Isaia 30
15Poiché dice il Signore Dio, il Santo di Israele:
«Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza,
nell'abbandono confidente sta la vostra forza».
Ma voi non avete voluto,
16anzi avete detto: «No, noi fuggiremo su cavalli».
- Ebbene, fuggite! -
«Cavalcheremo su destrieri veloci».
Ebbene più veloci saranno i vostri inseguitori.
17Mille si spaventeranno per la minaccia di uno,
per la minaccia di cinque vi darete alla fuga,
finché resti di voi qualcosa
come un palo sulla cima di un monte
e come un'asta sopra una collina.
«Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza,
nell'abbandono confidente sta la vostra forza».
Ma voi non avete voluto,
16anzi avete detto: «No, noi fuggiremo su cavalli».
- Ebbene, fuggite! -
«Cavalcheremo su destrieri veloci».
Ebbene più veloci saranno i vostri inseguitori.
17Mille si spaventeranno per la minaccia di uno,
per la minaccia di cinque vi darete alla fuga,
finché resti di voi qualcosa
come un palo sulla cima di un monte
e come un'asta sopra una collina.
Dio perdonerà
18Eppure il Signore aspetta per farvi grazia,
per questo sorge per aver pietà di voi,
perché un Dio giusto è il Signore;
beati coloro che sperano in lui!
per questo sorge per aver pietà di voi,
perché un Dio giusto è il Signore;
beati coloro che sperano in lui!
Promemoria
Bibbia >>> SCRUTAZIO VERSETTO
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi:
«Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti».
34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re.
36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.
37Sia invece il vostro parlare:
«Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno.
Catechesi ed omelie di p. LINO PEDRON
Il senso letterale originario di questo comandamento riguarda una situazione ben precisa: la testimonianza in tribunale. In Israele, date le limitate possibilità che la giustizia aveva a sua disposizione, le corrette informazioni dei testimoni avevano un’importanza particolarmente grande. A volte la falsa testimonianza di due testimoni davanti al giudice poteva provocare addirittura la condanna a morte di una persona. La Bibbia ricorda numerosi esempi al riguardo come quello di Susanna condannata a morte sulla parola di due falsi testimoni e salvata per intervento di Dio e di Daniele (Dn 13,1-64). Nello stesso processo di Gesù i falsi testimoni svolgono un ruolo decisivo (Mc 14,55ss).
Dati i pericoli che una falsa testimonianza può comportare per il prossimo, ogni israelita viene invitato a guardarsi da essa o da una testimonianza velenosa, dettata dall’odio:Non testimoniare alla leggera contro il tuo prossimo e non ingannare con le labbra. Non dire: Come ha fatto a me così io farò a lui... (Pr 24,28s).
Israele non riuscì propriamente mai ad avere un potere giudiziario indipendente dal governo e dall’amministrazione. Ciò fece sì che gli interessi dei potenti, sia politicamente, sia socialmente, influenzassero assai l’amministrazione della giustizia. I profeti usano parole particolarmente dure contro i giudici ingiusti.
Isaia accusa i potenti in Israele: I tuoi capi sono ribelli e complici di ladri; tutti sono bramosi di regali, ricevono mance, non rendono giustizia all’orfano e la causa della vedova fino a loro non giunge (1,23). Lo stesso profeta esclama: Guai a coloro che assolvono per regali un colpevole e privano del suo diritto l’innocente (5,23s). Parole simili usa Amos nei confronti di quei giudici che si arricchiscono con false sentenze: Essi sono oppressori del giusto, incettatori di ricompense e respingono i poveri nel tribunale (Am 5,12; cf. 5,7-15). Il Deuteronomio esorta i giudici: Non temete alcun uomo, perché il giudizio appartiene a Dio (Dt 1,17). Richiamandosi al Dio con noi i giudici devono salvaguardare la loro indipendenza anche verso i potenti.
Leggiamo nella lettera di Paolo agli Efesini: Perciò bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri (4,25). La verità consiste in primo luogo in un comportamento che favorisce la convivenza umana. La reciproca appartenenza umana non va distrutta dalla menzogna, che semina diffidenza e rende impossibile la convivenza dei membri del corpo di Cristo.
Pertanto, se vogliamo tenere conto nel modo giusto del senso fondamentale di questo comandamento, dobbiamo anzitutto sottolineare l’importanza della verità per la libertà dell’uomo. Gesù ce lo dice in termini estremamente chiari: La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Verità, veracità e quindi reciproca fiducia sono elementi vitali indispensabili per la libera espansione dell’uomo. Dove invece la diffidenza mina le relazioni, lì l’umanità degli uomini intristisce.
Prendere seriamente l’ottavo comandamento significa per i credenti: impegnarsi per un ordinamento e un’amministrazione corretta della giustizia, un ordinamento e un’amministrazione che pongano la ricerca della verità al di sopra di ogni altro interesse e cerchino di impedire e di escludere ogni manipolazione del diritto. Un vivo interesse per queste cose rientra nella corresponsabilità politica dei credenti, specialmente quando oggi pensiamo agli abituali processi farsa e ai processi spettacolari dei regimi totalitari di ogni colore.
La sfera dell’ottavo comandamento non abbraccia solo la semplice bugia e neppure solo la sala del tribunale, ma ingloba tutte le situazioni in cui, sulla base di affermazioni altrui, si prende di mira un individuo. Tali situazioni si verificano anche nel campo dell’informazione e dell’elaborazione e conservazione dei dati. Nella sua odierna attualizzazione il comandamento riguarda anche il modo in cui si rilasciano certificati, nonché l’intenzione con cui i giornalisti mettono in pubblico la vita privata degli altri.
Ogni giorno, attraverso la stampa, la radio e la televisione, la scena pubblica della nostra vita diventa un tribunale. Non di rado il giornalista vi svolge il ruolo di pubblico ministero, accusa, adduce testimoni e richiede la pena. Una volta si diceva: È cosa terribile cadere nelle mani del Dio vivente (Eb 10,31). Oggi molti siamo quotidianamente costretti a sperimentare quanto sia spaventoso cadere nelle mani degli uomini. Non è fuori posto dunque mettere l’ottavo comandamento anche in relazione al rispetto che gli strumenti di comunicazione sociale devono avere della sfera privata e personale degli individui. Il richiamo alla verità non autorizza a danneggiare in qualunque modo la vita, l’onore, la professione e la libertà di un uomo, fintanto che il bene comune non lo richiede.
Non tutto ciò che è vero va manifestato, fintanto che esso non pregiudica la libertà altrui. Quel che diciamo deve essere vero, ma non abbiamo l’obbligo di dire tutto quello che è vero.
Alcuni fanatici della verità vanno fieri di sé perché dicono in faccia a tutti quel che pensano di male sul loro conto. Certo, a volte è necessario parlare con coraggio. La Bibbia ricorda numerosi esempi in questo senso: la coraggiosa filippica pronunciata da Natan davanti a Davide (2Sam 12,1-15) o la critica rivolta dal Battista al re Erode (Mt 14,4). Questo però non va scambiato con quegli episodi che servono solo a poter dire poi con orgoglio a sé e agli altri: Gliele ho cantate chiare! Il punto decisivo è un altro e cioè se con la mia critica intendo veramente aiutare il prossimo.
Un uso della verità che ha nell’amore il criterio supremo, richiede molto tatto. Bisogna fare in modo che la verità, anche quando fa male, in ultima analisi edifichi e non distrugga, che infonda coraggio e non deprima. Tutto questo ha un’elevata rilevanza pedagogico-morale.
L’ottavo comandamento - visto nel contesto di tutta la Bibbia - tiene conto in partenza della malignità del cuore umano, per esempio nella sua tendenza a dire piuttosto male che bene del prossimo. Uno dei compiti dell’autoeducazione etica sta nell’abituarsi a saper parlare bene dei propri nemici. Infatti se non so dire nulla di buono su di essi, posso star sicuro che non ho guardato bene.
Proprio sotto questo aspetto può essere utile richiamare l’avvertimento di Gesù: Non giudicate per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate, sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati (Mt 7,2s). La prospettiva escatologica è evidente: Come tu fai agli altri Dio farà a te. Viceversa dobbiamo dire: Come Dio fa a me, così io faccio a te. Dio mi ha perdonato, è stato magnanimo con me, perciò sarò anch’io magnanimo nel perdonare gli altri. Perdonatevi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo (Ef 4,32). Ovviamente non possiamo dire tutto questo finché non abbiamo smesso di danneggiare gli altri.
Esodo 20,7
Il decalogo
1 Dio allora pronunciò tutte queste parole:
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2 « Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù:
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3 non avrai altri dèi di fronte a me.
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4 Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto terra.
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5 Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano,
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6 ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.
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7 Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
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8 Ricordati del giorno di sabato per santificarlo:
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9 sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro;
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10 ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.
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Leggi sui voti Numeri 30,3
3 Quando uno avrà fatto un voto al Signore o si sarà obbligato con giuramento ad una astensione, non violi la sua parola, ma dia esecuzione a quanto ha promesso con la bocca.
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Deuteronomio 23,22-24
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22 Quando avrai fatto un voto al Signore tuo Dio, non tarderai a soddisfarlo, perché il Signore tuo Dio te ne domanderebbe certo conto e in te vi sarebbe un peccato.
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24 Manterrai la parola uscita dalle tue labbra ed eseguirai il voto che avrai fatto volontariamente al Signore tuo Dio, ciò che la tua bocca avrà promesso.
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Dt.23,22 >>>> Qoelet 5
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1 Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; perciò le tue parole siano parche, poiché
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3 Quando hai fatto un voto a Dio, non indugiare a soddisfarlo, perché egli non ama gli stolti: adempi quello che hai promesso.
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5 Non permettere alla tua bocca di renderti colpevole e non dire davanti al messaggero che è stata una inavvertenza, perché Dio non abbia ad adirarsi per le tue parole e distrugga il lavoro delle tue mani.
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Siracide 23,7-11
I giuramenti
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10 Come uno schiavo interrogato di continuo non sarà senza lividure, così chi giura e ha sempre in bocca Dio non sarà esente da peccato.
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11 Un uomo dai molti giuramenti si riempie di iniquità; il flagello non si allontanerà dalla sua casa. Se cade in fallo, il suo peccato è su di lui; se non ne tiene conto, pecca due volte. Se giura il falso non sarà giustificato, la sua casa si riempirà di sventure.
12 Soprattutto, fratelli miei, no giurate, né per il cielo, né per la terra, né per qualsiasi altra cosa; ma il vostro « si » sia si, e il vostro « no » no, per non incorrere nella condanna.
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Isaia 66
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1 Così dice il Signore: « Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora?
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2 Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie - oracolo del Signore - Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola.
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3 Uno sacrifica un bue e poi uccide un uomo, uno immola una pecora e poi strozza un cane, uno presenta un'offerta e poi sangue di porco, uno brucia incenso e poi venera l'iniquità. Costoro hanno scelto le loro vie, essi si dilettano dei loro abomini;
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4 anch'io sceglierò la loro sventura e farò piombare su di essi ciò che temono, perché io avevo chiamato e nessuno ha risposto, avevo parlato e nessuno ha ascoltato. Hanno fatto ciò che è male ai miei occhi, hanno preferito quello che a me dispiace ».
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SALMI
http://www.atma-o-jibon.org/italiano6/salmi_tu_ra1.htm
Lectio:
Tempo ordinario
1) Preghiera
O Dio, sorgente di ogni bene,
ispiraci propositi giusti e santi
e donaci il tuo aiuto,
perché possiamo attuarli nella nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
2) Lettura
Dal Vangelo secondo Matteo 5,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”.
3) Riflessione
• Nel vangelo di oggi, Gesù rilegge il comandamento: “Non spergiurare”. E anche qui supera la lettera, cerca lo spirito della legge e cerca di indicare l’obiettivo ultimo di questo comandamento: raggiungere la trasparenza totale nel rapporto tra persone. Qui vale applicare ciò che abbiamo detto riguardo ai due comandamenti “Non uccidere” e “Non commettere adulterio”. Si tratta di un modo nuovo di interpretare e situare nella pratica la Legge di Mosè, partendo dalla nuova esperienza di Dio Padre/Madre che Gesù ci porta. Lui rilegge la legge partendo dall’intenzione che Dio aveva nel proclamarla, secoli addietro, sul Monte Sinai.
• Matteo 5,33: Fu detto agli antichi: non spergiurare.
• Matteo 5,33: Fu detto agli antichi: non spergiurare.
Le legge dell’AT diceva: “Non spergiurare”. E aggiungeva che la persona deve giurare per il Signore (cf. Nm 30,2).
Nella preghiera dei salmi si dice che può salire sul monte di Yavè e giungere al luogo santo “colui che ha le mani innocenti ed il cuore puro, che non confida negli idoli, non fa giuramento per ingannare" (Sal 24,4).
Lo stesso si dice in diversi altri punti dell’AT (Eccle 5,3-4), perché ci si deve poter fidare delle parole dell’altro. Per favorire questa fiducia reciproca, la tradizione aveva inventato l’aiuto del giuramento. Per dare forza alla propria parola, la persona giurava per qualcuno o per qualcosa che era più grande di lui e che avrebbe potuto castigarla se non compiva ciò che aveva promesso. Le cose continuano così fino ad oggi. Sia nella Chiesa come nella società, ci sono momenti ed occasioni che esigono giuramenti solenni da parte delle persone. In fondo, il giuramento, è l’espressione della convinzione secondo cui nessuno può fidarsi completamente della parola dell’altro.
• Matteo 5,34-36: Ma io vi dico: non giurate affatto. Gesù vuole sanare questa deficienza. Non basta “non spergiurare”. Lui va oltre ed afferma: “Ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. Giuravano per il cielo e per la terra, per la città di Gerusalemme, per la propria testa. Gesù mostra che tutto ciò è medicina che non guarisce il dolore della mancanza di trasparenze nel rapporto tra le persone.
Qual è la soluzione che propone?
• Matteo 5,37: Il vostro parlare sì, sì; no,no. La soluzione che Gesù propone è questa:
“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. Lui propone un’onestà radicale e totale. Nient’altro. Ciò che tu dici in più, viene dal Maligno. Qui, di nuovo, siamo confrontati ad un obiettivo che rimarrà sempre nella nostra mente e che mai giungeremo a compiere completamente. E’ un’altra espressione del nuovo ideale di giustizia che Gesù propone: “essere perfetto come il Padre del cielo è perfetto” (Mt 5,48).
Gesù sradica qualsiasi tentativo di creare in me la convinzione che mi salvo perché osservo la legge. Nessuno può meritare la grazia di Dio. Perché altrimenti non sarebbe grazia. Osserviamo la Legge, non per meritare la salvezza, ma per ringraziare di cuore l’immensa bontà gratuita di Dio che ci accoglie, perdona e salva senza merito da parte nostra.
4) Per un confronto personale
• Come osservo la legge?
• Ho sperimentato qualche volta nella vita la bontà gratuita di Dio?
5) Preghiera finale
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare. (Sal 15)
Gesù nel vangelo ha detto: " NON GIURATE"
(Matteo 5,33-37).
1. Gesù non ha detto semplicemente “Non giurate”.
2. Ma ha detto: “Avete anche inteso che fu detto agli antichi: non spergiurare, ma adempi col Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto né per il cielo perché è il trono di Dio, né per la terra perché è lo sgabello dei suoi piedi; né per Gerusalemme perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo cappello. Sia invece il vostro parlare sì sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt 5,33-37).
Come vedi Gesù non ha proibito il giuramento, ma ha proibito di giurare per il cielo, per la terra, per Gerusalemme, per la propria testa.
San Girolamo dice: “Considera che il Salvatore non ha proibito di giurare per Iddio, ma per il cielo e la terra.
Infatti è noto che i giudei hanno la pessima abitudine di giurare per gli elementi” (Super Matth. 1, ad 5,34 ss ).
3. Del resto il Signore non è venuto per abolire la legge, ma per portarla a compimento.Ora la legge antica data da Mosè diceva:
4. “Temerai il Signore tuo Dio, lo servirai, nel suo nome giurerai” (Dt 6,13).
A riprova che Gesù non proibisce il giuramento in quanto tale, ecco che cosa Lui stesso ha detto: “chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita” (Mt 23,20-21).
Richiama pertanto a giurare per Dio.
In realtà il giuramento è un atto di lode che si fa a Dio, e rientra tra gli atti inclusi nel secondo comandamento.
Per giuramento s’intende l’invocazione del nome di Dio in testimonianza della propria veracità.
Si giura perché si è intimamente coscienti della possibilità di dire il falso. Allora si chiama Dio a testimonio, come garante di quanto si giura, perché egli è la verità e la fedeltà in persona.
3. San Paolo giura per lo meno due volte, e non possiamo certo dire che San Paolo sia andato contro il dettato di Cristo. Lo fa quando chiama Dio a testimonio del suo operato (2 Cor 1,23) e quando attesta davanti a lui di non mentire (Gal 1,20).
S. Agostino dice: “l’Apostolo giurando nelle sue epistole mostrò come vanno interpretate le parole: “Io vi dico di non giurare affatto”; in modo cioè da non arrivare coi giuramenti alla facilità di giurare, e di cadere dalla facilità all’abitudine e dall’abitudine allo spergiuro” (De mendacio, 15).
4. La Chiesa nella sua prassi prescrive talvolta dei giuramenti e nella sua dottrina ne conferma la liceità.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “Seguendo san Paolo, la Tradizione della Chiesa ha inteso che la parola di Gesù non si oppone al giuramento, allorché viene fatto per un motivo grave e giusto (per esempio davanti a un tribunale).
Il giuramento, ossia l’invocazione del nome di Dio a testimonianza della verità, non può essere prestato se non secondo verità, prudenza e giustizia” (CCC 2154).
San Tommaso dice che la Chiesa ne fa uso “non abitualmente, ma cautamente e raramente, come in tal modo si fa uso della medicina” (Somma Teologica, II-II, 89, 5).
Tra i casi in cui la Chiesa chiede di giurare c’è proprio quello relativo ai futuri sposi, in modo tale che un giorno non possano dire:
“Io non volevo figli, io non ero d’accordo sulla indissolubilità del matrimonio, ecc...”.
Si obietterà: ma tu hai giurato davanti a Dio che intendevi celebrare un matrimonio secondo la sua volontà e secondo l’insegnamento della Chiesa...
Il tuo sacerdote dunque ha agito secondo l’insegnamento di Cristo e secondo quanto gli ha comandato la Chiesa.
Padre Angelo
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