo è se ti offro qualcosa e tu non lo gradisci e lo abbandoni in un angolo?Oggi è la festa del prendete e mangiate, prendete e bevete, il dono preso, il pane mangiato. Come indica il Vangelo della festa che si struttura interamente attorno ad un verbo semplice e concreto “mangiare”, ripetuto per sette volte e ribadito per altre tre insieme a “bere”.Gesù non sta parlando del sacramento dell'Eucaristia, ma del sacramento della sua esistenza, che diventa mio pane vivo quando la prendo come misura, energia, seme, lievito della mia umanità. Vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l'esistenza umana come l'ha vissuta lui.Mangiare e bere la vita di Cristo non si limita alle celebrazioni liturgiche, ma si dissemina sul grande altare del pianeta, nella “messa sul mondo” (Theilard de Chardin). Io mangio e bevo la vita di Cristo quando cerco di assimilare il nocciolo vivo e appassionato della sua esistenza, quando mi prendo cura con combattiva tenerezza degli altri, del creato e anche di me stesso. Faccio mio il segreto di Cristo e allora trovo il segreto della vita.Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Determinante è la piccola preposizione : “in”. Che crea legame, intimità, unione, innesto, contiene “tutta la ricchezza del mistero: Cristo in voi” (Col 1,27). La ricchezza della fede è di una semplicità abbagliante: Cristo che vive in me, io che vivo in Lui. Il Verbo che ha preso carne nel grembo di Maria continua, ostinato, a incarnarsi in noi, ci fa tutti gravidi di Vangelo, incinti di luce.Prendete, mangiate! Parole che mi sorprendono ogni volta, come una dichiarazione d'amore: “Io voglio stare nelle tue mani come dono, nella tua bocca come pane, nell'intimo tuo come sangue, farmi cellula, respiro, pensiero di te. Tua vita”.Qui è il miracolo, il batticuore, lo stupore: Dio in me, il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola, con la stessa vocazione: non andarcene da questo mondo senza essere diventati pezzo di pane buono per qualcuno.Fonte:www.avvenire.it

venerdì 17 marzo 2017

Una sorgente intera in cambio di un sorso d'acqua...


Al pozzo, quel mezzogiorno, Gesù chiede alla donna di chiamare suo marito: “Non ne ho. Hai detto bene: Io non ho marito. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. 
Nella voce della donna sento imbarazzo mescolato a sofferenza.
Mi piace Gesù che per prima cosa loda due volte la donna di aver detto la verità: sottolinea il buono che fai, il tentativo di fare il possibile, e solo dopo ti invita ad andare più in là: ne hai avuti cinque e quello di ora non lo è. Le parole di Gesù sono taglienti come una spada perché vogliono arrivare al nocciolo, ma anche dolci come il miele perché non giudicano: ecco un esempio di ‘verità nella carità’.
Gesù è come se dicesse alla samaritana: qual è stata la ferita della tua vita, il dolore più grande? E’ come dire che nella vita solo se arriviamo al nocciolo del problema possiamo cominciare a ricostruire.
La samaritana senz’altro aveva scommesso tutto sull’amore, ma da lì ne era uscita piena di ferite. Ed ora? Gesù indica la strada: solo capendo e sperimentando un amore vero potrà iniziare un cammino di guarigione.
E’ come se Gesù la prende per mano e la conduce con compassione nel vicolo cieco da cui non riusciva più a uscire da sola, per farle prendere consapevolezza di chi è e provare a sognare ancora.
Credo sempre più che ciò che conta sia più lo “stile” con cui si fan le cose che quello che si dice!
E’ quello che stiamo vivendo in questi giorni nel seminario “radici e rami”: un modo nuovo di incontrare Dio e di bere alla sua fonte nel miracolo dell’intimità.
fra Giorgio Bonati

InCammino

padre Ermes Ronchi

"Una sorgente intera in cambio di un sorso d'acqua"

Una sorgente intera in cambio di un sorso d'acqua
padre Ermes RonchiIII Domenica di Quaresima (Anno A) (19/03/2017)Vangelo: Gv 4,5-42 Vuoi riannodare i fili di un amore? Gesù, maestro del cuore, ci mostra il metodo di Dio, in uno dei racconti più ricchi e generativi del Vangelo.Gesù siede stanco al pozzo di Sicar; giunge una donna senza nome e dalla vita fragile. È l'umanità, la sposa che se n'è andata dietro ad altri amori, e che Dio, lo sposo, vuole riconquistare. Perché il suo amore non è stanco, e non gli importano gli errori ma quanta sete abbiamo nel cuore, quanto desiderio.Questo rapporto sponsale, la trama nuziale tra Dio e l'umanità è la chiave di volta della Bibbia, dal primo all'ultimo dei suoi 73 libri: dal momento che ti mette in vita, Dio ti invita alle nozze con lui. Ognuno a suo modo sposo.Dammi da bere. Lo sposo ha sete, ma non di acqua, ha sete di essere amato.Gesù inizia il suo corteggiamento (la fede è la risposta al corteggiamento di Dio) non rimproverando ma offrendo: se tu sapessi il dono...Il dono è il tornante di questa storia d'amore, la parola portante della storia sacra. Dio non chiede, dona; non pretende, offre: Ti darò un'acqua che diventa sorgente. Una sorgente intera in cambio di un sorso d'acqua. Un simbolo bellissimo: la fonte è molto più di ciò che serve alla tua sete; è senza misura, senza fine, senza calcolo. Esuberante ed eccessiva. Immagine di Dio: il dono di Dio è Dio stesso che si dona. Con una finalità precisa: che torniamo tutti ad amarlo da innamorati, non da servi; da innamorati, non da sottomessi.Vai a chiamare colui che ami. Gesù quando parla con le donne va diritto al centro, al pozzo del cuore; il suo è il loro stesso linguaggio, quello dei sentimenti, del desiderio, della ricerca di ragioni forti per vivere. Solo fra le donne Gesù non ha avuto nemici.Il suo sguardo creatore cerca il positivo di quella donna, lo trova e lo mette in luce per due volte: hai detto bene; e alla fine della frase: in questo hai detto il vero. Trova verità e bene, il buono e il vero anche in quella vita accidentata. Vede la sincerità di un cuore vivo ed è su questo frammento d'oro che si appoggia il resto del dialogo.Non ci sono rimproveri, non giudizi, non consigli, Gesù invece fa di quella donna un tempio. Mi domandi dove adorare Dio, su quale monte? Ma sei tu, in spirito e verità, il monte; tu il tempio in cui Dio viene.E la donna lasciata la sua anfora, corre in città: c'è uno che mi ha detto tutto di me... La sua debolezza diventa la sua forza, le ferite di ieri feritoie di futuro. Sopra di esse costruisce la sua testimonianza di Dio.Un racconto che vale per ciascuno di noi: non temere le tue debolezze, ma costruiscici sopra. Possono diventare la pietra d'angolo della tua casa, del tempio santo che è il tuo cuore.

Fonte:http://www.qumran2.net


giovedì 19 gennaio 2017

Pescatori di umanità ...

Con Luca Buccheri


InCammino

padre Ermes Ronchi, 

"E lasciarono tutto per Gesù, come chi trova un tesoro"

 E lasciarono tutto per Gesù, come chi trova un tesoro
padre Ermes Ronchi
III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (22/01/2017)
Vangelo: Mt 4,12-23 
Il Battista è appena stato arrestato, un'ombra minacciosa cala su tutto il suo movimento. Ma questo, anziché rendere prudente Gesù, aumenta l'urgenza del suo ministero, lo fa uscire allo scoperto, ora tocca a lui. Abbandona famiglia, casa, lavoro, lascia Nazaret per Cafarnao, non porta niente con sé, solo una parola: convertitevi perché il regno dei cieli è vicino. È l'annuncio generativo del Vangelo.Convertitevi è l'invito a rivoluzionare la vita: cambiate visione delle cose e di Dio, cambiate direzione, la strada che vi hanno fatto imboccare porta tristezza e buio. Gesù intende offrire lungo tutto il Vangelo una via che conduca al cuore caldo della vita, sotto un cielo più azzurro, un sole più luminoso, e la mostrerà realizzata nella sua vita, una vita buona bella e beata.Ed ecco il perché della conversione: il regno si è fatto vicino. Che cos'è il regno dei cieli, o di Dio? «Il regno di Dio verrà con il fiorire della vita in tutte le sue forme» (Giovanni Vannucci). Il regno è la storia, la terra come Dio la sogna.Gesù annuncia: è possibile vivere meglio, per tutti, e io ne conosco la via; è possibile la felicità. Nel discorso sul monte dirà: Dio procura gioia a chi produce amore. È il senso delle Beatitudini, Vangelo del Vangelo.Questo regno si è fatto vicino. È come se Gesù dicesse: è possibile una vita buona, bella e gioiosa; anzi, è vicina. Dio è venuto, è qui, vicinissimo a te, come una forza potente e benefica, come un lievito, un seme, un fermento. Che nulla arresterà.E subito Gesù convoca persone a condividere la sua strada: vi farò pescatori di uomini. Ascolta, Qualcuno ha una cosa bellissima da dirti, così bella che appare incredibile, così affascinante che i pescatori ne sono sedotti, abbandonano tutto, come chi trova un tesoro. La notizia bellissima è questa: la felicità è possibile e vicina. E il Vangelo ne possiede la chiave. E la chiave è questa: la nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore (Evangelii gaudium).Il Vangelo ne possiede il segreto, la sua parola risponde alle necessità più profonde delle persone. Quando è narrato adeguatamente e con bellezza, il Vangelo offre risposte ai bisogni più profondi e mette a disposizione un tesoro di vita e di forza, che non inganna, che non delude.La conclusione del brano è una sintesi affascinante della vita di Gesù. Camminava e annunciava la buona novella, camminava e guariva la vita. Gesù cammina verso di noi, gente delle strade, cammina di volto in volto e mostra con ogni suo gesto che Dio è qui, con amore, il solo capace di guarire il cuore. Questo sarà anche il mio annuncio: Dio è con te, con amore. E guarirà la tua vita.
Fonte:http://www.qumran2.net/