E’ primavera!
Ieri una giornata ricolma di sole, e la sera un bel temporale. Ma il ciliegio, fiorito interamente, ha resistito e i suoi fiori sono ancora lì in bella mostra ad incantarmi.
Tra una faccenda e l’altra ieri ho sbirciato la visita del papa a Milano. Mi sorprendevo ogni tanto a emozionarmi. Ma più che per il papa provavo commozione per un commento, uno sguardo, un’inquadratura.
L’impressione che Francesco mi ha dato è quella di un uomo libero, libero di saltare di gioia quando vuole, come di immergersi nel mistero poco dopo, di sentirsi a casa in duomo e in carcere, di dar la mano a tutti e di non tralasciare i dimenticati, di entrare in casa di musulmani e bere un sorso di latte con loro, di chiedere umilmente una preghiera per se. Prenderò esempio, come lo prendo da Gesù nel vangelo odierno.
Contrariamente a tutti i personaggi che girano attorno al cieco guarito, Gesù non si preoccupa di sé e di quello che dicono e per questo è libero di fare l’unica cosa necessaria: guarire un uomo.
Mi piace Gesù che ci vede bene ma non giudica, ed ha come unico desiderio mettersi vicino a te per aiutarti a vedere ciò che tu non vedi. A Gesù non interessa chi ha ragione, chi ha sbagliato, di chi è la colpa, ma vede un cieco e si ferma, e lo aiuta a vedere: fa del fango sputando per terra e stende un petalo di fango sulle palpebre chiuse.
Per ricordare ad ognuno di noi ‘venuto alla luce’ che siamo una mescolanza di fango e di spirito, di terra e cielo!
Forse, come scrive Marcel Proust “l’unico vero viaggio, non è andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi.”
fra Giirgio Bonati
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