Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 9 febbraio 2014

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? ..... Voi siete la luce del mondo».

V Domenica del Tempo Ordinario. Anno A

http://www.zenit.org/it/articles/luce-e-sale-del-mondo

Nella quinta Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù dice ai suoi discepoli: 


«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo».



Cristo è il sale che, offrendosi liberamente alla sua passione per amore, ha dato sapore a tutte le cose create. Seguire il Signore costituisce i cristiani, ogni comunità cristiana, come “sale della terra”. L’immagine non è semplice: infatti, nell’antichità si cospargeva di sale quel suolo che non doveva più produrre nulla, che si voleva sterile per sempre. In alcuni passi paralleli dell’Antico e del Nuovo Testamento, comprendiamo che questo sale fa soprattutto riferimento al sacrificio. Dice il Libro del Levitico: “Dovrai salare ogni tua offerta di oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell'alleanza del tuo Dio; sopra ogni tua offerta porrai del sale (Lev 2,13). Essere “il sale della terra” significa allora essere quel “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”, “quel culto spirituale” di cui parla l’Apostolo Paolo; in modo da non conformarci al mondo, per lasciarci trasformare, rinnovando il nostro modo di pensare e poter così discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (cf Rm 12,1). Ecco la nostra missione nel mondo. Solo così, uniti al sacrificio di Cristo sulla croce, non perderemo il sapore che dobbiamo dare al mondo. Quale sapore? La vita divina, lo Spirito Santo. “Voi siete la luce del mondo”, perché in Cristo, mediante il Battesimo, siamo stati costituiti “figli della luce” (Ef 5,8), per quelle “opere buone che Dio ha preparato perché in esse camminassimo” (Ef 2,10) e perché gli uomini, vedendole, “rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Ciò che dà gloria al Padre, dice Gesù, è proprio questo portare frutto e diventare discepoli del Signore (cf Gv 15,8). 
(don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma)

MESSALE
Antifona d'Ingresso  Sal 94,6-7
Venite, adoriamo il Signore,
prostrati davanti a lui che ci ha fatti;
egli è il Signore nostro Dio.

Colletta 
Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro Signore...

 Oppure:
O Dio, che nella follia della croce manifesti quanto è distante la tua sapienza dalla logica del mondo, donaci il vero spirito del Vangelo, perché ardenti nella fede e instancabili nella carità diventiamo luce e sale della terra. Per il nostro Signore Gesù Cristo...


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  
Is 58, 7-10
La tua luce sorgerà come l'aurora.

Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore:
«Non consiste forse [il digiuno che voglio]
nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio».

    

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 111
Il giusto risplende come luce.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.

Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.

Sicuro è il suo cuore, non teme,
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.
 
     

Seconda Lettura
  1 Cor 2, 1-5
Vi ho annunciato il mistero di Cristo crocifisso. 


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso.
Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.

 

Canto al Vangelo  
Gv 8,12
Alleluia, alleluia.

Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me, avrà la luce della vita.

Alleluia.

   
   
Vangelo  
Mt 5, 13-16
Voi siete la luce del mondo.
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

*


"Luce e sale del mondo"

Commento al Vangelo della V Domenica del Tempo Ordinario. Anno A



Siamo fatti per essere visti, guardati, osservati. La vita di un cristiano è oggetto di un gossip senza freni. Ci piaccia o no, la nostra vita è come dentro la scena di un “grande fratello”, un reality realissimo e senza finzioni; e tutti, ma proprio tutti, sono lì a guardare. Sembra strano ma è così.
Se il Signore chiama, si diventa spettacolo per il mondo e per gli angeli. Come duemila anni fa. Il mondo, questo sperduto mondo del Terzo Millennio cerca martiri. Testimoni. Ne ha fame, sono la sua unica speranza. Per questo il loro sangue scorre ininterrottamente da due millenni.
La Chiesa “è” solo se “è martire”, testimone e annunciatrice dell’amore di Dio, dell’infinita sua misericordia. La nostra vita non può essere altro che un martirio, ogni ora, ogni istante. Neanche un mal di denti, un sorriso, un’arrabbiatura. Tutto in onda. Tutto in diretta. Non stop. Sino al giorno in cui il Padre non staccherà la spina per farci suoi in eterno.
Che bella la nostra vita allora, meraviglioso perderla per amore, perché il mondo creda. Ogni istante è prezioso, un fotogramma dell’amore di Dio donato al mondo intero. La nostra vita per il mondo. Tutto è santo, tutto di noi è suo, perché lui divenga tutto per tutti. Per questo il Signore oggi ci mette in guardia dall'unico vero pericolo che corriamo: quello di perdere il sapore. Se è vero che da una parte è impossibile nascondere una città collocata su di un monte, dall'altra è vero che si può spegnere la luce.
Il solo fatto di essere al mondo è un segno. Non dobbiamo preoccuparci di fare chissà quali cose. E così anche per i missionari, non si tratta di cose straordinarie. E' una questione di sale, di essere sale che sala. Il sale è la capacità di soffrire, il segno dell'Alleanza. Il sale mostra una fede adulta, che non fugge davanti alla croce, che ha pazienza nelle sofferenze, che ne intuisce il senso, che vede, trasfigurata nella morte, la risurrezione e la vita.
Sale e luce non è allora altro che essere crocifissi con Cristo, laddove siamo. L'alternativa è lo scandalo dei piccoli, diventare inciampo a chi ancora non crede, ai deboli, a chi muove i primi passi sul cammino della fede. Le parole di Gesù sono una sintesi di ecclesiologia, di morale, di liturgia, di storia. E, prima di tutto, una sintesi di cristologia: ci indicano infatti la luce e il sale del mondo, Lui, Cristo.
E' Lui che si è sciolto nella morte di ogni uomo, anche nella nostra, che ne è divenuto partecipe, senza ribellarsi. E' Lui che, innalzato sul Golgota, ha attirato ogni uomo nella sua luce di misericordia. E' a Lui che dobbiamo guardare allora, ogni istante. E' a Lui che dobbiamo stringerci, sino a lasciarci trasformare in Lui. Sino a che sia Lui a vivere in noi. La storia di ogni giorno provvede a limare, potare, tagliare quanto in noi sia di ostacolo a Lui.
Per questo, proprio nelle debolezze, nelle difficoltà, nei fallimenti si adempie in noi la missione per la quale siamo nati. Proprio quando siamo nulla esplode in noi la potenza di Dio. Non disprezziamo allora nulla delle nostre sofferenze, delle angosce, dei fallimenti. E' in quei momenti che siamo sale, e luce e lievito. Lo siamo perché siamo quello che siamo.
Nessun moralismo, nessun impegno, nessuno sforzo, solo un'instancabile abbandono all'amore di Dio. Camminando nella Chiesa per crescere e nutrire la fede. E che sia Lui ad operare in noi e accendere, tra le nostre ferite, la luce per il mondo.
E' questa la nostra vita, come la vita della Chiesa. Ogni istante, anche il più nascosto, è così un'opera buona, bella di Dio in noi, perché gli uomini, guardandoci, possano rendere gloria a Dio, perché le bestemmie contro il Nome di Dio pronunciate da tutti di fronte alla morte, siano trasformate in benedizione.
Forse la maggior parte delle persone che ci guarderanno resteranno con un abbozzo di speranza nel cuore, un seme di Grazia che darà frutto a suo tempo. Non entreranno nella Chiesa, continueranno quasi come prima. Quasi. Quell'incontro con Cristo incarnato nella Chiesa, in una comunità adulta i cui membri si amano di un amore celeste ma visibile, cambia la vita, ad un livello molto profondo. Anche se apparentemente non cambia nulla.
L'incontro con un malato in una corsia di ospedale, sereno, anche con un cancro terminale; l'incontro con una mamma che, senza dir parola, fa la spesa con tre, quattro, sette bambini; l'incontro con un collega che fa sempre il lavoro che nessuno vuol fare; l'incontro con un volto radioso, splendente dell'amore di Dio rompe, misteriosamente, la barriera che difende le proprie convinzioni.
L'incontro con la Chiesa e con i cristiani, è come un santo tarlo che si conficca nel cuore. E' una luce, è il sale sparso su una vita che perduto il senso. E vedere scricchiolare le proprie certezze è già rendere gloria a Dio, ad un Altro che forse potrebbe esistere, che potrebbe colmare il vuoto, e dare sapore al grigio dell'esistenza. Luce e sale del mondo. Non vi è missione più grande. E Dio ha eletto noi per portarla a compimento. Anche oggi. Anche ora.


*

9 febbraio 2014
Commento di ENZO BIANCHI

Per alcune domeniche il vangelo è estratto dal lungo “discorso della montagna” (cf. Mt 5,1-7,29), dove l’evangelista Matteo ha raggruppato diverse parole di Gesù, parole assai aperte a interpretazioni plurali.
Le prime parole di questo discorso sono le beatitudini (cf. Mt 5,1-12), parole programmatiche, di sostegno e consolazione ai discepoli: gli uomini e le donne che vivono le beatitudini, e dunque mostrano che Dio regna su di loro, che il regno di Dio in loro è venuto, possono anche essere significativi per quanti non sono discepoli di Gesù, per l’umanità tutta.
Per esprimere questa significatività Gesù ricorre a due metafore che ancora oggi non cessano di intrigare i cristiani, di spingerli a un’attualizzazione attraverso varie domande, che discendono da quella essenziale: come cristiani, cosa siamo in mezzo agli altri uomini e donne?
La prima immagine è quella del sale: “Voi siete il sale della terra”. Perché il sale? Il sale dà sapore, gusto; il sale conserva gli alimenti, ne impedisce la decomposizione; infine, il sale fertilizza la terra. Ecco perché Gesù dice ai discepoli: “Voi potete essere il gusto della vita, la qualità della convivenza e la fecondità della storia. Se siete autentici miei discepoli, lo sarete!”.
Parole, queste, che mi fanno arrossire, perché questo compito è grande e lo si può svolgere solo per grazia e a caro prezzo. Eppure essere sale fa parte della vocazione cristiana: dare vita, portare fecondità, essere nelle storia una forza che conserva il mondo.
Il compito è tanto grande quanto è poca la visibilità: il sale, infatti, è minuscolo e, messo nei cibi, scompare. Si dissolve in gusto e opera la conservazione contro ogni forza distruttiva. Certo – dice Gesù – “se il sale non sala più, se perde il suo sapore, non serve a nulla, e può essere buttato via e calpestato da tutti”. Snaturato nella sua qualità, non può più diventare sale.
I cristiani sono dunque ammoniti in modo eloquente: devono conservare il sale, la fede-fiducia in Dio e negli uomini, e allora realizzeranno la loro vocazione; se invece sono come gli altri, se si piegano al “così fan tutti”, allora sono insignificanti. Non è il peso o la grandezza del sale che conta, ma la sua capacità di dare gusto e salare.
La seconda metafora, nella stessa forma della prima, proclama: “Voi siete la luce del mondo”. Se il sale si doveva nascondere e dissolvere nella pasta per realizzare la sua funzione, la luce invece appare innanzitutto visibile, portatrice di vita piena e di salvezza.
Per questo il salmista confessava che la sua luce era il Signore: “Il Signore è mia luce e mia salvezza” (Sal 27,1), e questa luce del Signore si doveva riverberare su Gerusalemme, illuminarla fino a farla diventare luce e attrazione per tutte le genti (cf. Is 60,1-4).
Gesù vede la sua comunità autentica e fedele come luce – meglio, come riflesso della sua luce, perché lui è “la luce del mondo” (Gv 8,12) – e come una città ben visibile su un monte, non nascosta in una valle. Questa luce, la cui sola sorgente è Gesù Cristo, deve brillare nei suoi discepoli, e gli uomini devono accorgersene, scrutarla e compiacersi di essa.
Nessuna ostentazione trionfalista, nessun atteggiamento di imposizione, perché occorre vigilare sempre per combattere contro la tentazione di “praticare la giustizia davanti agli uomini al fine di essere ammirati da loro” (Mt 6,1). D’altra parte, nessun tentativo di nascondimento, nessuna omertà, nessuna ideologia di presenza minimalista: né ideologia del nascondimento, né ideologia della presenza visibile.
Se i cristiani vivono il Vangelo, se compiono azioni conformi al Vangelo e lo fanno con lo stile di Gesù, rendendo le loro opere non solo buone ma anche belle, allora gli uomini si porranno domande e riconosceranno il peso di Dio nella vita dei cristiani, ovvero daranno gloria al Padre che è nei cieli. Se Cristo è il sole, i cristiani – dice l’Apostolo Paolo – possono essere “astri che brillano di luce nel mondo” (Fil 2,15).
Ma su queste due metafore occorre un grande discernimento ecclesiale, per tenerle entrambe davanti agli occhi. A volte la chiesa è una piccola realtà presente come minoranza tra gli uomini non cristiani, quasi scompare, quasi non si vede più, eppure c’è ed è viva: c’è solo un po’ di cenere sopra la brace… A volte la chiesa, comunità piccola o grande, appare capace di eloquenza e di annuncio nel mondo.
È una città posta sul monte, una fonte di luce che, senza essere arrogante né autosufficiente, fa dono agli uomini e alle donne della sapienza (sale) e del senso (luce) che ha trovato nel Vangelo del Signore Gesù Cristo.
*





Monsignor Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi, offre oggi la seguente riflessione sulle letture liturgiche per la V domenica del Tempo Ordinario (Anno A).
Come di consueto, il presule offre anche una lettura teologico-spirituale.
***
Emozioni sante
            1) Sale[1] e Luce[2].
            I cristiani perseguitati nei primi secoli erano portati nel Colosseo per essere spettacolo agli antichi romani che volevano emozioni forti, ingrandite. Sbranati dai leoni, i martiri erano il “sale” per il palato bramoso di sapori forti del popolo spettatore, crocifissi su legni in fiamme erano fiaccole di “luce” per gli occhi avidi del pubblico. I pagani di allora, ma anche quelli di oggi, volevano uno spettacolo con sapori e luci eccitanti.
            Allora gli Imperatori romani mettevano “in scena” i cristiani perché la loro morte divertisse il popolo, Ma i cristiani entravano “in scena” non come attori, ma come martiri sapendo di essere di essere spettacolo agli angeli e al mondo[3], ed io aggiungo: a Dio. E non dimentichiamolo  gli “occhi [di Dio] sono sempre sui giusti” (Sal 33/34, 16) quindi Egli posa il suo sguardo in primo luogo sui martiri, il cui sangue fu ed è seme di altri cristiani[4], offerta di libertà e segno di speranza che diventa una realtà.
            In effetti, i martiri sono per eccellenza sale e luce del mondo. Certo loro lo furono in modo eroico, ma anche noi siamo chiamati ad essere testimoni (come è noto la parola greca “martire” vuol dire testimone), senza preoccuparci di fare chissà quali cose. Non si tratta di fare cose straordinarie. E' una questione di sale, di essere sale che sala. Il sale è la capacità di soffrire, il segno dell'Alleanza. Il sale mostra una fede adulta, che non fugge davanti alla croce, che ha pazienza nelle sofferenze, che ne intuisce il senso, che vede, trasfigurata nella morte, la risurrezione e la vita.
            Il metodo della testimonianza cristiana è dettato e illustrato da quel cuore di Cristo che, trafitto, risponde subito col sangue e con l’acqua, con un amore che va fino alla fine. Per questo il paradigma e il compimento della testimonianza cristiana è il martirio. Il martirio contraddice la logica del mondo, perché il martire risponde al timore della morte che odia la vita con un amore alla vita che non teme di morire per essa, perché la vita del martire è Cristo risorto, Cristo che ha vinto la morte e il peccato. Il martirio oggi, come sempre, è la più grande rivoluzione culturale che si possa fare.
Il martire, di per sé, è un testimone eliminato, un testimone soppresso. Ma nella logica della croce l’eliminazione accentua la potenza della testimonianza e l’espressione della carità. Il martire cristiano è proprio icona del cuore di Cristo che, odiato e trafitto, eccede nella carità del perdono, del dono della vita, della misericordia. Il martire diventa così testimone non solo dell’amore di Cristo, ma dell’eccesso di questo amore, in una sovrabbondanza di carità, di gratuità, che deborda il limite della morte e dell’odio.
            Guardiamo il più costantemente possibile a Cristo in Croce e se non siamo in piedi accanto alla Croce come Maria e Giovanni, “almeno” abbracciamo i piedi della Croce del Salvatore come ha fatto la Maddalena, fino a lasciarci trasformare in Lui, fino a che sia Lui a vivere in noi.
            La nostra vita di ogni giorno con l’accettazione della croce quotidiana lima, pota, taglia quanto in noi è di ostacolo alla nostra adesione a Lui. Per questo, proprio nelle debolezze, nelle difficoltà, nei fallimenti si adempie in noi la missione per la quale siamo nati. Proprio quando siamo nulla esplode in noi la potenza di Dio. Non disprezziamo allora nulla delle nostre sofferenze, delle angosce, dei fallimenti e delle fragilità. E' in quei momenti che siamo sale e luce, e lievito. Lo siamo perché siamo quello che siamo: povera creta nelle mani creative di Dio. Basta un totale, costante abbandono all'amore di Dio, che opera in noi, perché Dio accenda, con le nostre piccole o grandi sofferenze, la luce per il mondo.
             Gesù parla in modo semplice, parte da esperienze quotidiane che tutti possono capire e, quindi, si serve anche delle immagini del sale e della luce. Il sale, in quei tempi, permetteva di conservare nel tempo i cibi, era simbolo di fedeltà e continuità; la luce rendeva possibile la vita, ne era il simbolo.
            2) L’identità cristiana.       
            “Voi siete il sale..., voi siete la luce...”. Gesù dapprima annuncia la nuova identità, donata da Dio a coloro che lo ascoltano e lo seguono. I suoi discepoli, tutti i cristiani sono, già ora e non per loro scelta o merito, luce e sale per l’umanità tutta.
            In questa identità di noi cristiani è iscritto un compito, una missione; non come un dovere che si aggiunge dopo o dall’esterno, ma come la conseguenza naturale di ciò che siamo. Come è per il sale e per la luce: noi  lo siamo per tutto il mondo: segno che Dio esiste ed è Padre e che Cristo è la Luce fatta uomo, che rende all’uomo la luce degli occhi e quella del cuore.
‪            Dicendo “siete il sale della terra”, Gesù ci spiega che tutta la natura umana corrotta dal peccato è diventata insipida, ma per mezzo del nostro ministero di testimonianza, la grazia dello Spirito Santo rigenererà e conserverà il mondo. Per questo il Redentore ci insegna le virtù delle Beatitudini, quelle che sono le più necessarie, le più efficaci per noi che vogliamo assomigliare a Lui. Chi è mite, umile, misericordioso, giusto, non rinchiude in se stesso le buone opere che ha compiute. Ha cura invece che queste belle sorgenti zampillino anche per il bene degli altri. Chi ha il cuore puro, chi è operatore di pace, chi soffre la persecuzione per la verità, ecco la persona che consacra la vita al bene di tutti. Se ci sciogliamo come il sale diamo sapore alla vita del mondo, costruiamo una cultura della vita ed una civiltà dell’amore.
            Quando il sale si scioglie nel cibo, questo acquista sapore. Quando Cristo muore, l’umanità è riconciliata con Dio, che dà senso alla vita la quale assume una pienezza di  significato e di gusto  insieme con una sicurezza di direzione.
            Il cristiano, che si fa testimone e quindi martire, non si ribella di fronte alla sofferenza e alla ingiustizia che patisce. Da lui il mondo riceve un segno credibile della vita eterna (non si può infatti accettare la morte se non si ha in sé la pienezza della vita) e ogni opera e azione dell’uomo viene purificata. La vita del cristiano diventa così una liturgia in cui, per mezzo suo, Cristo offre gli uomini a Dio dopo averli illuminati e averne purificate le azioni.
            3) Il Martire, luce di un amico che testimonia la Luce vera.
            E’ vero: apparentemente sembra che la violenza, i totalitarismi, la persecuzione, la brutalità cieca si rivelino più forti, mettendo a tacere la voce dei testimoni della fede, che possono umanamente apparire come sconfitti della storia. Ma Gesù risorto illumina la nostra fragile testimonianza e ci fa capire il senso del martirio.
            Nella sconfitta, nell’umiliazione di quanti soffrono a causa del Vangelo, agisce una forza che il mondo non conosce: “Quando sono debole – esclama l’apostolo Paolo -, è allora che sono forte” (2 Cor 12,10).
            E’ la forza dell’amore, inerme e vittorioso anche nell’apparente sconfitta. E’ la forza che sfida e vince la morte.
            “Voi siete la luce del mondo”. Così disse Gesù ai suoi discepoli e così ripete a noi, suoi discepoli di oggi. Non si è luce, se non si è nell'amore: “Chi ama suo fratello, dimora nella luce”, ci dice San Giovanni e, se siamo nella luce, questa illumina maggiormente le necessità dei fratelli. Gesù si è identificato con i poveri e questo per i cristiani conferisce una luce nuova sulla realtà del povero. Gesù che pronuncia sul pane le parole: “Questo è il mio Corpo”, ha detto queste stesse parole anche dei poveri: “L’avete fatto a me”. E come dicesse: “Quel mendicante, bisognoso di un po’ di pane, quel povero che tende la mano, sono io”. Gesù ci chiede questo atteggiamento: aiutare il bisognoso per essere luce del mondo. In una umanità dove domina l'indifferenza, l'egoismo, Gesù ci chiede di amare per essere luce; insegna che l'amore sia tale da illuminare come la lucerna posta sul lucerniere. In un’umanità sprofondata nel vuoto e che sfida continuamente la morte, è necessario il sale per darle nuovamente il sapore e la gioia di vivere. Nessuno mangia un cucchiaio di solo sale, ma lo mette nel cibo per renderlo più saporito. Così non dobbiamo amare solo noi stessi e diventare così grandi egoisti e egocentrici, ma mettere il nostro amore negli altri. E’ con l'amore reciproco che la vita acquista sapore, riceve un senso, dà gioia e felicità.
            Già nell’Antico Testamento, il profeta Isaia svela il modo concreto di essere luce: attraverso la carità ordinata, fattiva e concreta che si piega verso il povero e il sofferente: “Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio” (Is 58, 9-10).       
            Nella luce amica di noi cristiani gli uomini trovano la vera luce: la luce della vera vita. 
            4) Il martirio della verginità.
            Le nostri luci si accendono nel martirio della Vergine Maria ai piedi della Croce e, naturalmente, in quel martirio che ne fu la sorgente: il martirio di Cristo-Luce.
            Cristo chiama tutti a tale testimonianza di vita. Una vita nella quale ogni istante, anche il più nascosto, semplice e banale, è un’opera buona, bella di Dio in noi, perché gli uomini, guardandoci, possano rendere gloria a Dio, perché le bestemmie contro il Nome di Dio pronunciate da molti di fronte alla morte, siano trasformate in benedizione.
            In ciò ci sono di esempio le Vergini consacrate che con l’offerta della loro verginità diventano uno speciale ostensorio di Cristo come lo fu la Madonna. Queste donne sono martiri sul modello di Maria, Vergine e Madre, perché la verginità non è rinunciare all’amore, è donarsi completamente all’Amore, a Dio-Carità nel cui cuore tutti siamo accolti. Esse mostrano che vivendo una vocazione verginale si arriva alla trasfigurazione di se stessi e dei rapporti con gli altri vissuti come li ha vissuti la Madonna. Esse ricordano a tutti i cristiani la vocazione di essere l’intatta dimora di Dio.
***
Lettura teologico-spirituale 
« Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del mondo »

Commento preso dal Concilio Vaticano II Decreto sull’attività missionaria della Chiesa
Ad Gentes, nn 35-36 
“Essendo la Chiesa tutta missionaria, ed essendo l'opera evangelizzatrice dovere fondamentale del popolo di Dio, il sacro Concilio invita tutti i fedeli ad un profondo rinnovamento interiore, affinché, avendo una viva coscienza della propria responsabilità in ordine alla diffusione del Vangelo, prendano la loro parte nell'opera missionaria . Tutti i fedeli, quali membra del Cristo vivente, a cui sono stati incorporati ed assimilati mediante il battesimo, la cresima e l'eucaristia, hanno lo stretto obbligo di cooperare all'espansione e alla dilatazione del suo corpo, sì da portarlo il più presto possibile alla sua pienezza (Ef 4,13). Pertanto tutti i figli della Chiesa devono avere la viva coscienza della loro responsabilità di fronte al mondo, devono coltivare in se stessi uno spirito veramente cattolico e devono spendere le loro forze nell'opera di evangelizzazione. Ma tutti sappiano che il primo e principale loro dovere in ordine alla diffusione della fede è quello di vivere una vita profondamente cristiana. Sarà appunto il loro fervore nel servizio di Dio, il loro amore verso il prossimo ad immettere come un soffio nuovo di spiritualità in tutta quanta la Chiesa, che apparirà allora come « un segno levato sulle nazioni » (Is 11,12), come « la luce del mondo» e «il sale della terra». Una tale testimonianza di vita raggiungerà più facilmente il suo effetto se verrà data insieme con gli altri gruppi cristiani, secondo le norme contenute nel decreto relativo all'ecumenismo”.
[1] Il SALE, che normalmente è usato sui cibi per renderli più saporiti ed anche per conservarli, ha questi significati simbolici soprattutto nel mondo biblico: 1. Il sale dell'alleanza e della solidarietà. Nell'Antico Oriente esisteva un patto del sale, sinonimo di alleanza inviolabile. 2. Il sale dell'amore. “Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri" (Mc 9,50)3. Il sale della vita. Nel Medio oriente si friziona con il sale il bambino appena nato per dargli vigore e vitalità (Ez. 16,4) e anche per tenere lontani dalla sua esistenza gli spiriti del male. 4. Il sale della sapienza. Anche noi per indicare una persona senza intelligenza diciamo che è “scipita”. Mettere il sale dell'intelligenza, della riflessione nelle proprie parole significa diventare persone capaci di consigliare, di sostenere, di confortare e guidare altri (Col 4,6)5. Il sale della morte. L'acqua salata non disseta, il sale versato sulla ferita, brucia, le distese di sale del Mar Morto non permettono la vita. Nell’antichità in Oriente come tra i Greci e i Romani quando si voleva considerare morta per sempre una città conquistata e rasa al suolo, si versava sale sulle sue rovine. 6. Il sale della maledizione. Nella Bibbia si parla varie volte della “maledizione del sale”: Dt 29,22; Ger 17,6. 7. Il sale della purificazione. Le vittime sacrificali erano cosparse di sale perché fossero rese pure.
[2] LA LUCE, che illumina e riscalda, ha questi significati: 1. è la prima creatura che Dio desidera creare: "Sia la Luce". 2. Dio stesso è Luce: “Egli è la luce e in lui non vi sono tenebre” (1Gv 1,5)3. La Parola di Dio è luce: “La sua parola è lampada ai nostri passi”(Sal 109,105)4. Gesù stesso si proclama luce vera del mondo venuta per illuminare ogni uomo (Gv 1,5; 8,12)5. Luce fonte di vita: il mondo immerso in una perenne oscurità morirebbe, così come muore una pianta.
[3] “Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini.” (1 Cor 4, 9).
[4] Tertulliano scrive : “Noi ci moltiplichiamo ogni volta che siamo mietuti da voi: il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani” (Apol., 50,13: CCL 1,171).

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