Dal Blog Il Vangelo del Giorno
Oggi i cristiani sono chiamati a essere testimoni di preghiera,
proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all'orizzonte divino
e alla speranza che porta l’incontro con Dio.
Nell’amicizia profonda con Gesù
e vivendo in Lui e con Lui la relazione filiale con il Padre,
attraverso la nostra preghiera fedele e costante,
possiamo aprire finestre verso il Cielo di Dio.
Anzi, nel percorrere la via della preghiera, senza riguardo umano,
possiamo aiutare altri a percorrerla:
anche per la preghiera cristiana è vero che, camminando, si aprono cammini.
Benedetto XVI, Udienza del 30 novembre 2011
Dal Vangelo secondo Marco 3,7-12.
Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui. Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo. Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero.
IL COMMENTO
Vi è una fuga feconda. Un ritiro che genera figli e li salva. Così Gesù, sospinto dalle trame ordite contro di lui, si ritira presso il mare, e in quel fazzoletto di terra nascosto, è seguito da una moltitudine. Gesù non teme la morte, anzi, vi si avvicina di sua volontà. Il mare rappresenta sempre il pericolo, il mistero e la morte. E Gesù elegge a suo ritiro proprio la prossimità con il mare. Sul fronte del pericolo e del dolore Gesù sta come una sentinella a proteggere dai flutti di morte chiunque lo segua. Con lui i suoi intimi. Partecipi della stessa missione, servi di un'opera celeste. Insieme salgono su una barchetta (così l'originale greco) l'umiltà e la debolezza, la piccolezza sempre pronta a difendere la Chiesa e i suoi figli dalla massa, dal successo, dalla carne che idolatra e seduce. I discepoli hanno una missione specifica: mettere a disposizione, tenere sempre pronta la barca. Si svela qui un aspetto fondamentale della missione della Chiesa, ed in essa dei discepoli del Signore. Curare la barca, custodirne gli ormeggi, assicurarsi che sia sempre vicina al Signore, a sua completa disposizione. E' la fedeltà di cui Gesù parlerà alla fine della sua vita, nulla di moralistico o di volontaristico.
Per questo la barca si trova dove Gesù si è ritirato. Piccola, semplice, è lì pronta a issare a bordo il Signore perchè non sia schiacciato. La barca è il mezzo che impedisce l'anonimato delle masse, che garantisce l'incolumità del Signore e di ogni uomo; nella barca tutti sono unici, persone con una identità irripetibile, perchè ciascuno lo possa incontrare personalmente. Il mondo mira all'esatto contrario, allo stordimento, agli entusiasmi, all'anonimato delle masse da gestire e condurre senza problemi. Ideologie, musica, sport sguazzano nella massificazione, patria di ogni dittatura, non ultima quella del relativismo.
Gesù invece mostra la via di Dio, la via della Chiesa. E' la fuga, l'anacoresi secondo l'originale greco tradotto con ritirarsi (da ‘anachórein’ che in greco significa appartarsi, allontanarsi). Fuggire la carne che trama alle nostre spalle, per porsi seriamente di fronte alla vita e alla morte, nel combattimento decisivo, in comunione con tutta la Chiesa. "Ascoltare, meditare, tacere davanti al Signore che parla è un'arte, che si impara praticandola con costanza. Certamente la preghiera è un dono, che chiede, tuttavia, di essere accolto; è opera di Dio, ma esige impegno e continuità da parte nostra" (Benedetto XVI). E' la storia della Chiesa: i monaci del deserto, gli anacoreti che sfuggivano il mondo per gettarsi nella lotta con il demonio; e poi i certosini, i benedettini, Padre Pio, il Curato d'Ars e molti altri. E tutti, nel profondo di quella solitudine anacoretica, divenivano segni di salvezza, e moltitudini li cercavano per essere sanati, nel corpo e nello spirito. Esattamente come Gesù.
E' questo il cammino preparato per la Chiesa, per le comunità, per ciascuno di noi. Anacoreti, sempre in fuga dal mondo, pur vivendoci sino in fondo. Come in una cella pur nel frastuono, come la Beata Elisabetta della Trinità, sempre accompagnata dai suoi Tre, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ovunque come nella cella di un monastero, il Cielo planato nelle ore che si spalmano nella storia, l'intimità con Cristo nell'abisso del cuore. Come dentro una nostalgia di Dio, la preghiera incessante, un atteggiamento interiore distaccato dalle cose del mondo. Nessuna persona, nessuna attività, nulla più come un assoluto; vivere sapendo che passa la scena di questo mondo. Accettare le persecuzioni di chi ci sta intorno, e fuggire con ali di colomba nel deserto dove il Signore ci attende per parlare al nostro cuore. “Il deserto è un distacco interiore da ogni creatura, nel quale l’anima né si ferma né si riposa in nulla” (San Giovanni della Croce, “Ascesa al Monte Carmelo”). E' il cuore della missione, di ciascuna missione, l'evangelizzazione come l'educazione. Più saremo soli con Dio, più verranno a noi le persone, i figli, i parenti, gli amici, i colleghi, i nemici. Soli con la preghiera incessante del cuore e quella della Chiesa, con la Scrittura ruminata e scrutata e celebrata, aggrappati ai sacramenti, stretti nella comunione dei fratelli, ben saldi nella barca, attenti che sia sempre pronta, lì, a un passo dal Signore.
GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012
In mezzo ad una grande folla da kairosterzomillennio.blogspot.it
Una delle caratteristiche del Cammino Neocatecumenale è la grande presa sui cosiddetti "lontani", su coloro cioè che, come il sottoscritto tanti anni fa, pur battezzati, non permettono alla grazia del sacramento di agire, impedendone così l'efficacia: ricordo per inciso che la teologia conosce la nozione, appunto, del "sacramento legato"... Il canto che propongo di seguito risale al 2007 ed ha per protagonista una donna "impura", secondo la legge del tempo, una peccatrice o, diremmo noi oggi, una "lontana". E Gesù si lascia toccare da lei, l'emorroissa..., perchè lei VOLEVA toccarlo. Così, allo stesso modo, si lascerebbe ben volentieri "toccare" con la fede da noi se solo VOLESSIMO farlo, se cioè desiderassimo compiere con lo spirito il movimento (!) di raggiungere il lembo del Suo mantello...
Di seguito il testo, in italiano e in spagnolo, e il canto, in spagnolo. Sempre attendendo l'incontro di domani con il Santo Padre...
* * *
In mezzo a una grande folla (Lc. 8, 42b-48)
LA-
In mezzo a una grande folla
SOL
in mezzo a tutta quella gente
MI
una donna
FA#7 MI
una donna lo toccò
LA-
chi è che mi ha toccato
SOL
chi è che mi ha toccato
MI
dice Cristo
FA#7 MI
dice Cristo e si fermò
LA-
una donna tutta tremante
SOL
una donna tutta tremante
FA#7 MI
dice a Cristo sono stata io
LA-
che sono una donna impura
SOL
che soffro flusso di sangue
FA
che sono una donna impura
MI
che soffro flusso di sangue
LA-
ma a toccare il tuo vestito
SOL
ma a toccare il tuo vestito
FA#7 MI
il flusso di sangue si fermò
FA#7 MI
il flusso di sangue si bloccò
LA- SOL
figlia la tua fede
FA MI
la tua fede ti ha salvata
LA-
in mezzo a una grande folla
SOL
in mezzo a tutta quella gente
MI
una donna
FA#7 MI
una donna lo toccò
LA-
se tu vuoi toccare Cristo
SOL
se tu vuoi toccare Cristo
FA#7 MI
lo puoi toccare con la fede
LA-
che Lui è il figlio di Dio
SOL
che doveva venire al mondo
FA#7 MI
per curarti e per salvare te
LA-
in mezzo a una grande folla
SOL
in mezzo a tutta quella gente
MI
una donna
FA#7 MI
una donna lo toccò
EN MEDIO DE AQUEL GENTÍO
Lucas 8, 42b–48
La–
A. EN MEDIO DE AQUEL GENTÍO,
Sol
EN MEDIO DE TODA AQUELLA GENTE
Mi Fa Mi
UNA MUJER, UNA MUJER LE TOCÓ.
La–
S. ¿Quién es el que me ha tocado?
Sol
¿Quién es el que me ha tocado?
Mi Fa Mi
Dijo Cristo, dijo Cristo y se paró.
La–
Una mujer temblorosa,
Sol
una mujer temblorosa
Fa Mi
dijo a Cristo: ¡He sido yo!
La–
Que soy una mujer impura,
Sol
que soy una mujer impura
Fa Mi
que sufro flujo de sangre.
La–
Mas al tocar tu vestido,
Sol
mas al tocar tu vestido
Fa Mi
el flujo de sangre se curó.
La– Sol Fa Mi
S. ¡Hija! ¡Tu Fe, tu Fe te ha salvado!
La–
A. EN MEDIO DE AQUEL GENTÍO…
La–
S. Si quieres tú tocar a Cristo,
Sol
si quieres tú tocar a Cristo
Fa Mi
lo puedes tocar con la Fe.
La–
Que Él es el Hijo de Dios,
Sol
que Él es el Hijo de Dios
Fa
que ha venido para curarte,
Mi
para salvarte.
La–
A. EN MEDIO DE AQUEL GENTÍO…
APPROFONDIRE
SILVANO DEL MONTE ATHOS E LA SUA PREGHIERA PER GLI UOMINI.
Divo Barsotti
«Silentio et solitudini» Giovanni Paolo II
Il deserto, l’anacoresi ed il senso di Dio
"HESYCHIA, ESICASMO E PREGHIERA PURA"
(A cura di B. De Matteis)
La discrezione. G. Cassiano
Benedetto XVI. La preghiera di Gesù e del cristiano
Udienza del 30 novembre 2011
Ascoltare, meditare, tacere davanti al Signore che parla è un'arte, che si impara praticandola con costanza. Certamente la preghiera è un dono, che chiede, tuttavia, di essere accolto; è opera di Dio, ma esige impegno e continuità da parte nostra; soprattutto, la continuità e la costanza sono importanti. Proprio l’esperienza esemplare di Gesù mostra che la sua preghiera, animata dalla paternità di Dio e dalla comunione dello Spirito, si è approfondita in un prolungato e fedele esercizio, fino al Giardino degli Ulivi e alla Croce. Oggi i cristiani sono chiamati a essere testimoni di preghiera, proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all'orizzonte divino e alla speranza che porta l’incontro con Dio. Nell’amicizia profonda con Gesù e vivendo in Lui e con Lui la relazione filiale con il Padre, attraverso la nostra preghiera fedele e costante, possiamo aprire finestre verso il Cielo di Dio. Anzi, nel percorrere la via della preghiera, senza riguardo umano, possiamo aiutare altri a percorrerla: anche per la preghiera cristiana è vero che, camminando, si aprono cammini.
Cari fratelli e sorelle, educhiamoci ad un rapporto con Dio intenso, ad una preghiera che non sia saltuaria, ma costante, piena di fiducia, capace di illuminare la nostra vita, come ci insegna Gesù. E chiediamo a Lui di poter comunicare alle persone che ci stanno vicino, a coloro che incontriamo sulla nostra strada, la gioia dell’incontro con il Signore, luce per la nostra l’esistenza.
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