Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

mercoledì 3 ottobre 2012

Da il Vangelo del Giorno «Seguimi».

Mercoledì della XXVI settimana del Tempo Ordinario



L’attualità piena di ciò che siamo
è possibile solo in vista di un’altra presenza,
di un altro essere che ha la virtù di porci in esercizio, in atto…
E come sarebbe possibile uscire da sé…
a meno di non essere irresistibilmente innamorati?
Maria Serrano
Dal Vangelo secondo Luca 9,57-62. 
Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

IL COMMENTO

Seguire significa innanzi tutto consegnare la propria vita ad un altro. Nello scalare una montagna è fondamentale avere fiducia del capocordata. Seguire Gesù è rinunciare ad aprire il cammino, a decidere strategie e rotte, a prendere iniziative: è fidarsi e seguire le orme, fissare le sue spalle, il segno dell’amore che ci ha chiamati caricando la Croce. Seguire Gesù è affidargli la vita sul concreto legno della Croce che ci accompagna ogni giorno, rinunciare a se stessi per vivere la sua vita. Ma questo è possibile solo se si ama. Non si è discepoli in virtù di una propria scelta o di un desiderio, sublime che sia, come nessuno decide se, quando e dove innamorarsi. E’ un’elezione gratuita per “vivere disposti al volo, pronti a qualunque partenza. È il futuro inimmaginabile, l’irraggiungibile futuro di quella promessa di vita vera che l’amore insinua in chi lo sente» (Maria Zambrano). La sequela di Gesù è un esodo d’amore alla ricerca della libertà, come fu per il Popolo d’Israele. Nessun merito, nessun requisito se non quello di essere il più insignificante e testardo della terra, e, per questo, amato gratuitamente. 
Il discepolo è l’uomo della Pasqua, non può che nutrirsi del pane della fretta, non ha luogo dove riposare; è attratto in un esodo che lo strappa alla schiavitù con un popolo che mostrerà al mondo il destino di libertà preparato per ogni uomo. Per questo si  lascia alle spalle gli Egiziani, non ha tempo per guardarsi indietro e salutare e seppellire il passato di catene e schiavitù, i legami di carne destinati a corrompersi. Non perde tempo cercando di ricomporre le relazioni morbose, idolatriche, carnali: come gli Egiziani, le seppellirà Dio affogandole nel mare per non rivederle mai più… Gesù infatti lo ha raggiunto e, come Elia con Eliseo, ha steso il lembo del suo mantello di misericordia che dissolve le opere morte e lo riveste di se stesso. Pecore ogni giorno smarrite e ogni giorno ritrovate, i discepoli, forse senza neanche rendersene conto, seguono Gesù solo perché caricati e stretti sulle sue spalle.

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