Fratello vento ha fatto pulizia. Con una ramazza in mano ha fatto piazza pulita di giorni di nuvole e pioggia e io guardo, ammirato, l’alba su questo nuovo giorno. Che avrà, mi chiedo, di così prezioso questa giornata da donarmi; ed io che avrò da ricambiare?Ieri sera Christian mi ha raccontato la storia di 3 P: padre Pino Puglisi. “U Parrinu” si intitola il suo spettacolo. Un monologo di un’ora e mezza abbondanti, capace di tenerti inchiodato alla sedia e insieme di portarti nella storia.Ma non è la vicenda di Puglisi che mi è arrivata, quella già la conoscevo, ma la sua, quella di Christian. Lui si è messo a nudo, spogliato completamente come sullo spuntone di roccia dal quale si tuffa in mare per sentirsi all’altezza degli altri ragazzini.La sua grandezza sta nella sua ferita guarita, nel perdono dato a se stesso, e poi agli altri, anche a chi abusa di lui.Come a dire che ‘frequentando’ Puglisi, si è sentito illuminato, in questo gioco drammatico di luce e ombre, e ha creduto nella sua luce. Ora risplende per dare ad altri la possibilità di farlo!Qual è la mia luce?Non c’è altra domanda oggi da portarsi appresso. Solo se splenderò, altri accanto a me rifletteranno.fra Giorgio Bonati
PREGHIERA >>> LUCE
Origene di Alessandria (185-254)
La preghiera
Esistono cose che alla natura razionale e mortale sono incomprensibili, a causa della loro grandezza e superiorità sull’uomo e dell’infinita trascendenza sulla nostra caduca condizione. Esse però diventano intellegibili per volontà di Dio in virtù della copiosa ed infinita grazia divina effusa sugli uomini per mezzo di Gesù Cristo – ministro di immensa grazia verso di noi – e dello Spirito cooperante. Essendo dunque impossibile alla natura umana il possesso della sapienza con cui tutto fu fatto («tutto» infatti, secondo Davide, «Dio fece nella sapienza»), da impossibile diventa possibile per mezzo del Signore Nostro Gesù Cristo «che è stato fatto da Dio sapienza per noi, e giustizia e santificazione e redenzione». «Qual uomo infatti conoscerà il consiglio di Dio? O chi potrà intendere quel che il Signore vuole? Poiché ragionamenti dei mortali sono timidi ed incerte le nostre opinioni. Infatti il corpo corruttibile grava sull’anima e la terrestre dimora deprime la mente che ha molti pensieri. E con difficoltà consideriamo le cose della terra; ma quelle del cielo, chi le scoprirà?». Chi non direbbe infatti che è impossibile all’uomo investigare le cose del cielo? Tuttavia ciò che è impossibile non lo è più per l’infinita grazia di Dio: colui che fu rapito al terzo cielo, probabilmente scoprì quel che v’era nei tre cieli, per aver udito «ineffabili parole che non è concesso a uomo udire». Chi poi potrebbe affermare che è possibile all’uomo conoscere la mente di Dio? Ma anche questa grazia Dio concede per mezzo di Cristo [lacuna] non è più la volontà del loro Signore, quando Egli insegna la volontà di Colui che vuol essere il Signore e si trasforma in amico per coloro di cui era già prima il Signore. Ma come anche nessun uomo «conosce le cose dell’uomo all’infuori dello spirito dell’uomo che è in lui, così le cose di Dio nessuno conosce se non lo Spirito di Dio». Ma se nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio, è impossibile all’uomo conoscere le cose di Dio. Ora considera come ciò sia possibile. «Noi però», dice Paolo, «abbiamo ricevuto non lo spirito del mondo, ma lo spirito che è da Dio affinché conosciamo le cose che ci sono state donate da Dio, anzi ne parliamo non in dotte parole di umana sapienza, ma come ammaestrati dallo Spirito».
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>>> Voillaume René (1905 – 2003)
Pregare per vivere
«Pregare sempre senza stancarsi» (Lc. 18, 1). La preghiera di Gesù resta per noi un mistero, della stessa profondità del suo mistero personale di Figlio di Dio fatto uomo. La sua preghiera era un colloquio inalterato e inalterabile con il Padre. Per lui non vi erano difficoltà nella preghiera e, tuttavia, è proprio come uomo, della stessa nostra umana natura, che egli pregava; la sua preghiera nel Getsemani ce lo testimonia eloquentemente. Gesù ha pregato suo Padre così come noi lo preghiamo, con tutto l'ardore del suo animo umano e con la semplicità di un figlio d'uomo. Così, noi lo vediamo ritirarsi nella solitudine per pregare: non soltanto per darcene l'esempio, ma proprio perché anche egli, come creatura umana, ne sentiva la necessità, e la sua preghiera era divinamente filiale, così come perfettamente filiale era il suo abbandono al Padre.
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