Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

sabato 5 settembre 2015

Ha fatto bene ogni cosa...

 
Essere sordi, nella Bibbia, significa non accogliere il messaggio di salvezza di Dio. È Israele, di solito, a manifestare sordità, come ci ricorda la prima lettura di Isaia. Anche noi, travolti dalla mille cose da fare, attorniati da rumori, da chiacchiere, da opinioni, fatichiamo ad ascoltare il desiderio profondo di senso che portiamo nel cuore, fatichiamo a cercare Dio. Proprio come accade al protagonista del vangelo di oggi, un sordo muto. Meglio, nel greco particolare di Marco, un sordo/balbuziente, che non riesce a farsi capire, che stenta a relazionarsi, destinato ad una chiusura al mondo esterno. Immagine dell’uomo contemporaneo, solo e narcisista, smarrito e alla ricerca di una qualche visibilità, tutto incentrato nella propria (improbabile e sempre più inaccessibile) realizzazione. L’insoddisfazione è la caratteristica principale dell’uomo post-moderno. E la nostra. La mia. Fuori dal recinto Al tempo di Gesù, si credeva che la santità fosse inversamente proporzionale alla distanza da Gerusalemme. La Giudea poteva ancora salvarsi, ma la Galilea e la Decapoli, oltre la Samaria, zone di confine, abitate da popolazioni miste, erano decisamente perdute. La Decapoli: dieci città a maggioranza pagana che Roma aveva voluto autonome dall’amministrazione ebrea, nella perfida politica del dividi et impera. I pii israeliti, per scendere a Gerusalemme, passavano oltre il Giordano, sulla strada che attraversava i territori pagani, ma senza mai entrare nelle città ...

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"È condotto da amici, il sordo/balbuziente.
Sono sempre altri a condurci a Cristo, a parlarci di lui, a indicarcelo.
La Chiesa, a volte incoerente e fragile, è la compagnia di coloro che conducono a Cristo.
È questa la funzione della Chiesa, a questo “serve” la Chiesa: a rendere testimonianza al Maestro.
Ma, lo sappiamo, ci vuole umiltà per farsi condurre.
Il nostro mondo ha fatto dell’arroganza uno stile di vita: trovo molte persone che sanno tutto, che pontificano, che giudicano, specialmente le cose concernenti la fede, ma che non sanno davvero mettersi in discussione.
Del vangelo sappiamo già tutto: ci siamo sorbiti quattro anni di catechesi, cosa c’è altro da imparare?
Nulla, perché la fede è anzitutto incontro. E dopo l’incontro, l’amore spinge alla conoscenza.
Ma per incontrare occorre muoversi, uscire dalle proprie presunte certezze acquisite."...

Commento al vangelo del 6 settembre 2015
Paolo Curtaz commenta il vangelo della XXIII ord B
Dal sito www.tiraccontolaparola.it
Vangelo: Mc 7, 31-37 
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

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