7 gennaio
La nascita del bambino Gesù segna la fine dell’antico ordine,
il mondo pagano,
nel quale le rivendicazioni di Cesare
apparivano impossibili da sfidare.
Adesso vi è un nuovo re,
il quale non confida nella forza delle armi,
ma nella potenza dell’amore.
Egli porta speranza a tutti coloro che,
come lui stesso,
vivono ai margini della società.
Porta speranza a quanti sono vulnerabili
nelle mutevoli fortune di un mondo precario.
Dalla mangiatoia, Cristo ci chiama a vivere
da cittadini del suo regno celeste,
un regno che ogni persona di buona volontà
può aiutare a costruire qui sulla terra.
Benedetto XVI, articolo sul Financial Times, dicembre 2012
Mt 4,12-17.23-25
In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
Il commento
Un Popolo, le tenebre, la luce, ed una città. Cafarnao, "Villaggio del conforto, della consolazione" (Is. 8,23). E' qui che si rifugia Gesù, intravvedendo nella consegna del cugino Giovanni, la profezia del destino verso cui anche lui si avviava. L'arresto di Giovanni accende così la missione di Gesù. Esattamente come accade nella storia della Chiesa, dove il martirio degli apostoli costituisce il dissodamento della terra, il loro sangue è seme di nuovi cristiani («Sanguis martyrum, semen christianorum») scriveva Tertulliano. Chi annuncia la Verità ne prepara l'avvento ed il compimento. Gesù si rifugia a Cafarnao ed è, ancora una volta, una discesa al profondo della storia e della carne del Popolo, di ogni uomo, come aveva iniziato nella mangiatoia di Betlemme; attraverso un evento apparentemente negativo, il Padre traccia il cammino al suo Figlio: nelle pieghe di una storia che s'annuncia ostile e malvagia, Dio svela le orme della sua volontà. Già fu così per Giuseppe venduto dai fratelli e disceso in Egitto "prima di loro per conservarli in vita e per salvare in loro la vita di molta gente" (cfr. Gen. 45, 5-7) ; ed è così che Dio conduce anche noi attraverso eventi che ci feriscono, ci angosciano, ci umiliano. E' proprio nei fatti dolorosi e tristi che Dio ci mostra la sua volontà, la sua salvezza, il suo stesso volto. Cafarnao si trova in Galilea, regione estrema e borderline, compromessa con i traffici dei pagani, lontana dall'autorità del Tempio, forse una zona considerata ormai perduta, al centro della “Galilea delle genti” immersa nelle tenebre. E Gesù, rifugiandovisi, vi entra per illuminarle. L’ angoscia per la sorte di Giovanni, la coscienza della propria missione che si rivelerà cruenta, le tentazioni che ha sperimentato nel deserto, antipasto dell'assoluta solitudine dell'abisso del rifiuto, dell'odio, del male: Gesù ha cominciato la discesa nell'oscurità del sepolcro. Rifugiandosi a Cafarnao, che lo rifiuterà senza sconti, s'imbatte nel mistero dell'iniquità, nella “verga dell'aguzzino”, nel “giogo caricato sulle spalle” (cfr. Is. 8,3). Il Vangelo, infatti, è annunziato solo da chi ha nella carne la stessa sorte di coloro ai quali è inviato. A Cafarnao Dio si getta nella mischia, condivide le tenebre e il dolore, si incarna. E' questa la vera inculturazione del Vangelo: scendere nella vita e nella stessa carne dei poveri, degli ultimi, di chi giace nelle tenebre dell'inganno e della menzogna, di quanti sono obbligati a trascinare un “giogo” pesantissimo di peccati e di morte, stretti nelle catene di un aguzzino senza scrupoli. A Gesù preme l'uomo, il suo cuore, la sua vita intima, laddove scende la lama del male e comincia a sanguinare e a sporcare tutto, rapporti, lavoro, anche i momenti di gioia. E' questa la cultura nella quale desidera incarnarsi, la terra da coltivare (secondo l’etimologia del termine “cultura”). E' nella terra violata, piena di spine e pietre, secca ed arida, che Gesù scende e vi porta la luce e la vita. Nelle tenebre di Cafarnao dove Gesù ha preso dimora è brillata la speranza: la “casa della consolazione” ha ospitato il Consolatore.
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
Il commento
Un Popolo, le tenebre, la luce, ed una città. Cafarnao, "Villaggio del conforto, della consolazione" (Is. 8,23). E' qui che si rifugia Gesù, intravvedendo nella consegna del cugino Giovanni, la profezia del destino verso cui anche lui si avviava. L'arresto di Giovanni accende così la missione di Gesù. Esattamente come accade nella storia della Chiesa, dove il martirio degli apostoli costituisce il dissodamento della terra, il loro sangue è seme di nuovi cristiani («Sanguis martyrum, semen christianorum») scriveva Tertulliano. Chi annuncia la Verità ne prepara l'avvento ed il compimento. Gesù si rifugia a Cafarnao ed è, ancora una volta, una discesa al profondo della storia e della carne del Popolo, di ogni uomo, come aveva iniziato nella mangiatoia di Betlemme; attraverso un evento apparentemente negativo, il Padre traccia il cammino al suo Figlio: nelle pieghe di una storia che s'annuncia ostile e malvagia, Dio svela le orme della sua volontà. Già fu così per Giuseppe venduto dai fratelli e disceso in Egitto "prima di loro per conservarli in vita e per salvare in loro la vita di molta gente" (cfr. Gen. 45, 5-7) ; ed è così che Dio conduce anche noi attraverso eventi che ci feriscono, ci angosciano, ci umiliano. E' proprio nei fatti dolorosi e tristi che Dio ci mostra la sua volontà, la sua salvezza, il suo stesso volto. Cafarnao si trova in Galilea, regione estrema e borderline, compromessa con i traffici dei pagani, lontana dall'autorità del Tempio, forse una zona considerata ormai perduta, al centro della “Galilea delle genti” immersa nelle tenebre. E Gesù, rifugiandovisi, vi entra per illuminarle. L’ angoscia per la sorte di Giovanni, la coscienza della propria missione che si rivelerà cruenta, le tentazioni che ha sperimentato nel deserto, antipasto dell'assoluta solitudine dell'abisso del rifiuto, dell'odio, del male: Gesù ha cominciato la discesa nell'oscurità del sepolcro. Rifugiandosi a Cafarnao, che lo rifiuterà senza sconti, s'imbatte nel mistero dell'iniquità, nella “verga dell'aguzzino”, nel “giogo caricato sulle spalle” (cfr. Is. 8,3). Il Vangelo, infatti, è annunziato solo da chi ha nella carne la stessa sorte di coloro ai quali è inviato. A Cafarnao Dio si getta nella mischia, condivide le tenebre e il dolore, si incarna. E' questa la vera inculturazione del Vangelo: scendere nella vita e nella stessa carne dei poveri, degli ultimi, di chi giace nelle tenebre dell'inganno e della menzogna, di quanti sono obbligati a trascinare un “giogo” pesantissimo di peccati e di morte, stretti nelle catene di un aguzzino senza scrupoli. A Gesù preme l'uomo, il suo cuore, la sua vita intima, laddove scende la lama del male e comincia a sanguinare e a sporcare tutto, rapporti, lavoro, anche i momenti di gioia. E' questa la cultura nella quale desidera incarnarsi, la terra da coltivare (secondo l’etimologia del termine “cultura”). E' nella terra violata, piena di spine e pietre, secca ed arida, che Gesù scende e vi porta la luce e la vita. Nelle tenebre di Cafarnao dove Gesù ha preso dimora è brillata la speranza: la “casa della consolazione” ha ospitato il Consolatore.
Come Betlemme, Cafarnao è oggi la nostra vita, la nostra storia, il buio che ci angoscia. Cafarnao è il luogo dove anche oggi Gesù si rifugia per farne la propria dimora. La Galilea delle Genti, le nostre città, i nostri quartieri, e poi le scuole, i posti di lavoro, le piazze, i bar, le discoteche, i pub, i marciapiedi, questo mondo accecato dal male e soggiogato dall'aguzzino è il luogo di Gesù. Proprio laddove, come Matteo il pubblicano, ci spegniamo nei compromessi, dimenticando la primogenitura, sul confine del lecito e dell’illecito sul quale abbiamo imparato a stare in equilibrio, senza capire che il cuore sta pendendo ormai dalla parte del mondo e della carne. Oggi Gesù è la Buona Notizia che, come la luce che ha illuminato i Magi, rischiara le tenebre del mondo; oggi è Pasqua per tutti noi, perché ovunque appare la sua Luce, giunge la sua vittoria sugli inferi e la morte. Oggi è il perdono dei peccati, oggi può ricominciare la nostra vita. Oggi possiamo “convertirci “ perché “è giunto a noi il Regno dei Cieli”, il Signore Gesù. Non siamo noi a dover cercare nel buio il Regno dei Cieli, un'isola di felicità e di tregua tra le tenaglie della vita; al contrario, sono il Regno, la pace, il perdono, la gioia che vengono a cercarci. La dolce follia dell'amore di Dio, si rivela proprio in questa nostra esistenza che ci pesa, ci assedia, con il lavoro, i colleghi, i figli, la moglie, il marito, la malattia, la precarietà economica, tutto di noi è oggi il luogo dove il Signore viene a rifugiarsi. Quello che per noi è da fuggire è per Lui un rifugio, il fondamento del suo Regno. Quella casa che vorremmo chiudere e da cui vorremmo traslocare è la dimora che Gesù ha sognato e desiderato da sempre. La nostra vita, e ciascuno di noi, così come oggi siamo, qui giunge oggi la salvezza, la “guarigione” profonda da ogni sorta di malattie del cuore e dell'anima. Così la nostra stessa vita abitata da Lui, salvata e perdonata, diviene annuncio per ogni uomo. Così Cafarnao, e la Galilea dei Gentili, i nostri luoghi quotidiani dove ci troviamo immersi nella mentalità pagana e mondana, tentati di camuffarci e piegarvi il cuore e la mente per non soffrire solitudine, isolamento, mobbing e rifiuti, divengono il centro di irradiazione del Vangelo: Le tenebre che hanno visto la luce divengono luce per le tenebre del mondo. Così la nostra vita illuminata viene inviata con il Signore nelle tenebre che si allungano sino agli estremi confini della terra, per annunciare la Buona Notizia dell'amore di Dio che ha compiuto in noi meraviglie, e, in nuovo esodo, conquistare al suo Regno ciascun millimetro calpestato da ogni uomo: “Non temete! Voi siete sulla via di Dio. Essa va fino al fratello più lontano, più abbandonato da Dio. Su questa via accadono miracoli. Perché Dio si e' messo una volta per tutte in cammino verso di noi, e nulla, fino alla fine del mondo, gli impedirà di arrivare fino a noi e di restarvi" (H.U.Von Balthasar, Tu coroni l'anno di grazia).
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