Giovedì della XXIII settimana del Tempo Ordinario
αποφθεγμα Apoftegma
Quando l’intero essere dell’uomo si è,
per così dire, mescolato all’amore di Dio,
allora lo splendore della sua anima
si riflette anche nell’aspetto esteriore.
Giovanni Climaco
L'ANNUNCIO |
Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.
Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.
Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;
date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.
Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.
Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;
date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
L'amore che non resiste al male
Gesù parla "a noi che ascoltiamo", non a tutti. Attenzione, questo è fondamentale. Gesù non sta annunciando un nuovo ordine mondiale, non sta promulgando una nuova Costituzione, fosse anche, parafrasando Benigni, la più bella del mondo. Gesù parla a chi ascolta. La fede, infatti, viene dall'ascolto della predicazione. Essa è sempre "stolta" per il mondo, perché annuncia Cristo crocifisso. Gesù parla a noi che abbiamo l'orecchio aperto per ascoltare, e ci invita innanzitutto a contemplare Lui, disteso sulla Croce ad offrire la vita per te e per me, suoi acerrimi nemici. Non lo abbiamo maledetto ogni volta che abbiamo mormorato parlando male di Lui e della sua volontà? E come ha risposto? Benedicendoci! Ad ogni nostra maledizione Gesù ha sempre risposto parlando bene di noi al Padre, ripetendo senza sosta: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Ci ha giustificati, sino a dare la sua vita per noi. E così quando lo abbiamo maltrattato, nelle persone che ci sono accanto; non soltanto quando abbiamo alzato le mani, con i figli ad esempio, solo per dar sfogo alle frustrazioni; ma anche quando abbiamo ingannato e sedotto, usato e gettato via le persone come fossero oggetti. O quando lo abbiamo “percosso sulla guancia” in senso di sfida, togliendogli l’onore nelle offese e nelle calunnie con cui abbiamo colpito il prossimo. Quante volte, con una superficialità disarmante abbiamo lasciato che la nostra lingua si facesse compagna di tante altre impegnate nello smontare pezzo a pezzo la dignità di un collega o anche di un amico? E quanti “mantelli” abbiamo sfilato da chi aveva solo quelli per coprirsi: quante ingiustizie per mettersi in tasca quattro soldi in più; le tasse, ingiuste e chi lo nega, non pagate, senza pensare che qualche anziano, per causa nostra, mangerà meno… Abbiamo preso ciò che non è nostro, mille volte al giorno. Non è nostra quella ragazza che appare nuda sul sito porno che abbiamo cercato. Anche se si sta prostituendo, quella donna è di Cristo che ha pagato per lei con il suo sangue; e di colui per il quale il Padre l’ha pensata; non è nostra la fidanzata sulla quale abbiamo allungato la mano; non è nostra neanche la moglie, e nemmeno il marito e nemmeno i figli. Ma quante volte ce ne siamo appropriati, volendo sapere delle loro cose intime, violando il segreto riservato a Dio; o cercando di assoggettare chi ci è accanto perché pensino e facciano come vogliamo noi. E Gesù ci ha sempre perdonato, amandoci senza riserve. Non lo avremmo meritato, eppure…. Se il matrimonio è ancora in piedi è grazie alla sua Croce sulla quale si è donato, offrendoci la guancia, la tunica, tutto se stesso. E’ su di Lui che si è abbattuta la nostra concupiscenza e mille volte si è infranta perché non provocasse danni più grandi. Questa è la Croce predicata dalla Chiesa, la salvezza che abbiamo sperimentato tante volte. Siamo stati amati senza alcun merito, senza nessun diritto, gratuitamente.
E oggi di nuovo ci viene annunciato l’amore svelato sulla Croce di Gesù, per ridestare la gratitudine e scoprire in essa la nostra vocazione. “A noi che ascoltiamo” è riservato il privilegio di essere, per il mondo, crocifissi con Cristo. La Chiesa, assemblea convocata per ascoltare il Signore, è la Sposa che Cristo ha unito a sé sul Legno benedetto: l’amore infinito che essa sperimenta si rivela proprio attraverso la sua presenza nella storia. Unita allo Sposo ne mostra la vita: i suoi figli amano i nemici per strapparli all’inimicizia. Stretti nel suo abbraccio che ci infonde la vita che non muore, stendiamo le braccia per donare tutto quello che abbiamo, liberi, senza difendere nulla. Mantello e onore, denaro e vita, tutto è per chi ancora non ha conosciuto il Signore, per quelli che lo odiano, perché la “misura” del suo amore è ben più grande di quella dei peccati più atroci. Il tranello antico posto dal demonio ad Adamo ed Eva, era proprio quello di misurare l’eredità, che, da infinita, diviene così qualcosa di finito, esauribile, invidiabile, oggetto di gelosie, avarizia e concupiscenza, di difesa strenua a costo di uccidere l’altro con giudizi e condanne: misurare l’amore del Padre conduce sempre a rinchiuderlo nello spazio angusto della carne, dell’umano, farlo decadere dall’agape all’eros. Senza l’eccedere della carità, le amicizie evaporano, i fidanzamenti si piegano ai compromessi, le relazioni tra genitori e figli divengono campi di battaglia. Eccoci in un giorno nuovo; ci aspetta un momento difficile con la moglie, un figlio ribelle, una suocera indurita, un collega geloso, un fidanzato in crisi, di fronte a quello che ci presenta la storia ferita dal peccato, possiamo davvero misurare quello che abbiamo tra le mani? “Che cos’è questo nulla per sfamare tanta gente, per vivere in pienezza e secondo la volontà d’amore del Padre?”. Misuriamo, come i discepoli, e ci ritroviamo con cinque pani e due pesci, nulla di fronte all’eccezionalità della necessità. Perché ogni situazione che siamo chiamati a vivere è eccezionale e necessita un amore smisurato, che, come il Nilo, tracimi dal letto abituale, quello dell’ordinaria amministrazione dei compromessi ipocriti e impauriti, per fecondare e donare la vita. Il peccato ha ferito la storia, per viverla da figli di Dio è necessario un amore che ha vinto il peccato. Occorre un amore senza misura per custodire la castità nel fidanzamento, che superi la passione e il sentimento, per rispettare e custodire l’altro nella purezza di un figlio di Dio, attendendo con pazienza di vedere confermata la volontà di Dio nel matrimonio; è necessario un amore che trascenda ogni calcolo per aprirsi alla vita e vivere la sessualità coniugale abbandonati alla volontà di Dio; un amore più forte della vanità femminile, delle angosce per la precarietà economica, un amore che abbracci la vita consegnandola al suo Autore, affidandola a Colui che la rende eterna, superando i confini della carne. Gesù ci guarda oggi e ci chiede il nulla che abbiamo per trasformarlo in un folle e smisurato amore, capace di eccedere e condurci in una vita nuova, quella dei figli, somiglianti al Padre, allevati nella sua misericordia per essere pura misericordia per ogni nostro prossimo. Israele conosceva l’attenzione al forestiero perché ne aveva fatta l’amara esperienza in Egitto e aveva visto e assaporato la vittoria del braccio di Yahwè disteso a liberarlo. Così l’uomo creato per amare e perdonare, straniero in una terra d’odio e rancore, liberato gratuitamente dalla tirannide dell’oppressore, conoscerà per esperienza l’angustia di chi è ancora straniero in una terra non sua. Saprà perdonare chi non sa perdonare. Non si tratta di cercare e sforzarsi di non giudicare, di non condannare, di allargare la misura del proprio cuore. E’ opera impossibile all’uomo. Si tratta di conoscersi, di avere chiaro l’abisso del proprio cuore, e in esso incontrare l’infinita misericordia del Padre, perché chi vive ai piedi dell’amore è trasformato a poco a poco in amore misericordioso, capace di giustificare, senza misura. Dal suo grembo, dalle sue viscere, nascerà solo misericordia, in misura traboccante, incalcolabile, la stessa nella quale è rinato, gratuitamente.
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