SINTESI
In principio era la purezza. Creato a «immagine e somiglianza» di Dio, l'uomo era destinato ad una vita pura, nella comunione e nell'intimità con Lui. Mangiando dell'albero però, ha fatto esperienza della morte, la madre di ogni impurità, che lo ha strappato al Paradiso. Nudo, ha conosciuto la vergogna e la concupiscenza, e tutto è divenuto impuro, l’amore tra gli sposi, gli affetti, le amicizie, il lavoro. Ma Dio non ha abbandonato la sua creatura; ha scelto un Popolo facendolo sua proprietà, Israele, «diverso da tutte le Nazioni», come una primizia della purezza perduta e ritrovata. Con esso ha intessuto una lunga storia di purificazione, Parole e misericordia sino alla fornace ardente dell’Esilio. Qui, privato di tutto, Israele ha imparato la purezza del cuore, dove, come in un tempio, accogliere la Grazia e tornare umilmente all'intimità con Dio. Per proteggerla in terra impura di pagani, i Rabbini elaborarono una serie di precetti raccolti nella Tradizione accolta dai farisei al ritorno in Patria. Preoccupati di formare sulla terra una provincia incontaminata di Dio ma dimentichi di «Colui che ha fatto l’esterno e l’interno», i farisei vivevano assillati dalla purezza; per essa erano pronti a tutto, anche a «rapinarla» con l'ipocrisia violenta della loro maniacale osservanza. «Stolti», come ciascuno di noi che ci illudiamo di poter rapinare il perdono e l'amore, puntando le pistole della nostra presunta diversità, degli sforzi, dei sacrifici. «Invitiamo a pranzo» il Signore, messe e preghiere, ma è solo ipocrisia, il cuore esige altro da Lui, sicurezze e miracoli che purifichino questa bettola di vita. Siamo in esilio, per quanto si lucidi l'esterno, il cuore resta infetto... Vi è un solo cammino per ritrovare la purezza, quello percorso dal Signore Gesù, che non ha ritenuto il suo essere Dio una dignità da rapinare con avidità, ma un dono da offrire sulla Croce svuotandosi completamente. E' proprio la Croce che ci purifica, il patibolo riservato agli impuri come noi e alle «cose interne» e immonde del nostro cuore. Crocifissi nella storia, possiamo allora «dare in elemosina» la libertà e la dignità che abbiamo rapinato al prossimo; e svuotarci delle «malvagità» inabissandole nel battesimo della misericordia, per far posto all'amore di Dio che «tutto rende puro» ai nostri occhi.
L'ANNUNCIO |
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e malvagità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
(Dal Vangelo secondo Luca 11,37-41)
In principio era la purezza. Creato a «immagine e somiglianza» di Dio, l'uomo era destinato a una vita pura, nella comunione e nell'intimità con Lui. Mangiando dell'albero però, ha fatto esperienza della morte, la madre di ogni impurità, che lo ha strappato al Paradiso. Il cuore, l' "interno", si è contaminato di una menzogna "malvagia" che lo ha orientato a "rapinare" quello che, invece, gli era stato gratuitamente.
Credendo all'inganno del demonio, Adamo ed Eva hanno messo piede nel territorio della morte che non avevano conosciuto, dove regna il principe della menzogna. In comunione docile e obbediente al Creatore avrebbero partecipato del suo discernimento, restando però ben lontano dalla "fatica" di dover decidere lui che cosa sia bene e che cosa male. Non a caso all'origine del termine "malvagità" vi è anche l'idea di una "fatica dolorosa del male". Fateci caso, il male è sempre faticoso: avere un'amante per esempio, soddisfa i sensi ma che fatica! Mentire sempre, trovare i soldi per soddisfare i bisogni dell'altra, oltre a quelli della famiglia. E quella fatica dolorosa di stare con un piede in due staffe, attenti a non essere scoperti, sino a precipitare in una schizofrenia che deflagrando rade al suolo matrimonio e relazione adulterina. E lascia nudi, come i progenitori. Hanno conosciuto la vergogna e la concupiscenza, e "tutto" è divenuto impuro: l’amore tra gli sposi, gli affetti, le amicizie, il lavoro.
Tutto è ferito dalla "dolorosa fatica" del male... Ma Dio non ha abbandonato la sua creatura; l'ha cercata, ha rivestito la sua nudità di foglie che profetizzano la misericordia che si manifesterà in Cristo; le vesti battesimali con cui sarà ricoperta, per sempre, la vergogna del peccato. Per questo ha scelto un Popolo, facendolo sua proprietà, Israele, «diverso da tutte le Nazioni», come una primizia della purezza perduta e ritrovata. Con esso ha intessuto una lunga storia di purificazione, Parole e misericordia sino alla fornace ardente dell’Esilio. Qui, privato di tutto, Israele ha imparato la purezza del cuore, dove, come in un tempio, accogliere la Grazia e tornare umilmente all'intimità con Dio. Per proteggerla in terra impura di pagani, i Rabbini elaborarono una serie di precetti raccolti nella Tradizione accolta dai farisei al ritorno in Patria.
Preoccupati di formare sulla terra una provincia incontaminata di Dio, ma dimentichi di «Colui che ha fatto l’esterno e l’interno», i farisei però vivevano assillati dalla purezza; per essa erano pronti a tutto, anche a «rapinarla» con l'ipocrisia violenta della loro maniacale osservanza. «Stolti», come ciascuno di noi che ci illudiamo di poter rapinare il perdono e l'amore, esattamente come i progenitori hanno pensato di poter fare proprio il potere di decidere che cosa sia bene e cosa male. Per questo, come i farisei di ogni tempo, immagine anche dei falsi profeti che hanno ingannato le generazioni, puntiamo le pistole della nostra presunta diversità, degli sforzi, dei sacrifici. «Invitiamo a pranzo» il Signore - messe e preghiere - ma è solo ipocrisia; il cuore esige altro da Lui, sicurezze e miracoli che purifichino questa bettola di vita. Siamo in esilio, per quanto si lucidi l'esterno, il cuore resta infetto... Vi è un solo cammino per ritrovare la purezza, quello percorso dal Signore Gesù, che non ha ritenuto il suo essere Dio una dignità da rapinare con avidità, ma un dono da offrire sulla Croce svuotandosi completamente.
E' proprio la Croce che ci purifica, il patibolo riservato agli impuri come noi e alle «cose interne» e immonde del nostro cuore. E' su di essa, quella che oggi ci accoglierà nella storia, che la "fatica dolorosa del male" si trasforma in crogiuolo che purifica, esattamente come annunciato da Dio ai progenitori. Proprio la fatica e il dolore avrebbero aperto un canale alla misericordia, perché potesse giungere a purificare l'interno, il profondo più recesso dei nostri cuori. La purificazione è sempre uno svelamento della menzogna; se essa non fuoriesce dal cuore come il pus da una ferita, non vi sarà posto per la Verità, che è l'origine della purezza. Uno sguardo puro è uno sguardo immerso nella Verità, su se stessi, sull'altro e su Dio. Lo sguardo perduto dinanzi all'albero della vita e ridonato dalle braccia di Cristo crocifisso che, come rami distesi verso di noi, sono pronte a consegnarci le vesti della Verità, il frutto puro del cuore di Dio. Rivestiti di essa saremo davvero simili a Lui, per "pura" Grazia.
Per questo solo crocifissi nella storia potremo sperimentare la purezza che non abbiamo ancora conosciuto. Non una purezza immediatamente morale, perché essa deve essere il frutto di un rinnovamento del cuore, altrimenti resta un "esterno" lucidato, tipico dei farisei ipocriti. Si tratta invece della Croce che ci stringe in un rapporto difficile con il marito; o quella di un carattere così nevrotico da farci fare brutte figure ovunque e sempre. La Croce di ogni giorno che denuda le nostre ipocrisie e ci riveste della misericordia. Solo chi è crocifisso potrà aprire i suoi forzieri e "dare in elemosina" "tutto quello che ha", secondo il senso originale dell'espressione tradotta con "quello che c'è dentro". Dare tutto in elemosina significa, in effetti, entrare "dentro" noi stessi, dove la concupiscenza ha deposto la sua ancora, l'avarizia insaziabile radice di tutti i mali. E, con la forza della Croce che ci unisce a Cristo, svuotare portafogli e conti in banca. Anche se si tratta solo di venti euro con cui comprare qualcosa per mangiare.
Stai guardando con occhio impuro la storia? O tua moglie, giudicandola senza misericordia? O stai pensando male di tuo figlio e proprio non riesci a perdonarlo, e così la relazione è tutta sporcata? Dai in elemosina quello che hai, senza paura. Prendi ora il portafoglio e dai tutto quello che hai all'extracomunitario che ti sta pulendo i vetri, o al povero che incontrerai all'angolo. Non servono chissà quali sacrifici, ancor meno le parole. Queste verranno dopo, perché sgorgheranno da un cuore finalmente purificato dall'amore a mammona, ovvero al demonio. E così "tutto sarà puro" ai nostri occhi, perché per chi è stato purificato "dentro" vede in tutto e in tutti l'amore di Dio. Avrà misericordia, non esigerà nulla, si donerà senza riserve, perché ha sperimentato che la vera "abluzione" è immergersi nelle acque del battesimo; nella misericordia che ci viene incontro sulla Croce gloriosa di Cristo, sulla quale restare con Lui istante dopo istante.
αποφθεγμα Apoftegma
Se io avessi capito, come oggi,
quale grande Re abitava in quel piccolo palazzo della mia anima,
non l'avrei lasciato da solo così spesso;
sarei rimasta di tanto in tanto accanto a lui,
e avrei fatto il necessario affinché il palazzo fosse meno sporco.
Il punto capitale è fargliene un dono assoluto e vuotarsi completamente,
affinché egli possa riempire o svuotare a suo piacimento,
come in una dimora che gli appartiene.
Se riempiamo il palazzo con gente volgare e ogni sorta di ninnoli,
come il sovrano, con la sua corte, potrebbe trovarvi posto?
È già molto che si degni di fermarsi qualche momento in mezzo a tanto ingombro.
Santa Teresa d'Avila
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