Commento al Vangelo della I Domenica di Avvento. Anno C
Takamatsu, 28 Novembre 2013 (Zenit.org) Don Antonello Iapicca
"Se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro...". Con queste parole inizia l'Avvento. Il Padrone di casa, Papa Francesco, insieme alla Chiesa, lo sa eccome…. Per questo può …leggi tutto
L'ANNUNCIO
"Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. La nostra vita subisce costantemente l'attentato di milioni di parole che cercano di prendere possesso dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti, delle nostre azioni. Uno sterminato esercito di sentenze, di opinioni, di idee si spintona violentemente per entrare. Ma è proprio nell'estrema confusione che accompagna gli stravolgimenti del mondo, in noi e fuori di noi, che possiamo ritrovare un segno, un'ancora di salvezza. Tutto passa. Un sms cancella immediatamente il contenuto, la "verità" del precedente. Così nella nostra vita. Affetti, lavoro, svaghi, ideali, salute, ogni cosa è precaria. Eppure proprio dentro la transitorietà di quel che viviamo alberga una certezza, qualcosa che fonda, tra i marosi, la nostra esistenza. In ogni istante della nostra vita è nascosto il Mistero Pasquale del Signore, il suo passaggio dalla morte alla vita. "Il cielo e la terra passeranno, ma le Parole del Signore non passeranno". Mai. Mentre tutte le altre parole segnano il passo rivelandosi effimere e transitorie, la sua Parola d'amore, capace di ri-crearci nella misericordia, è l'unica eterna perché attraversa la morte senza esserne assorbita. Così, se nella nostra vita ogni cosa è destinata a passare, è per lasciar posto alla Parola fatta carne, al potere della predicazione, a Cristo vivo nell'annuncio del Vangelo del perdono. Un licenziamento o un taglio sullo stipendio, la depressione della moglie e il carattere del marito in peggioramento cronico. L'adolescenza inguaribile dei figli, il fidanzato che ti ha lasciato; la solitudine e il rifiuto, il dolore e l'angoscia, tutto contribuisce ad aprire a Cristo le porte del nostro cuore. Il passare di tutto riverbera il passaggio pasquale del Signore nella storia che è l'unica verità che non passerà mai: Lui ci ama così come siamo, sempre. Non si butta nulla della nostra vita, perché dove c'è il Signore vi sono frutti che rimangono. Le sofferenze, i problemi, le angosce, il fallire dei progetti, sono i germogli che spuntano sui rami della nostra croce, preannunciano l'estate, non la morte! La Croce purifica gli umori assorbiti dall'inverno degli inganni e dei peccati, e ci prepara ad accogliere l'estate, il Regno dei Cieli ormai vicino. Non a caso il Signore descrive il suo avvento come una mietitura: etimologicamente, in greco, therismós (mietitura) è collegato a theros (estate). Come scriveva San Gregorio di Nissa, la nostra vita è nella primavera, nel cuore della Pasqua: ci troviamo, ogni istante, "al confine tra i due tempi, cioè tra quello della mestizia invernale e quello del godimento dei frutti nell'estate"; ogni evento è un germoglio che ci ricorda anche l'elezione che ci ha presi dal mondo, perché il fico è immagine di Israele: "guardai ai vostri padri come ai primi frutti di un fico” (Os 9,10). Tutto di noi e in noi segna la "primo"-genitura, il senso stesso della nostra vita, che è essere i "primi" frutti dell'umanità. Il Signore ci chiama oggi ad aprire gli occhi alla luce della sua Parola riconoscendo in ogni evento la chiamata ad accogliere il suo amore; e, nella fede che ci appoggia saldamente al potere della sua Parola, ad amare e donarci, facendo così di ogni inverno di morte il seno che custodisce l'estate della vita eterna.
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