Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

lunedì 14 luglio 2014

Sono venuto a portare non pace, ma spada....Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica!



Invocazione per la pace. ...

Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica!

COLOMBA DELLA PACE
colombe paix 

... un post del 6 Giugno...



Invocazione per la Pace. ...Al tramonto del sole.

Allocuzione di Papa Francesco

Vaticano
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          IL SISMOGRAFO

L'Osservatore Romano
(Giovanni Maria Vian) Un suggestivo commento ebraico del sogno di Giacobbe sottolinea che per miracolo quel giorno il sole tramontò prima perché Dio ardeva dal desiderio di manifestarsi a chi era in cammino. Alla luce di questa antica interpretazione assume un significato profondo che proprio sul finire del giorno si sia svolto l’incontro nei giardini vaticani tra il vescovo di Roma, i presidenti israeliano e palestinese, il patriarca di Costantinopoli e rappresentanti delle tre fedi monoteiste. E in molti netta è stata la sensazione di assistere a un momento storico di svolta.

Invocazione per la Pace. Allocuzione di Papa Francesco. "Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace"

COLOMBA DELLA PACE
colombe paix 

Lunedì della XV settimana del Tempo Ordinario






L'ANNUNCIO
Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
 (Dal Vangelo secondo Matteo 10, 34-41)



I Leviti portavano il peso della loro responsabilità. Erano addetti alla Tenda della Riunione, il luogo ove era conservata l'Arca dell'Alleanza, nucleo di quello che nel Tempio diverrà il Santo dei Santi. I Leviti custodivano la Presenza di Dio, scelti come primizie del popolo per assicurare assistenza al Signore. Avevano messo Dio al di sopra dei loro stessi fratelli, della famiglia, di tutto; essi dissero dei propri genitori: "Non li abbiamo mai visti; non portarono riguardo ai fratelli e non conobbero i figli perché osservarono i Tuoi detti e preservarono il Tuo patto, essi insegneranno i Tuoi statuti a Giacobbe e la Tua legge ad Israele; portarono il profumo dinanzi a Te e l'olocausto sul Tuo altare. O Signore, benedici i loro averi e gradisci l'opera delle loro mani, ferisci i fianchi di coloro che sorgeranno contro di loro ed i nemici loro, sì che non possano rialzarsi" (Dt). I Leviti non avevano parte con il popolo, perché il Signore era loro parte: per questo la loro eredità era magnifica, e la loro sorte era caduta su luoghi deliziosi. La vita dei leviti era tutta per l'Arca, ovvero per Dio stesso; in essa, nel giorno di Yom Kippur, il Sommo Sacerdote gridando il Nome dell'Altissimo, impetrava e otteneva il perdono per tutto il popolo. Nulla potevano amare più dell'Arca che custodiva la Presenza di Dio, difesa e vittoria del Popolo. Erano per Dio e per questo erano per ogni loro fratello. Proprio la "separazione" da ogni legame di carne li donava a tutti: se cadevano loro cadeva il popolo. Così anche noi siamo stati chiamati ad essere per il mondo i custodi della Presenza di Dio. E' infinitamente più importante di ogni legame: la nostra primogenitura è l'assicurazione per il Cielo che Dio offre ad ogni uomo. Per salvare chi ci è accanto e ci è stato affidato, è necessario che la Spada portata da Cristo, la Croce che ci fa Leviti della sua presenza e tabernacolo della misericordia, "separi il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera". Perché siano salvati e accompagnati, ogni giorno, in Cielo, nella comunione con Dio, è necessario che "i nemici dell'uomo siano quelli della sua casa": solo allora sarà svelata quella parte di loro che è nemica di Cristo, e così potranno incontrare in noi le braccia distese ad abbracciarli nell'amore autentico, che offre la vita per il nemico, che prega per lui, che perdona. Altro che "pace" di Nutella, dolce al palato e velenosa per l'anima. Dio non si è fatto carne per vendere placebo; Cristo non inganna, ama a prezzo della propria vita. E' nemico un figlio che rifiuta la fede trasmessa dai genitori; un nemico da amare prendendo il rifiuto e perdonando senza anestetizzare la fede adeguandola alla carne; il compromesso e la paura di soffrire non hanno nulla a che vedere con l'amore: "Pietro non ha taciuto la fede, non è sceso a compromessi, perché la fede non si negozia. Sempre c’è stata, nella storia del popolo di Dio, questa tentazione: tagliare un pezzo alla fede, la tentazione di essere un po’ come fanno tutti, quella di non essere tanto rigidi. Ma quando incominciamo a tagliare la fede, a negoziare la fede, un po’ a venderla al migliore offerente incominciamo la strada dell’apostasia, della non-fedeltà al Signore" (Papa Francesco). "Amare la propria vita", difendere i propri spazi, i criteri, le comodità, rifiutando la precarietà di chi ha le radici solo in Cristo, significa vedersela sfilare, perderla inesorabilmente:"trovare" la vita, infatti, per un apostolo significa "trovare" in Cielo tutti coloro che il "Nome" di Gesù ha iscritto nei Cieli. Se ne mancherà qualcuno significa che avremo difeso la vita in tutte quelle circostanze nelle quali Dio aveva messo sul nostro cammino persone segnate dal suo Nome: ad esempio, quando non avremo perdonato quel collega, o non avremo lasciato che quel parente si porti via il nostro denaro, o avremo mentito al figlio sulla fede. La Parola, come una "spada", penetra sin nelle giunture più profonde di ciascuno di noi, per separare, dividere, vagliare, illuminare e fare verità. Soprattutto, per strappare l'uomo dal dominio della carne e delle passioni, del peccato e della morte. La Pace che annuncia il Signore apparendo ai discepoli è il frutto d'un combattimento senza esclusioni di colpi. La "divisione" che ha lacerato le carni del Signore, la "spada" che ha trapassato il cuore di Maria, sono queste la nostra salvezza: la Parola di verità, la Parola crocifissa che scioglie i legami morbosi, costruiti sui compromessi. Essa spezza le catene della dipendenza affettiva, rompe il muro sentimentale che umilia l'orizzonte infinito della vita divina. La sua "spada", la Parola di fuoco, ci conduce all'incontro con la verità e la misericordia che liberano le nostre vite. La vita è seria, e la felicità è un cuore indiviso. Paradossalmente, solo un cuore spezzato dalla spada, crocifisso con Cristo, "diviso" dalla passione sentimentale e carnale, come dal cercare se stesso, quindi capace di sostenere e portare la Croce e il peso della responsabilità, è un cuore indiviso. Da esso fluisce l'amore al Signore, libero, e, in Lui, l'amore alle creature, anche le più prossime. La libertà di vivere seriamente nelle croci di ogni giorno, di portare sempre nel proprio corpo il morire di Gesù, perché nelle nostre esistenze appaia anche la sua resurrezione. Il Signore è vivo in noi, novelli Leviti del Terzo Millennio. Siamo chiamati a portare l'Arca dell'Alleanza Nuova ed Eterna che Gesù ha stabilito con l'umanità: piccoli, deboli, incompresi, rifiutati. Umiliati. Cristiani. Offrendo a chiunque ci incontri di amare e servire Cristo in noi, nell'Arca che custodisce Cristo che è la nostra vita; le nostre storie custodiscono la Presenza misteriosa di Dio. Solo se saremo assetati, bisognosi di tutto, come Gesù sulla Croce, potremo offrire, dalla nostra Croce, la ricompensa eterna a chi ci è vicino. Guarda che è quando sei "piccolo" che sei "suo discepolo"; quando sei debole che Cristo si fa pienamente presente in te. Quando davanti alla moglie sei indifeso, e ti umili, Lui in te sta allungando la sua mano perché lei, attraverso di te, gli dia "un bicchiere di acqua". Le umiliazioni ci fanno "piccoli" e per questo "discepoli"; e solo nei "piccoli" il mondo può accogliere Dio. E' tutto rovesciato, anche nel ministero presbiterale, la missione comincia quando la storia rimpicciolisce e indebolisce. E' questa l'unica vera preoccupazione di un sacerdote: essere piccolo, cioè esattamente quello che è e che gli eventi plasmano giorno dopo giorno. Altro che messe piene di gente, catechesi applaudite, fedeli che si impegnano per fare una parrocchia modello. Allo stesso modo si è padre e madre quando si è "piccoli", indifesi, deboli, e i figli ci possono conoscere per ciò che veramente siamo. Con un carattere terribile, che litighiamo sempre tra noi, fragili: allora i figli avranno compassione di noi e, magari con un gesto solo, accoglieranno Cristo, e il Padre nella propria vita. Molto più che in virtù di sermoni e moralismi. La conversione degli altri parte sempre dalla nostra, che significa accettare si essere quel che siamo, e di scendere i gradini dell'umiltà. Solo così, anche oggi, la nostra vita, libera e unita al Signore, sarà un segno per ogni uomo. Un segno di Cristo CROCIFISSO, amore puro del Padre; e anche un segno del Cielo, che ha i colori e la fragranza della Pace che regna nei nostri cuori. Ecco, il segreto della vita è essere così piccoli da contenere l'infinitamente grande, come Gesù che si è fatto bambino e poi servo e poi crocifisso, l'ultimo, il più piccolo, per fare spazio nella sua carne all'infinito amore del Padre. Solo assumendo ogni giorno la nostra storia compiremo la missione che ci è stata affidata, quella di portare l'Arca, la nostra carne nella storia che custodisce la Presenza divina. Senza dimenticare mai che "è la Torà che porta noi. È lei che ci mantiene in vita come popolo e che ci garantisce continuità".

APPROFONDIMENTI




 αποφθεγμα Apoftegma




In qualsiasi momento l'Arca, ossia la Torà, deve essere pronta ad essere trasportata, trasmessa.
La trasmissione però è compito nostro.
Siamo noi che ci dobbiamo preoccupare di portare fuori la Torà.
Ed a quel punto scopriremo una cosa straordinaria.
Non siamo noi a portare la Torà. È la Torà che porta noi.
I Maestri si sono cimentati sui calcoli circa il peso delle Tavole e dell'Arca nel loro complesso.
I Leviti addetti non avrebbero mai potuto sollevarla,
nemmeno raccogliendo tutte le loro forze.
Il midrash ci spiega che quando essi si apprestavano a sollevare l'Arca
degli angeli li affiancavano e li aiutavano.
Nonostante ciò essi non potevano esimersi dal partecipare allo sforzo.
Noi abbiamo l'obbligo di diffondere e portare la Torà
e di trasmetterla garantendo la sua esistenza.
Se faremo ciò, scopriremo presto che è la Torà che porta noi.
È lei che ci mantiene in vita come popolo e che ci garantisce continuità.

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