αποφθεγμα Apoftegma
Apri, Vergine beata, il cuore alla fede,
le labbra all'assenso,
il grembo al Creatore.
Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti
batte fuori alla porta.
Non sia, che mentre tu sei titubante,
egli passi oltre e tu debba, dolente,
ricominciare a cercare colui che ami.
Levati su, corri, apri!
Levati con la fede, corri con la devozione,
apri con il tuo assenso.
le labbra all'assenso,
il grembo al Creatore.
Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti
batte fuori alla porta.
Non sia, che mentre tu sei titubante,
egli passi oltre e tu debba, dolente,
ricominciare a cercare colui che ami.
Levati su, corri, apri!
Levati con la fede, corri con la devozione,
apri con il tuo assenso.
San Bernardo
L'ANNUNCIO |
Dal Vangelo secondo Luca 8,19-21
In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fu annunziato: “Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti”.
Ma egli rispose: “Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.
Probabilmente senza consapevolezza, in tutto quello che facciamo per realizzare e compiere la nostra vita, cerchiamo di vedere e raggiungere Gesù; siamo infatti suoi fratelli, creati dall'amore dello stesso Padre, e allattati dalla stessa sua Madre. Per questo “desideriamo vedere” il Signore vivo e all'opera nel matrimonio, nel fidanzamento, nel lavoro, nello studio. Lo andiamo a trovare dove si riunisce con i suoi discepoli, ma ci capita di sperimentare piuttosto la sua lontananza, e ci sentiamo "fuori" dalla sua cerchia perché la nostra vita, proprio quella che gli dovrebbe essere familiare, non cambia mai. E ci sfiora, sottile, la gelosia per quelli che, invece, riteniamo dei privilegiati, ovvero le persone che gli sono intorno e che ci sembrano oggetto della sua predilezione. E questo pensiero malizioso come il suo padre, è una barriera tirata su tra noi e Lui, e ci impedisce di avvicinarlo. Ci accade come ai fratelli di Gesù (i figli di un precedente matrimonio di Giuseppe secondo la più antica tradizione), che desideravano di vederlo per raggiungerlo e ricomporre così la famiglia. Era parte di loro, non potevano sentirsi completi senza di Lui. Ma non avevano il potere di farlo perché la folla glielo impediva interponendosi tra loro e Gesù. E' la folla nella quale siamo rimasti impigliati, la folla che lo segue, sia ben chiaro, nella quale si mischiano i curiosi, gli indifferenti comunque coinvolti dal suo passare nella storia, e i nemici, che non lo sopportano e tramano contro di Lui. E tu ed io siamo lì in mezzo, come quando ti ritrovi incastrato nel fiume di gente in una stazione centrale di Tokyo all'ora di punta; la corrente ti trascina senza poterle resistere, perché, senza che ce ne rendiamo conto, disegna per noi con i colori dei sentimenti e i tratti dei valori civili, un Gesù che assomiglia ogni istante di più a un idolo pronto a saziare ciò esige la carne con i suoi desideri, progetti e speranze: "il relativismo – quanto più diventa la forma di pensiero generalmente accettata – tende all'intolleranza, trasformandosi in un nuovo dogmatismo. Il politicamente corretto vorrebbe erigere il regno di un solo modo di pensare e parlare. Il suo relativismo apparentemente la innalza più in alto di tutte le grandi vette del pensiero finora raggiunte; soltanto così si dovrebbe ancora pensare e parlare se si vuole essere all'altezza del presente" (Card. Ratzinger). Nei momenti di aridità, quando le ore si fanno difficili, questa folla di pensieri mondani che scivola sulla storia senza sapere da dove viene e dove va, ci seduce semplificando la realtà con la menzogna che nasconde il peccato per rendere vana la misericordia. Irretisce la nostra storia, che diventa anch'essa una folla anonima di fatti e relazioni che sembrano spuntare dal nulla e di cui non capiamo il senso. L'omologazione del pensiero mondano sbiadisce in noi l'immagine dello stesso padre, allontanandoci dal nostro fratello Gesù, la cui intimità è il compimento per il quale siamo stati creati e rigenerati nella Chiesa. La folla dei pensieri secondo gli uomini, infatti, ci seduce e incastra nella deriva che trascina verso il fallimento; i criteri mondani ispirati dalla menzogna del demonio rendono in noi vana la Grazia del battesimo che ci ha resi fratelli di Gesù, e ci lasciano "fuori" dall'intimità con Lui. E’ sempre la vecchia storia del peccato originale, del quale ormai quasi nessuno parla più: la superbia demoniaca ci spinge sempre più lontano dalla vita piena e felice del paradiso. Frustrati senza i miracoli che vogliamo, vaghiamo in cerca di piaceri e consolazioni come il figlio prodigo; storditi dalla idolatria di noi stessi, ci spingiamo come Esaù a cacciare affetti e prestigio "fuori" dalla nostra casa, lontani dalla famiglia, orfani e soli. Sudiamo e lavoriamo per pochi spiccioli; vorremmo amare, ma l'istinto egoista sporca e ferisce tutto.
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