Ci sarà il pubblico da sempre fedele ai
The Sun e ci saranno i neofiti che da anni vanno via via infoltendo le fila dei fans di questa band
che suonava punk rock (dieci anni fa venne premiata al Meeting delle etichette indipendenti come
Migliore punk band italiana) e che oggi è considerata simbolo della cosiddettachristian music.
«Halloween ha una simbologia che non ci piace – dice Lorenzi –. È negativa e tenebrosa. Ha
preso piede in modo inquietante. Per i bambini è quasi un carnevale, ma per gli adolescenti e i
giovani è diventata pericolosa. Noi vogliamo suonare in questa notte per onorare i santi. Il
concerto porterà il messaggio che chi ci ha preceduto è il tramite tra Cielo e terra. Suoneremo per
ringraziare i nostri nonni, i nostri genitori e chi non c’è più ma ha testimoniato con la vita una
quotidiana santità, fatta di lavoro, di sacrifici e di onestà. Questa è verità, profonda e reale. Le
nostre origini sono la nostra identità. E la dimenticanza, che da anni c’è per esempio per
Ognissanti, è forse oggi l’origine del male di vivere di tante persone, giovani in testa».
Anche i The Sun hanno avuto le loro tenebre, la loro Halloween, prima di trovare, dietro una curva
a gomito, la strada per riprendere il cammino. Lo racconta bene Lorenzi nel suo libro La strada del
Pubblicato da Rizzoli e presentato quest’anno al Salone del Libro di Torino, il volume, giunto alla
quarta ristampa e in uscita in Spagna, Sudamerica, Repubblica Ceca e Croazia, racconta (con la
prefazione del cardinale Gianfranco Ravasi) la conversione della band sulla via di Damasco del
rock. «Eravamo in un momento in cui tutto girava alla grande – racconta Francesco –. Allora ci
chiamavamo ancora Sun Eats Hours, il nome originale del 1997, anno di nascita. Avevamo dai 23
ai 25 anni, i nostri concerti erano pieni ed eravamo sempre in tournée. Sognavamo di sfondare nel
rock alternativo. Ma come spesso capita, nel pieno della carriera abbiamo incontrato il vuoto. Lì è
cominciata la crisi. Realizzavamo i nostri sogni eppure ci stavamo incagliando. Perché? E poi
l’ambiente della musica, con le sue tentazioni e devianze... Eravamo a un passo dallo
E cosa è successo a Francesco, al chitarrista Gianluca Menegozzo, al bassista Matteo Reghelin e
al batterista Riccardo Rossi, i quattro vicentini di Thiene diventati un fenomeno mondiale della
«È successo che abbiamo incontrato Dio. Io, in particolare – racconta il leader e cantante –, mi
sono accorto che, assorbito dal successo, mi ero dimenticato della fede di un tempo. Quella crisi
mi ha portato a riscoprirla, a ritrovare la mia innata sensibilità spirituale. Ecco perché è importante
trasmettere la fede ai bambini e ai giovani. Così, se anche un giorno si allontaneranno, potranno
sempre sapere qual è la strada per tornare a casa, alle radici, ai sani princìpi delle origini. Io ce
l’ho fatta, anche grazie alle poche parole, ma ai profondi sguardi, dei miei genitori. Insomma,
grazie alla famiglia, alla sua unità».
Sì, ma i compagni di rock di Francesco come l’hanno presa questa conversione? «Devo dire che
non è stato facile portarli sulla mia strada. Dopo la mia riscoperta di Dio e della fede, loro mi
vedevano più sereno e più felice, ma all’inizio facevano resistenza. Ha fatto tutto l’amicizia. Sono
entrato nelle loro solitudini e personali dipendenze. C’è stata empatia e compassione. Ora ognuno
di noi ha il proprio padre spirituale. E, soprattutto, da allora è cambiato anche lo stile: il nostro rock
è diventato più solare e spirituale. Io ho poi cominciato a scrivere i testi in italiano. Non avevo più
bisogno di nascondermi dietro a una lingua straniera come l’inglese. Potevo finalmente essere
diretto perché sapevo cosa volevo dire, di cosa volevo parlare».
Tra il 2008, anno della svolta (ben raccontata nella canzone Non ho paura), e il 2010 i ribattezzati
The Sun realizzano una trentina di brani in cui prevale un’attenzione particolare al mondo
giovanile. Di loro s’invaghisce il direttore artistico della Sony, Roberto Rossi, che decide di
investire sulla band pubblicando il cd Spiriti del Sole che entra subito nella top ten degli album più
venduti in digitale. Nell’estate 2010 la band si esibisce di fronte ad oltre duecentocinquantamila
persone e il 1° marzo 2011 suona a Betlemme per chiedere l’abbattimento del muro che divide
Quindi nuove tournée in mezza Europa e persino in Giappone, prima dell’album Luce in cui
Francesco & C. affrontano temi impegnativi come la sessualità vissuta con amore, il coraggio,
l’aldilà, la gratitudine, la famiglia, la fede e la ricerca della felicità.
Ora li aspetta una settimana di ritiro spirituale nel deserto del Negev, in Israele. «È il posto giusto
e necessario per meditare e ritrovare lo spirito per realizzare il nuovo album – rivela Lorenzi –. Ci
andremo accompagnati da due sacerdoti che erano già stati con noi in Terra Santa. I pezzi ci
sono già, dobbiamo solo chiuderci in sala d’incisione e registrarli. Il disco uscirà nel 2015.
Assieme a un film-documentario che inizieremo a girare proprio nel Negev. Ripartire dal deserto ci
renderà migliori. Abbiamo un patto con il nostro pubblico, che non vogliamo tradire».
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