Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

sabato 18 ottobre 2014

PACE A QUESTA CASA. SE VI SARÀ UN FIGLIO DELLA PACE, LA VOSTRA PACE SCENDERÀ SU DI LUI, ALTRIMENTI RITORNERÀ SU DI VOI.

I SEGNI DEI TEMPI DEL 17 OTTOBRE

18 ottobre. San Luca Evangelista





SINTESI


Il mondo muore di fame. In «ogni città e luogo» tutti hanno un urgente bisogno dei discepoli del Signore, come i «lupi» che si aggirano famelici in cerca di cibo, hanno bisogno degli agnelli. Il mondo giace nelle tenebre del peccato, le persone che incontriamo ogni giorno sono lupi affamati, sui loro denti cola la concupiscenza; stanno divorando famiglia, figli, chiunque, anche la propria vita, pur di saziare il vuoto e la solitudine. Solo un «Agnello sgozzato» che si offre mite può saziarli, solo un amore come il suo che arriva «sino alla fine», lì dove si fanno insopportabili i crampi della fame. Ambasciatori «inviati avanti» all'Agnello, i discepoli non possono che essere agnelli, miti e indifesi come Lui, «senza borsa, né bisaccia e calzari». La Chiesa, erede dei «72» anziani collaboratori di Mosè, adempie alla sua missione nel «deserto» del mondo con la sola sapienza della Croce, proprio quella che nessun «piano pastorale», purtroppo, prevede. Ben fondati sulla Croce che ci ha salvati, siamo inviati anche noi ad offrirci «come agnelli in mezzo ai lupi». I fidanzati come agnelli alle proprie fidanzate, per spegnere nel dono, nel rispetto e nel sacrificio gli ardori della lussuria; i genitori come agnelli alle ribellioni e all’immaturità dei propri figli, per educarli trasmettendo loro la fede nella verità e nella misericordia. E così gli sposi l'uno all'altro, i professori agli studenti, i pastori al gregge. Siamo inviati a «curare» i colleghi, gli amici, i parenti «malati», spingendoci con amore sino alla soglia delle loro «case», a quei frammenti di vita dove la paura della morte li spinge a farsi lupi; sin dentro le loro «città», per «mangiare» e prendere su di noi il dolore «che ci è messo dinanzi», senza giudicare, perchè «il Medico è venuto dai malati, per guarirli mangiando con loro» (San Pietro Crisologo). Come «paraninfi» siamo inviati a cercare i «figli della Pace» e condurli al Principe della Pace loro legittimo Sposo. Come a Gubbio quel giorno San Francesco si fece capire dal lupo con parole di misericordia che seppero ammansirlo, così con il nostro annuncio e nella nostra vita si fa «vicino» ad ogni uomo il «Regno di Dio», dove Cristo sazia del suo amore la fame di tutti.




L'ANNUNCIO
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.
Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.
(Dal Vangelo secondo Luca 10,1-9)





Il mondo muore di fame. In «ogni città e luogo» tutti hanno un urgente bisogno dei discepoli del Signore, come i «lupi» che si aggirano famelici in cerca di cibo, hanno bisogno degli agnelli. Il mondo giace nelle tenebre del peccato, le persone che incontriamo ogni giorno sono lupi affamati, sui loro denti cola la concupiscenza; stanno divorando famiglia, figli, chiunque, anche la propria vita, pur di saziare il vuoto e la solitudine. Solo un «Agnello sgozzato» che si offre mite può saziarli, solo un amore come il suo che arriva «sino alla fine», lì dove si fanno insopportabili i crampi della fame. Anche noi, ogni giorno, siamo nutriti dall'Agnello immolato per la nostra salvezza; "ecco l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo": così, prima di partecipare alla beatitudine del banchetto eucaristico, il presbitero ci mostra e annuncia l'amore che ci salva. E ci salva in quel momento: possiamo alzare gli occhi e contemplarlo, come il Popolo di Israele ha fissato il serpente di bronzo, come i Popoli hanno guardato a Colui che hanno trafitto, e sono stati salvati. 
Così oggi saremo salvati dal giudizio che ci ha chiuso al fratello, dall'egoismo e dall'invidia, dall'avarizia e dalla gelosia. Ambasciatori «inviati avanti» all'Agnello, i discepoli non possono che essere agnelli, miti e indifesi come Lui, «senza borsa, né bisaccia e calzari». Ogni discepolo appare sulla soglia del giorno e della storia come gli "operai" dell'Agnello: quando ci svegliamo il Signore ci invia e ci presenta a nostro marito e a nostra moglie, ai figli e ai colleghi, ai parenti e a chiunque incontreremo al mercato o sulla metropolitana, ai compagni di scola, ai professori e al fidanzato, dicendo: "Ecco l'Agnello di Dio".... Siamo stati salvati, lo abbiamo mangiato tante volte, ci ha saziati, e siamo stati trasformati in Lui. Per questo anche oggi il Padre svela suo Figlio in noi, agnelli inviati ai lupi, al marito che è famelico, come la moglie, come tutti: homo homini lupi diceva Plauto, e lo sperimentiamo ogni giorno, sino a quando qualcuno - tu ed io - non sono trasformati, per Grazia, in piccoli, umili e indifesi agnellini... Ma sono "pochi" gli operai che hanno accolto la Grazia di vivere come gli ultimi, in silenzio, ogni giorno come pecore da macello. "Operai" che chiedono giustizia, che predicano se stessi e la propria carne affamata come quella del mondo, ve ne sono molti, troppi. Credono di sfamare e contribuire a un mondo migliore, e invece generano mostri, una miriade di uomini vecchi ingrassati a dovere, pieni di concupiscenze e di desideri inappagati. 
Preti, suore, padri e madri, il mondo è pieno di "operai" incapaci di andare nella "messe" di Gesù; "operai" come tu ed io, intenti a girare al largo dal Calvario autentico di questa generazione. Entriamo, invece, in quelli che il demonio ci vuol far credere essere la "messe" del Signore, le ingiustizie sociali, le difficoltà relazionali nei matrimoni, le malattie incurabili. Queste situazioni non costituiscono la "messe" di Dio. Sono le conseguenze, o i sintomi di una malattia molto più profonda, quella che gli "operai" autentici sono inviati a "curare". La malattia del peccato, la vera schiavitù che impedisce di perdonare un marito violento. Che facile fare una legge contro il femminicidio, come se con essa si riuscisse a cambiare il cuore dell'uomo. Siamo tutti femminicidi, tutti ominicidi, infanticidi, perché l'assassino e menzognero ci ha ingannato e abita nel nostro cuore! Il Signore pensa, invece, ad "operai" capaci di esorcizzare  i "malati" di questa generazione, con l'annuncio e l'incarnazione della Croce. E ve e sono pochi, perché pochissimi credono che l'origine della sofferenza sia il peccato e il demonio suo padre. Come, di conseguenza, pochissimi sono quelli che credono al potere della povera e stolta predicazione della Croce. Altro che San Paolo, che affermava di conoscere e annunciare solo Cristo crocifisso. 
E noi? A casa, ieri sera con nostro marito che voleva unirsi e lo abbiamo rifiutato? E stamattina con il muso di nostro figlio, o due giorni fa con l'imbroglio del collega? Abbiamo annunciato e assunto la Croce o la giustizia del mondo? Per questo occorre "pregare il Padrone della messe" - l'unico che la conosce bene perché l'ha creata Lui, libera e vulnerabile - perché "mandi operai" veri a portare e annunciare il regno di Dio capace di distruggere quello del demonio. Occorre pregare perché oggi, e ogni giorno, il Padre ci invii di nuovo in missione; chiediamogli di liberarci da noi stessi e dai nostri criteri mondani perché, senza i ricorsi psicologici e politici, ideologici e pedagogici, lasciamo a casa "borsa e denari" e, impugnando solo la sapienza della Croce e il Vangelo, con zelo ci infiliamo nei luoghi della nostra vita per annunciare Cristo e Cristo crocifisso. Solo così la Chiesa, erede dei «72» anziani collaboratori di Mosè, potrà adempiere alla sua missione nel «deserto» del mondo: con la sola sapienza della Croce saprà dirimere le cause insinuate dalla malizia del demonio, perché le persone raggiunte dal Vangelo sappiano deporre le armi e riconciliarsi, nella "Pace" del Signore vittorioso sulla morte. "Operai" così nessun «piano pastorale», purtroppo, li prevede.
Ben fondati sulla Croce che ci ha salvati, siamo allora inviati anche noi ad offrirci «come agnelli in mezzo ai lupi», perché appaia compiuta nel mondo la profezia di Isaia: "Il lupo dimorerà con l'agnello". Ogni lupo può dimorare nell'ovile di Cristo, l'agnello muto di fronte ai suoi macellai: nella Chiesa gli agnellini ammansiscono i lupi offrendosi in cibo per loro. L'amore soprannaturale che perdona e si carica dei peccati degli altri fa della terra un' enclave del Cielo. I fidanzati come agnelli alle proprie fidanzate, per spegnere nel dono, nel rispetto e nel sacrificio gli ardori della lussuria; i genitori come agnelli alle ribellioni e all’immaturità dei propri figli, per educarli trasmettendo loro la fede nella verità e nella misericordia. E così gli sposi l'uno all'altro, i professori agli studenti, i pastori al gregge. Siamo inviati a «curare» i colleghi, gli amici, i parenti «malati», spingendoci con amore sino alla soglia delle loro «case», a quei frammenti di vita dove la paura della morte li spinge a farsi lupi; sin dentro le loro «città», per «mangiare» e prendere su di noi il dolore «che ci è messo dinanzi»; senza giudicare, perché «il Medico è venuto dai malati, per guarirli mangiando con loro» (San Pietro Crisologo). 




Come «paraninfi» siamo inviati a cercare i «figli della Pace» e condurli al Principe della Pace loro legittimo Sposo. Come a Gubbio quel giorno San Francesco si fece capire dal lupo con parole di misericordia che seppero ammansirlo, così con il nostro annuncio e nella nostra vita si fa «vicino» ad ogni uomo il «Regno di Dio», dove Cristo sazia del suo amore la fame di tutti. E dove c'è il Regno celeste non resta sui piedi neanche un po' di "polvere" della terra: essa è trasfigurata, come la storia di coloro che hanno accolto il Vangelo. Per chi, invece, lo rifiuta, la terra e la vita resteranno la povera cosa che si avvia alla corruzione. 
La "testimonianza" autentica e nella verità che illumina il destino per i quale è stato creato ogni uomo apre il cammino alla libera adesione all'annuncio, anche di chi oggi lo rifiuterà. "Operai" che dissimulano e truccano le carte non sono quelli inviati dal "Padrone" della messe. Sono ladri che non hanno a cuore nessun uomo perché non desiderano per nessuno il destino celeste. Desiderare e attuare solo per alleviare un po' di dolore oggi non è amore: spingere verso divorzio e aborto, decodificando la realtà con i parametri di un lassismo buonista che per tutto prepara un'eutanasia scacciapensieri, è odiare le persone, ingannandole. Ma no, il Signore ama davvero ogni uomo, e invia noi, gli "operai" crocifissi che annunceranno la stoltezza e lo scandalo della Croce, per strappare dalla morte chi oggi incontreremo.








 αποφθεγμα Apoftegma




Frate lupo, tu fai molti danni in queste parti, e hai fatti grandi malifici,
guastando e uccidendo le creature di Dio sanza Sua licenza,
e hai avuto ardire d'uccidere uomini fatti alla immagine di Dio;
per la qual cosa tu se'degno delle forche come ladro e omicida pessimo;
e ogni gente grida e mormora di te, e tutta questa terra t'è nemica.
Ma io voglio, frate lupo, far la pace fra te e costoro,
sicchè tu non gli offenda più, ed eglino ti perdonino ogni passata offesa,
e nè li uomini nè li cani ti perseguitino più.
Imperò che io so bene che per la fame tu hai fatto ogni male...

Fioretti di San Francesco

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