Salmo 146 (145)
1 Alleluia. Loda il Signore, anima mia: 2 loderò il Signore finché ho vita, canterò inni al mio Dio finché esisto. 3 Non confidate nei potenti, in un uomo che non può salvare. 4 Esala lo spirito e ritorna alla terra: in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni. 5 Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe: la sua speranza è nel Signore suo Dio, 6 che ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto contiene, che rimane fedele per sempre, 7 rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, 8 il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, 9 il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. 10 Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Alleluia.
COMMENTO DI GIOVANNI
La povertà si colloca in un bivio molto delicato: da una parte può suscitare pensieri e sentimenti di rivalità, di competizione e di lotta per il potere che non si ha. Dall’altra, nell’orizzonte della fede ebraico-cristiana, chiede e suscita l’abbandono fiducioso alla infinita bontà di Dio, salvatore e padre dei poveri.
Questo mi sembra il cuore di questo Salmo di lode, il primo di cinque Salmi che chiudono il Salterio appunto con la lode del Signore: “Alleluia. Loda il Signore anima mia: loderò il Signore finchè ho vita, canterò inni al mio Dio finchè esisto” (vers.1-2).
Cuore e condizione di tale lode è appunto la fiducia (la fede!) in Dio. Non bisogna confidare nei potenti! Ascolto oggi una Parola dal Vangelo secondo Marco, dove il Signore qualifica mirabilmente tale fiducia nei potenti, quando ammonisce i discepoli a fare attenzione e a guardarsi “dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode”. E’ interessante questo accostamento che rivela la mondanità farisaica accostandola a quella di Erode! Si tratta in ogni modo di una concezione di competizione e di conquista.
E’ quello che il nostro Salmo afferma quando ai vers.3-4 dice di non confidare nei potenti, “in un uomo che non può salvare. Esala lo spirito e ritorna alla terra: in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni”. E’ il Signore quello che salva: “Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe: la sua speranza è nel Signore suo Dio”!
Mi piace molto la traduzione italiana (almeno una volta dirà qualcuno di voi annoiato delle mie continue critiche!) che rende con “rimane fedele per sempre” (al ver.6), una frase che si potrebbe tradurre legittimamente con “custodisce la verità in eterno”: traduzione esatta, in certo senso, anche se però è necessario ricordare che nel linguaggio del testo ebraico della bibbia la “verità” di Dio è la sua “fedeltà” all’alleanza d’amore che Egli ha donato al suo popolo!
Tale alleanza d’amore Dio la celebra e la attua soccorrendo e salvando il suo popolo! I vers.5-9 sono il grande inno di lode all’opera divina, ed è beato “chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe”. Egli, “che ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto contiene…rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati, libera i prigionieri, ridona la vista ai ciechi, rialza chi è caduto, ama i giusti, protegge i forestieri, sostiene l’orfano e la vedova”.
E infine sconvolge le vie degli empi, anzi, più letteralmente, sono vie che Egli fa scomparire! Vedete come ci ama e come si piega su di noi. E’ mondanità e farisaismo volersi arrampicare in alto. E Dio si dedica, fino al sacrificio d’amore del Figlio, a questo popolo di piccoli, di poveri e di peccatori!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
http://www.famigliedellavisitazione.it/
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