Da Il Vangelo del giorno del 11 gennaio
Nei
momenti terribili della vita umana,
molti
Salmi sono un forte grido a Dio:
“Aiutaci,
ascoltaci!”.
Dove
sei tu Dio? “Siamo venduti come pecore da
macello”.
Un
grido dell’umanità sofferente!
E
Gesù, che è il vero soggetto dei Salmi,
porta
realmente questo grido dell’umanità a Dio, alle orecchie di
Dio:
“Aiutaci e
ascoltaci!”.
Egli
trasforma tutta la sofferenza umana,
prendendola in se stesso, in un
grido alle orecchie di Dio.
E
così vediamo che proprio in questo modo realizza il
sacerdozio,
la
funzione del mediatore, trasportando in sé,
assumendo in sé la sofferenza e la
passione del mondo,
trasformandola in grido verso
Dio,
portandola davanti agli occhi e
nelle mani di Dio,
e
così portandola realmente al momento della
Redenzione.
Benedetto
XVI
Dal
Vangelo secondo Luca 5,12-16.
Un giorno, mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro».Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.
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Un giorno, mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro».Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.
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Il commento
Le
“parole” su di Lui e le “folle numerose” in cerca di guarigione e consolazione,
spingono Gesù a «ritirarsi in luoghi deserti a pregare», obbedendo alla volontà
di Dio; non cerca fama e successo, come i mercenari e i falsi profeti: è il Buon
Pastore che lascia le novantanove pecore per gettarsi alla ricerca di quella
perduta, malata e ferita, perché Egli cerca l’uomo e non le folle. Per
questo Gesù va a rifugiarsi nel luogo dal quale il lebbroso desiderava essere
liberato, il deserto di angoscia e morte dove la sua impurità lo aveva
relegato, la solitudine che annuncia il Getsemani, il Golgota e il sepolcro.
Egli percorre il cammino inverso di quello dell’uomo che aveva appena guarito,
primizia dei lebbrosi di ogni generazione. Gesù scende nell’abisso della
sofferenza, della solitudine e della morte di ogni uomo per deporvi la
sua preghiera: “nei giorni della sua vita terrena Egli offrì preghiere e
suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu
esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza
dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti
coloro che gli obbediscono” (Eb. 5, 5-9). Benedetto XVI commenta così questo
brano: “Offrì… è una traduzione giusta del
verbo prospherein, parola cultuale che esprime l’atto dell’offerta
dei doni umani a Dio… del sacrificio. Così, con questo termine cultuale
applicato alle preghiere e lacrime di Cristo, dimostra che le lacrime di Cristo,
l’angoscia del Monte degli Ulivi, il grido della Croce, tutta la sua sofferenza
non sono una cosa accanto alla sua grande missione… Proprio con questo
“offrì”, prospherein, Gesù porta l’umanità a Dio, così si fa
sacerdote…”. Quel
Rabbì di Nazaret era dunque il Sacerdote dal quale il lebbroso aveva sognato di
andare un giorno a presentare la sua carne guarita come prescriveva la Legge. Il
Sommo Sacerdote di cui aveva bisogno, Santo, perfetto e separato dagli uomini,
ora era lì, accanto a lui; non si trovava nel Tempio ad aspettare per
certificare, ma gli era accanto, dentro alla sua solitudine,
per presentare se stesso e lui al Padre come offerta per i peccati. Gesù
era il Sommo Sacerdote che sapeva compatire le sue infermità, perché sarebbe
stato lui stesso, di lì a poco, provato in ogni cosa, piagato dalla sua stessa
lebbra. Quel lebbroso si poteva dunque accostare con piena fiducia la trono
della Grazia, per ricevere misericordia e trovare Grazia ed essere aiutato
proprio in quel momento opportuno (cfr. Eb. 4, 15-16) per essere
trasformato e divinizzato.
APPROFONDIMENTI
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