Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

sabato 21 aprile 2018

"Il Buon Pastore"

P. MARKO IVAN RUPNIK"IL BUON PASTORE"

IV Domenica di Pasqua – Anno B
Gv 10,11-18

Congregatio pro Clericis
La visione centrale di questa domenica è il Buon Pastore che dà la propria vita per le sue pecore. Letteralmente è il pastore bello, perché il termine kalòs è stato ridotto al significato di buono sulla scia dell’interpretazione giuridico morale che è stata spesso predominante nella traduzione di diversi termini biblici. Imbarazzo  in questo caso dovuto anche alla difficoltà di tradurre l’ebraico Tob che può esprimere sia il buono sia il bello e che nella cultura greca trova riscontro nel concetto di kalòs kai agathòs cioè “bello e buono” che ha il suo significato proprio nella unione non scindibile dei due termini.
Il termine kalòs, bello, viene usato più di cento volte nel Nuovo Testamento.
Pietro nella sua prima lettera raccomanda ai cristiani che la loro condotta tra i pagani sia bella, perché mentre vengono calunniati come malfattori, vedendo le loro opere belle questi giungano a glorificare Dio (cf 1Pt 2,12). Questa bella condotta con le belle opere è letteralmente la testimonianza, che è il medesimo termine usato da Paolo nella lettera a Timoteo per Gesù Cristo che “ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato” (1Tm 6,13). Infatti davanti a Pilato Cristo ha reso testimonianza alla verità (cf Gv 18,37). Che cosa è la verità (cf Gv 18,38) è la domanda di Pilato che infatti non può capire, perché la verità - come la spiega il vangelo di Giovanni - è la figliolanza del Figlio, è la relazione con il Padre, la non solitudine. “Io non ho parlato da me stesso, ma il Padre stesso che mi ha mandato mi ha comandato ciò che dovevo dire e pronunciare” (Gv 12,49). Perciò “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce” (Gv 18,37).
Nella parabola del seminatore tutto si ricollega perché per la terra buona dove cade il seme (cf Mc 4,8 ad esempio) viene usato il termine terreno bello, cioè quel terreno che “ascolta la parola, la accoglie e porta molto frutto” (cf Mc 4,20). Diventa terreno bello perché non è più solo terreno ma già porta dentro un altro.
Questo è ciò che è bello: ascoltare la parola, accoglierla e farla fruttificare. Porta molto frutto il chicco di grano caduto in terra che muore (cf Gv 12,24).
Il significato di bello che si apre lascia uno spazio enorme alla libertà dell’amore perché significa accogliere il principio della Parola che è il Figlio e che comincia in me una trasfigurazione che mi porta all’offerta di sé. Infatti il Pastore, quello bello, è quello che fa vedere l’uomo vissuto da Dio, cioè come offerta di sé. “Io sono il bel pastore e il bel pastore offre la vita per le pecore” (Gv 10,11). La bellezza, il bello, è qualcosa di dinamico, è un processo di trasfigurazione che passa attraverso la rinuncia, attraverso l’offerta ed è bello proprio perché fa vedere nel seme il germoglio, attraverso la morte. Il Figlio non è da solo, rivelerà un Altro. E lo farà proprio nella morte. Questa è la bellezza.
Il termine kalòs nel Nuovo Testamento include il mistero pasquale. Ed è per questo che nel tempo pasquale c’è la domenica del Buon Pastore, Colui che fa vedere la vita pasquale dell’umanità, da Figlio e perciò è il Pastore Bello. La bellezza è far vedere l’altro, far emergere l’altro, non esaurire una realtà in sé stessa ma attraverso la relazione d’amore far emergere l’altro, e avviene proprio quando tu ti offri, rinunci, muori.
Perciò se ci fermiamo alla traduzione di  buono al posto di bello, finisce che il bello diventa un ideale parallelo al buono. Che è infatti quello che è successo e che ha inciso una profonda ferita nella nostra cultura facendoci credere che il bello ideale possa esistere in parallelo a una vita vissuta su binari totalmente opposti. Ma non esiste un bello ideale che possa convivere con la notte della solitudine, della morte, quando tu non vedi ancora nessun germoglio, ma il seme è già putrefatto, che è il momento più difficile nella vita spirituale. Ma al Pastore Bello – Colui che è l’offerta continua di sé al Padre - tu potrai sempre rivolgere lo sguardo: quando sei pieno di forze, quando sei molto malato, quando sei divorato dalla morte, sempre. Perché è un passaggio, e in tutti i passaggi troverai la forma perfetta, la forza perfetta, l’ambito perfetto e il compimento perfetto. Sia nel seme, sia nel morire, sia nella solitudine, sia nel germoglio.
Bello è quell’uomo che vive questa nuova esistenza che Dio ha portato in Cristo per la nuova umanità e che attraverso la morte, attraverso i momenti più difficili della vita rivela la forza della vita che ha ricevuto, che è l’amore del Padre.
Proprio quando tutti gli ideali classici cadono, quando l’uomo viene distrutto, inginocchiato e schiacciato, proprio in quel momento trasuda, esplode e si sprigiona la più grande forza. Da Cristo morto è uscita la glorificazione del Padre ed è proprio questa la sua testimonianza bella davanti a Pilato


P. Marko Ivan Rupnik
www.centroaletti.com/

Fonte:http://www.clerus.va

antoniobortoloso.blogspot.it/2018/04/p-marko-ivan-rupnikil-buon-pastore

III Domenica di Pasqua – Anno B

Lc 24,35-48



Altri Commenti al Vangelo di domenica 22/4/2018 - 


Commento al Vangelo di domenica 22 aprile 2018 - Alberto Maggi (diretta Facebook)



Commento al Vangelo di domenica 22 Aprile 2018 - don Fabio Rosini

Altri COMMENTI A

di Don Fabio Rosini


                 "IL BUON PASTORE"


Don Fabio Rosini - Commento al Vangelo di Giovanni - Gv 10, 11-18

L'indifferenza rende assassini, uccide l'amore ed il fratello 

I libri di Fabio Rosini:

- Solo l'amore crea https://amzn.to/2GMlNth

- L'arte di ricominciare https://amzn.to/2v8ATEf

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».





Don Fabio Rosini - Commento al Vangelo di Giovanni - Gv 10, 1-10


I libri di Fabio Rosini:

- Solo l'amore crea https://amzn.to/2GMlNth

- L'arte di ricominciare https://amzn.to/2v8ATEf

In quel tempo, Gesù disse:«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza»

EL BUEN PASTOR DA VIDA.

Ramón EMILIO RIVAS TORRES








 El Buen Pastor da la vida por las ovejas, (v 11-15). El Buen Pastor conoce a sus ovejas y las suyas le conocen, (v 14).
La metáfora del Pastor, del redil y el rebaño es por transmitir vida, por crear una relación de amor entre el Pastor y los suyos. El pastor en la Iglesia no es una cuestión de poder, ni de Derecho Canónico, ni de dogmatismo, sino es para transmitir vida, una vivencia, una relación de amorASALARIADOS, LADRONES Y SALTAPARAPETOS.En el transfondo de la parábola del Buen Pastor subyace el capítulo 34 de EZEQUIEL. El profeta hace una crítica fortísima a los falsos pastores de entonces y de ahora (sean políticos, eclesiásticos, jueces, o los líderes de la sociedad): han explotado a las ovejas y se han aprovechado del pueblo en vez de ayudarlo.Y las ovejas se han dispersadoPero llegará un día en que Yo tomaré a las ovejas y buscaré a las perdidas. Como un pastor vela por su rebaño cuando se encuentra en medio de sus ovejas dispersas, así velaré yo por mis ovejas. Las recobraré de todos los lugares donde se habían dispersadoEzequiel vivió en el siglo VI a.C., pero parece que las cosas se repiten en la historia.¿Cuidamos hoy de las ovejas enfermas y débiles? (Sanidad). ¿Ayudamos a las ovejas perdidas? (Educación) ¿Decimos y sembramos verdad? (medios de comunicación periodistas). La situación que critica Ezequiel la vemos y vivimos todos los días. Es triste, doloroso cuando esas cosas se hacen con los más pobres y débiles de la tierra¡Qué mal suena la expresión asalariados! (y peor suena el término “mercenario”, que es la que usa San Juan en el evangelio). Hay mucho asalariado, mercenario y gente con ganas de medrar en las ideologías, en las grandes cadenas informativas: prensa, radio, tv, en los obispados y entresijos eclesiásticos; lo estamos viendo y padeciendo todos los días.El poder es la pasión más fuerte del ser humano. Pero el poder no tiene nada que ver con el Buen Pastor de Jesús. No es lo mismo, ni mucho menos, pastorear conforme al Evangelio que gobernar una diócesis. Es muy triste que haya parroquias de primera, de segunda, etc.; diócesis de mayor rango y más apetecibles por mercenarios … Todo perfectamente antievangélicoSOMOS PASTORES.De una u otra manera todos estamos llamados a ser pastores en la vida y hemos de procurar hacerlo lo mejor posible y con responsabilidad, no sea que nos convirtamos en asalariados que trabajamos por el dinero y no por la noble tarea de cuidar del rebaño, del pueblo, de la comunidad cristiana:Los padres de familia son pastores de sus hijos, de su familia. Los hermanos mayores tiene casi espontáneamente una misión de ser guías de sus hermanos. (¡Cuidado con ser Caín y Abel o con vender al hermano menor: José!). Hay que cuidar mucho los primeros valores: acogida, amor, -los padres son quienes transmiten la bondad y la vida del Buen Pastor- criterios de educación, trabajo, los estilos -esquemas- de vida, el diálogo sobre todo a ciertas edades: la acogida de la vida inicial, la adolescencia, la elección del centro de estudios, la formación humanista, en nuestro caso, la formación cristiana.Los profesores en el mundo educativo son guías que orientan a los niños, jóvenes. Tener 20 ó 30 niños o jóvenes en un aula y durante tantas horas y años supone una gran responsabilidad de los padres y de los profesores. Un niño abandonado a su suerte, está perdido. ¿Y unos niños, unas generaciones abandonados a los planes educativos actuales?Un buen médico es un buen pastor que, no solamente porque sea científicamente competente,sino porque un buen médico enseña a vivir, en cierto sentido transmite vidaLos psiquiatras, los psicólogos, un abogado sensato, etc. son auténticos pastores.Pastores en la Iglesia. Aquellos que tienen responsabilidades en la Iglesia son también pastores de la comunidad cristiana, lo cual constituye una gran tarea personal, moral, de formación, así como de cuidado en las ovejas, de las personas.




Dios mío, quiero estar siempre contigoya que solo así estoy en la verdad sin extraviar el rumbo.Unido a Vos los pesos se hacen más livianos,brilla más el sol y se encienden las luces apagadas.Al creer en Vos no persigo espejismos,no sueño con una vida fácil, no espero un camino sin espinas.Sé que todos pasamos por el árido desierto,sabemos del dolor y llevamos nuestra propia cruz.Sin embargo, la fe me sostiene,el amor me inspira y la esperanza me da alientos para insistir.Señor, eres mi refugio y mi Buen Pastor,eres mi fuente de energía, mi luz y mi descanso.Cuando los discípulos iban con Jesús en la barcalo despertaron muertos de miedo ante una tormenta.También mi fe a veces es vacilante...ayúdame a creer, alejar las dudas y confiar en ti sin titubeos.Amén!

 estrenandodia.blogspot.it

Nessun commento:

Posta un commento