possano accompagnare Elena
- VIENI DAL LIBANO
... mai canto fu più appropriato ... ed intenso!
Vieni dal Libano, mia sposa,
vieni dal Libano, vieni!
Avrai per corona le vette dei monti
le alte cime dell'Ermon.
Tu m'hai ferito, ferito il cuore
oh sorella, mia sposa,
Vieni dal Libano, mia sposa,
vieni dal Libano, vieni!
RIT. CERCAI L'AMORE DELL'ANIMA MIA
LO CERCAI SENZA TROVARLO.
TROVAI L'AMORE DELL'ANIMA MIA
L'HO ABBRACCIATO, NON LO LASCERO' MAI!
RIT.
Alzati in fretta, mia diletta,
vieni colomba, vieni.
L'estate ormai è già passata,
il tempo dell'uva è venuto.
I fiori se ne vanno dalla terra,
il grande sole è cessato.
Alzati in fretta mia diletta,
vieni colomba, vieni.
RIT.
Come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul braccio
che l'amore è forte come la morte
e l'acqua non lo spegnerà.
Dare per esso tutti i beni della casa
sarebbe disprezzarlo.
Come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul braccio.
Vangelo Gv 19, 25-27
Ecco il tuo figlio, ecco la tua madre!
in questo "doppio" giorno di Festa
... mai canto fu più appropriato ... ed intenso!
Vieni dal Libano, mia sposa,
vieni dal Libano, vieni!
Avrai per corona le vette dei monti
le alte cime dell'Ermon.
Tu m'hai ferito, ferito il cuore
oh sorella, mia sposa,
Vieni dal Libano, mia sposa,
vieni dal Libano, vieni!
RIT. CERCAI L'AMORE DELL'ANIMA MIA
LO CERCAI SENZA TROVARLO.
TROVAI L'AMORE DELL'ANIMA MIA
L'HO ABBRACCIATO, NON LO LASCERO' MAI!
RIT.
Alzati in fretta, mia diletta,
vieni colomba, vieni.
L'estate ormai è già passata,
il tempo dell'uva è venuto.
I fiori se ne vanno dalla terra,
il grande sole è cessato.
Alzati in fretta mia diletta,
vieni colomba, vieni.
RIT.
Come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul braccio
che l'amore è forte come la morte
e l'acqua non lo spegnerà.
Dare per esso tutti i beni della casa
sarebbe disprezzarlo.
Come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul braccio.
FESTA perchè da oggi ....Elena
pregherà per per tutti noi
dal ...
pregherà per per tutti noi
dal ...
>>> Nostra Signora del Carmelo ...
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COMMEMORAZIONE SOLENNE DELLA BEATA VERGINE MARIA DEL MONTE CARMELO |
LETTURE: 1 Re 18, 42-45; Sal 15; Gal4, 4-7; Gv 19, 25-27
La sacra Scrittura esalta la bellezza del monte Carmelo, là dove il profeta Elia difendeva la purezza della fede d’Israele nel Dio vivente. In quei luoghi, all’inizio del XIII secolo ebbe giuridicamente origine l’Ordine carmelitano, sotto il titolo di Santa Maria del Monte Carmelo. Questo titolo, quasi compendio dei benefici della Patrona, cominciò a venir celebrato fin dal secolo XIV, dapprima in Inghilterra, quindi gradatamente, in tutto quanto l’Ordine. Raggiunse il massimo splendore ai primi del secolo XVII, allorché il Capitolo generale dei Carmelitani lo dichiarò festa principale e speciale dell’Ordine, e Paolo V lo riconobbe come titolo distintivo della Confraternita dello Scapolare. È la celebrazione solenne di tutti i devoti di Maria SS.ma del Carmine, che si ritrovano uniti nei sentimenti di amore e gratitudine verso Maria, rinnovando in questo giorno l’impegno del devoto servizio a lei, la fedeltà a Cristo Gesù e alla Chiesa, e affidando al cuore materno della Vergine l’intera Famiglia del Carmelo.
I carmelitani volevano servire e seguire il Signore Gesù con fedeltà e purezza (Regola, Prologo); si dedicarono di conseguenza anche al servizio di sua madre Maria, ritenuta la Signora della Palestina e, quindi del Carmelo. La Madre di Dio, che protegge l’Ordine come Patrona, è anche la Vergine sapiente, attenta alla Parola di Dio e pronta ad accoglierla in sé. Questa caratteristica di Maria si sviluppò in seguito in quella della «purità» di Maria: ella è la Vergine purissima, che ama Dio al di sopra d’ogni altra cosa, che viene imitata e seguita dai biancovestiti carmelitani.
I diversi titoli a poco a poco trovarono espressione sintetica nell’immagine della Madonna dello Scapolare, che finì col soppiantare tutte le altre feste e immagini di Maria carmelitana, tanto che lo scapolare è divenuto il simbolo più conosciuto del Carmelo.
I diversi titoli a poco a poco trovarono espressione sintetica nell’immagine della Madonna dello Scapolare, che finì col soppiantare tutte le altre feste e immagini di Maria carmelitana, tanto che lo scapolare è divenuto il simbolo più conosciuto del Carmelo.
La festa solenne della Madonna del Carmine viene celebrata il 16 Luglio o in un giorno vicino e pastoralmente adatto.
LETTURE: 1 Re 18, 42-45; Sal 15; Gal4, 4-7; Gv 19, 25-27
La sacra Scrittura esalta la bellezza del monte Carmelo, là dove il profeta Elia difendeva la purezza della fede d’Israele nel Dio vivente. In quei luoghi, all’inizio del XIII secolo ebbe giuridicamente origine l’Ordine carmelitano, sotto il titolo di Santa Maria del Monte Carmelo. Questo titolo, quasi compendio dei benefici della Patrona, cominciò a venir celebrato fin dal secolo XIV, dapprima in Inghilterra, quindi gradatamente, in tutto quanto l’Ordine. Raggiunse il massimo splendore ai primi del secolo XVII, allorché il Capitolo generale dei Carmelitani lo dichiarò festa principale e speciale dell’Ordine, e Paolo V lo riconobbe come titolo distintivo della Confraternita dello Scapolare. È la celebrazione solenne di tutti i devoti di Maria SS.ma del Carmine, che si ritrovano uniti nei sentimenti di amore e gratitudine verso Maria, rinnovando in questo giorno l’impegno del devoto servizio a lei, la fedeltà a Cristo Gesù e alla Chiesa, e affidando al cuore materno della Vergine l’intera Famiglia del Carmelo.
I carmelitani volevano servire e seguire il Signore Gesù con fedeltà e purezza (Regola, Prologo); si dedicarono di conseguenza anche al servizio di sua madre Maria, ritenuta la Signora della Palestina e, quindi del Carmelo. La Madre di Dio, che protegge l’Ordine come Patrona, è anche la Vergine sapiente, attenta alla Parola di Dio e pronta ad accoglierla in sé. Questa caratteristica di Maria si sviluppò in seguito in quella della «purità» di Maria: ella è la Vergine purissima, che ama Dio al di sopra d’ogni altra cosa, che viene imitata e seguita dai biancovestiti carmelitani.
I diversi titoli a poco a poco trovarono espressione sintetica nell’immagine della Madonna dello Scapolare, che finì col soppiantare tutte le altre feste e immagini di Maria carmelitana, tanto che lo scapolare è divenuto il simbolo più conosciuto del Carmelo.
I diversi titoli a poco a poco trovarono espressione sintetica nell’immagine della Madonna dello Scapolare, che finì col soppiantare tutte le altre feste e immagini di Maria carmelitana, tanto che lo scapolare è divenuto il simbolo più conosciuto del Carmelo.
La festa solenne della Madonna del Carmine viene celebrata il 16 Luglio o in un giorno vicino e pastoralmente adatto.
Maria concepì prima nella mente che nel corpo
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
(Disc. 1 per il Natale del Signore, 2, 3; PL 54, 191-192) Viene scelta una vergine di discendenza regale della stirpe di Davide, che, destinata ad una sacra maternità, concepì il Figlio, Uomo-Dio, prima nel suo cuore che nel suo corpo. E perché, ignorando il disegno divino, non avesse a temere di fronte ad un evento eccezionale, apprende dal colloquio con l'angelo ciò che lo Spirito Santo avrebbe operato in lei. E colei che sta per divenire Madre di Dio, non pensa che ciò avvenga a scapito del pudore. Perché infatti non dovrebbe credere alla novità del concepimento, dato che le viene promesso l'intervento efficace della potenza dell'Altissimo? Inoltre la sua fede, già perfetta, viene confermata dalla testimonianza di un miracolo precedente: contro ogni aspettativa, viene accordata, cioè, ad Elisabetta la fecondità. Così non si poteva dubitare che, chi aveva dato la fecondità ad una donna sterile, la poteva dare anche a una vergine. Pertanto il Verbo di Dio, Dio egli stesso e Figlio di Dio, che in principio era presso Dio e per mezzo del quale tutto è stato fatto, e senza del quale niente è stato fatto di tutto ciò che esiste (cfr. Gv 1, 3), si è fatto uomo per liberare l'uomo dalla morte eterna. Ma, abbassandosi fino ad assumere la nostra umile condizione, non diminuì la sua maestà. Così, restando quello che era, ed assumendo ciò che non era, unì la vera natura di servo a quella che lo fa uguale a Dio Padre. Congiunse le due nature con un vincolo così meraviglioso, che né la gloria a cui era chiamata assorbì la natura inferiore, né l'assunzione di questa natura, diminuì la natura superiore. Salvo perciò restando ciò che era proprio a ciascuna natura e convergendo le due nature in una sola persona, ecco che l'umiltà è assunta dalla maestà, la debolezza dalla potenza e la mortalità dall'eternità. Per pagare il debito proprio della nostra condizione, la natura impassibile si è unita alla nostra natura passibile e il vero Dio e il vero uomo vengono ad unirsi in un solo Signore. In tal modo, proprio come conveniva alla nostra salvezza, l'unico, il «solo mediatore, fra Dio e gli uomini» (1 Tm 2, 5) poteva morire in virtù di una natura, e risorgere in virtù dell'altra. Perciò la nascita del Salvatore non recò il minimo pregiudizio all'integrità della Vergine, perché la nascita di colui che è la verità fu salvaguardia della sua purezza. Pertanto era conveniente, o miei cari, che Cristo «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Cor 1, 24) nascesse in tal modo da porsi a nostro livello per la sua natura umana, e fosse infinitamente superiore a noi per la sua divinità. Difatti, se non fosse vero Dio, non ci avrebbe portato la salvezza, e se non fosse vero uomo, non ci avrebbe dato l'esempio. E' per questo che alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli» e annunziano: «pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Essi infatti vedono che la Gerusalemme celeste è un edificio formato da tutti i popoli della terra. Se dunque di questa opera ineffabile della misericordia divina tanta gioia provano gli angeli, che sono creature eccelse, quanto dovranno goderne gli uomini che sono umilissime creature? |
Vangelo Gv 19, 25-27
Ecco il tuo figlio, ecco la tua madre!
Dal vangelo secondo Giovanni
In quell’ora: stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
http://www.inscarmelo.it/ |
Beata_Vergine_Maria_del_Monte_Carmelo*************
I CarmelitaniItaliano |
carmelitaniscalzi.com |
La devozione alla Madonna del Carmine
lugaresteresianos.com
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La Vergine del Monte Carmelo e la famiglia cristiana
La presenza di Maria all'interno del focolare domestico offre vita piena e rinsalda i legami familiari
Oggi 16 Luglio la liturgia ci propone la meditazione sulla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Una devozione molto sentita nell’ordine dei carmelitani, che assume un valore salvifico per la Chiesa universale.Il Monte Carmelo è un luogo riportato dall’Antico Testamento, ed in particolare nel Primo Libro dei Re, quando il profeta Elia vinse la sfida contro i sacerdoti di Baal, manifestando la grandezza di Dio rispetto alle divinità pagane venerate in quei luoghi. La tradizione racconta che in queste lande si trasferì una comunità monastica cristiana, che si definiva erede dei discepoli del profeta Elia e che seguiva la regola di San Basilio.Nel 1154 vi fu la svolta, quando il nobile francese Bertoldo, insieme con il cugino, il patriarca di Antiochia, Aimerio di Limoges, decise di riunire i monaci a vita cenobica e edificò una chiesetta in mezzo alle loro celle, dedicandola alla Vergine Maria. A questa comunità così costituita, fu deciso di dare il nome di Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo. La diffusione di questo ordine avvene nel 1235, quando i frati, a causa delle invasioni dei saraceni, dovettero lasciare quei territori della Terra Santa per stabilirsi in Europa.Il 16 Luglio del 1251 la Vergine Maria, con il bambino tra le sue braccie e circondata da angeli, apparve al primo padre generale dell’ordine, il beato Simone Stock, al quale diede lo scapolare con la promessa della salvezza dall’inferno per coloro che lo avrebbero indossato e la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte.Questa devozine assume un valore salvifico anche nei nostri tempi, perchè richiama tutta la Chiesa ad un sincero e costante cammino di conversione e di purificazione. Ed in particolare la famiglia cristiana è invitata a prendere spunto dall’esempio di vita di queste comunità cristiane che vivevano sotto lo sguardo e la protezione di Maria.La Vergine Maria ha la sua predilizione nel prendere dimora presso le famiglie, che è il luogo privilegiato della sua missione di madre e sorella nella fede in Cristo Gesù. Oggi assistiamo al triste fenomeno delle famiglie che sembrano incapaci di tenere saldi i loro legami: mariti e mogli che si separano, figli ribelli contro genitori troppo lassisti nell’educarli, madri e padri assenti dalla vita familiare perché colpiti da una profonda insoddisfazione sul senso della vita.Tutte queste situazioni hanno origine dall’allontanamento dalla vita di fede. Un legame profondo con Dio raffarza i legami familiari e rende salde le relazioni tra genitori e figli.Maria bussa silenziosamente alla porta della casa di ogni famiglia, perchè vuole portare quello vita piena che ha ricevuto dal suo Figlio. Maria è colei che vuole essere invocata per donare la grazia dell’unità e dell’armonia a tutte le famiglie del mondo.Maria è colei che, se viene invitata nella nostra casa attraverso la preghiera familare, intercede a nostro favore anche senza chiederLe nulla, perché Lei, in quanto Madre, scruta il cuore di ogni suo figlio e non ha bisogno delle nostre parole per intervenire in nostro aiuto.Maria è colei che davanti allo sconforto e alla disperazione che insorgono per la mancanza di lavoro, per la difficoltà di trasmettere la fede ai figli, per le continue incomprensioni tra moglie e marito, dona la sua consolazione materna per alleviare tutte le fatiche e le preoccupazioni del vivere quotidiano.Maria vuole trasformare le nostre famiglie in un giardino (la parola Carmelo significa appunto giardino) per respirare nelle relazioni domestiche quell’aria di purezza della condivisione, per contemplare la bellezza dei frutti di vita cristiana sorte in ogni componente della famiglia, per gustare quei germogli di virtù maturate nelle relazioni tra genitori e i figli.Maria desidera trapiantare lo spirito della vita cenobica dentro la famiglia cristiana. Certo, i monaci hanno più tempo per pregare, a differenza dei genitori che sono impegnati con il lavoro e dei figli dediti agli impegni scolastici. Trovare gli spazi per pregare insieme, raccontarsi l’esperienza vissuta durante la giornata alla luce della Parola di Dio, dedicare tempo ed energie al componente della famiglia che ha più bisogno del nostro aiuto, sono i tratti essenziali della comunità cristiana. E Maria, dall’alto del suo essere Regina del cielo accanto a suo Figlio, rimane sempre vicina alla famiglia per proseguire il suo instancabile e interminabile lavoro di Madre che vuole portare ogni suo figlio a Gesù. Maria, attirando tutti a suo Figlio, crea unità, scioglie i nodi della nostra incredulità e conforta i cuori di coloro che hanno perso la gioia di vivere la famiglia come vocazione alla santità.La Beata Vergine Maria del Monte Carmelo invita tutte le famiglie a porre sulle loro spalle lo scapolare della fiducia e della speranza, un scapolare tessuto con sentimenti di misericordia e di gioia, per riconoscere in ogni componente della famiglia un dono di Dio, a condizione di accoglierlo con gli stessi sentimenti che animano il legame di amore tra Maria e Gesù. Solo così quello scapolare non è tanto un qualcosa da indossare, ma diventa una grazia di amore da domandare e un impegno di fedeltà da vivere.O. Rinaldi
Mercoledì della XV settimana del Tempo Ordinario
In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
(Dal Vangelo secondo Matteo 11, 25-27)
Siamo piccoli, nonostante ci atteggiamo a GRANDI. Non a caso, sono proprio i bambini che imitano i grandi. Così anche noi, adulti per l'anagrafe, ma con un inguaribile cuore di bambini, ci trucchiamo, mascheriamo, cercando di sollevarci una spanna sugli altri, per apparire maturi, saggi, affidabili. I migliori insomma. QUANDO scopriamo d'essere così, quando i nostri figli cercano l'indipendenza, quando i pensieri ci vogliono spingere verso una stolta autonomia, non c'è nulla di strano e di cui stupirci. E' vero, siamo infantili, capricciosi come i bambini. Siamo "piccoli". Bene, quando gli eventi e le persone ce lo mostrano senza lasciarci scampo, è il momento propizio per accettare d'esserlo, senza giudicarci e disprezzarci. Occorre solo fermarsi e non ricominciare a scappare e a metterci baffi e barba finte o quintali di rossetto e fondotinta. Quando la storia ci smaschera è una "benedizione". Benedetti i giorni così come "PIACCIONO" a Dio, perfetti per la nostra conversione alla santità. Benedetti coloro che non ci lasciano navigare tranquilli a cento metri d'altezza; benedetta nostra moglie quando ci dice la verità e ci scopre a cercare consolazioni effimere di carne malsana davanti al computer; benedetto nostro marito quando ci svela intrappolate nella vanità; benedetti i genitori che sanno rimproverare e richiamare alle responsabilità e all'obbedienza i propri figli; benedetti i mal di denti che ridimensionano i muscoli cesellati in palestra; benedetto il capoufficio che non ci fa sentire unici e indispensabili; benedetta la fidanzata che ci richiama al rispetto; benedetto chiunque incarna il vignaiolo che ci viene a potare perché, "rimpiccioliti", possiamo dare più frutto. Solo allora, spogliati della presunta grandezza, saremo capaci di prestare ascolto alle confidenze del Signore, le Parole con le QUALI ci rivela i misteri del REGNO, ci fa conoscere suo Padre, ci mostra la porta stretta attraverso la quale si può entrare nella pace. Dove c'è già qualcosa di "grande", la "sapienza" e l'"intelligenza" della carne, non c'è SPAZIO per la "grandezza" delle "cose" di Dio e di Gesù. La Trinità si ferma dinanzi alla superbia, si "nasconde", tace e occulta i suoi segreti. Solo chi è piccolo per adagiarsi sugli spazi angusti della Croce può intuire l'ampiezza infinita dell'amore celato in essa; è così che vanno le cose con Dio, solo alle frequenze bassissime, impercettibili Egli può comunicare se stesso; solo nella piccolezza alla quale Dio conduce gli apostoli si può ascoltare e accogliere la sua Parola ed essere rapiti nell'"esultanza benedicente" di Gesù che trasforma la vita in un rendimento di lode nella comunione intima della Trinità. Padre Figlio e Spirito Santo attendono solo di donarsi ai piccoli per colmarli dell'amore che li unisce. Finalmente piccoli, finalmente COSÌ COME siamo, mettiamo, come Giobbe, la mano sulla bocca, e impariamo il silenzio stupito dell'infante. E' tutto troppo più grande di noi. Non sappiamo. Non conosciamo. Non capiamo. Accettiamolo. Conosciamo Dio per sentito dire, impariamo a conoscerlo attraverso gli occhi di un cuore puro, piccolo, infante. Tu ed io, oggi, siamo "quelli ai quali" il Padre "vuole rivelare suo FIGLIO". Scopriremo che, nella nostra vita, anche quando l'evidenza che ci sfiora la pelle e ci fa tremare il cuore ci dice il contrario, "tutto è stato dato a Gesù". Nulla di noi, neanche il momento più buio, è fuori del suo controllo amorevole: "tutto" è suo, nulla escluso. E in questa esperienza del suo potere infinito, della misericordia che "tutto" copre e "tutto" perdona, conosceremo il Figlio, una persona viva, un fratello che non ci giudica mai, un pastore che ci cerca senza stancarsi. Non è la carne, non è la volontà umana, non sono gli sforzi a farci "conoscere il Padre": "nessuno se non il Figlio" e ciascuno di noi ai quali, nella Chiesa e per pura Grazia, giorno per giorno, ci rivela la bellezza e la pienezza di una vita da figli liberi, perdonati, sanati, amati. Come aveva sperimentato Francesco, che si sentiva "il più piccolo e più vile tra i frati", e per questo ha conosciuto Cristo sino a diventargli conforme, CROCIFISSO nel suo amore infinito.
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