Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

venerdì 3 marzo 2017

Il nostro Dio è al di là di tutte le nostre costruzioni, il nostro Dio è il canto dei nostri canti, la speranza della nostra speranza, la libertà della nostra libertà, il sogno più grande che noi uomini possiamo sognare.


«Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Ma secondo te sto sposo è o non è ancora con noi? Questo pare il dilemma che ci presenta Gesù oggi!
Ad ognuno di dare al propria risposta. Per me è si, per cui non vedo altra soluzione: facciamo festa, ma oggi, ora, godiamo di quello che siamo, che abbiamo: è davvero così tanto! 
Ma attento, festa non è abbuffarsi. Festa può esser a pranzo gustare quel poco che può bastare, e dar possibilità al nostro stomaco di far festa, senza dover ‘lavorare’ come un matto. Ad ognuno di trovare il modo di far festa, deliziandosi senza ingozzarsi.
Dopo questi consigli culinari, ti regalo una pagina di Giovanni Vannucci. Leggendola capirai perché!

“Chi è Dio? Cristo ci dice che Dio è il pane, ci dice che Dio è il vino. Pensate che grande definizione è questa, e non è una definizione intellettuale, scientifica, razionale, di Dio. Quando incontriamo Cristo e gli domandiamo chi è colui in cui crediamo, egli prende il pane e ci dice: questo è Dio, prendi e mangia. Egli prende il vino, lo mesce nel calice e dice: bevi, questo è il sangue di Dio. Allora chi è Dio? E’ il giudice insindacabile delle nostre azioni, è colui che ci perseguita per tutta la vita per esaminare e pesare le nostre azioni? No, Dio è il pane, e Dio è il vino. Non è il giudice delle nostre opere, il giudice dei nostri pensieri, colui che misura quello che noi sentiamo e quello che noi pensiamo e quello che noi facciamo, ma Dio è l’alimento di tutta la nostra vita, è la speranza della nostra speranza, è il canto di tutti i nostri canti, è la poesia di tutte le nostre poesie, è quella forza che ci spinge ad andare sempre più avanti, oltre tutte le nostre piccole realizzazioni.
Ecco, mangiando Dio nella Chiesa, nella Messa, noi dobbiamo diventare come Dio, pane; e bevendo il sangue di Cristo, noi dobbiamo diventare come Cristo, un sangue che diventa vino per la gioia, il canto, i sogni più grandiosi di bellezza che possono sorgere nel cuore dell’uomo. Il cristianesimo è canto, il cristianesimo è liberazione, il cristianesimo è gioia, il cristianesimo è la partecipazione più entusiastica, direi orgiastica al mistero della vita. Un cristiano che non porta gioia, che non porta pace, che non porta fiducia, che non porta speranza, attraverso la donazione di se stesso agli altri, non è cristiano. E’ un cristiano che chiude Iddio nello scrigno del suo cuore, ma quel Dio che ha racchiuso nel suo cuore e sul quale si consola e si commuove non è un Dio, è semplicemente un idolo costruito dal suo io.
Il nostro Dio è al di là di tutte le nostre costruzioni, il nostro Dio è il canto dei nostri canti, la speranza della nostra speranza, la libertà della nostra libertà, il sogno più grande che noi uomini possiamo sognare. E quando raggiungiamo l’ampiezza del sogno di Dio, Dio è sempre oltre il nostro sogno. Dio è vita e pienezza di vita, e la nostra vita è sempre piccola e sempre limitata perché siamo creature chiuse in un piccolo cerchio di tempo e di spazio. E quando raggiungiamo i confini del nostro tempo e del nostro spazio Dio è sempre oltre.
Fra Giorgio Bonati


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