Marcoledì della IV settimana del Tempo di Pasqua
Apostoli Filippo e Giacomo
Guardate alla forma d'una pietra squadrata:
il cristiano deve essere simile ad essa!
Di fronte a qualsiasi tentazione il cristiano non cade.
Anche se è spinto e, quasi, capovolto, egli non cade.
Una pietra di forma quadrata, infatti,
da qualunque parte tu la giri, sta dritta...
Siate, dunque, squadrati in questo modo,
cioè pronti a qualsiasi tentazione.
Qualunque cosa vi colpisca, non abbia a rovesciarvi!...
S. Agostino
Gv 14,6-14
In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”.
Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?
Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.
Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.
IL COMMENTO
E' verissima l'affermazione di Filippo, esprime il desiderio più profondo di ciascuno di noi, di ogni uomo: "Mostraci il Padre e ci basta". Si, poter vedere nostro Padre, vedere, che secondo il Vangelo di Giovanni significa credere, appoggiare la nostra vita in Dio nostro Padre, questo ci basta. Sapere con certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall'amore di Dio, vivere da figli sussurrando in ogni istante "Abbà, Papà", vivere stretti a Lui. Ecco, questo è tutto. Non si tratta di ucciderlo il padre, come ci hanno insegnato per decenni in ogni modo, si tratta piuttosto di conoscerlo, e di amarlo. Per questo il Padre ha inviato Suo Figlio, immagine perfetta e nitidissima di Lui. E' Cristo che dobbiamo cercare, implorare, a Lui dobbiamo stringerci senza paura. Da Lui lasciarci amare, perdonare, consolare. Lui, Gesù, unica nostra vita. In Lui ogni nodo irrisolto della nostra vita trova la mano pronta a scioglierlo, a riconsegnare ad ogni grumo della nostra storia dignit: e luce.
Tutto in Cristo acquista senso, valore, gioia e gratitudine. Non un secondo della nostra vita è assente dal cuore di Cristo. Di più, ogni istante della nostra storia reca impresse le stimmate del Suo amore. La nostra vita è opera sua, ogni incontro, i genitori, la famiglia, la scuola, il lavoro, i figli, gli amici. Il nostro corpo, gli acciacchi, gli stessi spigoli del carattere, tutto è modellato perchè Lui splenda in noi. Noi siamo opera sua, opera del Padre. Perchè Lui è nel Padre, le sue opere d'amore compiute per noi, il perdono e la misericordia che ci rigenera testimoniano fin dentro le nostre ore più grigie la tenerezza di nostro Padre. Siamo figli, amatissimi figli. Allora ogni attività non è più nostra, non ci appartiene perchè noi apparteniamo a Dio. Le opere per le quali siamo nati, per le quali oggi ci siamo svegliati sono le opere di Dio, grandi, più grandi di quanto neanche riusciamo ad immaginare.
Amare, perdonare, giustificare. Comprendere il collega di lavoro, avere misericordia con il vicino di casa, non resistere di fronte alle ingiustizie sul lavoro, umiliarci e chiedere perdono ai genitori, alla moglie, al marito, al figlio. Queste soono le opere di vita eterna che Dio ha predisposto per noi, queste sono le grazie da chiedere a nostro Padre nel nome di Suo Figlio e nostro fratello Gesù. Vivere oggi e ogni giorno la vita di Dio, scorgendo in ogni luogo e persona su cui posiamo lo sguardo la traccia inconfondibile di nostro Padre. Tutto è per noi un'eco di Dio, la Sua volontà dove, solo, è nostra pace.
Commento al Vangelo di :
Sant’Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie, IV, 20, 5-7
Lo splendore di Dio dona la vita: la ricevono coloro che vedono Dio. E per questo colui che è inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e lo vedono. Se infatti è insondabile la sua grandezza, è pure inesprimibile la sua bontà; e grazie ad essa, egli si fa vedere e dà la vita a coloro che lo vedono.
È impossibile vivere se non si è ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all’essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà. Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere... Così Mosè afferma nel Deuteronomio: “Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l’uomo e l’uomo aver la vita” (Dt 5, 24). Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, è invisibile e indescrivibile a tutti gli esseri da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre è l’unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l’esistenza, come sta scritto nel Vangelo: “Dio nessuno lo ha mai visto ; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18).
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Esposizioni sui salmi, Sal 86
È impossibile vivere se non si è ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all’essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà. Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere... Così Mosè afferma nel Deuteronomio: “Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l’uomo e l’uomo aver la vita” (Dt 5, 24). Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, è invisibile e indescrivibile a tutti gli esseri da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre è l’unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l’esistenza, come sta scritto nel Vangelo: “Dio nessuno lo ha mai visto ; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18).
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Esposizioni sui salmi, Sal 86
«Le sue fondamenta sono sui monti santi. Il Signore ama le porte di Sion» (Sal 86, 1-2)... «Voi siete concittadini dei santi, familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Gesù Cristo» (Ef 2,19-20)... Ebbene, questa pietra angolare e i monti (che sono gli Apostoli e i grandi Profeti) reggono la costruzione di questa città e costituiscono un edificio vivente. Grida ora dai vostri cuori questo edificio? È la magistrale mano di Dio che compie tutto questo per mezzo della nostra lingua, affinché siate squadrati e immessi nella struttura di quell'edificio...
Guardate alla forma d'una pietra squadrata: il cristiano deve essere simile ad essa! Di fronte a qualsiasi tentazione il cristiano non cade. Anche se è spinto e, quasi, capovolto, egli non cade. Una pietra di forma quadrata, infatti, da qualunque parte tu la giri, sta dritta... Siate, dunque, squadrati in questo modo, cioè pronti a qualsiasi tentazione. Qualunque cosa vi colpisca, non abbia a rovesciarvi!...
Quanto, poi, al crescere in questo edificio, lo si fa con affetto devoto, con sincera religione, con la fede, la speranza e la carità. La città celeste viene edificata mediante i suoi stessi cittadini: i cittadini ne sono le pietre. Essi, infatti, sono pietre viventi. Dice l'apostolo Pietro: «Voi, come pietre viventi, siate edificati in una dimora spirituale» (1 Pt 2,5)... Ma, perché sono fondamenta gli Apostoli e i Profeti? Perché la loro autorità sorregge la nostra debolezza. Perché attraverso loro noi entriamo nel regno di Dio: sono essi che ce lo annunciano. E, quando noi entriamo attraverso loro, entriamo attraverso Cristo, dato che egli è la porta (Gv 10,9).
non è costituita per cercare la gloria terrena,
bensì per diffondere, anche col suo esempio, l'umiltà e l'abnegazione.
Concilio Vaticano II, Lumen gentium
Dal Vangelo secondo Giovanni 13,16-20.
In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
IL COMMENTO
Possiamo essere beati, e non è così difficile. Basta vivere secondo la natura che ci è stata donata, nella Grazia della chiamata di Dio. Non dipende da noi, e scoprirlo è la prima beatitudine. E' opera della Grazia che ci modella secondo la volontà di Dio, per farci conformi all'immagine di Cristo. Diventarlo, poco a poco, è l'unica vera beatitudine, la profonda gioia preparata per noi, quella che nessuno potrà mai toglierci. La semplicità di non pretendere nulla di più di quel che ci è donato, che è tanto, infinitamente tanto, e non ce ne rendiamo conto. E' il massimo, è Cristo e la sua stessa vita in noi. Sì, la vita di ora, il lavoro, la famiglia, gli amici, lo studio, il carattere, l'aspetto fisico, tutto di noi fa di noi Cristo. Siamo legati a Lui e la nostra vita acquista senso e pienezza nel lasciar trasparire dai nostri sguardi, dalle parole, dai gesti, dalla vita la Sua presenza.
E' qualcosa di impressionante, non possiamo non soffermarci su questo mistero. Il Signore ha deciso di prendere dimora in noi, cosicchè non ci apparteniamo più e frasi del genere "ho bisogno di tempo per me stesso" sono completamente in contrasto con la verità. Il Vangelo è la nostra vita, le Parole di Gesù sono verità e vita proprio perchè sono le uniche che ci svelano chi siamo, che illuminano i nostri passi nel mondo, che disegnano la nostra fisionomia spirituale. E non vi sono alternative, se non vogliamo cadere nell'alienazione, nella schizofrenia di vivere quel che non siamo.
La nostra parte di eredità è magnifica, una sorte deliziosa ci è stata data, ed è quella di essere di Cristo al punto di esserne una traccia gettata tra le pieghe della storia. Lui ci invia, per il battesimo ricevuto innanzi tutto, e ogni momento della nostra giornata è la vigna del Signore dove il Suo Spirito vuol dare frutto. Ogni incontro è prezioso. Ogni parola. Anche al bar, con la ragazza, con i colleghi, con la segretaria, sulla metro, al mercato, ogni persona incontrata ha, in noi, l'occasione di accogliere Cristo, e, con Lui, il Padre, Dio stesso. Lo comprendiamo davvero quanto sia preziosa la nostra vita, quanto tutto sia irripetibile e indispensabile alla missione per la quale siamo nati? Anche i difetti, le debolezze, anche le ore che sembrano non terminare mai, perdute tra studio e lavoro. No, tutto è meraviglioso, nulla è noioso, tutto è nuovo e pieno di vita, perchè in noi, ovunque e sempre viene Cristo.
Concilio Vaticano II. Constituzione dogmatica sulla Chiesa (Lumen gentium), §8
Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa e chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Gesù Cristo « che era di condizione divina... spogliò se stesso, prendendo la condizione di schiavo » (Fil 2,6-7) e per noi « da ricco che era si fece povero » (2 Cor 8,9): così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria terrena, bensì per diffondere, anche col suo esempio, l'umiltà e l'abnegazione. Come Cristo infatti è stato inviato dal Padre « ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quei che hanno il cuore contrito » (Lc 4,18), « a cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10), così pure la Chiesa circonda d'affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l'immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne la indigenza e in loro cerca di servire il Cristo...
La Chiesa « prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio » (San Agostino), annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (1 Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce.
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